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15 marzo 1626 Angelo Giustinian

Relazione

Relazione di Francesco Boldù 1622

Relatione di me Francesco Boldù ritornato di proveditor della città et isola di Ceffalonia 1622

Serenissimo Prencipe, illustrissimi et eccellentissimi Signori
Disuguale per certo e poco proportionato bilancio ho ritrovato io haver i scarsi talenti delle mie deboli forze  col peso che la Serenità Vostra si compiacque incaricar alla mia fede del governo della Sua città et isola della Ceffalonia, avenga che contraposta la sincerità dell’operare a pro et augumento degl’interessi di Lei et dell’amministrata giustitia a’ sudditi, posso pretendere senza nota di giatanza di haver supplito con le continue vigilie et con una non mai interrotta costanza alle naturali imperfettioni, in maniera che restituendomi hora alla patria et alla presenza della Serenità Vostra et delle Loro eccellenze illustrissime dal terminato reggimento, mi giova il credere dover esser gradito il mio prestato servitio et sentir Esse volentieri quanto io osservando, operando et intendendo sono per rifferirLe;  di quelle cose cioè, che toccano gl’interessi di Lei accadute nel mio reggimento et conseguentemente della conditione de sudditi et di quell’isola, di consideratione per la sperienza che ne ho havuto, dovendo io restringer il mio raggionamento nella sola sostanza delle cose,sicché, levata l’occasione del tedio, il tutto segua con buona corrispondenza.
La Sua isola della Ceffalonia, eccettuato il regno di Candia, è la maggiore de tutte le altre che soggiaceno et godono la tutella di questo Serenissimo Dominio. É bagnata dal mar Ionio et il suo giro è de miglia 170 incirca, divisa in dodeci pertinentie, di aria felicissima per la temperie del clima, in ogni parte habitata, sebbene per il più de aspri et alti monti ripiena et in conseguenza di poca coltura, ha nondimeno spatii di ubertose valli et di ameni piani che suppliscono con la fertilità ai diffetti del monte, dal quale però quella gente, si può dir sopra l’istesso lasso a’ luochi più atti et vicini ai villaggi, cava rendite di grano et ancora mirabilmente l’istesse giare acconsentano ai pastini delle uvepasse et vigne che producono i moscatelli et vini perfetti.
Il paese più ameno et vago sono le valli, le coste,le colline et li piani di Livatho, di Leo [Elios], di Racli [Rakli/Iraklion], di Samo [Sami], di Palechi [Paliki] et di Pillaro che particolarmente, oltre una eterna amenità naturale de luochi dilettevolissimi, è tutto copioso de vigne benissimo coltivate, di olivi et altri albori fruttiferi, abondante di acque nascenti, delle quali, essendo favoriti i paesani con rivoli o canalleti a guisa della seriola di Lombardia, vanno irrigando ai tempi opportuni le piante degl’aranzi, i limoni et li cedri, che in ogni staggione verdeggiano et rendono vaghezza in quei contorni. L’istesse valli et piani abondano di mieli perfettissimi per i buoni pascoli et per la quantità delle salvie  et rosmarini, che nutriscono insieme gl’animali menuti delle mandrie, delle quali ne cavano lane et formaggi in abondanza. Regnano ubertosamente ancora in più parti dell’isola i seminati de lini, cavandone dalla sementa di essi quei sudditi buono utile et gl’olivi medesimamente rendono oglio perfetto che supplisce all’uso et bisogno de habitanti et per l’ordinario le annate vanno interzando col riuscire l’una abondante et l’altra scarsa come si vede parimente della grana generando così l’humore della terra et la conditione delle aria et del clima. Li vini inoltre riescono buoni non, però, avanzano al bisogno et sostentamento del populo. Ma il nervo et fondamento principale delle sostanze di quella gente et le ricchezze loro se però a ricchezze si può attribuire sono li tratti delle uvepasse meraviglior rispetto alla felicità della produttione raccogliendosene quasi per l’ordinario ogni anno milliona cinque della estrattion del qual frutto la Serenità Vostra per il datio solo della nova imposta, oltre gli altri, ne ha rendita de ducati 30.000 incirca all’anno per li depositi che sono fatti da mercanti inglesi et fiamenghi in ragion de ducati diece per migliaro de datio in quella camera fscale, quando ne fanno il carico delle navi per il loro paesi et altri luochi di Ponente. É nondimeno molto pericolosa per il proprio nutrimento et vivere di quei sudditi la loro deditione assidua agl’impianti di questo frutto di uvapassa per le utilità maggiori che con tempo ne attendono, applicandosi con tanto spirito che ad essi impianti solamente, quasi ad unico centro di ogni loro buona fortuna drizzano le fatiche senza riguardo et consideratione che multiplicando gli impianti et nel continuar in essi restarà l’isola tutta redotta in vigne et conseguentemente abbandonate le semene del formento caderanno ad infelicità del vito quotidiano che col esserle soministrato, come nel progresso del mio raggionamento intenderà la Serenità Vostra, del paese et sudditi turcheschi di Santa Maura, Candelle [Kandila] et Dragomeste [Dragomestos], ma per lo più da Santa Maura et da Lefcada non obligano il pensiero ne si vano imaginando gl’infortunii che potrebbeno accadere.
Come dissi l’isola è popolata et habitatissima facendo intorno 50.000 anime tante havendo conosciuto esser dalla descritione fatta nella congiontura di cavar la gente da remo comessami dalla Serenità Vostra per il rinforzo delle galeazze nel qual negotio et essecutione doppoché ho introdotto il ragionare mi giova il repigliar in restrette parole le cose pur rappresentateLe con mie lettere in questo proposito godendo io di haver superate difficoltà indicibili nel rollar et far la levata impostami perché quella gente retrosa a tal servitù non ha lasciato imaginabi modo con sutterfuggii per separarsi da tal soggettione et perché il corpo delle levate era molto grande essendo tocco a quest’isola per la compartita fatta della seconda estrattione huomini numero 455 ne ho fatto imbarcare quatrocento meno uno oltre altri centovintitre di quelli che restorono inobedienti sotto l’illustrissimo Bragadin mio precessore, sicché il numero tutto delli cavati ascende a 522 galeoti, nella qual estrattione entrano anco 18 havutisi dall’isola del Teachi [Ithaki], ma con difficoltà maggiori per esser quella gente non avezza a sentir giogo non havendo per l’adietro giammai contribuito a tal servitù, onde, sebbene poca è stata di loro la levata, devesi stimare il principio datosi perché in altra occasione si potrà cavarne maggior numero facendo quell’isola, della quale più a basso ne ragionarò, 600 huomini incirca da fattione et a tutti li galeoti estratti, fuori che alli inobedienti del reggimento dell’illustrissimo Bragadino, ho fatto secondol’ordene che ricevei il donativo delli ducati cinque per cadauno, onde si trovano moto contenti. Ma repigliando il parlare delle anime di Ceffalonia nel numero delle 50.000 che hanno il domicilio in villaggi et casali numero 167 puono esser persone buone et atte ad ogni fattione 7.000 et più dagl’anni disdotto sino alli cinquanta, ma sempre più si va diminuendo et scemando questa obligata gente da fattione, perché chi con privileggii di esentione, chi di cittadinanza et chi per altro imaginato o preteso requisito si va strahendo da total obligo di soggettione et servitù così necessaria per la sicurezza dell’isola et per le occorrenze publiche et in particolare della già trattata della gente da remo, onde urgentissima sarebbe l’applicatione di remedio per rimover gl’abusi che vano serpendo con pregiudizio notabile degl’interessi della Serenità Vostra. Et sebbene sia stato terminato che le persone che hanno qualche civiltà et che habitano nella città et dentro il circuito di un miglio ad essa vicini siano honorati del Consiglio et della cittadinanza col esentione personale da qualsivoglia fattione et inoltre per vecchio abuso introdottosi che vi sia admessa una numerosa quantità di gente di tutta l’isola in esso Consiglio et conseguentemente esentata dalle fattioni, sarebbe molto opportuno l’instituire con la suprema auttorità qualche regola et ordene col levar l’infima plebe et li lavoratori de terreni dalla congregatione civile et del benefficio della esentione, perché in altra maniera se non si retrattano le esentioni et li privilleggii mancheranno alle publiche occasioni soldati, galeoti et custodi attorno l’isola, fattioni tutte tanto necessarie.Ho provato nel mio governo incontri travagliosissimi nelle occorrenze portate dagl’acudenti, ma quelli che maggiori de tutti mi hano giugulato il pensiero et l’animo insieme, che toccaranno anco ad ogni rettore che per tempo si trovava a quel reggimento, sono stati due. L’uno della provisione di grano per il vito di quella gente et l’altro del preservarla sana et libera dalla infettione della peste, in che come le mie cure et fatiche dalla divina misericordia hanno havuto gratia et privileggio, poiché la mano del Signor Iddio ha sempre accompagnato le mie attioni sino al desiderato fine, col haver tenuto munito sempre a buona conditione il fontego di grano, sicché la povertà è stata proveduta et soccorsa oltre l’haver agrandito di fabrica l’istesso fontego per conservar il grano con avanzi non pregiuditiali agl’ interessi di essa casa del fontego né della povertà. Così vado dubitando di qualche calamità nell’ avenire, la quale si rappresenta chiara agl’occhi della istessa raggione et della verità o nell’una o nell’altra di queste materie, perciocché per il sostentamento del numeroso populo, se si ha riguardo al grano et alli raccolti dell’isola, questi non sono bastevoli per mesi tre dell’anno et se si ha riguardo insieme al capitale del fontego riesce una mica, essendo de soli tre mille ducati e piacesse a Dio che secondo si va smaltendo il formento solito ad incanevarsi nelle occasioni col capitale sudetto si potesse da subito farne nova investita, ma quando il danaro si trova in pronto manca il grano non essendo altra speranza che le condotte che fanno le barche di Santa Maura et di Lefcada, luoche che si puono denominare il vero fontico di quell’isola, ma questi se ne vengono quando a loro torna commodo per il timore de Turchi che li signoreggiano et per li molti pericoli et difficoltà che provano nelle medesime condotte. E come dissi la calamità è soprastante et tanto maggiormente quanto che da pochi anni in qua vi è un concorso de navi et vascelli de prencipi esterni che hanno preso l’aviamento et inviamento alli cargadori di Dragomeste et Candelle della terraferma vicina levando li formenti soliti condursi a quell’isola et a quella del Zante per il nutrimento de sudditi, onde la provisione per rimover detti legni forestieri dalla privatione che viene fatta a dette isole è urgentissima. Ne patisce dimora, stimando io, che se le galeazze ai tempi congrui navegassero in quei diari deviarebbero senz’altro la pratica de vascelli forestieri et li sudditi restarrebbero assicurati della provisione sufficientissima et con bassi precii. L’altra materia è altresì importante et gelosa, stando solo alla divina clemenza il preservar l’isola dalla infettione poco giovando al rettore le provisioni, gli ordeni, le severità et altre operationi per tener in obedienza quei sudditi, li quali aletati dalla ingordigia del guadagno passano senza alcuna licentia et riguardo nella Morea dove ben spesso la peste s’anida, di quella maniera a punto che la prova al presente et è stata per tutto il corso del mio reggimento in quel paese. Et trovando facile il sbarco nel loro ritorno all’isola per le intelligentie che tengono con li deputati alle guardie sbarcano in tempo di notte le robbe et merci tratte da esser paese con evidentissimo pericolo d’introdur l’infettione. In che io, questo si può dire sono stato vigilante et rigoroso, ma come dissi prima vano sempre più mancando le guardie per causa delle esentioni da tanti procurate sebbene con ottima regola siano compartite per tutti li luochi dell’isola più eminenti et per le spiaggie redotti et posti per far le scoperte anco de vascelli corsari, sopraintendendo ad esse guardie il fedel domino Giacomo Strambali di casa honorata et benemerita cipriota con titolo di capitano del devedo, oltre che anco li capitani della stratia et li stradioti insieme hano l’obligo di servir et guardar le marine et spiaggie dell’isola per ostar alli sbarchi et incursioni di fuste et altri vascelli di mal fare, sendomi io valso anco nelle guardie della sanità ai luochi pericolosi delli soldati delle ordinanze per cautellare maggiormente li sudditi dal pericolo della peste.
Alla mia revisione che io feci nel principio del mio reggimento delli soldati delle ordinanze di quell’isola trovai esso ordene di militia di animo et dispositione infingada all’essercitio et al maneggiar l’armi, ma ben riuscibile essendo gente assai robusta ma inerme et per quanto vidi nei tempi andati mal disciplinata, onde venni in risolutione di dar conto alla Serenità Vostra come mal proveduta di arme l’ havevo ritrovata, perché quando si fosse compiacciuta mandar qualche quantità di arcobusi et moscheti, sendo esse ordinanze al presente essercitate da dui sufficienti et esperti capitani divise in soldati 500 per compagnia, cioè cinquecento sotto il capitan Giovanni Battista Grilli et li altri 500 sotto il capitan Leonardo Boldù, ne sperarei buona riuscita, mentre anco al disciplinare un così grosso numero di fantaria vi fossero almeno altri dui capitani oltre li dui sudetti che al presente la instruisce, perchè con maggior spirito ogni capitano che havesse 250 soldati sotto di se et con più facilità farebbe che apprendessero le regole et li amaestramenti militari, la dove al presente un solo capitano ad essercitar 500 soldati non può fruttuosamente operare, sendo massime nell’unirli alle mostre per la distanza de luochi in isola così grande difficoltà di consideratione et quando vi fossero altri dui capitani ogn’uno haverebbe facile et comodo il suo quartiero et più animosi et docili si renderebbero gl’istessi soldati, come se ne vederà in parte l’effetto al presente che sono forniti di buoni arcobusi et moscheti inviati per ordene di Lei dagl’illustrissimi signori provveditori et patroni all’arsenal cioè 300 di una et 300 di l’altra sorte, dovendo esser particolarmente molto fruttuosa la risolutione delli moschetieri, essendo arma a proposito d’adoperarsi nelle occorrenze in quelle rive et marine et però ne ho fatto la compartita col dispensar il moscheto agl’huomini più forzuti, robusti et forti et nella istessa dispensa fatte cassationi et remesse secondo che li ho conosciuti atti et inutili, giovarà appresso molto per la buona disciplina di esse ordinanze la sopraintendenza dell’illustrissimo governator marcello Alberici mandato ultimamente per deliberatione  della Serenità Vostra per sopraintendente ad esse ordinanze et anco alla soldatesca pagata di quella fortezza vecchia, formando io questo concetto dal valore et virtù di questo honorato et benemerito soggetto, il quale è concorso nella mia opinione che sarebbe molto a proposito il destinar due altri capitani oltre li dui attuali alla disciplina di esse ordinanze. Nel despensar gl’arcobusi et moscheti ho fatto saper così alli soldati, come alli contestabili delle ville et communi il costo di esse arme, cioè delli arcobusi, forniti lire 11 soldi 11 l’uno et delli moscheti lire 18 soldi 14 l’uno pur forniti, acciocché se così sarà voluntà della Serenità Vostra habbino a pagarli quando remandasse l’ordene di tal pagamento.
Li provisionati a cavallo che servono in quell’isola sono al presente in numero di 92.000  compresone 20 decimali, de quali decimali secondo che col tempo vano mancando restano i luochi vacui, ne altri nelli medesimi investiti, così essendo già stato terminato, onde si redurà la cavallaria in 72.000 mila stradioti compresa la persona del governatore che è al presente domino Zuanne Renessi soggetto di buona mente et di altretanta fedeltà col essersi dimostrato sempre al tempo del mio reggimento pronto nelle publiche occorrenze et accompagnando con le operationi i spiriti della sua fede et in questo numero entrano anco dodeci di essi stradioti che hano titolo de capitani obligati alla visita delle guardie delle marine et di star alle frontiere, sendo compartiti in dodeci pertinenze dell’isola dove possono succeder sbarchi de corsari et di gente da mal fare, ma le compartite con poca regola et ineguali ritrovandosi tal’uso degl’istesi capitani con dui soli stradioti et anco un solo et altri con otto et dieci sicché sarebbe ispediente per sicurezza farne refformar, sebbene nelle frontiere de isola così grande et di tanta circonferenza vi vorebbe almeno un numero di diece buoni cavalli per compagnia, cambiandoli li luochi poi come anco si osserva alli tempi statuiti da luoco a luoco per levar l’occasione delle estorsioni et mangiarie che fano a’ guardiani et a’sudditi come io ne ho veduto l’esperienza, anzi per tal causa cassato et castigato uno di essi capitani et se la Serenità Vostra potesse far di meno di questo ordene di militia riuscirebbe di solievo per la spesa al pubblico ma perché l’origine loro è di gente benemerita et che ha sparso il sangue in servitio della Republica tocca a questi a godere il premio del merito le loro maggiori con poco però frutto nelle publiche occorrenze.
La camera fiscale della Serenità Vostra in quella città ha rendite et entrate un’anno per l’altro secondo la qualità delle staggioni alle quali si conformano per l’ordinario le deliberationi  de datii de ducati sessantadoi mille et più compreso il datio della nova imposta, siccome restarà informata particolarmente et destintamente dalla aggionta descrittione delli datii anno per anno così del primo come del secondo del mio reggimento che da me sono stati deliberati all’incanto della qual summa de ducati 62.000 mila cavandone 24.000 incirca che si spendono secondo la nota particolare pur anessa a queste in diversi salari del reggimento et de altri provisionati, di fantaria, cavallaria, bombardieri et anco delle fabriche della fortezza di Asso restano di sopravanzo ducati 38000. Al ricever io il reggimento dall’illustrissimo Bragadino mio precessore ritrovai la camera esausta di danaro et si può dir li scrigni vuoti per haver esso signore suministrato sempre sussidii nelle publiche occorrenze. Et perché gli errarii de prencipi sono il vero et principal fondamento della conservatione de stati loro e sapendo io le spese grandi che fu in ogni tempo la Repubblica et nelle presenti congionture particolarmente che puono ricever denominatione de dispendii come che opportunamente era di recesso usar ogni diligenza nel esiger da qualsisia conditione de debitori quel più di danaro che fosse possibile così drizzai tutti li miei pensieri a queste publiche esationi dando ordene che mi fossero fatti estratti de debitori vecchi che per aventura da rettori precessori erano stimati inesigibili et investigando con ogni accuratezza della loro conditione et beni et delle heredità che erano tenute disperse et derelitte è riuscita l’opera mia profitevole et col rigore et con la piacevolezza quando in una maniera et quando nell’altra ne ho cavato tanto frutto quanto se n’è veduto l’effetto nelle perpetue soventioni et soccorsi prestati principalmente all’illustrissimo signor provveditor di Corfù per la manutentione di quelle numerose soldatesche, havendole nelle molteplici missioni in una sola tra le altre inviato ducati 22.000 mila et prestato appresso sussidio più volte ad illustrissimi capi da mar de molti migliara de ducati per ordene dell’eccellentissimo signor provveditor general Barbaro et fatti pagamenti de debiti d’imprestanze havute sotto il mio precessor Bragadino di grosse summe siccome di tutte queste attioni et esborsi di mano in mano con mie lettere ne ho dato conto sempre alla Serenità Vostra con haver in tutto il corso del mio reggimento oltre le spese fatte et de salariati cavata da essa camera et inviato a Corfù et dato ad illustrissimi capi da mar ducati 13.787.923,13. Dispiacendomi non haver havuto molto buona fortuna nelle deliberationi de datii, sebbene per me non ho mancato di sostentarli et dar animo alli concorrenti nel levarli per arrivar ai segni da me determinati, ma la conditione de tempi et de cattivi raccolti et della staggione hanno causato qualche declinatione dalli passati incanti che però non è stata di summa considerabile, rimettendomi in ciò alle polizze et descrittioni unite con questo mio raggionamento.
Et perché l’esperienza m’ha fatto conoscere nel tempo del mio reggimento li pregiuditii grandi che giornalmente succedevano per il mancamento de ministri sufficienti nelle sodisfattioni della giustizia et negl’istessi interessi della Serenità Vostra, la quale siccome sopra quanto da me Le fu rappresentato in questo proposito, acciocché potesse opportunamente provedere, si compiacque confidar al mio giuditio et al mio senso la proposta et il modo di provedere bastevolmente a questo bisogno et che numero de offitiali potesse bastare, che qualità de huomini se tutti o parte paesani o forestieri, se in vita o mutabili ogni reggimento o ad altro tempo limitato et con che oblighi et recognitione et come essa si potesse cavar senza interesse della Serenità Vostra da qualche impositione sopra quell’isola. Così con mie lettere di 30 luglio dell’anno passato riverentemente Le dissi il mio senso come parmi convenir all’obligo mio di replicarLe in questo ritorno alla patria per la necessità che ho conosciuto esserne di farne celere provisione. Et opinione mia fu, et è, che per li respetti considerati fosse proveduto di un ministro con titolo di capitano di campagna con un luogotenente al commando di 12 altri buoni officiali, dieci de quali siano forestieri di natione albanese o crovata et li altri doi di quell’isola che servissero insieme con loro per instruirli nelle essecutioni, nella lingua et in ciò che occorresse. Questo capitano et officiali haver la elettione in vita con obligo di far tutte le essecutioni et retentioni criminali di fuori et appresso quelle della camera fiscale che tanto importano et che per mancamento di detti officiali, come scrissi a Vostra Serenità, restano non effettuate con notabile danno de interessi di Lei, essendo massime debitori di summe molto grandi, laddove quando si haveranno huomini tali non più sarà conculcata l’auttorità della giustizia, non riceveranno fomento le inobedienze ne li huomini tristi et scelerati non così facilmente saranno proni al mal operare, aggiongendoci di più che con l’elettione di questi ministri le affitationi de datii riceveranno notabile augumento perché è fatta introduttione non deliberarsi li datii a persone che stano di fuori nelle ville,avenga che commodi et poderosi di beni di fortuna per le difficoltà che si havevano nel riscuoter et farli pagare, et si pose in osservanza il deliberarli a quelli della città solamente et del borgo, li quali con molta sagacità facendo collusione insieme hanno sempre tenute basse le deliberationi, il che nell’avenire, quando sia instituito quest’ordene di gente, si potranno indifferentemente affittar essi datii ad ogni uno con buone piezarie et nel concorso per la speranza del guadagno essi datii riceveranno accrescimento notabile con utile del publico interesse. Intorno al pagamento di questi ministri, pensier mio sarebbe che il capitano, il quale habbia obligo di tener un cavallo, il suo salario sia de ducati cento e vinti all’anno, col esserli a tal conto concessa la prima piazza vaccante di quella stratia che potrà renderli ducati sessanta o settanta in circa, perché non sono tutte esse piazze ad un modo et il rimanente col danaro di una cassa che doverà esser instituita in quella camera che si chiamarà la cassa delle inobedienze, le quali saranno de mandati, de falli son de guardie de soldati, de testimonii et de ogni altro che casca sotto questo nome col tenersi libro a parte di quella maniera a punto che si osserva nelle altre casse, ricevendo la cassa li cassieri in ordene con la cassa di communità et del fontico et cambiandosi alli tempi ordinarii essi cassieri secondo il consueto. Il luogotenente habbia ducati ottanta all’anno, serva a cavallo et li sia concessa parimente una piazza vacante de minor paga et il resto conseguisca dalla cassa sudetta et li dodeci officiali a piedi con ducati cinquanta per uno all’anno col danaro pure di detta cassa, la quale quando non potesse supplire, che però io non credo, perché stimo che si cavarebbe danaro d’avantaggio, fosse sodisfatto dalla cassa corrente. Habbino essi ministri li loro utili sudetti netti di ogni gravezza et decima oltre gl’incerti, che doveranno conseguir di retentioni fatte però in campagna de banditi et le loro spese ordinarie delle essecutioni così di crediti di camera come d’inobedienze et altro che occorresse. In questa maniera et con tal regola et ordeni, stimo che la giustizia sortirebbe sempre i suoi effetti, li scelerati haverebbero il freno, sarebbero estirpati li banditi che infestano et aggiongono sempre delitti a delitti et le persone pacifiche consolate con reputatione della pubblica auttorità et quando Le piacesse venir a questa risolutione converebbe che da questa città fosse mandata a quell’isola detta gente.
Sotto la giuriditione della Ceffalonia vi è l’isola del Teachi di circonferenza de miglia quaranta in circa. Ha tre villaggi ben habitati con anime 2500 et tra queste 600 atte ad ogni fattione. ‘E distante dalla Ceffalonia intorno a miglia otto et da Santa Maura quindeci et è posta tra l’una et l’altra. ‘E assai feconda di uve passe, sebbene piena di balze et di aspri monti, cavandone rendita dalla medesima la Serenità Vostra per conto de datii intorno a’ ducati 1400 all’anno che entrano nella camera di Ceffalonia. Si sostentano quei populi commodamente buona parte dell’anno col formento che viene loro somministrato dalla terraferma vicina et da Santa Maura et produce appresso assai buoni vini et l’istessa qualità de frutti che rende la Ceffalonia.
Essa isola per la vicinanza del confin turchesco ben spesso è infestata da corsari leventi, ai quali nondimeno quel populo risentitamente si oppone essendo persone et per natura et assuefattione molto forti et robuste, per il che alle volte i corsari temono a rischiare et così essi Teachini li recambiano pur in corso col dar ad intendere di traghetar a quest’isola et a quella del Zante e scorrendo le riviere turchesche inferiscono danni di qualche consideratione in quelle bastioni; al che io ho sempre con ogni modo et via possibile procurato di oviare per la quiete publica et buona mente de prencipi per la mutua corrispondenza del traffico, non però essa gente si lascia uscir di traccia quello li capita per le mani svaleggiando non solo Maometani et infideli ma gl’istessi Christiani Greci, come è seguito a punto nel tempo del mio reggimento che sendo capitato a’una ponta di Ceffalonia nominata Dafnudi un vascello di Napoli di Romania alcuni di questi ladri del Teachi con una feluca improvisamente li andarono sotto et sopra quello montati con atti di crudeltà non pure tolsero al patron et marinari reali mille che havevano , ma appresso li tormentarono et a parte di loro diedero brutte ferite fracassando il vascello, dal quale poi gl’isolani di Ceffalonia dalla parte di Erisso dove era il vascello, invece di consolar gl’afflitti gli rubborono tutti gl’armizi. Formai sopra caso così grave rigoroso processo et ne diedi conto anco a Vostra Serenità col haverLe rappresentato in oltre altri sue leggi fatti, et sendomi Lei compiacciuta darmi auttorità maggiore dell’ordinaria venni a quelle risolutioni et alla espeditione de rei, cioè di quelli i nomi de quali restorono liquidati, che conveniva alle colpe loro ed haver giovato al pubblico servitio nel condannarne buon numero alla galea; di quelli, però, che rubborono gl’armizi, li quali sententai inoltre in reali cinquecento da esser dati al patrono del vascello col haverli fatti depositar in camera fiscale, acciocché fossero sempre pronti ad esser elevati dall’istesso patrone che se ne andò a Costantinopoli, come di tutto ne diedi conto alla Serenità Vostra et anco all’eccellentissimo signor bailo, perché potesse opportunamente divertire ad ogni reclamo che fosse fatto alla Porta. Alla detta isola del Teachi si siede un capitano del corpo della cittadinanza della Ceffalonia che giudica nelle cause civili sino alla summa de ducati 25 et viene cambiato ogni anno, andando parimente una volta all’anno in visita uno delli clarissimi signori consiglieri, suffragando quei sudditi et administrando giustitia civile et criminale.
E posso io gloriarmi et ringratiar primieramente il signor Iddio et poi la Serenità Vostra dell’essermi stati destinati in colleghi et consiglieri a quel reggimento alla giudicatura delle cause civili et criminali li clarissimi signori Alessandro Balbi et Fantin Contarini, perché oltre l’haverli io provati et conosciuti gentil huomini d’ingenua natura et di compiuta integrità, hanno nella carica loro dato saggio così nel servitio prestato della camerlengaria del fisco come nei giuditii seguiti nelle controversie giornalmente accadute tra quei sudditi della loro prudenza et virtù che non pure io ne sono restato pieno di edificatione, ma obligato appresso a non perder occasione di sodisfar sempre in quanto a me fia possibile alla pienezza de menti loro.
Nel particolar ordene che io hebbi dalla Serenità Vostra con lettere di 10 dicembre passato per la levata de fanti cento dal paese turchesco vicino alla Ceffalonia et da assoldarli per i presidii di terraferma con le circonspettioni, ordeni et conditioni che contiene la commissione da Lei data all’illustrissimo et eccellentissimo signor provveditor general del Regno di Candia non ho havuto fortuna d’impiegar la mia opera et spirito in corrispondenza della sodisfattione che si hebbe della buona riuscita vedutasi da quelli della istessa natione che servirono in armada, perché si contraposero alla mia prontezza difficoltà che molto mi perturborono et che mi fecero temer di non vederne quell’esito che la urgenza di all’hora ricercava et principalmente il vedere che nel paese da dove si doveva far questa estrattione di fantaria ardeva la peste per causa della quale l’illustrissimo signor provveditor del Zante et io di concorde opinione sbandissimo del tutto il comertio con la pratica con astrettissimi ordeni et regole aggiongendosi a questo respetto il disavantaggio che ha l’isola della Ceffalonia da quella del Zante et di Corfù, perché laddove nelle medesime vi è concorso di gente forestiera et che è facile il negociare, in quella della Ceffalonia vi mancano dette conditioni, sendo fuori di mano, non frequentata et mancandovi le comodità di poter impiegarsi in negotii di natura tale, onde non mi è riuscito di poter essequir il ricevuto da Lei commandamento, come di tutto Le ne diedi conto con mie lettere di 3 et 26 marzo passato. Mi è riuscito parimente falace, contra il concetto et opinione che io tenevo, il poter rollar banditi; siccome pur mi fu imposto dalla Serenità Vostra né mi ha giovato il trattar con ogni destrezza et humanità per farne di essi qualche espeditione col comutarli il castigo in conformità dell’auttorità impartitami Ela, che si può argomentare la poco stima che essi scelerati fano della giustizia et della publica auttorità, perché non trovando divieto né impedimento di praticar sopra l’isola, nonostante li bandi per mancamento de ministri non si curano di procurar la loro liberatione, benché li venga fatto come dir si suole il ponte d’oro. Ho conosciuto maggiormente la loro pertinatia nella occasione della comparsa in queste acque dell’illustrissimo signor Nicolò Gradenigo con le quatro navi arnmate, il quale havendo bisogno di soldatesca mi portò ordene dall’illustrissimo et eccellentissimo signor general Barbaro di consegnarle qualche parte della gente di queste levate, né sapendo io soccorrerlo se non col accommodar qualche bandito col vedere che havevano più genio di andar a servir in armada che in Italia, valendomi dell’auttorità conferitami con publico proclama feci sapere la mia deliberatione. Hebbi per parte di essi banditi alcune poche suppliche et di essi ne espedii nove, commatandoli il castigo delli bandi col dover andar a servir sopra esse navi, et dui soli di essi si sono valsi della publica gratia et li altri l’hanno abusata. Hora veda la Serenità Vostra la natura di tal gente et tanto mi basti in questo proposito.
Hora passando a raggionamento più importante che è della Sua fortezza di Asso fabricata per vero et real propugnacolo di quell’isola, convengo diffondermi in discorso che per le cose con l’occhio proprio vedute et osservate deve esser posto in tanta consideratione, questo che le previsioni delle quali è manchevole sono molto necessarie per la sicurezza et buon presidio della medesima. Et come che io nel tempo che di quella è stato provveditore et degno rappresentante della Serenità Vostra il clarissimo signor Paulo Marcello, gentil huomo per certo, che con la vigilanza ha havuto accompagnata la virtù et il valore, infervorato sempre nelli interessi del pubblico servitio, visitando l’istessa fortezza del mese di giugno dell’anno passato per l’ordene espresso che ricevei da Lei col gusto che havevo
 d’impiegar l’opera mia proficuamente, doppo l’haver longamente aspettato l’illustrissimo signor provveditor dell’armada Civrano che da gravissime cure della sua carica trattenuto non puote all’hora ritrovarsi con esso me là mi condussi né mi riuscirono molesti li calori della staggione et il longo viaggio che balze et diruppi mi fece sentir stanchezza. Così conferendomi in ogni parte del recinto et con l’occhio proprio vedendo et osservando quanto resta a construirsi per redurla in stato di sicura deffesa et poi anco di parte in parte visitando li siti, le munitioni, li quartieri de soldati, le artelarie et altro, ritrovai mancamenti et imperfettioni moltiplici et di grandissima consideratione et particolarmente in più parti la fortezza aperta senza parapetto né muro sopra il garbano che è ascentibile negl’istessi luochi dove vi manca il muro, sicché principalmente in ciò doverà esser impiegata l’opera facendosi li repari per levar al nemico l’ascesa et l’ingresso. newlle altre fabriche et conserve di munitioni, magazeni, cisterne, molini et altro, de quali è diffettiva parimente non deve esser ritardata la construttione tanto necessaria quanto che in essa consiste il preservar la fortezza sotto il dominio della Serenità Vostra, perciocché quando non vi siano munitioni proportionatamente in sussequenza non puono sussistere le altre circonstanze, onde con matura consideratione intervenendo anco alli raggionamenti il signor provveditor di essa fortezza il governator Lascari et il Gentelini ingegnero, ritrovai et vidi esser molto opportuno il fabricar et reparar, come nel memoriale che con le mie lettere di 20 giugno dell’anno passato Le inviai, essendo manchevole particolarmente de mollini da cavallo et da mano, de quali al presente in una piazza così grande se ne trova un solo et parimente di cisterne et pozzi rispetto alla capacità et giro della fortezza non è bastevolmente abondante. Le artelarie che sono in numero de pezzi 48 tra grandi et piccoli si trovavano la maggior parte spogliate di letti, di ruode, de assi et sopra la terra nuda et derelitte et di questi mancamenti secondo l’ordene datomi dalla Serenità Vostra hebbi ricorso all’illustrissimo signor provveditor di Corfù, il quale con occasione di galee suministrò diversi letti di artelaria con le sue ruode, balle, polvere grossa, piombo et stoppino descritto il tutto nella nota che sarà annessa alla presente et le artelarie che erano proportionate alli letti mandati subito furono in essi accommodate, sebbene non bastevoli al bisogno. Oltrecché a munir la fortezza vi vuole maggior quantità di artelaria di qulla che si ritrova et poi anco le cose corelative a tal’instrumento, il che tutto distintamente descrissi nel meoriale come vi descrissi parimente tutte quelle altre cose de quali alla giornata occorre valersi. Ma perché oltre il reddur detta piazza in stato sicuro di deffesa, opera principalmente da farsi, il scoppo di tutte le cose resta in due provisioni di tutte le altre più opportune, che sono numero conveniente di soldatesca in tempo anco di pace, perché li doicento fanti ordinarii divisi in doi compagnie alla capacità della fortezza che cinge miglia tre in circa non sono bastevoli a custodirla , trovandosi sempre nelle istesse compagnie molti mancamenti et deffetti, onde li soldati buoni et sufficienti restano in poco più della mità delli doicento, essendo introdotto anco di far passar casalini contra la mente publica al che io ho divertito in quanto mi è stato possibile. L’altra provisione, poi, è il tenerla munita di grano, vino, oglio, aceto, che al sostegno vitale giornalmente convicasi , di che essa fortezza è stata et è molto mal proveduta et quando li sudditi turcheschi et quelli particolarmente di Santa Maura vicina non concorressero per l’avidità del civanzo, portando grano, vino, oglio et altre vittovaglie, restarebbe per certo molto mal fornita et la soldatesca et li habitanti non potendo la Ceffalonia somministrarli vitovaglie che siano bastevoli per una minima parte in occasione di guerra, quando le munitioni non fossero preparate vi sarebbe che fare. Et doppo l’haver io impiegato il pensiero a tutte le cose, formando nel mio concetto et concedendo che la fortezza sia ben munita et proveduta per la osservatione che ho fatto degl’animi di quei sudditi non si redurrà giamai quella piazza a perfettione, se la Serenità Vostra non faccia che ‘l reggimento di tutta l’isola tenga la residenza nella medesima, perché all’hora vi sarà il concorso del populo delle persone più civili et si redurra habitata et florida, sebbene essendo essa piazza nella estremità dell’isola della Ceffalonia per Ponente et congionto il scoglio di essa fortezza al continente dell’isola con una picciola lengueta, dispiacerebbe a molti che hanno la commodità et le ricchezze sotto et nel suburbio della picciola fortezza vecchia che è, si può dir, nell’umbilico dell’isola, il vedere allontanarsi da loro il reggimento, goderiano nondimeno gli altri di quella parte che la pertinentia assai felici et ubertose, come è quella di Pillaro vaga et amena, avenga che non ha parangone con le pianure del circuito della fortezza vecchia. Doppo il viaggio da me fatto et la diligenza usata nella visita di essa fortezza at l’aviso che diedi alla serenità Vostra dei mancamenti ritrovati, l’illustrissimo Civrano provveditor dell’armada verso il fine del mese di luglio dell’anno sudetto navigò a quell’isola per essequire con esso me li ricevuti ordeni per le cose di essa piazza et per deliberare unitamente sopra li casi delegatici dall’eccellentissimo Senato et condottosi nel porto di Asso con otto galee, conserne negl’avvisi che in esso porto li pervennero del ritrovarsi l’armata turchesca a Navarino, prudentemente si trattenne sotto essa fortezza di asso et mi avvisò del suo arrivo et della causa per la quale non potea passar più avanti. Onde io, benché convalescente et debole per la indispositione poco prima patita, senza riguardo della malagevolezza del sentiero et dei calori eccessivi cavalcai da novo alla fortezza sudetta et trovatomi con sua illustrissima communicatole quanto io havevo rappresentato alla Serenità Vostra et rivedendo da novo il tutto fu concluso di non aggionger altro alle cose da me considerate et rappresentate, sebbene ho veduto doppo nella deliberatione fattasi intorno ai provedimenti apparer che dalli ricordi soli dell’illustrissimo Civrano sia proceduta la commissione data, il che, però, non mi ha conturbato, bastando a me il servire con purità di cuore et con ottima mente. Esso illustrissimo Civrano al gionger suo fece sbarco et alloggio in quella piazza dui compagnie di soldatesca che erano destinate per candia, cassando con tal’occasione nelle compagnie ordinarie molti casalini. Queste dui compagnie, una de soldati 53 commandata dal capitan Amelio Picinghi et l’altra de 50 dal capitan Zicharia Fioreti, lasciandole in quel presidio per mancamento d’imbarco et sin tanto che venisse l’occasione d’inviarle, come poi passati al questi mesi segui, essendo restata un’altra compagnia in essa fortezza estraordinaria del capitan Camillo da Macerata, che pur al presente continua de fanti 67 conpresi li officiali. Si compiacque poi l’eccellentissimo Senato per deliberatione de 22 agosto sussequente dell’istesso anno, come ho detto di sopra, ordinar sopra le cose rappresentate che dalli illustrissimi signori provveditori all’artelaria havuta consideratione al numero et qualità dei pezzi che in essa fortezza si ritrovano sia proveduto quanto stimassero necessario per letti a supplimento del bisogno. L’illustrissimi signori provveditori alle fortezze tavole per mantelleti, ferramenta sortada per le occorrenze della medesima fortezza da esser il tutto consegnato a quel monitionere. Gl’illustrissimi provveditori et patroni all’arsenal dover mandar cento piche et cento moscheti da esser consegnati et custoditi per le occorrenze. Che siano nella medesima fortezza fabricati tre magazeni per conservar in essi le artelarie et apprestamenti loro, specialmente nel tempo del inverno, quelli che in quella staggione non sono necessarii a posti della fortezza, nei quali magazeni possino spesi fino a 500 ducati da lire 6 soldi 4 d’ogni danaro della camera di Ceffalonia. Che siano medesimamente in alcuni luochi dove può esser facile la scallata alzate le muraglie di sasso terreno et fasche, come parerà meglio et espediente. Et nelli posti d’ artelaria dove non sono paglioli sia fatto saleggio di lastre vive, grandi et ferme, nelle quali opere siano spesi danari della medesima camera. Et la forma et modo sia deliberato dal provveditor della Ceffalonia, da quello di Asso et provveditor dell’armada presente et suoi prossimi successori et per la maggior parte di essi con parer et consiglio del governator della medesima fortezza et dell’ingegner Sarti che si trova al presente a Corfù. Essendo commesso inoltre che dal provveditor della Ceffalonia sia usata diligenza per smaltir con prima opportunità a a rinovo o a contadi il meglio che si ritrova nelle munitioni di quella fortezza o quella parte di esso che è più in stato di guastarsi et aggionger nelle medime munitioni stara 200 di formento da rinovarsi di anno in anno et doi bote di oglio et doi di aceto da essa parimente di tempo in tempo renovate, comprando il tutto ai tempi debiti et con avantaggio con danari della medesima camera et non possa per qualsivoglia causa, se non in tempo di urgente bisogno esser posta in uso né molta né poca quantità del  formento, oglio et aceto suddetto, ma siano consegnati al monitionero, il quale ne sia formato debitore nei suoi libri et conti, perché sia tenuto renderne conto particolare.
    Ad esser poste in essecutione tutte queste cose deliberate in ciò che vi concorreva l’opinione et l’ascenso degl’altri illustrissimi rappresentanti non è stato sino al terminar il mio reggimento possibile, perché l’illustrissimo signor provveditor dell’armada non è comparso in quelle acque, nemmeno l’ingegnere Santi fu mandato da Corfù, che per me, sebbene in tutto il corso di esso mio reggimento ho agitato l’animo et la persona in continui et gravissimi negotii et cure, haverei nondimeno procurato di avanzar tanto tempo quanto mi havesse servito al condurmi da novo sopra i siti destinati per il fabricare, onde come non mi può esser imputato a mancamento così nel resto che alla mia sola resolutione et arbitrio è stato raccomandato cioè dell’aggionger nelle munitioni della fortezza stara doicento di formento da rinovarsi di anno in anno; ne feci di esso formento la provisione con avantaggio di prezzo a quello che correva con ordene che non fosse dispensato se non in tempo di urgente bisogno, come è stato essequito et così di tempo in tempo si andarà continuando et di ciò a Lei ne diedi conto con mie lettere di 11 genaro passato con specificatione del costo che fu in ragion de misure tre et un quartaruolo al cechino, che vien ad importar lire 14 il staro. Nelle dui bote d’oglio et di aceto per mancamento di tine è restata suspesa la provisione, in che io, però, ho usato diligenza scrivendo all’illustrissimo signor provveditor di Corfù che si compiacesse mandarmene di quelle che sono nelle munitioni di quelle fortezze et rappresentai anco il bisogno di questi arnasi alla Serenità Vostra con mie lettere né mi venne ordene né risposta alcuna. Et quanto al particolare della riuscita del meglio che si ritrovava in cattiva conditione nelli magazeni di detta fortezza, ho stimato di usar straordinaria industria per farne l’esito, vedendo che il differir più a longo la riuscita cedeva in descapito del publico interesse. Onde, venni in risolutione che anco fu essequita con opportunità della staggione nel compartirlo generalmente a tutti i villaggi dell’isola a portione et per rata de fuoghi et anco alla istessa città indifferentemente a tutti, perché in altra maniera non trovavo modo di farne la despensa col haver obligato li capi delle ville che si chiamano li contestabili a farne il pagamento, il quale reducendolo ad una honestà conveniente, li ho fatti apportar debitori di dover de ogni quarte tre di meglio dar al prossimo raccolto dui di formento da esser al tempo debito condotto nelli magazeni di quella piazza et quelli che non havessero formento di pagarlo in ragion di real mezo grosso la quarta, dovendo, se così sarà di sodisfattione della Serenità Vostra, esser conservato esso formento et dispensato alla soldatesca et habitanti nella medesima fortezza per dover poi esser renovato col danaro di anno in anno in sussidio di quelle militie et in munitione dell’istesso luoco. Altro sicuro et avantaggioso espediente non ho possuto trovare per detta dispensa, perché ad obligar quei sudditi per la renovatione del meglio non è stato possibile, perché non si raccoglie nell’isola di questo grano et a contanti si sarebbero resi più difficili essi isolani et difficile ancora sarebbe stata l’esatione del danaro. Ordinai esserne fatto di ciò libro a parte con nota di ogni particolare, perché in ogni tempo se ne veda real et destinto conto. La quantità di esso meglio già dell’anno 1604 consegnata a signor Galeazzo Antipa munitionere fu de stara 2014 valutato a lire 12 soldi 16 il staro. Di questa quantità dell’anno 1605 sino all’anno 1608 ne c’stata fatta vendita et dispensa de stara 807 1/1 et il danaro contato in quella camera fiscale et al presente la dispensa fatta è de stara 1068, sicché il primo con questo ultimo despensato fa la somma de stara 1875 1/1 et sino alla quantità delli 2014 mancano 138 1/1. Questo rimaqnente di 138 1/1 pretende il munitionere suddetto che li sia bonificato 18 di esso in virtù di terminatione fatta a 19 marzo 1605 del rettore di quel tempo per le cause in essa terminatione dechiarite; altri stara 27 pur per terminatione di 8 aprile 1606; ancora altri 15 getato via per esser stato trovato marzo pur con terminatione de 30 novembre 1610. De altri cinquanta, che si trovano in essere et di pessima qualità et guasto, del quale con mie lettere di 8 giugno passato, mentre ero a quel governo, ne inviai mostra a Vostra Serenità et finalmente stara 28 1/1 che egli pretende di sua provisione per soldi 6 per staro delli stara 1068 ultimamente dispensati. Io non stimai di admetterle queste pretensioni, avenga che si vedano le terminationi, che li 50 del guasto si ritrovino negl’istessi magazeni et che li soldi sei li aspettino di provisione et volsi che Lei ne restasse consapevole, perché capitasse in quella risolutione che dalla somma Sua prudenza fosse stimata conveniente et tanto mi occorre dirLe che le cose attinenti a quella importante piazza.
La Fortezza vecchia, residentia del reggimento, anticamente detta il Castello di San Giorgio, è così angusta de recinto caggionato dall’incapacità del sito, diruppato et disuguale et d’altre sue considerabili oppositioni non mi da occasione di discorso sopra la medesima et tanto meno quanto che la Serenità Vostra ne tiene buonissima informatione del stato di essa, la quale, sebbene di buone et forti muraglie et sopra il vivo sasso si ritrovi, non ha, però, circostanze tali che le possa esser appropriato nome di fortezza, essendo diffetiva di quelle cose che maggiormente si ricercano. Patisce sopra il tutto di acqua et massimamente negl’eccessivi calori della state il patimento, però, è nei tre mesi più aridi che corrono senza pioggia per l’ordinario, nei quai tempi si prevagliono quei terrazzani  di alcune fonti o cisterne suburbane et sotto il fianco di essa fortezza. Dalla parte di Levante vi è il borgo habitatissimo et di convenienti fabriche dalla civiltà et mercanti. Manca di molini non essendone se non uno da cavallo fabricato dall’illustrissimo Bragadin ni precessore, che, però, non è usato et sta derelitto lì. De  instrumenti da guerra è convenientemente proveduta di buona artelaria, ritrovandosene in essa fortezza pezzi tra grandi et piccoli numero 22 et 7 periere et si trova anco assai buona quantità di polvere et nel resto non vi sono prestamenti di considerabile rilevo. Ritrovai al mio ingresso a quel reggimento in stato precipitoso et in conquasso li alloggiamenti pubblici et in particolare erani in evidente et manifestodanno le munitioni della polvere, perché il luogo dove sono tenute era in pessima conditione senza le necessarie fodre de ponti di larese per diffenderla dalla humidità delle acque piovane per esser la stanza di esse munitioni cavata quasi tutta a forza di scarpello nel vivo sasso del monte, ritrovaqndosi li repari nel tempo passato fatti per il penetrar delle pioggie per le fissure o meati naturali del grebano del tutto fracidi. All’istessa conditione le casete della soldatesca, il magazeno nel quale si conservano le biave et formento delle decime della Serenità Vostra et finalmente l’istesso palazzo, le case dei clarissimi consiglieri et quelle de ministri et la casa particolarmente del clarissimo consigliere che sta nella parte di sotto tutta ruinosa. Li caselli delle scintinelle discoperti, onde li soldati nel tempo del verno et pioggie non havevano dove ricoverarsi et l’artelaria tutta senza li mantelleti per la preservatione delli letti et ruode et ancora la cisterna del palazzo rotta, che non reteneva l’acqua. Rappresentai con mie lettere di 12 genaro et 8 febraro dell’anno passato alla Serenità Vostra il bisogno del riparo di quei publici luochi et si compiacque Ella darmi auttorità di spender del danaro della cassa corrente di quella camera sino a ducati 600, Et poi, havendo io conosciuto col parer de periti non esser bastevole questa summa de danaro, sebbene di tanta io scrissi per essermi reportato al loro giuditio, avedutomi doppo che di gran lunga non era sufficiente et bastevole et fattane consapevole la Serenità Vostra von mie lettere di 28 settembre dell’istesso anno, condesce Ella al doversi spender altri ducati 400 dell’istessa cassa. Et doppo l’haver io atteso al riparo de luochi, che più urgenza ricercavano, ho dette publiche stanze accomodato dalle ruine con ogni maggior avantaggio et minor spesa che è stata possibile, come di essa spesa il tutto distintamente nel conto fatto si vede, havendo fabricato caselli per le scintinelle in alcuni luochi molto opportuni che sono stati nell’adietro trascurati per la buona custodia et di più una loggia dalla parte di Levante nella maggior summità della fortezza per tener a coperto alcuni pezzi d’artelaria senza altra servitù de mantelleti in quella parte. Havendo in questa occasione di fabriche giovato ai publici interessi nel far responder da tutte le calcare che si fabricano di calcina nell’isola la decima di questa materia perché anco di tutte le altre cose che si raccogliono viene pagata essa decima, sebbene quei sudditi si siano mostrati renitenti, ma perché per antico obligo pagano decima delli copi, stimai in consequenza di obligarli alla decima della calcina, il che risulterà in servitio delle fabriche di Asso, come sarebbe stato nell’adietro se fosse stato antiveduto tal obligo.’E custodita essa fortezza da 40 fanti Italiani divisi in dui compagnie sotto l’obedienza de dui capitani che con buona regola si dano la muda ogni settimana, ma difficilmente vinti soldati nelli quali entrano li officilai suppliscono alle scintinelle et già erano 25 per compagnia et ne furono smembrati cinque per cadauna dall’illustrissimo et eccellentissimo signor Filippo Pasqualigo di degnissima memoria., fu provveditor general in quell’isole. Paga la Serenità Vostra in quella fortezza un capo de bombardieri con quatro sotto capi, li quali essercitanouna compagnia di ottanta scolari al tiro , che habitano nel borgo et nei luochi convicini con assai profitevole riuscita.
In quell’isola tra gl’altri monti v’è n’è uno che si ciama la Montagna grande detta la publica che si estende per gran spatio sino si può dir alle marine. ‘E stata nei tempi passati copiosa di bellissimi legnami di abeto et di altra natura, buoni per la construttione et fabrica de vascelli nei publici bisogni, ma doppo che il bosco fu arso pare che non regnino così copiosamente gl’istessi legnami, avenga che se ne vedano de assai belli, riti et altri et procedendo anco la desertatione dai danni grandi et tagli di essi che vengono fatti da quei sudditi col restar guasti dagl’animali che sono introdotti a pascolarsi li semenzali, per diffetto particolarmente del capitano di essa Montagna, che è un Nicolò Cochino cittadino di quella città, il quale fu eletto dal già illustrissimo et eccellentissimo signor Zuanne Pasqualigo, provveditor et inquisitor general, et confermata poi la elettione da Vostra Serenità. Ma veramente da questo soggetto viena abusata la publica gratia, perché non vi attende debitamente et permette esser inferti molti danni. Io ho invigilato al possibile alla preservatione del bosco et di essi legnami col castigo dato indifferentemente agli transgressori degl’ordeni in proposito di esso bosco non, però, se ne vede frutto et sarebbe molto opportuna qualche gagliarda provisione.
Il principal porto dell’isola è quello dell’Argostoli verso Ponente, ampio et commodo et capacissimo di numerosa et grossa armata, ha oppositione considerabile di non poter ostare ai legni di mal fare, havendo l’ingresso libero et senza diffesa alcuna.Onde i vascelli di mercantia sudditi o confidenti di aliene giurisdizioni et una mano di belle fabriche habitate et magazeni di mercantie di uvepasse et altro alla riva di esso porto stano in continuo pericolo di esser saccheggiati da corsari et
da chiunque ne tentasse lo spoglio con poca reputatione publica et molto  danno di quei mercanti. Et quando che gente inimica che mai non piaccia a Dio se ne impossessasse la Fortezza vecchia che è discosta per miglia cinque restarebbe assediata a fatto non potendo da parte più opportuna et vicina esser sovenata et soccorsa di vittovaglie et di gente et converebbe cedere all’ossedione et rendersi. Quelli isolani vivono con pensiero di sperimentar la publica benignità per riparo delle vite et fortune loro, che sarebbe la fabricatione di qualche forte o sù la bocca o poco più a dentro nella gola o restretto di esso, sicché venisse a restar escluso et impedito ogni disegno et tentativo di hostilità, preservati li vascelli et ben custodite le facoltà de sudditi, li quali, cred’io che contribuirebbero buona parte della spesa per la fabricatione di esso forte. Che il porto si farebbe poi redotto et sufficiente defesa, famoso et frequentato molto con avanzo de utili et publici et privati per il traffico che concorrer suole ai luochi maritimi. Questi pensieri sono stimati da me considerabili, li quali, però, saranno meglio discussi dalla suprema di Lei intelligentia.
Nell’universale della fede et devotione di quella gente verso la Serenità Vostra non ho possuto scorgere vivezza né sincerità et nel particolare di quelli del consortio civile, posso con verità dire di haver veduto in pocchi effetti non infettati di voluntà iniqua, di fellonia et di sediciosa malvagità et se è fatti istessi non comprobassero il mio concetto non saprei accomodar l’animo a porli in così cattiva fede appresso la Serenità Vostra. Si manifestò l’infame loro natura quando renontiatomi il reggimento dall’illustrissimo Bragadino mio precessore in publico sotto il vello di allegorici significati con una maledica invetiva recitata da un amaestrato giovineto restò lacerato il nome, la honorevolezza et riputatione di esso illustrissimo mio precessore, di pure la Repubblica cogl’honori et dignità conferitele ha conosciuto la conditione de suoi meriti et della sua candidezza et virtù et poco doppo resero testimonii più manifesti della pravità et barbari loro, perché capitati a quell’isola dal Regno di Candia diversi illustrissimi rappresentanti et altri nobili per causa levissima fu suscitata contra di loro una seditiosa comotione di populo mal trattando essi signori col per mano sino nel sangue degl’istessi et a uno di loro, levando insino li vestimenti et li danari, come di ogni particolare la Serenità Vostra con mie lettere ne restò consapevole, sendosi compiacciuta di commettere con auttorità dell’eccellentissimo Senato et col rito il proceder sopra questi casi, delegando all’illustrissimo signor provveditor dell’armata Civrano et a me et poi in luoco di esso illustrissimo Civrano per il suo repatriare all’illustrissimo Foscolo capitano in golfo, col esser devenuti alla speditione, come nelle sententie che pur con mie lettere già Lei inviai. Non debbo, però, in questo mio attestato trascurar la sincera devotione et fede de buoni, che pur ne ho conosciuti et sperimentati, sebbene pochi con molta edificatione dell’animo mio. Sono poi tra alcune fameglie delle principali discensioni, di ferigni rancori conservati per le antiche nemistà, che si sono andate ravivando di tempo in tempo con crudelissimi homicidii et attroci casi et in particolare tra le case et fameglie Crassana et Tipalda, che si sono ridotte ad una misera conditione d’infelicità avanzando ogni giorno il suo pessimo stato con infiamatione negl’animi di vendete così grandi, che impossibile fin, se non ne si frapone il brazzo della suprema auttorità il trovarne temperamento, perché nel corso de anni quaranta da lievi cause originorono gl’odii et da quelli gl’homicidii et dagl’homicidii quasi l’esterminamento di esse fameglie. Ha toccato a me con l’auttorità impartita dall’eccellentissimo Senato con la istessa delegatione di sopra racontata il sentir molti dispiacevoli accidenti, sopra li quali si è proceduto et continuano i casi sotto il giudice non espediti contra un grosso numero de presentati, siccome di tutto la Serenittà Vostra ne ha havuto da me distinto et particolar conto e piaccia a Dio che l’illustrissimo mio successore provi miglior fortuna nel vedere quei sudditi realmente rapacificati con l’estirpatione de malfattori.
L’interesse della religione mi fa debitore ancora di refferir alla Serenità Vostra qualche particolare del ministerio spirituale del rito latino et come che quel reverendissimo monsignor vescovo Pasqualigo, la cui diocese è in quell’isola et in quella del Zante dove quasi per l’ordinario tiene la sua residentia nel tempo del mio reggimento per qualche mese ha fatto dimora anco nella Ceffalonia, come degno et buon prelato la essercitata nelle cose pertinenti al culto del signor Iddio et dell’edificatione in quei sudditi la sua religione così ancora ha fatto evidentemente conoscere gl’effetti della sua carità, restaurando dai gripitii et dalle ruine la chiesa catedrale di quella fortezza col haverla redotta ad honesto stato, sicché rende devotione a’ fedeli in che ancor io sono concorso con quelli aiuti et beneffitii che non hanno apportato pregiudizio né danno alcuno agl’interessi della Serenità Vostra.
All’opposito con mio dispiacere convengo dire di esser restato molto scandelizato di quei ministri della greca religione che sebbene il loro rito et cerimonie insieme sia quasi un membro reciso dal corpo dei catolici dogmi, tuttavolta quando in quelli si essercitassero debitamente et con quella pietà che ricerca il sacro ministerio non vi sarebbe occasione tanta di mormorio ma perché indifferentemente sono relassati dando essempii troppo indegni et conseguentemente li populi ad ogni scelerità per diffetto dei medesimi sacerdoti loro incorrendo non si può se non far cattivo giuditio del fine loro dispiacendomi che poco giovi l’esser essi sudditi della Republica che è specchio della religione et se si potesse trovar qualche compenso per reddurli in miglior stato l’opera sarebbe molto pia et degna.
Non stimavo che ‘l presente mio debito ufficio di relatione dovesse riuscire con tanta prolissità di cose accadute nell’essercitata mia carica, ma, perché abonda in me il desiderio di ben servire la Serenità Vostra sino all’ultimo respiro, sono anco caduto nell’abondanza delle parole che se tediose non però di superfluità puono esser censurate, credendo io di non haver detto a sufficienza respettivamente all’obligo proprio et della istessa essenza. Si appaghi nondimeno la Serenità Vostra et ricevino a grado l’Eccellenze Vostre illustrissime la pienezza della voluntà, che come fu innestata nelle materne viscere, così sino all’ultimo spirar vitale, in quanto mi sarà conceduto dalla mia debolezza, impiegarò sempre l’istessa con le sostanze et col sangue in servitio di Esse et della patria. Gratiae.
Allegate due note di dazi e decime e una lista di munizioni (3 cc)

Sul verso del fascicolo la dicitura: Presentata nell’eccellentissimo Collegio dal nobil homo signor Francesco Boldù ritornato di provveditor della Ceffalonia et letta nell’istesso eccellentissimo Collegio fino al segno della carta piegata per la lunghezza et per gl’impedimenti pubblici. A 7 april 1622.