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24 ottobre 1663 Michele Pisani

Relazione

Relazione di Michele Pisani 1663

Relation di Zeffalonia. Michiel Pisani

Serenissimo Prencipe
Superati i sudori et una continua dificultosa reggienza di provveditore alla Ceffalonia, ingionta dalla pubblica auttorità a me Michiel Pisani, ritorno finalmente in patria et riporto alla Serenità Vostra colle assistenze di Dio e mia grave ettà al mio ottimo zelo le distintioni e le notitie più gurdevoli dell’isola stessa, onde vagliano a rissolvere il proprio debito et a servire di lume per l’occorrenze publiche. alla Repubblica
Questa di circuito miglia cento e sessanta incirca, accomodata da vari porti et prossima al dominio de Turchi, si rende tanto più suspetta quanto che copiosa d’uve et altri frutti, forma una rendita non ordinaria al suo prencipe,
Quattro pertinenze distinte di nome formano l’isola tutta: Livathò, Palichì, Pillaro, Erisso, Pottamiana e Samo.Le due prime più piane et facili all’agricoltura, restano frequentate da grossi villaggi, e due tere alle gingive del porto principale d’Argostoli e Lixuri. Le seconde, sebbene montuose et a prima veduta sterili, vengono suplite dalla natura a segno tale che se le une superano nella raccolta di vini moscati et altro, le altre s’avantaggiano nell’uvepasse, lane, grana et simili, comodi ad uso ubertoso di loro habitatori.
I populi al numero di quindeci milla combattenti incirca, esclusi li inhabilli, compongono due conditioni di citadini, et la terza di gente ordinaria al lavoro delli tereni.
Le case di più conspicui, sitte nel borgo contiguo all’ordinaria ressidenza dell’illustrissimo reggimento, tengono comunicatione e grado di sangue colli secondi che habitano nelle ville, e con pari prerogativa nelle adunanze di conseglii, dispensa delle cariche et fruicione di amplissimi privilleggi concesseli in più tempi da Vostra Serenità.
Sono li uni e li altri di perspicaci ingegni, e docili ad aprendere ogni disciplina, sono alienissimi da quelle inovacioni che portano gelosia a prencipi, e molto cari nella fede alla Serenità Vostra, ma altretanto proclivi alli dissidii, inneferati nelli odii, et avanzati nelle passioni, a segno che, formando vicendevoli hostilità, le memorie di padri e primi autori riportano i figlioli e stabiliscono implacabili le vendette.
Da questa naturalle fierezza prendendo vigore le reciproche malevolenze, et unendosi li uni alli altri per opriemere le facionni, si è ridotta in due parti l’isola tutta, in setta abominevole la gente, e li contadini solevati da nobili si gloriano nell’armi, et omettendo l’agricoltura fano vedere lacrimabili esempii all’inpotenti, et chiamano la più rissoluta mano della publica giustizia per fermar il corso di infiniti mali e sceleratezze che si vanno di quando in quando comettendo.
Questa aborita perniciosissima introdutione non si ferma solo nelli delliti privati, ma levatali la praticha d’una pertinenza coll’altra per le dipendenze di capi et auttori delle solevationi, niuno arischia il soldo e la vita nella deliberatione di dacii, non potendo stimare nei loghi del suo contrario, onde viene  astenuto il rappresentante a giustarsi alla necessità et alla compiacenza delli medesimi dissoluti con discapiti sensibilli delle publiche rendite, a segno tale che si riccava dai libri di quella camera da vinti anni in qua trentacinque e più mile reali essere tanti li emolumenti di dacii delle raccolte ordinarie dell’isola, estrata la nova e novissima imposta dell’uvepasse, che è soma rilevandone al presente non arivano le raccolte stesse a dieci o dodeci mille.
L’auttorità di questi tali va prendendo sempre vigore, onde il povero e l’impotente cede alla violenza e tirania loro con perdita delle proprie sustanze, con ruina delli haveri et con degrado sempre de publici capitalli.
Non sono proterve le genti di Ceffalonia, Serenissimo Prencipe, come porta l’aparenza, ma bensì studiano la strada per haver partegiana la giustizia, alle cui rissolute disposicioni poi facilmente cedono e si humigliano.
Furono altre volte spediti li già eccellentissimi Gritti e Garzoni in Levante, Giovanni Capello, Fillipo pasqualigo et Alvise Zorzi con auttorità di capitan general, e fermato il piede particolarmente alla Ceffalonia secondo il bisogno, instituirono santissimi ordini, et rafrenarono l’isola, in modo che per molti anni si è conservata la memoria e l’uso dell’ubidienza a’ publici cenni, vivendo le beneditioni eterne al nome loro.
La cancellaria prettoria che deve servire per decoro della giustizia e respiro delli opressi, serve per il più come ministra tirana delle iniquità di dieci o dodeci capurioni che sotto il tittolo di loro numerose famiglie e dipendenze, rendendosi formidabili, vano col terrore dell’armi opprimendo il terzo et il quarto, dano il placeat alli bravi e seguaci loro d’ogni homicidio, opressione, violenza e rapina et quello deve più servire di mottivo  alla publica maestà per estinguere le memorie di tanto ardire nei suditti, solevano i cinquecento e mille armati con tamburi e bandiere spiegate, assediano i villaggi e casalli, li combattono, li riducono all’obedienza, demoliscono le case, spiantano le vigne, tagliano i arbori fruttiferi, et si fanno assoluti dominatori delle vite e della robba de sudditi, e pure stanno e vivono le vestigie dolorose di più villaggi e casali disfatti, et i processi sopra tali delitti, parte consumati nei generalati, parte rittenuti nell’ corso delle appelationi in Venezia, i potenti hanno saputo così ben astradare la loro intentione, che mai il povero e l’indolente ne ha conseguita la raggione, anzi i nodari della cancellaria stessa a contemplatione della dipendenza et per la regola di preservare se stessi, tollerano alla falsità di più testimoni, onde li aggravati dattisi alla disperatione convengono aderire al partito de capurioni et procurare col brazzo privato e le vendette et il rissarcimento de proprii danni.
La camera et i libri delle publiche rendite vengono maneggiati da un scontro et un raggionato ambi del paese, et siccome questi sono uficii che si dispensano dalli aggraciati in Venetia alli più offerenti, cusì non bene consonano le raggioni di Vostra Serenità in mano di tali persone che tengono sempre parentella o dipendenza con debitori del prencipe, onde i rispetti privati hano il primo luogo apresso loro. Va creditrice la camera stessa da particolari soma considerabile di danaro, et i debitori habitando nelle ville e borghi per essere lontani dal calore della corte, poche volte vengono astretti nelle persone, e mentre si intromettono i benni loro, non ardiscono i privati comprarli per le dipendenze delli predetti seditiosi, e restando in publico ardiscono pure in faccia della giustizia, l’istessi provveditori continuare il possesso fiscale, la cui assistenza deve essere piena  di zelo, adherisse pure come partano e facionario alli rispetti di primi ministri, sicché senza carità, senza consiencia vengono neglette e lacerate le publiche rendite.
L’illustrissimi signori provveditori anchorche pieni di zello e di religione, possono ben radolcire con la continua apliccatione loro, ma non rimediare la piagha, mentre l’auttorità limitata, la giudicatura non assoluta, le forze non suficienti all’operare.
Li eccellentissimi signori provveditori generali e di militia e di auttorità valevoli, voglio credere, divertiti dalla cura delle altre isole, anche dalla visita di questa scemano la permanenza di uno o due mesi, e quella serve per essigiere da debitori, udire cause civilli, spedire qualche criminale, e comuttare banditi con esborso, onde loro non vedendosi percossi nella vita, non inseguiti dalla giustizia, et habilitati con poco soldo alla ressolutione di più bandi, homicidii e maleficii si rendono ponposi, e ritornano a moltiplicare le delinquenze e col denaro, poiché riccavano da nuovi svaleggii, rapine et occupazione de’ benni, sotisfano le passioni, continuano il predominio, et si comutano dentro di novo da bandi che per aventura incontrassero.
L’isola di Ceffalonia è un capitale precioso, una vena d’oro a Vostra Serenità, ma conviene che resti purificata per il ferro e per il fogo più premoroso e ressoluto della pubblica mano. La tranquilità di tanto populo, il respiro di tanti oppressi, il compenso a tanti mali, e l’auttorità finalmente delle pubbliche rendite che vanno con tanto pregiudicio degradando, consiste nell’ s’ vellere et humigliare pochi capi, soli auttori e causa di tutti i prenaratti doscorzi.
Non vi concorre alla compositione di tanto benne espedizione di nuova soldatesca, essendo quella delle tre isole a ciò suficientissima, non aggravio estraordinario di denaro, potendo a pieno suplire l’estratto della nova imposta dell’istessa isola, risservata sempre ai generalati, non tumultatione o emergenti sinistri per parte di delinquenti, suspirando l’universale, l’abolicione della loro tirania, e la recupera di proprii haveri, anzi essi medesimi in caso tale, vedendosi periclitante la fortuna, facilmente vengono abandonati dalli seguaci, come per apunto sucesse sotto li già eccellentissimi signori Alvise Zorzi et Lazaro Mocenigo, capitan generale, nella ristretta di tempo che si trattene a Ceffalonia, havendo col zelo della pubblica maestà fatto humigliare i più superbi in pochi giorni, et si può dire momenti, ma nel rissolvere et disponere poi con maggiore confluenza sopra loro, fu chiamato dalle premure di Candia e con lacrime di tutti deplorata la mossa improvisa e l’abandono di tanto profitto.
Sono due fortezze nell’isola; l’una sei miglia lontana dal porto a forma di castello di angustissimo giro, e qui rissiede l’illustrissimo reggimento con due compagnie ordinarie italiane alla custodia d’una sol porta, et una estraordinaria d’oltramarini, che serve per corpo di guardia nella piazza dell borgo di settecento case incirca contiguo alla medesima fortezza, e questa in riguardo della propria debolezza non può servire ad altro che per repulsare in ogni evento qualche semplice scoreria del inimico.Il governatore e sopraintedente di essa dimora all con un pubblico bregantino per assicurare il trafico de mercanti in quel porto, ove si riducono massime li impleni Inglesi alla leva del uvepasse, et per divertire i controbandi, regolandosi, però, secondo la dispositione dell’auttorità prettoria. L’altra  e la principale è la piazza di Asso, e resta sopra un scoglio di rincontro e poco distante da teraferma, circonda tre miglia e per la nattura del sito, girata da precipitosi declivii si rende inespugnabile.
Quattro sono i balovardi eminenti, sopra quali ben compartita si forma la fortezza tutta, e riguardandosi per la diffesa l’uno con l’altro prestano nel mezo un seno comodo et capacissimo alli habitanti. Non è suggetta alle battarie, non alli aprochi o facile scallata, non alle mine, non alla circonvalatione o assedii, essendo bagnata dal mare, habilitata alli socorsi, e finalmente insuperabile quando venghi munita come si conviene.
E comandata da un illustrissimo provveditore, pressidiata da quattro compagnie estraordinarie d’ogni natione, vi assiste un governatore, et una sol porta permette l’entrata, con bombardieri e scolari alla pura custodia de posti più gelosi, ma non suficienti in caso di suspetti per armare i medesimi et accingersi ad una valida diffesa.
Un picciolo stretto di cinquanta passa incirca fa che non resti in isola, et ivi è constituta una torre con un cinto di mura che principia per ponente e termina per tramontana, da acqua in acqua, restando sempre custodita la torre stessa da una squadra di soldati.
I paesani havevano già principiato ad habitarla et si frequentavano le fabriche delle case, ma poi introdatassi la licensiosità delle militie, li abusi et agravii intorno a viveri o mercantie nell’entrare et uscire dalla porta, e diverse mallagevoli corutelle praticate da qualche comandante di essa, restarono abandonate le habitationi, impraticato l’uso loro, e ritiratissi parte nelli villaggi, alcuni si fermorono nel stretto a segno che formano un comodo borgo.
Questo è abborito da Vostra Serenità et con più duccali comesso che non si possi fabricar in esso luogho, tutto ad oggetto di popolare la fortezza, ma per quanto osservai nella visita della medesima non è sortito l’effetto.
L’artiglieria in maggior parte scavalcata et a terra, priva di rode, letti e simili rispetti da essere rimessa, i depositi delle polveri mal aconzi, le provigioni da guerra e de viveri mancanti a segno considerabile, li quartieri rissentiti e malagevoli per la frequenza di terremotti et le altre gravi impotenze, havute da me sotto l’occhio chiamano le più gelose premure per essere suplite e rimesse.
Alli eccellentissimi signori provveditori generali si portano di quando in quando le notitie, e con la conferenza propria avanti il termine della carica vedere le necessità, ma io le osservai nel stato che rappresento alla Serenità Vostra.
Cinque e sei milioni d’uvapassa produce l’isola di Ceffalonia unita a quella del Tiachi tal anno, e l’esito per il stato si può dire è insensiabile insensibille al riguardo di quella che viene levata per Ponente. otto reali per migliario magano di nova imposta le navi per terre aliene, e non portando permissione da venetia socombono alla novissima che ascendono in tutto a reali tredici, onde questa rendita inalterabile, unendosi alli dacii delle biade, vini, oglii et altro, sebbene degradatti al presente per i sconcerti dell’isola. Rendeva provedute le militie delli due presidii, salariati, bombardieri e rappresentanti a segno che sopravanzava per altre occorenze di Corfù e Candia, ma intradottasi la leva di questo capitale dalli eccellentissimi generalati e ministrate minorate le altre rendite, molto maggiore e la spesa dell’entrata, onde causano infalibili le miserie de soldati, e massime di quelli di Asso, che con continui clamori et instanze lacrimabili affligono l’animo di chi le governa, et non da il modo di riparare alle necessità loro, anzi più volte et con scritture et in voce portano all’illustrimo signor provveditor il proprio sento, affermando essere pure figlii del prencipe uguali alli altri, e nel servitio e nella puntualità, e non sano la causa, onde di qui vengha trasportato tanto denaro, e loro convengono provare le durezze della fame, de patimenti e li ultimi languori.
Vostra Serenità, che con infinita sapienza regge religiosa e vigorosamente i tutti stati, viene dal mio sincierissimo zelo raguagliata di quando ho potuto riccavare per ben servire la patria, nel uso anco delle proprie assistenze al governo di quelle genti. Gratia.

La relazione è allegata alla delibera del Senato datata 24 0ttobre 1663.