1631 Zuanne Priuli
Relazione
Relazione di Zuanne Priuli ritornato di bailo a Corfù
5 novembre 1631
Serenissimo Prencipe
Piacque alla somma prudenza di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime, mosse da puro oggetto di benignità, appoggiar alla mia debolezza la carica di bailo a Corfù, dove son certo di haver coll’atto della volontà adempiti tutti i numeri del mio debito; e si per aventura l’opera non fosse arrivata al segno, nondimeno sempre è stato mio particolar fine d’incontrar la publica sodisfattione nel governo di quei sudditi, così nell’abondanza come in quel più che ha potuto portar l’occorrenza et il servitio di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime. Io, non dovendo toccar le parti di siti delle fortificationi, di costumi de popoli, per non portar tedio alla Maestà Publica, restrigerò queste parti nel silentio, mentre gl’illustrissimi signori miei precessori haveranno supplito. Onde ricorrendo alle parti più essentiali, aggiongo riverentemente fra le altre cose, che quelle fortezze inespugnabili per sé stesse, restano prive di quello che maggiormente deve complire alla loro sicurtà et conservatione, poiché di viver non vi è provisione di poterle sostenere non dirò longo spatio di tempo, ma quanto brevità di giorni possi servire.
Questo ponto quanto sia di consideratione, per le consequenze gravissime che porta seco la qualità del negotio, lo rimetto alla somma incomparabile sapienza et prudenza di Vostra Serenità, la quale mirando ad ambidue con occhio di particolar cura et dirò quasi anima della salute del Levante sarà se non bene a rimedarvi, per non attender quel momento dell’urgenza, dove poi ne nasca difficile il ripiego o pur impossibile, mentre Prencipe di gran forze tentasse disturbare la quiete di Vostra Serenità. Molte volte ho veduto quelle piazze senza la custodia di galea, o pur d’una semplice barca armata: necessaria o l’una o l’altra per intender l’intiero de vascelli armati che passano per di là, oltre il poter portar gl’avisi, dove comportasse il bisogno (guardi Dio) di qualche successo alla sprovista. Né occorre pensar che non possi venir il caso, poiché all’insidie altrui è conveniente invigilar con quel maggior spirito che sia possibile, non potendosi così facilmente penetrar i fini dell’armate, le quali, hora sotto una sembianza et hora l’altra, scorrono quei mari et particolarmente la turchesca, a che deve prestarsi poca credenza.
Quell’isola tra l’altre cose porta a Vostra Serenità qualche beneficio ne’ sali, maneggiati dalla virtù successivamente de gl’illustrissimi signori proveditori, ma la dispensa per mia debolezza stimarei dovesse seguir per via de mandati sottoscritti dall’illustrissimo bailo, giontamente con Sua Signoria illustrissima, né questo per altro senon che molte volte consigliandosi tra gl’uni et l’altro il vantaggio de publici interessi, questi ricevessero meglior forma, come l’atto prattico l’insegneria, quando Vostra Serenità dasse principio con qualche decreto a questo negotio, nel quale non volendomi internar resto certo che la somma sapienza dell’Eccellenze Vostre illustrissime misurerà, con la riverenza del mio affetto, che quanto loro porto è puro termine in che mi constituisse il servitio della patria et non altro.
V’è un certo carico, concesso dalla maggior parte in apparenza delli quatro rapresentanti sotto nome di capitano dell’isola, il quale nell’essercitar il suo ministerio et commettendo qualche mancamento, come ben spesso può avvenire il caso, solo l’illustrissimo signor proveditore lo giudica: forma (et sii detto con ogni riverenza) che sovertisce quel buon termine che richiede l’uso del buon governo, poiché si perde il rispetto a gl’altri, che non hanno alcuna sopraintendenza, et molti per rispetti privati non riclamano così vivamente al giudice, il quale quando fusse in tutto da principii accompagnato nella sopra intendenza dell’attioni di quello, camineriano le cose in meglior maniera. Ho detto che in apparenza questa carica vien concessa dalla maggior parte de rappresentanti et è vero, perché altri non ardiscono concorrer mai a questo capitaniato, che quello vien portato dall’illustrissimo proveditore, essendo solo questo constituito suo giudice.
Nascono anco mille novità, perché dando diverso senso alle commissioni l’illustrissimi signori proveditori, alterano l’autorità senza dipender da altri che da sé stessi, onde a chi è nota la publica volontà all’incontro resiste et nella contesa delle giurisdittioni s’atterrano quei ponti essentiali dell’interessi di Vostra Serenità, com’è seguito molte volte nel tempo del mio reggimento.
Non devo anco restar di dire a Vostra Serenità, come nel tempo della peste quelli sudditi sono stati da me in quell’occasione conosciuti et provati fedeli, pieni di devotione et in quell’affar di non poca intelligenza et solecitudine. L’opera ch’io prestai poi co’l sprezzar i rischi della propria vita, so d’haverla portata in più mano di lettere, in che come ogni mia applicatione è stata per puro termine della mia devotione, così sia attribuito il tutto alla gratia particolare del Signor Dio, con l’intercessione di quel Santo Venerando di San Spiridione.
La conservatione de sudditi sta assolutamente nella buona intelligenza de rappresentanti, né questa può seguir certamente, quando l’uno procura d’opprimer l’autorità dell’altro e turbar la giurisdittione del compagno, onde eccedendo a i limiti si prova lo stesso nei eccellentissimi generali, i quali fabricando sopra le commissioni, molti capi intraprendono et cause non permesse, né credo nasca da altro questo tanto, se non da puro zelo di ben servire Vostra Serenità, ma con pregiudicio de popoli, i quali eternando le cause, quando credono haverle fornite, incontrano in un Idra de mille capi et con qual dispendio ne facia la consequenza la somma publica incomparabile sapienza.
Repiglio di novo l’inosservanza de signori proveditori alle leggi, li quali tutto che non possono nelle fortezze porvi mano, né alterar cosa alcuna senza il consenso de signori baili, tuttavia s’è eretto sopra la muraglia un casello da soleggiar polveri: materia essentiale, per il pericolo che s’incontra per i transiti che fanno le ronde di soldati et altri per di là giorno et notte, oltre che ha in sito di due grossissimi pezzi, dove co’l maneggio di quelli non si può argomentar altro che (guardi Dio) qualche disconzo et pericolo da quella parte, che tira seco altre consequenze ancora; cosa che forse non saria nata, quando si riconoscesse il suo debito et non si trascorresse quello non si deve. Il fine io l’argomento candido et incomparabile, ma però dar a cadauno quello è suo, partorisce mille buoni effetti, oltre la riverenza delle leggi con l’essecutione.
Et si poi hanno da ritrovarsi al tribunal co’l bailo, o sono tardi o pur restano di capitarvi. Si che, per mio debole senso, raccorderei riverentemente, che come il bailo è sempre pronto al luogo et che per diffetto d’altro giudice molte volte convien licentiar le audienze, così che quando la Publica Providenza stimasse bene di vietar che quando a certa hora prefissa non senta al tribunale quello di mese, possi sé stesso il bailo udir et decider le cause, che in questa maniera, vinti da questo stimolo, riusciranno pronti, ma con qual giovamento et consolatione universale non lo dicorrerò, poiché a soli cenni di questi poveri, ma affettuosi sensi, so di esser prevenuto dalla Publica Maestà, la qual mira da tutti i canti nell’interno il mio fine, sa Dio, non indriciato ad altro che al servitio di Vostra Serenità, che supplico di gradire anco questo tanto, come parto di sincerità, d’affetto et di riverenza verso gl’affari dell’Eccellenze Vostre.