24 aprile 1624 Andrea Morosini
Relazione
elazione di Andrea Morosini 1624
1624 a 24 d’aprile. Presentata nell’eccellentissimo Collegio dal nobil homo signor Andrea Morosini tornato dal ρeggimento della Ceffalonia
Serenissimo Principe, Signori ccellentissimi
Dovendo, Serenissimo Principe, gravissimi et eccellentissimi Signori, perservar io Andrea Morosini il lodevol instituto di questa Serenissima Repubblica dar conto et far rellatione di tutte le cose che assistendo alla carica che si compiaque la Serenità Vostra conferirmi di Suo rappresentante nella città della Ceffalonia, ho giudicate degne della Sua notitia tralasciare quelle che da altri miei signori precessori possono esser statte più di una volta rifferite alla Serenità Vostra et abbracciando particolarità (per mio senso) più proprie del Suo servitio, Le significarò con quel zelo che m’astringe il debito infinito che tengo et conservaro etternamente di ben servire alla Serenità Vostra a Vostre Eccellenze et alla patria.Tralasciaro dico di refferirLe come cosa a Lei molto ben nota il sitto di quell’isola, che è di longezza miglia 60 per retta linea, sebbene per l’ondosa sucession de monti circonda miglia 180 non compresa l’isola del Teacchi, qual è di miglia 70 incirca. Il numero delle pertinenze soggette a quella città che sono dodeci, cioè Palechi con ville 27, case 1537; Samo con ville 13, case 554; Tinea con ville 12 , case 441; Livato con ville 26, case 1031; Erisso con ville 13, case 731; Annoi con molte ville; Racli con ville 17, case 261; Leo con ville 13, case 266; Scalla con ville 3, case 264; Pottamiana con ville 9, case 492. Due delle quatro parti di quell’isola sono inculte per esser grebanose et scosese, per il seno de qualli vi sono fontane 2.000 incirca. La più fertile parte di essa isola è il Palechi, rendendo in quella il formento 20 per uno et l’orzo 40. Per il meno produce bombaci, vini perfetti et gli megliori moscatti; vi sono diversi fiumi che girano molti molini. Le anime da fattione (tralasciati li papà, quelli del Consiglio sono in numero di 7000), tutte quelle genti sono però otiose, inimiche de forestieri, prive de ogni virtù, protetori de huomini di mal fare. Si servono di quatro lingue, cioè greca materna, latina, italiana et spagnola. Con sentimenti falsi fanno apparir il no per il siì, pieni di usure tolendo sino una lira al mese per reale, colmi di adulatione, in tutto vestiti di falsità et verso li rappresentanti pubblici con poco rispeto et quello che più importa dimostrano poca devotione verso questa Serenissima Repubblica. Se vengono ripresi, non potendosi esercitar per debolezza di forze il castigo in loro, dicono liberamente che con salvocondoto o di alcun generale o del signor bailo ressidente per Vostra Serenità in Costantinopoli rimediarano ad ogni incontro, onde fatti sempre più arditi comettono liberamente ogni eccesso et sono passatti tant’oltre, che appresi li costumi di barbari li figlioli percuotono li padri et madri et anco li amaciano et li padri et madri incrudeliscono contro li figlioli proprii. Li poveri non ardiscono per timore delle proprie vite di porgier alla giustizia le sue queremonie contro li più potenti. Amano la discordia et disunione tra il provveditote et consiglieri, tengono per grande honore l’haver un Turco per parente et perciò li proclami del reggimento non sono ubediti da loro, ma vogliono che li abusi si servino per leggi. L’isola tutta dipende da alcuni caporioni qualli minaciano li ministri se procurano far alcuna rettentione, spaventano li testimoni, impediscono che li avocatti non diffendino li poveri, insomma sunt sine legge et moribus. Dormono dal mese di maggio sino a quel di ottobre al scoperto; nelli due mesi di aprile et di maggio cade solamente la ruggiata. Usano quando sono assaliti da febre nell’ardor di quella di bevere una tazza di acetto con spichi d’aglio pesto et il succo di erba stipa et con questo rimedio barbaro la natura e ...sudore così abondante che guariscono in tre ovver quatro giorni o vi lasciano la vita. Dirò bene che siccome quelle genti, da qualli non hebbe io mai imaginabile disgusto privato et particolare né altro se non quanto portava l’interesse del servitio della Serenità Vostra et di Vostre Eccellenze et che perciò niuna passione d’affetto mi fa tergiversare dalla veridica rellatione de loro costumi et opre, così si mostra il clima di quell’isola molto felice et favorabile, poiché sino il vento maestrale la socorre con due cortessissime proprietà: l’una di levar la sette alle capre, quali ammaestrate dall’uso di quel paese aprono nel mezo giorno la bocca verso il sudetto vento et da quello ricevono rinfrescamento et refocilamento; l’altra é de fatto il pane et posto a sola facia del foco del forno et poi esposto al vento sopradetto con coltarlo ogn’hora, non solo si cucina perfettamente ma si conserva longamente. Vien detto et affermato, che si siano trovate delle verghe d’oro per quell’isola, che nelle ville de Mala [Omala] et Peratata vivono gl’huomini lungo corso di tempo, nella cui chiesa di Malla [Omala] ci si hatrova un corpo d’un già nominato Gierassimo che tengono quelli popoli per santo. S’attrova terra mineral sotto il piede della Fortezza che si dimanda Stucari tambegia (?), come in un altro luoco detto Monocori. Sebbene dalla Serenità Vostra vengono fatti incantare diversi suoi datii in quella città et de tutti sono prontamente levati da quei suditi non con fine di satisfar la Serenità Vostra, ma solo di proprio suo comodo sapendo loro certamente, che nel reggimento non vi siano forze d’esecucioni, ma angarizano li contadini, s’appropriano le rendite, onde perciò tutti procurano haver parte in essi per viver delli medesimi per dele la Serenità Vostra va creditrice sino ducati al mio partir dal carico sudetto 50.000 incirca et quello de più importa, havendo Lei deliberato che il datio della nova imposta si incanti in questa città di Venetia per levar le fraudi et avantagiar il suo interesse che sarebbe de 50.000 ducati all’anno incirca, facendosi sei miliona di uva passa et più senza quella del Teacchi [Ithaki], del qual loco si cava incirca 400 migliara, che batutto un milion et mezo per Venetia restaria cinque milioni incirca. Ma quest’ultimo anno ne è statta fatta sette miliona et con tutto ciò non si cava per rispetto delle fraudi se non quello che per una mia scrittura inviata alla Serenità Vostra potrà veder d’anno in anno quello è capitato in camera. Viene più che mai pregiudicata et dannificata, poiché alletati dal grandissimo civanzo tre o quatro di quelli Ceffalonioti piu ridi et ubertosi si conducono con privata inteligenza del loro comune comodo in Venettia non estimando il pericolo di così longo et travaglioso viaggio et levano il datio sudetto per quel prezzo de altri inesperti et non habitanti l’isola non leverebono al certo et con mascherate piegiarie et di facoltà essentiali fermano l’esatione non per altro che per arichire et acomoda le loro famiglie. Et sono certi che si bene se maturino le rate de pagamenti destinati dalla sapienza di Vostra Serenità nelli servitii et bisogni ricorenti del suo stato et della sua armada di mare non mai possono esser molestati per la deboleza delle forze de ministri che per numero et per qualita non sono di consideracione imaginabile, come ho fatto consapevole la Serenità Vostra con mie lettere fu già diversi anni ordinato, che fusse levata l’essatione di mano a’ daciari et cio con ottimo fine, ma a dir il vero questo partorisse spesa et incomodo et non di alcun benefitio alla Serenità Vostra, perché questi essatori sono posti dalli medesimi daciari con rischio evidentissimo di perdita pubblica, perché quando questi che sono sogetti di pochissima fortuna trafugassero il denaro scosso, tutto ciò sarebbe perdita della Serentà Vostra. Questo nutrimento del pubblico danaro, che si divolve finalmente in privato comodo fa et produce due dannosissimi effetti. L’uno che scema et sminuisse l’entrate della Serenità Vostra destinate et aplicate alli più gelosi et importanti bisogni del Vostro servitio, come di Candia et Corfù per sovenimento delle militie che guardano et diffendono quelle celebre et stimatissime piazze. L’altro che nutrisse et ingrassa alcuno di quei suditi, qualli non curano che da rettori se faccia esperienza di far vender loro li beni, perché sono certi et assicuratti da un privato comune concerto, che alcuno Caffalonioto o isolano comprara mai quelli come veramente sucede et si è veduto in tante occasione et io stesso ho esperimentato come ho significato alla Serenità Vostra. Più che necessario è, Serenissimo Principe, che si facia un catastico delli beni de cadauno per poter in evento pigliarli in tenuta a ricever sodisfazione da debittori, altro tanto è necessario che dalla suprema sapientissima volontà di Vostra Serenità sii posta regola nella creatione de nodari di quella città et isola, poiché non con fondamenti di ragione non con legalli formule non con l’osservazione delle leggi della Repubblica si esercitano nei loro carichi et ministerii, non havendo altra maggior scienza che il saper legere et scrivere, formano istrumenti diversi asai dal vero et ciò in particolare nelli strumenti dotali per sotraersi dal pagar li debiti non tacero che fusse se non bene che dalla Serenità Vostra fusse fatto concepire un suo perito ragionato a cadaun provveditor, che si conferisse a quel regimento, il qualle come novo non interessatto, non corotto et non contaminato esser doverebbe con maravilioso frutto al proprio servitio della Serenità Vostra et Vostre Eccellenze. La Serenità Vostra con spesa de ducati cinquemillequatrocento all’anno mantiene 72 stradioti a cavallo et non solo non riceve né può ricever da essi alcun benché minimo servitio, perché si sono fatti casalini et domestici Ceffalonioti sicché pigliano sino a prestido li cavalli a passar alle rassegne, ma se per mancamento di denaro di quella sua camera si diferisce alcun giorno dar loro le paghe, proferiscono parolle di poca divotione et fede verso la Serenità Vostra asserendo le loro ducalli di esser benemeriti et che quello dalla carità sola di Vostra Signoria gli vien fatto sumministrare sia non pia et munificente gratitudine, ma obligo et debitto pubblico. Aggiongerò, che in luoco di quelli inutili fatti casalini et che non sanno né vogliono adoperar altr’arma che la lancia in questi tempi et in quei siti affatto infrotuosi si potrebbe con altra provisione ricever servitio mirabile a tener in obedienza quei licenciosissimi populi et tanto può quando la Serenità Vostra destinasse al servitio et difesa di quelle sue rive et aqui quatro barche armate, come con mie lettere Le ho significato, che non possono essere si non di frutuosissimo servitio delle cose sue, così per tenir in freno l’istessi Turchi che tal volta escono con fuste a danificar li mari et far captivi li suditti di Vostra Signoria, come per impedir che non siano fatti tanti contrabandi che di giorno in giorno si fanno con licenciosa libertà per debolezza di forze con tanto pregiudizio della Signoria Vostra. La Ceffalonia ha il suo Concilio più tosto università et redutione che racolta et adunanza de migliori cittadini, poiché ne tempi passati non entravano in esso se non quelli della città e borgi, che per nascita, per costumi et per civiltà erano stimati capaci. Ma hora vi concorono tanti contadini delle ville oltre il miglio lontano attorno essa città, che per decretto pubblico non devono esser admessi altri, che fanno non solo numeroso ma mostruoso quel Consiglio, essendo che prima quel corpo era di puochi voti et al presente s’ hatrova da 1200 incirca et questa introducione nuova assentita et soportata dall’antiche famiglie non altro conclude che la esclusione del servitio di Vostra Serenità, poiché quando Ella per servitio delle cose Sue et delle armate comanda che si facia levata de genti dall’isola per rinforzo delle Sue galere, quelli aportano non essere rurali ma cittadini, non fattionarii ma assenti et a questo insidiano con perfido talento di non sincera fede il servitio della Vostra Signoria facia però opera di somma pietà il regolare il Consiglio predetto, redurlo ad un numero prefisso capace di esso dacché ne conseguirebono tanti frutti di ottimo servitio, che la Serenità Vostra si potrebbe non solo asicurar della tumultuacione di quei suditti in concorso, che radunandosi quel Consiglio capitano tante genti vicine et altri adherenti nel Castello ossia detta Fortezza et quando tanto numero di persone fa congregacione in quel sitto con molto disturbo di pubblici rapresentanti et non piciol rischio alle volte di qualche tumulto fra quelle genti barbare. Oltre li attuali del Consiglio vi sono trecentovintitre famiglie che all’occorenze del pubblico servitio mostrano esser statte essenti dalla Signoria Vostra et perciò godere privilegi di essentione, onde non possono li Suoi rapresentanti dar essecucione all’ordeni più che necessarii della Signoria Vostra et delle Vostre Eccellenze; sarebbe però bene far riconoscer et riveder talli privilegi et nelli inmeritevoli spogliarli della graciosa veste dell’auttorità del Suo eccellentissimo Senatto.
Il castello che tiene per decoro et non per esenza il solo nome di fortezza ha bisogno o di fortificacione con alzar le sue mure, munirlo di vetovaglie, applicarvi militie che lo guardino et altri prestamenti militari ovvero demutirlo et distrugerlo, poiché in evento di diffesa non è sufficiente et all’offesa sarebbe di molto danno. So che basta laccenare alla Signoria Vostra le cose del Suo servitio, perché con la somma Sua sapienza concorre con prudentissimi et opportuni rimedii alle cose del medesimo Suo servitio.
Quando Vostra Serenità et le Eccellenze Vostre rissolvessero di demolire quel castello, crederei et lo racordo che fusse ottimo effetto, che il suo provveditore andasse ad habitar in Asso, fortezza di stima, fortezza senza habitanti, fortezza senza le dovute provigioni, insomma fortezza di concetto ma non fortezza di effetto, civanzarebbe la Serenità Vostra da questa nova introducione all’anno ducati 3.000 incirca, poiché si levarebbe la necessità di mandarci un provveditor con salario et altri ministri. Vi concorerebbe un altro meraviglioso frutto di publico servitio, che quella fortezza s’imperebbe di habitanti, mentre sta vuotta di difensori, che le forze pubbliche sarebbono ristrette in una sostanza di vero comando, che hora sono distratte et perciò non temute da suditi et che a insidiosi osservatori di pregiuditii della Signoria Vostra sarebbe freno et briglia quell’habitatione di un suo rapresentante che comandasse a quell’isola tutta, mentre stasse residente in quei tricinti.
Circonda detta montagna miglia 50 incirca, suppono io, che per miglia 40 si potesse sboccare et da essa se traheria di utile altretanto di quello si cava dal rimanente dell’isola, tanto più quanto che ha poco grebano et il tereno per natura atto a produr così biave come viti et arbori, oltreché è arichita dalla natura di molte fontane atte ad acresser la sua fertilità.
Ricaverebbe la Serenità Vostra la Sua decima che riusirebbe di somma consideracione et senza spesa imaginabile, poiché li privati invertiti de beni da loro medesimi coltivarebbono li tereni, quando si havesse da far la consegna de predetti tereni si potrebbe principiar da una parte della montagna et così seguendo l’ordine non dar et distribuir li tereni a ellettione o gusto, ma a continuata sucessione de medesimi tereni. Vi concorerebbono habitanti del paese turchesco, della Puglia et d’altrove. Saria bene che li Ceffalonioti non potessero haver di detti tereni così perché non vogliono pagar a Vostra Signoria le Sue decime ordinarie, come perché introdurebbe con la loro esclusione numero considerabile di habitanti novi in quell’isola.
Scrissi alla Serenità Vostra sarebbe bene che la nova imposta fusse pagata così in Ceffalonia come al Zante in reali a ragion de lire 6 l’uno, siccome l’isolani fanno mercato con li forestieri che li danno uva passa franca a bordo, che così usano questo vocabulo in luoco de dire in vascello, et essi isolani avanzano 25 per cento, cioé da lire 6 a lire 8 che così core il real. Quest’utile importaria tra Ceffalonia et Zante all’anno incirca ducati 12.500.
Nell’isola di Ceffalonia vi sono alcuni habitanti inglesi li quali fano venir a piacer loro li vasselli a caricar le uve passe et per tenerle in precio basso avisano li patroni delli medesimi vascelli, che si vadino trattenendo nelle acque et porto di Messina sino tanto che si faciano li pretii et così a poco a poco li reducono a quell’isola così questa certezza, che l’entratta dell’uve passe non può esser smaltita che per Ingiltera et Fiandra. Li isolani sono necessitatti al meglio che possano con il terzo di barato in panina, onde da alcuni anni in qua il negotio delle uve passe ha sempre deteriorado di pretii.
Solevano esser da questa città di Venecia portate panine per Ceffalonia per vallente de ducati 20.000 incirca all’anno; di presente non se ne fa condotta se non per ducati 2.000 et perciò il datio di Vostra Signoria dell’uscida perde tanto quanto che importa del sopra più delli ducati 2.000. La causa di questa privacione è che da quatro anni in qua è statta portata panina in quell’isola per ducati 80.000 all’anno in tante londre et carisee da Inglesi levatori delle uve passe, li qualli dando in barato, cambio o pagamento di esse il terzo in tanti panni sino a precio de lire 36 il bracio le londre però et le carisee a lire 12, causa prontissimamente della rovina di quelli sudditti che non possono smaltirli in Turchia se non a pretii bassi. Questo particolare, Serenissimo Principe, non offende le sole Sue rendite che finalmente sono le conservationi del statto, ma admette diverse dannosissime consequenze; l’introducione de sudditi de prencipi alieni, di privation de danaro, di seminacione di usure, di danno della Serenità Vostra et tanto più che al partir de vasselli inglesi li patroni non mostrano né prestano alcuna ubedienza al rapresentante di Vostra Serenità.
Il vescovo o protopapà si fa dal suo clero greco che al presente si attrovavano 234 papà che lo ellegono; è tenuto da essi in grande veneracione et si osserva occorendo la sua morte, che quei sindici fanno avisatto l’illustrussimo signor provveditor del Zante, perché si contenti far publicar che quelli che pretendono tal dignita debbano darsi in notta. Ha certa entratta quel protopapà a San Gioanni de Crionerò [San Giovanni di Kryoneri ], quando va in visita ogni casa così in Ceffalonia come al Teacchi [Ithaki] le responde meza quarta o di formento o di orzo et d’oglio, dacché ne riceve utile considerabile.
Quest’isola ha sei porti. Il porto di Argostoli è capace di grande armada, ma si va bonificando ogni giorno per le savorne che si discaricano dalli vascelli et dalle materie che con le piogiane cadono da monti.
Il famoso porto di Val d’Alessandria è lungo dieci et più miglia, largo sei, profondo passa 80, è puoco buono per galere et dove quelle danno fondo vi sono passa 20 et 25.
Il porto di Viscardo [Fiscardo] è buono per 15 galere, ha nel prencipio passa dieci de fondo, va poi mancando in passo un e mezo.
Il porto di Asso nel prencipio del suo stretto ha fondo passa 24, ma nel suo senno non è piu de 14 essendosi ateratto passa dieci dal prencipio, che fu fabricata la fortezza per la caduta delle materie, ne possono star ben sicure che due galere.
Il porto di Tera [Atheras] così nominato è profondo nel prencipio passa 30 et nel fine cinque in sei, è capace de 25 galere.
Porto Poro è aperto, è però non buono.
Il canal della Ceffalonia è longo della parte di levante miglia 18 et dall’altra 15, è dominato dal vento ostro siroco, ha buon tenitor et è largo miglia 3.
Apresso le militie che potessero esser commurate in luoco di stradiotti inutili, come gli ho di sopra recordatto, et oltre le quatro barche armate che guardassero quelle aque et rive, riuscirebbe di singularissimo frutto che la Serenità Vostra mantenesse un barigello di campagna con 15 over 20 ofitiali, li qualli condotti conforme all’uso delle città d’Itallia dal suo rapresentante soministrarebbono polso tale et forze così considerabili, che l’esecucioni tutte et ordinate da Vostra Serenità et invigilate da Suoi rettori acquistarebbono il totale suo adempimento che riuscirà con molto pubblico decoro et con freno non piciolo di quei indomitti et incorigibili sudditti.
Tutte queste cose, Serenissimo Principe, gravissimi et eccellentissimi Padri, sono statte da me con occhio di filiale devotione osservate in quel reggimento et vengono riferitte dal candor della mia natural fede alla Loro somma sapienza, suplicandoLe che si contentino di aggradire il mio abbondantissimo desiderio di ben servire alla Serenità Vostra alla quale, et cetera.