• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

10 settembre 1632 Nicolò Erizzo

Relazione

Relazione di Angelo Giustiniani 1626

1626 15 marzo. Relatione dell’illustrissimo signor Anzolo Zustinian ritornato di provveditore della Ceffalonia

Serenissimo Principe
Pretermetterò il dir alla Serenità Vostra esser stata possessa l’isola della Ceffalonia sino del 1488 dalla famiglia de’ Tocchi già conti di Lefcada, che in quelli tempi spogliata da Turchi sii poi del isco [isso] stata acquistata dall’arme della Serenità Vostra insieme con Spagnoli (memoria che vale in quelli popoli a non temere dell’ insidie loro nutrendosi anco qualche inclinatione con la prodigalità del spendere, mentre capitano in quell’acque); come pure lascierò il dirLe che l’isola giri centosessanta miglia, che habbi due porti principali, Argostoli e Valle d’Alessandria, oltre molt’altri habili al sbarco l’estate in particolare, credendo che questo più d’una volte Le possi esser stato rappresentato, ma solo Le dirò l’esser delle fortezze, il stato delle militie, l’inclinatione et il numero delle genti e le rendite che la Serenità Vostra tragge da quella camara.
Due fortezze dunque Ella possiede sopra quell’isola, l’una d’Asso e l’altra di Ceffalonia. Di quella d’Asso pur pretermetterò il discorrerne per fuggir la prolissità, sebben l’ho riveduta rimettendomi a quello che dagl’illustrissimi signori provveditori d’essa e da eccellentissimi generali in più tempi Le possi esser stato rappresentato,  se non ché l sito la rende ammirabile essendo costituita nella sommità d’un scoglio, che la rende peninsola, ma certo non vale a quel fine credo io per molti rispetti per il quale è stata fabricata, che in altro tempo commandando la Serenità Vostra potrà rappresentarsi insieme con qualche altra regola, che per aventura ha bisogno e quella piazza e quel presidio.
La cavallaria è di settantacinque cavalli divisi in quattordici compagnie armati con lanze antiche e tutti casalini, che li leva quell’habilità e puntualità di seviggio che richiede il ben servirla, venendo più allettati dal commodo delle proprie case che stimolati dal debito al qual sono tenuti per publico serviggio; ne vagliono certo a quello forse la Serenità Vostra si persuade et il pensar a qualche regola sarà certo termine molto fruttuoso.
L’ordinanze sono in numero di mille divise in due squadre e sotto due capitani che volentieri s’affaticano per riddurle a prestar frutto; ma certo poco può promettersi, perché questi tanto si descrivono in quell’ordine quanto con esso si sollevano dall’altre fattioni e si sottraggono dalla gallea haborrita da loro al pari della morte. Né si può loro persuader che ’l costituirsi a guardia de’ porti sii diffesa, stimando loro li proprii interessi più che qualsisia rispetto et insomma non ad altro vagliono che ad un’ostentatione per far mostra. Ma non certo per far forza.
Vi sono anco le guardie diurne e notturne che si costituiscono sopra le punte dell’isola per scoprir li vascelli, distribuite in centovintisei posti dal capitanio del devedo. Attione se io non m’inganno che vale certo più ad espilare che a guardar o diffender, alla quale sarà proprio della publica charità di rifflettervi per sollevar l’oppressioni de’tanti.
E retta la cavallaria da don Dimitri Cladà che ne essercita il carico di vice governatore, che con l’eruditione ricevuta dal governatore suo padre forse più valerebbe fuori della patria.
L’infanteria ha per governator ordinario don Theodoro Lascari, che credo sii di buona volontà, ma ha l’oppositione di casalino.
E per sopraintendente a tutta la militia capitò ultimamente don Alvise Davilà, che certo è stata ottima risolutione et io ho ricevuto sodisfattione dalle sue fatiche essendosi col suo mezzo assicurati di masiere tutti li borghi, che conservandosi possono valere a ribbutter ogni repentina scorreria e con esse parimente s’è costrutta la diffesa al porto d’Argostoli, sopra ‘l quale pareva che Barbareschi dissegnassero per il che a vicenda come scrissi ho tenuto in guarniggione e la cavallaria e la metà delle cernide e per diffesa del borgo ho costituito sotto quattro di quelli cittadini tutti gli habitanti in esso con diverse regole, che non riuscirebbero infruttuose, quando essi per le loro passioni volessero star subordinati l’uno all’altro, che perciò bisogna più temere che sperare .
Diffese tutte sopra le quali, debbo dirLe liberamente, non può farsi imaginabil fondamento, preponendo loro il commodo alla sicurtà et li proprii affetti all’obedienza e zelo del publico serviggio. Onde credo io potesse riuscir opportuno per haver qualche forza, che valesse a repprimer l’incursioni, ad invigorire gl’habitanti alla diffesa et a frenar chi vuol haver per guida il senso, che la Serenità Vostra  pensasse a riformar quella cavallaria, costituirla sotto buon capo, armarla alla moderna et il cambiarla sarebbe forse l’antidoto proprio, come pure riuscirebbe a proposito per il presidio della Fortezza ispedirvi capitani di spirito con qualche offitiale d’esperienza et accrescer il numero delle compagnie fino trenta almeno, perché potessero esser essercitate le funtioni militari in essa con quel termine che si richiede, ridducendo le paghe a mese corrente come quelli d’Asso, perché ’l soldato possi sostentarsi e non permetter né in chi regge né in chi obedisce l’oppositione di casalino, che certo è venefica al publico serviggio.
L’inclinatione delle genti può dirsi esser lontana da ogni essercitio civile, amando li principali un’arbitrato tirannico sopra li popolari, che s’avvanza o con le mercantie che mostrano far in suffragio di quelli portandosi a putridissime usure et esplicationi o con l’essattione de’ datii che servono parimente non meno ad espilare che a tener soggetto il povero contadino, il qual con dipendenza  così assoluta convien dipender da questi, che non ardisce pure di ricorrer alla giustitia, tenendo loro con diversi mezzi chi usa la via a progressi d’essa et in particolare col termine abolito da me col castigo di Marc’Antonio Garzoni già mio cancelliere di rimetter li processi, col qual può dirsi che e loro et il cancelliere reggessero la giustitia a loro piacere. Ma non essa correggesse l’attioni derei, coagiuvando quest’attioni la quantità de testimonii falsi, che per tal dipendenza ogn’uno di loro tiene per indrizzar ogn’attione a suoi fini,
La gente poi più bassa, che per la descrittione ho fatta fare ascende fino quarantamille  in tutto e da fatti sono persone diecimille incirca, come essa è feroce et habile a tutte le cose così non ha altro essercitio che l’agricoltura, della quale si servono più tosto per trattenersi che per augumentar le loro fortune, servendole la benignità della natura non meno per madre cortese che per balia accurata delle loro fatiche, negligendo loro qualsisia accuratezza, per il che non ha mai valuto (che sii per essecutione di quanto io debbo) il publicar, l’ammonir et l’essortar, perché sii essequita la deliberatione della Serenità Vostra per gl’impianti d’olivari che riuscirebbero ottimamente, ma insomma non vogliono altro che l’ordinarie loro operationi, anziché quelli che sono costituiti nelle rive del mare ben spesso lasciano l’agricoltura e si pongono nelle barche colle quali dandosi a rapine, a spogli, a corsi vivono con quella licenza che non ritardata al sicuro bisogno in breve conduchi o a perigliosa guerra con Turchi o a lagrimevole infettione, vivendo certo con troppo libertà, qual non può esser ritardata, come più volte ho scritto, e per la fiacchezza delle forze del reggimento e per il patrocinio che ricevono da chi manco dovria, non valendo il bando a correttione riuscendo esso a mezzo di renderli immuni dalla fattioni et di meritar prottettione di chi ha gusto haver gente habile a sodisfar a suoi affetti. Che è l tipo vero del stato dell’isola, delle militie e dell’inclinatione delle persone. Attioni che non hanno altro rimedio, per quello io ho potuto osservare se non il levar la cancellaria a paesani, dar forze al reggimento, che in qualche parte si può far senza spesa con obligar li cavallieri a condur qualche numero d’offitiali a sue spese, essendo la cavallaria di gran utile, far visitar l’isola da chi tenga auttorità estraordinaria et a Costantinopoli ordinar che non con tanta facilità si concedino li salvi a banditi.
Direi qualche cosa del stato del suo Consiglio che è populare, tumultuario, pericoloso e pregiuditiale al publico serviggio, quando per publico commandamento non ne havessi pienamente scritto. Desiderando sommamente i buoni la regola d’esso, che certo l’applicarvi il pensiero sarà non meno di publico vantaggio che di particolar consolatione a quegl’habitanti.
Le rendite che la Serenità Vostra tragge da quella camara sono di due sorti, cioè entarta ordinaria et estraordinaria. L’ordinaria è quella che è tratta da vinti datii che s’incantano in quella camara, da quali la Serenità Vostra cava un’anno per l’altro circa ducati trentaquattromille che dettratte le spese ordinarie che convengono farsi ne’ pagamenti delle militie e de’ salariati, che ascendono fino a vintiunmille ducati all’anno, la Serenità Vostra viene a costituirsi in avvanzo de ducati tredecimille per valersi altrove e maggiore al sicuro sarebbe l’avvanzo, quando li datii fossero maneggiati con quel termine che conviene e quando da chi li leva, che può dirsi esser sempre li stessi, non venisse con mentite apparenze sempre delusa qualsisia regola che sii stata data da eccellentissimi generali, dagl’illustrissimi miei precessori e da me con quel termine che ho stimato più opportuno. Ma tra tutte le cause tre ne sono le principali, colle quali si portano a non lasciar avvanzar li datii, a costituirsi arbitri delle publiche rendite et ad impedirle l’essattione, che invero ha bisogno di gran mano per esser prottetta infiacchendo loro con le sue argutie qualsisia ordine, benché risoluto. Le delusioni dunque sono l’esser loro li stessi datiari vicendevolmente, il compartecipar l’un l’altro con scritture a parte del benefitio de’ datii senza che in camara appariscano né pieggi né carattatori et il rispetto che l’un per l’altro si rendono nel comprar li beni che sono o confiscati o tolti in tenuta dalla camara per li suoi crediti. Attioni che portano al male, anzi al peggio, quando la Serenità Vostra non applichi a mortifero stato anco ultimo rimedio.
L’entrata estraordinaria è quella che dipende dal datio della nova imposta, che è qui incantato dagl’illustrissimi signori Cinque savii alla mercantia, dal quale la Serenità Vostra ha cavato hor più hor meno, ma in quest’anni, che io L’ho servita, ha cavato fino quarantacinquemille ducati all’anno e se tutte l’ uve passe fossero uscite haverebbe cavato fino cinquantacinquemille, dipendendo ciò da qualche regola che possi esser stata data. E sa Dio la fatica. Ma ’l tempo delude tutte le cose, che non può costituirsi certezza a quest’essattione, perché è l’utile del contrabando d’essa che accuisce l’intelletto a commetterlo non meno a chi regge che ad altri, ma al sicuro Ella doverebbe tragger ogn’anno almeno cinquantamille ducati, facendosi più di sette millioni d’uva passa sopra l’isola, de quali cinque ne sono trasmessi in Ponente col datio della nova imposta e due per Venetia e quando anco a questo datio non sarà costituita qualche regola di vantaggio per assicurarsi in breve non si traggerà altro che libri pieni de’ debitori, vivendone essempii in quella camara, restando aperte tutte le condotte una di maggior l’altra di minor somma, non già per perdite che siino seguite in esse, ma perché chi le ha rette s’ha trattenuto il danaro, non lo lasciando capitar in camara, col qual mezzo deludono la Serenità Vostra a poter penetrar nel proprio di quello potesse traggersi, avvanzano a se stessi fortune molto ample et al publico crediti che si vanno rendendo inessigibili per le cause prenarrate. Onde il pensar nell’affittar il datio, a far che sii carattato de qui o portato carattato prima del levarlo, riuscirà forse a mezzo di maggior cautela, perché per haverlo ogn’uno tentarà di venir con pieggi di sodisfattione; essendo questa la miniera dalla quale viene tratta utilità, riputatione e dipendenza; aggiongendo ancora che nel fine d’ogni condotta il datiaro sii tenuto venir a saldar il datio nell’offitio degl’illustrissimi signori Cinque savii.
Direi, quando non credessi portarmi a lunghezza, qualche altra regola se io non m’inganno che potesse valere non meno a questo datio che agl’ordinari dell’isola si per vantaggio del publico come per cautela dell’espilationi del povero particolare, onde farò punto alla penna riservandomi al commando che sopra ciò la Serenità Vostra si compiacesse farmi. Gratie et cetera.