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1663 Giorgio Corner

Relazione

Relazione di Giorgio Corner tornato da rettore e provveditore di Cattaro
1663

Serenissimo prencipe

A pena adossato a me Zorzi Corner, cavalier servo humilissimo della Serenità vostra e dell’Eccellenze vostre, il peso ben grave di proveditor in provincia, che colla dovuta figlial ubbidienza, humiliando li miei voleri alla sovrana dispositione, tuttoche recente la mia venuta in patria doppo lunghi impieghi senza intermissione sostennuti in publico servitio per il lungo corso di questa molestissima guarra, abbracciai con lieto cuore così arduo impiego, spinto in particolare con decreto della sapienza publica nella piazza di Cattaro al principio della primavera, decantata di soggiacere all’influenze dell’armi poderose inimiche, per quello preconizò [?] la fama e raccolgo in parte positiva dalla Serenità vostra unita alle comissioni mie. Piaque a S. I. M.ta [Signor Idio Maestà] concedermi felice il passaggio in quel posto nel termine di brevi giorni, dove trasformati tutti li pensieri coll’abbandono totale de poveri miei interessi sconvolti nel solo servitio dell’Eccellenze vostre e ne’ vantaggi della patria, con vivo desiderio di sagrificar alla medesima la sola vita che tengo, collà havendo fatto la mia permanenza per il corso di mesi sette in circa, mi conosco tenuto di ossequioso inferire ciò che mi è sortito d’osservare, vedere e pratticare con quel di più che stimo degno di notitia dell’alto publico intendimento.
Principiarò dall’affare più necessario che mi pare sia che l’Eccellenze vostre habbino intiero lume della quantità degl’habitanti d’essa piazza et altri luoghi adiacenti e circonvicini, per tutti li rispetti. Ascendono le anime di quella città, contado, Zuppa, Perasto, Budua, Pastrovichi e Lastua a 6.819, come nell’aligata distinta nota numero 2, de quali si calcola non ecceder gli atti alle arme che a 1.910, onde in caso d’assedio et attacco delle piazza sodetta, che Dio tenghi sempre lontano, potrebbero tutti ricovrarsi nella medesima, se ben tango, per quello mi è sortito di penetrate, che li perastini, buduani, pobori, maini e pastrovichi non siano per punto moversi, se non in caso che l’inimico li costringesse a viva forza ad abbandonar la patria, alla qual rissolutamente mi persuado non sia per devenire a mira di toglier l’occasione d’accrescer con gente così valorosa la difesa alla piazza stessa, come fecce nell’attacco passato fondamentalmente penetrando [?] egli che havendo il posto principale nelle mani, senza contrasto imaginabile, soggettarebbe gl’altri luoghi di sopra mentovati. Voglio creder però che essendo sforzati gl’habitanti sopradetti di Perasto, Budua, Pobori, Maini e Pastrovichi a riddursi in Cattaro, seco vorranno condur le mogli e figlioli e che inevitabile [?] sarà questa loro rissolutione e quanto alli vecchi, vecchie et altri inhabili, ottimo espediente sarebbe spingerli sopra l’isole di Curzola e di Liesina, come con somma singolar sapienza deliberarono l’Eccellenze vostre al principio della campagna e ne comissero in ducali di tanto dover essequire. Non resto anco di dire che nel numero de gl’huomini d’arme di Perasto 83 caiduchi si contano, oltre 68 é?] che a Paragno e Stolivo ville del contado dimorano, de i quali non saprei cosa prometter si potesse la Serenità vostra, in caso ch’il nemico sodetto andasse ad attacar essa piazza, persuadendomi che piegarebbero più tosto, allettati da buone parole, a restituirsi al primiero partito che a riddursi con creduto pericolo nella piazza assediata; considero pure che pochi sono gl’habitanti di Cattaro e buona parte di essi marinari, che vuol dire attrovarsi questi per il più colli loro navilii altrove, si che per mio riverente senso credo che in caso di molestie non possa restringersi quel presidio di militie pagate a meno di 3.000 huomini effettivi.
Trovai Cattaro antedetta debolissima de ripari e fortificationi, de quali conoscendo il somo bisogno applicai tutto me stesso per stabilir dentro e fuori della città la migliore difesa, così che mi è sortito di vedere riddotta a perfetitone la contrascarpa e strada coperta fuori del gordichio, quale all’arrivo mio s’attrovava solamente principiata e dissegnata dal signor ingegner Benaglia, d’ordine del signor sargente generale di battaglia Spahar [?], la qual sopradetta strada coperta ha di longezza passi veneti numero 54, formata col suo spalto di terreno, quale s’unisce col piano della campagna, largo piedi 130 in circa in molti luoghi, l’altezza del suo parapetto è di piedi 6 e mezzo comprese due banchette, et il tutto incamisato di muro grosso piedi 4 alla base e 3 alla sommità, colla palizzata in cima del muro del parapetto colli rastrelli all’introduttione. In questa opera è occorso gran quantità di terreno, tanto nel far detto spalto, quanto nel riempire alcune concavità del sito naturale e vi è andato di spesa ducati 4.000 lire 3.
La seca del Gordichio è stata escavata in parte, cioè sotto il piano dell’acque 11 [?] in 10 e si va continuando sempre detta escavatione con due zatare e quatro badiloni [?] per una, alle quali assistono 34 huomini da lavoro al giorno, cioè 22 sopra zattere e 12 per discarricar le barche del fango che vien cavato, e per la spesa di quello vi è andato fino il mio partire ducati 444 lire 12.
Il ponte levatore et il ponte stabile della porta del Gordichio, come pure i suoi restelli, essendo vecchi et inuttili, si sono reffatti di novo in miglior modo e vi è andato di spesa in maestranze, fabri, marangoni e mureri ducati 50 lire 14.
Si è di novo piantata una falsa braga dalla piata forma Gordichio fino alla batteria Battagia, che sono passi veneti 38 [?] da me lasciata in stato di perfettionarsi coll’agiunta di doi soli giorni, per assicurarsi in parte dalla debolezza delle mure della città ivi vicine, che minacciano rovina per la loro mala costruttione e poca grandezza di 4 piedi solamente, quale a primi tiri del canone del nemico restarebbe affatto atterrata e la città apperta da questa parte, poco lontana da terra, come pure con detta falsa braga si viene a d’accrescere la diffesa e difficoltar l’operationi che il nemico potrebbe far verso il Gordichio; alla qual falsa braga si è fatto il […]colo di muro, che forma il suo fondamento, grosso piedi 5 alla sommità piedi 3 e d’altezza piedi 4 sopra il piano dell’acqua, il tutto con pietre di faccia, havendo convenuto per assicurar il fondamento pallificarlo in molti luoghi, come pure far li muri con volti a cinque gran scolatori d’acqua sorgente, che passano sotto le mura della città da questa parte e che traversano detta falsa braga, havendo dato fine al suo terrapieno; come pure ho continuato il preaccennato ordine e forma pratticata nella costruttione della detta falsa braga, nel riffar la medesima batteria Battagia con 6 canoniere, 2 per fianco e 4 per fronte, mentre dal tempo e dalla poca cura che vi era tenuta s’attrovava riddotta in stato imperfetto e che non si raffigurava che la medesima servito havesse ad un valido riparo a quella parte e vi è andato di spesa in queste due fortificationi unite ducati 639 lire 5 soldi 10.
Ma perché questi recinti si trovavano affatto discoperti, veduti et infilati dall’eminenze vicine, non ho trovato con sommo stupore quasi un canone che fosse coperto contra l’offesa di quello del nemico, come pure la nostra moschettaria, oltre il difetto di non poter trovare alcuna sorte di terreno dentro essi recinti, essendo la parte del monte di nudo grabano. Il piano della città essendo posto a raso dell’orizonte dell’acque, quelle non si può escavare mezo piede senza trovarla, conviene di necessità valersi del terreno fuori della città, il quale anco per haverne di buona qualità e netto di scaglie andarlo a pigliare vicino a Sant’Elia in distanza d’un miglio, come pure le lotte che servono per il sostenimento del terreno e per far l’incamisature delle scarpe, tanto interiori quanto esteriori, essendo cosa certa che in tempo d’attacco saranno privi di questo beneffittio, onde per coprire gli diffensori, come pur l’artigliaria, s’è stimato necessarissimo, senza altro rittardo, far li parapetti di terreno in tutti li maggiori [?] sottoposti all’offesa del canone nemico.
S’é rifatto prima il parapetto di terreno alla fronte del mezo baloardo Pedochio, di larghezza passi veneti 15 grosso piedi 18 [?] et alto piedi 11 in due banchette, al quale s’è fatto 3 canoniere, come pure alzato un muretto al suo fianco e vi è andato di spesa ducati 36 lire 3 soldi 18 [?]
S’è fatto parimente il parapetto di terreno sopra il torrione Soranzo, il quale fiancheggia li doi lati delle mura della città, qual’era affatto discoperto et veduto tanto dalla parte fuori del Gordichio, quanto di quella di Dobrota. L’altezza di detto parapetto è di piedi 7 e grosso 14 e per quanto ha comportato l’angustia della sua piazza, si sono fatte 4 cononiere, havendomi posto sopra doi canoni da 30 et uno da 20, di quelli tolti dalla galeazza vecchia, colli loro letti alla navariola per la sua poca piazza.
S’è fatto prossimamente il parapetto di terreno, attorno le due fronti e fianco alto del mezo baloardo Camarlengo detto volgarmente la Cittadella, attaccato con detto torrione quale ancora [?] era veduto e discoperto dalle medesime parti sudette. Il parapetto s’è fatto di grossa [?] ha piedi 18 [?] alla base et alto piedi 7 e longo alla fronte verso il porto ha di longhezza passi 13, con una cononiera et al fianco alto che guarda verso Gordichio e la Trinità [?] passi 12 con 3 canoniere, che fanno in tutto di longhezza passi veneti di parapetto 43 [?] e vi è andato di spesa compreso il torrion Soranzo ducati 208 [?] lire 1 soldi 10.
S’è pur fatto aggiustare il parapetto della piazza bassa del detto baloardo Camerlengo con terreno e lotte e formate 2 canoniere, havendo prima sbassata la medesima piazza bassa piedi 8 [?] e questo perché l’artiglieria del baloardo non offendesse li difensori della piazza bassa, che era poco manco dell’altezza del baloardo, come pure perché il canone dalla detta piazza potesse rader meglio la campagna e vi è andato di spesa ducati 64 lire 5 soldi 4. Il revelino fuori della porta della fiumera, che serve tanto a coprire la medesima porta, come pure la sua cortina (la mura di cui oltre l’esser bassa minaccia ruina) quanto per dar fianco a tutta quella parte, che ne è assai mancante, essendo stato affatto discoperto dall’eminenza di Dobrota, per non haver havuto parapetto sufficiente ne meno l’altezza aggiustata al suo angolo fiancheggiato, ne pur piazza dentro il parapetto medesimo per il star d’una fila di moschettaria, occupato tutto dalla scarpa interiore del terreno, s’ha convenuto alzare il suo terrapieno alla ponta piedi 7 et all’estremità de lati tre, con slargar in dentro la piazza del terrapieno piedi 10, sopra il quale s’è fatto il parapetto grosso piedi 15, havendo posto la sua fresa, o sia steccata volante in cima della sua scarpa esteriore per assicurralo meglio da ogni attentato di scallata e vi è andato di spesa ducati 152 lire 11 [?].
Si è rifatto in miglior modo la traversa di muro già rovinata che chiudeva la fossa nella parte dell’estremità sotto il pedochio, con haver fatto in sua vece un muro grosso piedi 16, col suo spalto di muro in fuori per essere scoperto dalla città, con haverli posto una fortissima palizzata in mezo quale resta murata sino alla metà dell’altezza, fatta con grossi palli di rovere longi piedi 11, questo per impedir al nemico il poter scorrere la fossa da quella parte in tempo […]me d’està che resta in parte secca e senza acqua, molto facile di poter accostarsi alla porta poco diffesa, come pur di poter appoggiar le scalle alla cortina e di poter tagliar per di dietro la guardia del revelino medesimo, e vi è andato di spesa ducati 123 lire 18 [?].
E per meglio assicurar detta parte s’è rifatto la palizata sopra il muro della contrascarpa del revelino fino alla sudetta traversa, per supplir al difetto del muro basso della contrascarpa, come pure si sono rifatti li rastelli principali, tanto in[…] introduttione quanto in quella del Gordichio, in questi è andato di spesa per le maistranze, compresa la palizada sopra la strada coperta del Gordichio e stangade fatte per sanità ducati 73 lire --.
Si ha convenuto in oltre far diverse altre spese minori per le sudette fortificationi, che unite alle sopraccennate ascendono in tutto ducati 2.444, come più chiaramente si degnarano osservare l’Eccellenze vostre dall’annesso ristretto di numero 2, sperando anco io questa parte rispetto a tante fortificationi accennate d’haver incontratto il publico desiderio per le pratticate forme del risparmio a segno maggiori.
Non ostante le operationi da me fatte, mi pare che riesce molto bisognoso anche necessario continuar la falsa braga dalla parte del porto, congiongendola alla batteria Battagia fino alla loggetta della marina, non tanto per dar anima alla debolezza della mura, quanto per difficoltar ogni attentato dell’inimico, come pur di far seguitar la costruttione del parapetto di terreno ne i luoghi dove manca, tanto dalla parte della fiumera, quanto da quella del Gordichio, restaurar il mezo baloardo Bembo, attrovandosi di presente in pessimo stato, essendo dall’eminenza del monte verso la villa di Dobrota affatto discoperta la sua piazza et esposta a d’ogni ingiuria dell’inimico, et insieme di dentro dalla sommità del monte che guarda sopra il Gordichio, a causa d’esser stata terrapienata et alzata la piazza medesima, continuar l’escavatione della secca del Gordichio sodetto tanto importante con proffondar nella forma possibile, per stabilir pur nella medesima parte la migliore diffesa, riffar li parapetti del castello ridotti dal tempo in pessimo stato, havendo anch’io a questo fine fatto venir insieme quantità di lotte fabricate con terra e paglia, come anco la tarazza sopra la munitione, essendo però avanti il mio partire stato riedificato il ponte levadore et accomodate le sue porte, a sicurezza maggiore di quello. All’opera nova Boldù riesce di sommo bisogno d’alzare la sua mura, per toglier il comodo della scallata e riddurla in modo che la moschettaria possa restar ilesa, prolungando per diffesa il muro vecchio del recinto fino al grebano, onde resti tagliata fuori detta opera in caso che l’inimico a quella parte s’accordasse. Il coprir con parapetti di terreno le meze lune del monte, particolarmente la prima e seconda tutte discrepate dalla campagna, colle due munitioni di polvere che sono vicine a San Rocco, stimo pure di gran rilevanza a mira di levar all’inimico la via di rovinar quelle e toglier a queste il pericolo di incendiarle.
Mi pare che di rilevante profitto riuscirà far proveder di gran quantità di terra alla marina per poter supplire a tutte l’occorenze in caso d’attacco et in occasione di brecchia, con provisione così ottima. l’unione di 100.000 lotte composte di terra e paglia riuscirano di molto commodo, per servirsi anco di queste a chiuder le brecchie, che come sopra fatte fossero dalla moschettaria, essendo Cattaro affatto mancanti [?] come ha già detto di terreno, riportandomi al soprapiù che fosse per raccordare con sua insperienza il signor kavalier Verneda, nella relatione sua in questo proposito.
Per la preservatione dell’accennate fortificationi fatte e che s’andaranno costruendo, credendo rissolutivamente aggiustata (così parendo alla sapienza publica) che dalla medesima fossero per impartiti commandi, quali obligassero gl’ingegneri che vi s’attrovano e che pro tempore saranno a d’haverne esatta cura e custodia, così che in caso di qualche danno, che dall’ingiurie del tempo fosse inferito o dall’insolvenza de soldati, imediate tenuti fossero farle accomodar nella forma che erano, a fin che nel stato perfetto che sono di presente siano sempre conservate, e mancando a tal diligenza e buona opera essi ingegneri quel raggionato [?] non debba né possa levarle copia di partita de loro crediti, se non haveranno fede giurata sottoscritta dall’illustrissimo publico rappresentante, che vi è et in avenire sarà in essa piazza, ch’esprimi l’adempimento pontuale di quanto si è predetto con comminatione di pagar lui raggionato [?], in caso d’ommissione o trascuraggine del proprio, tutta la summa che levata havesse e con incaricarlo anco a nomminar nel lievo della copia di partida la fede accennata. Non ho però ommesso di publicar avanti la mia partenza da detta piazza il proclama numero 3 congionto a questa per tenir in dovere ogn’uno a non dannificare le fortificationi predette e per mio riverente senso eliminarei che il rilasciarne efficaci ordini dall’Eccellenze vostre per l’approvatione e nova publicatione, fosse di rilevante publico servitio.
Non devo tacere anco all’Eccellenze vostre il beneffitio che li loro interessi hanno sentito di lire tre per cechino dandosi fuori in Camera a lire 21 soldi 10 et alla piazza spendendosi a lire 24 e mezza, ond’io havendo fatto convertir l’orro in moneta, ho anco assai ristretta la spesa per essa uttilità, havendo a cautella maggiore de gl’avvantaggi publici pratticato far sottoscriver le polizze delle maestranze dal kavalier Verneda, dall’ingegner Guerini e da me ancora, e pagar da terra in terra li operarii in mano propria dal reggimento di quella Camera, coll’assistenza continua del Guerini ingegner detto.
Perasto è situato nella pendenza del monte, contiguo al mare, distante da Cattaro miglia sei, questo luogo non ha altro riparo che il mare medesimo e la pendenza dirupata del monte, che lo costituisce inaccessibile, che per mio credere riuscirà difficultosissimo, per non dir quasi impossibile all’inimico il condurvi il canone. Un piciolo castelletto in figura di quadrato longo nominato Santa Croce, che avanti la guerra era hospitio de frati francescani refformati, in sommità dello stesso luogo s’attrova senza fianchi et altra difesa, che quella che può haver una casa che sia costruitta di muro doppio. Haverebbe bisogno la terra stessa d’esser circondata da qualche picciol recinto, per difficoltar al nemico l’introito improvisamente di notte tempo, almeno d’una forte palizata murata nel piede, qual di pochissima spesa riuscirebbe. Non ho però tralasciato di ordinare, col parere del signor kavalier Verneda, avanti il mio partir di Cattaro, che siano fatti nel castelletto sodetto certi volti di muro in vece di soleri di legno rovinati dal tempo e riddotti impraticabili, come pure quatro caselli, cioè uno per angolo a d’oggetto di poter colle periere e moschettaria finacheggiar il piede della sua mura, essendosi obligati quelli devoti sudditi (persuasi da me) di far tutto a proprie spese e senza alcun publico aggravio, come hanno principiato.
Distante dalla terra sodetta passi 320 per parte destra verso ponente maestro sono formate dalla natura due isolette, sopra una delle quali vi è la chiesa detta della Madonna e nell’altra più vicina a Perasto il convento nominato San Giorgio. Per maggior sicurezza della terra medesima mi pare sia stato già proposto che sarebbe molto profitevole piantar sopra l’isola più grande una battaria per diffenderla dalla parte del mare et servire di ricovero alle famiglie di detta terra; portatomi sopra luogo dove fatti li dovuti rifflessi ho compreso che tal opera sodetta sarebbe di beneffitio, ma considerato poi l’impegno a che la Serenità vostra si riddurebbe di formar non tanto una batteria, quanto di stabilir valdi ripari all’interno [?] di detta isoletta di San Zorzi, che venirebbe a d’esser un forte, colle consequenze necessarie del dovuto pressidio proportionato, munitioni da viveri e da guerra, farebbe al publico un gran aggravio, che venirebbe a smembrar assai le forze di Cattaro per beneffitio si può dir insensibile, tanto più che li sforzi nemici si devono maggiormente temere dalla via di terra che da quella del mare. Ha il canale di Cattaro sodetto miglia 18 di longezza e come quello che è molto essentiale di preservatione di detta piazza in riguardo delli soccorsi maritimi che può ricevere, debolmente dirò esser in potestà del nemico piantar batterie in molti luoghi più stretti principiando a Combur e seguitanto a Santa Domenica, le Pettane, le Cadene [?], le Tre sorelle e Sant Elia,  che tutte n’apportarebbero danni, ma più dell’altre la batteria sopra la somità del suo monticello, per lungo e per traverso del detto canale potrebbe piantarne un’armata nel suo piede sopra la secca del sabione, avanzando la medesima da 40 passi in circa in mare, restringendosi la longezza del canale [?] in esso luogo in solidum 130 passi. Grandemente le prefate batterie difficultarebbero l’intrate delli soccorsi, tanto delle galere quanto delli vasselli, ma però a mio creder, non potrebbero impedir che col benefitio del vento prospero e dell’oscurità della notte passassero rissolutamente molti, toltone il danno che nel transito ricever potessero, altro dubbitar non potendosi che l’inimico sia per attraversar il detto canale in diversi luoghi, col mezo d’una o più catene di ferro sostenute da grossi arbori incatenati insieme e trattenute in linea retta dalla correntia dell’acqua col mezo di grosse ancore, per non lasciarle incurvare, se bene anco di ciò dubbitar si deve, per gl’avvisi che a Cattaro mi giunsero e signifficai riverentemente all’Eccellenze vostre, che a Scutari preparati fossero et hora conservati s’attrovino gran quantità d’anelli da formar le catene sodette e molte ancore per questo effetto, oltre il commodo poi delli boschi intieri vicini di grossi legnami, de quali se ne può valere per la qual causa particolarmente stiamo necessarissimo che la Serenità vostra tenghi munita delle cose più bisognose la piazza sodetta.
Nel licentiare le due navi sopraccennate da quel canale, d’ordine dell’eccellentissimo signor generale [?], ho [?] stimato bene di far sbarcar a Cattaro 4 colobrine che ne havevano sopra, con [?] munitioni da guerra di publica raggione, havendo fatto dar debbito a quel munitioniere [?] a cautione di publici interessi, et il simile ho anco pratticato delli altri canoni levati dalla galeazza vechia e di quelli trasportati da Budua avanti al mio arrivo alla carrica; et così di questi come d’og’altro genere di canoni che si ritrovano a Cattaro, haveranno l’Eccellenze vostre distinta la notitia dalla notta ingionta.
Il scoglio de stradioti, posto in detto canale dalla parte verso le saline tra il stretto di Combur e delle Pettane distante da terraferma soli 30 passi incirca, è stato già [?] da me diligentemente con il signor kavalier Verneda predetto veduto. Questo può haver lungezza un miglio e di larghezza passi 120 in alcuni luoghi e più e meno. Il medesimo è difettivo d’acqua sorgente, non ostante che in quello si trovino doi pozze di poca relevanza, sendone anco mancanti tutte quelle rive. Il scoglio stesso pur elevato circa 10 in 12 passi d’altezza sopra il piano dell’acqua et in certi luoghi e più e meno, formando una schena d’asina e venendo dominati alcuni siti dalle parti di terraferma, particolarmente verso detto stretto, quale riuscirebbe facile all’inimico riempirlo di terra, fascine e pietre per la sua poca larghezza e proffondità; oltre il poter piantar batterie da una parte e l’altra del stretto di Combur e levarli li soccorsi, come s’è detto di Cattaro, mentre si volesse habitarlo.
In caso che Cattaro sodetta cadesse, che Dio per sua misericordia ciò mai permetta, per levar ogni beneffitio e vantaggio che l’inimico ne potesse rettraher da quel porto capacissimo di più armate, quali potrebbe formar colla fabrica di galere, navi et ogn’altro legno, havendo poco discosto dalla stessa piazza tutte le cose necessarie per la costruttione de legni sodetti, aggiustata rissolutione crederei occupar lo scoglietto situato nella mezaria della bocca del canale, da me veduto col prenominato signor kavalier Verneda, e fabricarvi sopra un forte, qual verebbe molto aggiutato dal comodo del sito da se stesso bastante a diffendersi per la sua inaccessibilità e di capacità honesta a starvi di custodia numero 30 fanti e numero 20 pezzi di canone, col quale si verebbe a difficoltar il passo delle due bocche che forma e perché quella verso ponenete riesce più grande dell’altra per levante, a ciò si potrebbe supplire col mantenervi qualche grossa nave da guerra da dover star sotto la punta ragusea, che in tal modo coperta restarebbe anco da tutti li venti, eccettuato Sirocco, rimettendomi in questo particolare a quanto poi paresse all’esperienza d’armiragli, e le galiotte che sono di presente di guardia dentro nel canale potrebbero rettirarsi sotto il calore di detto forte e della nave, con che si renderebbe per mio credere affatto inuttile il porto sodetto. All’inimico atteso che farebbe il medesimo effetto che si ricava hora dalle fortezze della Suda e Spinalonga in Regno, serrando il passo al turco di valersi di quelli porti. Questo mi par un punto essentialissimo da esser molto ben considerato dalla sapienza sovrana, per le consequenze pessime che ne potrebbero rissultar riguardo alla navigatione del Golfo.
La terra di Budua, conforme l’opinione di tutti gl’intendenti, viene stimata di poter ressister a d’un attacco di mano, ma non lungamente a d’uno con batteria, per li suoi deboli ripari e per esser dominata da un monte assai vicino. Non è però piazza da dover abbandonar immediata che l’inimico si presentasse a confine, stante il beneffitio che gode del mare e del suo castello. Stimarei bene, per mio debol senso, che venendo l’inimico medesimo al suo attacco, mostrar potesse di voler persister ostinatamente nella diffesa, non tanto per divertirle le forze, quanto per obligarlo a perdita di gente e di tempo, mentre che li diffensori non haveranno bisogno di capitolare per la loro rettirata, rispetto al commodo della parte da mare, da cui a beneplacito de sudditi e fino a gl’ultimi momenti potrano [?] rettirarsi a salvamento lasciando all’inimico le sole ruine; si doverà dunque attender che egli pianti le battarie sodette sopra del monte, overo nella sua pendenza [?] e che dii principio a far brecchia nella mura della piazza verso terra, nel qual punto gl’assediati terrapienar dovranno le porte tutte, rettirando l’artiglieria, periere, munitioni et arme colle persone e gl’haveri in castello e venendo fatta la brecchia capace a ricever l’assalto, in tal caso li diffensori non inter[…] tempo riddur si potranno nel castello sodetto, dando fuoco all’habitationi, fatto prima il preparamento delle cose necessarie, come anco se possibile fosse far volar con fornelli le torre pricipali di detto luogo, il tutto con buon ordine e senza confusione. Tanto che le case arderanno, le servirà il tempo a terrapienar la porta del castello del primo recinto et a preparar l’imbarco delle persone inuttili, colla robba, che ciò facilmente sortirassi di notte tempo dalla parte di dietro del castello, col mezo d’una scalla di legno e d’un ponte fatto con travi e tavoloni, sopra delli grebani fin dove le barche pono arrivare, non essendovi molta distanza. Intanto li diffensori non dovranno temer cosa alcuna, benché dall’inimico si bersagliasse il fianco del castello, riguardo al riparo che dal mare tiene fin che l’inimico stesso conduca il canone dentro la piazza e che batti la cortina del primo recinto, dove è la porta, e facendo brecchia li diffensori sodetti principiar potranno riddur la notte l’artigliaria, munitione et armi nell’ultimo recinto e lasciar un nervo di gente eletta a far la rettirata et a dar fuoco all’habitationi di detto castello, come pur alli fornelli, quali necessario sarà farli avanti alli torrioni principali di quello, che perciò crederei espediente dovuto stabilir essi fornelli in tempo commodo et anticipato, col mezo di persone prattiche, la missione de quali mi par bisognosa per l’adempimento pontuale di quanto s’è predetto di sopra, come pure d’un commandante esperto che non si perdi d’animo nell’occasioni, tanto più che in quel luogo non s’attrovano altri capi da guerra. Il porto di Santo Stefano, ricovero de pastrovichi, può esser diffeso da medesimi contro un tentativo de nemici, ma non già lungamente contro le battarie. In caso d’attacco dovranno essi popoli aspettar la battaria e la brecchia et in quel mentre far imbarcare loro robbe di notte dalla parte del mare, lasciando quella rettirata un numero eletto per dar fuoco ne gl’ultimi periodi a tutte l’habitationi, ma non si doverà venire a tal deliberatione sino che l’inimico haverà fatto la brecchia, conforme s’è detto di Budua.
Il castello poi di Lasteua lo stimo insuperabile per batterie da mano e questo perché ha la vicinanza del mare, per la rettirata delli diffensori, in caso che il turco piantasse batterie e che facesse brecchia.
Le munitioni da vitto e da guerra in gran coppia unite e trasmesse dall’inimico a Scutari tutta l’invernata e primavera passate, colà s’attrovano ne’ magazeni intatte, insieme con pezzi 28 [?] di canone, attorniati da legni e spine, a fin che non siano infesti, quali erano destinati per attacar Cattaro, come da sincere certe notitie ho penetrato, cosa che me fa temere la soddetta piazza, non sia per andar esente da qualche travaglio, mentre continui la guerra.
Dalli distinti ristretti et inventarii di numero 4 uniti alla presente, venirà in cognitione la sapienza publica di tutte le provisioni da vitto e da guerra rittrovate in Cattaro, delle capitate nel tempo di mia dimora colà e delle lasciate al mio partire, col distinto consumo del biscotto, farine et altro in pressidio di 2.300 fanti in circa, che vi è stato, bombardieri, nove barche armate, galere e altre persone, che servono al publico e che per merito conseguiscono del biscotto, come pure scorgeranno la particolar quantità di formenti, farina vecchia e segala deteriorate avanti il mio arrivo ascendeti a stara 1.081, distribuiti a pastrovichi, maini e pobori et altra gente benemerita a cui per gratiosa concessione dell’Eccellenze vostre si contribuisce d’alimento l’ordinario biscotto, per possibilmente risparmiarlo, sollevar il publico dal sudetto iminente danno et uniformarmi in ciò alla mente sovrana, havendo nella dispensa d’esso pratticata sempre accurata circonspettione, così anco nel rilasciar gl’altri publici capitali. Li formentoni e segale che ne’ publici depositi di essa piazza di qua sono stati rimessi ultimamente e de quali si dubbitava per li calori estivi potessero rissentire qualche deterioramento, havendo nel corso della staggione fatto li grani medesimi di continuo palizzar e governar, m’è sortito vederli conservati in perfetta qualità, nelle qual intatti gl’ho lasciati, havendo stimato più capitale dell’Eccellenze vostre tenirli in essere che darli a rinovo o essitarli, conforme la facoltà dalla maestà publica impartitami in ducali di 11 luglio prossimo passato, havendo pur usato le dovute diligenze di governo nelli altri publici capitali precedenti, che ilesi in quelli magazeni ho lasciato, come per l’annessa fede giurata di quel munitioniere potranno l’Eccellenze vostre restar accertate.
Sempre s’è conservata la piazza stessa di Cattaro per il corso tutto della presente guerra colli popoli delle provincie d’Albania, Montenero et Hercegovina in buona rispondenza, eccettuate le due ville di Comani e Micoluchi essistenti nella provincia medesima di Montenero, quali sono state sempre contrarie, né hanno tralasciato di continuamente depredare et infestar li sudditi di quella giurisditione per il passato [?], ma osservando li medesimi al principio della mia regenza, che di certe hostilità da loro usate a danno di quel contado e luochi adiacenti coll’asporto d’alcuni sudditi, venivano d’ordine [?] mio fermati altretanti del paese sodetto e trattenuti in sequestro fino alla restitutione delli stessi sudditi captivati, sendomi con assistenza di Dio signore sempre sortito felicemente il premeditato effetto, né ignorando che la continuatione le poteva esser dannosa, nelle quali occasioni non havendo pretermesso di maneggiarmi col monsignor vescovo di Cetigne, mio confidente, mi sortì finalmente di vederli a d’adimandarmi la fede per la propria sicurezza di poter capitar alla mia presenza, come feccero, nel qual tempo in conformità delle altre ville e luoghi della provincie sodette patuirono e s’obligarono d’esser unite sempre co’gl’altri popoli sodetti in affetto e buona corrispondenza, nella quale son certo continueranno in avenire ancora in conformità del patto et obligatione assonta. In ordine a che havendo io assegnato e fatto contribuire una piazza tanto al conte Betrichi capo di Montenero, quanto al fratello del vescovo di Cetigne, in conformità dell’approvatione dell’Eccellenze vostre in ducali di 26 luglio passato, non era però fino alla mia partenza da quelle parti per anco capitati li sie brazza di pano pauonazzo, deliberato per regalar lo stesso vescovo e tre di saggia armelin per li conti di Montenero; et ogni volta che ciò non fosse adempito fino a quest’hora sarebbe cosa ottima (per mio riverentissimo senso) d’accelerar la sua trasmissione, per maggiormente obligarli all’ossequio et alla devotione continuata verso gl’interessi di Vostra serenità. Essi popoli, cioè li christiani, che sono la maggior parte dell’accennate provincie, per quanto colla mia debolezza ho potuto ricavare nell’incontro d’affari pratticato in più congiunture che si sono rappresentate di publico servitio, ho compreso che tengono radicato nel cuore un sviscerato divoto affetto verso la serenissima republica, se bene per li riguardi del tirannico commando a cui sono soggetti, non ardiscono palesare quello che internamente conservano, ma in caso d’attacco alla piazza sodetta voglio credere che sforzati dal grosso inimico s’accompagnerebbero con il medesimo, non mai però con proponimento di condursi in partita a danni di quel distretto, come tal volta buon numero de turchi sogliono capitare, se bene sotto di me (Dio lodato) mai è seguita tal incorsione, se non ne gl’ultimi periodi del mio governo, cioè sotto li 20 settembre, che capitato il bassà Giussubegovich a Podgorizza con 500 huomini a d’oggetto di scodare alcuni suoi tributi e far scortare 60 cavalli de munitioni, che furono anco da lui mandati da Scutari a Castelnovo, nella qual congiuntura 200 de detti turchi calorono verso Budua e Pastrovichi per depredare in quei luoghi, di che se ben preavvertiti con più messi dalli passà di Montenero, in ordine alle capitolationi stabilite con medesimi, e da me con lettere, non stimando l’avviso per la trascuraggine loro, detti turchi fecero schiavi un huomo e due donne alla volta di Bchichi [?].
Li popoli di cuzzi e clementi mostrano conservar vera piena devotione alla Repubblica [?] non so però se naturale o interessata, mentre 20 de loro capi principali tirano salario mensuale dall’Eccellenze vostre. Veramente questi sono gente bellicose al numero di 10.000 combattenti sormontano e pono in un momento unirsi, né vogliono prestar ubbidienza a turchi e meno al loro commandante. Nel precedente attacco di quella piazza non intervenero li popoli medesimi, tutto che il grosso dell’inimico li violentasse, come fecce a gl’altri delle provincie accennate. Vanno questi creditori di molte mesate e per quanto ho osservato [?] da lettere, che con occasione d’avvisi scrivono al cavalier Bolizza, mostrano qualche doglianza per la non pronta solutione di dette loro paghe; onde crederei che molto profficuo al publico servitio fosse il renderli consolati in qualche parte per inanimarli nell’affetto e devotione. Le genti poi di Ercegovina, gente [?] cordiale e ben affetta alla Serenità vostra, di continuo somministrano carrazzi, formaggi et altre mercantie, li popoli medesimi ogni qualvolta sforzati fossero dalle forze poderose dell’inimico sodetto, non potrebbero far di meno di seguitarlo a danni del confinante dominio dell’Eccellenze vostre. Sono però solleciti li commandanti de popoli stessi in raguagliar gl’andamenti del turco, come anco li dissegni che di lui possono venire in luce e per quanto ho potuto penetrare, quando però Vostra serenità si rissolvesse di far tentar l’impresa di Castel novo, credo certo sarebbe sempre pronti non già d’unirsi coll’armi publiche all’attacco di detta piazza, come feccero sotto la felice memoria dell’eccellentissimo signor proveditor Foscolo dell’altra di Risano, ma ben si di serrar et impedir li passi all’inimico a non portarle soccorsi, per quanto le forze loro potessero impugnar il contrasto dunque per conservar in tal devotione e così buona volontà li popoli delle sudette provincie, stimarei che fusse rissolutione aggiustata tenir in freno li caiduci di Cattaro a non oltraggiarli, come la loro dissolutezze e temerità inclina, mentre disgustati da invasioni potrebbero raffredare la svisceratezza e romper li patti et obligationi già stabilite e di sopra espresse.
Unita riceverà la sapienza publica notta distinta numero 5 di quanto biscotto viene contribuito a particolari benemeriti, cioè a maini, pobori, pastrovichi, Lasteua, caiduchi et ad altri, a ciò la Serenità vostra anco in questa parte n’habbia li dovuti lumi e comprendi quanto s’estende la spesa mensuale a che soccombe in questa parte.
Molte ville nella giurisditione di Castelnovo si contano, le genti delle quali, se bene pagano nella Camera di Cattaro due reali in circa per cadauna di tributo a d’oggetto di non restar molestati da quelli caiduchi, sono però in partita colli turchi di Castelnovo medesimo tanto per terra quanto per mare.
Questi popoli servendo in tutte le forme di beneffitio a detta città, stimarei per mio riverente senso che fosse bene farli captivi col trattenirli in Istria tra li altri novi habitanti et incendiarli le case tutte e considero se di già sarebbe effettuato, non so quanto sarebbe anco a quest’hora seguito della piazza stessa, son ben certo almeno che mentre fossero levati detti habitanti non ardirebbe alcun turco uscir fuori dalle porte e quel che più importa le sarebbe tolto il modo della coltura delle campagne, per il che provarebbero penuria di viveri in particolare l’invernata, nella qual staggione mai possono haver soccorsi per le gran nevi all’hora sopra le montane esistenti, che le divertano [?] il trasporto e meno diffensori haverebbero in caso che la Serenità vostra venisse sopra di quella a qualche deliberatione.
Per corso inveterato di lungi anni ha havuto il publico munitioniero di Cattaro l’assignamento di due per cento di calo dalli biscotti che capitavano in quelle munitioni, in riguardo dell’acrescimento ne seguiva de medesimo ne’ vasselli per l’humidità che seco attrahevano nella navigatione. Da due anni in qua, sendo stato levato dalla Serenità vostra il sodetto calo, al munitioniere vengono al presente consignati essi biscotti al peso che qui ricevono, con che ricavano li paroni de i vasselli che lo conducono il vantaggio dell’acrescimento dell’humido; onde riddotti ne’ magazeni publici li biscotti  medesimi col tempo si sugano et in tal forma perdono l’humido preso dalla navigatione stessa, restringendosi poi grandemente a summa riconsegnata, così che patente si scorge il vantaggio predetto di paroni de vasselli e la lesione del munitioniere, per la qual causa e per altri pregiuditii che rissente da animali e dalla rapina di molti nell’occasione del dispenso, non ordinario si scorge il danno, che per ciò conviene infallibilmente restar diffettivo nelle sue amministrationi. Toltane la bonifficatione sodetta già pratticata erano pur assegnati tre per cento delle biave di raggione dell’Eccellenze vostre che colà capitavano, di che però li publici interessi non rissentivano alcun aggravio, mentre essi tre per cento s’accostumava poner in accrescimento del costo delle biave, così che il privato e non il publico soggiaceva all’uttile predetto del munitioniere. Haveva questo per sua mercede li tempi passati ducati 4 e mezzo correnti di salario al mese, netti da gravezze, dando però in conformità delle leggi le dovute pieggiarie per la sua amministratione, ma essendo poi con parte della Serenità vostra già due anni, come sopra stati levati li beneffitii predetti, furono necessitati gl’eccellentissimi signori proveditori generali assegnar al munitioniere sudetto ducati 35 netti di gravezze et una piazza a d’un suo figliolo in una delle compagnie del pressidio, che fanno in tutto ducati 40, onde sono di più ducati 35 e mezzo dell’assegnamento delli 42 [?] di salario vechio, con che anco non ha lasciato l’infervoratissimo zelo e diligenza impareggiabile dell’eccellentissimo signor general Contarini a trovar soggetto di proposito e buona conditione che vogli intraprender detto impiego, conforme si facceva per il passato, si che al presente vengono maneggiati i publici capitali senza le necessarie pieggiarie e da persona inesperta, di modo che se fosse rinovata la prattica delli sodetti beneffitii voglio creder si trovarebbe non solo soggetto buono a d’intraprender l’impiego sudetto, ma restarebbero anco ben cautellate l’Eccellenze vostre, che altrimente patente si vede il rischio che il publico corre di soccombere alli pregiuditii a quali soggiace il munitioniere, non havendo poi il modo commodo di rissarcirli per la mancanza delle fidegiussioni sodette. Mi par che molto conferente sarebbe al servitio della Serenità vostra la institutione d’un scontro, qual tenisse incombenza d’assiter all’uscita delle munitioni d’ogni genere e far notta distinta di tutte le cose, registrandole sopra libro appartato con divieto particolare di non dispensarsi alcun benché minimo capitale senza la presenza di detto scontro e con obligatione a questo d’esser pontuale anco nel giro della scrittura, per toglier in tal forma tutte le fraudi che gl’interessi dell’Eccellenze vostre rissentir potessero, come si prattica in tute le città del serenissimo dominio, destinandole emolumento aggiustato mensuale per sua ricognitione che parerà alla singolar virtù publica.
L’anno 1661 passato procurò la Sacra congregatione de propaganda fide instituir un colleggio in Ragusa, confinante al turco, con ogetto di ben instruire nel ritto cattolico li figlioli christiani di Dalmatia, Albania, Servia, Bulgaria et altre provincie circonvicine soggette a gl’infedeli per quelli ridotti [?] in stato sacerdotale, acciò colli buoni documenti loro facilitar potessero a gl’altri christiani delle provincie medesime il retto vivere et amministrarle la parola di Dio colli santissimi sacramenti. Non piacque alli ragusei tal propositione portatale, rispetto all’intentione che haveva la Sacra congregatione di destinarle in rettore nel colleggio stesso per esser suddito dell’Eccellenze vostre, per quello ho penetrato, bramando loro la facoltà della nomina del rettore medesimo a propria sodisfattione con altri particolari, così che per non sottomettersi all’altrui leggi, come nelli fogli numero 6 che riverentissimamente presento, deliberò la Sacra congregatione predetta di edifficar a Te[…]no Stato della Chiesa il coleggio accennato, che anco mandato ciò in essere e provedutolo de maestri e dell’altre cose bisognose, scrisse all’abatte sodetto per cooperar nella missione de figlioli predetti, de quali soli 4 di 12 che ne bramava ne sono andati, a d’altri non essendo stato possibile insinuarle la mossa dalla propria patria, timorosi li padri e parenti di perderli o nel passaggio del Golfo per l’acqua, per la tema de corsari o per la mutatione dell’aria, da cui qualche male rissentir ne potessero et anco per esser troppo lontani e non poterli visitare. Nel scoglio di San Zorzi vi è il convento sopranominato, qual per quello ho penetrato a Cattaro molto facile sarebbe il riddurlo per commodo de figlioli medesimi, quali volentieri vi si riddurebbero per la vicinanza, quando li beneplaciti dell’Eccellenze vostre ci concorressero, che per mio debol parere crederei non disdicevole, per l’uttile che il publico rissentir ne potesse riguardo alla buona indole che le genti delle provincie sodette ne riceveranno, per gl’avvisi degl’andamenti inimici, che facilmente sottraher si potranno, per il beneffitio che ne rissentiranno li popoli di Cattaro nel danaro che colà s[…] per correre nella comprida del vitto e particolarmente per far un bene tanto grato a Dio; onde uniformandosi questo mio riverentissimo motivo alla pia mente sovrana, stimarei che havendone la sodetta Sacra congregatione alcuna insinuatione dall’eccellentissimo signor ambasciatore di commissione della Serenità vostra, si disponerebbe a rilasciarne gl’ordini per l’essecutione pontuale della erettione del collegio nel scoglio accennato et per il mantenimento di quello.
Non ho mancato di far accommodar diligentemente la maggior parte delle barche armate essistenti di guardia nel canale della piazza stessa di Cattaro, come pure publici magazeni ove sono le munitioni dell’Eccellenze vostre, quali si sono conservate senza haver rissentito minimo patimento dalli tempi cativi, che ben spesso si sono provati e si provano, mentre erano affatto discipati et altre molte cose necessarie, havendo sempre mirato a minorar possibilmente il dispendio col riguardo particolare alle ristrettezze publiche presentanee [?] et fatto unir cinque magazeni di legne d’abbruggiar et il rimanente d’adoperar in ripari, quando havesse portato la congiuntura d’alcun danno di piazza.
L’hospital fu da me trovato infesto a segno che quando vi entrava un soldato spirava per necessità di vitto, per la privatione totale d’alcun commodo e per l’immonditie che in quello vi erano. La prima mia operatione è stata di farlo nettar e governar, provedendolo nella miglior forma possibile delle cose più bisognose e facendole giornalmente assister da doi padri capuccini meco condotti, così che nel tempo della mia dimora in Cattaro di 400 e più ammalati gravemente che vi sono stati, 15 soli ne sono periti, con somma sodisfattione mia. Ho anco veduto il rimanente del pressidio tutto formato di diverse nationi in quiete e buona intelligenza e do lode a Dio che m’ha sempre assistito et all’Eccellenze vostre, che in essa mia permanenza non habbino rissentito le mortalità e fughe solite derivare in grossi pressidii, sendone falliti soli 22, buona parte de quali partiti colla squadra delle galere per Levante al principio della campagna.
Il signor kavalier Verneda s’è sempre trattenuto in Cattaro, havendo di continuo prestato il suo fruttuoso impiego a segno che non mi ha lasciato che desiderar di diligenza e pontualità nelle fortificationi come sopra stabilite e per ciò mi pare habbia molto meritato presso la Serenità vostra e si rendi degno della gratia publica.
Il signor kavalier Nicolò Bolizza pure nel tempo di mia dimora nella sodetta piazza s’è fatto conoscer applicato nella speditione de publici importanti dispacci per Costantinopoli, anco con discapito de suoi interessi nella puntualità de gl’esborsi a che ha convenuto soccomber, per il che mi par anch’egli meritevole d’ogni pio [?] bene.
Di me devo dir pure che senza mira imaginabile a me stesso, senza rifflesso di mie poverissime fortune e senza risparmio delle fatiche, delle vigilie e del sangue ho havuto unico oggetto alla sicurezza della piazza, al bene di quei sudditi, al vantaggio del publico, al decoro della Serenità vostra. Vorrei che fossero stati più atti li miei talenti come non poteva essere più pronta la mia volontà, per ben servire l’Eccellenze vostre, honorino d’aggradimento il poco che ho contribuito e di compatimento il molto che non ho potuto contribuire. Della divotione e fede non è questo il primo saggio, molti testimonii ne ho dato in Candia et in mare e ne porto soavi e moleste le rimembranze. Soavi perché ho obbedito sempre e servito senza distintione ovunque son stato commandato. Moleste poi perché spogliato da turchi il Regno di quanto possedeva la mia casa, ho poi consumate le reliquie tutte sostennendo le carriche che mi sono state appoggiate. Mi vanto a d’ogni modo, prencipe serenissimo, eccellenttissimi padri d’haver servito per 20 anni e di trovarmi spoglio e lacero di tutto. Me ne cruccio solo perché in tale stato miserabile non haverò più modo di servire e posso dir anco di vivere; ma che? La pietà publica mai manca e troppo pregiudicarei alla medesima et a me stesso ancora, se sapendo di non haverla demeritata mostrassi hora di dubbitarla, la confido, la spero, la supplico. Gratie