• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

3 novembre 1620 Daniele Gradenigo

Relazione

Relazione di Daniele Gradenigo ritornato di Provveditore a Corfù
1620 novembre 3 [presentata in collegio 10 luglio 1620]

Serenissimo Prencipe
Sebene mi persuado, che nel dover refferir alla Serenità Vostra et all’Eccellenze Vostre illustrissime quanto ho potuto conoscer o giudicar degno della sua notitia, nel corso d’anni doi e mesi nove che ho sostenuto il carico di proveditor e capitano nella città et isola sua di Corfù, io possa incontrare in cose racordate d’altri miei precessori, o per dir meglio dall’eccellentissimo signor General Cabriel ritornato ultimamente dalla visita dell’isole di Levante, tuttavia perché le congiunture di tempi estraordinarie, nelle quali è toccato a me il succumber, benché imperfettamente a tal peso, potrebbero per aventura havermi fatto capace d’alcune cose degne di particolar applicatione, non devo perciò restare, per sodisfattion del mio obligo di rappresentargliele con quella riverenza e brevità maggiore che mi sia possibile, non havendo da discorer di fabricatione fatte di considerabil momento, per non haverne havuto l’ordine né modo, se non d’andar reparando alli maggiori bisogni et perfettionar la fabrica incominciata da Sua Eccellenza alla verciatta, la quale è riuscita oppera non men vaga che proffitevole alla diffesa di quella parte, più bisognosa di qual si sii altra in detta fortezza, per le raggioni che apporterò a suo più proprio luoco, dirò per tanto alcune cose appartenenti alla custodia e sicurtà di questa fortezza e toccherò insieme alcuni disordini, con raccordarle quei rimedii con quelle provisioni che potranno pervenire dalla debolezza del mio senso e della mia opinione, rimettendomi sempre all’infinita sapienza di Vostra Serenità.
Et venendo prima alli particolari delle fortezze dico riverentemente, come l’artellarie di quelle s’attrovano in buona parte sprovedute di manteletti, che per mancamento di tole non se li sono potuti fare, havendomi anco del continuo convenuto far attender alla provisione de letti e ruode, de quali ve n’era estraordinario e più importante bisogno, per suministrarne anco, come ho fatto, qualche parte alla fortezza d’Asso, Ceffalonia e Zante et ad alcuni vasselli d’armata, non havendo mai tralasciato di far lavorare, doppo che mi fu inviato il cararo che ricercai alla Serenità Vostra per tal effetto, havend’intese che quasi tutta l’artellaria di detta fortezza d’Asso era in pericolo di restar scavalcata, occorendo il bisogno d’adoperarla, per la fragidezza de letti.
Li quartieri et alloggiamenti di soldati hanno parimente non puoco bisogno di restauratione di porte e balconi, per esser quelli munitione del tutto senza tole, anco di larese e chiavi d’alcuna sorte, da potersene servire all’occorenze de bisogni che accadessero, per suplimento de quali sariano necessarii altri doi murari e doi tagliapietra, con un buon protto intelligente, essendovene uno più presto di buona volontà che di esperienza, quando si habbi ad attendere alle restaurationi o fabricationi necessarie, che sono state intermesse gl’anni adietro.
Il ressiduo de Greci, che restano tuttavia in fortezza, è ridotto in tre sole famiglie, l’una delle quali è presto per mancamento di prole per estinguersi, ma perché par che ambiscono grandemente l’habitar in fortezza, giudico tanto meglio il farli uscire, con buon modo comperando le case per il publico, come ho fatto io d’alcuni ch’erano debitori in camera, colla qual via ho rintegrato la Serenità Vostra, tollendo le case in Signoria senza esborso di danaro, delle quali, con molte altre che sono state comprate in altri tempi et che per star inhabitabili vanno in desolatione, direi fosse bene fabricarne quartieri, quali per la materia quasi del tutto pronta verebbero a costar puoco et sariano non solo d’ornamento alla fortezza, ma di molto commodo all’uso delle militie, mentre occoresse introdurvene maggior numero.
Tra l’oppositione di quelle fortezze vi è il monte de Santi all’incontro della verciata, dove perciò ho eretto un cavalliero, in un luco vacuo vicino al casello detto delli Spiriti, et munitolo d’artellaria per il rincontro del sudetto monte, sito di gran consideratione a servitio dell’inimico. et il monte di San Zorzi, chiamato Anafonitra contiguo alla Nova fortezza, la cui destruttione sicome per mio senso sarebbe se non ottima, così mi rissolsi sin da principio del mio carico d’ordinare con publico proclama, che tutti quelli della città et isola che intendon far fabriche, dovessero andare a cavar le pietre o sassi dal detto monte e non altrimenti in terra ferma, come erano soliti; et in pochi giorni vi fu concorso tale, che si vidde buon profitto, così che quando paresse bene alla Serenità Vostra cometter che si dovesse continuar con tal ordine, spero che in non molt’anni se ne vedrebbe l’anichilatione, senz’alcun interesse publico, col mezo anco di condenar dei rei all’estratione, di quella portione di passa che convenisse agl’eccessi loro o alla possibilità delle forze, mentre però i casi non rechiedessero maggior rigore, overo che fosse meglio unire il detto monte col recinto della città con una sorte di riparo, simile a quello che di presente si vede che attacca la Nova alla Vecchia fortezza, tenendo per fermo che simil maniera di fortificatione debba molto più e sicuramente servire a far la diffesa di detto monte di qual altro modo si sia, riportandomi però sempre alle raggioni apportate da chi più s’intende di fortificatione, come potrà haverne la Serenità Vostra più fondati discorsi dal capitano Antonio Sarti, che ha essercitato il carico d’ingegnero in quelle piazze per il corso di molti anni, che sta per gionger di breve in questa città con licentia concessali dall’eccellentissimo signor Proveditor general Cabriel, doppo riddotta a perfettione la fabrica incominciata da Sua Eccellenza illustrissima alla versiata, il qual essendosi sempre coll’opere et discorsi fatto conoscer suggetto, non solo di valor e di esperienza grande in tal professione, ma anco ripieno di molto zelo e devotione verso il servitio publico, voglio sperare che sia per comprobarglielo con effetti corrispondenti in ogn’occasione.
La cunetta di quella fossa ha bisogno d’esser nettata et escavata, et quando se li facessero le sue sponde, con slargarla un altro passo ancora, giudico riuscirebbe opera fruttuosa alla sicurtà della fortezza, perché quanto più si trova angusta la fossa dalla parte di fuori della cunetta, é tanto maggior disavantaggio dell’inimico, il che haverei nel mio tempo effettuato, quando havessi potuto, per minor dispendio publico, valermi nell’opra delle genti delle galee, non havendone havuto altro che una sola, et perché non havessero in alcun tempo a restar scemati quelli presidii del numero di militie che ricerca la sicurtà e riputatione di così importantissime piazze, sarebbe necessario tenervi del continuo settecento fanti per l’ordinarie fattioni, quali basterebbero a pressidiar le fortezze e città, levandosi l’uso dei soldati casalini quanto più sia possibile, come ho procurato di fare in quelle compagnie che sono state regolate al mio tempo et che haverei fatto anco nel rimanente, mentre vi fosse restato bastevole numero di militie, non servendo li medesimi casalini se non a beneficio dei capetanii, quali se bene sono cassi si notano poi nelle compagnie delle cernide, de quali accadendone il bisogno si possano applicar al servitio.
Nel numero delli quarantadoi bombardieri provisionati, che sono in tutte doi quelle fortezze, ve n’è buona parte che sono inesperti, essendo stati rimessi in diversi tempi senza li debiti requesiti, siché quando si havessero suggetti habili da poner in lor luoco, giudico parte importante levar gl’inatti, seben si dovesse sentir qualche maggior interesse nel ponervi persone esperimentate, che all’occasioni pottessero far quegl’effetti che richiede la sicurtà delle medesime fortezze et la floridezza dell’artellarie che vi è.
Sono in quella cittadella molti particolari altretanto degni di consideratione per mio senso, quanto che siano bisognosi di rimedio, ma perché sono stati molti li rispetti che non mi hanno concesso l’esser come si suol dir auttor di novità, non giudicando massime convenirsi al carico et auttorità mia ordinaria, non son perciò passato ad alcuna inovatione, ma conoscendomi in obligo, sicome dissi da prencipio, di rappresentar humilmente alla Serenità Vostra quanto stimo degno della sua notitia e di quella regolatione che meglio paresse alla sua prudenza, non tralascio di dir riverentemente, che venendo dato il nome dal clarissimo signor conseglier senza che il proveditor sappi che nome corre, non so come accadendo in tempo di notte di dover passar a soccorer dall’una all’altra piazza si possa farlo, se non con evidente pericolo di qualche grave disconzo, siché giudicherei fosse meglio che il proveditor dasse il nome, come si osserva a Brescia dagl’illustrissimi capi in quel castello, col ridurla in modo, che volendosi anco alcuna volta veder come vada la custodia di notte, si potesse farlo, il che servirebbe di maggior eccitamento alle militie et d’altretanta reputatione a quella piazza, dalla quale venendo per l’ordinario mandati soli quattro soldati con un capo e forsi il più delle volte non suditti alla custodia del castel da mar, dove essendo il deposito più considerabile delle polveri, stimo non solo necessario cometter che non vi potesse andar alcun capo che non fosse suditto et almeno altri dodeci soldati di più, accioché accadendo che ne venghi alcuno a basso per le cosse necessarie di viver o d’altro, non resti all’arbitrio di cosi poco numero la cura di tant’importante posto, per quelle consequenze che possono esser meglio prevedute dalla prudenza di Vostra Serenità et dell’Eccellenze Vostre illustrissime.
Aggiongo donque con ogni debita humiltà, che si come la buona memoria dell’eccellentissimo Proveditor e capitano generale da mar Barbarigo sentiva, che per maggior sicurtà della medesima fortezza, fosse eretta l’habitatione dei clarissimi castellani di sopra alli sette venti et concorrend’anch’io col mio senso, se ben debole in tal opinione, non ho voluto tralasciar di fargliene riverente motto, poiché facilitando il scarpone de detta fortezza la scalata da quella parte, per la sua altezza, è perciò necessario applicarvi maggior cura et che per l’ordinario presidio vi fossero sempre almeno cento ottanta fanti e suditi quel più che si podesse, se non almeno Italiani, et che fosse comesso alli clarissimi castelani, che non dovessero permetter che potesse assister al serar della porta alcuno che non fusse suditto, ma come una lanza spezzata di quel governatore o altro ufficiale, purché suditto.
La porta della medesima fortezza riuscirebbe di maggior sicurtà il ritirarla vicino alla canoniera che hora è murata all’incontro della fontana, che in tal modo si ridurebbe nel recinto della città et in occasione di biaogno se li potrebbe introdure il soccorso con maggior facilità, essendovi massime il quartiero ivi contiguo tra detta fortezza et la porta di Spilea, che si potrebbe riddur a maggior capacità di militie con puoca spesa, con che restarebbero anco destrutti affatto certi horti che si fanno da quella parte, sotto pretesto di diverse concessioni, non senza pregiuditio della buona custodia e sicurtà dell’istessa fortezza.
Havendo al mio ingresso a quel carico havuta occasione di far una scielta d’huomeni da spada di quelle cernide, che furono levati su l’armata in luoco d’altretanti lasciati in quelli presidii dall’eccellentissimo signor Proveditor Venier, all’hora proveditor genaral da mar, dalla compagnia della città e borghi, qual è al numero di settecento sessanta cinque; et hebbi nondimeno che fare a poterne cavare cento e ottanta, per l’inobedienza habituata in loro, la qual causa, che puoco curandosi di comparir alle mostre che vengono ordinate, si rendono sempre più inobedienti et altretanto inatti a prestar alcun buon servitio all’occorenze di bisogno, quanto che riescono in tal modo mal disciplinati et inesperti, confidandosi per mio credere nella speranza over certezza che hanno della protettione di quelli cittadini, la qual introduttione, havendo anco quasi l’istesso luoco nelle due compagnie delle quattro Balie dell’isola, che son al numero di mille e tre tra tutte due, che fanno la summa di mille settecento sessanta otto huomini di buona apparenza, ma da promettersene puoco, mentre non siano riddotti a miglior termine d’ubidienza e disciplina.
All’istesso segno sono gl’huomeni da remo, tra quali nella scielta fatta pur da me delli ducento per rinforzo dell’armata, io viddi buona gente et habile a prestar opera fruttuosa, quando fosse essercitata, seben nel determinato numero non vi si può far sicuro fondamento, tuttoché per la discrittione fatta dall’illustrissimo signor Gierolamo Contarini, mentre sustenne quel carico, fossero sin all’hora al numero di doi mille seicento settanta quattro, perché sentendo quelli’l motto di doversi armare, alcuni si ritirano in terra ferma et altri ne vengono occultati et protetti dalli medesimi cittadini per li loro interessi, talché questi reffugii vanno habituando in essi l’inobedienza, dalla quale può senon ressultarne quelli effetti tanto pregiudiciali al publico servitio, quanto la prudenza della Serenità Vostra può benissimo comprendere, quando non si vada procurando d’obstarli opportunamente in qualche buona maniera.
Nell’osservar le cose che concernono il servitio della Serenità Vostra ho conosciuto molto proffitevole la terminatione dell’eccellentissimo signor Proveditor e capitano general da mar Barbarigo, di felice memoria, circa li debitori di quella camera, colla qual termina che non possino quelli cittadini che non haveranno sodisfatto i debiti o portioni loro nei termini assegnateli per detta terminatione o modification di quella, fatta a supplicatione dei medesimi cittadini, per la qual li vien prorogato il termine de mesi quattro per rata a pagar quando vano debitori in rate tre, altrimente non possino esser balottati né admessi alle dignità di quel consiglio, il che sicome per la propria abitatione et utile che vi hanno li farà pensar alla debita sodisfatitone, così causerà che la Serenità Vostra si reintegrerà più facilmente de suoi crediti di tempo in tempo, senza lasciarli andar inesegibili, come hanno fatto per il passato in gran suma, mentre ella cometterà espressamente che si continui l’essecutione, sotto rigorose pene a ministri di camera che contrafacessero o permettessero contrafatitone in alcuna parte a così ottima deliberatione, poiché detti ministri, per esser tutti Corfiotti et eletti da quel consiglio, non si rendono accurati nell’essatione dei crediti publici di quel modo che si converebbe, anzi che a gratificatione di quello e di quell’altro possono tener indietro molte cose sotto diversi pretesti, come ho trovato esser seguito per il passato, havendo fatto far un estratto delle condanne pecuniarie fatte da quel reggimento dal 1606 in qua sino al terzo del reggimento attuale, che importano in tutto ducati sei mille quattrocento e quattro, et quelle imparticolar del reggimento presente [precedente?] sino al predetto tempo ascendono alla summa di ducati sei cento cinquanta tre, a conto de quali non ho visto esserne stata pagata alcuna portione, perché anco il ragionato, seben lui vien eletto dalla Serenità Vostra o da suoi rappresentanti, non si vede però concorrer a tal carico altri che gl’istessi Corfiotti, credo per la tenuità del salario, che è di soli ducati dieci al mese. Onde anco questo dubito si vada accomodando con gl’altri et che il servitio non passi con quella regola che si converrebbe, perché quando si havesse persona d’attitudine e fede che inclinasse a quel ministerio, giudicarei bene accrescerli il salario, accioché potesse adoperarsi con quella sincerità e zelo che richiede tal maneggio, il qual dall’opra d’un buon ministro può venir così ben regolato, che ne potrebbe ressultar maggior sodisfattione e civanzo in varii modi alla Serenità Vostra, perché seben è terminato per li ordeni dell’eccellentissimo signor Felippo Pasqualigo, buona memoria, conformati dalla suprema auttorità publica, che non si possino deliberar datii senza idonee piezarie, tuttavia ho trovato che sotto pretesto d’antica consuetudine, in certi datii di non molta relevanza, si hanno fatto lecito lasciar detti ministri deliberarne alcuni per l’adietro, con li conduttori de quali interessandosi poi sotto mano li fanno levar da genti che non hanno pur casa formata, quali disordini causando che detti datii siano inesegibili, con quel pregiudicio dei publici interessi che benissimo può conscer la prudenza della Serenità Vostra; ho perciò procurato divertirli quanto più ho potuto, col far dalli medesimi ministri dar inviolabil essecutione alli predetti ordini sotto le pene per quelli statuite, havendo anco procurato d’avantaggiar, come si è fatto, quella camera nell’appalto dei datii di Butintro(?) dalla condotta precedente a quella seguita al mio tempo di ducati tre mille e cento, e nel datio della valonia dell’isola, qual non si essendo trovato chi lo levi è andato doi anni per conto di Signoria, et ne ho cavato doi milla ducati più di quello era solito appaltarsi; coll’ordine tenuto da me in non lascair estrazer valonia d’altra ragione, se non da chi ne comprava il terzo di quella publica, vedendosene le partite di tal civanzo a pro della Serenità Vostra in detta camera, la qual ricevendo nulladimeno giornalmente per altre vie pregiudicii grandi, per introdursi di presente stili così diversi della publica volontà nell’application delle condane pecuniarie che occorono farsi, che non si vede capitar in essa camera, se non pochissima summa di danari di tal raggione, tuttoche l’occasioni siano frequenti, non posso perciò restar d’aggionger humilmente, che in vece di condenar li rei in pene pecuniarie, che per le leggi non possono esser applicate se non a detta camera, si dice(?) siano condenati a far la tal cosa, in modo che per questa via vien delusa la legge e pregiudicata la camera, al che sarebbe facil remedio il terminar, che mentre li rei non habbino ad esser condenati corporalmente, ma in opere che li costino danari, non si potessero condanar senon in quella pena pecuniaria che fosse stimata più coveniente, da esser applicata a detta camera, sotto pena alli rettor di non poter andar a capello, o come più paresse alla sua prudenza, se non porteranno fede con giuramento delli successori d’haver così esseguito.
Sono diverse baronie in quell’isola, i possessori delle quali hanno obligo, per quanto ho visto da un raccordo in quella secreta dato ultimamente, di tener un cavallo per cadauno, che sii atto al servitio e fattioni militari, la qual cosa è andata in disuetudine, venendo godute dette baronie senza la debita recognitione; onde quando paresse bene alla Serenità Vostra cometter che fossero revisti i tittoli o investiture colli quali vengono possedute, sarebbe per mio senso senon facile il trovar l’usurpatione e ravivar in tal modo quelle attioni publiche che possano venir occultate dagl’arteficii altrui, non senz’avantaggio del servitio suo.
Non devo tralasciar d’aggionger riverentemente come la loggia che serve per l’audienza al reggimento et per i consiglio di quella comunità, è tanto vicina alli restelli della fortezza, che per me stimarei bonissima rissolutione il farla trasportar in altro luoco, dove più le piacesse, purché fusse fuori di quella spianata, su la qual trovandosi anco certe levate di terreni, augumentate dal inmonditie amassatevi per l’adietro dalla parte contigua alla città, che formando puoco men che una strada coperta, over trinciera, a pregiudicio della medesima fortezza, giudico senon bene l’applicarvi remedio, potendosi col far portar il terren buono in fortezza per deposito e gettar in altra parte la matteria infruttuosa, col prohibirsi nell’avvenire tal introduttione.
Il mandaracchio ha gran bisogno di restauratione et imparticolar d’esser escavato, perché altrimente quando si scorra troppo avanti senza la debita provisione, lo vedo riddur in stato inutile, come pur troppo m’assicuro sia stato meglio conosciuto dagl’eccellentissimi signori capitanii e proveditori generali da mar, che diverse volte al mio tempo si sono ritrovati in quel porto, et perché alla lor partenza son restato senon affatto senza galee, almeno con una o due al più, e senza ordine né modo di ponervi mano, non più in questa come in qualch’altra opera, essendo fattura da sollecitar mentre s’attrovi concorso di galee, per effettuarla meglio e con quel maggior civanzo publico che sia possibile.
Fra l’altre cose ch’io giudico giovevoli per più consequenze al publico servitio è l’introduttione del pressidio nella città, poiché con ciò si possono andar destramente levando diverse pernitiose introduttioni, che sono l’introdur e mandar fuori della città in tempo di notte mercantie di varie sorti di contrabando, con pregiuditio dei datii publici et quel che più importa con pericolo che portandosi robbe di terra ferma, che ben spesso possono esser suspette di contaggio, s’andasse un giorno, che Dio non voglia, qualche gran fuoco, che perciò tutto che mi sii trovato in strettezza di militie, non ho mai voluto abbandonare detto pressidio, massime dalla parte del mare, di dove più facilmente si possono divertir li sudetti incontri, oltre che in tal modo s’anderà riducendo dolcemente quei populi al freno dell’obedienza, altretanto necessaria quanto che è da quelli per natura molto lontana, essend’anco nell’istessa città gran copia d’Hebrei di varie nationi, che alla giornata vi vanno concorendo et in particolare di quelli Spagnoli, a quali stimo sia se non bene haver l’occhio adosso e farli sopra tutto astener dal pratticar nelle fortezze, senon con licentia espressa et per qualche licita causa conforme a quanto fu con matura deliberatione terminato dall’illustrissimo signor Antonio Civran mio precessore.
Et sebene l’importanza delle forze, aggionta al rispetto di dover assister perpetuamente nella fortezza e specialmente nella qualità de presenti tempi, non mi ha permesso l’andar alla visita, per veder massime il castel Sant Angelo e qualch’altra cosa, ho nondimeno procurato di suplir coll’osservatione. Onde sicome per il sito, che fa anco porto sotto, si può con pochissima spesa guardare, così giudico senon bene il continuar quella custodia, conforme la prudente institutione del medesimo illustrissimo signor Civran e la continuatione dell’eccellentissimo signor Proveditor general, in mantenervi un capitano con otto soldati e doi scolari bombardieri, con la paga ordinaria di quel pressidio di Corfù et il biscotto, ma nel tempo dell’inverno stimo basterebbero parte di dette genti solamente, oltre gl’huomeni dei casali circonvecini deputati per l’ordinario a quella guardia.
Gl’habitanti nel scoglio di fanno raccomandati alla cura dei proveditori, ho havuto occasione di conoscerli molto innobedienti e quasi libertini, e quel che è peggio fautori proprii de nemici della Serenità Vostra, havendosi quelli sin fatto lecito, coll’occasione di quella tal tartana che fu presa da un vascello di Malta et che poi si ruppe a detto scoglio, di divider fra essi quel puoco che vi si trovava sopra e di recettar le genti in casa propria, senza risguardo alcuno degl’interessi della salute comune né d’altro, e suministrarle anco comodità di barca per passare in Puglia, senza darne alcuna notitia senon molti giorni doppo il fatto et con modo quasi violente, come rappresentai humilmente alla Serenità Vostra con mie lettere; et essendo il capo di detto scoglio capitato in quel porto con vascello di ventura, nella recognition del quale, fatta d’ordinatione dell’eccellentissimo signor Proveditor e capitan general da mar Barbarigo buona memoria, fu trovato che se ne stava come ascoso et nel constituirlo alla presenza di Sua Eccellenza et mia, dava segno di voler prima capitar dal clarissimo signor Zuan Battista Paruta, parone di detto scoglio, qual all’hora s’attrovava in quella città, il che mi fece cascar in non puoco dubbio, che quelle genti potessero haver qualche intelligenza e far passar lettere o avisi in Puglia secretamente col mezo del console Reggio, con quel pregiuditio e diconzo dei publici interessi, che mi rendo sicuro possi meglio esser conosciuto dalla prudenza di Vostra Serenità e dell’Eccellenze Vostre illustrissime, alle quali non posso restar d’aggionger, con ogni riverenza, come dubito che li sudetti disordini possino proceder in gran parte dal non riconoscer li medesimi habitanti quasi altra superiorità che del detto clarissimo Paruta, come anco l’istessa maniera par che s’estende in quelli del scoglio di Paxo verso alcuni di quelli cittadini, li quali oltre la patronia dei stabili pretendono dominio anco sopra gl’huomini, non senza pregiuditio dell’auttorità e servitio publico; al che, seben ho procurato d’applicar qualche buon remedio, tuttavia le congionture de tempi non mi hanno servito a bastanza per levar tali pensieri.
Alla matteria dell’estrattione d’assali e feramente da questa città per quella di Corfù, contra la forma delle leggi et ordeni publici, sarà bene per mio riverente senso, che da Vostra Serenità et dall’Eccellenze Vostre illustrissime sia comesso particolar avertimento e vigilanza, havend’io in quel mio reggimento scoperti gravissimi disordeni et importantissimi contrabandi di tal robbe, condotte nella terra ferma, a che potrebbe esser rimediato bastevolmente, quando alli conduttori fusse dato obligo di piesarie di presentar li responsali nelli termini soliti agl’officii ordinarii e di haverle notificate al Proveditor della fortezza, insieme colla dispensa fatta d’essi, accioché se li levi il modo d’asconderli, come hanno introdotto, per condurli poi nascostamente in tempo di notte in terra ferma e nel paese Truchesco e privandone per questa via la città, error doppio, notabile e d’accurata provisione.
L’introdutione del recapito che si fa delle lettere publiche, così di Vostra Serenità come di rappresentanti e ressidenti suoi, e specialmente di Napoli, alli rettori, capitano prima, inanzi che il proveditor ne habbi alcuna notitia, alli signori baili, il che può facilmente causar che gl’ordeni publici siano ritardati, essend’occorso alcuna volta nel mio tempo, che il giorno posterior al gionger d’esse lettere, io n’habbi havuto l’aviso et la notitia di quanto era scritto. Il che è successo con infinita passione dell’animo mio, mentre io consideravo il pericolo delle cattive consequenze che da ciò potevano derivare nella tardità dell’essecution, giudicherei però salutar rimedio, che da Vostra Serenità fosse ordinato, che tutt’esse lettere comuni non potessero esser apperte senon coll’assistenza d’ambi li rettori et che il ressidente di Napoli havesse ad indrezzarle con una sopracoperta al proveditor, perché tanto più celermente potessero haversi gl’avisi e particolarmente da Napoli, dove dal signor Gasparo Spunelli residente non è mai mancato per il vero d’usarsi ogni esquesita sollecitudine, con molta lode e merito della sua persona.
Suole alcuna volta accadere qualche rissa tra soldati e quelli della città, nel che mentre si tratta di pura offesa de particolari, già è benissimo divisa la giurisdittione, dovend’ogn’uno esser giudicato al suo foro competente, ma alcuna volta, quando si tratti offesa della proffession militare in universale e della publica dignità insieme, giudicherei senon bene che intravenisse anco il proveditore in simili giuditii, quali dovessero esser fatti dalli soli baili e proveditori, et ciò per più rispetti.
Il conservar buona vicinanza et intelligenza con quelli circonvecini ministri e suditti Turcheschi, può senon reuscir effetto molto giovevole agl’interessi publici, onde io ho havuto in ciò sempre particolar riguardo et ne son restato corisposo, havendo procurato di sopire, coll’union dell’illustrissimo signor bailo, le differenze che alcuna volta sogliono nascere tra li detti dell’una e dell’altra parte, con reciproca sodisfattione e reputatione publica.
E non dovendo tralasciar di rappresentarle anco con ogni debita riverenza, quelle cose che ho havuto occasione, sin al mio ingresso a quella carica, d’operar per essecution de suoi comandamenti, dico come ho fatto fabricar un million de biscotti, delli formenti comprati da me, che non costano più di lire nonantadoi soldi dieci il migliaro, comprese tutte le spese, come so d’haverne dato con mie lettere riverente conto alla Serenità Vostra et agl’illustrissimi signori sopra proveditori e proveditori alle biave, coll’haverle inviato una cassella di detti biscotti per mostra, che fu assai approbata et comendata da Signorie illustrissime, non solo la qualità del biscotto, ma la conditione del prezzo avantaggioso, oltre l’esserne poi stato fatto fabricar dall’eccellentissimo signor Proveditor general Cabriel et anco da me, dei fromenti scaricati da diversi vasselli presi dall’armata, del prezzo de quali non posso trattarne per non saper il costo de quelli formenti; ma quando la Serenità Vostra volesse continuar la fabricatione dei biscotti in quella fortezza, come io stimerei senon bene, spero che ne troverebbe sempre gran civanzo, oltre che se le comprede, che si faciano de formenti da circonvecini lochi Turcheschi, si divertirebbe l’inviamento de vasselli forestieri che si sono introdotti alle scale di Dragomestre e Candele et alle rive dell’Albania a caricar formenti per paesi alieni.
Continuai il taglio de legnami da galee come bacalari, corbe e bastardelle e tavoloni di olmo per letti d’artellarie, secondo le staggioni, per l’opportunità dei lochi circonvecini e prezzi convenevoli, havendoli avantaggiato d’una lira per pezzo coll’informationi havute, che s’ingrasassero troppo quelli che li tagliano, perché con quell’occasione si accomodano d’altre sorti di legnami, da quali cavandone loro barche e doghe da bottame, possono con tal permissione avantaggiar anch’essi qualche puoco il publico nel prezzo di detti legnami, de quali tagliandosene, come giudico senon bene, quantità relevante, se ne può anco da ciò ricever civanzo di qualche buona summa di danaro a beneficio publico.
Havendo trovato al mio arrivo a quel carico che si cominciava a provar mancamento de Sali, con pregiuditio universale et in particolare delle peschiere di Butrintò, perché le saline di quell’isola, essendo per alquanti anni adietro state lasciate andar inculte, et quando si havesse scorso più oltre senza farle lavorare, sarebbe poi riuscito difficile il riddurle più a buon termine, per il che vi fecci poner mani; et ne ho cavato in doi anni dusento e novanta un migliara e mozetti ottocento e vinti doi di sali, de quali ne ho mandato in questa città migliara cento e quaranta doi e mozetti trecento e sessanta otto et somministrattone tra Cattaro e Budua altri miliara vinticinque, di dove feci avisato provarsene penuria grande, conforme gl’ordini dell’illustrissimi signori proveditori al sal, et perché quando siano tenute in conzo v’anderà così mediocre spesa nel fabricar sali, che li accrescimenti di quelli pagheranno poco men di tutte le spese, havendo trovato io nel far il fondi vintisette migliara e mozetti ducento e vintiotto d’accrescimento, che perciò giudico senon bene i continuarle; non dovendo tralasciar anco d’aggiongere riverentemente, come nell’aministratione che mi fu adossata degl’oglii che raccolgono in quell’isola, ne ho mandato in questa città trentanove milla e quattrocento zare, oltre il consumo et asportatione fattane dall’armata in sette volte che si è trovata in quel porto al mio tempo et alcuna volta per li mesi intieri, tuttoché io non habbi havuto che una sola annata fertile, havendone oltre di ciò lasciato in quella città altre dieci milla zare, per la descrittione fatta ultimamente, senza quello delli oblighi, che è poco men che altretanto.
Et perché li motti accenatimi ultimamente intorno li successi di Costantinopoli ricercano che si vada precorrendo quelle maggior consequenze che potessero nocere, non devo tralasciar d’aggionger riverentemente, che sarebbe necessariissima cosa il far un buon deposito di calcina e pietre nella fortezza Vechia, dalla parte di San Sidero, molt’opportuna, come anco di legne, delle quali se n’atrova poca provisione in quelle monitioni, per le quali sarebbe molto più a proposito buona quantità di carbone, per esser meno coruttibile, perché quando cessasse l’occasione di poter haver legne dalla parte di terra ferma, al sicuro se ne provarebbe mancamento grande in poco tempo.
Mi resta per sigillo di questi miei deboli discorsi, che quando le congionture de tempi ne quali m’è convenuto sempre provar strettezza di danaro per sovenir più volte ai bisogni dell’armata, et che n’havessi havuto l’ordine o auttorità, non havrei tralasciato di remediar a quelle cose che havessi potuto conoscer più necessarie, senza tediar la Serenità Vostra in simili raggionamenti, nei quali dovendo perciò restringermi m’essebisco prontissimo, sempre che accadese alcun bisogno d’informattione di quelle parti e che mi venghi comandato, d’esser per aggionger ad ogni suo senno humilmente e riverentemente quel più che potrà venir dalla mia debolezza et che stimerò confacevole al buon servitio suo, per riportarmi, come intendo di far sempre in tutto, alle più prudente considerationi e rissolutioni della Serenità Vostra e dell’Eccellenze Vostre illustrissime, le quali supplico perdonarmi se per aventura l’havessi portato cossa di tedio, con certezza che il tutto provenghi dall’ardente zelo del mio animo, col qual benché l’indispositioni della mia vitta mi rendino quasi affatto impotente, per non dir infelice, non ho però mancato d’impiegarmi in quell’importante carico con ogni spirito, come son per far sempre in tutto ciò che concerni’l beneficio di questa mia patria, con volontaria profusione del sangue e della medesima vita, con tutto quello che può venir dalla debil fortuna della mia casa, in ogn’altra occasione di servitio suo.
Resta per fine, che secondo l’ordinario uso, che del merito di chi ben serve io dica a Vostra Serenità e a Vostre Eccellenze illustrissime, che ho havuto in tutto questo mio carico per secretario messer Sebastian Milledonne figliolo di domino Giovan Francesco, giovine di così fatta bontà, modestia e costume, che non mi ha lasciato che desiderare d’avantaggio della sua persona, onde posso sicuramente affirmare alla Serenità Vostra, che ella può promettersi di questo sugetto honorata riuscita. Io ne son rimasto sodisfattissimo, havendo sempre scoperto in lui tutte quelle qualità che devono concorrer in un buon e perfetto servo publico e degno della gratia di Vostra Serenità.
Presentata nell’eccellentissimo collegio a 10 luglio 1620