7 maggio 1622 Francesco Boldù
Relazione
Relazione di Gianfrancesco Bragadin 1620
Serenissimo Principe, illustrissimi et eccellentissimi Signori colendissimi
Devo al mio ritorno alla patria, che sia con buona gratia della Serenità Vostra come fu l’andata al governo della città et isola Sua della Cefalonia di commissione e per sola benignità di Lei et delle Loro Eccellenze illustrissime, rifferire ancora quanto di degno di Loro notitia ho potuto vedere et esperimentare in tutto il corso di quel reggimento, perché se ne possa comprendere lo stato presente et quello ancora che sempre mi sono ingegnato di operare con ogni pienezza di spirito et colla fracchezza di quelle poche forze, che se a tanto peso riuscire disuguali, hebbero però da Dio leva e vigore e della Serenità Vostra gratia et assenso havendo riguardato la bontà di quello il fine, al quale drizzai sempre la mira dei miei pensieri et essendosi Ella appagata sempre d’una prontissima dispositione d’affettuoso volere, che si dignaranno ancora al presente la Serenità Vostra et le Loro Eccellenze di ricevere in grado per supplimento dei miei scarsinnali talenti impiegati sempre a gloria di Sua Divina Maestà, a commando di Lei per servigio dei pubblici interessi e per sodisfattione della conscienza et dell’obbligo mio. DiroLle dunque, che la Sua isola della Cefalonia è di giro di miglia centosettanta e felicemente riposa già 119 anni sotto la gloriosa tuttella di questo Serenissimo Dominio, divisa in ΧΙΙ [dodici] pertinenze, la quale, benché per la maggior parte aspra e montuosa, si scuopra et per tanto in conseguenza sterile et alla cultura inhabile, nulla di meno l’industria et la fatria di quella gente favorita, accompagnata colla temperia del clima, negli intervalli o spatii così del monte come del piano, che più acconsentono all’aratro, l’ha ridotta a stato tale per l’abbondanza e fertilità dei raccolti di quelle parti riffa sufficientemente l’asprezza et l’infecondità delle rupi et del grebano infruttuoso et dove le ghiarre non ponno ammetter la semena, i pastini dell’uvepasse et le vigne mirabilmente allevandosi producono i moscati et gli altri vini rossi delicatissimi et molto eccellenti.
Dalle valli et piani sopradetti copiosi di mieli soavissimi, di grassi pascoli per la quantità delle salvie e dei rosmarini, di lane e di ottimi formaggi si cava prencipalmente il nervo delle rendite più ubertosi dell’isola senza alcun’ aiuto o fomento di lettami o di fossi bastando solo che le pioggie di aprile le bagnino, che tanto fruttano quanto qualsivoglia ben lettamata et adacquata campagna d’Italia. Et benché il raccolto in universale non basti per la metà dell’anno al vitto loro, tuttavia correndo buona staggione si può chiamar l’annata fertile et abbondante rispetto alla maggior parte dell’isola che resta senza seminarsi, la qual ubertà non havend’io potuto godere nel tempo del mio governo, et massimamente l’anno primo non essendo riusciti così fruttiferi i raccolti né le staggioni così benigne, sono stato abbondevolmente sovvenuto da terraferma di grani cautellandomi però, per preservarmi da ogni pericolo nella passata calamità del Zante, col riceverlo per la gorna a prezzo molto commodo all’università di quarte quattro e quartarolo uno al cecchino, ch’è uno staro e più di peso di libre 140 in 150, la qual compreda e dispensa ho procurato che passi con quella regola che ha potuto levar la confusione dei compratori et reprimer l’ingordigia degli usurai havendo generalmente prohibito, che non si potesse comprare alle rive più d’uno staro per testa dovendo le barche scaricare il resto nel fontego pubblico dove si suol ripone sufficiente assignamento di grano a sollievo d’ogn’uno in occasione di qualche urgente penuria. Di questo poi si faceva limitata distributione al povero per via di bollettini ai tempi bisognosi tenendolo sempre renovato il fontegaro all’arrivo di dette barche, onde il sovvegno era pronto, l’abbondanza sempre in essere et tolto ogni pericolo di guastarsi, sicché con tal mezzo, lodato Dio, l’isola senza patimento alcuno di carestia ha goduto i frutti d’una fertilissima staggione, il che tutto sia attribuito a singolar gratia della Divina Munificenza. Di vini parimenti, essendone stato assai diffettoso l’anno scorso per l’estrema siccità estiva, ho havuta bastevole somministratione pur da terraferma a prezzo comportabile di lire18 la barilla ricevendolo con ogni sicura circonstanza a cautione della commune salute.
L’isola è popolata et habitatissima facendo intorno 50.000 anime come dalla descrittione fattane, ho conosciuto et massimamente nell’occasione della scielta dei 400 huomini da remo fatta l’anno adietro et di altri 200 poco avanti il mio finire per rinforzo dell’armata di commissione di Vostra Serenità. Fra li quali 50.000 vi sono persone buone et atte ad ogni fattione al numero di 7.000 e più dai 16 fino ai cinquant’anni. Hebbi tanto da penare in dette elettioni che nonostante ogni industriosa cura et diligenza usatane s’io non mi havessi la prima volta rissolto per solo spavento di promulgar sentenza capitale contra un tal disobediente che poscia liberai fingendo di farlo all’instantissime preghere universali, al sicuro il pubblico commando non si sarebbe potuto effettuare. L’istesso mi è successo quest’anno, poiché doppo grandissima fatica ne ridussi insieme appena ottanta consignati all’illustrissimo signor governator dei condannati, che scopertane la difficoltà havendo fretta di ricongiungersi all’armata non ne puote aspettare il supplimento che si andava tuttavia facendo; se vivi si cacciassero nell’inferno non credo mostrassero tanta renitenza né così pertinacemento disobedissero. Onde giuro alla Serenità Vostra d’esser restato gravemente scandolezato in quest’attione, poiché havendo fatti cavalcare per essecutione degli ordini Suoi con buona banda di stradioti li signori governator attuali et Dimitri Cladà pur governator passato per intimorirli o così occorrendo sforzarli all’obedienza, essi con animo hostile fortificatisi nelle sommità dei monti con minaccie villane provocandoli si sono professati con atto espresso di fellonia più pronti alla zuffa ch’al servitio, all’effettuatione del quale hanno ancora considerabilmente nocciuto le dissuasioni di molti di questi cittadini con quelli che s’erano volontariamente disposti di andare considerando loro mille pericoli e mille patimenti. Non ho mancato d’indagar secretamente per liquidar et haver nelle strette a man salva seduttori così iniqui senz’altro strepito di processo per assicurarli, ma havendo poco doppo renonciato il reggimento ho convenuto dessister dal proseguir più oltra. Per altro rispetto oltra di ciò riesce tal’ adunanza o descrittione laboriosa e difficilissima ancora et é ch’essendo per legge terminato, che tutti quelli c’habitano nella città o dentro il circuito d’un miglio ad essa vicini siano del Consiglio et della cittadinanza honorati coll’essentione personale da qualsivoglia fattione et inoltre per vecchio abuso introdottosi, che vi sia ammessa una numerosa quantità di tutta l’isola tra per l’habitatione et corrutella sudette ogni giorno più vasti scemando il numero degli huomini da fattione et accrescendo gli incontri fastidiosi in tal maneggio e di modo tale, che lasciandosi scorrer inconvenienza d’effetto così pernicioso mancaranno nelle pubbliche occasioni soldati, galeoti e custodi attorno l’isola co’l riempirsi il Consiglio loro d’un’infima plebe d’artigiani e di lavoratori di terreno contra l’uso delle bene instituite communità. Ne ho essortata quelle cittadinanza più antica et honorevole di supplicarne regolatione ai piedi Suoi, come credo farà spronata dal mio consiglio e più dall’interesse del decoro et della riputatione dell’isola et della congregation civile. Alle difficoltà dei galeoti crederei che si potesse rimediare, quando con pubblica terminatione fossero obbligati li communi tutti a dare ogn’anno o assegnare due huomini et più ancora per cadauno secondo la possibilità del casale et col cambio d’anno in anno, come si costuma armandosi dalle fraterne di questa città con qualche honesta ricognitione andando al servitio da assignarsi loro dai villaggi, che così allettati dalla certezza del donativo si disporrebbono prontamente a questa fattione tanto rilevante, si haverebbe all’occorrenza questo nervo di gente sempre allestito e pronto all’imbarco et bisognando potrebbesi ancora accrescere con molta facilità.
Trovai all’ingresso del mio reggimento il corpo di quelle cernide di 700 soldati solamente, dovendo esser di mille, smembrato di 300, parte morti e banditi e parte levati per servitio del campo in Friuli et dell’armata. Quello in diverse rassegne ho io reintegrato et ridotto al suo numero assignato di mille. Et perché nonostante che nel rimmetterli io habbia fatta eletta di gente proportionata a quell’ordine di militia, li più di loro sono poveri et miserabili et di nessun proffitto conseguentemente ai bisogni sarà bene che per l’avvenire chi ne haverà il carico habbia l’occhio rinovando et riempiendo le piazze vacanti di rinforzarle con huomini scielti e di mediocre fortuna, perché dove hora per la troppa povertà non sono di veruna attitudine per quelle diffese riescano co’l meglioramento di sollievo bastevole occorrendo l’impiego e l’opera loro.
L’entrate che ne cava la Serenità Vostra da quella camera un’anno per l’altro secondo la qualità delle staggioni, alle quali per ordinario si conformano le deliberationi dei datii, ascendono a ducati 62.500 e più come volendo potrà vedere distintamente dall’aggiunta descrittione, dalli quali battendosi ducati 19.900 e più che si spendono secondo la nota particolare qui annessa in diversi sallarii di reggimenti e d’altri provisionati, di fantaria, stradioti et bombardieri et in particolare nelle perpetue fabbriche et ristaurationi della Sua fortezza di Asso, restano di sopravanzo ducati 42.600 incirca. Et è benissimo noto alla Serenità Vostra che di molti mesi prima ch’io havessi finito quel reggimento havevo di già mandati a Corfù et all’armata di commission pubblica ducati 104.143 non havendo mancato mai di diligenza ed industria possibile in aumentar le rendite et le raggioni della Serenissima Repubblica et mi è venuto fatto, lodato Dio, di accrescer gli affitti dei datii di più del solito nel mio reggimento fino a ducati cinquemilletrecentoquarantasei. Anche ho esperimentato giovar molto la concorrenza et emulatione che fra loro essercitano quei cittadini, stanti le pretensioni ordinarie di antichità, di ricchezze, di aderenze et di menti o proprii o dei loro antenati. Garre tutte e dispareri comportati dai stati per gli utili maggiori dei principi, fino ai termini prefissi delli scandoli formali et delle turbulenze civili, alle quali con ogni maggior efficacia di spirito, d’auttorità e d’impegno mi sono sempre opposto, hora colla destrezza et hora co’l rigore. Et sebbene dagli odii antichi et intestini fossero gettati semi fecondi di gravi risse et sollevationi importanti trovate su’l principio del mio governo et ne sia anco successo certo homicidio, tuttavia cooperando sempre la divina bontà ha potuto tanto l’affetto mio zelantissimo a pro del mantenimento di quei sudditi, che sull’istessa origine il precipitoso mottivo degli animi inviperiti fermatosi sono schivate quelle essitiali fattioni che si tirano dietro all’ultimo esterminio le famiglie et le città intiere. Et se gli animi et le volontà restano ancora mal disposte, le apparenze almeno si vedono composte, ch’è quanto può introdur la superiorità humana essendo l’assoluta moderatione degli affetti a solo Dio riserbata.
Ho poi tenuto ogni mezzo possibile di essigere i datii di Vostra Serenità dai Suoi debitori ritornandone molti in stato essigibile dei vecchi e ranzi et parecchi racc[...]candone raccorciandone di quelli ch’erano stimati al tutto derelitti e morti usando in ciò quella desterità et agevolezza, ch’in simili occasioni la carità et la mente pubblica ricercano.
Quella strathia tutta dei suoi benemeriti di Morea al numero di 97 cavalli, compresine 20 decimali, dei quali restando le piazze caduche per morte, per una terminatione dell’eccellentissimo signor Giovanni Pasqualigo, buona memoria, si è ridotta quella cavallaria a numero tanto snervato e debole che non può supplire ai bisogni né bastevolmente guardare una circonferenza di 170 miglia, ancorché habbia possibilmente somministrato molto servitio in quelle fattioni, nelle quali mi è occorso di valermi di loro, così nei sospetti del Zante come nei tentavi dei corsari, asicurando quelle rive dallo sbarco di gente sospetta e dalle depredationi dei legni di corso. É compartita tutta fra 14 capitani pur benemeriti suoi di prontezza e di zelo molto fedele verso il pubblico, sotto il commando del governator Giovanni Renesi, soggetto fedele ed invecchiata peritia nel servitio, colla quale occasione devo dirLe che’l governator Dimitrio Cladà precessore, s’è di modo adoprato nel governo di detta strathia che certo né sodisfattione maggiore né servitio più compito si haverebbe potuto desiderare in lui; et riesce molto ben degno della gratia e della benevolenza pubblica. Tutti questi capitani per schivar l’estorsioni, che per la continuata di dincoranza nei luoghi toccati loro a sorte erano da essi usate contra i poveri contadini, vengono de mese in mese pur colla sorte dei bolettini tramutati di pertinenza secondo la terminatione di Vostra Serenità. Et perché, come ho detto di sopra, per la caducità delle piazze decimali le compagnie si trovano anichilate et quasi affatto inutili essendovi capitano che non ha più di due soldati sotto di sé e tal’uno n’è senza, direi riverentemente alla Serenità Vostra che se li 14 capitani sudetti si regolassero a cinque solamente, coll’assignamento di 25 cavalli per cadauno, ch’in tutto sarebbono 125 buoni soldati, (restando però gli altri nuove per benignità pubblica nel servitio in vita co’l titolo e colla paga medesima come capitani trattenuti), siccome prudentemente si perfettionarebbe quella banda di cavalleria così con molto decoro et proffitto benché con qualche spesa di più si guardarebbono sufficientemente le sudette XII [dodici] pertinenze, alle quali, al presente, mancano soldati et soprabbondano capitani. Questi ad ogni arrivo di legno o d’armata sospetta sono sempre comparsi armati assai ben’ a cavallo co’l seguir di qualche grossa squadra di quelle cernide in ordinanza et apparenza assai raguardevole.Quest’ordine di calare alle spiaggie, io ho fatto continuar sempre a quei fini che sono benissimo noti et considerabili in occorenze simili.
La regolatione poi delle guardie diurne e notturne colla vigilanza et assiduo eccitamento di don Giacomo Strambali, capitano del devedo o guardie dell’isola, soggetto zelante e devotissimo, è riuscita et massime nei pericolosi accidenti del contagio del Zante con piena sodisfattion mia, sicurezza pubblica et benefitio universale dell’isola. Tra le quali, per maggiormente validarle, furno estraordinariamente insenti li soldati dell’ordinanze per prevenire con ogni ostacolo possibile a qualunque incontro di maligno evento, li quali mediante una perpetua visita di giorno e di notte, respettivamente dei capitani stradioti et dei Deputati alla sanità, essequita a vicenda, hanno molto accurata et circonspettamente, merce la suprema clemenza corrisposto con allestimento et sollecitudine indefessa alle provisioni da me fatte. In tal proposito, tenendo lontano ogni pericolo et somministrando in ogni tempo, per essere in siti eminenti, gli avvisi et le scoperte d’ogni vascello, c’ havessero veduto o costeggiar le riviere o entrar nei porti; ond’io ho potuto haver le notitie frequenti e star cautellato sempre in ogni caso.
Lo sforzo poi et il nervo principale dei proventi et ricchezze di quell’isola ho compreso et posso dire oculatamente essere li raccolti et le vendite dell’uvepasse, agli impianti delle quali per trarne gli emolumenti et utilità maggiori attendono con tanto spirito et assiduità, ch’ad essi soli quasi ad unico centro d’ogni loro buona fortuna, drizzano li studi et le loro fatiche tutte così li facoltosi come li mediocremente commodi attendendo dall’abbondanza o sterilità di quelli i guadagni o i discapiti loro, sicché n’ ha dubbio non moderandosi così perniciosa applicatione, che l’isola habbia a ridursi di breve tutta in piante d’uvepasse e gli isolani a nutrirsi di quelle come dicono d’haver altre volte fatto in carestia di formento; poiché, tralasciandosi la semena del grano, saranno conseguentemente astretti d’incorrere in mancamento et necessità tale. Io non ho mancato di occorrere con tutte quelle prohibitioni che mi sono parse giovevoli a rischio, anzi evidenza di tanto danno facendo, inoltre, rigorosamente estirpare infiniti impianti fatti, senza saputa o licenza mia, in luoghi attissimi a grano permettendo solamente l’impianto precedente, però una sinciera revisione dei periti co’l loro parere con giuramento dove le terre naturalmente giarose non possano mettersi a biada con obbligo, però, ingiunto di ridur prima a semena altrottanto terreno quanto fosse stato concesso d’impiantare in conformità et essecutione della termination pasqualiga. Gli affari et le soprascritte interessate utilità che deviano gli animi et l’opere da altre applicationi men lucrose, ma non già men necessarie al benefitio commune, hanno caggionata in quelli habitanti tanta trascuraggine nella coltivatione et buon governo degli olivi che nonostante la naturale fecondità di quelle piante che nascono e fruttano maravigliosamente infra le nude asprezze dei monti in parte, vengono a patire e penuria e carestia d’oglio, laddove per la suddetta copia ne dovrebbono somministrare ad altri provisione non mediocre. Oltraché insalvatichendosi finalmente piante così necessarie senza la cura della industria domestica, se n’andranno giornalmente mancando o divetranno inutili et infruttuose affatto. Spero ch’un giorno havranno ancora il debito riguardo a così pregiuditial iattura per avvantaggioso aumento delle facoltà loro, mentre regolando l’indiscreta cupidigia degli impianti consideraranno, che molto più d’utilità et di commodo certo riuscirà loro il cavar da qualità diverse di frutti li loro proventi, che con incerta speranza dipendere dall’aspettatione di biade et d’uvepasse sole sapendosi massimamente, che quella influenza di staggione avversa, che nuoce a qualche frutto particolare non è indifferentemente nociva a tutto in universale.
Il commercio poi e ‘l traffico della compagnia di Londra fattosi domestico et famigliarissimo con quelli isolani è finhora passato, con molto emolumento pubblico, essendo perciò asceso il datio della nuova imposta a ducati 51.000 et con benefitio presentaneo del popolo, poiché colla vendita delle quali annualmente i mercanti inglesi ne fanno inchiesta spetiale et co’l danaro che da essi o dai loro intemenienti venivo anticipatamente dispensato a tal’ effetto, potevano quei sudditi ancora nei loro urgenti bisogni restar sovvenuti e sollevati smaltindo immediatamente senza mendicar o aspettar chi compri, cosa che a prova riesce sempre di notabilissimo pregiuditio al venditore, ma l’abuso introdotto dalla malitia di essi mercanti al capitar di qualche vascello, che non s’intenda colla suddetta compagnia o nationale o estrano che sia altera eccessivamente il traffico e pregiudica all’indemnità della vendita che pur deve esser libera, poiché subbito giunto nuovo legno in porto immediatamente sono a lui e pattuindo coi mercanti di quello impeditane con modi indiretti la contrattatione con altri che con se stessi espargendo voce che li prezzi sono troppo alti et ingordi, vengono ad impatronirsi dei mercati et delle vendite havendo essi prima colle capparre anticipate incanevata coppia grandissima d’uvepasse onde i miseri giugulati et oppressi da cotale astutia non potendo vendere ad altri convengono necessitatamente rimmettere ad essi la balia et la limitatione delle sostanze e povertà loro con ismacco et detrimento proprio et aumento degli utili strani et se per vigor della conventione di detta società inglese coi placiti pubblici dei prencipi possono di là trattenersi, mercantare e comprare o per mezzo di agenti o di lettere certo loro lecito non sarà né permesso, ma colle vie suddette illegitime di cattivar gli arbitrii et impoverir quei sudditi. Spiacque l’introduttione et essendosene mosso partito fra qualche buon cittadino, si propose di comparire per conveniente ripiego ai piedi della Serenità Vostra et io sentendo per loro vivamente ne gli essortai. Ma per le correnti turbulenze se ne tralasirò l’effettuatione et non so che riuscita havrà tal loro proponimento.
L’isoletta del Teachi [Ithaki], Itaca detta anticamente, fa 2.500 anime et fra queste 600 huomini atti e pronti ad ogn fattione. Dista dalla Cefalonia miglia 8 et da Santa Maura 15, posta in mezzo dell’una e dell’altra et nonostante il sito aspro et alpestre, tutto balze e diruppi, produce assai uvepasse, sostentandosi però co’l grano e co’l vino di terraferma con molta commodità di quelli habitanti. Ella per la vicinanza del confin turchesco è alle volte infestata dai corsari, ai quali nondimeno così gagliardamente si oppongono essendo persone e per la natura et per l’assuefatione molto forti e robuste, che bene spesso i ladri ne hanno il peggio ributtati et mal trattati da loro. Armano qualche fregata e scorrendo le riviere turchesche inferiscono danni di qualche consideratione in quelle dittioni, al che ho io sempre con ogni modo et via possibile procurato di ovviare per conservatione delle raggion pubbliche e buona mente dei prencipi et per causa della mutua corrispondenza del traffico et in particolare nel caso di un certo Stamati Cotruli, suddito turchesco, nato a Santa Maura, ma riffuggito di qui per affronti fattili di là, io doppo haver ricevute alcune lettere di condoglienza dal sangiacco del paese per molti danni inferiti da detto Cotruli et da me rispostoli et sodisfatto al decoro et alla concerneza del negotio prommettendoli riffacimento nella robba, però, del corsaro et degli altri compagni complici perseverando il ladro inquieto nel corseggiare et aggiunta nuova occasione di perniciose novità in quei contorni colla presa d’una fusta et interfettione d’alcuni leventi fin dentro al porto di Santa Maura, colla quale, senza alcuna mia precedente notitia et con qualche pericolo d’un fastidioso eccitamento della rabbia infedele, attendendo al corso penetrò sfacciatamente fino a Corfù danneggiando le riviere così suddite come aliene. Avvisato di ciò dalli illustrissimi signori proveditori dell’armata Contarini e Veniero non havendolo al suo ritorno di qui potuto haver in mano, doppo fattane fare esquisitissima investigatione, per essersi egli, abbandonata la fusta sulla riva di Asso, ch’io feci abbrucciare immediatamente, salvato colla fuga fra le caverne del Teachi, lo bandii diffinitivamente da tutte le terre e luoghi con conditioni rigorose e strettissime e con pena capitale che fu essequita al Zante essendo egli ivi stato preso. Et così colla gratia di Dio ho sedato qualche emergente rancore fra i confinanti, mantenuta in piede la buona vicinanza e divertita qualche susseguenza precipitosa del signor Turco, sapendo che co’l mantenimento della quiete si sostenta ancora quell’isola, come ho detto, buona parte dell’anno coi sovvegni di Santa Maura e di Morea.
Questa isoletta viene visitata ogn’anno da uno dei clarissimi signori consiglieri che rende raggione, ordina et determina quelle cose che possono ridondare così a pubblico interesse come a spetial benefitio di ciascheduno. Vi rissiede un cittadino cefalonioto con titolo di capitanio che si cambia annualmente, il quale ascolta, spedisce e sententia, civilmente però, fino alla summa di ducati vinticinque.
Della Sua piazza importante e gelosissima di Asso, di sito e di struttura, come L’è benissimo noto, opportuna prencipalmente alla conservatione di tutta l’isola, mi dovrei rimmettere, senza recarLe più tedioso deviamento, a quanto Le ne scrissi riverentemente sotto li 27 marzo 1618, quando di Sua commissione fui a rivederla. Ma perché li mancamenti della fabbrica bisognosissima d’esser ridotta alla terminata perfettione ricercano quella celerità possibile, che habbia da supplire al riffuggio commune et da corrispondere alla pubblica pietà, ancorch’io, giusta l’ordine Suo, habbia et all’hora et doppo ritornatovi per occasion della visita solita, ordinati alcuni più necessarii accommodamenti et quali ha potuto comportar l’urgenza et la brevità dei mottivi et del tempo, convengo tuttavia replicare in ristretto la necessità della compita fortificatione di quella piazza, la quale, sebbene patisce qualche difficoltà di poter esser popolata massimamente in tempo di pace, che Dio eternamente ne lac[...], trovandosi situata sopra uno scoglio in un’angolo estremo dell’isola, congiuntovi da una semplice linguetta di terra, chiamata lo Stretto, per la lontananza delle pertinenze più ampie e più frequentate e fertili dell’isola, quasi fuor di mano et incommoda per la condotta dell’entrate, stante in oltra la malagevolezza dei passi angusti et delle strade lunghe e montane è nulla dimeno ricovero sicurissimo negli eventi di guerra o sospetti d’armate turchesche et ricetto bastevole di tutta quella gente. Ha nella circonferenza del recinto tutto molti passi aperti, sottoposti alle sorprese o per la bassezza o per lo staccamento del muro non continuato, che parimenti essendo senza parapetti resta il soldato o bombardiero scoperto all’offese. Gli apprezamenti poi dell’artiglieria, che veramente pochissimi ve ne sono di buoni e compiti, senza mantelletti patiscono ogni ingiuria del tempo et particolarmente l’invernata et però saria bene di fabbricar 3 magazeni almeno dove alla staggion più dannosa potessero ridursi in sicuro, scavalcata prima et rimmessa sui cavalletti l’artiglieria grossa et lasciata la minuta a cavallo fornita per l’agilità del maneggio et diffesa dei fianchi. Patirebbe notabilmente d’acqua in concorso di popolo numeroso non vi essendo dentro più di quattro cisterne fabbricate da nuovo et sette altri vasi antichi, rotti et inutili. Ma in tal difficienza sovvegno considerabile le potria apportare l’abbondanza delle acque vive in tre vasi raccoltisi alla Raspona, fuori delle mura, in sito patroneggiato dalla fortezza, le quali per l’esperienza fattane, quando già anni allo scoprire dell’armata del bassà general Cicalla sospettando invasione vi si ridusse dentro grosso numero di gente, puotero sufficientemente bastare al bisogno di cinque in seimille persone. Questi vasi essendo alquanto atterrati per le rovine del diruppo imminente ho ordinato che siano escavati et alzatovi di più un pezzo di muro per assicurarli dalle botte del mare essendo vicini al lito et accommodar la strada ch’era assai diruppata dal perpetuo battimento dell’onde. Erano le piazze dell’artiglierie di modo sconcie et rovinate ch’attamente non era possibile d’haver l’uso loro. Holle fatte cogolare et lastrare in guisa tale che al presente si ponno maneggiare con molta facilità havendo anco fatte appianare in molti luoghi le strade delle ronde ch’erano, posso dire, inacessibili per l’alpestre natural giaccitura del sito. Ho parimenti ordinato l’attacco in un corpo solo di certa distanza di muro di passa 150 dalla Veniera infino alla Cornara, posto importantissimo perché essendo sopra una punta commoda allo sbarco, coll’oscurità della notte si haverebbe potuto facilmente sbarcare l’inimico e condottosi all’eminenza della muraglia rubbar la sentinelle et impatronirsi del ridotto. Ordinai medesimamente il congiungimento d’altre aperture in più parti, per le quali era in libertà di cadauno d’uscire e d’entrare ad ogni tempo et di quattro in particolare ovvero di cinque più importanti ch’erano fra la Mora e la Gabutia.
E perché s’è veduto altre volte ch’un caichio turchesco scorse tanto adentro al porto, che sbarcata la gente sulle rive in tempo di notte cattivò e condusse a Santa Maura una intiera famiglia di cinque povere anime, ho fatto fabbricare una torricella alla bocca di esso porto, nella quale assistendo del continuo e di giorno e di notte la sentinella da lontano e da vicino guarda l’entrata et assicura l’intimo seno di quello. Al circuito continuato di tre miglia e più di muraglia, si stima non poter esser bastevoli per diffenderla all’occasioni li soli ducento soldati assignativi. Et sebbene è obbligata di ridurvisi dentro la metà di quella militia paesana, in numero di 500, così portando il caso, tuttavia il non potersi effettuare il bisogno con quell’ordine et celerità che si converebbe nell’urgenza repentina, il rinforzo tardo e, però, infruttuoso riuscirebbe al sicuro essendosi, inoltre, esperimentato che tal spetie di militia e per la timidità naturale e per l’inattitudine alla professione dell’armi è piùttosto di confusione che di sollievo nelle fattioni. Rassegnai la soldatesca pagata e la vidi pronta, lerta e ben disciplinata, ancorché vi fosse frammessa qualche squadra di Greci, li quali, però, per la regolatione fatta di ordine della Serenità Vostra, che ‘l governator di quella piazza non habbia compagnia e che li cento soldati che dovevano servire sotto la sua condotta siano compartiti fra le due altre compagnie ch’erano di cinquanta solamente per insegna, sono per la più parte restati cassi, remmessivi in luogo loro parecchi Italiani della compagnia sbandata del capitan Camillo Ricuperucci, sicché il corpo di quel pressidio sarà quasi tutto di scioltab infantaria italiana. L’artiglieria ch’è d’intorno la muraglia, parte sopra cavalletti o sostenuta da qualche mucchio di sassi senz’altri fornimenti e parte sopra letti et a cavallo di apprestamenti fracidi perlopiù e conquassati, ha bisogno presentaneo di provisione, acciocché instromento di così importante diffesa possa esser posto in opera fruttuosamente. Per le distanze assai spatiose che sono fra un cavalliero e l’altro sarà necessario di frapporre nelle mezarie altre sentinelle per meglio armare le cortine e prohibir qualche entrata furtiva, di cui per l’opportunità delle tenebre et per la detta lontananza delle scolte, devesi raggionevolmente sospettare e massime l’invernata, che per lo strepito delle pioggie e del flutto marino poco giovar potriano l’acutezza della vista et la sottiglezza dell’udito. Delli sei bombardieri provisionati compresone il capo et degli altri scolari ho veduta assai buona esperienza nel tiro al bersaglio. Di tutta quella militia in un’arma finta, data di ordine mio, sono restato sodisfattissimo, veduta in tutti spedita et regolata dispostezza nel ridursi ai loro posti et armar la muraglia con animosa prontezza. Racordai et racordo ancora riverentemente non si trovando in quella piazza assignamento particolare di sorte alcuna di vettovaglia, la restitutione molto proficua et ispediente d’un deposito di ducati 2.000 fatto di commissione di Vostra Serenità al principio della sua fondatione, affine di investirli in vini et altri simili provisioni di viveri a benefitio dei soldati, il quale dal colonnel Rasponi, già sopraintendente a quelle fabbriche, fu impiegato, pur in raggion di fabbrica, con certa promessa che sarebbe stato rimmesso, ma fin hora si sta colla sola speranza dell’effetto tanto opportuno e necessario a quel pressidio quanto è bisognosa la conservatione di quei diffensori. Non essendomi mai riuscito di poter smaltire li stara mille di miglio che già anni 16 e più stanno riposti in quella monitione, ancorché io ne habbia tenuti tutti li mezzi immaginabili per farlo et ciò stante il prezzo troppo alto di lire 13 lo staro limiato così dall’eccellenstissimo signor Agostin da Canale, buona memoria, di molto eccidente l’ordinario costo del formento, che smacca la vendita di esso miglio, ne diedi più volte conto in pubblico et massimamente con lettere delli 2 febraro 1619 ricevandone quel ripiego che fosse parso migliore alla suprema terminatione havendone anco avvertiti l’eccellentissimo capitan general Barbarigo, che sia in cielo, et gli illustrissimi signori provveditori alle biave, perché si potesse a tempo ricuperare e la biada e ‘l danaro investito co’l ridurre il prezzo di beneplacito pubblico a qualche mediocrità, ma non ne ho mai havuta risposta o terminatione di sorte alcuna per causa forse d’altre più gravi e rilevanti occupationi della Serenità Vostra. Li clarissimi signori provveditori di quella fortezza Dolfin Valier, precessore, et Paulo Marcello, attuale, si sono sempre con prontezza et application tale adoprati nella continuatione di quelle fabbriche perfettionando quel più che loro è stato possibile, che la strettezza del danaro somministrato da questa cassa, del quale veramente s’è convenuto sovvenirli con molto riguardo, stanti i bisogni dell’armata, per sussidio della quale è stato quasi tutto inviato a Corfù, onde si camina lentamente per la riduttione di quella fabbrica alla compita diffesa non ha raffreddato mai in quei signori incitatissimi al pubblico bisogno la volontà ardente di adempire gli obblighi del carico, sicché non habbino riparato a quei più urgenti et importanti diffetti, che per li motti correnti la brevità del tempo et la necessità d’una sollecita provisione mossero me ad ordinare et loro a far essequire. Onde, certo, né in questa né in altre materie dipendenti dagli interessi di Vostra Serenità hanno havuto bisogno di eccitamento o di racordo alcuno. Et in particolare esso clarissimo Valier colla construttione d’un molino da cavallo dentro alla fortezza ha proffittevolmente occorso ai pericoli che del continuo soprastavano a quei poveri habitanti, li quali necessitati di conferirsi per macinare alla spiaggia assai lontana dalla diffesa correvano manifesto rischio d’esser fatti schiavi dai caichi turcheschi, come avvenne ad alcuni infelici sotto il mio reggimento, oltraché in ogni tempo senza impedimento alcuno si potrà havere il fruttuoso servitio della macina, assicurato il pubblico interesse e ‘l privato commodo d’ogni uno. L’eccellentissimo signor provveditor general Cabrieli, compitamente corrispondendo al concetto et giuditio fattone dalla Serenità Vostra nel mandarlo a quella importantissima carica, visitò et revidde quella fortezza et avvertiti li medesimi mancamenti ne commesse quei ripari et acconciamenti ch’egli stimò più opportuni et bisognevoli per la sicurezza di quella con servitio della Serenità Vostra et con sua infinita laude d’isquisita avvedutezza et di singolare intelligenza, colle cui scorte s’è sempre impiegato con ogni spirito et amore nella effettuatione della mente pubblica ad universale utilità di quei popoli, sprezzata sempre la gravezza degli anni e delle fatiche. E questo è quanto posso dirLe della Sua fortezza d’Asso.
Del casal vecchio di San Georgio dove rissiede quel reggimento non mi diffonderò oltra quello che comporti la necessità dei bisogni et reparatione delle monitioni da guerra, conciossiaché io sono certo che dell’angustia del recinto, caggionata dall’incapacità del sito diruppato et disuguale et d’altre sue considerabili oppositioni è la Serenità Vostra benissimo informata. Patisce molto d’acqua et massimamente negli eccessivi calori dell’estate, ai quali per la dispositione del clima è naturalmente sottoposta l’isola. Il patimento è però nei tre mesi più aridi che corrono senza pioggie per l’ordinario, nel qual tempo si prevagliono quei terrazzani di alcune cisterne suburbane. La stanza delle polveri, come n’ho più volte ragguagliata la Serenità Vostra et le Eccellenze Loro illustrissime, marcitisi e nel suolo e dai lati alcuni grossi tavoloni di larese che la fodravano e diffendevano dall’ humidità dell’acque piovane, si trova in pessimo stato e le polveri a rischio di totalmente dissiparsi, poiché, essendo cavata a forza di scarpello, nel vivo del colle e senza esse fodre, vi penetra del continuo dentro la pioggia per le fissure o meati naturali del sasso, onde se con nuove fodre non vi si rimedia la purdita e’l guasto n’è evidentissimo et imminente, l’artiglieria e la diffesa inutile et irreuscibile. Consignai all’eccellentissimo Cabrieli molte canne d’archibuggi da mano e da forcina consumate dalla ruggine con altri forramenti per farle capitare alla casa dell’arsenale con mie lettere d’avviso del dì primo luglio 1619 et rinovarle per armar quelle cernide essendone la metà sfornita con notabil diservitio pubblico. L’artiglieria era quasi tutta mal in ordine di apprestamenti et di rispetto, ma essendone capitata qualche provisione di ordine suo dalli illustrissimi signori provveditori sopra essa con alcuni pezzi non si trova in istato tanto bisognevole, ancorché al tutto non si sia compitamento provisto et massimamente all’urgenza dei tavoloni, come per più memoriali alle lettere annessi potrà constarle. Viene guardato da quaranta soldati italiani compartiti proportionatamente sotto dui capitani, quelli di buona esperienza et questi di fedeltà pratticata verso la Serenità Vostra, che sono il capitano Antonio Metelini, giovane molto zelante e di buona intelligenza et il capitano Piero Antonio da Rhò, invecchiato nel servitio.É ben vero che del capitan Angelo Bigaglia, successo al Rhò negli ultimi mesi del reggimento, ho con molto mio disgusto, havuti richiami frequenti dalli suoi soldati del sinistro suo governo et procedere lamentandosi alla banca et in privato. Et perché ad ogni evento poteva stentarsi di pane dentro alla fortezza non essendo in essa né a buon spatio lontano molini di sorte alcuna, ne ho fatto construere uno da cavallo che potrà riuscire ad ogni occorrenza di sollevamento e commodità ai soldati et ai terrieri essendosi obbligato il pistore di cacciarlo et mantenerlo a sue spese et interesse co’l solo utile ch’egli sarà per cavare dalla pistoria et fabbricatione del pane.
La montagna grande, detta la pubblica, che per molto spatio estendendosi attraversa quasi tutta l’isola et prencipalmente nelle parti maritime, siccome potrà sempre essere all’occasioni di gran benefitio alla Serenità Vostra conservandosi ai pubblici bisogni per la gran quantità del legname e materia navale, ch’ivi si potrà commodamente tagliare per la fabbrica di grosse armate essendo quasi tutta d’abeti, così dovendosi del continuo invigilare alla preservatione di essa non ho mancato mai di concorrere et coaggiuvare colla auttorità alla buona cura e custodia che ne tiene il signor Nicolò Cocchino, soggetto molto zelante di quell’interesse et che assiduamente s’affatica et industria di ben guardarla da ogni pericolo e danno d’incendio e d’incisione. Fu eletto la prima volta a tal carico con titolo di capitano et conservatore dall’eccellentissimo signor Giovanni Pasqualigo, buona memoria, et ultimamente li mesi adietro confermato dalla Serenità Vostra con espressa gratiosa terminatione, che il carico passi et continui nel suo figliolo maggiore. Io, per ovviare ad ogni intacco o distruttione, ho con espresso proclama prohibito, inherendo ad altri in simil materia, che per un miglio vicino non ardisca, chiunque si sia, di approssimarvisi o con gli animali minuti o con l’aratro rodendo quelli gli arbusti nascenti e correndo rischio il bosco, introducendosi la semena vicina, di patir gravissimo detrimento dal fuoco per la prossimità delle stoppie che doppo il raccolto sogliono abbrucciarsi.
Il sito dell’Argostoli, porto principale verso Ponente, il più commodo et ampio d’ogn’altro, capacissimo di numerosa et grossa armata, ha considerabile et avvertita oppositione di non poter ostare ai legni di mal fare havendo l’ingresso libero et senza diffesa alcuna, onde e i vascelli di mercantia sudditi o confidenti di aliene giuridittioni e quei magazeni a marina dove si ripongono l’uvepasse et altre merci stanno in continuo pericolo d’esser saccheggiati da chiunque ne tentasse lo spoglio, con poca riputation pubblica e molto danno di quei mercanti essendosi comprobata total sospettione gli anni andati, quando senza ostacolo alcuno vi penetrò il marchese Santa Croce con grossa banda d’armata spagnola, che necessitò alcune poche galere nostre sospettando d’affronto di ritirarsi nell’ultimo recesso di detto porto. Et Dio grande, che se n’imposcessasse l’inimico, conciossiaché la fortezza vecchia restando assediata, affatto non potendo da parte più opportuna e vicina esser sovvenuta di vettovaglie e di gente, converebbe cedere all’ossidione e rendersi. S’è veduto che qualche berton inglese o fiamingo, trovatosi sull’ancore ai Guardiani [Vardiani], scoglietto della natura fondato quasi per guardia antemurale della bocca del porto, s’è alle volte bravamente opposto per suoi legitimi sospetti con buone cannonate ai legni non conosciuti e stimati di Tunisi o d’altra gente corsara. Ma tanto fondamento deve farsi di tale oppositione quanto ella è incerta, dipendente dall’altrui cappriccio et solo in qualche tempo dell’anno, sicché quelli isolani vivono con ansioso desiderio di esperimentare li soliti effetti della carità venetiana per riparo delle vite e fortune loro, che sarebbe la fabbricatione di qualche forte o sulla bocca o poco più adentro nella gola o ristretto di esso, con cui assicuratasi la sua maggior’ ampiezza venisse a restar escluso et empedito ogni dissegno e tentativo di hostilità, preservati i vascelli et ben custodite le facoltà dei sudditi, li quali si lasciano intendere, ancorché io stimi la voce romor di volgo, di voler concorrere alla pubblica benignità con un donativo di 50.000 ducati. Il porto si farebbe poi ridotto in sufficiente diffesa famoso e frequentato molto coll’avvanzo di quegli utili e pubblici e privati, che dal concorso e dal traffico derivar sogliono et massimamente nei luoghi maritimi. A me basta d’haver’ accennata la necessità di tal reparatione per iscarico del mio debito, nonostante che di tanto e d’altre particolarità qui frapposte, io sia certo che da altri rappresentanti n’habbia havuto la Serenità Vostra conto distinto et molto essatto rimmettendo il tutto alla natura e prudente discussione del supremo parere.
Correvano di gran tempo prima ch’io andassi a quel governo, et sono continuate sempre quasi in tutto il corso di quello, inimicitie et odii capitalissimi e così internati fra le famiglie Crassana e Tipalda della terra di Lixuri colli loro aderenti, che la memoria di quei primi mottivi, donde ne nacquero eccessi di barbara empità, non bastano a ripetere le cause originali di rancori tanto intestini et odiosi et, sebbene io, et co’l castigo contra i colpevoli et colle ammonitioni con gli altri interessati più avidi della vendetta e delle fattioni, habbia procurato di ridurli alla quiete et alla riconciliatione fra loro non m’è venuto fatto di effettuare l’intento mio se non a mezzo il reggimento co’l concorso prima della divina mano doppo instanze e fatiche molte riunindoli insieme et rapacificandoli con sommo mio gusto et con fermo pensiero et stabilita loro deliberatione, che spero così seguirà, havendone gran sicurtà in mano di pene gravissime da essi volontariamente assonte per via d’atto solenne contra il primo perturbatore di mantener ferma et inviolabilmente detta riunione d’animi et reintegratione d’amicitie et di sangue colla pace seguita e corroborata con nuovi vincoli di matrimonii et di parentelle. Et come n’ho veduto felice successo fino al mio compimento con pubblico servitio et accrescimento dei privati interessi, vivendo in fruttuosa quietezza i Suoi popoli così ne goderà la Serenità Vostra, utilmente fiorendo colla tranquillità, l’industria, il traffico e la coltivatione, donde colle rendite accresciute dei sudditi fansi maggiori ancora gli emolumenti e le raggioni del Dominio.
Della fede et devotione del popolo in universale colla renitenza esperimentata nell’elettione degli huomini da remo avanti gli occhi, non so quello Le possa promettere in tali et simili occorrenze. Degli altri del consortio civile, Le devo dire che l’alterezza e superbia d’alcuni particolari di quel numero è giunta a tal colmo d’iniquità, che molto più alla pestifera seditione tendendo, ch’all’ossequio et alla obedienza contra li Suoi rappresentanti, qualhora vengono dalla giustitia o legitimamente castigati o debitamente ripresi delle loro pravità più d’infedeli e mal’ affetti, che di fedeli et devoti sudditi il titolo e ‘l nome loro si conviene. Questi non potendo sfogar altrimenti la passione arrabbiata degli animi loro, hor con mano infame hor con lingua canina e mordace o segnano le mura di caratteri e note obbrobriose o latrano sopra i pulpiti con malediche invettive lacerando con essempio di detestanda sprezzatura et di famosa fellonia la pubblica riputatione et l’innocente sincerità dei rappresentanti Suoi. Nel che so non occorrere maggior estesa informativa, poiché fin hora ne hanno havute le relationi la Serenità Vostra et le Loro Eccellenze illustrissime.
Di quel reverendissimo monsignor vescovo Pasqualigo non so che rifferire, poiché sono già corsi due intieri reggimenti dacché egli non s’è mai lasciato vedere alla sua ressidenza con molto disservitio del culto di Dio et della salute dell’anime del rito latino, come so d’haverlene dato ancora riverente avviso. Li scrissi più volte eccitandolo alla sodisfattione dell’obbligo suo e tanto più che la catedrale minaccia momentanea rovina, ma n’ hebbi risposte e promesse solamente. Attende alla cura un suo vicario, minor conventuale, ma con quell’affetto et vigilanza ch’è propria del mercenario. Onde stimo c’habbia a farvi di mestieri l’ammonimento pubblico.
Fui richiesto ultimamente del mio parere dagli illustrissimi signori provveditori sopra gli hospitali e luoghi pii circa il trovar modo d’un sicuro riscatto di quei poveri schiavi che o sudditi o presi in servitio se ne stanno miseramente penando a Santa Maura e Prevesa prima che vengano condotti in Barbaria ove poi le redentioni riescono quasi impossibili. Et, benché all’hora ne rescrivessi a Sue Signorie illustrissime l’informatione più fondata che ne potei sottrarne dai più vecchi et meglio informati dell’isola circa tal negotio, tuttavia essendo di rilevante benefitio et di somma pietà il metter quanto prima in fatto essecutivo opera tanto religiosa e propria della veneta carità, stimo bene di replicare al presente quanto in tal materia ne considerai a quei signori illustrissimi. Et era che si dovesse mandare dall’isola della Cefalonia in quelle regioni di Santa Maura o Prevesa persona espressa salariata dal pubblico, che sotto finta d’altro maneggio rissedesse in quei contorni se non sempre nel tempo almeno più commodo al corseggiare e che destramente, come da sé, promovendo discorso di riscatto co’l sangiacco o altro magistrato del paese serrasse l’accordo e poi se ne passasse alla Cefalonia per la provisione del danaro pattuito, del quale bisognarà certo o assignar spetial deposito in quella camera o far correr polize fra mercanti, perché statuito il modo si possa subbito effettuare la redentione, la quale non può al sicuro per altra via seguire, poiché frammettendosi intervallo di tempo coll’avvisar di qui del fermato di là et coll’aspettarsene poi risposta protraendosi l’esborso della taglia oltra il termine dal Turco assignato, che, perlopiù, è di quindici o venti giorni, provano gli infelici dal barbaro infedele che si tiene beffatto per la spiratione del termine prefisso o l’angoscie della morte fra continui crucciati o vengono senza ammissione di scusa alcuna empiamente uccisi, come se ne sentono giornalmente le compassionevoli esperienze se coll’appostatar non vogliono dannar l’anima e ‘l corpo eternamente, calamità assai peggiore d’ogni cruccio et della morte istessa.
E questo è quanto mi occorre di dire alla Serenità Vostra et Eccellenze Loro illustrissime circa la città et isola Sua della Cefalonia, così commettendomi l’obbligo naturale di servire alla patria, che del pari col debito civile se ne camina sempre accompagnato, quello fin nelle materne viscere al primo spirar vitale dalla natura infusomi e questo dalla conditione del carico già sostenuto conseguentemente ingiuntomi et si assicuri la Serenità Vostra che, siccome coll’osservare et coll’operare ho procurato di possibilmente conformarmi alla mente pubblica et ai cenni di Lei, così il rifferito al presente sia stato lo sforzo d’un’ardentissima volontà d’obedire da rozza penna ridotto nella tediosa spiegatura di questi fogli. Gratia.
Sul retro del fascicolo la dicitura: Relation della Ceffalonia del nobil homo Zuan Francesco Bragadin ritornato da quel reggimento l’anno 1620