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16 giugno 1584 Giovan Battista Gritti e Giulio Garzoni

Relazione

Relazione di Piero Basadonna, Sindico Inquisitore in Levante, 1566.

/0r/ 1566, Rilatione di Piero Basadona Sindico di Levante.

/1r/ Relatione del Sindicato di Levante, 1566.

Volesse Iddio che così potesse il mio picciol ingegno a bastanza rappresentare a vostra sublimità le cose sue tutte dell’Oriente, le quali da noi sono state conosciute degne della notitia di questo illustrissimo Senato, mentre per summa sua benignità, principe serenissimo, padri sapientissimi, siamo andati con auttorità di sindici peregrinando in quelle parti, come in vero effetto le habbiamo veduto con grandissimo nostro scontento tra molti disordeni, et confusione, giacere, et poste in bisogno di presto et potente remedio, dove non ha giovato adoperare l’auttorità ordinaria dell’offitio nostro, perché io poterci del mio parlare sicuramente promettere tanto frutto et benefitio alle cose publiche, et tanto maggior refrigerio et conforto alli poveri opressi di quella provincia quanto è più importante la conservatione delli stati d’Oriente alla grandezza di vostra sublimità, dai quali nacquero già da ad questa eccelsa republica non solamente i più alti principii, le forze dell’imperio, le richezze, et la libertà ma ancora al presente si nodrisce una gloriosa laude di spiegare il stendardo della fede christiana in così lunghi et continuati confini co’l signor turco, et in uno ampio spatio di mare et paesi dominati dalli barbari et infideli. Veramente questo bel costume introdotto dalle sue prudentissime leggi di riferire le cose più notabili vedute da quelli i quali di suo ordine vanno ai maneggi più importanti della Repubblica, con il che eglino si fanno più accorti, et più avertiti spiriti da questo honorato obligo apportano a vostra sublimità una continua et fresca informatione delle cose sue et dell’esterne, fu sempre utile, necessario et nobile, ma spetialmente nelle visitationi di regni d’Oriente, dove la lontananza de i luoghi et l’importanza di quei fidelissimi popoli di passar a questa città per isporre le loro miserie sono cagione che risorgono ogn’hora qualche novità, alle quali fa bisogno proveder subito con buona regola, ma non potendo in questo ragionamento io arrivare a quel segno che doverei, mi rendo sicuro che vostre eccellentissime signorie, molte delle quali già forno presente alle cose che son per dire, suppliranno con la loro benignità et prudenza ad ogni mio diffetto, et mancamento, trattarò le materie principali con ogni verità et sincerità, lasciando da parte le cose soverchie in ogni rispetto particolare ma soprattutto le belle et polite parole, alle quali mi conosco poco atto, et /1v/ non corrispondere alla dignità di quello illustrissimo luogo; ma perché vostra sublimità commesse alla nostra fede questa visitatione principalmente per due rispetti, l’uno per riveder diligentemente le ragioni del publico, l’altro per sollevare gli oppressi, che non possono venir a suoi piedi per rimedio delle loro calamità, parlarò separatamente dell’interesse publico et dell’interesse privato in ciascuna isola per noi vista, et da poi per terzo luogo della mia oratione dirò qualche cosa dell’offitio del sindicato, accioché regolando la sua infinita prudenza i disordini, che in quello si trovano, possa egli havere il suo proprio effetto; lascierò di considerare minutamente l’antiquità, l’origini, siti et confini, et altre cose che l’historici diffusamente et amplamente i cosmografi descrivono l’isola di Candia, Zante, Cephalonia et Corfù per non replicar vanamente quelle cose medesime che vostre signorie eccellentissime hanno tante volte intese, lette et vedute. Ma prima ch’io venga al mio proposto ragionamento, sono astretto per mia legitima escusatione render conto a vostra sublimità per qual cagione non siamo stati a Tine et a Cerigo, et ci fermamo poco tempo a Retimo et alla Canea, in che qual maggior parte potrei addurre che la sua infallibile prudenza, con la quale provedendo  i vari accidenti del viaggio in Oriente così longo, incerto et sottoposto all’arbitrio della fortuna, delli venti, del mare et di passaggi et pericoli evidentissimi dei corsari, ordinò che l’andare a queste due isole fosse rimesso alla nostra volontà et parere, essendo poco prima statovi il magnifico messer Nicolò Barbarigo con autorità di sindicato, il quale vi haveva fatte molte et honorate operationi in ogni luogo dove ha piacciuto a vostra sublimità darli occasione di esercitare il suo molto valore; con tutto questo noi eravamo risoluti andarvi, et già uno di noi s’era messo in pronto per passare a Tine, quando arrivorno in Candia avisi certi che per gli preparamenti del signor turco all’impresa di Malta si ritrovavano in tutte le parti dell’Arcipellago una gran quantità di galeotte et fuste, in modo che ne anco a propri sudditi di quel Signore potevano passar da isola a isola salvi dalle lor mani. 
A Retimo et alla Canea stemmo poco tempo, percioché, hanno/havemo/ havendo consumato quasi nove mesi del nostro sindicato parte nel viaggio di Venetia in Candia et parte nelle visitationi dei territori di Scithia, Gerapetra et Candia, non restavano mesi sette per queste altre tre isole, le quali visitationi furono con tanto frutto et beneficio publico et con tanta consolatione a quei miserabili paesi, restaranno /2r/ sollevati da molti grandi et crudelissimi opressioni et tirannie, erano all’hora per  passare in Golfo le galere di vostra sublimità, al partir delle quali se non restassimo senza alcun dubio ci bisognava aspettar l’anno seguente, non essendovi dopoi giamai venuta occasione di alcun passaggio per l’isola del Zante, et questo tempo saria speso la maggior parte otiosamente et havrebbe parsa al mondo insolita et nuova questa nostra tardanza, poiché non si fermarono giamai sindici sopra quell’isola più di nuove o dieci mesi, oltra che, mentre noi fossimo in Candia, demmo fin ai più importanti negotii di queste due visite di Rettimo et Canea. 
Nelle quattro isole adonque visitate da noi, considerando l’interesse publico, parlarò principalmente di tre materie; dell’entrate, spese et regolationi delle camere, della sigortà di quei paesi, della vittovaglia, con la quale si possono nodrire et alimentare i suoi fidelissimi sudditi, et tratterò queste due ultimamente, solamente che apparteneranno all’officio nostro. 
Quanto all’interesse privato discorrerò brevemente della giustitia civile, criminale et privata; in questi luoghi adonque vostra sublimità ha sette camere, quattro nel Regno di Candia et tre nelle altre tre isole, et per cominciare dalla più lontana, quella di Scithia consuma poca opera non passando mai la sua intrata 100 ducati, et ricercando della camera di Candia tutti quei più importanti aiuti, cava la maggior parte di questa sua entrada da Gerapietra, che benché sia la quinta parte di quel paese, nondimeno fa più gente, datii et altre fattioni di tutte l’altre quattro parti insieme; è cosa notabile che quei popoli, nobeli pheudatari non pagano altra gravezza per tutte le loro facoltà che un certo censo, che chiamano paghe serventali, il quale in questa camera non rende più di 30 ducati; cava parimenti pochissima rendita delle condanasoni criminali et dalla boccolica, ch’è la pena dei danni fatti dati nel luoghi cultivati et chiusi. La sua entrata per conto di livello et beni phiscali, essendo eglino stati quasi tutti usurpati et perduti né possendosene haver lume alcuno per esser abbrusciate le scritture della camera in tempo che andò a depredar quel luogo Barbarossa, solamente un zecchino all’anno; ma un certo danno datio, che chiamano dei patici [sic], apporta a molti poveri et più miserabili di quel territorio infinita calamità; delle quali sono astretti a fugire in Turchia, percioché, essendo costoro obligati pagare in camera un aspro per testa all’anno et in caso di morte lasciare tutti i beni loro /2v/ al phisco, morendo senza figlioli maschi, i datiari et altre genti da loro dependenti usano contra questi infelici, et nell’un caso et nell’altro, strane et horrende tirannie perché non solamente nell’esatione dell’aspro fanno sentire loro spese et interessi di 50 et di 100 ma ancora apena sono morti questi tali, che si veggono d’ogni loro sostanza spogliati, etiamdio del proprio letto, ove giacciono semivivi, et restati i fratelli, le sorelle, le figliole femine et altri suoi più cari in tutto privi della loro facoltà; et pure da questo datio non cava sua sublimità più di 5 o 6 ducati l’anno, onde sarebbe cosa degna della sua clemenza subito levare una così odiosa et barbara essatione, che non è più costume in un’altra parte di quel Regno, poiché il conservarla è sottoporre quei miserabili huomeni a crudelissimi serpenti, che lacerino et devorino affatto o le sforzeno (i pochi che sono avanzati) fugire subito in Turchia seguendo l’orme d’altri inumerabili, che per questa cagione di tempo in tempo vi sono andati; mossi dalle costoro lacrime, habbiamo formato un ordine, che possino testare dei beni mobili, non havendo voluto per all’hora far mentione dei beni stabili, dei quali in 40 e in 50 anni non s’è trovato un soldo di benefitio in camera, et pur sono state mandate ramenghi in altri paesi barbari infinite famiglie. 
Sarà ancora cosa conveniente alla giustitia, vostra sublimità levando questa crudelissima paricchia, percioché non sono costoro veri patici [sic], né di quelli che servono al principe o al privato per natural obligatione, dai quali gran benignità di questo illustrissimo Dominio ne ha retolti molti, et molti ancora ne sono fuggiti altrove, spinti dalla inaudita crudeltà de loro padroni, ma sono alcuna sorte d’homini chiamati messiti, che venero già gran tempo forastieri ad habitar l’isola di Candia, dove come forastieri erano obligati andare pagare questo censo; laonde al presente non potendosi più chiamare di questo nome perché per un lungo spatio di tempo, et per una continua successione di molte età, dovendosi riputar veri et legitimi cittadini di quel Regno non deveno chiamarsi forastieri,  come sarà cosa giusta che debbano hora esser obligati a quest’angaria de forastieri, et tanto più che, sì come essendo l’isola piena di gente, s’usava metter all’hora gravezza a chi veniva per habitarla, così al presente, ch’è quasi del tutto abbandonata, et dicono sarà necessario dar più tosto premio che angaria a chi verrà /3r/ habitarla, nonché a quei proprii et legitimi suo [sic] figlioli che vi sono nati con legitimo titolo di cittadini, sano bene vostre signorie eccellentissime quanto importi in Levante l’odioso nome de patici, et le prudentissime provisioni fatte da questa eccelsa Repubblica per estinguerlo a più potere: onde quest’opera potrebbe fare strada a levar quei pochi ancora vivono ancora sotto la gravissima tirannide di suo padrone.
L’entrate di questa camera s’accresceriano quando il paese fosse habitato nel modo ch’era alle altre volte, perché avanti la guerra ultima con molti navilii et traffichi, dai quali gli huomeni si facevan buoni mercanti et eccellenti marinari, viveano commodamente et erano multiplicati in ricchezze et in numero di gente, come al presente il territorio di Gerapetra, et questo per la commodità di quel sito, dove capitano quasi tutti i legni che vanno per quei mari a diverse parti del mondo, oltre di ciò regolandosi la dispensa delle due mille misure di formento che sono 550 stare venetiani, le quali si comprano dai pheudatari, per commodità dei salariati publici si alleviarebbe la sua spesa perché, capitando questi formenti alle mani di cui solo è ciò destinato et essendo poi dispensati con disordine a quei ministri, overo a chi non sono i pagati i padroni del formento, a chi si dispensano senza riscuoter il danaro o con cali et guasti si diminuiscono a danno notabile di vostra sublimità. Ma se questi formenti fossero pagati dalla camera di Candia che ha obligo di mandar le paghe a quelli salariati, et possi a loro consignarsi a conto delle predette paghe, si toria l’occasione di questi interessi et inconvenienti, non essendo più utile a vostra serenità, massimamente in Levante, che mettere a tutti i negotii suoi conditioni, et come si dice volgarmente ‘campanella’, finalmente si potria dare un notabil accrescimento a questa camera, ponendo in quella la decima dei formaggi et affittandola ogni anno a benefitio suo, perché essendo già molti anni obligati i popoli dar quella decima a ducati 10 candioti il megliaro et, passando il maneggio per mano di un deputato a riscuoterli, pagarli in piazza per commodità del popolo, è cosa chiara che non si vende la sesta parte, et quel che si vende è il più tristo, et sovente i padroni dei formaggi hanno fattica d’haver de buoni in pagamento et in total tal modo tutto’l beneficio et l’avanzo va nella borsa d’un solo; se adunque la decima s’affittasse per camera in forma di datio, coloro che la pagano haveriano sempre pronto il pagamento, i popoli ne sentiriano maggior abbondanza se bene /3v/ lo pagassero più caro, non possendosi chiamare carestia dove abbonda gran quantità di robba che sia pagata a gran pretio ma sì bene è vera carestia quella nella quale per alcun pretio o per altro mezzo non la si trova, et con questa regolatione vostra sublimità riceverebbe un novo et grande utile sopra una vecchia et piccola gravezza già tanti apporta a quel paese senza contrasto. 
Spende questa camera, compresi i bombardieri, vintiquattro soldati greci in due compagnie, quindici italiani, et vinti cavalli stradiotti, i ducati 500 della sua entrata, et appresso 1500 che li manda per sovegno della camera di Candia, ma la spesa di fanti greci è così superflua che senza nessun dubbio vostra sublimità farà cosa degna della sua prudenza a levarla, perché importarebbe di sollevatione più di ducati 400 et tanto più che nella condotta di stradiotti fu cassa una di queste compagnie per decreto di questo illustrissimo Senato, ma perché non fu dechiarito qual che dovesse restare, vi sono ancora ambedue. Questo avanzano con la regolatione dei formenti et accrescimento della suddetta potriano liberare essa camera di Candia dai ducati 1500 che contribuisce per Scithia, il che apportarebbe grande aiuto, essendo aggravata soverchio. Ella veramente non passa 24mila ducati venetiani d’entrata, fra quali sono 4mila di che cava da molti livelli, case, possessioni, et questi ancora d’hora in hora vanno mancando, non essendo cosa men ferma et sicura al publico che l’haver beni stabili, dove non puote nella sua publica auttorità attendere con quella privata et particolar diligenza che questa sorte d’entrata continuamente richiede; è così notabile etiamdio qui in Candia che non pagano questi popoli per le loro facoltà alcuna gravezza o angaria contra le paghe serventali sopranominate, che sono alcune picciole contributioni per li offitiali de li castelli, li quali non arrivano in questa camera cento ducati all’anno. 
Ai datii ordinari fu aggionto il nuovo imposto dell’usura dei vini, ogli et formaggi per la fortificatione di Candia, il quale essendo di gran momento doveria haver resi 3mila et 4mila ducati all’anno ma, si perché non fu posto a tempo, sì perché vi è stata usata nell’essatione poca diligenza dai ministri publici, in quattro anni non ha reso 8mila ducati in tutta l’isola; con questo datio si offersero quei nobeli con l’università nell’ambasceria del Pasqualigo pagar per le spese dei poveri contadini, che per angaria lavorano alle fabriche, otto soldini per testa ogni giorno ch’importano in sei giorni (perché tanto tempo leva un’angaria), se/4r/deci soldi venetiani, et questa impositione distribuita per carrati infra di loro con il clero et con gli hebrei doveva rendere in quattro anni 7500 ducati ma in questo tempo non ne sono stati rescossi a pena 3mila, essendo l’essatione in man loro, che hanno lasciato di riscuoter da chi non piaceva loro che sentissero questa gravezza, né vogliono sopportar in alcun modo che i ministri publici entrino in questo maneggio, havendo un capitulo che prohibisce questa sorte de danari l’andare in Cania posto et preso con questa ragione, che per esser povera camera habitavano quei nobeli che la non si servisse in altri bisogni di questa impositione et quei poveri restassero senza tale aiuto, ma l’effetto si è dimostrato molto contrario all’intention della legge, perché con haver dato in ciò assoluto arbitrio a quei particulari non sono stati riscossi i danari, et quello ch’è peggio molti poveri angareggiati sono tornati alle case loro senza le spese, non havendo mai havuto su la fabrica questa commodità, et essendo stati dopo finita l’opera, per non perder il tempo et la fatica di chieder il danaro, più fiate alle esationi indarno et, patire molte repulse, astretti andarsene a casa per la più breve, onde si potria dubitare che questo benefitio non fosse posto in proprio uso di questi essatori o dei propri debitori, che non vogliono pagare quando sopra i libri loro non apparesse nota di tutta la distributione, contra la qual nota parlano arditamente la maggior parte de poveri che son stati a lavorar alla fabrica negando espressamente d’haver giamai ricevuta cosa alcuna. Non è concorso questo male delle portioni promesse a vostra sublimità del suo danaro per la fortezza peroché, havendoli assignati tremila ducati all’anno per cinque anni, per prima che siano passati li quattro ella n’ha mandati più di quattordicimila, dei quali la camera va debitrice a questa ragione delle fabriche più di ducati cinquemila per haverli spesi in altri bisogni suoi, ne sono spesi ancora seimila ne angarie che non dovevano costar denari al publico et perciò vanno di questi debitore quei contadini che non le hanno fatte, essendo per conto loro stati pagati. 
Spende questa camera per le gravezze che ha d’ogni canto molto più della sua entrata, perché conviene intaccarsi quasi ogn’anno per la summa di cinquemila ducati; è il vero che per l’aiuto delle altre camere de fuori ordinariamente quattromila ducati, perché manda a Cerigo 1300 ducati che vanno distribuiti in 40 fanti italiani, cinque bombardieri et altri salariati; a [T]ene 350 ducati per pagare 15 fanti italiani et un bombardiero, et un altro alla Canea per 25 cavalli stradiotti, 800 ducati, a Scithia (come ho detto) /4v/ 1500 ducati. Tutto il restante consuma per suo conto; si potrebbe liberarla da una spesa vana et superflua, hora che tutte le parti della città sono unite insieme per la fortificatione, cioè il capitano del borgo con 42 soldati greci, i quali chiamano ‘squaquaguaici’, li quali al presente non prestano al servitio et sono al tutto inutili, et sollevariano la camera di 300 ducati all’anno la spesa dell’arsenal di Candia, et oltra le galere ordinarie che per quattro mesi importano ducati quattromila et 800, per concieri et salariati et altre cose simili ascende ogn’anno a ducati duemila et 500, et apporta grande commodo et reputatione alle cose di vostra sublimità perché con questo modo s’intertengono quelle maestranze, le quali andariano tutti a Costantinopoli et a Scio. Ma perché questo trattenimento non è continuo tutto l’anno se ne partono molti da quella città et vanno altrove, di modo che di giorno in giorno vostra sublimità ne perde gran numero onde sarebbe cosa degna dell’infinita sua prudenza commettere che questa gente fosse di continuo salariata, senza spender più dei suddeti ducati 2500 come facilmente si potrebbe fare, percioché dove si lavora al presente nell’arsenale quattro o cinque mesi all’anno, con molti et molti sovente per forza della fabrica, et d’altri luoghi, nei quali hanno continuo interttenimento per l’arte loro, si potria far lavorar con quei soli di Candia tutto l’anno, il quali per non haver questo trattenimento il restante dell’anno se n’anderanno tutti a poco a poco in Turchia.
La scrittura et il maneggio di questo arsenale (per dir la verità) passono con ogni sorte di desordini et confusione, di tal modo che i nostri ragionati per due mesi continui non hanno potuto mai vedervi fondo o fine, et fra le altre cose si sono ritrovate partite di consignatione di cassa da patrone a patrone, che non hanno destinta quantità, qualità o tempo delle cose consignate, in che non habbiamo mancato di provedere per quello che può far l’officio nostro.
Paga questa camera a diversi napoletani e malvascioti per loro soventione, dopo la perdita di queste miserabili città, un anno per l’altro ducati 1200 che se ne anderanno con la vita loro estinguendo, ma l’infinita clemenza di vostra serenità è stata usata con inganno et astutia da alcuni che non meritavano nissuna alcuna ricompensa percioché, l’anno 1541, furono descritti molti che non havevano mai vedute quelle città, et altri che s’havevano dimostrati nella guerra o negligenti o poco fideli sudditi della Repubblica, la qual cosa essendosi scoperta fu con ordine di questo illustrissimo Senato l’anno 1547 regolata, cassando questi illegitimi benemeriti ma costoro, havendo lasciati passare astutamente /5r/ alcuni anni et vedendo la descrittione del ’41 transferita dall’officio dei signori sopra napoletani all’officio delle ragioni vecchie, comparsero dinanzi a questi signori, mostrando loro solamente la prima nota occultamente la regolatione, et impetrorno lettere, molte delle quali sono clausulate, che commettano a i regimenti di Levante che corrispondessero a costoro le soventioni assegnate per la nota del ’41, et di più, che fu molto peggio, tutti gl’[ariatrati] non havuti finno a quel tempo, con il qual inganno levorno dalla camera sola di Candia più di ducati 10mila. Noi eravamo pronti a ricuperare questi denari furtivamente tolti da questi ribaldi greci ma gran parte di loro sono morti, et in altra parte habitano in Turchia, et quei pochi che restano si trovano in tal miseria che non hanno al mondo di valuta un marcello. Habbiamo commissione, strettissimi ordini che per l’avenire non sia dato più danari a costoro, né siano obedite lettere per qualsivoglia magistrato senza l’auttorità dei consiglieri che fossero scritte contra la somma della regolatione l’anno ‘47 ordinata.
Habbiamo riscossi pochissimi denari in Candia, come che altrove, sì perché hora in Levante quei popoli son posti in estrema calamità che non si può fare conto di loro alcuna essatione di momento senza molta violenza et strage, et tanto più che tutti quasi i debitori sono fatti vecchi et inessigibili, come ancora perché in Candia, ch’era la principal essatione che doveva far l’offitio nostro, quei signori camerlenghi ne fecero chiaramente intendere che l’essatione di cinque anni per una antichissima consuetudine era de la loro giuriditione, con i quali non parve a noi contendere, giudicando tanto benefitio di vostra sublimità che i camerlenghi quanto che i sindici riscotessero il danaro publico.
Sono state /5v/ date in diversi tempi in questa camera soventione a stradiotti per la somma di ducati 3500, i quali difficilmente si scontreranno, essendo li stradiotti predetti tanto poveri che non hanno al mondo altra cosa che la lancia et il cavallo, et bisogna che vivano per necessità sopra le paghe ordinarie, et perciò sarà cosa molto a proposito stringere più la mano in dar queste soventioni et rigorosamente osservare le leggi.
Questi gravissimi pesi et interessi insoportabili della camera di Candia sforzano i clarissimi rettori a interrompere alcuna fiata le leggi et ordini di vostra sublimità ne ’l cassano dell’illustrissimo Consiglio di X, percioché da cotale evidente necessità et povertà di danari astretti, bisogna che nelle spese ordinarie alle quali non può supplire l’entrata di questa camera vi occorrono per aiuto, et tanto più che l’aspettare da questa città i danari che vi rimandano per sovegno è troppo et impossibile per la tardanza et incertezza di passaggi et per lo pericolo del mare et dei corsari, onde, non potendo scrivere in partita ordinaria questa sorte d’intacco che fanno contra la forma delle leggi, convengono farne di continuo nota sopra una vacchetta a parte, con la quale si dà infinite occasioni a infiniti disordini et inconvenienti, con malefficio delle cose di vostra sublimità, come a lei prudentissima è manifesto.
Sogliono ancora quei scrivani di camera menar le partite d’ogni sorte dei denari di questo cassone in un monte solo, et tengono in parte in squartafoglio una nota distinta et particolare; da che aviene che’l magistrato superiore non può rivedere separatamente i fondi et la distributione di quelli danari, che sono destinati strettamente a una spesa determinata, però saria cosa degna del suo molto sapere subito commettere insieme che questa scrittura fosse tenuta destinata nei libri publici, et non a parte in squarzafoglio, et che gli intacchi che convengono far gli regimenti si scrivono in partita ordinaria, con obligo solito di saldare et reintegrare la cassa, accioché si levi il bisogno et l’uso pernitioso della vacchetta, et si vedino distinte et chiare i conti dell’intachi per aggiungere un sprone a suoi ministri di non intaccarlo se non per necessità. Né dubiti vostra serenità che questa libertà di menar scritture le faccia maggiormente, perché è molto più facile moderar et restringere gli appetiti prodighi et profusi degli huomini provedendo che le /6r/ operationi loro sieno sempre palesi, manifeste et nella luce del mondo, che promettendole nell’occulto secreto delle tenebre di questa sorte di scrittura dove più arditamente concedono gratie, doni mandati et altre cose simili, perché non possono esser veduti da superiori magistrati che non fariano, quando fossero chiare et distinte nei libri publici della camera. 
Gli interessi et spese di questo cassone più importanti (oltre che di molte altre che di giorno in giorno gli vanno crescendo) sono i formenti per il bisogno di quei popoli et l’armare delle galere; straordinario male, et di maggior danno al publico sono nel maneggio d’essi formenti, percioché quantonque per li ordeni di vostra sublimità i clarissimi rettori non mancano d’ogni diligenza per cavarne, [nel]la vendita di quelli con il capitale, le spese, ancora nondimeno se ne guasta gran quantità, se ne perdono per debitori falliti nei tempi dell’abbondanza, bisognando dispensarli in fede ai particolari, et le cattive operationi che possono far i sopramassari, senza che, non dirò gli occhi di sindici, ma né anco quelli di Argo possono corregerle, o prohibirle, apportano gravissimi interessi et danno a tali maneggi, oltra che una alcuna volta si è usato, per assicurar la città d’haver vettovaglia a tempo del bisogno, di dar denari a quei nobeli di Candia pheudati avanti tratto, et di ciò farne partita [in] vacchetta, in modo che non havendo in tempo debito dato il danaro, né il formento, vanno dipengendo et machinando il lume di questa vacchetta di debitori. Noi, havendone trovati molti di questa conditione, operammo, che subito saldassero, et fu fatto gran buon frutto in tal materia per la diligenza del clarissimo messer Paolo Zorzi capitano.
A questi grandi inconvenienti è necessario provedere quanto più presto, come la intenderà più distintamente quando parlerò delle vettovaglie si potriano regolare in questa camera, quei disordini  che non hano alcuna regola, spetialmente nelle spese della fabrica et dell’arsenale, levando l’occasione a molte fraudi, et latrocini, ch’oprano i cattivi et scelerati ministri di vostra sublimità tanto occultamente che non se ne puote veder lume alcuno, ma a questa parte non sarebbe miglior regola che far passare tutti i pagamenti ordinari particolari in camera, et pagar l’opere dei salariadi un giorno prefisso della settimana per mano dei camerlenghi, et non per mano d’altre persone, le quali con certe polize fatte a lor modo, che s’infilciano in camera, pagando queste spese levano poi una boletta /6v/ in somma, et possono fare infiniti latrocini a danno del publico et pregiuditio di poveretti. Questa provisione tanto utile dimostra anco la necessità di riscuotere et pagare gli otto soldini assignati per lo vivere delli angareggiati della fabrica in camera, perché il denaro sarebbe riscosso egualmente et compitamente et quei meschini che vengono di 40 in 50 miglia alla fabrica, senza altro sostegno che di questi miseri otto soldini, haveriano senza fraude o violenza di loro diritto, et giustamente; né vale il dubbio, che hanno proposto quei pheudati nell’ambasceria del Pasqualigo, che la camera possa intaccarli et spenderli in altra occasione, percioché ho sempre veduto il contrario,  che vostra sublimità è intaccata nel suo, ch’ella giamai intacchi quello d’altri; si riscuoteriano ancora i debitori scorsi, per questo conto, che dariano un gran sovegno a questa povera camera, et a camerlenghi che sono tre potriano senza incommodo sopportare tutte queste fatiche et cavarne etiamdio qualche benefitio.
Sarà necessario similmente continuare il nuovo imposto sopra la [uscita] dei vini, ogli et formaggi, essendo stato messo a richiesta et di propria volontà di quei popoli, senza i quali difficilmente sostentariano le spese grande che vanno ogn’hora più crescendo per la conservation di quel Regno. All’entrate di questa camera darebbero molti augumenti notabili et importanti per diverse vie giuste, honeste et ordinarie, di modo che non l’havrebbe il bisogno che ha di molestar continuamente vostra sublimità di danari. Ma perché ella sempre benigna et clementissima usa aggravare i suoi popoli, scarsamente et dolcemente lasciar da parte tutto quello che potesse parer loro nove et insolite, et dirò solamente di quello che già sono poste et per molti et molti anni sopportate volentieri da quei popoli, ma non danno alcuna utilità in camera per non haver regola.
E primariamente il medesimo che ho detto in Scithia per la decima del formaggio, tanto più caldamente lodarei che fosse fatto in Candia, quanto maggior saria l’utilità [sul]la gravezza, padri illustrissimi, per ogni modo è posta et volentieri sopportata di dar la decima di tutti i loro formaggi al pretio basso di ducati 10 il migliaro, et la povertà hora hora non sente commodo o benefitio alcuno, perché il tutto va a pro et utile di quel solo che ha il governo in mano di questa decima, potendo egli vendere a suo piacere il più tristo et la minima parte in piazza, et il restante mettere in suo proprio et particolar guadagno, ma se quella decima passasse per camera ella cavarebbe più di 2500 ducati di datio ogn’/7r/anno, perché se ne riscuoterebbe ogn’ anno per l’altro cento miara per decima et in total modo si farebbe una bella entrata in questa camera sopra una vecchissima gravezza, che sopportano quei popoli volentieri; oltra di ciò quella certa cavalleria dei pheudati in tutto il Regno che tante volte con verità è stata dipinta a vostra sublimità così inutile, così goffa, così ridicola come a suo luogo la intenderà, quando fusse commutata in un censo ordinario de danari contanti (che sarebbe legger in stimo) daria più di 15mila ducati d’entrata in Candia et quantonque alcuni pochi dei più ricchi malvolentieri pagassero ogni picciola pensione, che fusse apposta, havendo costoro sempre i cavalli in stalla per li bisogni loro particolari, et parendo loro che quanto fusse aggiunte fusse nuova gravezza, et massimamente perché già molti et molti anni non sentono incommodo alcuno nelle fattioni di tal cavalleria, nondimeno la maggior parte di quei pheudati, et spetialmente coloro che hanno smembrato et divise le guarnigioni, sentirono notabili sollevationi, et contento, da questa commutatione; però che pare loro l’utile di mantenere un cavallo o due sopra una picciola entrata sia molto maggiore et più insoportabile che non sarebbe tre o quattro ducati per cento che pagassero ogn’anno del loro pheudo a vostra sublimità. 
Sono in tutto il Regno 400 cavallerie, delle quali ne sono state smarrite cinque o sei, che si troveriano facilmente con questa nuova provigione per le discrettioni che si facessero dei beni, et questi si dividono cadauna in sei parti chiamate servantarie, le quali vanno ancora partite in 24 caratti et rendono l’una per l’altra appresso 400mila ducati d’entrata, onde a chi le tentasse a tre o quattro per cento solamente renderiano 12.016mila ducati fermi et certi ogni anno, della qual tansa si potriano ben contentar quei pheudati, poiché la spesa di cavalli è molto maggiore et tutti quei pheudi furono donati loro da questa eccelsa Repubblica et vostra sublimità con tutti questi illustrissimi signori, pagano dell’entrate loro considerate decime tanse, datii et altre fattioni più di 20 per cento; per la qual cosa oso dire sicuramente, contra quello che si potesse imaginare, o parlare in contrario, che quanto la ritarda a questa commutatione tanto utile a se stessa et  di tanta consolatione alla maggior parte di quei pheudati, tanto la perde di benefitio et di utile nella sua camera, la qual è astretta, per conservar quell’isola in pace, accrescere il numero delli stradiotti, et rinforzar le custodie delle fortezze, che, non essendo guardate con /7v/ debito modo, potriano esser state fabricate con maggior danno et rovina che sicurtà o benefitio di questa eccelsa Repubblica.
Finalmente, essendo la tansa del datio, novamente imposta per la uscita dei vini moscati un mocenigo per botta, volontariamente richiesta da quella università per la fortificatione di Candia, troppo leve et bassa angaria, anzi, considerato il bisogno et la prontezza di quei popoli in pagarli, indegna della loro molta fede, si potria accrescerlo con infinito commodo di vostra sublimità et senza danno o gravezza dei mercanti, cittadini o altre persone di quell’isola, percioché uscendo fuori del Regno di Candia ogn’anno più di 15mila botte di moscati et d’altri vini dilicatissimi che vanno alle delitie et piaceri di tutto il mondo, essendo questo liquore trovato dalla natura et curato dalli huomini più tosto per diletto de loro appetiti che per esser necessario della vita humana, pare a me che tanto perde la camera di vostra sublimità quanto si diminuisce quell’angaria; oltra di ciò qualsivoglia grossa impositione che si aggiungesse all’uscita di questi vini delicatissimi, saria tutta pagata non dai suoi popoli, non dai cittadini o dalli mercanti, o poveri o ricchi ch’eglino fossero, ma dalle più straniere et lontane nationi dell’occidente in Fiandra, in Inghilterra et Germania, le quali non la sentiriano con alcun danno perché quelli che pagano 30 o 40 ducati una botte di malvasia, prontamente et senza avedersene ne pagariano 32 o 42 et maggiormente che questo delicatissimo liquore si consuma le più volte a minuto, che fa la spesa manco sensibile et pure in 2[5]mila botte cavarebbe vostra sublimità 20 o 30mila ducati di datio, come le paresse più commodo; et se per aventura dopo la morte di sultam Solimano, rigoroso osservatore della sua legge, ritornasse in Turchia et nelli altri paesi del suo dominio in uso questo liquore, daria grandissimo augumento a questo giustissimo datio, et veramente giustissimo, perché non è angaria più giusta di quella che’l principe mette all’uscita delle robbe che vanno a paesi esterni et alieni; sarebbe ancora provisione degna della sua molta prudenza di questa eccelsa Repubblica haver già introdotto questo datio prima che Solimano morisse, che così rigorosamente ha prohibito l’uso del vino nel suo imperio accioché non paresse al successore a cui venisse volontà di usarlo, cosa nuova et grave, che se gli ponesse angaria et non fosse in ciò vostra sublimità astretta procedere con molto rispetto. Potria forse questa provisione fermar in qualche parte la profusa libertà di quei popoli di piantare vigne et moscati dove si doverebbe seminare il grano per alimento di questa provincia, la qual cosa tanto più facilmente /8r/ havrebbe effetto, quanto ancora fosse maggior il datio et nell’uscita et etiamdio imbottata d’essi vini; anzi, questo fine et desiderio di ridur l’isola a utile et necessaria coltivatione di grani, potria dar tale occasione et colore a questa legge che quei popoli la riceveriano applauso lieto et universale, sperando poter da quella esser cavati d’ogni miseria et calamità. 
Quanti commodi, quanti benefitii, quante sollevationi apportariano questi accrescimenti, messi nelle camere di vostra sublimità, a tutto il Regno di Candia et a questa eccelsa Repubblica; lascio nel prudentissimo discorso di questi illustrissimi senatori dire solamente che nessuna di queste provisioni parrà grave nuova o increscevole a candiotti, perché sono tutti homai [sic] in uso, et sopportate da loro per molti anni, et uno accrescimento tanto notabile et importante sarebbe più tosto regolatione et ordine delle vecchie et solite angarie che datio nuovo o insolito, oltre che fu sempre cosa giusta et ragionevole alle nuove et urgenti occasioni et bisogno d’un Regno provedere con nuove et necessarie regolationi et aiuti è ben cosa ingiusta, impossibile et insoportabile che vostra sublimità con sua tanta spesa et danno cavi continuamente dall’errario suo quella universale quantità di cecchini ch’ogni hora richiedono i bisogni di quei popoli per sostentarsi senza che etiamdio eglino sentino in parte il peso et la fatica che si conviene al debito loro per tutte le humane et divine leggi, et in vero non si trovano popoli in nessuna parte del mondo, et sotto qual si voglia principe, che godono l’entrate loro senza pagar gravezza di sorte alcuna, né decime, né tanse né altre simili angarie, se non solo i pheudati candiotti sotto l’ombra d’una goffa, inutile et ridicola cavalleria, che dicono mantenere in servigio del principe. 
Ma quello che mi commove più l’animo a considerar che come l’usar i sudditi a pagar i loro censi debiti et giusti al principe li conserva in obedienza et riverenza verso di quello, et li tiene esercitati nei negotii del mondo et nelle fatiche utilissime della industria humana, così lasciarli sempre liberi et sciolti d’ogni gravezza perdendoli nell’otio, nelle commodità et nelle delitie d’una vita senza industria, sepolta nelle tenebre d’un vergognoso silentio, da cagione insieme a molti scandali, vitii et seditioni, et aggiunge infinite difficoltà al prencipe di servirsi di quelli nelli urgentissimi bisogni di conservare il Regno.
La camera di Retimo ha d’entrata 3mila ducati et la maggior parte del datio della spina /8v/ ma la spesa sua eccede quest’entrata ogn’anno più di 1000 ducati compresa la galera ordinaria pagata per quattro mesi. In questa camera si consuma accettar depositi dei particolari di qualsivoglia conditione, menando la scrittura in partite ordinarie et facendone vostra sublimità debitrice, da che nascono  molti grandi errori, et specialmente che alcuna volta ch’ella ha pagato due fiate; et i privati hanno infinite difficoltà quando determinato [sic] i loro letigii di rihaver il danaro, onde, per questi et altri rispetti importanti ben noti a vostre prudentissime signorie, stimo cosa utile et necessaria subito commettere che questi danari non passino più per camera né siano uniti co’l dinaro publico ma vadino in mano altrui, dai quali possino i litiganti più facilmente rihaverli, et che forse sarebbe il miglior partito operare che i propri posseditori di beni dimandati in giuditio per via di prelatione, con regole et ordeni che s’osservano in alcuni luoghi di trivisana, ricevessero questi depositi.
La camera del Zante, la quale nei suoi primi principii, essendo l’isola habitata da poca gente, era molto tenue et molto povera, non passando all’hora l’entrata sua 500 ducati, da certo tempo in qua è moltiplicata in modo che trage almeno ogn’anno 7mila ducati, et l’anno passato ne hebbe 9mila. Ha questa sua entrata dai datii et dalle decime in tanta biava per uso dei popoli et dei salariati, perché di questa sorte di robba è necessario far monitione; di tutto il restante ha denari co[n]tanti; cava etiamdio la entrata dei Sali, che sono 12mila moggia fermi ogn’anno per un partito fatto in certo tempo a quell’essatore, il quale con una grossa provisione ha tolto carico di mantenerli, ma accresceriano doppiamente et si levariano molte fraudi, nei [sic] quali sono fatti sovente i datiari senza bisogno et ragione alcuna, quando il governo di questo sale con qualche utile fusse commesso ai consiglieri nel modo che si fa in Cipro et in Corfù a capitani delle saline.
Percioché attenderiano augumentare questa entrata con diligenza quanto poco danno facciano le pioggie et l’acque, per le quali l’essatione si va escusando et non adimpisce la sua promessa, oltre che accusariano fidelmente l’officio del sale di questa città de progressi di quelle saline, non permettendo che vostra sublimità fosse ingannata così nei rettori come nei affittanti del datio nel modo che è stata ai tempi passati, né senza fondamento si può dubitare sempre inganno, poiché è fama publica che l’essatore sia con li datiari socio et compagno et perciò (se il vero fosse con/9r/forme alla forma) astretto a sempre dire il falso; o tacer la verità, la qual suspetione non caderia per nessun modo nelle persone di consiglieri, saria sempre meglio affittarle a dinari contanti, se non fosse la necessità nelle biade di alimentare il popolo, percioché in cotale maneggio succedono communemente molti disordini con danno di vostra sublimità oltra che se hora l’entrata di queste biade in tutto importa un anno per l’altro 3mila ducati, quando la fosse affittata a contanti se ne cavariano 5 et 6mila.
Spende questa camera molto meno della sua entrata et avanza largamente ogn’anno 1500 ducati; et più l’avanzaria quando la fosse regolata con la debita ragione nelle sue spese et nel governo delle biade sudette. Paga quattro bombardieri, un contestabile con 36 fanti greci che altro servigio non fanno che ogni settimana nove di loro ridursi al palagio et servire ai privati commodi del regimento a suonare l’hore. Paga un capitanio di cernede co’l sergente et tamburo ch’essercita quella gente. Paga ancora alcuni stradiotti provisionati, i quali così decimali, che hanno invece di soldo essentione delle decime, portano seco di spesa più di 1000 ducati all’anno; appresso questi pagamenti et altri ordinari haverà cotesta camera con gravissimo interesse nei pretii delle biade che consumavano i ministri publici non solamente per conto delle famiglie del regimento ma etiamdio per uso di molti salariati. Ne scrisse vostra sublimità con questo illustrissimo dominio che dovessimo riveder tutti i salari et augumenti conceduti indebitamente contra le leggi di quel regimento a ministri publici; laonde per non mancare di quella vera obedienza che ci conveniva a questo suo commandamento, habbiamo annullati et cassati per nostra terminatione tutti questi salari et secondo il tenore di esse lettere sententiati, ancora coloro che li hanno ricevuti, alla restitutione.
Ma in quest’ultimo effetto comparvero dinanzi a noi alcuni supplicandone per qualche termine per venire a tentar la gratia di vostra sublimità, allegando d’haver tolti con buona fede questi danari; non ne parve poter honestamente negare questa dimanda con tutto che la lettera espressamente ne commandasse l’essecutione, et si trattasse delle giuste utilità dell’officio nostro; s’eglino veniranno a suoi piedi ella conferirà della sua gratia a costoro quella parte che più le parerà esser pro et utile delle cose sue. Ma dirò bene con ogni humil riverenza che non è legge, ordine o regola maggiore nelle corrutelle et nelle prave rinovationi della compiuta essecutione, spetialmente in materia del danaro publico, nel maneggio del quale non si puote esser tanto siveri et rigorosi, che basti la provisione dell’avenir da formento alli abusi /9v/, animo o ardire a disobedienti di continuare le loro disordinate operationi, sperando non poter giamai a maggior peggior conditione pervenire, che a nuova provisione del futuro; la essecutione all’incontro rigorosa dà sodisfattione alla giustitia, conferma et fortifica le leggi, corregge gl’arditi et animosi che hanno bisogno, et leva l’ardire et l’animo con giusto spavento a quelli che pensassero di passar il segno. 
Non debbo tacer in questo proposito la inobedienza di messer Georgio Bianco scontro di camera, perché havendo tutti gli altri ministri publici con grandissima riverenza lette, vedute, obedite le sudette lettere di questo illustrissimo Senato co’l chieder tempo di tentar la gratia di vostra sublimità nelli salari già riscossi, sapendo che per via di giustitia non possono aprir la bocca, egli che ha più leve difesa degli altri et non ha colore alcuno di bona fede, essendo proposto alla cura et al governo della camera, custode et osservator delle leggi, et obligato prohibire, impedire o moderare così pestifera moderatione, non solamente non ha dimandato termine di gratia ma etiamdio apparendo debitore per questo conto di più ducati 600 tolti da lui indebitamente et avvertito da noi che le lettere dell’illustrissimo Senato non possono esser poste in dubbio o in lite, s’ha fatto lecito ostinatamente negare la obedienza di nostri mandati; oltre di ciò havendosi costui di suo capo senza alcuna auttorità publica francato dal pagamento della decima d’uve passe di suoi terreni, della quale per la legge non è alcuno privileggiato o benemerito di qualsivoglia conditione che mai sia stato assolto, il che egli ha potuto facilmente operare senza contesa essendo in camera assoluto padrone delli libri, delle leggi et dei privilegii, ha dato occasione a un importante scandalo con gravissimo danno del publico percioché tutti i privilegiati si sono mossi et sollevati et richiedendo con questo esempio d’esser fatti essenti et[iam] da cotal decima, il che se havesse luogo daria notabilissimo malefitio all’entrate di questa camera. Noi per via di giustitia udite le sue diffese non mancammo di sententiarlo a questa decima per li anni passati et obligarlo a pagarla nell’avenire, et volendo liquidare il suo debito, non ha mai voluto o promesso che si veda la quantità di suoi terreni, anzi, havendo Lorenzo Brauripolo ordine da noi di fare la descrittion di tutte le uve passe del Zante operò costui che non scrivesse la quantità delle sue. Mentre tutte queste cose si facevano noi eravamo alla Cephalonia et ne bisognava negotiar con lettere per mano del Reggimento ma non /10r/ mancaremo in questa città con i veri mezzi della giustitia dar fine compitamente a un così importante negotio; nel qual non voglio restar di dire che, havendo fatto una sol nota che siano eseguite lettere di vostra sublimità et essendosi costui con alcuni aggravato all’illustrissimo Consiglio di 40 Civil Nuovo, non so come si doverà sopportare che una essecutione di lettere prese a bossoli et ballotte in Senato sia conservata per via ordinaria né come si possa concedere in tal materia aggravio  alcuno.
Questo sconto ha molti diversi carghi che daprima gli sono stati assignati tutti in un sol groppo, per essere la camera tanto tenue et leggiera ch’un sol poteva a tutte le cose, né portava la spesa all’hora salariare più d’un solo a così picciol maneggio; costui adonque è scontro et ragionato et quaderniero, ha nel suo governo le monitioni, ha nelle sue mani tutte le biade della decima ha benefitio d’andare per l’isola a decimare, alli quali offiti tutti che portano per la qualità di ciascuno diverse utilità, essendo hora la camera et isola augumentata in assai maggior facende, et negotii che non erano i primi suoi principii, è impossibile che possa supplire con la sua sola persona a tutte le cose. Onde egli conviene porre molti in sua vece a questi negotii, de quali la maggior parte sono finiti con interesse et confusione delle cose di vostra sublimità. Percioché se occorre spesa per la moltitudine, che soprabondano di queste facende, iscusandosi et dolendosi egli et non puote esser più che un sol huomo, bisogna che la camera salarii di questo Olzigna suoi dinari altre persone ma se nasce qualche utilità per cadauno di questi maneggi è necessario che la sii tutta sua; come signori di tali benoffitio, i suoi ministri poi non hanno salario o altro emolumento (perché costui li vol tutti per sé), sono astretti a lasciar cader il maneggio in disordine o cader loro ne sospetti de latrocini se vogliono vivere, il che possono fare etiamdio con qualche commodità essendo riveduti, corretti et saldati i conti loro da questo medesimo scontro, et in ciò possiamo con verità chiamare, avocato, parte, giudice, essendo di sé medesimo et de suoi maneggi ragionato et sopraintendente, oltra di ciò passando per le mani sue tutti i negotii grandi et piccioli della città, dei borghi et di tutto il territorio del Zante, ha acquistata tale autorità appresso di ognuno che si può chiamar assoluto signor di tutta quell’isola. Che diremo del maneggio delle biade nel qual fa bisogno che’l ragionato o scontro di camera, sia sempre avertito et con /10v/ gl’occhi aperti che’l sopramassaro nel riceverle, governarli o dispensarle, con [talli] guasti o misure, non commetta di quelle fraudi che son ben note a vostre signorie eccellentissime; ma se costui, et l’uno et l’altro, in che modo si potrà mai credere che le cose passino sicuramente o siano regolate et corrette. Ha egli il carico di decimare per l’isola in nome del publico et di più ancora si ha tolto obligo di decimare similmente l’entrate dei baroni a loro concordate in gratia di vostra sublimità, della qual fatica ha premio di dieci per cento dai particolari solamente, et questa chiamano decima di decima in modo che se un contadino solo paga de terreni suoi decima in camera et ai baroni insieme, bisogna credere necessariamente che costui, il qual ha da quelli decima, desideri et procuri che ‘l monte delle biade d’essi baroni sia maggior assai di quello della camera et, quantonque egli fusse uno apostolo, pure con carico unico di queste conditioni darà sempre sospetto di male a quelli che sono gelosi del ben publico.
La camera di Corfù per gli datii che affitta riceve ogni anno per entrata ferma novemila ducati ma il membro principale di questa entrata nasce dalle peschiere del Butimezo, che importano solo ogni anno 2500 ducati, le quali essendo poste in terra ferma vicino al castello dal quale tolsero il nome sono spese volte infestate et travagliate da turchi et dagli albanesi, che con diverse, astute et aperte insolenze assaliscono quei pescatori o altri agenti dei datiari che attendono alle peschiere, et fu non picciola la occasione a questi travagli non haver tolto possesso nella conclusione dell’ultima pace co’l Solimano del castello, nel quale hora questi albanesi pretendono ragione et a poco a poco etiamdio nelle peschiere, onde possiamo dire che sia un manifesto pericolo; la terza parte dell’entrata di questo è ancora di gran momento il datio della spina, et della dogana parimenti, i quali ambedue rendono quasi ogni anno 5000 ducati et si farà di giorno in giorno molto maggiore per la commodità del sito dell’isola di Corfù a tutti i trafichi del mondo, quando quelli habitanti fossero più sicuri et stabiliti nel borgo, dov’hora quasi tutti i cittadini et i mercadanti con il popolo hanno le lor stanze, per non essere la fortezza di tanta gente capace; ma essendo eglino hora constituiti in un continuo timore et spavento d’esser subito saccheggiati o presi da qualsivoglia nemico, che facesse disegno sopra di quella fortezza, non curano di dar /11r/ augumento o indrizzo alle facende ma le lascia[n], et tutte le più importanti, in mano di hebrei, che hanno buona relatione con turchi et con altre genti. Né alcuno forestiero ardisce fermar i suoi maneggi in quel luogo aperto, dove è la dogana publica, né le case private si tengono sicure, né anco da una picciol banda di fuste. Appresso la sudetta entrata vi sono i sali che si fanno a Pallipoli et al Potamo, i quali rendono quasi ogn’anno cento migliaia di sale con spesa solamente di 2500 ducati compreso il salario del capitano del borgo et altri ministri salineri, concieri delle saline et sali compresi da […]. 
In quell’isola i terreni del fisco sono stati quasi tutti conceduti a benemeriti, et quei popoli dopo la guerra ultima, per le ruine et calamità gravissime che patirno, forno liberati et assolti da ogni gravezza et angaria, che di queste due ragioni non s’ha in camera benefitio o utile alcuno di momento. Spende ella ordinariamente molto maggior summa de danari che non è la sua entrata per li bisogni di quella famosa et ammiranda fortezza che apporta tanto onore et sicurtà a quest’eccelsa Repubblica et a tutti i principi christiani, percioché ella consuma l’un anno per l’altro nelli salari di rettori et altri ministri, nelle guardie de soldati ordinarii et straordinarii, nelle fabriche hora che sono alquanto diminuite et in altre sue occasioni più di 32mila ducati, di modo che, levata la sua entrata, viene ad intaccarne del publico ogni anno 23mila senza la spesa di biscotti dell’armata et le monitioni d’ogni sorte che se conservano nella fortezza, et è il vero che per l’aiuto di questa spesa dalla Cefalonia 1800 ducati si manda et potrebbe haverne dal Zante 1500, come ho già detto parlando di quella camera; ma può ben volontieri et allegramente vostra sublimità sopportar questa gravezza per mantenere in suo poter una così bella et degna fortezza di tutta la christianità, dalla quale per la nobiltà et fertilità dell’isola, per la sicurtà del suo dominio et della sua armata, per l’eccellenza di quei popoli nell’arte <dei> navilii et per la riputatione di questa eccelsa republica molti benefitii et molta gloria in qualsivoglia occasione importante potrà sempre cavare. 
Questo eccellentissimo Senato, a richiesta dei clarissimi signori sopra le fortezze, ne commesse efficacemente con sue lettere che dovessimo diligentemente vedere i conti delle monitioni d’ogni sorte dal 1500 in qua fin a tempi presenti, havendo/11v/ne mandata una nota di ducati 36mila, deli quali non se ne ha mai potuto haver raggione, onde per non mancare nessuna parte del debito nostro, con ogni fatica et opera habbiamo riveduti [i] libri di questa camera et particolarmente i conti dei sopramassari; ma perché quelli dei possessori al Guoro, che cominciò del ’53, et al Maffei, che non ha ancora finito due anni, non sono in camera ma parte [mancanti] parte tolti dai signori avogadori et sindici che hanno [censurate] le loro operationi, non habbiamo potuto [ve]der luce o ragione alcuna di questi tempi perché in una camera del maneggio dei sopramassari non si tiene altro conto che [?] dimandati, et di questi molti non si trovano registrati, et dei denari che pasano per mano del cassiere tutto il restante delle robbe che [ritrovano] da diverse parti et le [?] di spesa di quello ch’è il più importante negotio di tutto il Levante passa per le sole scritture dei loro privati libri, i quali etiamdio restano nelle mani, né se ne vede nota o chiarezza alcuna giamai in camera, con questa [eccezione]: habbiamo trovato per le ragioni manifeste di essa camera che dal tempo sudetto 1550 fin al nostro partire sono stati mandati a Corfù per diversi bisogni più di 7[30]mila ducati contanti, dei quali ne sono stati spesi in questo tempo, per conto di fabriche, 250mila et di più; habbiamo ancora veduto che dal 1557 sin hora ha dispensati il sopramassaro dei biscotti appresso 402mila ducati in biave, et in gran parte per l’armata [stara] 24mila di formento altramente scaricati dalle navi ragusee, et 25mila stara di miglio, orzo et farro, che sono in monitione, onde si può far argumento che dal sudetto tempo 1557 tornando a dietro fino a 1550, ne siano stati consumati per tal ragione più di 400 ducati, che sono in somma più d’un milione et 8mila ducati; lascio di dire de danari et interessi che sopporta vostra sublimità in fornimenti, legnami, pietre, calcine, piombi, polvere, aceti et altre simili materie, che di hora in hora si vanno perdendo, [senza] quelle che per sé richiede la forza; è il vero che si trovano di questi tempi alcuni intacchi fatti dalla cagione dell’armata per conto di biscotti che importano più di 15mila migliaia, percioché quando non si trovano formenti d’essa armata per sostentarla bisogna ricorrere a quelli della fortezza, et in poco tempo ella è andata intaccandola, in modo ch’è ridotta a questa /12r/ gran somma, dalla quale si può far argomento che sia verso il medesimo per avanti dei ducati 30mila, dei quali non si trovava conto per esser come ho predetto smarriti i libri delli altri sopramassari precedenti al Guoro, et al Maffei. 
Ho voluto brevemente commemorare tutte queste spese, interessi et discordie et disordini a vostra sublimità per farle cognoscer chiaramente quanto bisogno habbino le cose sue di questa città di buon governo, et con quanta cura et studio si deve sempre procedere che la passino con regola et con ragione. Questo governo principalmente si potrebbe conservare con due fondamenti, con la opera diligente et fidele nel maneggio et con la scrittura regolata in quello; quanto a l’opera, il tutto è riposto nelle mani di due sopramassari. Di biscotti et munitioni, messer Pietro Guoro ha il primo carico, percioché egli riceve i formenti et tutte le altre biave così della fortezza come dell’armata. Riceve similmente et dispensa in biscotti con i calli consueti, i quali è obligati lasciare a vostra sublimità a certo pretio basso per ordine di questo illustrissimo Senato. A costui fu aggionto il carico di formenti che si vendono in piazza per sostegno di poveri, che li ha generato adosso un gran sospetto et universal odio di tutti quei popoli, i quali con manifeste parole li accusano ogn’hora, et malediscono; percioché essendo egli constretto vendere il formento senza nettarlo per non dar questo danno a vostra sublimità nel modo che vien portato da Turchia, onde egli vien sempre inmondo et adulterato, ha fatto fermamente credere che fossero poste in questi formenti l’esche cavate da quelli dell’armata, la qual tristezza si potrebbe far così secretamente che saria impossibile vederne mai luce o verità, quando questi maneggi ordinariamente passassero per una man sola. Onde con molta prudenza vostra sublimità ha provisto che eglino sieno separati, et divisi, assegnando quel del fontego ad un altro deputato et liberando il Guoro da così grave colpa et sospetto nel suo proprio carico, tutta la somma consiste nell’incontra delli sca[n]doli regolati con bell’ordini dai magnifici nostri predecessori; percioché le fraudi et gli inganni che puote usar costui, la maggior parte et li più importanti sono nell’alterare i formenti, i biscotti et le farine, alle quali cose sono di grande impedimento /12v/ questi scandali, perché facendosi d’un monte di formento il saggio in mano del reggimento bollato, non è dubbio che colui che sempre incontrasse questi saggi con le farine, et tutti i biscotti trovarebbe le differenze, et alterazioni, et potrebbe castigare il colpevole, et levar loro la volontà di fallire, ma perché questo effetto vuole una continua fatica et diligenza, non possono i signori rettori eseguir l’ordine, et convengono lasciare il tutto nelle descrittion del sudetto sopramassaro. 
È impossibile che i sindici habbino cura, essendo presenti per poco tempo, et non potendo veder altra ragione in questa materia che quelle che sono descritte per mandare sopra i libri possono loro essaminare et cercare secondo lo stile del sindicato delle operationi di questi ministri; ma con poco frutto di giustitia ha lume di verità, sì perché le tristezze si fanno in secreto fra pochi a più intrinsechi, che sempre iscusano difendono et lodano le operationi loro, sì perché quelli che si dogliono et lamentano sono tutti interessati et poco atti a far legitimo testimonio a tali accidenti. Non habbiamo mancato di formare un lungo et particolar processo del maneggio di questo messer Pietro Guoro nel quale quantunque chiaramente appara che i biscotto distribuiti dell’armata sono stati sovvente brutti et cattivi, nondimeno all’incontro per sua vera diffesa si veder nelli scandagli apertamente ch’egli ha ricevuto formenti per tal conto così tristi et leggieri che non pesavano il sacco 90 lire et specialmente perché alcuni di questi [] che sono d’accordo con turchi fanno alle volte infinite sceleragini per adulterare i formenti prima che passino sopra l’isola et perciò di questa persona possiamo con verità far testimonio che’l suo maneggio n’è riuscito sincero et fidele, et nei suoi conti molto distinto et molto chiaro, ma bisogna che senza dilatione operare che siano contratti continuamente i scandoli per tener in freno così le sue operationi come quelle de suoi succeditori nel modo che più a basso riverentemente gli farò intendere. 
Messer Christophoro de Maf[e/o]i, che ha carico di governare et custodire tutte le monitioni della fortezza, ha mostrati i conti suoi a nostri ragionati, i quali hanno riferito che sono molto ben tenuti non dispensando /13r/ egli cosa alcuna senza mandati; è il vero che non habbiamo incontrati gli intervenienti, sì per la brevità del tempo come perché poco prima erano già stati incontrati due volte nella consignatione del suo predecessore et del clarissimo Barbaro. Non siamo però restati di riveder le cose principali che sono al suo governo, et spetialmente i risi, i peveri, l’oglio, l’armi et altre simili, et l’habbiamo trovate assai ben tenute. In questi sopramassari, la opinione è forse del clarissimo messer Nicolò Dandolo, sarebbe di grandissimo giovamento et regolatione, la qual è di elegerli a tempo ogni cinque anni, et non in vita, con buone piezzarie et con obligo di saldar sempre il maneggio loro con le solite solenni consignationi, accioché rivedendo quelli conti, et trovandosi così spesso il fondo, si potesse frenare qualche loro immoderato appetito, et nel vero questo clarissimo gentil’huomo mentre hebbe il governo di quella fortezza sempre ha invigilato al benefitio publico et con molta bontà et con cuore maneggiò tutte le occasioni più importanti del suo reggimento. 
Quanto alle scritture, che el’haverà norma et regola d’ogni maneggio, per dir il vero in Corfù ella non potrebbe essere né più confusa né più disordinata passando i negotii più importanti discoretti et senza lume, et pure vostra sublimità tira in questo luogo ogni anno più di 1000 ducati per li bisogni della fortezza, dell’armata et di quei popoli; in cinque mani divise passano tutti li danari et capitoli delli Dub.[?]. La prima è nella camera, dove è il maneggio del danaro, ch’è in poter del signor bailo et consiglieri, saldando eglino le cose loro non paresse alcun detrimento, se non quando si levano i mandati et le bollette contra le leggi, alla qual cosa si potrà provedere con tal regola ch’esse leggi saranno osservate, come più a basso la intenderà, ma la scrittura dei giornali et libri camina con ogni sorte di confusioni perché le partite non sono fatte consonanti et consimili, non si pontano mai libri, né s’incontrano, sono fatti molti errori nello scrivere gl’incanti, le obligationi et le piezarie dei datii, et specialmente perché menandosi le partite dei conduttori non è fatta alcuna del nome né dei pieggi, delle conditioni o del tempo; nei giornali sono molte partite, che non si trovano scritte nei libri, molte altre vi sono diversamente scritte, si /13v/ trovano debitori separati da un libro all’altro o meno i più del loro vero debito, et alcuni soldati senza alcuna partita di giornale; quasi tutti reporti sono vitiati, o non sono, anzi, delle cose medesime non si vedono saldati in partita viva; ma solamente in riporto. Vi sono infiniti altri errori et disordini, che levano ogni lume di trovar fondo in total maneggio; et apportano danni importantissimi a vostra sublimità. 
Questa confusione tutta nasce dall’impiritia di quelli ministri che sono posti al governo di quella scrittura a tempo et ignorantissimi di arithmetica, perciòche havendo questa eccelsa republica per la ricompensa della calamità di corfiotti l’anno della guerra patiti a quella communità dinari tutti gli offitii di camera, gli fanno eglino nel lor consiglio, parte di quattro in quattro anni, et parte di anno in anno, et sono eletti huomini di ogni sorte, ma che non sanno nulla di quest’arte, et quando pare ne hanno imparata qualche cosa, convegono ceder nell’offitio con altro più nuovo et ignorante; sono alcuni, etiamdio, che mettano a scrivere sopra i libri publici i figlioli di X et XII anni per fargli imparare a spese di vostra sublimità, onde è cosa necessaria al tutto provedere che la scrittura di questa camera passi per mano dotta et prattica in questa scienza dell’arithmetica, assignando a quella fidelissima communità qualche altra ricompensa per non privarla senza cagione del dono et della gratia ch’ha meritato ricevere dalle clementissime mani di questa eccelsa republica, overo quando si havesse ancora qualche rispetto di offendere la sua molta fede con tenerle di mano con tal maneggio si potrebbe obligarla a crear questi ministri, et in vita, accioché facendo co’l tempo la scienza et la prattica allevassero sotto la lor disciplina altri che fossero più atti a servire vostra serenità. Noi trovammo pronti et molto infiammati a castigare severamente quelli che hanno commessi nei libri publici tanti errori, ma gli habbiamo trovati in gran parte morti, falliti o passati ad altri paesi, et una parte condennati o intromessi da i nostri predecessori, et poi assolti dalli eccellentissimi consigli. 
La seconda et terza mano, per la quale passano le cose sue di Corfù sono in du[a] sopramassari dei biscotti et monitioni, i quali hanno sempre il lor potere, come gli ho su detto, appresso 70 o 80mila ducati per ciascuno di vostra sublimità. 
/14r/ Del maneggio di costoro non si tiene conto o ragione alcuna in camera, se non dove ella spende qualche somma di contanti, ma solamente in cancellaria; confusamente, nel monte delli altri suoi atti, si tiene registro dei mandati, i quali etiamdio per negligentia d’alcuni cancellieri non sono tutti registrati, et se da quei mandati si volesse cavar il conto di questi maneggi, oltre che la fame sarebbe immensa, et di lungo tempo non darebbono lume d’altra cosa, senon della commissione, della dispensa, delle robbe, con il qual ordine non è necessario a dire che siano stati dispensati, percioché molte volte occorre, et non danno efetto i mandati, o l’hanno in parte solamente et non in tutto, che diremo dei formenti che sono pagati in questa città di quelli che si mandano di Candia, et d’altri luoghi, delle altre biade che erano in Corfù da diverse parti delle monitioni della fortezza, et si consignano dai vasselli che portano, delle qual cose non si fa alcuna nota né se ne tiene ragione  d’alcuna sorte in camera. 
Ricevono tutte queste facoltà, ricchezze et capitoli, questi sopramassari, et ne tengono a parte scrittura sopra i lor libri particolari, et quel che grandemente importa non hanno alcuno incontro [o] ragionato di tal maneggio importantissimo; vogliono le leggi prudentissime di questa eccelsa Repubblica che a tutti quelli che hano in governo il suo denaro, o siano delli più illustrissimi padri della Repubblica o sia piccolo o di poco momento, il maneggio s’aggiunge persona legale et prattica, che scriva le sue ragioni in consonanza di quelli accidenti; non si habbia a credere nella scrittura d’un solo, ma dall’uso corrotto, a questi sopramassari di Corfù, che hanno in lor balia tanta somma d’oro del publico, s’usa di credere a suoi libri particolari, et di questi ancora non hanno lume o registro alcuno in camera, ma se ne va di tempo in tempo perdendo la memoria, et se alcuno per aventura dicesse che non possono distribuire cosa alcuna senza mandato, potrei in molti modi far conoscere vana questa ragione, percioché né tutte le cose sue passano per mandati né, come ho detto sempre, i mandati non hanno effetto et finalmente a tutti i cassieri di vostra sublimità è posto obbligo di non dar fuora i denari del publico, o scriver partita alcuna, senza mandato, o bolletta, et altra sorte di fondamento, et più a loro non si vuol credere, se non col testimonio /14v/ d’ogni lor operatione, nelmodo che più a basso la intenderà. 
La quarta mano che tiene le cose sue è quella del capitano delle saline, il quale nelle spese che occorrono ha carico di render conto in camera, dove non si fa nota di altra sorte se non in somma, doppo certo tempo, di quei dinari che si danno al capitano, né si tiene conto particolare né di libro ordinario del suo maneggio, et quantunque sia pagato un scrivano et un soprastante al governo dei sali, nondimeno alla scrittura non si vede che l’uscita et l’entrata loro, per l’utilità che ne cava il capitano, né quando mancano essi sali nei magazeni si trova alcuno che gli habbia già consegnati, dalla qual cosa nascono molti danni et malefici a vostra sublimità et specialmente che non si possono mai vedere le spese minute, nelle quali consiste tutto il bene et male di tal governo, ond’è parimente necessario rigolar questa scrittura. 
Finalmente è la quinta mano nelli scrivani delle fabriche, delle grandi et immense spese, delle quali si tiene conto in polize a parte, et poi si levano in somma le bollette in camera, dandogli dinari a un solo, che gli habbia a distribuire alli operari, in che possono farsi molte frode et inganni, anzi, tutti i latrocini dai quali si moltiplicano le spese delle fabriche in tutti li stati suoi stanno occulti et sepelliti in questi pagamenti particolari, perché essendo menate le partite sopra i libri publici in somma et ponendosi quelle polize in filza, fanno uno immenso lavoro di confusione, et non si può vederne mai luce o verità, se non con molta fatica, tempo et difficoltà, anzi, havendo i magnifici proveditori nostri intromesso uno scrivano per occasione di certi errori trovati in queste polize, fu egli finalmente assolto, perché non si poteva chiaramente far il giuditio certo delle sue scelleraggini; a questo s’era ben fatto l’istessa provigione che l’ha inteso quando parlava della camera di Candia, apresso così importanti disordini, che si veggono in ciaschedun dei sudetti maneggi, apertamente a me par importantissimo intender che già mai la loro scrittura o ragione si unisca a un solo capo, non essendo strada più facile a intricar, confonder et affatto rovinar un conto, che ha divisione et separatione dei negotii per diverse mani, senza unirle mai insieme, et quantunque si potesse dire che cercando nelli offici di questa città, et nei libri /15r/ di quei ministri, con i mandati e polize infiltrate, né si potrebbe ritrovare qualche fine, non dimeno è cosa chiara che pochi o nessuno potria capire una così immensa fatica, et da quella non si haverebbe mai il tutto di tal negotio, né basterebbe a questa opera decina o centinara di anni, percioché la vera ragione d’un conto è che egli sia unito e congionto insieme per le sue regolate destintioni, et si referisca sempre a un sol prencipe, et nel vero sì come in un solo libro si mettesse il credito d’un nome sopra una carta, et senza porre all’incontro il suo debito, ma scrivendolo in un’altra carta, lontano da quella si terrebbe in tutto ogni lume di veder le ragioni di quel nome, senza unire insieme questa scrittura, così il negotio di Corfù che tutto pende dà nome di una signoria, essendo trattato per tante mani et da tanti principi, mentre starà diviso et separato, et non s’unirà una ragion sola, non scoprirà già mai il suo fondo, o la sua compita conclusione ma continuamente starà seppellito nelle tenebre et nell’abisso d’una immensa confusione. 
Ma quello che farà maravigliare vostre eccellentissime signorie et da che nasce forse la cagione et origine di tutto quel male, è che cotesta camera non ha un ragionato, il quale habbia particolar cura di unire, correggere et regolare le sue ragioni; e pur un tal maneggio, di dinari et di scrittura, è tanto necessario quanto alla coltivatione della terra l’aratro, il coltello, la falce, senza le quali ella facilmente diviene incolta, horida et piena di tristo et acerbo semente. Non è camera così picciola nel suo dominio che non habbia ragionato, levate le due del Zante et Cefalonia et questa di Corfù, onde è cosa degna di maraviglia che siano state queste importantissime camere tanto tempo con un negotio di tanta somma d’oro senza ragionato, che viene ad inferire che habbiamo rihavuto come un huomo senza capo o un giardino senza coltivare. Dalla qual cosa poi è venuta hora che si trova questo negotio senza occhi, senza lingua, con poco frutto, con molti sterpi et giunchi, et con horrida et incolta apparenza, adunque è cosa degna di così prudente, savio et supremo consiglio, com’è questo, subito provedere che con honesto salario sia mandato persona di autorità, di fede et di scienza, ornato a Corfù, ma faccia questo utilissimo et necessario offitio di ragionato, che tenga in /15v/ freno i ministri di quella fortezza, che solleciti i negligenti, che veda et mostri gli errori degli ignoranti, che prohibisca le fraudi et scelleraggini de gattivi [sic], i quali non possono esser insieme iscontri, quadernieri, scrivani et ragionato, et de sé medesimi correttori o accusatori. Questo portaria i giornali, incontrarebbe i libri, rivederia i conti che si mandano a vostra sublimità, regolarebbe le polize delle fabriche, [tro]verebbe pronto ai pagamenti indebiti, alle soventioni profuse, ai mandati et bollette disordinate metter sempre qualche difficoltà o impedimento. Questo faria l’immensa fatica di considerare et discorrere tutti i libri della camera e d’altri negotii publici con facilità, quando fusse sempre essistente al maneggio, et di giorno in giorno commodamente misurando et rivedendo la scrittura che fosse d’hora in hora fabricata, la qual cosa non può adempire l’officio del sindicato due mesi o tre che si ferma in un luogo, come ho già detto parlando del Zante et della Cefalonia. Questo, padri sapientissimi, sarebbe colui che potrebbe sempre incontrare li scandali de formenti, orzi, farine et biscotti, invece di quella diligenza et fatica che non possono fare i reggimenti, con la qual opera levarebbe tutte le occasioni et le strade d’ingannare il publico o poveri marinari et galeotti, ponendo continuamente norma et freno alle occulte frodi de ministri publici. Questo rivederia tutti i conti delle spese et del maneggio dei sali, et essendo presente a tutte le operationi di tal negotio giovarebbe grandemente al benefitio di vostra serenità. Questo etiamdio potrebbe esser scontro non solamente dei due sopradetti massari, ai quali è cosa necessaria dar subito questa regola, ma ancora d’altri che maneggiano le cose del publico levando tutte le tenebre et ogni caligine; et con la confusione, et con i disordini preparati a vostra serenità stanno hora accolti intorno a gl’occhi della verità et della giustitia. Questo finalmente tenendo particolare et diligente memoria nei libri publici delle leggi, delli ordini et delle lettere che si vanno scrivendo et componendo per regolation della camera, le potrebbe haver sempre pronte per rimediar alle ingiuste et indebite distributioni, che alcuna volta si fanno dei denari publici, percioché non tanto si rompano le leggi sovente per non voler osservare, quanto per non saperle ho poterle usare all’occasioni. 
/16r/ Hora dirò della sigurtà di quelle provincie per le cose nelle quali versa nell’officio del sindicato, ma sì come non è alcuna forza o legge che più conservi nei popoli la quiete, l’obedienza et la fede di ciò che faccia, che l’amor volontario che loro nasce da loro vivi et interni cuori d’ogni tempo di pace et di guerra verso il principe, così stimo esser più necessario questo legame d’ogni altro che possa tessere la prudenza di vostra sublimità per unire al suo grembo eternamente le provincie del Oriente, non solo per la natura [?], et di servir sempre per affetione, ma etiamdio per la lontananza di quei regni da questa città, et per la vicinanza di così potente signore come è Solimano imperatore de turchi. Le qual cose fanno molte difficili l’adoperar forza et autorità publica nell’accidenti, et resolutione dei popoli. Questo amore è una ferma colonna, che sostenta la pace con forte scudo, che difende il principe della forza de suoi nemici, et una invicibil destra che quello assale et offende in ogni occasione ma due cose principalmente, sapientissimi padri, in questo loro fecilissimo governo a racquistar tale amore, hanno sempre giovato la religione, et la giustitia, come virtù naturalissime di vostra sublimità della giustitia parlerò a lungo suo liberamente sì come richiede il bisogno de tempi presenti.
Quanto alla religione si potrebbe formare che non apportasse qualche notabile disturbo alle cose sue, le gare antique, l’empi scismi, che già fra greci et latini furono bastanti a seminar tanti tumulti. Ne rovinorno affatto il grande et notabile imperio di Costantinopoli et posero in pericolo quasi tutta la repubblica christiana, quando vostra serenità permettesse che facessero radice nelli animi loro, come par ch’habbiano incominciato a pullulare per gli abusi che sono introdotti contra le leggi dell’eccelso Conseglio di Dieci, le quali di giorno in giorno perdono l’autorità; lascio al presente di considerare le vane et ambitiose superstitioni di quei primi greci scismatici che divisero questi da Chiese senza frutto et senza bisogno, ma sì bene con ardentissime guerre et estreme rovine de christiani. Dirò solamente che vostra sublimità con la sua profonda sapienza procurando sempre d’unire due così contrarie ragioni nationi, senza alterare i riti loro et muover nuove cagioni di tumultuare, impose ordini et regole tali, che giovaranno assai più che non fece la conclusione del concilio fiorentino; là onde si legge et /16v/ intende che egli, più volte spinti in straordinaria affettione et riverentia alla Repubblica, hanno abbandonato la patria, le proprie loro case e più secreti penati volontariamente, lasciando le ricchezze, padri et figliuoli, le moglie, i mariti, et fra diversi tormenti et morti spargendo il sangue, con gran costanza, a beneficio delle cose di vostra sublimità. In questi ordini adonque fu prudentissimo quello dei laudi che si faciono ogni anno, quattro o cinque volte, nelle maggior festività della Chiesa, percioché sono all’hora tutti i preti greci obligati, et dal lungo uso costumati, ridursi nella chiesa latina principale, dove con pompose processioni cantando le lodi del Signor Iddio et devotamente et solennemente pregando Sua Divina Maestà per la salute del sommo pontefice, di questa eccelsa republica et di vostra sublimità, in particolare si tenghino in officio, et essercitati alla unione delle due Chiese; onde per conservar eternamente questa saria et, importante usanza, fu commesso per leggi, che i signori rettori facessero costoro una o due gratie d’alcuno bandito et condennato, con i quali si è conservata mirabilmente questa solennità, con frutto notabile di così desiderata unione a benefitio di quei preti, che sono tristi et scismatici, né vadano così freddamente che più tosto l’hanno a scherno che a devotione, nondimeno giova grandemente alla buona dispositione di quei popoli grossi et ignoranti, et servar questo bel costume con la dolcezza et con la severità publica fine che piaccia al Signor Iddio mandar loro maggior luce dal cielo. 
Habbiamo in tal ordine avertito due grandi abusi, che lo potriano facilmente et in breve spatio di tempo romperle et annullare, percioché procedendo i ministri publici con poca cura nel far venire alle processioni questi preti greci, come cosa stimata da loro di poco momento et libertà di starsene a casa, et diminuire la reputatione et la fede a questa solennità, et così va mancando il frutto di quella et accrescendo le scisme, onde com’è cosa importantissima quella convocatione a unione de preti sudetti nei giorni destinati dalle leggi, così è necessario, poiché è costume hormai abbracciato et introdotto nei greci castigare severamente gl’innobedienti et far molta stima et conto di conservar in loro questa consuetudine. Oltre /17r/ di ciò si trovano di loro alcuni maestri loro et dottori in theologia, i quali essendo colmi d’ogni vitio et malignità, cercano ogn’hora seminare in quei popoli nuove zenzanie et scisme, et per levar la reputatione a queste laudi, procurando d’esser fatti, di andarvi con iscusatione d’esser indisposti et occupati in loro studi, la quale escusatione per la poca stima che si fa di quella importantissima cerimonia è facilmente loro ammessa d’alcun signor rettore, onde aviene che la plebe fa poco conto di quel rettore, dove mancano quelli alli quali attribuisce ogni sorte di fede et di verità, et tanto più che non vedono huomo così occupato et tanto malsano che non possa ogni XII mesi per una hora, quando la città et il popolo non ha alcun altro negotio, venire alle processioni, et s’incontri fermamente nella sua infirmità quel giorno di tutto l’anno che vi è destinato. In richiesta a noi sindici una di queste essentioni da certo papa nominato Zaccaria Malaffaia, persona dotta et in molto credito appresso quei popoli et forsi di non buona intentione et volontà, allegando egli esser fidelissimo servo della repubblica et occupato nelle sue devotioni, al quale noi femmo rispondere in cotal [modo] che ne apportano gran meraviglia le contraditioni della sua dimanda, essendo persona dotta et savia; percioché non sapevamo come poteva star insieme che egli amasse quel prencipe, dal quale volesse essere essentato di pregar Iddio per la sua salute con qual sorte d’oratione poteva egli havere in cosa privata che lo dovesse impedire le solemnità ordinarie della Chiesa; con la qual risposta partì da noi, senza più chiedere essentioni. 
Appresso questo ordine et legge del illustrissimo Conseglio de Dieci che determina il numero delli preti greci per li casali alla cura delle anime, per levar quella infinita moltitudine, le quali altre fiate ha dato origine et fondamento a tumulti di Candia, questa istessa proibisse a cotali sacerdoti ricevere gli ordini sacri nei luoghi forastieri soggetti al gran turco, anzi, vivamente comanda che siano consacrati da vescovi soggetti a vostra sublimità con l’intervento dei signori rettori, con un solennissimo giuramento di fedeltà, accioché, consacrandosi nelle terre d’infedeli, non fossero constretti giurare il contrario /17v/ come ben spesso solevano osservare. Queste leggi et vanno a poco a poco mancando, in modo che nelle parti de greci sottoposte alla repubblica è hormai fatto così grande il numero de pretti che è quasi infinito senza che da alcuno sia né regolata né avvertita questa profana et pestifera moltiplicatione et ogn’hora costoro sono consacrati dove loro torna più commodo di traghettare, senza distinguere il vescovo è in luogo del signor turco o in luogo di vostra sublimità, anzi, [molto] più volentieri concorrono quasi tutti nei paesi esterni per restar liberi dal giuramento et pocco liberamente essercitar la fede loro. 
Parimente è però obedita quella legge, con la quale con severissima pena vieta ai papà suditi di uscir fuori dall’isola senza licentia di vostra sublimità et di forastieri d’entrarvi per qual si voglia fine o negotio, accioché i nostri non vadino a raccogliere et riportar ancora le scisme d’alcuni greci ignoranti et scelerati, che tanto odiano il nome latino, et i forastieri non la venghino a seminare, percioché sogliono portare certe loro commissioni del patriarca di Costantinopoli, piene d’alti et gonfi titoli, cioè commissari, legati et essarchi, con li quali tirano talmente a sé gli animi et gli affetti de popoli che concorrono ad adorargli in grandissima frequenza, come se fussero missaggieri del cielo, offerendo loro quel poco che hanno così prontamente che quei ribaldi sovente riportano seco alle case loro d’utilità più di diecimila ducati, lasciando, che è molto peggio, gli animi di coloro molto contaminati et alterati contra il nome latino. 
È introdotta ancora una così profusa licenza ai papà delle città principali, oltre che predicano continuamente nelle piazze et nelle chiese al populo nella lingua loro de consilii, dell’auttorità del pontefice romano, della grecia et latina religione, comparandole insieme et disputando in tal modo che gli auditori restano pregni di mal concetti contro la Chiesa  et la cerimonia latina, sono ancora in uso in alcuni di quei calogieri i libri di Marco Ephesino, che fu il primo scismatico che confondesse l’ordine et rompesse la pace del concilio fiorentino, perché egli scrive acutamente et con grande eloquenza et favore della scelerata opinione di scismatici et acerbamente contradice alla Chiesa romana; con la costui dottrina adunque /18r/ non solo predicano alla plebe publicamente et vanno rinovando et perpetuando questo pestifero et diabolico seme di religione ma etiamdio udite (cosa, padri illustrissimi, che apporta insieme meraviglia et spavento) molti nobili della nostra colonia nati et vissuti sempre in preti latini, habitando nel contado quasi tutto lo spatio intiero della vita loro et non havendo sacerdoti de nostri che habbiano cura delle anime loro, s’applicano al ritto greco, et allo studio secretamente di questi libri profani, et con tale institutione allevano le mogli et i figliuoli et danno così augumento a così pericolosa et seditiosa heresia; né a questo male, che sta a poco a poco infettando ogni luogo dell’Oriente, si mette molta cura, perché non fa gli effetti suoi così manifesti come son rei et perniciosi; anzi, pare che col porvi poco pensiero gli aggiunga forza et vigore, quando alcuni signori rettori, volendo obedienza de contadini, adoprano l’autorità de preti, i quali quantunque levino al ragionato il travaglio et la molestia di farsi obedire da quei popoli, nondimeno acquistano costoro tanto impero et riputatione, così temporali come spirituali, sopra di quelle che, a guisa d’un potente veleno, uccide et leva via affatto la vera obedienza di vostra sublimità. Sono poi così tristi et scellerati, ignoranti et grossolani questi preti, che non sapendo né littere né costumi, altro non pensano, d’altro non parlano, che di far odiosa et molesta la Chiesa romana a tutti i greci, a quali fanno credere le più strane et immaginevoli fantasie per articoli della lor fede, ch’avanzano la vanità et bassezza delle più vile favole delli loro antichi avoli. 
A tutti questi grandi inconvenienti, l’infinita prudenza de nostri maggiori, con legge savie et con accorte usanze, ha provisto, et specialmente quando l’illustrissimo cardinal Bessarione fece la sua residenza lungamente in Candia, percioché fra le sue rare provisioni fu singolarissima quella del Collegio de Dottori et Predicatori, che egli instituì [per notrire] nella buona dottrina quelli che hanno i principali maneggi de riti greci, con il che potesse levar la scismatica et in sua vece por la cattolica opinion [un …] vietò l’uso de heretici libri [Ma ora con lo abuso delle leggi] et di così savi et prudenti ordini /18v/ ritornare a lunghi passi nella strada più scrabrosa et pericolosa, et pongono lo stato et l’imperio di vostra serenità in manifesta confusione et tumulto; bisogna adunque provedere a così importante disordine, accioché egli, come la facella nascosa quanto meno dimostra la sua fiamma tanto maggiormente più foribonda manda fuori la sua rovina et destruttione, non faccia col tempo et con la materia alcun tremendo et spaventoso spettacolo al mondo. 
Delle provincie di vostra sublimità è il vero, et io non l’nego, che nelli accidenti della religione, deve il principe caminar con molta prudenza per non far peggio, fuggendo quanto più può la novità et l’asprezza, et specialmente fra greci, i quali non patiscono alcuna gravezza che non habbino per avanti sopportata ma a chi considera è nota la conditione delle cose delle quali io parlo, non sarà difficile trovar remedio al male che si soprastà per timor della pena, essendo soliti vederne molti ripresi et castigati, anzi, spesse volte loro medesimi o per odio o per guadagno accusano i magistrati, i transgressori, per la qual cosa prego et supplico vostra sublimità, per quel zelo che deve esser in lei delle cose dell’Oriente, che ella commetta con ogni efficacia a suoi ministri quanto prima l’essecutione delle leggi in queste occasioni, accioché, andando col tempo in oblivione, non parranno poi insolite et nuove a coloro che sin’hora s’hanno sottoposti all’obedienza di quelle. 
Merita in questa parte molta laude in Candia monsignor vicario dell’illustrissimo arcivescovo Lando, il quale, seguendo i diretti et santi sentieri segnati altamente et prudentissimi dal suo Signore, con la dolcezza et prudenza che si conviene alla natura barbara di quei popoli, per quanto termine l’autorità sua, essercita l’uno et l’altro, clero greco et latino, alla devotione unitamente nella Chiesa romana, et fa tanto frutto in cotal unione che tiene in freno et in offitio etiamdio i più scismatici et arroganti, con maraviglia de propri greci, onde sarà cosa degna della sapienza di vostra sublimità prestar ogni favore /19r/ all’opera sua, et sostentar la sua autorità, per fuggir le sollevationi tanto pernitiose di quei popoli. Ma una regola sarebbe quella che, sopra tutte le regole humane, potrebbe regolare ogni disordine in tutto il Levante, quando la religione latina fosse egualmente in ogni luogo tenuta con quella reputatione et devotione che richiede, percioché, come i greci con ogni severità osservano i loro riti et costumi, obedendo dalla legge imposta dai papà senza modo aspra et dura et difficile, così all’incontro vedono ogn’hora la sfrenata libertà et dessoluti costumi et ribaldi essempi degli huomini.
Però dico che è necessario quanto più tosto provedervi o con la residenza de vescovi o con altro modo, sì che la religione sia osservata et ricevuta con le leggi et ordini del grand’Iddio [et secondo] la sempre più et cattolica intentione di questa eccelsa republica, accioché da tal fondamento fermo et sodo si stabilisca et conservi eternamente la fede et l’amore dei popoli verso le cose sue, offerendo quel talento al Signor Iddio con il qual si possa guadagnar una vera protettione et sicurtà delle sue provincie dal cielo “quia nisi Deus custodierit civitatem, frustra vigilat qui custodit eam”.
Questo è quel tanto che ho voluto dire in generale della religione per conservare la quiete nei popoli dell’Oriente; ma nella sicurtà in particolare del Regno di Candia, sarà ben considerare le sue forze, le custodie di quelli et le guardie di tutta l’isola, la qual volendo io mostrar quanto importi alla riputatione, alla grandezza et alla salute di questo dominio, et che sia salva et ben custodita, sarei soverchiamente lungo; essendone, questi sapientissimi /19v/ padri molto bene informati et persuasi, non lasciarò già di dire con verità che quando il Regno di Candia fosse ridotto a una forma simile et proportionata alle leggi, ai costumi et alla volontà di questa eccelsa republica, se hora con grande fatica s’armano dieci galere, si potrà veramente promettere, vostra sublimità, di armar cinquanta et sessanta et minor maggior numero; il che non sarebbe o impossibile o miracoloso poiché scrivono i più antichi historici che questi popoli mettevano in mare cento legni grossi contra i loro nemici, et andavano squadre d’innumerabili esserciti a diverse imprese, havendo sopra l’isola cento città popolate, in modo che il Regno era diviso in fra molti principi potenti, che godevano da per sé con molte forze et riputatione il suo dominio et sovente guerreggiavano insieme, et di molte altre appresso, la qual divisa fra tanti gli faceva forti et potenti principi; perché doveremo dubitare che ella non potesse havere il medesimo frutto et le medesime maggior forze [?]. 
Le due città, Candia et Canea, sono hora ridotte a tal fortezza che potranno difendersi da ogni grande et terribil assalto, quando non si manchi loro di quelle cose che per finirle sono necessarie; per compire adonque di chiudere la causa, restava la parte verso scoglio, vicino al porto, dove hora l’illustrissimo signor Giulio Savorgniano ha fondato il baloardo Michiele, in forma sicura et maravigliosa.
/20r/ La città di Candia che per lo sito della parte di San Francesco sottoposto a quelle grandi et prossime altezze di San Pri[n]itio santa Veneranda et del Christo, che lo battevano da ogni canto, parea infortibile, et specialmente dove fu già fabricato il baloardo Vitturi, et al presente ridotta a tal stato, con l’arte et diligenza maravigliosa di questo valoroso signore, ch’è fatta inespugnabile; circonda questa fortezza attorno attorno 3.200 son poste al mare in spiaggia sempre travagliata da venti, in modo che hanno poco bisogno di fortificatione, essendo fiancheggiati con mirabil ordine da tutte le sue parti et specialmente quando il castello fiancheggiato in forma moderna con maniera tale che possa far frutto, che non saria in difficile, né di altra spesa, li mille ottocento passi ne havevano 500 poste nel travaglioso difficillimo sito predetto, nel quale hora è fatto così forte et sicuro che fa stupir ogn’uno perché con l’arte, l’opera et la diligenza del signor Giulio si può dir che sia stata inalzata una valle, facendola dominatrice delle altezze et dei monti di quella parte; era ancora difficile fortificare i fianchi presso la chiesa di San Francesco senza rovinar la chiesa et parte del monasterio, et senza avicinarsi con molto pericolo alle spalle del monte che gli soprasedeva, ma egli con il suo vivo ingegno ha cavato da quello sito una sicurissima piattaforma roversia, con la quale ha salvato quello antichissimo et santissimo tempio di Dio; ha fiancheggiata tutta quella parte di tal modo che non potrà giamai esser battuta o espugnata, et quel che grandemente importa s’è ritirato tanto a dentro ch’è fatto con giusta misura lontano dal monte, et quivi sotto il fianco ha cavato una parte con sì bell’arte che tiene sicurissimo un grandissimo corpo di guardia, che serve etiamdio per guardia del predetto fianco, fa offitio della medesima d’[arte]chiave di bastione di bastione, et di cavalleria è servita mirabilmente per sortita in ogni occasione, come particolarmente ha veduto vostra sublimità nel suo dissegno et inteso dalla sua propria lingua. 
Ma sopra d’ogni altra cosa mi par degna di laude et di memoria eterna il notabil et maraviglioso avanzo che ha nella spesa vostra sublimità, fabricando con la opinione et le ragioni del signor Giulio, il che habbiamo voluto vedere et misurare minutamente, essendo proprio dell’offitio et carico, questa mattina. Et io non debbo mancare di rappresentarla a vostra sublimità et nel modo ch’è stata ritro/20v/vata da noi, specialmente quando in persona questo signore esercita la sua diligenza et carico verso le cose della repubblica. Considerando egli adonque le forze grandi et le horribili offese con le quali a tempi presenti i potentissimi principi dell’età nostra et specialmente il signor turco assaliscono le città et si mettono in campagna alla rovina et destruttione di loro nemici, et credendo chiaramente che non è così grossa, così potente et forte né così alta et sublime muraglia, che non sia battuta, guasta et spianata dal furore terribil dell’artigliaria, che hoggidì sogliono adoperare gli eserciti nelle battarie, ha trovato una maniera di fortificare molto diversa da quella che s’è fin hora esercitato nelle fortezze di vostra sublimità, molto più sicura et più soda, che gli fa avanzare nella spesa chiaramente, ogni XII parte, XI nette et manifeste, che così sia, anzi, è astretto desiderare, che tutte le città fuori dello stato suo o fossero state fabricate in tal maniera per l’avanzo notabile che s’haveria sentito nell’eccessive et immense spese, già fatte con poco frutto, o che si potessero riformare a questa sigurtà. 
Questa sua fortificatione tutta consiste nel terreno et in levar quanto più po il bisogno della muraglia, ponendo arte mirabile nella grandezza delle piazze et nella diffesa delle retirate, nella sigurtà dei fianchi, delle orecchioni, de parapetti delle sortite, delle contramine et d’ogni altra parte che sia necessaria a una tal fortezza. Da che nascono principalmente due grandi et maravigliosi effetti perché battendo nel terreno l’artigliaria primamente non ammazza la gente della diffesa come fa nelle muraglie, et con l’innumerabili scaglie che volano per ogni canto. Da poi non atterra così facilmente il fosso con le ruine delle pietre facendo sicura scala al nemico d’assalire gli assediati, come avviene a esse muraglie; là onde si può dire che con questa via le battarie per grandi et terribili ch’elle siano n’escono vane et senza forza, morendo il furor loro con la sicura et legitima resistenza del terreno. Né bisogna dubitar che perciò la fortezza riesca più debole, perché chiaramente si vede che la riesce più sicura et più forte quando il terreno è regolato nel modo che richiede l’arte et la diligenza del signor Giulio, perché egli nei fondamenti della sua fabrica aggiunge una così giusta et proportionata misura di scarpa, ch’è bastante a sostener ogni grave peso, et usa bagnar il terreno et quello fa crescer insieme con la camiscia di quella poca muraglia, che vi fa con tal diligenza che asciugando/21r/si col tempo diventa un saldo et duro, come qualsivoglia pietra o marmo; anzi, da quest’arte nasce un effetto, che par miracoloso et è vero et sensibile, percioché, mentre il terreno bagnato va crescendo, con la sua camiscia diviene tale che, restringendosi co ’l tempo in se stesso, non solo aggrava il muro né lo travaglia ma s’allontana da quello non altrimenti che faria la farina, che con l’acqua bagnata et unita diviene più tenace et più ristretta; laonde non solamente si deve dire che la fortezza di terreno con quest’arte et diligenza formata sia più debole di quelle che sono fabricate con tanta quantità di pietre, di calcina et di spesa, ma bisogna confessare necessariamente ch’ella è più forte, più sicura et più legitima. Che diremo del maraviglioso et incredibil avanzo della spesa: il quale invero egli è grande et manifesto che vostra sublimità converrà dolersi non haver tenuto questo medesimo stile in tutte le sue fortezze, perché havrebbe avanzato molti millioni d’oro che più tosto con danno et con utile delle fabrice sono stati spesi.
Il fortificare di terreno primamente leva via i 2/3 dell’opera della muraglia, che bisognava fare perché largamente quei grossi et grandi parapetti et volti del muro importano 1/3 et un altro terzo gli sproni, il bisogno de quali si leva dal terreno che con maggior sigurtà et frutto si mette per parapetto, et da una legitima scarpa che si aggionge al fondamento della camiscia apporta al terreno, la quale per la ragion matematica fa mirabil resistenza et scala ad ogni gravissimo peso; se adonque levata l’opera per due terzi, chi dubita che non s’avanzi sin qui i due terzi della spesa [?]. Ma nell’altro terzo che resta, aggionger ancora il signor Giulio notabili benefitii di vostra sublimità. Perciò che egli per vera prova ha trovato che l’uso della terra roscia per tre parte, che non costa niente, accompagnata da una parte di calcina fa opera miracolosa et i tre quarti fa avanzare i ¾ della spesa, ch’andava nelle calcine, oltra ch’ella genera malta tenace et forte al ghiaccio et alla pioggia nelle pietre similmente et nelle fatture dei maestri investigando gli inganni che nascevano dalla liberalità di loro che facevano i mercati. 
Ha nelle fabriche di Candia avanzato i ¾ et queste ragioni, tutte vere et palese, habbiamo veduto più volte nei conti suoi con molta diligenza, ne possiamo render conto legitimo et veridico testimonio di modo che si può senza dubio concludere che, avanzando questa forma di fortifica/21v/tione primamente 2/3 di tutta la spesa, et dapoi nel terzo, che resta i ¾, egli habbia trovato via di fortificare lo stato suo con avanzo di [11] parti le [22], sopra la quale cagione chi numerasse la spesa sia hora fatta nelle sue fortezze vedrebbe quanta summa d’oro è stata consumata invano, anzi, con assai peggior conditione d’esse fortezze che se manco havesse spese; ma per non tribuire tanto alla mia parola sia accompagnata da maggior prova d’un tanto avanzo, possiamo argomentare quanta verità dall’effetto numerando i danari che si sono spesi nella fabrica di Candia, percioché sono stati fortificati 500 passi di luogo dal signor Giulio nella parte più pericolosa et difficile di San Francesco, dove ha fatto un grandissimo belloardo, una piattaforma, un gran giro di cortine et di fosse et di scarpe che non ascendono di spesa [di] diecimila ducati nella muraglia, et benché oltre di questo ne siano stati spesi 6mila nelle angarie che hanno portato il terreno, nondimeno questa spesa doveva esser di quei popoli per l’obligo loro, et non della camera, et fu fatta prestar indarno, ma potranno finalmente ricuperarsi da coloro che hanno mancato di venire, come quest’anno li signori rettori fecero nell’armare le galere, che sopra quelli mancorono alcuni di questi debitori, et con la paga reintegrano la Camera. 
Dividendosi adonque questi danari spesi per la quantità dell’opera fatta troveranno che non costa tal fortificatione più di 20 ducati il passo, cosa invero degna di maraviglia et poco creduta da quelli che non l’habbino vista con gli occhi propri; la qual maraviglia s’accresce ancora quando vogliamo comparar questa spesa con l’altre fabriche et spetialmente nella città di Candia, anzi, nel medesimo luogo aponto dove ha fabricato il signor Giulio percioché v’era un principio di belloardo tondo Martinengo di 38 passi et in cadaun di questi per li conti della camera sono stati spesi appresso 1000 ducati il passo senza mettervi il terreno d’alcuna sorte. Nella fabrica dalla stadera di Candia furno consumate l’angarie di due anni intieri, et molti danari di camera, che importano in tutto più di 5mila ducati, et pare a chi misura quella fabrica che non ve ne sono spesi 500. 
Nelle fabriche di Retimo nel [ __ ] et nella porta furno robbate sotto colore di riscotere in con/22r/tanti l’angarie dai contadini più di diecimila ducati de quali non si può vedere conto alcuno per non e[s]serci di quelli di camera nota alcuna. Il medesimo s’era introdotto nella Canea, ma subito noi l’habbiamo rimesso, et esortiamo riverentemente vostra sublimità a commettere espressamente in ogni luogo dell’Oriente che non si cavano giamai dinari dall’angarie ma si faccino venir gli huomini in persona a compir l’opera. 
S’usa ancora un grande abuso et inconveniente di far venir questi poveri alla fabrica co’l mezzo dei papa et nobili lor patroni percioché in cotal modo molto si sminuisce dell’auttorità publica et si aggionge troppo libertà all’arti, et troppo devotione alli altri sopra quei popoli, onde nascono quei infiniti mali et quel grave interesse al publico et al privato che la intenderà quando parlerò delle parti della giustitia. 
È cosa necessaria tener ben custodite queste due fortezze accioché la spesa et l’opera non fosse più tosto a pro dell’inimico che alla salute della Repubblica, accrescendo il corpo di quelle guardie italiane. Peroché in Candia 100 fanti con persone 25 del castello, et alla Canea 1[2]0, son assai manco di quel numero che in qualsivoglia sicurissima pace si richiede, onde potriano aspettar il soccorso et, per la difficoltà d’inviarlovi per tanto spatio di mare sottoposto ad ogni canto a paesi dell’inimico et all’arbitrio di venti et della fortuna, sarebbe più dubbioso et pericoloso un improviso et ristretto assalto che una aperta et spiegata guerra nella quale etiamdio potrebbe esser tardi et vano ogni aiuto che mandasse a quel Regno per la facilità ch’havesse l’inimico di chiudere i passi et impedir l’entrata; per la qual cosa bisogna risolversi o di abbandonar la difesa di quei stati o di guardarli con tal numero di gente che potessero far testa ad ogni violente assalto et trattenerli nella difesa tanto tempo che a vostra sublimità fosse dato agio et commodo di far la guerra, spetialmente quando ella potrà cavar il danaro senza suo travaglio dalla regolation delle camere poco prima ricordate da me. 
Né si confidi vostra sublimità et nelli agiuti et presidii estraordinari che si mandano in Levante con manifesto pericolo; considerando che, la difficoltà et longhezza dei passaggi, il poco tempo che stanno in quella custodia, gli interessi et spese, che i poveri soldati fanno /22v/, delli quali è loro impossibile potersi resarcire senza morire di fame, convengo affermar liberamente che sono più tosto ombre che huomini, che soldati, et fanno la spesa del tutto [ __ ] et superflua in modo che nelle occasioni non fariano frutto alcuno, et non potriano sopportar le fattiche, i disaggi et li assalti terribili della guerra, il qual inconveniente non convien a soldati ordinari che vi stanno molto tempo et commodamente passano la difficoltà superiore. Non è dubio alcuno, principe serenissimo, che ‘l tener sempre ben guardate le fortezze sue così lontane con giusto presidio levarà dal suo animo quel continuo travaglio ch’ella sente per ogni picciol moto havuto d’ingrossarle custodi loro et terrà la speranza et molti pensieri a nemici di farne alcun dissegno; ma che diremo del benefitio et sicurtà ch’ella sentirebbe ponendosi regola et freno a greci insolenti et tumultuari il peso al collo della fortezza, et d’una buona banda di fanti italiani che potesse dar mano alli signori rettori d’esercitar liberamente l’auttorità publica et specialmente in due cose importantissime, la giustitia et la religione, alle quali fanno hora quel contrasto i molti rispetti et impedimenti delli huomini seditiosi.
Resta hora ch’io parli brevemente delle guardie di tutta l’isola, non solo per sigurtà et salute di quei popoli ma ancora per regolationi delle spese che si fanno inutilmente per tal cagione, et di quelle ch’essendo fatte con ragione apportano molto frutto et molta consolatione a tutto il Regno, il quale sente ogn’hora gravissimi danni et molestie da corsari et specialmente da legni africani, in modo che sono ben spesso condotti via per forza in gran numero i miseri habitanti del contado et fatti servi di gente barbare, et quasi tutti i luoghi più fertili più abondanti vicini alle marine divengono incolti, et si vanno disertando et privando quelli che avanzano dalla rabbia de corsari della commodità del vivere et de frutti [della terra onde aviene che la maggior parte] dell’anno, conviene pascersi d’herbe et d’acqua, et sovente ancora morire di fame. 
Quivi adonque è necessario considerare le porte delle guardie, dalle quali si riscoprono i vascelli che vanno per quei mari, le difese dei cavalli et quelle dei fanti [:] inanzi al reggimento del clarissimo messer Gasparo Remitio si mandavano alle po[r]te dei casalli vicini alle marine, avisando con tale ordine che cadauno toc/23r/cava andava, quando era la sua giornata; onde essendo per sorte persone d’ogni sorte, et la maggior parte negligenti et ignoranti, la custodia delle porte passava con tal confusione et disordini che sovente venivano corsari senza esser scoperti mentre, per la guardia, o dormiva o non conosceva i legni in mare et assalendo all’improviso quei poveri popoli, che stavano senza sospetto confidati nella loro custodia o nei campi a lavorare o nei letti a riposare, li prendevano a man salva tutti con mirabil spettacolo, et lasciavano con tanto tremore ch’erano constretti abbandonar tutte le ville delle marine, che sono le più fertili et commode dell’isola. 
Questo clarissimo signor il qual ha esercitato l’officio suo in Candia in ogni occasione con molta prudenza et con bontà esemplare con provedere a tali inconvenienti et con mirabile ordine a regolar queste custodie, come egli poi con grandissimo frutto et sodisfationi di tutto quel Regno ha fatto, [furno adonque compartite tutte le porte attorno l’isola con tal regola che facendo segni la notte adoperando il foco et il giorno il fumo in un subito si davano l’una all’altra aviso di compartir de legni armati et con velocissimo giro di tai segni fra pochi hora haveva di ciò notitia tutta l’isola, et poteva assicurarsi et star desta alli assalti d’ogni corsari] Alle porte quattro o sei huomini secondo il bisogno, che sempre fossero con gli occhi al mare il giorno et la notte desti, et scoprire et far i segni ordinati dandosi luogo l’un all’altro per continuare senza alcuna intermissione questa fattica; et per elleggere i più accorti et prattichi a tal servitio, et che stessero fermi et alla fattica, ordinò che fossero pagati a mesi, et che’l danaro si cavasse ogn’anno da coloro che prima erano tenuti di andar alla guardia, dovendo esser riscosso dai papa dei cassali et dispensato da un nobile acciò deputato dal conseglio di Candia. Questa tansa fu solamente di due soldi per testa al mese per sei mesi dell’anno che si fanno queste guardie a coloro che da 20 anni fino a 60 erano erano obligati a questa angaria, in modo che restano tutti egualmente così ben /23v: [CARTA BIANCA]/ /24r/ così ben sodisfatti et contenti di questa nuova impositione che la riceverono et abbreviarono per una gratiosa et liberale essentione dall’angaria di andare ogni tanti giorni, alle qual pareva loro dura et insopportabile; percioché misurando la fattica, i travagli, i pericoli, la perdita del tempo, che egli ne facevano, era in effetto assai più leggiera et insensibile gravezza il pagare cotesti danari. 
Sono sicuro, padri illustrissimi, che quando alcuno havesse proposta parte in questo santissimo luogo che havesse accennato una minima tanto non solita in quel Regno ne, preveduta la gran buontà et clemenza che regna nei vostr’animi, haverebbe a quelle ritrovate molte difficoltà et forsi in un subito data repulsa; là onde spesse volte è cosa utile et fruttuosa nelle provisioni nuove tentar l’effetto; in modo che havendo buon fine possa continuar il suo frutto, et per contrario senza molto contrasto tornar a dietro; perciò fu grande la prudenza del clarissimo Remitio, et degna di molta lode, che senza contesa o longa dimora regolò quest’importantissimo bisogno con applauso universale di tutta l’isola; ma perché nei primi nascimenti d’ogni cosa di questo mondo sensibile et variabile convien per necessità sempre dimostrarsi qualche imperfettione, che ‘l tempo et la diligenza vanno poi regolando, et mutando, in questa professione i dinari non sono stati dispensati con quella fede et con quell’ordine che si doveva, essendo passati per le mani de particolari essatori, che non ne sanno mostrare conto. Onde è poi occorso che sovente le custodie non sono state fatte alle porte, sono state diminuite, et questi non hanno havuto la lor degna mercede, né si vede ragion alcuna del dinaro scosso e speso, oltra che questa negligenza et disordini sono seguiti di quei medesimi danni et inconvenienti che seguirono innanzi a cotale regolatione. Per non lasciare adunque perdere così bel frutto, et con quello etiandio tutto il Regno di Candia, sarà cosa degna dell’infinito sapere di vostra serenità commettere che l’essatione di questa tansa co/24v/sì giusta et santa più passi per camera, poi che evidentemente appare in ogni publico maneggio che qual si voglia danaro, che si dispensa fuor di tal regola, va in sinistro, et viene malamente usato. 
Da questa provisione levar il modo dell’essatione di rubbare et la giusta cagione a quei poveri che fanno le guardie, stanno sopra gli alti et scabrosi diropi di quelle riviere giorno et notte al sereno, alla pioggia et ad ogni sorte d’incommodo et di pericolo di piangere et sclamar la lor giusta mercede; finalmente si faranno cotal diligenza le custodie, che non comparirà mai legno che non sia scuoperto et noto a tutta l’isola in poche hore, in modo che quei poveri potranno fugire l’empito et la rabbia di quei corsari, et salvarsi dalle lor aspri et crudeli catene. 
Sono le porte attorno l’isola con giusta misura dissegnate di luogo in luogo per estro et tramontana fino al numero di 256, et richiedono per sei o sette mesi dell’anno al più huomini 2.048, il salario di quali per la mercede limitata, et con la si contentano a bastanza, importa ogn’anno ducati 3.500, che largamente si cavano dalla contributione dei due soldi per testa, così volentieri pagati, et con giusta ragione porta a coloro ch’erano tenuti (andando ogni tanti giorni alla guardia a maggior gravezza, danno et pericolo). Né mi spiace che l’essatione particolare sia commessa ai papa, facendo il nome loro debitore, come è stato sin hora osservato, nei libri publici; sì perché si haverà più facilmente il denaro, et l’essatione si farà più commodamente dalle quattro camere del Regno. Ma non basta per guardar l’isola scuoprire i legni di mal fare; perché bisogna etiandio diffendere le marine et oppressi allo smontare de corsari con l’armi. Queste si possono adoperare con cavalli et con fanti. 
La guardia delle galere, per convenienti rispetti, sta ben levata via del tutto; sì perché nei tempi che più la giovarebbe, che sono la primavera, l’estate et nel principio dell’autunno, ella è stata ritrovata a basso nel golfo unita con l’armata; laonde nel /25r/ passar giù et su corre veri pericoli, come perché stando in Oriente potrebbe esser tolta un giorno in mozzo delle guardie turchesche, le quali sovente cerca occasione d’haverla nella rete con il favore; ma quel tempo che ‘l clarissimo capitano Michiel, ch’è stato a quella custodia co ‘l suo molto valore et prudenza essercitando l’offitio suo, ha tenute in timor le fuste sì che di rado sono comparse intorno l’isola; ha frenato l’audacia de ponentini, che co‘l farsi veder in quelle parti impediscono i vascelli turcheschi, che non portano i grani per lo vivere di quei popoli, in modo che bene spesso per tal cagione haverebbero potuto restare assediati da un picciol legno; ha sollecitato l’armare delle galere candiotte, l’ha guidate su et giù sempre sicuramente, et ha ridotte le ciurme dei forzati a così buon stato ch’erano al pari delle libere, et di quelle che sono più forbite et più pronte. Et perciò questo singolar gentilhuomo merita la gratia et laude di vostra serenità. Non essendo a proposito per hora tener guardia in mare di galere in Candia, è necessario custodirla con le guardie di Zara. Al presente vi sono pagati 70 cavalli stradiotti in tre compagnie: XX in Scithia, 25 in Candia et altre tanti alla Canea, i quali hanno da guardare et diffendere più di 150 miglia di paese per compagnia; onde essendo impossibile che così pochi possono tanta opera, non è meraviglia se vostra serenità così spesso intende le prede, le rovine et le stragge che fanno i corsari sopra l’isola da ogni parte. 
Questi cavalli sono utilissimi a tal servitio, et fanno molte fattioni d’importanza, come quelli che sono assai desti et leggieri al correre et al combattere contra i corsari, i quali temono di tal gente, che quando ne vedono dui o tre insieme non osano smontare; il che nasce ancora da giusta cagione perché stimano assai più perdere alcuno dei loro huomini, che fusse morto dalli stradiotti, che la preda che potessero fare; o, secondo il costume dei ladri, non hanno per fine il combattere: ma solamente il robbare, et però con facilità /25v/ son tenuti lontani da cotesti cavalli. Ma essendo tanto picciolo il numero loro, che difesa,  in che aiuto in che custodia possono presentare in un Regno, che circonda poco meno di 200 miglia, è bene il vero che il signor Iddio ha dotato quell’isola felicemente d’una fortezza naturale che giova assai a far resistenza ai latrocini dei legni armati, la qual nasce dalle continuate et alte montagne che con la lor pianta arrivano in molti luoghi al mare et fanno il passo previo et inaccessibile; laonde quando in otto sole parti di tutta la sua circonferenza fossero porte convenienti et legittime custodie, che sono alcuni luoghi più facili allo smontare de corsari, si potrebbe in tal modo diffendere le marine che non saria giamai fatto alcun danno di molta stima, et questi otto luoghi mostrano esser prodotti dalla natura con sì totale corrispondente l’uno all’altro con maravigliosa unione et cattena tengono chiusa et salva attorno tutta l’isola, cioè l’alleocastro al capo su lo monte Scithia, Gerapetra, Candia, Reotissa, Retimo, Canea, Chieissimo; nei quali, quando fossero posti 25 cavalli stradiotti per luogo, che ascenderiano in tutto alla summa di 200, bastariano di far ogni gagliarda et importante difesa; et unitamente scorrendosi l’una con l’altra queste compagnie toriano in tutto l’ardire et l’animo a corsari di passare a quelle riviere.
Eccovi, padri sapientissimi, quanto è facile et breve, ma importante e necessaria, la provisione di cotesti cavalli; poiché ai 70 che hora vi sono ne basteria aggionger solo 130, et tutto insieme si potranno pagare regolatamente dalle regolationi per me ricordati nel discorso delle camere, et fare avanzo della spesa, con il qual avanzo potrebbe ella pagare i presidi che alle fortezze si aggiongessero. A questo servitio, né ad alcuno altro che potesse occorrere in quel Regno, la cavalleria de pheudati non sarà mai di utile alcuno, così per la forma della ordinanza come per lo stato et conditio/26r/ni nel quale al presente si trova. Ella è ridotta a disordini tali che più tosto nasce una ridicola et goffa memoria per ridere il carnevale, che per servigio di guerra; percioché non solamente non hanno quei cavallieri disciplina overo ordine militare, né pur che habbia alcuna somiglianza et ombra di militia; ma ancora quanto più possono si vanno disobligando dal peso di tal feudo, et in tutto levando etiandio il nome di questo servitio; pochi sono che tengono i cavalli, et quelli pochi che vi sono gli hanno quasi tutti quasi vitiosi et ad opera inutilissima; anco non può incontrar occasione di tanto momento in che prontamente vogliano servir al publico, et così va mancando con la militia etiandio la volontà. Fanno per ogni regimento una sola mostra generale; la quale è al tutto el peso e l’angaria che eglino possino sopportare; ma questa mostra più tosto è un grandissimo danno, et inotabile indegnità del publico che loro esserciti o reputatione dell’isola; percioché vi mandano d’ogni sorte de cavalli, et sovente gli asini tolti per la maggior parte o a nolo o imprestanza, et gli mandano con i fanciulli con i servi et contadini, che non sanno star a cavallo; le forniscono poi con le più strane et ridicole segge che si possono vedere, dando somiglianza di mascare et di buffoni più tosto che di soldati. Veggonsi molti cavalli et armati alla riverscia, ponendo tapedi invece di sella, fune per briglie, gli elmi nelle ginocchie, gli spironi in testa; chi non ha cavalli porta il fieno in mano, et con questo dice che ha sodisfatto all’obligo suo, che viene co’l cavallo; sovente non ha sella, non ha briglia, non staffe, non ha cigne, non ha groppiera; veggonsi poi correre senza ordine sfrenatamente nei muri et volger sopra l’ordinanze con una confusa et grossa mischia rappresentare al popolo un favoloso et goffissimo bagordo, al quale con gran concorso corse la gente più tosto per vedere che per imparare, et quel che è peggio forastieri, et spetialmente soggetti al signor turco, che /26v/ si trovan passar a cotesta festa in così indegno spettacolo scuoprono le piaghe et i diffetti delle forze del Regno di Candia. Non voglio negar però che non si trovi alcun nobile ricco, il quale, dilettandosi di havere una bella staffa, et per un poco del giostrar, mostra qualche segno in sé stesso di valor militare: ma bisogna etiandio confessare che di questi tali ne siano pochissimi.
A Gerapetra messer Marin Bo[?]a fedelissimo servitor di vostra serenità ha usato diligenza; talquale per quanto intendiamo ha fornito l’opera con molta sodisfattione di quelli popoli, et ridotto il castello con difesa tale che non teme qual si voglia banda di fuste; nel qual ha fabricati alloggiamenti capaci per la compagnia di stradiotti che necessario passa in quel luogo per lor diffesa. A Scithia è avvenuto l’opposito, percioché gran parte di danari sono stati mal spesi, o l’opera non ha seguito il dissegno, et ciò per colpa delli [fanti italiani], il quale o per ignoranza o per temerità o per rimborsarne qualche somma di danari non ha voluto continuare et osservare la forma et l’ordine del signor Giulio Savorgnano; et s’era posto in c[apriccio] di far mere l[u]ne, fianchi et altre piazze, che non si richiedono né al sito di quel luogo, impossibile a ridursi in fortezza reale, né al bisogno di salvare il rettore, et quelli popoli, de corsari: il che havendo noi inteso doppo partiti dall’isola, fummo astreti a scrivere al clarissimo capitanio che subito levasse il maneggio a costui di tal fabrica, facendogli render conto del passato, et desse questo conto al capitanio Gi[rolamo] Andrea Negrisone già luogotenente del sopradetto signor Giulio et hora capitanio et ingegner in Candia, il quale in vero con molta prudenza vostra serenità l’ha fatto restare in quella città sopra le fabriche l’[acioché], essendo per sua natura diligente, fedele et valoroso per la disciplina del signor Giulio, [fatto] così intendera dell’arte sua, de suoi pensieri, che si può chiamar l’idea della sua volontà. Vostra sublimità può esser sicura che con mirabil /27r/ frutto della fortezza di Candia darà essecutione alli ordini, et portarà atto li dissegni dal suo [signore], onde in ciò egli merita favore in più tempo di questa eccelsa repubblica.
Questo luogo di Scithia, quand’egli sia chiuso et separato nel modo che è stato posto nel dissegno, il che si potr[i]a far con prestezza et con facilità essendovi il denaro, quando vi sia la buona amministratione, si potrà difendere gagliardamente da qualsivoglia potente et numerosa banda di corsari; et tanto più che ha non nobilissima monitione d’artegliarie et di polvere, et haverà etiandio legittima et conveniente difesa. Et però sarebbe molto a proposito che vostra serenità commettesse caldamente a quelli clarissimi signori rettori che dessero fine alli ordini nostri in tal materia, accioché una somma di più di 800 ducati che sono stati destinati a tal opera non andasse in sinistro et restassero quelli luoghi aperti, con tanto pericolo delli poveri suoi suditti et danno del publico; solevano esser comandati ogni sera continuamente alle guardie di Scithia 70 huomini del contado nominati i fosca[t]i, i quali perciò sentivano gravezze et peso insopportabili et troppo crudeli, percioché, dovendo sempre essere a questo numero et ritrovandosi in gran parte abbandonato et distrutto, et sumandosi ogni giorno, più venivano a sentire questa angaria più frequente et più travagliosa comp[ar]tita tra pochi, in modo che erano astretti cadauno andarvi doi o tre volte al mese, et ogni volta consumar tre giornate. 
Ma quello che faceva maggior questa oppressione, et accresceva il pianto et le querele di questi meschini, era un’aspra et empia usanza che li ministri publici osservavanno in condennare, e [lacerava] quelli che non erano così pronti ad obedirli, et quello male diventava poi gravissimo et estremo nelle spese, danni et interessi che sopportavano i poveretti delle essecutioni, le quali si facevano con molta rabbia et crudeltà per lo benefitio che ne traggevano i cavallieri con i priori del reggimento. /27v/ Noi, veduto questo gran disordine, del quale poteva nascere la total destruttione et ruina di quella parte dell’isola, com’è avvenuto di Palleo Castro al Capo Salomone, essendo etiandio con molta instanza et lagrime supplicati da quelli meschini, lasciamo una ordinatione che in vece di venir alla guardia ogni sera pagassero ogn’anno un picciol censo per testa co’l qual fossero salariati quaranta huomini greci continuamente in ragion d’un ducato ogn’uno al mese alla custodia del castello del borgo et della marina. Quest’ordine fu con infinito applauso et cordial allegrezza accettato da quelli popoli che non solamente gli solevò da un giogo et da una servitù tanto grave et crudele, quanto intende vostra sublimità, ma etiandio provide a Scithia senza spesa della camera d’una grossa guardia, che con cavalli sarà bastante a far ogni difesa gagliarda contra turchi et levar il bisogno di tener in quel luogo pagati li fanti greci et italiani, che inutilmente vi sono al presente, et tanto più che ha fatto di ordine nostro un capitanio del borgo con la custodia d’un popolo che fece un corpo di 300 fanti ben armati et pronti a difendere in ogni accidente di fuste le case loro, le moglie, li figliuoli et se medesimi ancora. Né quivi concorrono rispetto di cernide, che ho considerato nella città, forsi per non esser questo luogo atto in tempo di guerra ad esser fortificato o a sostener alcun assalto importante: ma solamente per far resistenza alle correrie et incorsioni de corsari o d’altro inimico con tal regolatione et con quelle ancora che l’infinita prudenza di questi sapientissimi padri vi saperà aggiongere, vostra serenità metterà il Regno di Candia in tal sicurtà che potrà reggersi sicuramente nella sua pristina reputatione et grandezza, nella quale co’l favore di Christo apporterà a questa eccellentissima repubblica qual fortezze, qual ricchezze et qual imperio che già la fecero tremenda a tutti i popoli dell’Oriente.
L’isola del Zante, che hora è fatto il più bello et /28r/ il più frequente passo che sia nelli mari mediterranei, et possi con ditta ragione chiamar la scala di tutto il mondo, non essendo atta a ritener maggior sicurtà di quella che il sito suo li concede né dovendosi per hora pensare a più ferma prova, ha il castello posto nella cima d’un monte di terreno, il quale ad ogni potente assalto per qualche tempo farà resistenza, quando in tal bisogno gli fossero fatte con legittima ragione le sue trinciere. Le quali, per l’abbondanza et bontà del terreno, che sarebbono inespugnabili; et perciò non fa bisogno in questo luogo pensare altra sorte di fortificatione, havendo questa commodità di diffendersi quando le sopravenisse il peso della guerra, et tanto più che li continui et grandi terremoti che vi regnano sarà inutile ogni spesa di muraglia o d’altra fabrica, che per fortificarlo volesse fare vostra sublimità. 
Alla custodia dell’isola sono state descritte l’ordinanze per il contado et quelle, così bene et con tal diligenza disciplinate, che fanno un corpo di 400 fanti, bellissima gente, et pronta a comporre ogni importante impresa; onde, essendo distribuite nelle marine con li arcobugi, apportano tal difesa et sicurtà a quelle riviere contra li corsari, che non hebbero giamai ardire di smontare a far danno, oltre che, nelli sospetti dell’armata, vengono ad ogni richiesta di rettori alla difesa del castello et vi fanno un gagliardo praesidio, con frutto et reputatione delle cose di vostra sublimità. Sono ancora per difesa dell’isola 110 cavalli stradiotti, li quali servono solamente con la essentione alla decima delle loro entrate, essendo habitante di quel luogo, et queste essentioni con li salari delli capi, et d’alcuni provisionati, importa di spesa alla camera mille ducati all’anno, ma nello stato et forma nello quale sono al presente apportano pochissimo frutto et giovamento all’isola; percioché, oltre che la maggior parte è di tal sito et qualità che non possono i corsari smontare in altro luogo che dalla parte del borgo delle saline et del Chieri, dove sono le più grosse /28v/ et popolate ville di quel territorio, et per conseguente difese con forte animo de soldati descritti nell’ordinanze et dalli altri huomini habitanti, in modo che mai o di rado hanno potuto farvi alcuno danno le fuste. 
Riceverebbe ancora vostra sublimità maggior servitio et benefitio, se fossero ridotti a solo 50 cavalli buoni et essercitati, il che farebbe ella senza difficoltà commutando l’essentioni in un salario fermo di 15 o 16 ducati per uno, i quali a coloro bastariano che hanno habitanza et beni sopra l’isola et sono astretti havere etiandio a loro bisogni un cavallo; et con questo trattenimento molto meglio che con la decima s’allevariano in cotal militia atti et pronti a servirla altrove con maggior soldo et tanto più che per l’isola quasi tutti li contadini sono delli più nobili descendenti et della miglior stirpe et famiglie di Macedonia: ma per la povertà et per le miserie di quelle provincie ne sono hora ridotti al Zante un grosso drapello a lavorar la terra, in modo che vostra sublimità ne potrebbe cavare un buon numero alli suoi servigi, essendo questi habitanti del Zante la più florida et bella gente di quella natione; et benché non habbiano arte o disciplina et per la povertà non hanno cavalli, essendo il valor della essentione poco più di 4 o 5 ducati l’anno, et questi ancora dalli avari datiari diminuiti et poste sovente in difficoltà, et quelli che hanno cavalli convenendo darsi a vettura sotto la basta per guadagnarsi il vivere; nondimeno regna ancor nell’animo loro quel vigore et quel spirito che apportano loro generosi avoli tanta gloria, onde è cosa degna della grandezza di questa eccelsa repubblica favorire et conservare queste illustrissime progenie et tenirla ben custodita et pronta alli bisogni della guerra, dove suol apportar ogni commodo et glorioso servigio.
Sono in castello per continua sua guardia quattro compagnie greche et un contestabile con quattro caporali, li quali a vicenda una settimana per uno stanno pronti /29r/ a bisogni privati del reggimento et sonar l’hore; onde, essendo costoro posti in vita et poco essercitati, fanno mercantia delli luoghi vendendoli furtivamente loro sustituti et affittandoli, con poco frutto et molto danno del publico; et quantunque ne habbino castigati alcuni, non però restano mai di continuare semai l’abuso invecchiato.
La Cefalonia ha il castello in una cima di un monte alto che è posto in campagna et lontano in giusta distanza dall’altri monti, il qual, così per questo sito come per esser fondato in sasso vivo dove non può far effetto alcuna mina, sarebbe inespugnabile, anzi, inaccessibile quando egli havesse da una parte della cima del monte il borgo che non è forte, et che può commodamente ricevere il nemico et travagliar la fronte di esso castello, et tanto più ch’essendo fabricato all’antica, senza fianchi, senza piazze et senza terreno. In questa isola ha vostra sublimità una grossa banda de stradiotti così pagati come decimali, cioè che servono, come al Zante, per la essentione della decima, la quale è loro limitada sino a certo segno che non viene a valer 12 o 15 ducati l’anno. Noi vedemo la mostra generale insieme di tutti loro et ne trovammo molti a piedi, molti altri sustituiti, infiniti che non sapevano stare a cavallo, portar la lancia o maneggiarsi.
Il luogo della Scithia rende ogn’anno per li terreni, che si vanno affittando, 1250 stara di formento al fontico, li quali sono destinati alli biscotti delle galere: ma in questa somma sono compresi ancora quelli che danno li napolitani a certo picciol prezzo limitato nella loro concessione, la qual è necessaria avertire che non sia giamai alterata; sì come sovente egli sogliono tentar, poiché da principio tal fu il patto che fecero con vostra serenità et ragionevolmente possono contentarsene.
/29v/ Questa campagna è riposta sopra un altissimo monte nel mezo del paese di Candia verso oriente, 30 miglia lontano dalla città, et dalla natura così ben dotata d’ogni buona qualità et conditione che questa eccelsa repubblica deve farne molto conto et molta stima; circonda appresso 18 et stando ivi in forma d’una conca marina et [chiusa] da ogni banda da altissime montagne, che nella cima di quel monte nascendo volse Iddio inalzar per difesa et fortezza di così bella pianura; percioché quantunque vi si nasconda et vi entra per strette strade, così strette et difficili et alpestri che dui soli huomini possono diffendere il passo contro ogni gran copia di gente, produce questo bel luogo dentro la predetta sua muraglia naturale tutte le cose che possono servire al bisogno del vivere humano, i suoi grani che sono li migliori dell’isola, et ne fa copia grande d’ogni sorte, et ne farebbe anco molto maggiore quando la campagna fosse ben tutta coltivata. Si trovano in questo luogo appresso mille anime, le quali tutte hanno questa medesima prosperità.
È luogo degno di gran consideratione, et d’esser tanto ben custodito, perché sì come apporta agli habitanti questa commodità, così potria dare alla repubblica gran travaglio quando egli fosse lasciato nell’arbitrio dell’insolenti nel modo che altre volte è succeduto; percioché alcuni dei ribelli di Candia nei tempi delle sue revolutioni se retirorno a questo forte, et trovandosi nella sicurtà et diffesa delle montagne et delle strade sue difficili et intricate, havendo abondanza de tutte le cose necessarie al vivere del luogo medesimo, senza haver bisogna di procacciarle altrove, vi stettero settanta anni continui né con forza humana poterno giamai esser espugnati, se volontariamente non si fossero resi. Et perciò sempre vostra sublimità ha procurato di tener questo luogo nelle sue mani; ella vi ha prohibito del fabricar /30r/ del muro, il piantar vigne et la ragunanza delli habitatori. Non ha mai voluto cedere parte alcuna di quella campagna a particolari; onde nella ultima donatione fatta a napolitani, per ricompensa delli loro beni perduti et di loro meriti, per la somma di 7mila misure di terreno fu aggiunto co’l vivo lume della prudenza di vostra sublimità che non potessero passar questi beni a figliuole femine né mai esser venduti ma dapoi estinta la lor progenie rimanessero al publico.
Potria render questa campagna molto maggior copia di grano che non rende al presente, quando le acque che scendono dalle montagne in ella quasi una conca di quel cielo fossero regolate; percioché, ad hora fermandosi per quei terreni, ne fanno riuscir una gran quantità di paludi: ma la natura, che, quasi gelosa di così bel luogo, non gli ha voluto mancar d’alcuno aiuto, ha fatto nel fondo di un certo stagno posto alla parte di Maestro un pertuso, per lo quale descende l’acqua alla pianta del monte, penetrando nelle caverne di quello per spatio di cinque miglia fino alla pianura di Pediada, presso a un casale chiamato [__]. Questo non può per tutto così presto et facilmente portar tutte l’acque della campagna a basso, onde molto convengono restar et far il palude: ma quando l’arte et la diligenza l’aiutasse, come senza gran fatica et spesa si potrebbe fare, scolando tutte le acque, faria buoni quei terreni in modo che renderiano una gran quantità di grano.
Per tutte queste ragioni adunque vostra sublimità ha da tener così caro il monte delli scithi, come fa qual si voglia città di quel Regno, possendosi lui chiamar maggior fortezza et sicurtà poiché è così mirabilmente munito et diffeso dalla natura che non sia per esser giamai né Candia né la Canea; percioché vostra sublimità con tal luogo in ogni tempo, con così saldo fondamento et ferma radice in quell’isola che non potrà gia/30v/mai esser mossa o sciolta da qual si voglia potente mano, etiando in caso (da che ne guardi Sua Divina Maestà) che l’isola fosse d’al[trui]; et perciò sono entrato più volte in pensiero che sarebbe cosa alla repubblica molto utile et fruttuosa mandar in questo luogo un proveditor con buono salario che tenesse in compagnia de 20 fanti nella pace, et nella guerra di 200.
Nella città di Retimo sono al presente 7mila anime in circa, et il suo paese ne ha 46mila, alle quali per esser ampio et fertile porge abastanza il vivere, et ha poco bisogno del grano altrui, il che appare evidentemente in tempo di penuria, ne quali questi popoli con ogni picciolo aiuto si sostentano. È il vero che nel suo porto, come quello che non è sicuro, capitano di rado vascelli, i quali habbiano a consumargli la vittovaglia.
La città della Canea nel suo picciolo circuito è populatissima et passa dentro le mura 8mila anime et il suo contorno ne ha 42mila in circa, il quale, essendo in gran parte occupato da utilissimi monti, dove non può giovar niente arte o diligenza d’agricoltura, et specialmente nella parte del Sfacchia et del Castel Seleno apporta maggior difficoltà et travaglio alle provigioni della vettovaglia: il vero è che vi sono alcune campagne non seminate per negligenza o per paura lasciate, molte le quali produriano tanta quantità de biade che fariano di avantagio al bisogno di questi popoli; come sono l’Armonio, l’Omalor et quella del Chisumo, dove quando saria usato diligenza et studio saria facile cavare gran frutto et beneficio. Regna quivi la perfusa abondanza di tante vigne et, di più, una gran quantità di limoni; dai quali dicono alcuni che si cavano ogn’anno mille botte di liquore per uso de turchi, non bevono vino onde si può dire che gli arbori infiniti che in tal licuore [sic] occupano tanto terreno che produrebbe diecimila stara di grano a commodo et sollevatione di quei povaretti, che sovente per la rabbia della fame /31r/ vanno in Turchia all’altro mondo. Onde posso con verità concludere che ‘l desiderio sfrenato dei pochi et più potenti di guadagnare con questa ingorda tirannide, occupando le più frutifere pianure dell’isola, è cagione de questi mali.
Il clarissimo messer Sebastian Griti, il quale per dir la verità fatto molte volte opere in questa città et fra l’altre degne di gran laude è stata lastricare di quella tutte le strade, di modo che è divenuta più bella et più commoda et più sana che non era prima, havendo levato con quest’opera tutte quelle grandi imonditie, dalle quali gran parti della mala qualità dell’aria proveniva, et ciò ha fatto senza spesa di vostra sublimità. Ha serrato il porto con mirabile effetto essendo hora assai molto ben sicuro per una gran quantità di galere, et sarà capace etiandio di molto ragione quando il sia cacciato con dritta ragione.
Messer Filippo Zarabotto, accorto et fidel servitore di vostra sublimità, ha fatto l’officio suo con molto frutto del publico et con gran legalità, et è molto atto al maneggio, che prudentemente gli fu dato da lei; percioché havea inviato di modo quella scala che s’egli più a lungo fosse continuato nell’opera poteva dar compito fine al desiderio di vostra serenità per li bisogni suoi. 
Il clarissimo proveditor Canale per non mancar dell’opera sua sì come non ha mai mancato a servigi di vostra sublimità, postosi nel mare nei più horrendi tempi del verno, più volte andò in traccia d’alcune navi, et finalmente le trovò et le condusse salve a Corfù, fra le quali ve n’era una che contra le leggi di questa eccelsa repubblica haveva fatto il suo carico alla Vallona; la qual opera sollevò da ogni dubio et timore quell’isola, et assicurò la fortezza, l’armata, i popoli da ogni grande et importante bisogno per molto tempo, et liberò vostra serenità quest’anno che ‘l Turco si è posto in mare così potente da gran travaglio; aggionse ancora un estremo beneficio alla vettovaglia del popolo di Corfù, che, intendendo quei scelerati turchi circonvicini esser le/31v/vata la città da un tanto bisogno, non potendo vendere altrove il lor grano che daprima per tenerla assediata non volsero mai concedere, mandorono a Corfù gran quantità de grani, che se vendevano in piazza publicamente, et vi stavano sovente dall’orto all’occaso del sole indarno, senza trovar dinari, con infinite consolationi et giubilo di quel popolo. 
Apporta finalmente questo soccorso commodità al reggimento di esseguir l’ultimi ordini di vostra serenità che siano tenuti diecimila cecchini sempre investiti in formenti senza adoperarli in altro affare che per mutatione della fortezza, la qual opera molto gioverà a frenar la rabbia de ministri turcheschi, che nella carestia serarno le tratte all’isola de grani et nell’abondanza tengono aperte et libere; percioché, quando sappiamo che di continuo in Corfù sarà una tal monitione, conosceranno che l’haverà poco bisogno del loro aiuto et di tempo in tempo saranno astretti mandar li loro formenti senza esserne pregati né presentati alla piazza di quello; anzi, subito che si sparge la fama di questo grande aiuto, i signori della Vallona mandaranno a offerire al reggimento diecimila stara di formento per uso suo, il che non haverebbe fatto in tempo che ne havessero havuto bisogno. Noi habbiamo veduto in mare, stando a Corfù, tre volte girar quell’isole nel più tempestoso tempo del passato verno per scacciar le fuste da quei contorni, con gran vigilanza et fattica l’habbiamo veduto passando da Corfù a Liesena, dove noi condusse con infinita benignità et cortesia di ritorno alla patria, con quanto studio, et con quanta prudenza governa la sua armata et essercita la sua autorità, percioché in 20 giorni continui non pensiamo ch’ei dormisse due hore la notte, stando sempre vigilante et pronto al suo officio, in modo che vede et intende ogni cosa; et poche fiate adopera il servitio de suoi offitiali.
Io come ministro di vostra sublimità debitor di quest’offitio non mancarò liberamente di far palese lo stato misero nel qual habbiamo ritrovati tutti /32r/ i popoli dell’Oriente; per le grandi ingiustitie et violenze grandi che sono essercitate contro di loro, et in questo mio ragionamento farò più tosto elettione di sentir l’odio privato di quello a cui toccarà il biasimo o la pena delle molte operationi che, mancando, ella v[e]rrà moralmente perder quel talento che al Signor Iddio et alla vostra serenità parve commettere alla mia fede tutto il Regno di Candia, Retimo et Cania, et tutto insieme è formato dalla collonia che da questa città fu mandata ad habitarvi; et perciò non solo sono governati quei popoli con le leggi, con le usanze et con li statuti di Venetia; ma ancora osservato il medesimo ordine et forma nei magistrati, et spetialmente in Candia, dove oltra il reggimento del signor duca, et capitanio, dei consilieri, et camerlenghi, vi sono per la giustitia criminale gli avogadori di comun, li signori di notte, li cinque alla pace, per governo publico un patrone all’arsenale, i signori della sanità, i giustitieri per la giustitia civile, i giudici di proprio, il saminator, prosoppio et petitione, et altri simili; vi sono gastaldi del signor duca per l’essecutioni; finalmente vi è il gran cancelliero, nodari della cancellaria per le cose appartenenti alle leggi, i maneggi publici, et un gran numero di comandadori. 
Che debbo io dire, padri illustrissimi, di quelle calamità et miserie che sopportano i popoli dell’Oriente sottoposti alla repubblica dalle vilanie, violenze et tirannie de particolari, oltre le sopradette dei ministri publici.
Io conosco veramente dover entrar in una materia per me odiosa, et per vostra sublimità dispiacevole, ma con la brevità procurarò senza rispetto alcuno sodisfar al debitto mio et mittigar il fastidio delle vostre menti. Habbiamo visitato una gran parte del territorio di Candia et tutto quello di Scithia et Gerapetra, et veduto con gli occhi nostri propri i poveri cittadini, i quali non solamente sono privi della facultà, della patria et sovente ancora della vita dai loro tiranni, ma /32v/ non conoscendo ancora d’esser posti da Dio sotto l’ombra d’un prencipe il più giusto, il più benigno che sii in terra, si dogliono d’esser così sfortunati et colmi di maledittioni che soli privi si veggono della speranza del lume et della visione di questa giustitia et benignità. Non è cosa esprimere con parole le cose che gli occhi nostri videro visitando quei luoghi lontani dalla presenza dei reggimenti, et da quante cagioni forono mosse le vostre interne viscere a dolersi, et compassionare la miseria loro; percioché eravamo astretti lacrimare di continuo, vedendo quei poveri oppressi all’apparir delle nostre persone nei loro casali gettarsi prostrati in terra, sempre piangendo, et chiedere pietà et aiuto, dimostrando in ogni atto et parola la misera loro conditione, la quale alcuni solevano comparare alla lunga et infelice servitù delli hebrei nell’Egitto, facendola vedere assai minore dello stato loro presente.
È introdotto contra questi miseri un reo costume, che grandemente offendono la pia mente di vostra serenità; perché ogn’uno che habbia forza et potere essercita la sua privata autorità in qual si voglia sua privata pretensione, spogliando senza cognitione di ragione et senza la scorta dell’autorità publica in mano potenti; et benché in tali spogli noi habbiamo essercitato la mano avogaresca nelle restitutioni, ne prestino tal violenza, nientedimeno questo rimedio non basta per estirpare così mala radice di rapina et violenza. Molti di quei nobili et feudatari di vostra serenità che hanno il dominio utile solamente nei loro casali senza autorità nessuna publica et sono chiamati cavallieri per obligo di servire a cavallo nei bisogni del prencipe, sono fatti hora o per toleranza dei regimenti o per lor propria arroganza et malitia assoluti tiranni de contadini, anzi, della libertà et della maestà di questo illustrissimo dominio; percioché essercitano ordinariamente l’autorità publica in quei contorni, giudicando in civile et in criminale; cercan/33r/do, et castigando gli huomini, facendo ordini et proclami secondo gli appetiti loro; dando comercio a turchi; concedendo la tratta delle robbe necessarie al vivere dell'isola per luoghi esterni et infedeli, ponendo ogni sorte d’impedimenti a ministri publici, et levando in tutto l’obedienza di quei popoli dai magistrati per conservarli sotto l’ombra de suoi imoderati affetti barbari.
Nell’isola della Cefalonia, per haver il castello molto picciolo et i cittadini di quello in poco numero, i popoli grandemente si dogliono di molte angarie et oppressioni che per tal cagione sopportano; percioché, dovendosi compartire a questi pochi tutti gli officiali della cittadinanza, per necessità convengono esser tutti giudici favoriti notari scrivere in cancellaria, attendere in camera, levar i datii, et per conseguente, in ogni controversia che hanno con i poveretti, si ritruovano con molto avvantaggio. Né fia giamai possibile che ’l proveditor possa o separar questo interesse, essendo tutti insieme uniti, che sogliono tener per opinione la giustitia et gl’impotenti; percioché il maneggio dei processi et dell’essaminationi de testimoni, così in civile come in criminale, passa per le lor mani. Non possiamo se non con ogni sorte di parole laudare et essaltare l’operationi degne et honorate del clarissimo proveditor Vetturi, il quale a nostro tempo regeva a nome di vostra serenità quell’isola; perché lasciando egli da canto tutti quei bassi et civili appetiti d’utilità che guastano in alcun altro la purità et bellezza della giustitia, attende con ogni vigilanza et benefitio delle cose di vostra sublimità et alla quiete et consolatione di quei popoli.
Il clarissimo Sagredo, che fece morire alcuni sceleratissimi altre volte condennati in danari, i popoli dell’isole dell’Oriente gli fanno sbandire, percioché in questo modo ella perde i suditti et eglino passano in Turchia, perdono l’anima et diventano nemici della repubblica; nondimeno in questo luogo sono state fatte senza misura, et noi astretti /33v/ a tagliarne molti, et molti de precessori al clarissimo Vitturi, destinando una pena ordinaria a tali delitti; l’assolutione dei bandi ancora sono con pessimo essempio cagione di molti mali li quali dal sudetto clarissimo Vitturi furono sempre abhorite et acusate con gran laude della sua constanza. 
Della giustitia di Corfù non mi occorre dir molte parole essendo posta in buonissimo stato per la qualità del governo che vi manda vostra serenità et per esser più vicina a questa città degli altri luoghi di Levante, in modo che gli aggravati sovente in quattro giorni vengono a guastare il frutto et il suffraggio delle leggi della repubblica. È stato giustissimo gentilhuomo il clarissimo messer Agostin Sanudo et ha riportato molta laude della sua buontà.
L’officio del sindicato, prencipe serenissimo, padri eccellentissimi, è carico di somma importanza, come quello che versa continuamente intorno materie grandi et varie senza misura; è difficile negotio per li rispetti et calamità de nostri tempi. Ma sopra gli altri il sindicato di Levante è immenso et gravissimo, in modo che oso dire liberamente che non è carico alcuno in questa repubblica più travagliato di quello, non solamente per le fatiche, per li pericoli, per le difficoltà dei viaggi et di passar a così lontane provincie con ogni sorte d’incommodità per le miserie et afflitioni nelle quali sono i popoli d’Oriente, et per l’arroganza et audacia di coloro che dicono esser puniti dal sindicato, è necessario grandemente et utile alle cose di vostra serenità questo offiti, percioché la frequentata visitatione dei sindici, per il ridurre sovente le ragioni delle camere, delle vittovaglie, dei sali, delle monitioni et i conti delle fortezze leva la strada et impedisce il corso alli appettiti disordinati de suoi ministri, et in tal modo tronca le male radici, che co’l tempo et co’l silentio prenderiano saldo et immobile fondamento. Apporta ancora una infinita consolatione et solevatione ai poveri et impotenti.
/34r/ Noi con il favor del grande Iddio havendo adoperato sempre il mezzo della dolcezza et destrezza, doppò mitigato l’accerbezza dell’opinione et estinto il primo favore, habbiamo superato tutte queste difficoltà et sostenute le ragioni dell’officio nostro: ma con molto nostro travaglio et con grandissima spesa de particolari; onde sarà rimedio opportuno et necessario aggiungere ai sindici autorità, che nelle cose chiare et accidenti, concesso loro dalle leggi, potessero senza li consigli, in quei luoghi tanto lontani et distanti da questa città, [p]orre una certa pena ai disobedienti, et con quella reintegrar le spese et danni de poveri particolari, ai quali cotale disobedienza hora nasce effetti irretrattabili et irrevocabili alla total ruina delle lor famiglie; oltre di ciò pare a me che sia grande il disordine della formatione dei processi criminali nel modo che al presente s’osserva con preiudicio notabile insieme, insieme della giustitia et dei rei; percioché, quando i sindici hanno un caso grave et di momento, fanno le loro intromissioni con le quali poi portando il processo formato solamente a offesa, pongono in Quarantia parte di retentione dell’intromessi et poi, gettato il colleggio, con quel danno loro le diffese et chiedono il processo, onde aviene che quel povero reo lontano dal luogo ove è imputato haver commesso il delitto è costretto con molta spesa et con molto tempo a formar le sue diffese in Levante, et fia tanto nelle prigioni consumar la sua sustanza et la sua vita, che non è conveniente a nessuna ragione; perché sì come puote avvenire che i sindici habbino mala opinione et sia l’huomo intromesso conosciuto innocente, così è contra ogni pietà et humanità punir alcuno con la durezza et longhezza del procedere molto prima ch’egli sia conosciuto reo: la giustitia all’incontro sente infiniti malefici; et trovai i molti impedimenti al castigo degl’huomini scelerati. Percioché con la lontananza dei luoghi, con la lon/34v/ghezza del tempo, s’adoprano infinite falsità et insidie per liberar i colpevoli dalla pena, quali convengono poi necessariamente esser assolti, la qual assolutione produce maggior male che non sarebbe venuto dalla toleranza dei sindici; anzi, questi ribaldi fuggiti dalle mani de giudici liberi a guisa de’ serpi crudeli con pestifero veleno ritornano in Levante a destruggere et divorare quei miseri popoli, che gli hanno o querelati o in altro modo offesi.
Se adunque vostra sublimità aggiungesse autorità ai sindici che potessero ammetter le diffese ai rei et serrar il processo conforme all’intentione de tutte le leggi humane et divine, et d’ogni ragione et honestà, senza però poter venire ad alcuna espedittione de loro intromessi fuori delli eccellentissimi consigli levarebbe in questa parte della giustitia ogni pericolo; et a gl’innocenti darebbe con paterna carità et infinita sollevatione. Percioché essendo li sindici presenti alle difese et informati delli accidenti particolari dei processi, prevederiano che non fossero adoperati inganni o falsità per liberatione dei colpevoli et rei con poca spesa, et con molto commodo, abbreviando il tempo delle carcere, potriano haver sul fatto pronto et libera difesa loro. Questo utilissimo ordine non ha alcun dubbio in se stesso se non quello di privar il colleggio criminale delle sue facende: ma non essendo esso colleggio offitio fermo ma composto di quelli che sono destinati a cadauno caso, et essendo eglino occupatissimi, non veggo qual ingiuria si potesse fare alle sue ragioni, poiché si potrebbe riservarli la medema autorità che ha al presente di regolare quei disordini, che fossero fatti dai sindici nei processi; né si può dire che sia cosa assurda dar questo maneggio di sindici, dar queste difese ai rei, poiché a loro è commesso il maggior che è l’accusatione, et a molti reggimenti di picciol grado è commessa l’assoluta potestà criminale della giustitia.
Finalmente è cosa degna di presta provigione il disordine che nasce nelle cause fiscali; però che essendo sententia/35r/ti ministri publici o altre persone alla reintegratione del danaro publico usurpato o mal governato da loro s’aggravano costoro quasi tutti all’eccellentissime Quarantie, dove, procedendosi sempre con una giustitia posata salda et ferma, et havendo solo due parti, che loro giuditio, che sono o laudi o tagliate, quando veggono alcun disordine, il quale è necessario che occorra sovente, o per le grandi occupationi dei sindici o per la naturale inclinatione che ha lo stato dell’huomo a fallire etiandio noi più savi; onde colui disse: “Quando bonus dormitat Homerus”; sono astretti a tagliare quella sentenza che sovente nel suo merito giusta et ordinaria opinione che le ragioni delle parti ritornino a pristino stato et possono esser da nuovo con più regolata forma determinate come occorre in tutte le cose private.
Ma per dir il vero queste cose non sono mai più rivedute, non tornando nelle mani di quei giudici che n’erano formati et infiammati, et passano in pessimo essempio, facendosi quasi solennissimi privileggi di conservar et augumentar disordini delle camere con notabil malefitio di vostra sublimità. La quale, delli conti che della forma giuditiaria seguono, porta troppo grave et insopportabil pena; perché da questo giudice di taglio delli eccellentissimi consegli per la suprema loro autorità cavano gl’huomini scelerati favore et ragione di usurpare et mal governare le cose et il denaro del fisco, in modo che sovente è molto minor male che i sindici chiudano gl’occhi ai latrocini che, contra quelli procedendo, dar loro occasione co‘l favor di questi giudici, et moltiplicar l’errore, et in quello continuar; et tanto più che quelli che sono astretti più aspettano di appellarsi molto tempo doppo fatte le sentenze, et all’hora che i sindici sono assenti o in altri negoti occupati, dove facilmente ottengono, et senza contrasto, il loro pravo desiderio; da che habbiamo veduto esser seguiti molti danni nelle sue /35v/ camere, non solamente per le cause dove haveva vostra sublimità ragione sumaria ma etiandio per le difficoltà che vanno crescendo di giorno in giorno con tali giuditii nelle cose chiare et ordinarie. Però sarà molto a proposito a provedere che le controversie del sindicato fiscale fossero spedite in un certo tempo et terminate, doppo il quale ch[i] non s’havesse appellato non potesse rinovar l’appellatione per non condennare perpetuamente noi sindici al travaglio infinito delle liti, alle quali repugna ogni animo ingenuo et ben composto, et di più dar autorità o alla quantità o ad altri sindici di regolare i disordini dei sindici, et da quelli separar l’ingiurie di vostra sublimità accioché non patiscano per difesa de suoi ministri, con le quali provigioni il sindicato accrescerà il frutto et il beneficio delle sue fatiche. 
Io non voglio né debbo a quest’hora tardar con molte parole rappresentare a vostra sublimità i gravissimi travagli et pericoli per noi sofferti in questo nostro faticoso pellegrinaggio per non commemorar superfluamente quelle cose delle quali per l’obligo natural della nostra servitù a questa eccellentissima repubblica eravamo debitori prima che ne concedesse il Grand’Iddio l’uso di questa luce. Dirò solamente che, sì come havendo noi passati molti pericoli et difficoltà con infelice fortuna fra molti affanni, spese et travagli, n’è apparita quattro o cinque fiate la morte dinanzi a gl’occhi; così habbiamo con animo fermo et lieta fronte uniti insieme sopportare tutte queste incommodità volentieri in servitio del nostro vero et legittimo prencipe, dal quale non possiamo ottenner maggior utile et maggior gloria che la gratia et favor di vostre illustrissime signorie. 
Non posso negar che l’amore et dolce conversatione, nella quale ho speso in così travaglioso viaggio co’l magnifico messer Francesco Emo mio collega, sarà giovato assai alla costanza et consolatione del mio animo; percioché havendo noi una grossa famiglia con due capi et un magistrato /36r/ importante con egual autorità, tal è stata l’unione delli animi nostri et delle nostra volontà, che non solo tutte le opere nostre passarono uneformi et  sempre quieti, ma ancora tempeste horribili; et molti altri infiniti travagli ne parevano leggieri et dolci, temperati dalla nostra pace, fondata sopra una vera amicitia, che ha tolti i suoi felici prencipii dai primi nostri anni dai quali si fermò in noi così alta radice d’amore che non ha potuto giamai essere svelta o mossa da potenti et vari accidenti del sindicato.
Della nostra corte non posso se non certificare che habbia corsa la medesima fortuna con noi messer Lauro Giordano secretario reintegrar in questo sindicato le spese et fatiche per lui sentite in diversi tempi a servigi di vostra sublimità, con il clarissimo bailo Trivigiano a Constantinopoli, con il clarissimo capitanio del golfo Guoro in armata, con il clarissimo ambasciatore Cavalli a Savoia ho veduto molto contrario effetto alle promesse delli amici suoi. Le conditioni del quale non ha bisogno ch’io rappresenti con molte parole a vostre eccellentissime signorie per farlo degno della gratia loro, essendo stato altre volte, in questo luogo medesimo, laudato a bastanza da sudetti huomini illustri. Messer Luca Vidaci nostro ragionato giovane intelligente dell’arte sua, et consumato per molti anni nell’offitio del ragionato ducale, non ha mancato con il suo coadiutore di far il suo debito con ogni legalità et merita molta laude appresso di questa illustrissima repubblica.
Sarebbe cosa molto soverchia s’io volesse terminar il mio ragionamento con offerire a serviggi suoi perpetuamente l’opera della vita nostra, et tutto quello che in noi vorà il Signor Iddio mandare dal fonte abondantissimo della sua gratia a beneficio di questa eccellentissima repubblica, essendo noi per natura nasciuti, et per costume sempre nutriti, obligatissimi et devotissimi servi di vostra sublimità; /36v/ solamente dirò che quando con un sol animo tanto nella prospera quanto nell’aversa nostra fortuna spenderemo et offeriremo prontamente, o in vita privata o in altra occasione, quel talento qual egli sia, et quell’aqua di gratia che Sua Divina Maestà vorà donare o di non produrre a piò et giovamento di vostra sublimità, ci rendiamo certi et sicuri ch’ella né sia, et abbondantissima di ogni perfettione resterà sempre con la sua solita carità et liberalità, di qualunque nostra fatica o picciola o oscura sia per riuscir paga et contenta.