• it
  • it
  • en
  • hr
  • el
  • de

22 febbraio 1613 Girolamo Contarini

Relazione

Relazione di Gerolamo Contarini tornato di Provveditore e capitano a Corfù
22 febbraio 1613 m. v.

Serenissimo Prencipe
Quello che io ho passato et osservato servendo Vostra Serenità, per lo spati di 25 mesi nel reggimento di proveditor et capitano di Corfù, et che tralasciato ciò ch’è stato per l’adietro tante altre volte rappresentato da altri, è in sostanza questo.
L’isola come si sa, assai grande e di suolo fertile, produrebbe di vantaggio grano et ogni altra cosa necessaria al vitto degl’huomini, se fusse, come non è, ragionevolmente coltivata, il che nasce da mancamento di condecente numero di habitanti, che nell’ultima descrittione fatta da me furono ritrovati essere 25.460 d’ogni qualità et sesso, quantità assai disuguale per corrispondere all’ampiezza di così gran terreno quanto è quello. Mi son industriato d’invitar con diversi allettamenti gl’Albanesi del vicino paese a condurvisi con le loro famiglie, con gl’animali et con tutto il resto del loro havere, et mi è riuscito aponto in questi ultimi mesi di tirarvene un buon numero, che essendo protetti da i publici rappresentanti et guardati dalle ingiurie degl’huomini cattivi, saranno senza dubio seguitati da molti altri, che volentieri si leveranno dalla soggettione e tirannide Turchesca, la quale ogni giorno si va facendo loro più grave et più insopportabile; et così come ciò avviene senza alcuno imaginabile pericolo de disturbo o di scandalo, passando essi per la commodità della vicinanza, quietamente a poco a poco, senza che alcuno se ne avvedi, così li riuscirà ciò di grand’utile a Vostra Serenità, et per l’accrescimento di sudditi et per il lavoro del terreno, dal quale, si come al presente non si cava grano più che per il viver di quattro soli mesi, così essendo coltivata col mezzo di questi, l’isola ne produrà tanto che supplirà abondantemente per tutto l’anno. Da che ne avverrà anco un altro publico vantaggio et sarà che il prezzo del formento, il quale copiosamente nasce nel paese all’incontro, al cui bisogno soprabonde assai, et che non trova riuscita più pronta et più commoda in altro luogo, s’abbasserà necessariamente, in maniera che il farne comprenda per fabricar biscotti a uso dell’armata et per munirvi in ogni caso la fortezza, sarà con evidentissimo avanzo del publico. La sola valle di San Giorgio, quando fusse ridotta a coltura (il che pure si può fare con molta facilità) sumministrarebbe largamente il vivere della città et all’isola per quattro intieri mesi. Si è trattato molte volte di ciò, vi sono scritture molto sensate di prestantissimi senatori et spetialmente del fu già eccellentissimo signor Girolamo Capello di gloriosa memoria, che additano il modo assai facile per farlo, l’utile è evidente, la necessità è grandissima, ma la publica disaventura e non altro fa che si vadi differendo il pigliarne qualche buona risolutione.
Nelle visite che ho fatto dell’isola, ho particolarmente osservato, che una delle cause potissime per le quali gl’Albanesi sudditi del Signor Turco restavano di passare ad habitarvi, è per le angherie et per gli aggravii che sentono da i capitani di essa, che per gratiosa concessione dell’eccellentissimo senato, essendo eletti dal reggimento, ma de i 150 del consiglio di Corfù, abusando quel ministerio introdotto già alcuni anni sono con buon fine, si può dire che rovinino il paese senza apportarvi all’incontro alcuna benché minima utilità o commodo, sarebbe però a mio giuditio ottimo consiglio il levar questo capitaneato o almeno restringerli l’auttorità in modo tale, et il fermar la licenza che si prendono quei che l’essercitano, onde non potessero più apportar il danno che hora evidentissimo apportano, et a Vostra Serenità et a poveri sudditi, li quali io ho procurato di sollevare quanto per me si è potuto, col liberarli da diverse irragionevoli gravezze addossate loro da questi capitani, ma son sicuro che col tempo ve le ritorneranno quando non si levi l’origine del male, che è come ho detto lo stesso carico, che per supplire in alcune cose al bisogno che vi potesse essere di esso, vi concorrerà d’avantaggio l’opera del governatore et di capitani della cavallaria, stipendiati da Vostra Serenità et che se ne stanno per il più otiosi.
Tre compagnie di soldati d’ordinanza vi sono nell’isola, una della città et borghi et doi fuori, quella della città et borghi, per esser di huomini che per il più attendono al trafico di terra ferma, ha anco soldati molto pronti et essercitati nelle armi, come quelli che continuamente le maneggiano et se ne servono, conversando in luoghi sospetti et dove convien loro esser sempre lesti a guardarsi. Nelle doi altre ho trovato molti d’inutili, parte de quali ho assolutamente cassati, alcuni ne ho rimessi nel rollo di galeotti et in luogo di questi ho posto altri più atti all’essercitio militare. Doverebbono esser queste tre al numero di mille fanti, per l’ordine statutito dall’eccellentissimo signor Proveditor Pasqualigo, ma non eccodono la quantità di 659; ho però eccitato li capitani ad andarne essercitando, con promessa che saranno rimessi tutti quelli che appresenteranno di qualche attitudine nel mestiere, et spero che siano per farlo, poiché quanto maggiore è il numero di soldati, tanto maggior l’utile che ne cavano i capitani.
La compagnia di scolari bombardieri, che doverebbe essere di 200, è ridotta in 100 soli, non si ritrovando, se non con difficultà, persone di riuscita per supplire al restante del numero. Li galeotti descritti da me con buono ordine (se non m’inganno) sono 2.674, gente povera, che avezza a vivere con poco et a posarsi sopra la nuda terra, resisterà però sempre bene a i disaggi del mare. Chi volesse servirsi di quantità di questi sarebbe un distrugger, un annichilar affatto l’habitato dell’isola, il levarne 400, che è il numero apponto per armar doi galere, se bene riuscirà con qualche incommodo delle famiglia, non apporterà però esterminio, come farebbe il soprapiù.
Vi sono cinquanta doi soldati Stradiotti che servono a cavallo, distribuiti in cinque compagnie, comandate da un governatore et da quattro capitani, buona gente ben armata et ben montata, ma di poca o niuna esperienza per mancamento d’essercitio.
La marinarezza, che altrevolte soleva fiorire assai numerosa in quell’isola et che per certa attitudine che hanno quelle genti all’essercitio marinaresco, ne riuscivano però i migliori huomini che servissero sopra l’armata di Vostra Serenità. Hora è quasi che affatto ridotta al niente, la vera causa di ciò è l’utile maggiore che sentono dal trafico, fatto assai frequente nel vicino paese della terra ferma, al quale attendono d’ordinario forse 400 et più barche con doi, tre et quattro marinari per barca. Il ridurne di novo qualche quantità al servitio dell’armata, si potrebbe fare coll’istutuirvi una fraglia coll’allettarli coll’assignamento di qualche provisione, doppo adempita certa conditione di servitio, come prudentemente si fa in questa città et nel Regno di Candia et col conceder loro l’uso di certe picciole case et botteghe, poste nelle contrada nominata Spilea, goduta al presente dagl’heredi di messer Tomaso Mozzanega, che sono in obligo di rilasciarle, sempre che occorrerà velersene per publico servitio, et a quelle, che sono 16, con picciolissima spesa di fabrica se ne potrebbono aggiungere parecchie altre, essendovi sito che per l’opportunità invita a farlo.
Gl’hebrei sono in gran numero de diverse nationi, particolarmente Spagnoli, habitano qua et la sparsi indistintamente per tutta la città et alcuni anco nelle istesse case con i Greci, disordine scandaloso che non può partorire se non cattivi effetti, il ridurli in un solo luogo, dove la notte in particolare havessero a starne rinchiusi, come saviamente si usa in altre parti, sarebbe certo opera molto honesta et profitevole. Ho io, mentre mi son quivi fermato al governo, prohibito ad essi l’entrarne, come facevano liberamente, nella fortezza senza licenza di proveditori et ciò ho fatto per quei degni rispetti che possono esser benissimo considerati dall’Eccellenze Vostre illustrissime.
Il scoglio di Fanò di ragione del clarissimo signor Giovanni Paolo Paruta et fratelli, che già per lungo tempo abandonato se ne stava incolto, essendovi sei anni sono passati in esso alquanti habitatori del Paxù, luogo che ne haveva assai di soverchio a quei che può nutrire, postavi industriosamente la mano al lavoro, si ritrova al presente ridotto in stato che un anno per l’altro rende 350 mozza di formento et 400 d’orzo. Il numero di quelli che hora vi dimorano fermamente è di 192, tra quali 72 che maneggiano le armi. Questi a compagnia di certi cittadini Corfiotti, si sono anco ultimamente estesi alla coltura di un altro vicino scoglio, nominato le Merlere(?), et quest’anno presente dissegnavano finalmente di dare alla semina al terzo di essi scogli, detto di San Matrachi; apporterà ciò qualche aiuto di grani all’isola di Corfù, assicurerà maggiormente il passaggio della Puglia, col levarsi il sicuro ricetto che qui vi trovavano i legni di male affare, mentre quei luoghi, di sito opportunissimo per fermarvisi in aguato ad aspettar la preda, restavano dishabitati, rispetti che riuscendo in vantaggio del servitio di Vostra Serenità et del commodo di suoi sudditi, deve moverla ad abbracciare prontamente l’instanza che le viene efficacemente fatta da quelle genti, per la fabrica di una picciola torre, entro alla quale possano ricoverarsi a diffesa in occasione che siano incalzati da forza maggiore, la spesa della quale sarà di poco rilievo, sumministrando il luoco stesso legname et pietre per la fabrica.
Capitano quivi ben spesso schiavi Christiani, fuggitivi da Costantinopoli. Solevano in questo luogo esser trattenuti alcuni huomini, che in occasione di publica occorrenza portavano le lettere a gl’eccellentissimi signori baili di Vostra Serenità che risiedono alla Porta, ma mancati già per morte quei che vi erano, né essendone stati rimessi d’altri in luoco loro, manca insieme di presente assolutamente il modo per poter far simili espeditioni, le quali si convengono però drizzare, con importuna lunghezza, per la via di questa città, da che certo ne potrà un giorno avvenire qualche grave disordine, importando tanto quanto molto ben sanno l’Eccellenze Vostre, la celerità degl’avisi al ben condur i negotii del governo, ho provato io l’incomodo et il travaglio di questo inconveniente, nella fuga di Osman Bassà di Paramithia, accompagnata dal rumore di molti sanzacchi, che perseguitandolo con numerose truppe di huomini armati, si spinsero minacciosi fin sotto le mura della Parga, dove si era colui ricoverato, con quel di più, di che fu all’hora Vostra Serenità raguagliata et di che non si puote avvertire, come pure era necessario, l’eccellentissimo signor bailo, se non per il lungo giro di questa strada di Venetia.
Resta intermessa l’essecutione dell’ordine, datomi già dall’Eccellenze Vostre ad instanza di Parginotti, d’alzar un pezzo della muraglia di quel luoco et di farvi un casello, non havendo essi adempita l’offerta di sumministrare aiuto per condurvi la materia. Sono quegli hanitanti in buon numero di bonissima gente, attendono a navigare con barche et si essercitano per il più nell’arte di marangone et di calafato, fabricando diversa qualità di vasselli, s’impiegano in oltre nel tagliar quantità di legname per servitio delle monitioni del Regno di Candia, di Corfù et della fortezza d’Asso, come anco per somministrarne in questo arsennale et finalmente essercitano grandissimo odio et una antica inimicitia con i vicini loro di Santa Maura.
Ai confini si è vissuto in assai buona quiete durante la vita et il comando del già detto Osman Bassà, concorrendovi per quello che tocca a i popoli dell’una et dell’altra parte il comodo del reciproco comercio, provedendosi i Turchi et i sudditi loro a Corfù di drappo di seta, di pannine et di molte altre merci, et i nostri di carneggi, necessarii al consumo ordinario, et sopra tutto di formenti. Restava però quando io mi partii alquanto raffreddata et sospesa la pratica di nostri nel paese Turchesco, perché non essendo ancora fermati il governo di esso in persona certa et di auttorità, gl’huomini non ardivano di arrischiarsi così facilmente in esso col loro havere, né manco con le persone, dubitando d’incorrere in qualche travaglio et pericolo, facendosi massime sentir hor uno et hor un altro con l’usurpato nome di sangiacco. Da quali essendo ricercato anco li signori rettori di Corfù di visita e di presente, se avviene che ciò venga loro o negato o differito, per sapersi che non sono tali o per non haversene almeno sicurezza, procurano essi immediate con la forze di loro seguaci di levar il comercio et d’interrompere il corso delle scale, da che derivandone una irremediabile strettezza di vivere et un quasi che formal assedio, cavano con la violenza della necessità quello che non si deve loro per ragione, et Vostra Serenità ne resta interessata nella spesa et offesa nella riputatione, il che così come non avvenirebbe se si volesse, come ho già detto, applicar l’animo alla facile coltura dell’isola, così se ne trarrebbono altri utili signalati et per l’avanzo et quello che più importa per la sicurezza.
Passa per la via di Corfù in mano di Turchi con notabile et molto pregiudicial disordine gran quantità di azzali, cioè 12 et più migliara ogn’anno, per quello che si vede dalla nota di risponsali in dogana, perché non se ne consumando per servitio dell’isola più che 500 lire in circa, se ne cava però sotto tal pretesto grossamente di qua, che tutto capita in mano di nostri nemici, si potrebbe rimediarvi col prohibire affatto l’estrattione et supplire al bisogno dell’isola con la vendita di quello che si trova nelle monitioni, che si doveranno poi andar rimettendo coll’inviarne dell’altro compro col tratto di quello che si fusse venduto et quello che dico degl’azzali si può et deve anco della polvere.
Qualche sangiacco di Delvino(?) ha voluto mover difficultà col pretender giuredittione e titolo di patronia sopra il luogo assai importante dell’Examili, che è alla bocca delle peschiere di Bottrintò. A mio tempo quando è occorso parlarne, si è fatto intendere il giusto possesso di molti anni che ne ha la Serenità Vostra l’investita fatta già di esso, come di cosa propria senza veruna contradittione avanti et doppo l’ultima guerra, al cavalier Condocali suo suddito et in ogni simile incontro si è sempre portato destramente in lungo il venirsi a mostrar chiarezze maggiori, ancorché si sia detto restar comprobata l’indubitata et antichissima ragione di Vostra Serenità dal estimonio di chiarissime scritture, che non ve ne essendo alcuna notitia mia o d’altri che al presente si trovino a Corfù, ho stimato però gran vantaggio il cavar di mano qualche atto in scritto a medesimi sangiacchi di Delvino, come a punto mi successe ultimamente del cozzetto che inviai a Vostra Serenità, il quale crederei che per esser pronto a potersi usare nelle occorrenze di qualche nova difficultà promossa, dovesse insieme con la sua traduttione ritrovarsi appresso gl’illustrissimi signori proveditori che saranno di mano in mano al governo di Corfù, per il qual effetto ho anco lasciate in quella segretaria alcune memorie nel medesimo proposito, havute dalli heredi del già detto Condocali, ma sopra ogn’altra cosa servirà sempre, per il quieto possesso di quel luoco, il chiaro et pienissimo comandamento imperiale, cavato dalla diligenza dell’eccellentissimo signor Bailo Valiero, sopra le informationi et instanze inviategli da me, nel quale vien dechiarito esser l’Examili d’indubitata ragione di Vostra Serenità et è d’avvertire che la patronia di questo (goduta hora per publica concessione da un cittadino Corfiotto, nominato Giovanni Quartatro) conserva all’Eccellenze Vostre il possesso, che per altro sarebbe difficile et dubitoso, delle peschiere, che si affitano 8, X [dieci] e tal’hora 12 mila ducati all’anno.
Nel castel Sant’Angelo, situato nell’isola sopra il mare verso Ponente, ho ridotto in concio le cisterne, la cortina et ogn’altra cosa stimata a proposito, in modo che quel luoco, molto opportuno per la sua positura, potrà servire ad ogni occasione per ritirata et salvezza delle genti del paese, come pure altre volte è avvenuto.
Ho detto l’occorrenze della città, dell’isola, di luochi dependenti da essa et di confini con i Turchi, passerò hora a rappresentar brevemente il stato et bisogno delle fortezze et della camera fiscale.
Et prima dirò di questa, la quale ha ducati(?) 18.000 in circa d’entrata all’anno, delli quali ne possono andare in spese di salariati, provisionati et altri in circa ducati(?) 9.897; et havendola trovata piena di molti disordini, ho io procurato ad ogni mio potere di andar regolando, col spetialmente de ordini e terminationi che appresento aggionte a questa relatione, acciò tutto inteso et essaminato dalla suprema intelligienza dell’Eccellenze Vostre, quando siano ritrovate conforme al loro gusto et al publico servitio, possino così parendo a loro auttorigiarle con la confirmatione et approbatione dell’eccellentissimo senato. Vi sono in essa camera tre qualità di debitori per la summa di ducati(?) 74.567, alcuni che sodisfacendo altrove il danaro havuto prima ad imprestido o il debito in altra maniera contrattovi, non havendo fatto accomodar la scrittura, apparono tuttavia debitori; altri che mancando di beni et di heredi si sono fatti li loro debiti inessigibili et finalmente i terzi, che trovandosi pure in essere et con qualche commodità di fortuna, vanno pagando quando sono sollecitati; da quali è pur avvenuto a me il poter ricuperare la summa di ducati(?) 4.272. di tutti questi insieme ho portato meco un estratto distinto, acciò possa esser veduto et servir anco qui secondo che sarà trovato bene dall’Eccellenze Vostre.
È Vostra Serenità creditrice particolarmente dal fontico di Corfù ducati tremille quattrocentocinque, per resto di prezzo di quella quantità de formenti che in tempo dell’illustrissimo signor mio precessore, espediti da qui, furono dati a ministri del sodetto fontaco, per riparare alla strettezza d’all’hora, non essendo stato possibile, per diligenza che si sia usata, venire all’intiero saldo di questo credito, chi non voleva distrugger affatto esso fontaco, nella cassa del quale restavano, quando io mi parti, per deposito ad investirsi reali 4.742, sarà però Vostra Serenità reintegrata con qualche comodità di tempo, attendendovi massime con essattissima diligentia l’illustrissimo signor bailo Gabriele, che procura sollecitamente il saldo dell’intacco ritrovatosi di ducati(?) 5.660, fatto da ministri di quel maneggio, eletti annualmente dalla città. Non è dubbio che la qualità di ministri di quella camera riesce sommamente pregiudiciale a Vostra Serenità, perché essendo questi, cioè il scontro, il quaderniero, il scrivano et il massaro tutti Greci, eletti dalla città per privileggio, et essendo mutati di tempo in tempo, attendono più tosto ad obligarsi ogni particolar persona, col prolungar il saldo di debiti che hanno esse col Prencipe et col nasconder anco il medesimo debito quanto possono, concorrendovi spetialmente molte volte l’interesse del sangue et di qualche utile che ne cavano, che si curino di adempir l’obligo loro verso Vostra Serenità, non trahendone massime essi dall’esattion alcun provento et restando con la solita miserissima provisione di quattro o al più di 7 ducati al mese. Perché adunque si fussero diligentemente riveduti et nell’avvenire ben regolati i libri, perché si havesse a tener buon conto di formenti, di biscotti, di sali, delle robbe di monitione, di quelle dell’arsenale et di ogn’altra ragione di Vostra Serenità, essendo stato per diversi mancamenti casso et condannato dall’illustrissimo Zane, mio precessore, un Spiro Calichiopolo che essercitava il carico di raggionato, feci io riverentemente instanza già sin nell’ingresso del mio reggimento, acciò si inviasse un sufficiente raggionato da Venetia, che fu anco all’hora eletto, ma che non comparse poi mai, per la debolezza del stipendio assignatoli, et pure ogni ragionevol summa di danaro che sarà impiegata nel pagamento di tal persona, doverà certamente riuscir investita di grandissimo vantaggio publico, come ho io effettualmente provato nell’haver sustituito et valsomi in cotal essercitio di tal messer Siderio Fortio, huomo, se ben Greco di nascimento, independente però et non ponto interessato con quelli altri ministri et che alla buona intelligenza di quel carico ha anco dato evidente segno di incontaminata fede. Ma se la qualità di ministri inferiori in quella camera riesce pregiudiciale, non si prova certamente mano dannosa tal’hora quella di superiori, se spetialmente occorre che s’incontri in persone che o per avidità o per altro difetto si lasciano trasportar fuori del ragionevole et oltre il condecente, come pur pare che nella baldansosa licentia di questi contaminati tempi ben spesso avvenga. Et però ammonito dalle molestie, che gravissime ho provate io in questa materia, le quali possono facilmente accadere anco ad altri, ma molto più avertito dal pericolo di publico gravissimo pregiuditio, dirò liberamente, come per scarico della conscienza mia son tenuto, esser necessario il restringer et il moderare quella troppo ampla libertà che hora essercita nell’amministratione del danaro il consigliere di mese, che sarà tra le altre con lasciar in mano del medesimo quello della cassa corrente, ma col fare che tutto il resto di qualunque ragione, si serbi sotto la custodia dell’istesso consigliere si, ma raccomandato a quella ancora del proveditore, nelle mani di ambi i quali resti però una diversa chiave de scrigni, che così restirà anco Vostra Serenità maggiormante assicurata et per aventura levata o difficultata almeno la pericolosa et scandolosa licenza nel valersi del publico danaro per mercantare, per prestar et per usarlo in somma in mille brutti et inhonesti trafichi, essendosi pur anco trovato chi con intolerabile temerarità ha sin ardito di formar in scrittura auttore della sua propria indebita transgressione il proveditore, senza che egli ne havesse pur sentore non che participatione, ma non è maraviglia, perché nella presente rilassatione di cose et nella corruttela d’ogni buon ordine, nella quale par che hormai sia transcorso il mondo, ogn’huomo scelerato et cattivo si fa lecito di far et dire tutto quel più che se gli somministra dalle sue sfrenate voglie, per trovarsi non solo assicurati dal timore del castigo, benché colpevoli, ma per veder ancora che facilmente le riesca di dar a terra la riputatione di qualunque huomo innocente, che pur voglia raffrenarli o correggerli, et ciò col mezzo di mille inventate falsità et di mille sfacciatissime menzogne, colle quali secondo che nel bene sono d’animo vile, così essendo altro tanto temerarii nel male et spetialmente licentiosi di lingua, vanno non solo a briglia sciolta calunniando in varii modi per i ridotti, per i palazzi, per le piazze quei che havendo havuto il carico delle cose si sono opposti, per publico servitio et per sodisfattione del proprio debito, alle indebite loro operationi, ma vedendo che facilmente si trovano di quei che abhorriscono il dritto della giustitia et che all’incontro ricevono a piene orecchia le malidicenze et le calunnie, sono passati ancora a termine di tanta confidenza, che ardiscono di ferir publicamente in scrittura, con espresse et reprobantissime falsità, l’honore et l’innocenza de gl’huomini da bene, et ciò in faccia del medesimo Prencipe et avanti la maestà dell’istesso senato, con speranza, anzi con sicurezza di non dover esser chiamati et astretti alla prova di quello che havevano ingiuriosamente scritto, onde scoprendosi la certa et indubitata loro falsità, habbino a riportarne il dovuto et meritato castigo, come santamente ordinano le leggi et come vuole ogni ragion humana et Divina, ma di ciò tanto basti per hora, essendo questa materia che ricerca altro tempo, altro luogo.
Il negotio di Sali, che soleva già render tanto utile Vostra Serenità, hora è non solo deteriorato, ma quasi disordinato, per non dir rovinato del tutto, l’haver voluto accrescer le vendite a gran prezzo ha causato l’inconveniente, perché i Turchi confinanti a marina, che concorrevano in gran copia a Corfù per fornirsene et per portarne anco con qualche guadagno a gl’altri più a dentro, stimolati dall’aggravio, per liberarsi dall’interesse notabile che ne provavano, si sono industriati et è loro riuscito di fabricar delle saline ne i proprii paesi, con che non solo suppliscono al loro bisogno, ma hanno anco ottenuto che da ministri si prohibisca a quei che habitano fra terra il venir a pigliar il nostro, acciò si servano del fabricato da essi, siché mancando quasi che affatto chi venga a comprarne da noi, et essendo già non solo pieni i magazzeni, così alle saline di Lestimo come alle nominate di Santi, ne resta anco al scoperto per la summa di migliara 358, da che avviene che essendosi levata mano al lavoro, Vostra Serenità ne resta coll’interesse de ducati(?) 270 d’annua spesa che si fa in salariati, nella perdita della maestranza di questa professione, che va continuamente mancando senza imettersene per l’intermissione dell’opera, et col danno del deterioramento delle saline, per ristorar le quali vi anderà considerabile spesa; fu da me sin da principio diminuito il prezzo, conforme all’ordine datomi al partir mio di qua, da i ducati(?) 125 a gli 80 il migliaro, ma avvedutomi che ne perciò se ne poteva far gran spazzo, ho ordinato valutarsi tal volta quello che pur si vendeva, se ben in poca quantità, a ducati(?) 100 il migliaro(?) per avantaggiarsi almeno nel prezzo, giaché non si poteva nell’essito della quantità. È certamente necessario l’applicar qualche rimedio corrispondente alla presente conditione di questo importantissimo affare, prima che vada in maggior precipitio.
La Nova fortezza di Corfù, situata dirimpetto alla Vecchia e vicina ad essa a tiro di cannone, fu già fondata con grandissima spesa, per occupar l’eminenza del sito dove ella giace, è divisa in doi recinti l’uno superiore all’altro, et per ridurla a qualche stato di maggior sicurezza, ha bisogno che vi siano perfettionate diverse necessarie cose, come a dire il ponte levatorio che separa una parte dell’altra, l’habitatione per il clarissimo signor capitano nel sito superiore, la continuatione de gl’alloggiamenti di soldati, principiata da me conforme al dissegno lasciato per ordine di Vostra Serenità dall’eccellentissimo signor Proveditor Sagredo, non havendo io per strettezza di tempo potuto passar più avanti in quest’opera, che alla costruttione della casa per il capitano di medesimi soldati et ritrovandosi gl’alloggiamnti che hora vi sono di tavole tutti rovinosi et quasi inhabitabili. Né debbo restar de dire haver io stimato bene il principiar quella(?) fabrica della casa del capitano de fanti et essermi anco dato fretta di ridurla a perfettione, perché essendo quel recinto per molti rispetti il più importante et il più geloso da custodire di qual si sia altro sito di quelle fortezze, standovi spetialmente in esso la maggior parte delle artigliarie, è parso a me che non si dovesse più oltre lasciarlo, come è stato sin hora, raccomandato alla sola fede et diligentia d’un semplice caporale, ma che vi debba entro trovarvisi, massime in tempo di notte, persona in cui si possa ragionevolmente più confidare, sino che colla fabrica che vi si doverà fare della casa per il clarissimo signor capo del luoco, possa egli stesso transferirvisi, il che quanto prima sarà essequito, tanto più tosto si potrà anco dire essersi quella fortezza levata da un evidente pericolo, a che ella soggiace di esser rubbata, riuscendo spetialmente i fianchi di essa, che guardano la strada coperta, così bassi, che con molta facilità possono esser scalati, al che ho procurato ben io di rimediare, per quanto a me è stato possibile, con una mano di rastelli, ma ciò non basta, è necessario l’assicurar maggiormente quella parte coll’escavatione della fossa. Ho applicato lo stesso riparo di rastelli al belloardo et alla piattaforma della piazza di sotto dalla parte verso Spilea, ne’ quali s’osserva pur il medesimo difetto di bassezza, et quivi si doverà farvi anco di vantaggio la strada per le ronde, che hora resta impedita dalla casa del governatore, il quel dovendo esser per legge nato suddito naturale a Vostra Serenità, ben sarà per l’importanza del luogo, che il capitano di soldati sia sempre accapato di simile conditione. In essa era governatore il signor Conte Cesare Martinengo, il quale essendosi già al quanti mesi transferito qui con licenza dell’Eccellenza Vostre, feci elettione di Vice governatore della persona del Capitano Giovan Battista Goneme et però ricordo riverentemente esser bene inviar quanto prima a quel governo soggetto tale, quale richiede l’importanza di quella fortezza.
La fortezza Vecchia, piazza di tanta fama et di tanta riputatione quanto si sa, è per giuditio di ogn’uno che intende atta a resistere ad ogni gran forza, quando sia ragionevolmente munita et guardata. A questo però et ad assicurarla maggiormente dal pericolo di sorpresa si deve attendere. In altri tempi per impedire a vascelli il potervisi d’improviso accostare, si affondorono sotto di essa nel mare verso Levante alcuni arsili et vi si aggiunse altra materia ancora, ma non basta, perché gonfiando ben spesso l’acque et sollevandosi assai sopra la superficie del già atterrato, rende commodo et facile ad ogni legno, benché grosso, l’avvicinarvisi. Il rimedio è pronto et facile coll’alzar la cortina situata tra il torrione detto della Versiada, che guarda le Castrate, et il castello detto di Spiriti, che saranno passa di muro geometri numero 70 in circa. Il che, mentre si faccia, ho io da questa parte ancora ne i luochi più bassi et pericolosi fatto far i rastelli, come nella fortezza Nova.
Ho similmente fatto alzar il cavaliero che guarda pur verso le castrate, tirandolo al pari dell’altro che sta verso il mandrachio, vi ho fatto accomodar la scala da condur le artigliarie et armatolo con quattro colobrine, che serviranno ad offesa et a diffesa in quella parte.
La cunetta della fossa, per il più atterrata, è necessario si cavi, che le siano rifatte le rive et coll’alzarvi una traversa di muro alla parte di Sirocco, diffenderla dal mare, che per indi entrando la danneggia et la guasta.
La maggior parte di stabili entro a questa fortezza, fatti per compreda di ragione di Vostra Serenità, risentendo il difetto dell’antichità, apportano annualmenete una considerabile ma poco utile spesa, per esser sostentati che non rovinino. Diche si evitarebbe certamente il danno et se ne venirebbe in avanzo d’altro tanto commodo et utile, quando coll’istessa materia di questa et col danaro della cassa corrente, che supplirà di vantaggio alla spesa, si fabbricasse una buona mano di alloggiamenti, spetialmente nel sito presso il portello, conforme al deliberato già dall’eccellentissimo signor Pasqualigo, per accomodare in ogni occasione di accrescimento di presidio quantità di soldati, essendovene hora qualche strettezza, benché io n’habbia fabricato un quartiere et perfettionatone un altro in cittadella, principiato già dall’illustrissimo signor Girolamo Zane mio precessore, dalle utili et prudentissime attioni del quale posso dire con verità, che habbia havuto indrizzo tutto quello di buono, se pure ve ne è stato, che si è operato da me; et ho anco accomodata la casa per il governator delle militie, come era sommamente necessario, così comandatomi anco dall’Eccellenze Vostre.
Si stipendiano da Vostra Serenità per le ordinarie occorrenze di quelle piazza tre tagliapietra et quattro muratori, sarebbe anco a proposito che vi fussero doi marangoni da case, essendovene continuamente molto bisogno, né riuscendo atti alle particolari occorrenze di quella arte quelli che attendono alla fabrica de vascelli, per la diversità dell’affare. In cittadella l’armaria ha bisogno di rifarsi. Gl’undeci molini da mano, che sono in essa, quali al mio partir di qua mi fu comandato di far accomodare, per esser vecchi et fuori dall’uso moderno, non vi essendo persona in quelle parti che sappia mettervi la mano, restano tuttavia rotti et inutili; si potrebbe però cambiarli in altri più facili, della forma di quelli che furono fatti al tempo che io mi trovavo proveditor a Peschiera et de quali intendo restar anco provedute altre piazze di terraferma, che per la prova che se ne fece all’hora, riuscirno al bisogno della macina commodi et utilissimi, ne tal provisione importantissima et sommamente necessaria deve differirsi più a longo.
Resta anco senza essecutione quello che prudentissimamente fu dall’eccellentissimo senato deliberato, di transportare la chiesa Catedrale dal luoco ove ella al presente si trova, entro la cittadella, in altro più proprio nella città, il che certamente si doverebbe fare per quelli importantissimi rispetti che furono considerati all’hora et per altri ancora che si vanno aggregando dal tempo et dagl’accidenti che nascono.
Restano queste fortezze ottimamente fornite d’artigliaria, per maneggiar la quale provisiona Vostra Serenità 42 bombardieri, con alcuni di questi, che ho ritrovati senza i debiti requisiti, ho essequito pontualmente gl’ordini degl’illustrissimi signori proveditori all’artigliaria.
Il deposito grande della polvere, che per legge et comandamento dell’eccellentissimo senato si conserva intatto senza porvisi mano, è per quanto ho fatto vedere in assai buon stato, la quantità della materia che vi si ritrova è tanto grande, che non se ne sa hormai il conto, ben vi sono molti barili rotti, come ho avisato con più mano di mie lettere, ricevendone secondo il bisogno al numero di 500, overo legname per far tante cassette, il che si fa ogni giorno più necessario alla sua conservatione. Vi sono poi oltre al detto deposito altri quattro caselli pieni, che sumministrano il consumo ordinario per le fortezze et per l’armata.
La corda d’archibugio, che si trova in quelle monitioni, è così triste et di qualità tale, che non può in alcuna maniera servirsi, benché per adattarla all’uso necessario si sia ribollita et vi si sia usata ogn’altra possibile diligenza, il mandarne senza dilatione altra quantità proportionata al bisogno è partito d’urgentissima necessità.
Nelle monitioni vi sono 4.197 stara di formento, che non essendo durabile sarà bisogno d’andarlo opportunamente rinovando, overo farne biscotti.
Il deposito di migli, che è al presente di stara 6.718, si trova in necessità di esser rinovato, il che non ho potuto essequir io, perché in quei paesi sono di cattivissima qualità. Ho bensì riaccomodato un magazzino in miglior sito del luogo ordinario, ove al presente sono tenuti, acciò quivi trasportati possino meglio andarsi conservando, sino che si trovi modo di rimetterli et d’investire in altro ducati(?) 5.000 che vi sono di questa stessa ragione.
Di aceto di monitione vi sono sole X [dieci] botte, quantità picciolissima rispetto al bisogno di così gran piazza, non ne ho io, per mancamento di danaro di questa ragione, potuti rimeter più che cento sole barile et queste fatte venire dalla Ceffallonia a prezzo di lire 7 l’una.
De gl’ogli per munitione, oltre quelli che vi erano, ne sono stati comprati da me sino alla summa di zare 449, a lire 7 soldi 8 la zara, et se vi fusse stato più danaro di tal ragione l’haverei investito per empiere le pile vuote che vi sono, di tenuta di oltre zare doicento.
Il consumo che si fa di formenti in fortezza è per l’ordinario di circa 200 stara ogni mese, sarebbe, se io non m’inganno, molto bene acciò non restasse ella sproveduta, come pur tal’hora con pericoloso disordine è avvenuto, che l’illustrissimi signori proveditori fussero preferiti nelle investite et nelle comprede di grani per il vitto di molti mesi, a quelle che fanno gl’illustrissimi signori baili per commodo della città, si che dovesse più tosto il deposito della fortezza sovvenire alla città che da essa esser sovenuto, come poco ragionevolmente pretendono quei cittadini.
Ho fatto fabricare un millione et novantaquattro migliara di biscotti, riusciti buonissimi, in ragione di ducati(?) 21 il migliaro. Se ne sarebbe anco potuto far maggior quantità con publico vantaggio, se doppo investito il danaro che trovai nel deposito di questa(?) ragione et i ducati(?) X [dieci] mila che mi fu data commissione di dover pur in ciò impiegare, me ne fusse stata somministrata altra somma. Il continuare quest’opera riuscirà sempre di notabilisismo utile et d’altro tanto commodo a Vostra Serenità, per il prezzo di grani che in quelle parti quasi sempre et spetialmnte ne i presenti tempi è molto più basso di quello che sia in questa città, per il rischio nel mandarlo, per la spesa di noli, per le fraudi, per il deterioramento nell’imbarcarlo et nel levarlo di vasselli et per tanti altri rispetti quanti si sanno. Mio riverente parere sarebbe che immediate si reintegrasse la cassa di questa ragione et che in essa vi fossero sempre X [dieci] mila cecchini, come vien statuito per il decerto dell’eccellentissimo senato dell’anno 1599, il che si potrà anco commodamente fare, perché restando assignato al pagamento delle militie di Corfù il danaro che si cava dalla nova imposta delle isole del Zante et della Caffallonia et non essendo mai stato in tempo mio corrisposto alla camera di Corfù quello della Caffallonia, per non haver (come vien detto) quel reggimento havuto intorno a ciò alcun ordine de qui, et sarà stato per difetto de chi haveva carico di mandarlo come che ben spesso incontrino simili inconvenienti, son però informato dall’illustrissimo signor Girolamo Trevisano, ritornato ultimamente da quel governo, ritrovarsi quivi di tal ragione ducati(?) 28.000 et più, a quali si doverà di breve aggiungere questo ancora della rata che sta per maturarsi.
Questi tutti o parte si potrebbono comodamente applicare alla fabrica di biscotti e sarebbe senza sconcio di pagamenti ordinarii delle militie, ritrovandosi già in quella cassa tanto danaro, che supplirà di vantaggio alla sodisfattione di 8 mesi a venire et dovendo poi per il tempo più lontano subentrare le altre rate di mano in mano. Et perché a Corfù non si trovano così facilmente persone atte et sufficienti, quanto bisognarebbe alla fabrica di biscotti, utilissimo però sarebbe il mandar de qui do o tre almeno, come altre volte è stato deliberato dall’eccellentisismo senato, ma non essequito o per difetto della poca provisione assignata a questi tali o per mancamento de chi hebbe cura di mandarli.
Il sopramassaro di biscotti, che ha sole lire 30 di salario fermo per ogni mese, riceve quasi in supplimento di premio per le sue fatiche doi per cento di calo del biscotto che capita sotto la sua cura, il che così come non posso io approvare per diversi rispetti, così opinion mia sarebbe, che subito riposta qual si sia quantità di pane nel luoco destinato, fosse esborsato in contanti il prezzo di una per cento ad esso sopramassaro, che sarà in ragione de ducati(?) 16 il migliaro, come fu disposto già dalla buona memoria dell’illustrissimo signor Antonio Cavalli Commissario, et la summa dell’altro per cento si tenesse in camera sino alla fine del carico di questo tal ministro, che termina ogni cinque anni, per essergli poi esborsato all’hora saldato che haverà i suoi conti, overo trattenuto per il debito che potesse haver contratto in quella amministratione col publico, che così Vostra Serenità restarebbe più sicura del suo, verrebbe in avantaggio di quello che capita irragionevolmente in utile di altri et finalmente ovviarebbe a molte fraudi che si fanno in publico pregiuditio.
Alla custodia della fortezza nova si trovano 110 fanti in doi compagnie, la prima del governatore in numero di 60. Nella Vecchia computata la compagnia che è nella cittadella vi doverebbono essere 364(?) soldati, ma questo numero viene assai diminuito da i scansi, che per necessità o per antico uso, si permettono di capellano, spetiale, medico et d’altri, che troppo lungo e tedioso sarebbe di raccontarli tutti, sino al numero di forse 50. Onde aggionto a questo gran mancamento quello che ordinariamente incontra degl’infermi et in oltre di altri che in varie guise et per diversi accidenti vanno mancando, senza ritrovarsi da rimetterne in luoco loro, resta continuamente così diminuito quel presidio, che per distribuir sopra la muraglia le sentinelle per armar i corpi di guardia, per mandar atorno le ronde, per dar la muda et per sodisfare ad oltre occorrenze solite et necessarie, riescono le fattioni a quei poveri soldati non solo sommamente faticose, ma a molti quasi insopportabili. L’accrescer adunque quel presidio sarebbe certamente necessario et per sicurezza et per riputatione et servirebbe anco all’occasione per rinforzar l’armata di qualche numero di combattenti, di quali pur si sa haverne ella tanta strettezza, anzi ritrovarsene in notabil mancamento, mentre all’incontro si fanno vedere, et con tanti danni et vergogna nostra sentir ben spesso le galeotte barbaresche, armate di brava et numerosa soldatesca, alla quale non si può la nostra né per numero né per qualità di gran lunga pareggiare; ho detto questo poco come di passaggio havendomi tirato in cotale digrassione il zelo del publico servitio et il pericolo evidente di ricevere qualche grave et lacrimoso affronto, a che vedo manifestamente esposta la riputatione della nostra Patria. Ma se il peso delle soverchie fattioni, dalle quali è accannata(?) questa povera soldatesca, la tiene oppressa, non vien ella certamente meno tormentata dalla povertà et dal disaggio di tutte le cose per la tenuità della paga, la quale benché in nome sia di lire 28 al mese, non ascende però in effetto che a lire 15 soldi 15, et ciò avviene perché essendo, come si è già detto, assignato al pagamento di quel presidio li danari che si cavano dalla nova imposta della Ceffallonia et del Zante, che tutti sono in reali, questi benché si riscuotino dal publico a lire 7 l’uno, si danno però et si valutano dalla camera al povero soldato in ragione di lire 7 soldi 20, né qui si ferma il danno di miserabili, perché se lo vogliono ridurre in moneta, come è pur necessario che faccino se hanno a provedersi delle cose necessarie al vitto, convengono perdervi per il meno in ogni reale soldi 18, che pure se fosse dato a lui per quell’istesso prezzo al quale il publico lo riceve, come ogni ragione vorrebbe, il danno suo sarebbe più compatibile, ma ogni termine de giustitia ricercarebbe che al soldato si esborsasse ogni mese la sua paga di lire 18 in tanta buona moneta venetiana, come si fa altrove et come feci io al mio arrivo in quell’isola de i ducati(?) X [dieci] mila consignatimi de qui, il che così come riempì d’incredibile consolatione et giubilo tutti quei poveretti, così all’incontro in qualche altro, che si vidde perciò privo dell’ingiusto utile solito a cavarsi dalla mercantia delle monete, accese tanta passione e tanta rabbia, che non potendosene dar pace, ha causato che si habbia voluto et procurato tenermi per tutto il tempo del mio reggimento in una perpetua vessatione, che per ogni verso si sia atteso a farmi vivere in una continua penosa molestia, il che tutto però per quello che tocca a me et dove non vi sia entrato publico pregiudicio, ho voluto tolerare con patienza et con modestia. L’introdur in quell’isola qualche quantità di moneta minuta corrente, sarebbe senza dubio utilissima provisione et che per aventura bastarebbe una sola volta.
L’eccellentissimo signor Proveditor Pasqualigo, che ha non solo nobilitato con spetiosissime et altrotanto necessarie fabriche quella città et fortezza, che vi ha in oltre riordinato in gran parte i governi militari et civili, ha anco con diversi prudenti instituti procurato di avantaggiare in qualche maniera il vivere di quella povera soldatesca et però ordinò tra le altre cose, che per servitio di essa vi fusse almeno una tratta da pescare, per provederla di pesci a prezzi minori et più avantaggiati de gl’ordinarii che si fanno nella città et questa essentò dall’aggravio al quale sono sottoposte le altre, per introduttione d’un irragionevole abuso di dar certe regalie a i deputati del luoco, che però essendo ricorsi sin qua et havendo rappresentato la cosa secondo il loro proprio interesse, non vi essendo chi facesse sentir le ragioni della povera militia, hanno si può dire subrettitiamente(?) ottenuto di far ritrare(?) quel ragionevolissimo ordine et per consequenza di spogliar la sodetta militia di quel poco sollievo.
Potriasi del vino che si vende a spina, che ascende alla summa di 20 o 25 mila barile ogn’anno, obligar li venditori di dar cadauno alla soldatesca per tutto l’anno la decima del spazzo, che facesse al prezzo detto della voce, per esser poi essi rifatti nelle stime solite darse sopra tutte le loro comprede, che come riusciria insensibile all’universale, così ne sentirebe pur quel presidio questa se ben picciola agevolezza nel suo vitto, mentre dall’altra parte sapendo che il soldato nel Regno di Candia prova diversi vantaggi ne gl’ogli, vini, formenti, formagli et altro, vede all’incontro che a Corfù non se le concedono manco le commodità necessarie et solite a darsi in qualunque altro luogo di pagliazzi, di schiavine et di altri apprestamenti simili per coprirsi almeno la vernata. In somma convengo concludere che così come la piazza o più tosto le piazze di Corfù sono per ogni verso le più importanti che habbia non dirò la Serenità Vostra ma la Christianità tutta, così (sia detto con ogni termine di riverentia) sono anco le più mal guardate et le manco custodite che vi siano.
Il molo del mandracchio dalla diligentia dell’illustrissimo signor proveditor dell’armata, che come si sa in tutte le cose procura indefessamente il publico servitio, et da quegli aiuti, che ricercatimi ho potuto somministrargli anch’io, è ridotto in assai ragionevole termine. Perfettionato questo si doverà attendere all’escavatione del medesimo mandrachio, opera d’urgentissimo bisogno.
Il magazzino dell’arsenale, che è in malissimo stato di fabriche, doveria necessariamente esser ristruturato, con che si potrà avanzare anco nella suprema parte di esso un solaro, per riporvi formenti, et perché l’inferiore di esso essendo assai humida nuoce grandemente et peggiora gl’alberi, le antenne et gl’altri armizzi che vi si tengono, sarà molto utile il riponerli nell’avvenire nel luoco nominato di San Nicolò, ultimamente riacomodato, così comandando Vostra Serenità per raccordo dell’illustrissimo signor proveditore dell’armata.
L’hospitale di Santa Giustina, situato fuori della città, instituito già molti anni sono per pietoso sovegno di galeotti, ma insieme anco per utile servitio di Vostra Serenità, è stato per suo ordine ristaurato da me et migliorato assai particolarmente coll’alzarvi il suolo, ma perché al sostentamento di esso non fu mai applicata alcuna rendita, resta però la semplice habitatione spogliata di letti et di ogn’altro apprestamento necessario per ricevervi gl’infermi, come anco di pontile sopra la marina per introdurveli; la costruttione di questo si potrebbe rimettere alla cura dell’illustrissimo signor proveditore dell’armata et il provederlo di qualche ragionevole sostentamento riuscirà assai facile, coll’applicar ad esso l’entrate di beneficii ecclesiastici commendati, che ogni dì vacano per il Stato et capitano in mano di forestieri, come si fece non è molto all’hospitale di Candia et come è molto ben ragionevole che si faccia verso questo et verso ogn’altro simile, che pur sono vivi instromenti che servono alla commune et universale diffesa della Christianità; e tra tanto si potrebbe ordinare che ad esso fussero compartiti quegli utili che hora restano tutti applicati all’hospitale di Zara, i quali cavandosi spetialmente dalle condanne che si fanno in tutta l’armata, è ben il dovere che del medesimo commodo participino non meno le galere che servono in Levante di quello che si faccino quelle che dimorano in golfo.
Nel luogo del lazzaretto ho esseguito la deliberatione fatta già dall’eccellentissimo signor Proveditor Pasqualigo, fabricandovi una cisterna col danaro che vi fu deputato, il che certamente è riuscito molto a proposito, per assicurarsi maggiormente in materia tanto pericolosa quanto è quella della peste, alla quale riusciva molto contraria la libertà che si prendevano li contumaci di passar sopra l’isola a provedersi d’acqua, che assolutamente mancava nel scoglio dove sta situato quel luoco.
Con Monsignor Arcivescovi Querini passano i rappresentanti di Vostra Serenità una quieta et perfettissima intelligentia, per la sua ottima dispositione alle cose publiche et al loro servitio, si mostra del continuo ben animato quanto si possa dire.
Il carico di Bailo in quell’isole è stato mentre vi sono dimorato io essercitato da doi degni et valorosi gentil huomini, il primo fu l’illustrissimo signor Alvise Bragadin, di lodevole destrezza et di diligente cura nel suo ministerio, il secondo, che tuttavia vi dimora, l’illustrissimo signor Angelo Gabrieli, alla cui singolar virtù, come non si può aggiungere, così non si può certamente passar il segno al quale si è egli condotto nel buon servitio di Vostra Serenità et nella sodisfattione di suoi sudditi.
Li consiglieri presenti che sono i clarissimi signori Pietro da Molino et Giovanni Lippomano, essercitano il carico loro con bontà et con candidizza d’operationi honestissime, come hanno anco fatto in altri carichi passati.
Il clarissimo signor Alessandro Bondumiero Capo della fortezza nova ha presentato il suo servito con assiduità et con pontualità comendabile.
I doi signori governatori che un doppo l’altro si sono trovati in quella piazza, sono stati il Conte Manfredo Porto et il Conte Cesare Martinengo, sono ambi stati conosciuti da me e trovati cavalieri di gran fede verso Vostra Serenità et molto atti a qualsivoglia militar essercitio; il primo accompagnato da buona intelligenza per l’esperienza acquistata mentre si è trovato alla guerra, il secondo pieno di desiderio d’imitar le virtù paterne, alle quali però si va voluntarosamente drizzando.
Governatore poi di tute le militie di Corfù è stato appresso di me sempre il Conte Ugoccion(?) Rangone servitore di Vostra Serenità per se stesso già anni 25 et per i suoi antenati molti anni prima. Ha servito governatore a Spinalonga, in Dalmatia contra Uscocchi, governatore a Crema et in terra ferma con buon numero di fanti presso il fu eccellentissimo Proveditore generale Moro, sempre con gran prontezza, sempre con ugual fede et in quest’ultimo governo, come ne’passati, essendo vissuto del continuo lontano da interessi suoi particolari, si è in tutte le cose adoperato con molta prudenza, et in particolare quando fu mandato alla Parga per la fuga di Osman Bassà, s’adoprò con prudenza et con valore. Sostenta la reputatione del ministerio che egli essercita con molto splendore, ma con altro tanto dispendio delle sue facoltà, onde essendo già alla fine delli anni cinque in che termina la presente sua servitù, è ben ragionevole far hormai elettione d’altro soggetto, che vada a darle cambio, di che egli fa efficace instanza et merita che le Vostre Signorie eccellentissime, coll’assignar ad esso quel testimonio della publica gratia che si conviene alla loro munificenza et gratitudine, le diano segno d’aggradire la sviscerata sua devotione, mentre egli fin hora, havendo havuto più tosto riguardo a ben essequire il suo debito che a portarsi inanti con frequenti dimande, già molto non è disceso a farne alcuna, ma ha solo atteso al molto meritare colle continue fatiche.
Mi ha servito per segretario messer Moderante Scaramelli, del quale io son restato con compita et buona sodisfattione, poiché procura egli con ogni spirito di seguire le vestigie del quandam suo padre, onde si deve sperare sia per apportar in ogni occasione fruttuoso et honorato servitio.
È restato al mio partire il governo di quelle fortezze raccomandato alla molta virtù dell’illustrissimo signor Vicenzo Grimani mio successore, assai ben nota a questa Serenissima Patria da tanti altri honorevoli carichi essercitati et utilissimi servitii prestati. Non voglio estendermi più oltre, ma rimettendomi riverentemente quanto alle cose predette alla somma sapienza di Vostra Serenità, prego solo l’Eccellenze Vostre illustrissime a gradire il zelo con che le ho servite et questo sarà sempre il medesimo fin all’ultimo spirito.