23 luglio 1604 Zaccaria Gabriel
Relazione
Relazione di Zaccaria Cabriel Bailo a Corfù
1604 luglio 23
Serenissimo Principe, illustrissimi et eccellentissimi Signori
Intrai bailo nella città di Corfù a di 7 luglio 1602 et hora, in questo mio ritorno alla patria, tra le altre cose di mio contento, sento consolatione di rivedere la Serenità Vostra (laudato il Signor Dio) et le Vostre Signorie eccellentissime con bona salute, che Sua Divina Maestà gli la conservi per molti anni.
Passo a farle relatione, come son tenutto, del statto et delle conditioni di quella città et delli particulari accioni mie, della mia administratione et altre circonstantie che sono debite da eserli notificate, et le dirò prima, che.
Alla consegnatione di quel regimento, fattami dal eccellentissimo Zulian, conforme al obligo delle comissioni ricevute, mi aplicai a tutti quelli officii, che conobbi esser debiti di quel carico, et posi prima l’affetto alli termini della giustitia, la quale non ho mancato di administrare indeferentemente a cadauno, tanto a solevatione di poveri oppresi, si quanto(?) altri che ne havevano bisogno, et ho fatto le mie giudicature insieme con li signori consiglieri, imparte con il clarissimi signori Marco Magno et Pietro Grimani et ultimamente con li clarissimi signori Zuane Tron et Gasparo Memo, riusciti soggietti di ogni buon termine honoratto et degni rappresentanti della Serenità Vostra et atti a qual si voglia carico, al quale ella si compiacesse di impiegarli.
Et poi in parte è intervenuto meco il clarissimo signor Nicolò Bon, già proveditor della fortezza, nelle cose alle nostre comissioni attineneti, et così con sua Signoria clarissima, come anco con li dotti signori consiglieri nostri, non ho mancatto, per le forze mie, sempre di ben intendermi, perché così conobbi esser officio mio, di buono essempio publico et anco mente et volontà della Serenità Vostra.
Sono statti assistenti alli nostri giudici ordinarii li tre giudici annali, dal conseglio di quella città eletti, perché (come è noto alla Serenità Vostra) per loro privilegi hanno tal preheminentia di discorere con il regimento, con il voto consultivo solamente.
Li quatro sindici della città, qualli hanno il carico di veder li inconvenienti delle cose del viver, mi hanno racordatto fidelmente tutte le cose utili et il bene universale, et è officio buono et bisognoso.
Vi sono tre proveditori al fontico, quali intervengono con il bailo et sindici a tutte le cose che si tratano, ma però anco essi con il voto consultivo solamente.
Il qual fontico mi fu lasciatto dal clarissimo Zuliano convenientemente fornito, non di meno per lo alimento di quelle numerose anime, che è importante, mi fu bisogno di haver cura che si facessero altre investiture et continue provisioni, particolarmente per il mancamento delle farine[forse semine?] di formenti da terra ferma di quel anno, per le cause già scritte alla Serenità Vostra et perché quella mal culta isola non rende il vito più che per il terzo del’anno et per esso alimento si consumano stara 1.500 al mese in circa; et feci prima quella investita di stara 2.300, come particularmente avisai, con tanto denaro che del proprio prontamente esborsorno molti di quelli cittadini et con parte del mio, perché così portava la angustia all’hora del fontico, che era ristretto di(?) piciolo capitale, et ad ogni uno poi è statto fatto il rimborso del suo denaro.
Ritrovai li debitori di quel fontico esser molti et vechi et per il più inesigibili, tuttavia impiegai il mio spirito alla esatione, et principiai a solevarlo et in altre maniere augumentarlo.
Usai diligenza contra debitori et ho fatto esationi per tre mile ducati, quasi imposibilmente, et li ho fatto metter al suo capitale.
L’ho solevatto di un grave interese, qual era, che sotto pretesto che il fontico non fosse capace di salvar tutti li formenti, si pigliavano ad affitto alcune case di citadini, che erano parenti delli sindeci et fonticari, et si pagavan anco più di quello si doveva, cioè ducatti 400 allazzo(?) et per levar via questi mali impiegati affiti (come ho fatto) con la spesa sola di ducatti 150, senza interesse di Vostra Serenità, ho fatto accomodare il pe(?) piano del fontico, che si teniva perso et inutile, et ivi a suficientia si salvano buonaparte di formenti et si suplisce al desordine sudetto.
Per augumentarlo poi ne ho levatto via un altro di momento et una mala regola che era tra fornari et da qui ne ho fatto nascer poi un beneficio grande al fontico, qual per inanti era molto tenue et miserabile, dove che la camera conveniva ben speso farli imprestanze et la Serenità Vostra restar intaccata, et hora con questo ahiuto si sono pagati li debiti con essa camera et si è assicuratta di non haver più molestia d’imprestanze.
Trovai XII [dodici] fornari et altri che si chiamano contrabandiere, quali senza regola vendevano il pane nelle taverne, nelle case et luochi più di sua satisfatione, et lo facevano vender per donne et altre, et li pagavano soldi 6 per ducato, vedendo io questo disordine et che venivano comesse delle fraude, poiché si vendeva il pane lontano dagl’occhi de retore et era nel nessessario di farne provisione, considerai nel mio intrinsico esser a proposito di far.
Il secondo anno poi nel affitarlo si è discavedato(?) rispeto al calo delle monete, qual fu per la proibitione delli quatrini, et si affitò solamente ducati 725.
Haveva esso fontico debitto vechio, fatto prima del mio reggimento, con quella camera fiscale di ducati cinque mile, ecceto di certa pocca suma in tempo mio di stara 200 di formento in circa, de quali debiti in più volte et occasioni ho fatto pagar in camera ducati 3.600 in circa et haveria fatto pagar anco il restante, quando non fosse statto la difficultà delli quatrini, che per non esservi altra valuta, la camera non ha volutto tuorli, per non agravarsi tanto di quatrini, onde ho convenuto lassar il carico al clarissimo mio susessor di pagar quel poco restante.
Le chiave di esso fontico stanno sempre appresso il bailo et la dispensa di grani si fa con l’intervento di sindici et proveditori del fontico.
Il denaro poi che si cava di formenti, si riserva nella camera fiscale in un scrigno separato, la chiave del quale sono tenute, l’una dal bailo et l’altra da un proveditor(?), né si può apprire se non con le due chiavi, et vi bisogna anco che esso proveditor(?) destinatto per il suo mese, il quale è obligato tenir conto particulare et renderlo poi al bailo, et tutto che vi sii statta penuria grande, quel primo anno non si è pagato il formento più di lire disdoto il staro et 18 et 20(?).
Quei cittadini et populari da me governati, gli ho ritrovati esser grati sudditi et così ben affetti nella devotione di Vostra Serenità, quanto altri che siino sotto il suo dominio, et perciò per riguardo di lei non ho mancato di favorirle di ogni termine, e di giustita et di benivolenza, per ricambiarli le bona dispositione et gratitudine de li animi loro.
Di essi cittadini ve ne sono molti di commodi, così di denari contanti come di intrade di ogli et di vini, et molti di loro si fanno queste commodità con le imprestanze fatte a poveri contadini, quali imprestanze si chiamano postichi(?), dando denari anticipati per rihaver ogli, vini, grani et altre sorte di robbe, che li infelici raccogliono, et se bene le venderiano per molto, le dano per poco, et questi tali poi servono le robbe a tempo et poi le vendono altretanto, et ne cavano grand’utile; questo è un uso non già mai interroto et chi volesse porvi la mano, seria un metter in confusione tutta la isola.
Per il terzo del mio regimento ho havuto per collega l’illustrissimo signor Augustin Canal proveditor, con quella gratissima corrispondenza di amore et di benivolenza che è noto, et con la unione et mutua intelligenza in tutte le cose, che habbiamo conosciuto esser di publico servitio et universale interesse, rifferendo alla Serenità Vostra che egli riesce nel suo carico quel degno rappresentante, che con singular sua laude si ha fatto conoscer nelli passati suoi carichi, operando le cose sue con bona inteligentia, con grate maniere verso sudditi et con realissimo affetto nelle cose publiche, di camera, di fabrica di sali, militia et altre materie, con sigular beneficio publico.
Delli datii, benché materia propria di camera fiscale et del signor proveditore, riscetto che il bailo assiste con la bacheta in mano agli incanti, non dirò altro, se non che al reggimento antecedente al tempo delli due anni del mio carico sono augumentatti, nel modo che appar dalla fede publica di camera; la qual camera scode d’intratta all’anno ducati 17.000 et ne dispensa 17.000, come ho havutto informatione da quei ministri di camera, nel resto delle cose di essa il signor proveditor, come proprio suo carico, suplirà al suo obligo.
Al pasaggio del’armata Turchesca non mancai di far adimpire quegli ufficii che conobbi spettar alla parte mia, per vigilanza del corpo delle città, nei cui lochi ordinarii delle muraglie servitero(?) in tempo di notte, con ogni prontezza, in guardie et sentinelle li medesimi citadini et supplirono a tutte le circonstanze bisognose, rivedutte da me steso più volte, perché fossero debitamente essequite.
Con quei sanzachi et altri capi Turchi confinanti mi è avenutto di passar molti officii, con lettere et con le persone loro. Quando privatamente si sono conferiti in quella città, che li ho cortegiati et convitati alcune volte nel mio palazzo et accarezzati, in particular per l’oggieto delle provisioni(?) di formenti, le quali prontamente si hebbero il secondo anno, et in diversi aggravii di essi Turchi, alle volte ardenti, benché con poca ragione, contra quei sudditi, per danni et rubbamenti asseriti, non ho mancato, con ogni dolceza, di rendeli sempre satisfatti et contenti. Il che riesce con non poco travaglio di animo del bailo.
Con la occasione della visita che io ho fatto di quella isola, per il beneficio et sollevamento di poveri, ho fatto far diligente descritione delle anime et tereni del’isola, culti et inculti, animali lavorativi et con summario delle intrade et altro, come qui sotto segue.
Anime nella città di ogni sesso et conditione numero 8.082
Nel’isola huomeni, preti et figliuoli numero 8.457
Donne et pute 6.888
Campi coltivati numero 22.060
Terreni inculti per mancamento di animali et semenze, campi numero 21.333
Campi boschivi et sassosi numero 17.774
Manzi lavorativi che sono in esser, para numero 1.103
Manzi che manchariano per la coltivatione, para numero 1.157
Campi vignati numero 11.848
Quali hanno reso dintrata l’anno passato 1602 vino batile numero 198.054
Olivari hanno reso oglio, zare numero 56.705
Fano barile 14.199, fano miara 130.205(?)
Vi sono molini numero 118
Non posso mancar di non rinfrescar alla Signoria Vostra la memoria della coltivatione di quel’isola et proponerla inanci alla sua pietà, come una materia egual a qual si voglia altra d’interesse di statto et riverentemente dirle, che quando ella si risolvesse di commetter che fosse fatta detta coltivatione, con quei modi et provisioni già ricordate, overo in quelle altre meniere che paressero a lei, si raccoglieriano formenti minuti et legumi per il vito di tutto l’anno a quei poveri suditi, la maggior parte dei cui terreni, se bene di perfetissimi fondi, si ritrovano esser inculti, veduti da me con l’ochio proprio, quando son statto nella visita del’isola, et particolarmente quei doi lochi notabili della vale di San Zorzi, in assai parte redotta a coltura, et quel’altra di Corichia, tutta inculta et infrutuosa, quale con facilità per la maggior parte si riduria a perfetione, si capitaria per in mai(?) a quei termini miserabili et di andar medicando di grani dalle mani delli proprii confinanti nemici, con molti dispendii, patimenti et dificultà, come alle sa, ma quel che è peggio, con si poca riputatione di una tanto nominata fortezza, alla qual non havendo la Serenità Vostra mancato mai di spender ogni suma d’oro per esgiusitamente(?) fortificarla, essa fortezza patisca poi quel importantissimo contrario, di mancar del suo certo viver per chi l’habiti et la difenda, materia per mio spirito importantissima et degna di esser abrazzata et condotta allatto della sua effettuatione, senza ritegno ho(?) spesa di loro et riguardo d’altri contrarii che fossero propposti, quali seriano sempre facilissimi a risolversi, quando si determinasse di applicar l’animo al negotio, rimetendomi però sempre alla somma prudenza della Serenità Vostra.
Convegno rappresentarle anco le male circonstanze occorse in quelle parti per causa delle monette et riferirle, che per la proibitione delli quatrini, ne è riuscita una grandissima confusione et mutatione, poiché non essendo corsa per il passato in quel paese altra moneta che ori et quatrini, quali quatrini prima della prohibitione erano grandemente tenutti ristreti, ora non si ritrova si può dir un oro, poiché desiderando ogniuno di riuscir delli quatrini, de quali ne è gran quantità, non si offerise altro che de li istessi et cadauno gli ricusa, et boni et cativi, senza distintione, et molte merci et vitovaglie passano invendibili et le botteghe in parte anco chiuse per questa cagione, con notabilissimo danno et in particular miseria della povertà et rivolutione del fontico et fornari, quali non toccando se non quatrini a minuto, non pono se non pagar il medesimo tratto al fontico, qual non doveria per alcuna via pigliar se non moneta grossa et oro, dovendosi far par esso le comprede de formenti per grossa suma; et per queste male cause gli ori si sono alterati di valutta et corono a lire dodeci et meza l’uno et più, et se ne vedono anco pochissimi, il che non ho notificatto prima alla Serenità Vostra, perché stavo in speranza che questo negotio terminasse in bene, come sarebbe terminatto, quando che con lo arivo delli arsili non ne fosse statto portatto gran quantità, onde è forza che lei passi a farne qualche bona risolutione.
Zacharia Cabriel fu Bailo a Corfù
Serenissimo Principe et Eccellentissimi Signori
Doppo la relatione da me fata alla Serenità Vostra et a Vostre Signorie eccellentissime del mio bailato a Corfù, havutta consideratione sopra li capi delle materie da me in essa relatione esposte, ho pensato esser statto espressamente neccessario(?) di formar anco et presentare la presente aggionta di scritura et riverentemente riferirle dipinti(?) seguenti capi.
Nell’isole del Levante si ritrovano esser di già instituiti tre capitanerie de isole, l’una di Candia nominata capitano de fuochi; del Zante capitano del devedo; et di Corfù capitano del isola; del qual son astreto di notificar alla Serenità Vostra gli inconvenienti, che per lo passato sono avenuti, per espresa colpa di capitani sustituiti et affituali di esso officio, perciò che non havendo voluto essi perder le sue fatiche, hanno sempre apportattto diversi aggravii contra li poveri et miserabili contadini et quando cavalcavano fuori per l’isola (che per particular obligo sono tenuti di farli due volte l’anno) per tenerla neta da ladri et banditi et altre simili male persone, per li naufragii che occoressero et per riconoscer vaseli, che fossero di mal fare, et per altre occorenze che fossero di servitio publico, oltre il salario di ducati 150 all’anno, che la Serenità Vostra li ha assignato(?) del denaro di quella camera, hano scorso regalie di un mocenigo per casa per crovatico, che vol dir per cadaun matrimonio, et di più per cadauna villa, formento, denari, lini et altra sorte di robbe per il suo disinare, a porcion che pareva loro et alla sua discritione, et anco un scudo per cadauna condana di denaro dato et di furto(?), la cui consuetudine non ho potutto sotrar onde derivi, et calculato il beneficio tratto da così fatte regalie, ha potutto importare a ducati 400 in circa all’anno, con il salario sudetto; s’aggionge di più che essi capitani, havendo havuto autorità sin hora di destinar a suo arbitrio le guardie del’isola, quelle anco mutavano et levavano et facevano quanto per loro utile li pareva, con grande diservitio publico, et da quelli che essi capitani essentavano da esse guardie, che erano li più boni et commodi contadini, ne cavavano grandissimo utile et li poveri, che non havevano che contribuirli, erano agravati delle fationi di esse guardie; et così è statto fatto per molti anni et sino che il clarissimo signor Proveditor Canal, della fortezza deditissimo et accuratissimo in tutti gli interessi publici, vi ha posto la mano et ha rimediato alli disordeni delle guardie, con molta sua laude. Hora che esso officio, per la spirata concessione delli clarissimi Venieri, è ricaduto nel publico et tuttavia continuava il salario di camera delli ducati 150 all’anno al presente capitano dell’isola, parmi dover raccordare (però con quella riverenza che io debbo) che la Serenità Vostra risolvesse di fare, come si fa di quello del Zante, in elegier quella persona che a lei parresse degna et propria di quel carico, accioché non passasse più per via di affitto, così per solevar quei miserabili sudditi dalle estorsioni, che pur troppo sono per povertà et per altro oppressi, come per il servitio publico intorno alle guardie dell’isola, et sarebbe mio parere che si dovesse impiegare in quei citadini, come si ha fatto fin hora ogni tanti anni et in quelli che fossero conosciuti atti, fedeli et suficienti, et che si compiacesse anco, che l’elettione venisse fatta da quelli signori rappresentanti di Corfù, sarebbe anco bene, ma che però l’elettione dovesse cadere sotto l’obligo di esser confirmata dalla Signoria Vostra.
Appresso la materia delli quatrini, da me riferta et delli disordeni seguiti con tanta confusione et danno universale, ma in particular de poveri, veduto da me in fatto proprio, perché è importante materia, mi è parso di riverentemente ricordar, che per opportuno rimedio potrebbe esser bene, che la Serenità Vostra facesse stampar qualche sorte di moneta, che paresse a lei, qual havesse a servir solamente nel Levante, a fine che havessero a sopire quei mali accidenti che caminano per questa cagione, et che non venissero ascose(?) le monete d’argento et l’oro a crescer più di quello che si è alterato per questo rispeto, et non si tenissero più oppresi li poveri, rimetendomi però all’otima et singular sua prudenza. Gratie(?)
Zacharia Cabriel fu bailo di Corfù