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9 settembre| 1616 Geronimo Donado

Dispaccio del 9| settembre| 1616|

N. (senza numero)

Serenissimo Principe,
Doppo la ricevuta del carico di questo mio governo che fu giorni di passato 8 stante come all’hora ne diedi riverente notitia alla Serenità Vostra, mi fu immediatamente chiesta indebita licenza dal Cancelliero, solito elleggersi da questa comunità, per star absente da questo suo carico mesi cinque continui per suoi particulari affari con lasciare in suo luogo due semplici giovenetti malatti et poco esperti nel servitio di questo suo ministero. Mi parve ciò molto strano et considerando non esser bene per convenienti rispetti ammettergli tal lunga dimora, quale per quanto anco sicuramente intendo doveva passar l’anno, ricorse quello al Consiglio della città, come suo ellettore, che da me gli fu prontamente ammesso, quanto gli parve pure tal dimanda illecita, che perciò dimostravano prima volerlo licentiare, ma poi pentitisi per loro particulari interessi, lo gratificorno della sudetta sua istanza. Mi parve questo, Serenissimo Principe, un inconveniente molto puntuale et di considerabili conseguenze, vedendo che questi popoli al solito della loro natura per quanto ne son essatamente informato da molti miei signori precessori, si fanno lecito non dirò solo pretendere governarsi da se stessi, ma volere che li proprii Rappresentanti di Lei habbino assolutamente a dipendere dalla loro volontà, cosa molto sconveniente, indebita et pernitiosa; ma quello poi vado anco in oltre sottraendo, che questi che sono al loro ordinario in doi fationi et parti, et che giornalmente si vanno piccicando l’un l’altro con sicurtà che la giustitia non può venire in quel lume et cognitione de’ loro eccessi et misfatti, che si vorrebbe, et conveniriasi, stante ch’il Cancelliero dipendendo da loro et da essi riconoscendo l’utile del solo annual salario, senza esser quelli tenuti sodisfar altre spese de processi, quanto che non riceve utile alcuno, meno si cura della formatione di quelli, et se pure il Rettore lo necessita, si fa con quella tepidezza et divulgatione indebita che la molta prudenza di Lei può immaginarsi, come se ne scuopre alla giornata. Io, Serenissimo Principe, vengo restare hora senza tal urgente ministro nel principio di questo mio Reggimento, nel quale v’è tanto necessità d’huomo perito, sì per l’interesse della Serenità Vostra, che più deve premere et spetialmente nelle congiunture de’ presenti tempi, come per li sodetti rispetti. Imperò la supplico riverentemente compiacersi ch’io possi provedermi a tal bisogno, overo Lei resti servita prendere in ciò quella risolutione che comporta all’interesse Suo del governo di questo suo popolo, et infine a che conoscerà la singolarissima Sua prudenza, come in altre simili occasioni ha anco disposto. Ho questi giorni reviste le monitioni et apprestamenti che s’attrovano in questo castello, quali sono in stato di molta consideratione et necessaria restauratione, attrovandosi molti pezzi d’artigliaria come vedrà dall’aggiunta nota gettati a terra marci li letti et ruote di quelli, che appena si veggono vestiggie, innutili assolutamente al maneggiarli senz’altra monitione oltra la poca che vi si trova, vi sono anco da 400 archibuggi la maggior parte rotti et senza ba(...) che nelli presenti motivi non se ne può d’essi prevalere occorrendo. Tutto ciò, Serenissimo Principe, non mancherò provederli et governarmi secondo gl’accidenti che potranno occerre al servitio suo, al cui fine come è sempre stata indrizzata ogni mia attione, così non sarò per stancarmi sinché mi sarà concesso spirito d’operare conforme a quello che conoscerò venirsi al mio debito, cme alla sodisfattione di Lei nel governo di questa sua città di popoli conforme a quanto me son stato sempre gelosissimo in tutte l’occasioni di primo interesse. Gratie etc.

Di Liesena, Geronimo Donado, Conte et Proveditor.

Allegato: lista di artiglierie da procurare presentata dal capo bombardiere al rettore di Lesina (1 c.)

Nota: senza data. Nella filza è presente un altro dispaccio identico, ma con differente ortografia e senza allegato, datato 9 settembre 1616.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Dalmazia, b. 15.
Trascrizione di Umberto Cecchinato.