24 settembre 1644 Pietro Navagier
Relazione
Relazione di Navagier ritornato di provveditore a Corfù
1644 settembre 24
Serenissimo Prencipe
Nell’incombenze tutte della carica di proveditor e capitano a Corfù, che si è compiaciuta la benignità pretiosa della Serenità Vostra di appoggiar alla debolezza di talenti di me Pietro Navagiero, ho sostenuto puntuali i riguardi a rendermi al vivo zelante e fruttuoso cittadino della patria, mentre col vigore dell’applicatione e con l’uso d’una accurata vigilanza ho procurato di far apparire in tutte le occorrenze più gravi decorosa la publica dignità, assodata la sicurezza di quelle piazze, stuporosi miracoli del mondo, intiera la sodisfattione e stabile la quiete di quei sudditi. Hora sigillata la medesima, dovendo ubbidire a gli eccitamenti di convenienza, col tributar con cuore allegro e prontezza di spirito, quei riverenti raccordi che somministrano l’urgenze di quelle fortezze, mi accingo a rimarcarle essentiali, a finché questo eccellentissimo Senato, ricolmo di sovrafina providenza prudentemente vi rifletta e con opportunità decreti i più propri temperamenti.
Camera
La materia di quelli ministri di Camera riesce in primo luogo molto pesante e di gelose conseguenze. In più mani di mie riverentissime lettere mi serve la ricordanza d’haverla puntualmente rappresentata ripiena di dilicatissimi rispetti. Tutti son greci di molta aderenza, interessi e congionti, da che risorgono evidenti i pregiudici e continue l’itelligenze con debitori, riguardi che feriscono nella parte più sensibile, ch’è il cuore dei crediti di Vostra Serenità, estinti dalla malitia e sepolti in una volontaria oblivione ed occultati da una vitiosa trascuratezza. Gli eletti da communità per anni quatro, in virtù di privilegio speciale della Serenissima Republica, sono scontro, quadernier, massaro e scrivani alle bollete e fabriche. Il scontro ha di salario lire trentaquatro il mese e cinque per cento estratti dalla riscossione delle condanne pecuniarie, in vigor degli ordini delli già eccellentissimi Inquisitori orientali Calbo e Gritti del 1448. Il quaderniero ha sole vinti quatro lire al mese, tuttoche obligato a doi libri mastri, che conservono la scrittura della Camera, onde il più delle volte il proveditore e capitano incontra difficoltà di portar seco il libro mastro per gli eccellentissimi Regolatori alla scrittura, ch’è quasi sempre confuso.
Il massaro gode salario di ducato uno, come tale, ed un altro come custode de libri di Camera, oltre l’utilità di dieci per cento di ragione di condanne, in virtù delli preaccennati ordini degli eccellentissimi Inquisitori orientali.
Il scrivano alle bollete non ha salario, solo soldi quatro per cadaun salariato al mese. L’aggregar però questo carico a quello di quaderniere ridonderebbe a manifesto publico vantaggio, mentre però da qual consiglio fosse eletto persona perita di scrittura, d’età propria, da esser conosciuto idoneo da quel proveditore e capitano, conforme la terminatione Pasqualiga, dipendendo dal scrivano delle bollete il buon fondamento della scrittura medesima.
Il scrivano alle fabriche ha di salario ducati tre. Questo assiste agli operari e maestranze, quando occorre acconciar alloggiamenti, magazeni, case ed altro di ragion publica, formando ogni settimana le polize, che devono esser minutamente osservate e sottoscritte dal governatore di fortezza Vecchia, in ordine della cui sottoscrittione, che serve di attestato della verità, il proveditore e capitano, sottoscrivendo, commette la levatione della bolleta.
Doi altri ministri servono in quella Camera, confirmati dall’eccellentissimo Senato, il ragionato con ducati dieci al mese ed il contador con otto. Perché sopra questa materia di ministri la Serenità Vostra, con espresse lettere, mi assicurò di dover, fattovi il più maturo riflesso, deliberar alcuna cosa a decoro e giovamento del publico interesse, quando alla di lei singolar prudenza non paresse conferente il partito, di derogar all’honore della prerogativa concessa a quella communità di elegger li cinque prenominati ministri, stimerei per mio humilissimo senso, che la speditione d’un italiano di cimentata fede, integrità, di perfetta intelligenza, compensarebbe in efficace maniera il disordine, mentre trattenuto con assignamento uguale a gli oblighi della funtione, havesse carico espresso di sopravedere all’ordine del giro della scrittura, a registri necessari ed a tuttociò che potesse esser d’avanzamento di lume e di servitio, tenuto anco a formar catastici, libi alfabetati, note distinte ed usar puntualità di accuratezza. Ispediente fruttuosissimo certo al sconcerto di quella Camera, tutta di presente fertile di confusioni e sterile affatto di regole e concerti. Disordini tutti veramente contrari alla soda e politica direttione di quel governo, con cui la Serenissima Republica ha sostenuto sempre nelle memorie di secoli decorsi e mantenirà etiandio ne futuri gloriosa la propria dignità e vigorosa la sua grandezza.
Per decoroso avanzamento di quella Camera, che per la moltiplicità delle occorrenza è quasi sempre essausta di dinaro, epur è archivio di tanta conseguenza, per il che si rende travagliosa la carica del proveditor e capitano nell’apertura massime d’haver la Serenità Vostra rinforzato quel presidio, che era al certo difettivo ed in tempo anco della maggior quiete, non poteva supplire a ben guardare quelle piazze, che godono la prerogativa di glorioso concetto, privileggiate di gran stima da tutti li principi e dallo stesso Turco ancora, fruttuosissimo ispediente sarebbe non ha dubbio il secretarsi dall’Eccellenze Vostre un fermo soccorso di contante annuale da esser somministrato dalle Camere del Zante e Ceffalonia, in ragion di tanto al mese secondo il calculo delle spese ordinarie et estraordinarie di quella Camera. Il sperar qui la provisione abondante e che vaglia a riparar la piena del bisogno è cosa ricolma di difficoltà e di lunghezza, mentre il dinaro si ballota con le forme ordinarie del governo, decretato, con ritardo si riceve dal magistrato che deve farne la consegna e non così facile l’incontro poi di trasmetterlo con opportunità. Questo partito consolerà pertanto li proveditori e capitani che pro tempore serviranno alla patria in quella carica , porgerà spirito e cuore a quelle militie, animate dal nodrimento a custodire quegli antemurali, e tutti goderanno gli effetti in somma di così pretiosa providenza, che farà rifiorire una ricca sicurezza e quella Camera proveduta ad equivalenza risorgerà stimabile per sempre. Ad ogni buon fine presento il ristretto dello scosso espresso nel corso del mio reggimento.
Fortezze
Concorre come punto d’essential qualità il bisogno di ristaurare quelle fabriche e rifabricar quelle che son sepolte nelle rovine. In cittadella della fortezza Vecchia quasi tutte le case son dirupate, in casi di torbidi accidenti, volendosi valere di quella ritirata, altro ricovero non si havrebbe certo che quello delle pietre, e pur si potrebbe fondar quartieri e magazeni. A mira di che ho commesso a periti una diligente nota, ch’è l’aggionta di tutte le occorrenza di quelle piazze. Quando s’apre la congiontura, che l’armata della Serenità Vostra non si trova in quel porto, allontanata per li riguardi del publico interesse, viene a rimaner quell’isola con poco vigore, non incalorite le fortezze dall’armata, onde così li banditi, come li bregantini di mal fare, come appunto fu quello dell’Axioti Corsaro, scorrono senza timore quell’acque. Per divertir i mali incontri in avvenire molto propria sarebbe la deliberatione di far star in quel porto una galea armata di tutto punto, per custodia di quelle piazze e per valersene in apertura di rilievo. Per tener poi lontani li bregantini di corso dall’infestationi di quell’acque a danni de sudditi del Gran Signore ed impedir il loro ricovero, come pure per inseguire con facilità i banditi, sicura e fruttuosa sarebbe la speditione di barca armata, che stasse a requisitione del proveditore e capitano, da essere pagata da quella Camera ad una compagnia di capelleti, mentre quei stradioti malmontati e la maggior parte di loro miserabili, tengono sempre vive e ferme intelligenze con li contumaci ed unite parentele et aderenze.
Nella fortezza Vecchia dalla parte della versiada si ritrova un sito di facilissima scalata, perciò sarà bisognoso il riparo, come necessarissima l’assistenza di un ingegnero che sopraveda e possi con la virtù propria e peritia compensar i difetti. Nella detta fortezza sono colobrine trentauna, canoni vintiotto, un’aspido, sagri doi, dodici falconi e doi falconeti, sono in tutto pezzi numero settantasei.
I depositi di polvere, non compreso quello del castello a mare, sono in posto sommamente pericoloso, esposti a fulmini e non coperti di piombo. In quelle fortezza mancano tutte le più essentiali provisioni, cioè formento, segale, ogli, aceti e legne, sendovi pochi migli.
In quella Nuova cittadella nella parte inferiore habitano sempre l’illustrissimo capo di essa ed il governatore. Se questo si obligasse in avvenire ad habitar a Setteventi, ch’è la parte più eminente, con proportione di casa, abbandonata d’assistenza di capo da guerra, non vi stando che un capitano con la sua compagnia, e di basso far quartieri per rinforzo di militie dell’habitatione del medesimo governatore, mentre ivi è assistente il signor capitano per buona regola e governo di quella piazza, non riuscirebbe inutile il decreto, in ordine d’esser le parti della fortezza guardate ed assistite da soggetti di qualità. A questo proposito io mi conosco debitore di rappresentar lo stato di quella piazza, a finché rimarcato possi la publica puntual providenza applicarvi l’opportuno rimedio. Dalla piataforma sino la punta a luochi è semplice muro sottile di casa, senza terrapieno. Non può rondarsi la fortezza da basso, per esser la casa del governatore ed altre habitationi sopra la cortina. Il posto, over piattaforma, detta la Campana, come alli belouardi di Sei e Sette venti, non sendovi il parapetto, impedisce alle ronde il far il lor debito, massime in tempi cattivi, con evidente pericolo di cader dalla muraglia. Al posto appresso la punta, non essendo sostenuto il terrapieno da muro, cadendo a poco a poco, col tempo riuscirà il rimedio più dispendioso che al presente. La muraglia in molti luochi ha bisogno di rissarcimento, massime quella del scarpone, ove ogn’uno può a suo beneplacito scalare. La cisterna di sopra, trapassando l’acqua per il muro, resta priva l’estate e vuota affatto, con incommodo della militia, non essendovene d’altre anco in tempo di pace, così la fontana al corpo di guardia, essendo guasta e rotti li cannoni, e perciò non separandosi la vena dell’acqua dolce dalla salata, fa sortire il patimento di tutti gli habitanti in essa fortezza. Le lumiere delle sortite, non havendo le loro gradezza et essendo molto vicine alla muraglia, apportano però pericolo alle ronde e sentinelle, che sicuramente non possono caminar la notte per la fortezza. Li corpi di guardia sono senza lanternoni, alabarde ed aste o brandistochi. Le sortite secrete che tengono anco pezzi di cannone, palle ed altro, s’atrovano senza porte né riparo per entrarvi. Alla ritirata di Sei e Sette venti manca il ponte levatore, non essendoci che tavole sopra il fosso. Vi mancano manare, mastelle, scale, moscheti da rispetto, tutto necessario per improviso accidente di fuoco o d’altro. In detta Nuova cittadella si ritrovano vintiquatro cannoni, trentacinque colobrine, falconi undeci, aspri di sette, rilevano la summa di pezzi settantasette.
La porta di San Sidro è situata al di fuori della fortezza Vecchia e contigua al portelo, si potrebbe al presente murarla e ridurla dentro della medesima, terrapienando la muraglia dell’ascesa che va al castello da mare, con certezza da riportarne maggior sicurtà; e nello stesso luoco di San Sidro alzarvi un mureto ed il costruirvi una strada per ronda in ogni occorrenza, sarebbero opere molto conferenti e di essential vantaggio.
Riesce di rilevante disordine l’abuso, che mentre il proveditor e capitano, c’ha il diretto governo independente di quelle fortezze, non possa egli alle occorrenze di notte passar in cittadella, pratticandosi che il consigliere che vi habita dia il nome ed il segno, onde crederei, e lo raccordo riverentemente, fosse molto proprio e concludesse un ordine ben concertato, che li proveditori in avvenire mandassero il nome in un boletino bollato al signor consigliere, il quale poi desse il segno, come si pratica nel castello di Brescia, ove gli eccellentissimi signori capitani mandano il nome sigillato e l’illustrissimo castellano da il segno.
Ordinanze
Quelle ordinanze sono costituite in stato difettivo di disciplina, tuttoche con l’occasione delle visite da me fatte di quell’isola a tempi opportuni e nella rasegna generale, efficacemente habbi incaricate le proprie avvertenze a capitani delle medesime d’ammaestrar li soldati nel più essentiale e nell’uso dell’armi, per renderli aguerriti ed atti a ben servire in evento di bisogno. Raccordai humilmente in lettere mie espresse, per zelo di buon servitio, che ben si renderebbe utilissimo il decreto di questo eccellentissimo Senato, che in avvenire le cernide delle quatro Balie di quell’isola fossero rasegnate ogni mese, una Baila alla volta, alla presenza del proveditor e capitano, ad oggetto che col frequente maneggio dell’armi apparisse chiaro il miglioramento e si conoscesse avanzata l’isperienza, mentre massime i capitani negligono il proprio dovere e trascurano le funtioni del lor carico ed i soldati, dovendo comparir alla presenza del proveditore di mese in mese, assistente ne tempi limitati et osservante, riceverebbero un pronto ammaestramento e li capitani medesimi s’applicarebbero di buon cuore a renderli disciplinati nelle mostre. Hora mia spetial incombenza il rinovar zelantemente queste mie rimostranze, aggiustate al decoroso vantaggio di quella militia, a mira che la Serenità Vostra, contribuita all’urgenza le convenienti riflessioni, vaglia a maturare con prudente misura quello che più stimasse quadrato al publico interesse. Nel rasegnar le prenominate ordinanze ho osservato che ben da centocinquanta soldati sono senz’armi publiche, solo con azzarini(?), che non servono, onde, perché quegli armamenti non devono trovarsi risservati per le occorrenze privilegiate, sarà ben proprio e conferente il provedimento di moscheti et arcobusi, forniti a fin che armati di tutto punto possino prestar pronto e fruttuoso servitio.
Soprastante e quartier mastri per fabrica di biscoti
In lettere ossequentissime de 24 settembre dell’anno decorso rappresentai, che un tal Pompeo Bianchini, soprastante alla fabrica de biscoti, era stato dalla retta giustitia del già eccellentissimo Inquisitor Veniero condannato tre anni al remo et che il crivellatore perito Capuzzo salariato trattenuto, s’era volontariamente absentato, onde opportuna sortiva la congiontura di maturarsi dalla publica providenza il ripiego, per risparmiar il dinaro e diminuire l’assignamento a quelli quartieri mastri e forneri destinati alla fabrica de biscoti, che non servivano, per non militarne il bisogno, ma bensi ricevevano intieri i loro salari da quelle Camera. Al presente, che pur concorre il medesimo riguardo, è mio dovere il rimarcar il discapito che ne sente la Serenità Vostra, mentre la mercede non è compensata dalla fatica ed il commodo di quegli operari non ha l’equivalenza dell’opera. Giaché il soprastante è condannato ed il crivellatore contumace e non sorge necessità per hora di fabricatione di biscoti, cade per conseguenza il bisogno di questi doi carichi. Li doi quartieri mastri e forneri, che in virtù di elettione del già eccellentissimo Commissario Civran, godono il salario confirmato dalla publica auttorità, quelli di dodici ducati venentiani e questi di lire quaranta per cadauno al mese, perché non s’impiegano e l’occasione non si appresenta di valersene, non dovrebbero certo senza compensatione di servitio ricever intiera la ricognitione, così che il trattenerli e non perderli in evento d’urgenza, riuscirà effetto giovevole il fermarli con la metà del salario, in riguardo d’esser al presente infruttuosi e l’eccedenza del dispendio pregiudiciale al publico interesse.
La segreteria con la cancelleria
Nel corso del mio reggimento ho osservati e conosciuti superflui li doi carichi distinti di segretario e cancelliere, perché il segretario, necessario per la tifia(?) e per il decoro medesimo della carica, potrebbe col mezo d’un perito e fedele coadiutore abondantemente supplire all’occorrenze del foro. La cancelleria per la propria tenuità non sente aggravio di tanse, decime né d’altro. Il cancelliere ha ducati otto al mese di quella moneta di salario, onde, quando la Serenità Vostra si compiacesse unir quelli doi carichi, il predetto assignamento dovrebbe conseguentemente cessare e remaner in cassa publica. Quest’aggregatione molto propria ed essentiale riuscirebbe per tutti li rispetti di risparmio, di buon concerto e di vera direttione del publico servitio.
Olivari
È mio dovere, in ubbidienza alle publiche deliberationi, rappresentar alla Serenità Vostra lo stato dell’impianto d’olivari in quell’isola, che giornalmente si vanno svegrando i luochi inculti e boschivi, quali riducendosi a coltura si riempono li terreni da per tutto di olivari, onde in puro corso d’anni, si può sperare habbi ad accrescersi la rendita d’ogli a quantità di gran lunga superiore a correnti tempi, havendo io fatto col mezo di proclami seguire una general descrittione, così di vecchi come di novi, riuscita di zare vinticinque mille ottocento vinti doi.
Giurisdittioni
Apparisce la materia di giurisdittione, ch’è tutta dilicata e di ponderosa qualità. Al bailo con doi consiglieri s’appoggia il governo e la cura della città. Al proveditor e capitano quella de soldati, stipendiati, provisionati ed altri. Apparono però in molte cose confuse tra sé le medesime giurisdittioni, mentre li negoti della Parga, de scogli di Paxio ed altri circonvicini, sottoposti a quei governi, sono per anco indevisi tra quei reggimenti, ricorrendo altri al foro prettorio ed altri al prefettisio, e dall’uno e l’altro ricevono sufragi, giudicii e terminationi, si civili come criminali, che sono decise ed ultimate da quel foro ove nel principio sono portate le cause, mentre doverebbero per mio riverentissimo sentimento, esser proprie del foro prefettitio, per evitar le confusioni e toglier gl’inconvenienti, essendo massime poco meno che tutti gli habitanti rollati in descrittione particolare con armi in gran parte publiche, siché formano in certo modo un corpo di militia.
Operationi
Ho disposti a siti propri e ne’ tempi opportuni le guardie a quell’isola, spetialmente in congiontura d’esser capitata in quel canale l’armata turca ogn’anno del mio reggimento, havendo reso pronta ed allestita la cavalleria, incaricati i segni con fuochi e fumi, come pur la dispositione de mascoli per la corrispondenza puntuale degli avisi d’ogni accidente di sbarco, insomma usate le preavvertenze, i precorsi e le diligenze maggiori, per render ben guardati i posti di gelosia e di conseguenza ed a fin che le parti più lontane dell’isola somministrino anco alle vicine, con i spari, le occorrenze per poter in evento di rilevante bisogno accorrere e prestare gli opportuni soccorsi.
Ho procurato al vivo la provisione de formenti per sovegno dell’isola in più occasioni, in tempo massime che l’illustrissimo Bailo era gravemente indisposto.
Ho fatto rifare il colmo dell’edificio della polvere, per le pioggie imperversate cadute e venti da Garbino gagliardi, e riparata la caduta dell’altre parti di muro del magazino, ove si trovano li materiali, mentre era rovinata una parte del detto edificio.
Accommodate alla meglio le case del sopramassaro de biscotti e dell’armiraglio, come pure tutti li magazeni delle munitioni, havendo fatto somministrar di più materie per l’acconciamento di quello di San Nicolò.
Acconciati il corpo di guardia e rastelli alla Parga, come pur quei quartieri, nelle cose sole essentiali, havendo speso in restauramenti ed accommodationi in generale ducati mille doicento ottanta uno, aspidi tredeci e piccoli vinti uno, e lasciato in cassa mille settecento sessanta quatro aspri dicidotto.
Assistito alla costruttione del molo, doppo la partenza del già eccellentissimo Inquisitor Veniero, impiegato a questo effetto tartana trovata nell’acque della Parga, disarmizata e depredata, non si sa da chi, nel carico di marmoroni, senza spesa publica, comparso poi il legitimo parone di essa, che fu un pugliese, mi valsi di quelle barche, seben poco capaci, con interesse di lire nove l’una, senz’alterature di dispendio di quello fatto già dalla degna memoria dell’eccellentissimo commissario Veneiro, havendo speso ducati seicento dieci aspri quarantauno piccolo uno, rimanendo in cassa ducati centovinticinque aspri quarantatre.
Trasmesso di sei in sei mesi principalmente le note delle dispense di quelle munitioni con li ristretti a magistrati, presentando le duplicate dell’anno decorso dal primo marzo sino al primo corrente anno pur dello stesso mese, come anco di mesi in mese li ristretti di quelle militie.
Impiegato tutto lo spirito nella levata de cimerioti, unitamente con l’eccellentissimo proveditor d’armata ed anco prima del suo ritorno in Levante, mentre s’era conferito verso il golfo, per occasione dell’armata turca, havendo scosso la Camera per tal effetto ducati sei milletrecentocinquantaquatro aspri quatordecie piccioli vintiorro, e speso ducati sei mille trecento cinquantatre aspri trenta sette e piccoli sei.
Estinte le pretensioni, con la propria desterità senza impiegar né interessar l’auttorità publica col mezo di quai consoli ebrei, dell’emiri della Bastia di rifacimento per li marmoroni levati a Vatazza. Spuntata la desistenza d’aggravio imposto alle barche che capitavano con mercantie alle rive di Fanaro da Cusein San Bei di Paramitia, c’haveva occupato le peschiere.
Sedati i torbidi alli confini della Parga, per occasione delle infestationi dell’Axioti Corsaro, mentre pretendevano il voivoda del Visir Azem di Primarii de Marganti la restitutione di doi huomini, presi con bregantino del detto Corsaro. Aggiustate altre loro pretendenze d’imporre dume sopra terreni d’immediata giurisdittione de parginoti, comprati da quei del Casal Asià. Quei de Marganti sono ben spesso infesti, a repressione de quali sarà certo necessario alla Porta qualche risoluto e rigoroso temperamento.
Con l’eccellentissimo bailo in Costantinopoli ho tenuto sempre vive le corrispondenze e le communicationi di tutti gli accidenti, per li riguardi del publico servitio, come pure con l’eccellentissimo proveditor d’armata in tutti gli eventi di privilegiata urgenza.
Ho proveduto di schiavine il Regno di Candia, havendone trasmesso novecento novanta una in ragion di vintitre soldi la lira, per la summa di ducati doi mille trecento settantatre aspri quaranta cinque, essendo restati in cassa di questa ragione ducati doi mille quatrocento ottanta sei aspri cinque.
Nella materia d’accommodar li banditi ho sostenuto fisso il riguardo alle conditioni delle persone e qualità de delitti, capitati in Camera ducati ottocentoeuno aspri vinti sette, piccoli doi.
Sono stati tagliati in bosco dalle maestranze parginote cai da ruode d’artiglieria vinti sette, garcele quatrocento trentasette e vazi quatrocento cinquanta, e da quei mastri carrari sono stati fabricati nel corso del mio reggimento letti di più sorti settanta e ruode para cinquanta, de quali furono trasmessi al Zante per servitio di quella fortezza letti diciotto e ruode para sedici.
Tutto il legname, ch’era sepolto nell’immonditie della cunetta, è stato da me in più volte trasmesso alla casa dell’arsenal, così che, compreso quello venetto tagliato in bosco al mio tempo, sono stati inviati fortami(?) e bucalari di galea sottile doi mille cinquecentoquatordeci e di galeazza pezzi cento otto, essendo stato speso nel taglio ducati doi mille trecento undeci, aspri tredici e piccoli otto, così che restano in cassa di tal ragione ducati trecento ottante, aspri quatro e piccoli tre, tutto il scosso e speso nelle preaccennate materie.
Nel corso tutto del mio reggimento ha prestato il servitio di secretario messer Girolamo Quarto, con tutti i numeri di spiritosa applicatione, possedendo massime, oltre isperienza de negoci più gravi acquistata alle corti de prencipi, ove ha servito con frutto e virtuosa diligenza, vigore de qualificati talenti, da quali e dalla sua intiera ed incorrotta fede ho riportato ne gl’interessi di public servitio vantaggi sopragrandi, onde ricco di ottime conditioni e dotato di singolar modestia, devo legalizarlo degno degli affetti ed effetti benefici della gratia della Serenità Vostra e di cadauna dell’Eccellenze Vostre, come valuta molto il suo merito e vanto al più alto segno la mia somma sodisfattione.
Sigillo, Serenissimo Prencipe, questa mia humilissima relatione, che come estratto vivo d’una verità ben chiara mi giova sperare non sia disaggradita dalla suprema generosità della Serenità Vostra, solita sempre d’accreditar le considerationi de suoi rappresentanti, che per motivo di cuor zelante e di spirito innamorato del bene della patria, impegnano le proprie viscere per pagar il dovere di un puntual servitio, procurando a tutto potere di superar le proprie debolezze ad oggetto pure, che le funtioni della carica sortiscano decorose ed applicate, e gl’impulsi dell’animo tutto divotione non habbino in alcun tempo i rimproveri di non essersi essercitati vigorosi. Zelantemente per tanto, havendo io servito con gli affetti dell’animo, mi giova sperare che di conseguenza l’Eccellenze Vostre siano per rendersi più che certe ch’io, con li fratelli, figlioli e sostanze tutte, in tutti i cimenti con ben allegra dispositione e con il concorso del proprio cuore, siamo per vivere dovitiosi di brama di sagrificar con le vite anco il sangue, per renderci parti legitimi d’una Repubblica, che per haver titoli eccelsi gode privilegi di perpetue glorie, decorata di grandezza e pretiosissima prudenza, che Dio Signore conservi felicissimo per sempre. Gratie etc.
Venetia 28 settembre 1644
Allegati:
1. “Conti delli biscotti erano nelli magazeni publici il di primo settembre 1643. La dispensa fatta da detto giorno fino primo marzo 1644 et delli capitali et introdoti in essi magazeni fino detto giorno primo marzo” segue elenco [7 carte]