1615 Alessandro Bondumier
Relazione
Relazione di Alessandro Bondumier ritornato di Capitano della cittadella Nova di Corfù
26 agosto 1614
Serenissimo Principe, illustrissimi et eccellentissimi signori
Le fortezze collocate in buon sito et ridotte a perfettione di diffesa sono l’occhio et la man dritta de Principi, anzi l’anima e la sicurezza de Stati, ma le piazze imperfette et ripiene de mancamenti veramente possono dirsi quasi tanti cadaveri, anzi sepolture aperte alla perdita di sé medesime et alla rovina insieme de medesimi Stati. In consideratione di questo proposito io, Alessandro Bondumier divotissimo servo di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime, havendo havuto l’honore di esser adoperato dalla loro benignità nel carrico di Capitano della cittadella Nova di Corfù, conscio insieme di haver contratta la obligatione di essercitare quel zelo che deve ogni buon cittadino alla sua patria et d’impiegare quel poco di spirito che’l Signor Dio si è compiaciuto compartirmi, così nel servire Vostra Serenità con ogni maggior vigilanza, per tutto il tempo che mi sono tratenuto a quell’importante governo, come anco nell’osservare principalmente tutto quello che può importare alla sicura conservatione et diffesa di quella importantissima piazza, rappresentando nel mi ritorno, si come essequisco con riverente animo, all’Eccellenze Vostre quello che mi par degno della loro notitita intorno alla predetta fortezza. La quale, con le diffese che tiene al presente, rimane veramente esposta a grave pericolo, ma regolate che fossino le imperfettioni, il che si può fare senza molto interesse, sarà senza dubio un propugnacolo molto sicuro, facendo a punto quegli effetti per li quali dalla somma prudenza di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime ne fu ordinata la construttione fin dell’anno 1576, per sodisfare alle instanze et per sovvenire a pericoli di quella fidelissima università di Corfiotti, i quali doppo la loro volontaria dedicione a questa Serenissima Repubblica, che fu nell’anno 1386 come nella Bolla Aurea, così da loro nominata et conservata per la più pretiosa et cara cosa che habbino, in diverse occasioni poi si ritrovarono miserabilmente esposti a gravissime calamità; in particolare due volte per le scorrerie di Barbarossa, General dell’armata Turchesca, et per li tentativi sopra quell’isola in tempo di Sultam Suliman, che per non esser la fortezza Vecchia capace d’altre genti che de soldati necessari alla sua diffesa, gli habitanti furono costretti con le mogli et figlioli ricoverarsi alla peggio nelle fosse et nel mandracchio, siché nel levarsi dell’armata furono condotte via da Turchi più de 24.000 anime di quell’isola, che ne rimase meza disabitata. Questi furono li motivi importanti, onde la rpna (forse rpva, è un abbreviazione) pietà della Repubblica, volendo proveder a così notabil inconvenienti et per altri rispetti ancora, deliberò di fabricar la Nova cittadella, pigliando dentro con questa fortificazione il monte di San Marco, dal quale essa prende il nome, ma l’opera non fu mai ridotta a perfettione compita et la longhezza del tempo, havendo anco deteriorato alcune di quelle parti, che non erano perfettionate, rimane per ciò bisognosa che vi si ponga la mano et conviene al servitio di Vostra Serenità non differire il provedervi per molti rispetti. Questa fortezza, Serenissimo Principe, fu colocata in sito grandemente opportuno, perché comprendendo in sé due piazze, l’uno alta et l’altra bassa, viene la prima per la eminenza sua a predominar la campagna, a diffender la città et a spalleggiare la fortezza Vecchia et insieme a frenare qualche animo mal affetto in quei popoli, et con la parte bassa vien a chiudere la circonferenza del monte, fortificando l’ingresso alla piazza più eminente. Rimane questa cittadella Nova la prima esposta alle offese nemiche, onde si può credere in ogni occasione di sbarco sopra quell’isola, debba essere la prima assalita et havendo a dipender senza dubio della sua diffesa la salvezza et la sicurtà del rimanente, ben può dimostrare all’Eccellenze Vostre la lor summa prudenza, quanto sia necessario il ben guardarla et ben usare ogni diligenza et pensiero per ben provederla di molte cose che le fa bisogno, accomodandola principalmente in quelle parti che rimangono manchevoli et imperfette, con grave pericolo della sicurezza, così propria, come della città et della fortezza Vecchia, che perduta la Nova ne potrebbe ricever gravissime offese. Et per cominciare da gli alloggiamenti convengo dire a Vostra Serenità esser così pochi et mal conditionati, che non suppliscono al commodo di due sole compagnie che vi resciedono, l’una de 60 et l’altra de 50 fanti, numero di militia molto ristretto a tanta fortezza.
Sono essi alloggiamenti dirupati et guasti, perché nella piazza da basso erano già case et magazeni fabricati molto tempo avanti che si facesse quella fortezza, inde già sono rovinosi, oltra l’esser per la più parte situati anco in luochi malsani, sono poi li alloggiamenti della piazza superiore quasi cadenti, essendo fatti di tavole fin d’all’hora che si fabricò la fortezza, onde il tempo ha già marcito il legname et sono resi inhabili. Ad ogni modo con qualche poca riparatione, che vi si è fatta, non lasciano di accommodarvisi alla meglio che si può i soldati, ma con pericolo et detrimento loro assai grave.
Non ci mancano siti molto opportuni da potervisi fare sanissimi et belissimi quartieri, così nella superiore come nella parte inferiore. Anzi quelli di sopra quanto al sito non hanno bisogno di alteratione, ma solo di rifacimento et la minor spesa sarebbe il far la maggiore con fabricarli tutti di muro, perché la spesa riuscirebbe una sola, essendo senza dubio vero che in queste opere meno spende chi più spende.
Rimane quella fortezza assai ben proveduta d’artegliaria, havendone tra grandi e piccioli il numero di 76 pezzi, cioè 4 colobrine da 60, 6 canoni da 50, 2 canoni da 30, 4 colobrine da 30, 11 colobrine da 20, 10 canoni da 20, 6 canoni da 16, 13 colorine da 14, 7 aspidi da 12 et 11 falconi da 6. Ma i letti, le ruode et gli altri bisogni di essa artigliaria sono per lo più rovinati et se l’illustrissimo signor Gerolamo Contarini non ne havesse fatto resarcire qualche parte, non vi sarebbe quasi pezzo, che ben si potesse adoperare. Molti ad ogni modo ne rimangono del tutto per terra et molti, per il fracidume de letti et delle ruode, riesse impossibile condurli a lor posti, quando l’occasione il richiede. Ho parlato de gli alloggiamenti et dell’artegliarie in generale, dirò in particolare prima della piazza bassa, esser ella bassa di modo che con ogni mediocre scala vi si può salire et essendo esposta al mare, potendovisi accostare ogni vassello, è facilissima ad esser scalata; et al medesimo pericolo rimane esposta per terra quando cala il mare.
Si aggionge a queste imperfettioni l’haver la sua porta ordinaria come quella delle case private, senza fosso et senza altro riparo, solo in semplice restello di legname et una porta di ferro fatta a quadretti, a guisa delle feriate de balconi, fattavi già dal medesimo illustrissimo Contarini, che veramente per diffesa del petardo nella positura ove si trova, non si poteva ordinare miglior provisione. Fece anco Sua Signoria illustrissima accommodare il restello, in modo che la predetta porta rimane per ciò guardata con più sicurezza et con più riputatione ancora, havendosi fatto il portello(?) in luogo coperto, che prima vi era una sola porta, la quale per il transito di chi usciva et entrava in fortezza a tutte le hore, conveniva rimanesse aperta.
Il pericolo et inconveniente assai grave delle mure basse, già significato riverentemente da me a Vostra Serenità, già(?) havuto in consideratione anco dal medesimo illustrissimo Contarini, il quale per modo di provisione, all’intorno di quella parte fece fare un restello di legname, che per assalto d’improviso potrebbe esser sufficientemente diffesa.
Ma stando il legname esposto alle pioggie, in pochi anni bisognerà sempre rifare la medesima opera, che sarà una spesa continua per Vostra Serenità, con poca riputatione et decoro di fortezza così importante et con sicurtà minore, di quello che si potrebbe godere fabricandosi il muro nell’istessa maniera che si suol fare per sicurezza delle ronde, perché facendolo al quanto più alto et di maggior grossezza, con un poco di terrapieno al sotto(?), riuscirà sufficiente et all’uno et all’altro servitio.
La spesa non sarà tale che in due rifacimenti dell’opera del legname non si fosse per spender più et l’opera del muro sarà perpetua. Non dovendo io lasciar d’aggionger all’Eccellenze Vostre, come cosa la quale ho giudicata degna di particolare applicatione et pensiero, che per il calculo fatto da me con periti, la spesa non eccederà di molto ducati 200, essendo il circuito 69 passa et non più, che un passo doverà esser accresciuta l’altezza del muro.
Puossi(?) anco finir d’alzare in questa piazza bassa i parapeti, che non sono forniti, et ciò con molta commodità essendo contiguo alla fortezza un terreno, che serve per horti, il quale pigliandosi con pochissima spesa, si potrano perfettionare essi parapetti.
Et questo consiglio fu conosciuto già ottimo dall’eccellentissimo Proveditor Bembo, quando Sua Eccellenza venne Proveditor generale in quell’isola, che fece alzar buona parte di essi parapetti, pur di quel terreno; con il quale parimente si potrà ridurre alla debita perfettione per il caminar delle ronde, quella parte ove si deve accressere l’altezza del muro, come è predetto(?).
Un'altra imperfettione rilevante assai tiene pur quella piazza del non potersi rondare per tutto, essendovi impedimenti di case, altri luoghi non terrapienati et alcune piazzette d’artegliarie, che possono haver nome di cavallieri, non del tutto finiti.
Quanto alle case, per non guastar quella che serve al governo, si potrebbe senza molta spesa far una salita sopra il tetto, essendo di poca altezza et potendosi anco in quella parte qualche poco abbassare, senza detrimento della casa.
Le altre essendo picciole et vecchie possono disfarsi, valendosi di quella materia per le fabriche delli novi alloggiamenti, che Vostra Serenità è necessitata di fare.
I luoghi non terrapienati erano alcuni magazeni, che dal signor Ferante Vitelli sopraintendente della construttione di quella fortezza furono dissegnati, per potervi fabricare tre cisterne, facendolo quel signor con prudente consiglio, perché erano già meze fatte, essendoci la profondità del terreno et il muro all’intorno, si che ci manca solamente il suolo et il volto di sopra, et essendo anco il sito così opportuno, che migliore non potrebbe essere in quella piazza, riuscirà molto a proposito il perfettionarle. Dovendosene cavare due benefitii importanti, l’uno cioè di levarsi l’impedimento al rondar delle mura, l’altro di provedere d’acqua quella piazza, che ne tiene grandissima necessità, non essendovi altra acqua buona da bere, che della sola conserva dell’habitatione del publico rappresentante, della quale volendo che tutti si servano, non può supplire per la metà dell’estate, con grave incommodo della povera militia et de gli habitanti in quella parte, che senza dispendio o fatica grande non possono ber acqua buona, né haverne d’altra parte che dalla conserva della piazza di sopra, pur troppo incommoda a gli habitanti da basso.
Et se Vostra Serenità volesse far terra pienare quei vacui, spenderebbe forse tanto nel far portar la materia, quanto si farà nel ridurre le conserve a perfettione. Et se qualche d’uno dicesse esservi certa acqua viva, che nell’anno 1602 fu ridotta in fontana, sappiano l’Eccellenze Vostre esser ella di maniera salmastra che non si può bevere, ma solamente servire ad altri commodi, dal bere in poi. Vi è anco un picciolo pozzo fabricato avanti la fortezza, che al presente si sponde(?) sopra un baloardo, ma questo ancora deriva dalla medesima vena.
Quanto poi a quelle piazzette d’artegliaria alle quali si da il nome di cavallieri, con un solo ponte di legname per salire sopra il più grande si può supplire al bisogno, essendo gli altri dui così piccioli et bassi che senza ponti si possono transitare.
Il cavalliero maggiore per non essere fornito d’incamisare, le pioggie da quella parte ne hanno portato via quantità di terreno con tale incommodità, che volendosi sparare artigliaria per la diffesa del scarpone, al qual fine fu fabricato, non ha ritirata bastevole, siché in occasione di bisogno sarebbe necessario supplire con legnami al terreno che manca.
Sarebbe donque molto a proposito il perfettionarlo, potendosi fare con poca spesa et con un altro ponte che andasse a riferir nel scalone che va alla piazza di sopra, ridur la fortezza in termine che a questo modo sarebbe tutta rondata; et le ronde non haverebbono occasione di passare per li quartieri, si come convengono far al presente, con grave pericolo che ne nascono inconvenienti notabilissimi.
All’illustrissimo Contarini fin da principio del mio reggimento considerai quelle parti non rondate et nel cavalliero superiore la muraglia in una parte bassissima, ove il nemico in tempi oscuri, senza esser scoperto, poteva facilmente venire et sopra calando ordinarsi et far una bella sorpresa, egli per rimedio ho fatto un sperone di muro, che rende quella parte assai diffesa al presente, approbando non pure il pericolo da me scopertogli, ma anco il modo che io gli raccordai per assicurarsene, già essequito come di sopra. Et il medesimo fu approbato dal Conte Ugozzon Rangone Governatore di fortezza Vecchia et dal Conte Manfre(?) Porto Governatore di questa Nova; ma ci rimane il provedere al girar delle ronde.
Sarebbe per ultimo in questa piazza bassa, come anco nell’altra, molto necessario un casello, ove si possi custodire le polveri, sicure da fuochi et dall’humidità, almeno per quella quantità che può richiedere qualche bisogno improviso, perché al presente si tiene essa polvere in luoghi serrati di tavole, assai mal a proposito, et quella da bagno in particolare si trova riposta sotto un volton, dove genera di sua natura grandissima humidità.
Della Superiore dirò brevemente che per natura fortissima, non si può in essa desiderar altro, se non che vi risieda alcuno de capi principali et quel numero de soldatesca che le può bisognare, il che al presente non si può essequire per mancamento de alloggiamenti. L’illustrissimo Contarini, per provedere in qualche parte a questo mancamento, fece fare una casa, con dissegno che vi dovesse habitar il capitano della compagnia proposto alla custodia di quella fortezza, et si come prima di partire da quel governo io ci mandai ad alloggiare il Capitano Antonio Marchi da Feltre, così lodarei che non si dovesse mandarvi mai, se non sudditi conosciuti et molto sperimentati di valore et di fede. Nel qual caso si poteria far di meno di otturar(?) la salita del scalone con la porta et ponte levatore, che altre volte fu dissegnato, perché a questo modo la ronda, così di sotto come di sopra, haverà anco la strada libera per girare tutta la fortezza senza impedimento.
A tutte le sentinelle, lodarei che fusse accommodata una picciola campana, si come a mia richiesta pure fu fatto dall’illustrissimo Contarini nel castello nominato de sei venti, situato nella piazza di sopra, perché non tenendovisi sentinelle per la carestia de soldati, potesse la ronda dar il segno di esservi passata al corpo di guardia vicino.
L’eminenza di quel sito non può ricever offesa che da un monte detto San Georgi, come già più volte è stato rappresentato a Vostra Serenità per più relationi et modelli, in particolare per quello che ultimamente fu portato dall’illustrissimo signor Gerolamo Zane, il quale fu fatto nel tempo che io mi trovavo a quel governo.
Ma perché non vi è fortezza alcuna che non sia soggetta al pericolo delle rubbarie, onde giova assai l’aprire in ciò molto bene gli occhi, non lasciarò finalmente di aggiongere, che se le può accrescere sicurezza grande con difficoltare la salita nello scarpone, la quale al presente rimane facilissima da più parti. Et alla porta che nel detto scarpone sortisse, doverà farsi un riparo per diffesa del petardo d’un’altra porta de bastoni di ferro, come quella che già fu fatta dalla felice memoria dell’illustrissimo signor Agustin da Canal mentre vi era proveditore, la quale è posta nell’angolo che già formava la forbice verso gli Abrami, è distante dalla porta 16 passi, nella quale il nemico, fatto che havesse l’effetto di gettar a terra la prima, per di fuori sarebbe impedito da quella che io propongo, dove in altra maniera, per il lungo campo che se gli lascia, potrebbe operare qualche altra offesa.
Tutto ciò mi è parso degno di rappresentare con ogni riverenza a Vostra Serenità et all’Eccellenze Vostre illustrissime, per discarico del mio obligo et per ufficio di quel zelo che tiene il mio animo grandemente sollecito nelli interessi del servitio publico, mentre si tratta di fortezza così importante che concerne interessi gravissimi di questo Serenissimo Dominio. Et solo mi rimane d’aggionger a Vostra Seenità, nello spatio de 38 mesi che mi son fermato a quel governo, trovai prima governatore di quella custodia il Conte Manfre Porta Vicentino, che vi stete per mesi 17, cavalliero molto degno, di parere stimato et havuto caro, si per la intelligenza particolare nelle cose di guerra, si per il valore da lui dimostrato in diverse occasioni. Vene in suo luoco il Conte Cesare Martinengo, gentil huomo Venetiano, fu figliolo del Conte Nestore, molto stimato et conosciuto da Vostra Serenità, che l’honorò sempre de maggiori governi dello Stato.
Et per Vice Governatore, mentre il Conte Cesare con buona licenza dell’Eccellenze Vostre vene in Italia per provedere alle sue indispositioni, fu mandato il Capitano Giovenni Battista Gonema Cipriotto, soldato vecchio et di vigilantissimo servitio, essercitando con molto spirito la sua devotione, non pure in sé stesso, ma anco nel trattenere quattro suoi figlioli al servitio di questo Serenissimo Dominio, giovani tutti di buonissima espettatione. De capitani ci furono a mio tempo il Capitano Giovanni Battista Pegorari da Viterbo, il Capitano Camillo da Capua, il Capitano Fabio Mula da Bologna, oltre il Capitano Antonio Marchi da Feltre, che al presente serve, come ho già detto nella piazza di sopra, soldati tutti di valore, di spirito et d’honorato servitio. Vi sono dieci bombardieri sotto un capo, che a questo tempo di pace sono sufficienti al bisogno, ma per diffetto d’alloggiamenti chiedono spesso licentia, desiderando sotrahersi dal servitio di Vostra Serenità, alla quale et all’Eccellenze Vostre illustrissime aggiongo per fine le mie riverenti preghiere, che si compiaciano ricever in breve la devotione del mio affetto nel loro servitio. Gratie.