30 maggio 1635 Gasparo Querini
Relazione
Relazione di Gasparo Querini 1635
Relatione de signor Gasparo Querini tornato di provveditor a Ceffalonia. Letta in Collegio 1635 adì 30 maggio
Serenissimo Prencipe
Tutto quel talento maggiore concessomi dal signor Dio s’è ispeso prontamente da me in serviggio della Serenità Vostra nella passata carrica di provveditore a Ceffalonia e sebbene per l’essercitio indiferente di giustizia, per il rigor non isparmiato quand’accadeva nell’essattione delli crediti di camera e per correttioni applicate nei delitti, senz’imaginabil rispetto a capurioni che pretendevano il dominio sopra gl’altri e tenevano in sovversione non solo la città ma l’isola tutta. Sono stato d’essi non avezzi a provar la sferza della giustizia e concitati dalla rabbia e desiderio di vendetta longamente perseguitato con inessemplarissime falsità, insidie e tramme; ultimamente isperimentate nel cimento dell’ operationi mie e dichiarite tali col gastigo de’colpevoli dall’integerima giustizia dell’illustrissimo et eccellentissimo signor Francesco Basadona inquisitor in armata, giudice delegato dall’Eccellenze Vostre. Tuttavia, nulla conturbato da così vehemente machinatione per la cognitione di me stesso sempre applicato a’ fini del natural candore et ad effetti corrispondenti alla mia nascita, ho sostenuto sin all’ultimo senz’intermissione del medesimo zelo le ragioni publiche et il buon governo, onde come che protetto dal favor del cielo feci goder alli popoli ubertà singolare d’ogni vitto e quegl’altri effetti di carità che più rilevanti sono potuti provenir dalla mia debolezza, così dovend’ al presente in conformità dell’obligo che m’impongono le leggi riferir alla Serenità Vostra ciò che stimo proprio della Sua notitia e degno di rimedio ancora riserbato tra tante afflitioni nella mia memoria, riverentemente Le rappresento.
Che nell’isola di Ceffalonia per la descrittione generale fatta d’ordine mio s’attrovano anime 50.000 incirca, cosicché ponno Vostre Eccellenze in questa summa havene non solo le genti bisognose per le tre galee obligate armarsi dalla medesima, ma anco altro numero in rinforzo dell’armata con pochissimo sentimento del paese. In questo proposito parmi cosa di molto rifflesso veder la corruttella che nel Consiglio di quegli nobili è introdotta assumendosi in esso ogni qualità di persona e venendo con questo titolo privileggiata dalle solite fattioni et angarie per fini tali da puochi che v’erano s’è estesa la quantità a mille e cinquecento incirca, senza esclussione pure dei fabri, murari, caligheri, marangoni, sartori, zappadori et altre persone vili. Ho voluto penetrarne la radice et ho trovato provenire dall’incontro che s’ha de’ mezi facili sendo stimata l’habilità d’ogn’uno dalla dissimulatione del sindico nel primo ingresso o dall’ottenerne qualche clandestino soffragio. E s’uno solo tiene legitima ragione con questo pretesto tutti gl’altri della medesima famiglia che talvolta sono a centenara voglino possederla. Inoltrandosi maggiormente il disordine produrebbe parti troppo pregiudiciali all’interesse pubblico et a quello del resto del popolo per l’essentione che si moltiplicarebbe col tempo e per l’aggravio che ne restarebbe sopra gli più infelici. In due modi stimarei che si potesse rimediar’ al pregiudizio col decretare che tutti quelli che si fossero introdotti da 15 anni in qua s’intendessero decaduti né potessero loro o altri per l’avvenire esser ammessi senza passar con voti come s’osserva nel resto del Dominio o senza il beneplacito della Serenità Vostra, oppure parendole lasciargli il carattere e la fruitione d’honori del Consiglio dovessero contribuire quanto alle gravezze a cui sono tenuti per natura conforme si costuma per decreti publici in molte città di Dalmazia. Questo è negotio di gran premura nel quale se Vostre Eccellenze non capiteranno da se stesse alla proviggione necessaria non v’essendo ivi come sono altrove procuratori o capi del popolo che recclamino delli nocumenti e dominando tutte le genti dell’isola il sodetto Consiglio, scorerà in silentio la corruttella et invecchiandosi si renderà di difficilissimo se non d’impossibile repiego.
A sua invitatione concorerebbono sempre gli altri, quando havessero sicurezza di restar essauditi e veramente oltre tutti li rispetti considerati, s’avvantaggiarebbe grandemente la stima dell’isola e l’interesse dell’entrate sue, mentre in parte così commoda e senz’ostaccolo si traffugono molte robbe e si commettono considerabilissimi contrabandi.
Le rive del porto istesso di pubblica ragione che sono assai spatiose furono concesse da Vostra Serenità in feudo dell’anno 1555 al quondam domino Nicolò Fasciol con una riccognitione di pochissimi aspri all’anno. Di queste non riguardand’ egli il titolo ne fece certo tempo dapò con pernitiosissimo essempio una libera vendita a’ particolari, conseguendo per sola capacità d’una casa precii considerabili di centinera de reali. Il disordine riuscì per essempio ad altri e tuttavia si continua la dispositione de’ feudi delle rive medesime come di beni patrimoniali. E con gran ardire s’è usurpato anco d’un particolare da quattro o cinque anni in quasi totalmente il molo pubblico fabricato con grave spesa, il quale come altre volte era atto al sbarco delle galee e de’vascelli così hora recinto di muro con scandalo e discommodo sommo d’isolani e de forastreri, può appena il ressiduo servir’ ad arrivo d’una barchetta. In materia tale ne sono moltiplice rigorose leggi et il farne sopra riflesso è celere proviggione a consolatione universale, dandone l’incarrico a persona auttorevole, è al mio riverente senso molto necessario.
Nell’estremità del porto medesimo essiste un luoco di saline di conveniente grandezza, in cui per il passato si soleva fare tanta quantità de’ sali quanta bastevolmente poteva supplire al bisogno dell’isola. Questo d’alcuni anni in qua s’attrova derelitto e ne nascono da ciò quattro gravissimi disordini. L’uno, che convengono quegli popoli con puoco decoro pubblico valersi per necessità de’ sali del paese turchesco. L’altro, che ‘l danaro che dovrebbe restare a pro’ della Serenità Vostra passa in benefitio di prencipe estero. Terzo, che li precii sono per il più eccessivi, facendosene la dispensa per mano de’renendigoli. Quarto, che capitandone solamente di volta in volta ciò che sodisfa per puochi giorni, accade ben di sovvente che per sopragiunta di fortune e tempi crudi co’ quali non si arrischiano passar le barche vien a patire grandemente l’isola. Di simil particolari ragguagliai richerentemente l’Eccellenze Vostre co’ mie lettere sin sotto li 18 agosto 1632, et in riguardo Loro n’ordinarno la trasmissione di quelli di Corfù, ma per penuria di congionture non sendone mai seguito l’effetto, continua tuttavia la perritia dell’abuso. Ho pensato in che modo potrebbe con faciltà farsi la ristumatione delle saline sudette, e per informatione havuta concedendosi l’usufrutti per quel spatio d’anni che fosse ragionevole a’ privati o per via d’incanto o per accordo se ne prenderebbe da loro l’assonto e ne riuscirebbe anco ciò in annual benefetio di molti popveri, perché dall’impiego ne caverebbono l’alimento, e quand’ anco la Serenità Vostra volesse farmi intraprender l’opra, non vi sarebbe spesa di molto rilevo, mentre ha obligato al ministerio molto numero d’angarizati
Si scodono ogn’anno da quella camera ducati 11.3251.000 et all’incontro si pagano per li salari delle militie e delli proviggionati con altre spese ducati 25.000, cosicché liberi ne sopravanzano a disposiotione della Serenità Vostra almeno ducati 88.251.000 all’anno. Sono de debitori di camera circa ducati 40.000, molti de’quali invecchiati et inessigibili. Nel mio arrivo ne trovai quasi altrettanta summa, ma applicatomi con tutto lo spirito al riscosso possibile, ne feci essattamente grosissima. La casa sola del quondam Marin Migliaressi essisteva con intacco di ducati 34.500.000. Di questi con essecutioni fatte da me verso li beni, e rigor essercitato con chi haveva trafugato il più valsente de’ mobili ne è stata pagata circa la mità e per l’ammontare d’altri ducati 10.000 operai che si costituiscano principal pagadori in camera diversi genti huomeni facultosi, onde che, come assicurai l’intiero credito della Serenità Vostra, ch’era in stato di perdersi per le grosse doti antiane, così stimo che sin a quest’hora sia da loro fatto l’ultimo isborso.Quanto al resto de’ debitori, riesce bisognoso un continuato proponimento di pospor a tant’interesse i rispetti d’ogn’uno, perché riguardandosi alcuno gli altri si rettirano e s’ingegnano, trovai artifitii per portar il tempo a longo e molti di sottrarsene affatto. Scritti, istromenti e contratti dotali fatti con fraude per deluder la giustitia non vi mancano in quantità, et a quest’io n’ho temuto principalissima mira, cosicché conosciutomi nei principii d’andarli essaminando con diligenza, se ne sono astenuti dopo, e tra principal profitti mi riuscì quello di non ammetter alla ballotatione nelle cariche chi si sia che per avvanti non havesse in effetto pagato o assicurato con tant’ oro et argento il debito pubblico, come pratica Vostra Serenità nei medesimi cittadini nella città dominante. Paga la camera medesima ducati 60 all’anno per manutentione d’un interprete, così disponendo li decreti antichi fatti con provida benignità dalla Serenità Vostra per commodo di chi non haveva peritie della lingua italiana, obligandolo ad assistere di continuo non solo al reggimento, ma alla cancelleria et alle cavalcate che soglino farsi per l’isola da cancellieri o coadiutori. Possede hora questa carica da molt’anni in qua uno de’primati cittadini dell’isola; riceve l’emolumento, ma non essercita minima fontione. A levarne la spesa parmi che sarebbe bene, riuscendo sommarla, mentre di parte apreso da maggior parte il parlare, non complisce la sua persona ad imaginabil occorenza né porge commodo alcuno a chi si sia, mai facend’egli ufficio tale. Ben a qualch’emergente suppliscono gli nodari della cancelleria, che sono del paese.
Non è restato in avvanzo sotto ‘l mio governo alcun sallariato o mercenario di camera, ma tutti sono stati, come anco le compagnie degli pressidii, li stradiotti a cavallo e le genti delle barc’armate, intieramente sodisfatte, et altre l’annual spesa di già accennata a Vostre Eccellenze sono stati isborsati per servitio dell’armata reali 79.000, per il regno di Candia 54.000 e per la camera di Corfù 18.000, che fanno in tutto reali 151.000.
Disordine grave risorge nella camera sudetta per la congiontione che passa di parentà strettissima tra ‘l cancellier e quadernier fiscale col scontro ch’ultimamente se n’è introdotto. Il primo gode la carica per elettione fatta nella persona sua dall’illustrissimi et eccellentissimi signori tre inquisitori in oriente. Il secondo co’ mezo di grosso isborso fatto ad un tal cittadino de bonis, e perché il sangue e la dipendenza con gl’altri del paese che voglino esser stimati in grado de’primati suol traviar della dovuta legalità, l’operationi trabuccando ben di spesso a manifeste partialità con pregiudizio pubblico e mormoratiopne d’altri. Stimo per mio riverente senso che proprio sarebbe che ‘l principal stesso dovesse passar’ al ministerio, in conformità appunto di quanto la prudenza di quest’eccellentissimo Senato deliberò con l’ultima parte in materia d’offitii.
Ordinò di già Vostra Serenità a me che per elevatione de’ magazeni delle decime delle biave fossero spesi ducati 2.000 nella compreda de’ formenti per servitio della fortezza d’Asso. Cos’ io ho esseguito e l’effetto n’è riuscito per la debolezza della paga a gran commodo e sollievo della soldatessa. Quella del Castello, verso la quale non s’estese l’ordine di Lei, moltiplicò nell’indoglienze dinnanti a me con rappresentare del stato suo, non meno misero d’altri, e l’istanze per il rimedio eguale ne trasmessi alli piedi di lei. Invero riesce impossibile che con lire 17 al mese possano vestirsi e sostenersi di vitto, poiché in occasione di strettezza de’ grani non può n’anco sodisfargli la giornal mercede all’unico bisogno del pane. Per consolarla basterebbe l’impiego di soli ducati 500 all’anno, perché investito questo capitale a tempi propri, senza che l’Eccellenze Vostre havessero a perder un quadrante, li sarebbe di singolar giovamento, mentre mancandone la proviggione del fontego, per la strettezza di danaro tutto l’anno s’avvantaggiarebbe molto e nella grandessa e nella qualità del pane, oltreché mai ve ne mancarebbe, come più accade di sovvente, restando dall’asprezza de’ tempi intermessa la navigatione delle barche di terraferma, e potendo esser impedita in qualche tempo dalle nemistà de Turchi.
Uno dell’appartamenti delle monitioni d’arme s’è riddotto a cattivissimo stato, né havendo dentro armari né restegliere, peggiorano di continuo al sommo tutti quegli apprestamenti. Per reparar l’estremità del danno è di necesso che sia inviato qualche numero di tavole e tavoloni, poiché sendo ivi il marangone pagato, e potendosi haver’ altro legname dalla montagna pubblica, sarà facile d’acconciarsi il luoco, senza la qual opra, stando l’armi per terra anderanno tutte in rovina totale, a che sin al presente ne sono anco gionte molte.
L’alloggiamenti de soldati lasciati da gran tempo senza imaginabil governo, ho intieramente racconciati e diversi pure redificato. Li pozzi che d’anni 30 in qua d’ogni immonditie imoniti erano inutili a quella soldatessa et agli habitanti, ho fatto curar con diligenza, certamente più con sentimento della propria borsa che della cassa delle condanne, e dove per il passato con patimento estremo conveniva da lontano condursi l’acqua, hora riddotti in perfettissimo stato suppliscono abbondevolmente al commodo universale.
Il ponte del Castello che non poteva adoprarsi per la sua caducità è stato d’ordine mio rinnovato et erretto dinnanti ad esso un necessario posto per l’assistenza d’una sentinella. Le foltissime herbe et arboscelli che coprivano le mure, col cui commodo solevano scallarsi d’huomeni, da putti e da donne ancora con la riputatione pubblica e senza sospetto di minimo periglio, ho fatto abbattere rader totalmente et allontanar d’esse quell’immonditie che gettate da molto spatio havevano quasi raguagliato le medesime mura.
L’altellaria che a libito di cadauno e massime de processati che sogliono attrovarvisi in molto numero sequestrati in Castello come presentati, poteva essere scarricata con le case de’ loro nemici nel Borgo o pure di chi per scerno di chi regge inchiodata, feci guarnir de braghe e serrandosi hora con luchetti può non esser abbusata e con più facilità e sicurezza esser verrà adoprarsi nelle congionture.
Il corpo di guardia alla porta che non poteva habitarsi per esser privo d’ogni commodo, ho fatto governare con edificatione de’ siti alli soldati, all’offitiali et al capitanio, et l’altare che n’era in esso della gloriosa nostra Donna, sopra il quale prima da medesimi si dormiva, mangiava e praticava con libertà, ho fatto serrar con restelli, onde al presente se ne celebrano gli divini offitii e con l’introduttione mia anco cadaun sabbato la santissima messa.
Per dispareri e vehementi risse che trovai tra quegli cittadini, feci essiger nel Borgo che un corpo di guardia, che chiuso da restelli e custodito di continuo d’una squadra di genti delle barch’ armate, divertì grandemente le quistioni e li pensieri de’ tumultuationi, onde dove sotto altri reggimenti ne seguirono sino a doicento e cinquanta homicidii, lodat’Iddio, non ne sono arrivati sotto ‘l mio governo nell’isola tutta neanco al numero di trenta.
Nel luoco d’Argostoli fu fabricata una chiesa intitolata la Madonna della Vittoria, per la memoria felice della giornata navale dell’1571, ma non sendovi da quel tempo in qua stata vi fatta ristauratione alcuna era caduto il suo coperto e rovinate le mura, onde restando liberamente d’ogn’uno liberamente profanato ‘l sagro et offeso il grande della divina maestà, fu riaccomodata da me senz’imaginabil sentimento della pubblica cassa e ne è ressorta di presente quella divotione somma, che prima era essercitata da quegli popoli, celebrandosene anco entro le santissime messe.
Fui in persona sopra la montagna pubblica, nella quale vi sono abbeti in quantità e buon numero de’ roveri e d’altro legname proficuo all’occorenze dell’armata. Di qualità diferente e di luoco non risserbato se ne fa la dispensa per servitio di quegl’habitanti con molto commodo, ma perché non se ne faccino tagli eccessivi, si concedono limitati mandati da provveditori, et io volsi principiar la regola ch’anco il legname assignato per conciero de’alloggiamenti de’soldati e case publiche venisse a dispensarsi con note di camera, et intorno alli confini della medesima montagna, stati incerti per la varietà dell’opinioni, stabilii una terminatione adeguata al giusto con sodisfattione somma dell’isola tutta. Due fin
Due finte fu nella visita della fortezza d’Asso conforme all’ordine della Serenità Vostra, e le porte sue, li restelli et altre urgenze di maggior premura furono co’ mio ordine rassettate. La polvere tutta, ch’è in molta quantità bagnata et impossibile ad esser rasciugata per ivi per mancanza de’ necessari apprestamenti, andrà di male affatto se con la permutatione no’ ne segue altrove celeramente l’effetto, e di presente non può accadendo prevalersi quella piazza d’altra monitione che di due o tre barilli soli da me indrizzati, il che con altri particolari ho di già riverentemente rappresentato a Vostre Eccellenze, come punto da me sempre stimato essentialissimo.
Son stato pure nella visita ordinaria dell’isola per il corso de giorni 40, come per obligo son tenuto, n’havendo intermessa assiduità de’laboriose udienze n’ho risservato quant’ho potuto le controversie di quelli populi, et havendo scoperto provenir il sforzo d’esse dal disordinato stile in materia d’istrumento e dal non esservi norma in proposito di stime, ho istituito una terminatione col fondamento dell’isperienza che posta in uso, riuscirà di sommo sollievo all’universale, quando la Serenità Vostra si compiacerà darlene il spirito co’ la confermatione. Il qual effetto, perché possi seguire, l’appresento la copia trasmessaLe prima co’ le lettere ancora.
Dacii di diverse entrate riscodono Vostre Eccellenze in quell’isola, ma sebbene frutta abbondevolmente de bombase e de legumi non ne riescono, però, decime o ricognitione alcuna. Il simile segue dell vino et uvapasse del Teacchi, restate escluse dall’impositione che ne furono decretate sopra quell’isole, essendo seguiti posteriormente impianti nel medesimo Teacchi, il quale abbondando di più abbondante copiosa feracità d’uvapasse e di vini saria pubblico servitio con nova subitanea deliberatione mandarlo eguale all’impositione del resto dell’isola, poiché cavandosi dalla detta parte più di mezo million d’uvapasse senza maggior quantità de’ vini, verrebbe Vostra Serenità a rimborsarsi annualmente, senz’estraordenario aggravio de’sudditi, quello che può importare molti migliaia di reali.
Grandischino Vostra Serenità è questo parto ossequiente del mio zelo, come humilissimo La supplico, pronto e se n’assi[...] despenderò in Suo serviggio in ogni tempo, nonché le debil fatiche, l’ultimo spirito in confermatione della mia natural divotione, e per adempimento dell’infinito debito che tendo colla patria. Gratie.
Allegata la terminazione del provveditore datata 29 novembre 1632.