• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

1633 Lorenzo Vendramin

Relazione

Relazione di Andrea Vendramin ritornato di Provveditore e capitano a Corfù

1633 primo luglio

 

Serenissimo Prencipe

Ho servito io, Andrea Vendramin, circa trenta mesi la Serenità Vostra et le Eccellenze Vostre illustrissime nella carica di Proveditore e capitano a Corfù, dove, se bene per la debolezza de me stesso non ho potuto aggiustar l’opera al debito, son stato nondimeno in tutti gl’incontri ripieno di quell’ardente zelo verso le cose della patria, che deve haver ogni buon cittadino, et hora che il Signor Dio m’ha permesso di tornare in questa città, devo raccordar alcuni disordeni da me stimati degni della loro notitia, acciò preveduti i mali, dal loro sapientissimo giudicio, et conosciuti tali qual io li rappresento, possano applicar quei rimedii che giudicheranno convenienti al bisogno.

Circa la grandezza dell’isola, il numero de sudditi et costumi loro, siti delle fortezze et fortificationi, stimo non poterle rappresentar di vantaggio, a quello ha fatto la virtù de gl’illustrissimi miei precessori, per il testimonio che veggo, massime dalla ridutione delle cose in buon stato.

D’artiglieria sono ben provedute quelle piazze, la qual anco è convenientemente cavalcata, perché la mia applicatione ho usato particolarmente intorno alla fabricatione di letti et ruote, così per il bisogno sudetto come per la fortezza d’Asso, per quella della Ceffalonia e Zante et per il Regno di Candia, dove col moto de gli ordini di Vostra Serenità n’ho inviato quella quantità che m’è stata prescritta; è ben vero che gran parte resta allo scoperto il verno, da che gli letti esposti di continuo al rigore delle pioggie s’infracidiscono in poco tempo. Così oltre la spesa che n’esce grandissima, non può Vostra Serenità promettersi di quest’armi alcun servigio certo nell’ocorrenze. Raccordai sin dal principio del mio animo a quella carica, che fabricando li mantelletti del larese(?) ad uso delle altre fortezze, si darebbe scanso a due terzi della spesa che si fa al presente.

Servono intorno a cinquanta bombardieri pagati et doicento scolari del paese senza paga, compartiti in quatro compagnie, raccommandati a quatro di essi bombardieri, per ridurle con la disciplina in stato di qualche conveniente attitudine. Sono passati molti di questi ad altra vita et altri absentati per delitti, si che per mantener le compagnie piene al numero ordinario, ho fatto rimetterene d’altri stimati li migliori in luoco loro, né ho mancato secondo il corso della staggione et conforme gli ordeni in questo proposito di farli essercitare al bersaglio et al condur l’artiglieria da luoco a luoco, come ha ricercato il bisogno.

Tre raggioni doverebbero essere conforme a gli ordini di Vostra Serenità di depositi di polvere in quell’importantissima fortezza. Il primo destinato alle sole occorrenze di guerra et questo resta intatto nella sua dovuta riguardevole quantità, conservato a misura di perfettione. Il secondo a bisogni soli dell’armata, se ben di questa natura non ve n’era pur uno libra, et il terzo alle neccessità et al consummo ordinario di quelle fortezze, il quale teniva solamente cento e vinti tra cassette e barille con altretanto polverazzo, che di questa ancora, se ben debolissima summa rispetto al luoco et alle congiunture, convien somministrarne tal volta all’armata predetta, per la scarsezza della provisione del deposito di sua raggione, o pure a cambio d’altra mal conditionata, né può negarseli il sovegno, perché l’occasioni si rappresentano urgenti et che portano seco dilationi, per lo che vien chiamata la publica prudenza alla missione di qualche buona quantità da questa parte, acciò non s’indeboliscano maggiormente quele fortezze d’un apprestamento da guerra tanto rilevante et si levi l’occasione di por mano al sopradetto deposito, conservato intatto tanto corso d’anni.

In oltre se n’attrovava qualche parte deteriorata dall’humido della terra, la quale insieme con quella cambiata all’armata, per non lasciar che vada tottalmente a male, ho fatto rimacinare con la giunta di qualche poco di salnitro et ridur in buon stato; et perché l’ediffitio era posto nella cittadella nel mezo di tutti gli depositi, che in occasione di lavorare portava pericolo d rovinar la fortezza, ho fatto levarlo di là et portare al basso sopra uno delli baloardi, in parte più remota et luntana a pericoli. Così nel lavorare la materia si va portando solamente a misura del bisogno et ridotta a segno ordinario, non si da tempo di mezo al riponerla ne depositi.

Alcuni barilli della galera del signor Carlo Magno, naufragata ultimamente, et d’altre galere, ricevuti a cambio questo passato verno, non m’ha permesso la staggione di poter farli ricondur a perfettione, tuttavolta l’ho raccordato in viva maniera all’illustrissimo mio successore, che dalla virtù di quel signore sarà essequito, col solito della sua prudenza et col beneffitio neccessario della state.

Delle palle d’artiglieria sono abbondantissimi quei depositi et anco de piombi, ma de moschetti, piche, spontoni et spade, non è grande la quantità, tutta volta ho voluto assister alla separatione della qualità et al ponerle secondo la propria spetie per ordine, acciò nell’occasioni, come sono al presente, tutte si trovino senza disordine et con facilità pronte a bisogni, come pure gli salmitri, sofferi et carboni. Diché n’è conveniente proviggione.

Di mechia sono capitate ultimamente dodeci milla libre in tempo di estrema neccessità. Della qual summa ho inspedito alla Caffalonia et Zante libbre duemilla, perché da quelli illustrissimi proveditori m’è stata ricercata con premura grandissima, per poter in occasione de corsari (de quali dubitavano molto) render proviste le loro genti et disponerle meglio alla diffesa.

Non si trovano come ne anco ho lasciato alcun deposito de migli o altra sorte di biade. Punto per me stimato riguardevolissimo, per quelle raggioni che la somma loro intelligenza conosse, perché non sempre permettono le congiunture di farne agevolmente la provisione, et se bene alcuna volta la Serenità Vostra ha ordinato la compreda de migli per formar novi depositi, con assignatione determinata di danaro, non s’è potuta essequire, perché è convenuto da dura neccessità impiegarlo in pagamento de militie et altri sallariati, come di tempo in tempo ho dato riverente conto con più mano di lettere, non si trovando dannaro d’altra raggione, né potendosi allungar la sodisfattione a quei tali, che vivono solamente con quello che gli viene dato dalla mano publica.

De formenti poi che si consumano alla giornata nella fabricatione de biscotti, al mio ingresso alla carica ho trovato ne magazeni stara due milla ottocento quaranta sei e mezo, et nel corso del reggimento ho fatta la compreda d’altri stara sei milla novecento quaranta uno, che alla fine ho lasciato all’illustrissimo successore stara mille seicento trentacinque, havendo l’altro consumato nella fabrication de biscotti predetti, li quali riescono di qualità perfetta; et per quello che ho potuto penetrate con l’osservatione, riescono a prezzo conveniente in riguardo di questi qua, poiché li formenti, quando si fa l’investita opportunamente, s’hanno a mercato convenevole et in ogni modo si risparmiano li nolli di tanto per migliaro del condurlo di là, oltre il rischio et altro. Il mio senso riverentissimo sarebbe d’agrandir colà questa fabricatione et di tener a tempi proprii qualche grossa summa di danaro per l’investita, poiché dall’atto pratico al sicuro l’Eccellenze Vostre troveranno maggior vantaggio di quello ch’io so debolmente accennarle in queste humilissime righe.

Il deposito d’acceti è poco sopra le doicento barille, di raggion publica fatti condur dal Zante dalla somma vigilanza dell’illustrissimo signor General Pisani, li quali di giorno in giorno vanno a male per la mala qualità d’arnasi et io l’ho raccordato alla Serenità Vostra in lettere di 22 settembre passato, con altre repplicate, et che per l’informatione havuta da periti sarebbe bene ispedir colà le botte di castagnero di doga doppia, né molto grandi, acciò ben incerchiate di ferro potessero supplir al bisogno et ressister al tempo.

Nella vista c’ho fatto di quell’isola, ho descritto tutte quell’anime secondo l’ordine dell’ettà in un libro instituito a quest’uso, detto l’anagraffi, et questo per affacilitar la strada al levar galeotti et altri per le publiche occorrenze, colla qual occasione ho rassegnato anco li soldati delle cernide et riempite le compagnie, che in qualche parte erano scemate dal tempo, né ho pretermesso ogni diligenza per scieglier la gente più atta all’uso dell’armi, acciò nelle fattioni possa aspettarsi qualche buon effetto dell’opera loro. Ho trovato molt’armi in mano di essi soldati senza che fossero appostati debitori, onde ne ho fatto fare le note neccessarie et riportare nelle monitioni quelle di morti et di falliti, che restano governate con le altre per servir con tempo a miglior uso.

Ho osservato gli alloggiamenti de soldati, bombardieri et altri sallariati dell’una e dell’altra fortezza, che malamente suppliscono al presente a dar alloggio a quei pochi che vi sono, onde in occasione d’armare non si haverebbe al sicuro dove alloggiar mille fanti di vantaggio, perché di giorno in giorno vanno quelli deteriorando, et alcune casette ch’erano de particlari et che di esse la Serenità Vostra n’ha fatto l’acquisto in diversi tempi, vanno rovinando a terra, ne io ho potuto applicar alcun rimedio, per la strettezza de legnami et ferramenta che di continuo hanno provato quelle monitioni et che ho raccordato più volte in mie lettere riverentissime, né in alcun tempo è comparsa la provisione, tutto che me ne sia stata data speranza in più ducali; et acciò resti maggiormente chiaro il mal stato di quelli, devo aggiungere che al passaggio ultimo dell’armata Ottomana, m’è convenuto nel salutarla sospende il sparro d’alcuni canoni estraordinariamente grossi, per l’avvertimento de periti che il tormento del rimbombo haverebbe posto in pericolo qualche parte di esse.

Dalla parte della versiada, sopra l’habitatione ch’era già del Monsignor Arcivescovo sino al Palazzo del proveditor e capitano, si trovano molte di queste casette, tutte in stato di rovina a terra, oltre le cadute per il passato, né servono ad altro che al ricovero di qualche povero miserabile, mentre altra conditione di persone non vol habitarvi, per il pericolo evidentissimo del perdervi la vita et appunto sotto il mio reggimento sono restato strupiate[forse storupiate?] alcune donne in tempo di notte, che il vento gitò giù una di esse case.

Il sito è assai ampio et infruttuoso al presente, onde io stimo di gran rilevo l’applicarvi l’animo al riparar et ristaurarle, poiché quel che hora potrebbe ridur in stato qualche centinaro de ducati, di qua a pochi anni non potria far con altretanti migliara.

Sono circa cinquecento cinquanta li soldati di quei presidi, detrati li scansi ordinarii, cioè capellani, medici, cirugici, infermi e sagrestani, ragazzi et altri simili, né possono supplir alle guarnigioni di tutti li posti, né la state né il verno, perché la primavera consente per la gelosia de corsari che si mandi(?) sedeci nel luoco della Parga, altri trenta otto alla custodia delle salline et altri vinti nel castello di Sant’Angelo, con che se diminuisse il numero, et il verno, per le conpartite che più volte si sono fatte, con ogni maggior studio non si possono far se non tre mute la notte, con che l’infelice soldato conviene starsene quasi cinque hore in sentinella o nella ronda, esposto a pioggie et a venti, che tengo impossibile il potervi ressistere. Questo punto ha cagionato l’accrescimento delle sentinelle in un poco numero delle compagnie et per mio humile senso stimo non sia da pretermetter, per quelle buone raggioni che la suprema intelligenza dell’Eccellenze Vostre ben vede, né l’accrescimento di doicento fanti a questi che vi sono al presente, riuscirebbe che aggiustata all’urgenza et all’essempio di tempi passati.

Ho adoperato quella strathia nelle solite fontioni del riveder et visitar le guardie dell’isola et quanto maggiormente l’ho praticato, tanto più l’ho trovata innutile all’Eccellenze Vostre et dannosa a sudditi. Questi veramente non prestano alcun buon servitio, né s’ha occasione d’applicarli a niuna fattione, né il mandarli alla revisione de posti per l’isola è altro che dar loro modo di aggravar con estorsioni quei poveri contadini, a quali con la violenza sono soliti levar la robba, ond’ho convenuto castigar qualch’uno per tali mancamenti. Quando paresse a Vostra Serenità di levarle o di farla caminare alla estintione, con quelli che morono di tempo in tempo, prohibendo il potersi rimetter altri in luoco loro, com’è ordinato alla Ceffalonia, potrebbe il danaro che si consuma nel pagarla, che assende a tremille reali l’anno, impiegarsi nelli antedetti doicento fanti, per sentir di questa maniera minore il dispendio, che ben conosco riuscirle noioso ne’ corenti tempi.

In quella Camera fiscale servono per ministri quelli cittadini per privileggio particolare, eletti dal loro consiglio, detratto l’officio del raggionato, e tutti gl’interressi della Serenità Vostra in quanto alla scrittura passano per mano di questi, li quali per lo più sono congionti l’uno con l’altro et perciò nell’essentione de crediti di Camera vengono nascosti in quanto sia possibile li nomi de debitori o riportati nel libro de crediti inesigibili et fraposti altri impedimenti di simil natura. In oltre gli acquisti de stabili che ha fatto il publico per il passato, per via di successione da quelli che sono morti ad intestato o per via de confiscationi, non si veggono descritti in luoco veruno, come ne anco gli livelli che sono tenuti a pagare in Camera li particolari, per le concessioni de luochi già di raggion publica. Questo tanto come(?) conosco derivare da rispetti et interressi che corrono tra ministri et quelli della città, così stimerei proprio, per rimediar al male, che si mandasse di qua al meno un scontro et un quaderniere, di quattro in quattro anni, con obligo di rivedere le cose passate, perché se bene vi capitan qualche volta gl’illustrissimi generali et inquisitori, con auttorità sopra le Camere, non possono però far quanto ricerca il bisogno, per la brevità del tempo che si trattengono et per la moltiplicità de gli altri affari che li tengono occupati indeffessamente. Io appunto ho preso per mano di riveder il libro sopradetto de debitori inesigibili e trovatone con poco di studio la summa di circa quattromilla ducati et di vantaggio in stato di riscuoterli li beni, de quali ho fatto intromettere et deliberar in Camera, ma perché il fine del reggimento non m’ha concesso di penetrar più al vivo crediti, ho communicato tutte le cose et li pensieri che tenevo all’illustrisismo signor Dolfino successore, il quale son certo che avantaggerà non poco quella Camera, per la sua molta virtù et isperienza.

Quel lazaretto è posto sopra uno scoglio in distanza tale da quelle fortezze, che l’uso dell’artiglieria non può diffenderlo, e tal volta vi si trovano facoltà tali sopra, la maggior parte de mercanti della Turchia, che ascendono sopra li centomilla ducatti, custodite da alcuni pochi sboratori et guardiani, gente quasi inutile alla diffesa, per la qualità loro et per esser senza armi. Molte volte si trova l’armata o in Levante o in Dalmatia et quel luoco resta esposto alla discretione de corsari, i quali si deve creder a raggione che habbiano sicuri gli avisi di tutti gli andamenti, per via de gli hebrei et delle barche che continuamente capitano colà con formenti et altre vetovaglie dalla Prevesa, Santa Maura et Lepanto. Accenno questo tanto all’Eccellenze Vostre, con la solita modestia, perché parendo loro rilevante possano dar ordine per qualche poco di guarnigione di soldatesca et periere, almeno la state per assicurarsi da qualche inconveniente, che può portar la conditione de tempi et per levarsi la gelosia c’ho provato io nel corso del mio reggimento, con l’absenza dell’armata, per lo che m’è convenuto, per dar quiete all’animo et sodisfatione a gl’interessati, tener molti giorni qualche numero di soldatesca et artiglieria a quella diffesa.

Le salline, così quelle di Santi S. Rev.o(?) et Potamò, come le altre d’Alestimo, hanno la via facile dell’aggrandirsi quasi d’altre tanto quanto sono di presente, anco con poca spesa, né potrebbe che riuscir di qualche vantaggio alla Serenità Vostra, per quanto argomento, dal consummo che si fa de sali di quella qualità, de quali nel tempo della fabricatione al presente viene asportata gran quantità furtivamente et il male deriva dalli fossi che le recingono, per esser questi stretti a misura d’un salto d’huomo et fondati un brazzo più et meno. Il rimedio può seguire con allargar essi fossi cinque brazza almeno et fondarli l’altezza d’un huomo, che così col beneffitio delle sentinelle si leverebbe quel commodo facile a ladri, che havevano per il passato. La quantità che viene rubbata non posso affermare all’Eccellenze Vostre, ma la raggione persuade che sia grande, perché buona parte dell’anno non v’è alcuno che compri sali da quel publico venditore et pure un numero di circa trentamille anime, ch’è sopra quell’isola, deve consumarne buona portione, così nel vivere come nel sallar olive, formaggi et altre occorrenze, oltre che per me credo che se ne conduce qualche somma nella Turchia da quelli barcaroli, che quasi tutti habitano in poca distanza da quelle salline.

Sogliono alcune feste principali dell’anno introdursi in quella fortezza Vecchia per ascoltar messa le ciurme de condennati intiere et più d’una in una volta, le quali havendo in sé per lo più gente discontenta et che aspetta la libertà solamente dalla mutatione delle cose, senza riguardo a pericoli, come l’essempio delle passate solevationi ha fatto veder l’effetto in qualche galera, stimarei se non bene, per mio debol senso, il prohibir un addito così numeroso, che quanto alle funtioni ecclesiastiche possono seguir con maggior facilità in quel mandracchio, per esser ivi una capella fornita et forse instituita a tal uso, dove quanto all’ascoltar messa possono farlo senza pur moversi dalle galere.

 Era fatto palese qualche principio d’animi mal composti tra quelli cittadini et il popolo, causato da alcuni insolenti dell’una e dell’altra parte, e dall’estorsioni particolarmente ch’esso popolo pretende patire di continuo da quelli ch’essercitano alcuni carichi principali, che dispensa il Consiglio di quella communità. Le apparenze erano gravi et li segni minaciavano pericolo di qualche prossima sanguinosa commotione, onde per l’indispositione continua di quell’illustrissimo Bailo, ho intrapreso io solo il negotio, per darli qualche strada che guardasse il servitio di Vostra Serenità, non meno col rispeto della giustitia che con la piacevolezza, et in primo luoco ho abbracciato l’indolutioni delle parti, passando col piede della dilatione et della lentezza alla formatione de processi, lasciati inespediti all’illustrissimo mio successore, per tenerli egualmente in speranza sin tanto che il tempo et qualche deliberatione dell’Eccellenze Vostre venissero a purgar la piaga.

Le peschiere di Butrintrò restano travagliate alquanto da un fiume vicino, che le divide dalla giurisditione del Turco, detto la Paula, perché, per quanto più volte m’hanno rappresentato gl’interessati nella condotta, coll’occasione delle pioggie viene ad inalzarsi dal letto et supera coll’impeto le peschiere medesime, mescolandosi non solo di questa maniera il torbido di queste con quell’acque, ma sormontando li recinti da commodo ben spesso al pesce di fugirsene et di lasciarle vote et inutili affatto. Non meno di sei in settecento ducatti di spesa possono aggiustar il disordine, col taglio d’un certo terreno che per me stimo neccessario, et per ben essequir il debito, convengo pregar efficacemente la Serenità Vostra, che non lassi scorrer la presente condotta, la quale deve durar ancora circa tre anni, al ben accomodarle, onde colla nova vendita si leva l’occasione di pegiorar dal corrente affito qualche decena di migliara de ducati, come al sicuro l’ho sentito a discorrere che doverà seguire, se le cose seranno mantenute in questo stato. In lettere anco di primo novembre passato ho raccordato humilmente alla Serenità Vostra, che stimarei rilevante servitio l’affitar le peschiere sudette di due in due anni, in vece delli sei che s’osserva al presente, poiché stante le cose correnti, dove si trata d’un corso di tempo tanto lungo et d’un capitale di cinquanta in sessanta milla ducatti, tutti vanno assignati et risservati nell’offerire, né può questo come gli altri datii goder il beneffitio dell’incalzamento, perché a levarlo fa di mestiero che s’uniscano molte case insieme, né restano per questo offerenti dall’altra parte.

Conosco, Serenissimo Prencipe, d’essermi reso scarso in tutti gl’incontri del servir alla patria nella carica sudetta et ch’il diffetto è derivato non già dalla volontà, ma bensì dal talento, ch’è dono inalterabile della natura, oltre che la peste di questa città et il capitar a quella parte de vasselli et robbe di continuo infette di qua, con le strettezze del dinaro et altri disaventurosi incontri, m’hanno non meno impedito ogni buona rissolutione, che(?) tenuto indefessamente occupato nell’avvertenze del preservar dal male quell’isola, com’è seguito col solo favore del Signor Dio. Supplico per tanto la benignità di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime di gradir non l’effetto, perch’è debolissimo et sproportionato di gran lunga al debito, ma la dispositione del mio animo, perché col testimonio del Signor Dio le affermi non haver mai havuto altra mira né altro oggetto, che d’incontrar la publica volontà et il servitio di quei sudditi. Né voglio tacer la molta soddisfatione c’ho havuto dal signor Bernardo Trincavalla mio segretario, il quale in tutti gl’incontri m’ha dato pieno saggio della virtù sua non ordinaria et della sua modestia, con che ho giudicato che s’habbi aperto la strada a non piciol merito appresso la Serenità Vostra. Gratie.