13 agosto 1646 Giacomo Donà
Relazione
Relazione di Giacomo Donado ritornato di Provveditore e capitano a Corfù
1646 agosto 13
Serenissimo Prencipe
Hebbi dalla publica munificenza la carica di proveditor et capitano di Corfù, benignamente appoggiata alla mia debolezza dalla Serenità Vostra, che per il corso di due anni, in tempo travaglioso, procurai di sostenere con quella sincerità, aplicatione et zelo a che m’ha constituito il porprio dovere, l’obligo verso la patria et l’interesse del publico servitio. Inanci che ne segua la renontia in mano della Serenità Vostra, mi conosco in primo capo impegnato a riverir humilmente la generosissima publica gratia d’un tanto honore et nel secondo riferire in ristretto (così eccitato dall’obligo delle commissioni, tutto ciò che nel corso della medesima ho procurato d’essercitare, col solo oggetto del vantaggio dell’Eccellenze Vostre, et ho conosciuto conferire al governo di quelle importantissime piazze et sudditi.
Principale, anzi unico, mio fine in questa, omesse tutte quelle estensioni o degressioni che poco vagliono, restringermi in quello che per debol mio senso potesse ricercare qualche regola, levare li abusi, mantenere aggiustato il governo et conservare molti capitali che di publica ragione in quei magazeni s’attrovano.
Sarà a cadauna dell’Eccellenze Vostre più volte da suoi degni rappresentanti stato portato la qualità del sito di quell’isola, di qual difesa et sicurezza sian quelle fortezze, in che non devo io dilungarmi per non aportarle maggior tedio, bastandomi solo dire, essere antemurale della christianità, anima vitale dei Stati maritimi della Serenissima Repubblica et spirito che contribuisce vigore a tutte le parti del Regno di Candia, dell’armata et dell’isole, onde, non senza giusta ragione, tutto deve studiare la publica sapienza per la sua manutentione et nelle congionture presenti imparticolare, che fatta arsenale d’ogni sorte di munitione et piazza d’arme di tutte le militie, conosce che vigorosa deve essere la sua assistenza et abondanti li provedimenti, per suplire a tutte le occorrenze.
In quattro pertinenze, che con nome di Balie si chiamano, si divide quell’isola, da vintiquattromilla anime viene habitata, come dalla descrittione fatta fare ho veduto, di queste ve ne sono mille doicento descritte nelle cernide, tresento salinari disobligati dalla galera, mille ne ho somministrato all’armata per armamento d’una galera et per rinforzo della medesima, in essecutione delli commandi delli eccellentissimi signori Generali, et altri quattro mille si potria havere atte a portar l’armi, se bene di poca esperienza et non avezzi all’essercitio militare, conosce la Serenità Vostra che debile sarebbe il loro servitio.
Della qualità de terreni posso dirle haverli veduti assai fertili d’ogli, vini et grani, se ben di questi non ne producono quella quantità che vaglia al mantenimento di tutto l’anno, ma solamente per la mettà, l’estratione però continua che si fa dalla terra ferma supplisce al bisogno et fa godere conveniente abondanza. La vale di San Zorzi, osservata da me particolarmente et che da Vostra Serenità ben spesso con ordine et con impiego anco di danaro è stato procurato di ridurre a coltura, servirebbe molto bene a tutta l’isola, quando venisse fatta una grande escavatione de fossi, per il scolo delle acque che il verno tutta l’inondano, ma per conseguire questo vi vorrebbe spesa considerabile et espeditione di rappresentante publico, che questa sola incombenza tenesse et con obligo di perfettionare l’opera, altrimenti ogn’applicatione riuscirebbe infruttuosa et vana.
La visita fu fatta da me in tempo di minor incommodo et con la maggior brevità che ho potuto, havendo sempre assegnate le regole proprie per le guardie, per assicurar bene li posti et essere con diligenza avisato, con levare a paesani li aggravii et proveder semplicemente al bisogno.
Dalla città et borghi quattromille persone incirca si possono cavare, millecinquecento de quali sarebbono atti a portar l’armi, ma quei dai borghi imparticolare, ch’assueffatti in mare trafficano in terra ferma, riuscirebbono migliori et da promettersi qualche bene, fra questi vi sono cento cinquanta scolari bombardieri in circa, quali ho fatto essercitare al bressaglio et diversi di essi s’attrovano al presente in armata a servire.
La cittadinanza tutta, da quello ho potuto comprendere, l’ho conosciuta fedele et divota al nome della Serenità Vostra, facendone piena testimonianza l’esibitione cortese di novemille quatrocento ducati, che con la vendita de loro offitii hanno cavato per le presenti occorrenze, che tutti dall’eccellentissimo signor General Grimani sono stati impiegati nelle nove fortificationi, et alle occasioni si può sperare che sia per corrispondere con la medesima fedeltà et per spargere con le famiglie stesse il sangue per mantenersi sotto il felice libero commando dell’Eccellenze Vostre.
Le presenti congionture hanno necessitato ad aggiungere all’antiche nove difese nella medesima città, che consistono nell’elevatione delle muraglie ridotte fuori di scalata in mezelune, ove ha portato il bisogno in terrapieni, in opere esteriori, stabilite et dirette dalla somma prudenza dell’eccellentissimo signor General Grimani, colla consulta de capi da guerra, il che perfettionato che sia si può credere ben cautelata et assicurata la sua difesa. Queste però chiamano maggiori provedimenti, perché essendo accresciuti i posti da guardarsi, maggior numero di militie si ricerca per sostenerle. Due mille fanti, compresi in essi il presidio delle fortezze medesime, vi vorrebbe almeno, per restringermi al solo bisognevole, et questi non solamente nelle gelosie presenti doverebbono esser assegnati dalla publica sapienza, che non fossero né mossi né levati per qual si voglia causa, ma in ogni tempo ancora, premendo troppo alla christianità tutta la preservatione di quella piazza, che in accidenti improvisi, quali il Signor Dio tenghi lontani, non si sa a quai pericoli possi esser sottoposta; l’Eccellenze Vostre hanno l’essempio inanzi a gl’occhi si preditoriamente(?) passato, mentre dechiariti i Turchi di venirsene amici, obligati tutti li rappresentanti come tali a riceverli, impiegati ad allontanare l’occasioni di male sodisfattioni et disgusti da gli animi de loro commandanti, anzi a trattare con tutte le dimostrationi di honori et di regali, che parimente a me furono comissi li medesimi publici voleri, e poi è successo quello che tanto ha traffitto l’anima d’ogni buon cittadino. Se fossero all’hora comparsi in quell’isola non saprei al presente che pronosticare, in tanta mancanza che erano quelle monitioni de viveri, d’armi, senza guarnigione, senza capi da guerra et d’ogni altra cosa bisognosa alla sua diffesa. Per la mia parte non haverei mancato di vigorosamente farlo et col sangue stesso sacrificare la vita alla patria et a Iddio l’anima in causa di tanta giustitia. Per armar la detta città, quattrodeci pezzi d’artigliaria furono cavati dalli settanta sei che erano in fortezza Nova, rimanendone altri cinque in comformità della consulta da guerra che si fece, tre canoni da cinquanta, ch’erano infruttuosi, estrati da galere rotte et disfatte, si sono cavalcati et impiegati nella medesima, servendo ai fianchi di due belloardi et una piataforma per dominar la campagna, ma per difender bene le fortificationi esteriori ne vorrebbono altri dodeci. Rimane da armare la parte da mare, perché essendosi ridotte le muraglie tutte ad un livello(?) et fuori di scalata (in che m’impiegai in tempo di quattro mesi che l’eccellentissimo Grimani si fermò al Zante) vi vorrebbono almeno vinti pezzi, ma di picola portata di balle, come aspidi da dodeci et cononcini da sedeci, per esser le difese di esse corte, non dominate dalle fortezze. Fu scritto da me per la missione de vinti periere, tra da XII [dodici] et 14 con li suoi mascoli, né queste dono state inviate, et essendo affare considerabile non si doverebbe ommettere d’inviarli. È vero che sono stati mandati sedeci peritoli, arma(?) solo da barch’armate, ma non per mettere a difesa di muraglia, et questi sono mancanti de cugni(?) et de loro mascoli, che per inanti erano in quelle munitioni, et per inhabili furono mandati in questi arsenali, siché in cos’alcuna non possono servire. In detta città resta a perfettionarsi i terrapieni del fianco sotto fortezza Nova, la cortina di Porta Reale, aggiustar la falsa braga sotto detta fortezza con suoi parapetti et canoniere, un rivelino di muro avanti la porta di Spilea, li corridori di tavole, dove s’è alciata la mura, le seracinesche alle porte, ultimare le due opere esteriori a porta Reale et Rimonda, fornire la demolitione del borgo di San Marco, far una traversa sotto fortezza Nova, che arrivi sino al mare et aggiustar la strada coperta, tutte opere che ricercano spesa di dieci mille ducati in circa, come da ingegnieri viene dechiarito.
La Nova cittadella, commandata prima dall’illustrissimo signor Giovan Battista Vitturi et al presente dall’illustrissimo signor Francesco Zen, signori di tutta prudenza c’hanno dato saggio del loro zelo verso il publico servitio et guardata da essi con tutta vigilanza, nella mancanza in che era de munitioni da vivere et da guerra, è stata da me lasciata proveduta d’armi, biscotti, formenti, polvere et legname, introdutione consciuta necessaria per potersi valere in ogni caso improviso; al presente ha di presidio due compagnie d’italiani et una d’oltremontani. Una conserva d’acqua, che è nella parte superiore, qual era rota, restò questa accommodata et hora serve abondantemente, oltre un’altra fontana che s’attrova nell’ingresso della medesima, siché in questa parte è bastevolmente provista d’acqua. Diversi quartieri et con magazen de rispetti tenevano bisogno d’accommodamenti et sono stati da me aggiostati, onde servono per alloggi di militie, et per preservatione di munitioni. Dalla parte poi parte da terra all’incontro del monte d’Abram, questa, per openione d’ingegneri et per l’osservatione de capi da guerra, che più volte sopra luoco sono stati, ha buone difese, oltre la distanza di cento trenta passi che vi è, per quali rispetti hanno deliberato non fare altre fortificationi, né tentare la demolitione del detto monte, che aporterebbe spesa immensa et impiego di molti anni, che servì a notitia publica per distrutione delle voci che ingelosivano questa parte.
Della fortezza Vecchia non porterò all’Eccellenze Vostre la qualità del suo sito, come neanco del castel da mare et del posto della Campana, tutti tre in un medesimo recinto, della sicurezza che gli è ben nota, solo per quella parte dell’aversiata, che guarda verso Levante, dove per qualche ombra che si haveva di facile scalata, l’Eccellenze Vostre, con sue ducali di 22 ottobre 1644, mi comissero di far diligente osservatione et io con mie lettere di 18 decembre sussequente portai alla publica notitia la difesa che haveva il medesimo, cautelata sendo a sufficienza dalla quantità di seche et porporelle che vi sono, da due sentinelle contigue da canone da corpo di guardia, oltre l’altezza della muraglia, ch’è di nove passa et di quattordeci in più luochi a piombo, il che abondantemente assicura quel posto. Ben si perché era mancante di difese esteriori dalla parte della città, fu decretatto con la consulta da guerra di fare fuori delle Porta Rimonda una meza luna, ch’è una delle due opere che rimane a perfettionare, per levare all’inimico con il commodo che haveva d’aprossimarsi coperto a marina sotto le mura della città et condursi fino dentro della cunetta, con che rimane a quella parte sufficientemente assicurata. Per il recinto di San Sidero, fatto con oggetto di assicurare maggiormente le mura della cittadela et per ricovero anco de gli habitanti in ogni accidente, sarebbe propria la transmissione di otto o dieci aspidi da XII [dodici] o da 14 per poterlo armare alle occorrenze, essendo posto che serve di riparo et che può tenere lontano l’inimico. La cunetta della quale più volte dall’Eccellenza Vostra fu decrettata la sua escavatione, va sempre più atterrandosi, et per il fettore che rende e per la poca sicurezza che aporta, chiama risoluto l’effetto, ma questo doverà seguire se non in tempo di verno per maggiore facilità et se sarà fatto per via di appalto sarà anco per con minor spesa publica.
Il stato in che trovai al mio ingresso alla carica quelle fortezze, l’ho in più mano di mie lettere rapresentato all’Eccellenze Vostre, mentre mancati di tutte le cose de viveri, d’armi di rispetto, di legne, d’acqua facevan conoscere il bisogno maggiore che tenevano di provedimenti, oltre poi l’essere quei magazeni et quartieri la maggior parte distrutti, senza coperti et disabitati, mi stimolò a prevenire in tempo lontano da ogni sospetto il bisogno, il che al servitio dell’Eccellenze Vostre ha prestato quel commando ch’haveran conosciuto, nell’alloggio dato a tante militie estere et nel ricovero di molta copia di monitioni, che sono state transmesse, dove prima non sapevo in che modo farlo. All’opere però più esentiali volsi che fosse dato principio et così feci di subito accommodarre quel publico arsenale, che per havere tutto il colmo guasto portava gran danno a publici armizi, le cisterne in cittadella et alla Campana restorono aconciate, dove prima le acque si perdevano. Feci nettare quelle della fortezza Vecchia, con che abondantemente provedei per il mantenimento del presidio. Furono restaurati molti quartieri et habitationi de capitani, che minacciavano vicina caduta, renovati tutti quei alla Campana et anco uno grande per alloggio di doicento et più soldati in città alla Porta di Spilea. Li forni del tutto perduti, che non servivano che per ricovero d’immonditie, con mio sommo dispiacere et stupore, vedendo fabriche con tanta spesa errette per la fabricatione de biscotti andar così miseramente a male, restorno in brevità di tempo accommodati, havendo fatto aggiustare, con tutta buona regola et con li suoi cassoni, il luoco delle farine et li magazeni et stive(?) per i biscotti, che servono di presente con molto commodo diversi magazeni per il ricovero di monitioni et imparticolare per li sedecimille tresento stara di formento et seimille seicento di migli resarono pure aconciati, con che rimase preservati molti capitali publici et di tutto ne ho sempre con tutta puntualità portata la notitia alla Serenità Vostra, consolato rimanendo d’haverne anco dalla publica munificenza ricevuto benigna aprobatione.
In quali tutte opere, con la fabrica anco di tre quartieri novi fatti in città, per ordine dell’eccellentissimo signor General Grimani, vi è andato di spesa soli ducati cinque mille tresento e vintisette, aspri 23, compreso in essa diversi materiali di ferramenta, tavole et atro per non esservene in quei magazeni; in questa parte mi conosco obligato di assicurare l’Eccellenze Vostre di haver havuto l’occhio sempre apperto al loro vantaggio maggiore et colla continua mia assistenza, con haver dato l’opere in appalto et con l’haver impiegati tutti li materiali che potevan servire, se bene adoprati, voglii sperare sarà conosciuto il risparmio et da me essersi sodisfatto al proprio dovere. Rimarà ancora in fortezza Vecchia da ristaurare alcuni magazeni di rispetti, quattro alloggiamenti di bombardieri et tre quartieri in cittadella, a quali per scarsezza di maestranze et in mancanza de materiali, che più volte ho ricordati, non potei intieramente supplire, de quali essendone pervenuti parte poco inanci la renontia della carica et altri con la galeazza con sei mastri marangoni, m’assicuro sarà dal zelo dell’eccellentissimo Basadonna mio successore continuate et aggiustate l’opere, acciò nelle presenti congionture possino servire ai bisogni.
Resta solo che la spesa seguita non rimanghi gietata, ma la preservatione giovi con obligare alcuno, con quella recognitione che fosse giudicata propria, acciò tenendone cura sia il tutto ben custodito, consistendo anco in procurare che le fabriche restino ben conservate et speso rivedute, onde a primi principii di danni si ripari, perché quello che con poca spesa si può rimediare, conviene poi in fine con molto interesse publico farsi. Vi è un scrivano a gli utensili, qual gode una paga di soldato oltre la sua, che solamente tiene cura delle robbe d’uso delle fortezze et con la sopragionta di militie estere aquarterato in città, et per le fabriche de quartieri novi et per l’alloggi che vi sono in case de particolari, non può sopraintendere a tutto, onde sarebbe proprio qualche decretto dell’Eccellenze Vostre, che durante i presenti mottivi fosse provisto d’altra persona, che havesse a renderne conto con essere in libro a parte in Camera fatto debitore, acciò inanti il sbando o macchia di qualche compagnia, riveda ogni cosa di publica ragione et trovando qualche mancanza, si possi trattenere dalle paghe de capitani il danno, conforme all’uso di terraferma.
L’artigliaria, che s’attrova in quelle fortezze al numero tutta di cento cinquantadue pezzi, dal stato in che la ritrovai a quello l’ho lasciata, posso dire essere tutta rinovata, essendo al presenta cavalcata et aggiustata nei luochi proprii, dove prima deffettiva de letti, mancante di ruote, qualche parte per terra stava infruttuosa. Nel tempo havuto libero di far taglio di legname, non ho abandonato di farne la provisione maggiore, spiacendomi che quest’ultim’anno, per gli incontri della guerra, non mi è stato permesso il continuare. Ho lasciato anco qualche numero de letti di rispetto, oltre l’haverne proveduto per ordine publico le fortezze di Zante, Caffalonia et Asso. Alcun pezzo di canone non è stato estrato di fortezza Vecchia, per essere tutti colobrine da 14 in su, eccettuato che otto falconi da tre et sei et un aspido, quali restano in ogn’occasione per li bisogni delle fortificationi esteriori. Il magazen de legnami rimane sproveduto di razi et gavogli per riode d’ogni genere con le bocchele et ferramente, ricercati altre volte con mie lettere alla Serenità Vostra et essendo provisione molto bisognosa, m’obliga di farne di novo riverente riccordo, essendo nel stato dell’artigliaria le riode l’essentiale servitio per il guarnimento di esse, et ivi non si può sperar di farne se non disdotto para in circa.
Le monitioni tutte che in molta quantità sono capitate sotto di me, ho sempre con la debita cautela fatte ricevere, rivedute frequentemente et risposte nei luochi proprii per la conservatione, ho lasciato dodeci mille cento novant’uno stara di frumento, tutto di buona qualità, sei milla cento quattro di migli et un milione dusento ottanta quattro miara et lire(?) ottocento cinquantanove di biscotti, compresi li fabricati in quei forni, né altro provedimento vi è, se non quel tanto l’Eccellenze Vostre havessero inviato colla galeazza. Ogli et accetti non ve ne sono, ma di questi se ne può fare nell’isola medesima la provisione. Di monitioni da guerra appresento il ristretto qui ingionto, perché habbiano sotto l’occhio distintamente quello s’attrova, deve però la publica prudenza considerare che all’armata et all’isole quella fortezza sempre ha proveduto, onde conviene tenerla abondantemente provisionata, accioché non rimanghi sprovista. Di armizi per uso dell’armata et d’altre provisioni per la medesima ho lasciato quell’arsenale affatto spogliato [NdC: seguono 3 righe cancellate in cui si nomina il Generale Capello] havendosi tutto mandato in armata per commissione de gli eccellentissimi generali.
Al mio ingresso ritrovai cento e sessanta stara de migli guasti, che furono per ordine dell’Eccellenze Vostre di 3 dicembre 1644 gietati in mare, con l’assistenza di quel reggimento, come mi fu comesso. Diversa ferramente vecchia inutile trovata da me in quei magazeni fu transmissa alla casa dell’arsenale, con molte cane da moschetti, altre armi non buone et alquante campane rotte, havendo stimato proprio di levare il maggior deterioramento di esse et dare modo al publico di potersene valere in altre opere. Seicento miere di biscotti pur ritrovati marzi, ridotti in quel mal essere per quello considerationi che umilmente portai alla Serenità Vostra [NdC: parola cancellata] coll’eccellentissimo signor Proveditor dell’armata Marcello, che furono in questi ultimi giorni per ordine dell’eccellentissimo signor General Grimani gietati in mare, come anco diversi drappamenti(?) da galeotti marciti, per commissione dell’eccellentissimo signor General Capello, havend’io sempre di tutto stimato bene di portarne le notitie in publico, con solo oggetto di solevare in tutte le parti gli interessi di Vostra Serenità, riferir con ogni sincerità il stato delle cose et liberar li magazeni che infruttuosamente erano occupati, et per poter poi col commodo de medesimi [NdC: parola cancellata] riporvi quelle le provisioni inviate de qui et aggiustarle con regola tale [NdC: frase cancellata] che le revisioni dei maneggi et saldi fossero più facili.
Il maggior pregiuditio e publico disavantaggio c’habbia io conosciuto [NdC: breve frase cancellata] è il molto tempo ch’è corso senza far li saldi delle revisioni de conti ai munitionieri, i cui maneggi caminano sregolati, involti nelle maggiori confusioni et intrichi. Per tal causa ricercai all’Eccellenze Vostre li libri di Gierolamo Morello già munitioniero, che preggione s’attrova in questa città per imputationi di poca fede nel suo ministerio, stabilito havendo di voler essequir l’opera di tutto il fondo delle medesime monitioni et al medesimo oggetto feci fare la separatione di molte cose, che mischiate et sepolte nei magazeni s’attrovavano, ma non mi furono mai transmessi i medesimi libri et per ciò è riuscito vanno il mio intento, [NdC: frase cancellata]. Et perché non ho potuto io praticare le forme che desideravo, non devo abandonare per ciò quei raccordi, che per humile mio parere stimo giovevoli ad evitare maggiormente la continuatione et fermare il corso ad un tanto publico disavantaggio. Il fare un fondi di tutto quello s’attrova di presente in essere, formar libri novi con le regole introdotte nel Regno di Candia, dalla felice memoria dell’eccellentissimo signor General Priuli, è l’unico rimedio che si possi applicare a questo male. Da questa regola con facilità si vedrano gli intachi, se fossero seguiti, aparirano e cautioni de munitioni passati et presenti, si ponerà una volta fine alle confusioni che vi sono et levati rimarano gli intoppi, per caminare in avenire con la scrittura regolata, ma per conseguir questo sarà necessario la deputatione di ministro, che con tutta diligenza attendi et perfettioni quest’opera. Non ho però io tralasciata ogn’applicatione per ridurre le cose in tal stato, perché si possi con facilità fare le revisioni, havendo fatto formar debitori li munitionieri, di tutto quello è capitato in quei magazeni, nei ordinarii libri bolati et di Camera, con haver anco fatto poner giù molta scrittura che restava diffettiva. All’istesso segno trovai il deposito grande delle polveri et li altri che sono in cittadella, tenendo un figliolo del Morello preggione una delle due chiavi, né so a che oggetto, mentre egli di quelle non ha havuto alcuna consegna, né appare debitore in alcun luoco, et pure al medesimo vengono radriciati li mandati del credito, disordine che quanto più si porterà inanci, tanto più haverà il rimedio difficile, et resta la scrittura di tanti anni mal regolata et confusa, et a questo male non so applicarvi altra regola, se non la medesima del fondi di tutte le polvere, con l’espeditione del Morello, perché fatta la consegna d’ogni cosa al munitioniero attuale, cammini aggiustato il maneggio in questo grave publico interesse. Le polvere del deposito grande, che nella revisione fatta da me al mio ingresso osservai in pessimo stato, et per l’humidità c’havevano et per i barili et casselle rotte et mal conservate, si poteva temere che in breve tempo andassero tutte a male, come con mie di numero 6 rappresentai. Tutte eccettuato ottanta barili da 5.1.1 sono da 4:1 deboli et per opinione de periti di poca pescata, la sua quantità non si può sapere, per non vedersi nei libri di quella Camera alcun registro, né nota, diffetto considerabile che l’Eccellenze Vostre ben conoscono, mentre in questa forma ogn’uno può provecchiare a sua sodisfattione, se bene una chiave sta sempre appresso il suo rappresentante. L’eccellentissimo Grimani, c’ha voluto saperla, ha convenuto farmi fare ad occhio il calcolo, dal quale apresso poco s’è stimato possi essere da cinquecento mille lire in circa. L’anno passato mi fu fatto soleggiare, di ordine di Sua Eccellenza, buona parte, per impedire il corso del maggior deterrioramento con cavare li spolverazzi, per mandar poi(?) li spolverazzi di qui, opera che viene continuata al presente con tutta applicatione dell’eccellentissimo signor General Dolfino et presto sarà ridotta in buon essere. Sarà fermato il corso del male certo, ma per openione de persone pratiche, non può migliorare di qualità, et all’occorenze non servirà nel modo che bisognerebbe, consistendo nei combatimenti, come l’Eccellenze Vostre ben sano, d’havere qualità di robba che faci gran passata et che tenghi l’inimico più lontano che si può, perché aprossimato che sia alle mura, non può il canone girare et così resta persa la miglior arma delle fortezze. Il muttare queste con transmetterne della più perfetta che sia, cioè cento barili per volta, et farne venire altri tanti di quella, sarebbe il miglior partito che si potesse prendere, perché con questa via s’haverebbe un deposito purgato et all’occorrenze da farvi fondamento sopra. Oltre di questo deposito ve ne è sessantadue miara da 5:1:1 inviata da Vostra Serenità, senza quella fu dispensata all’armata, Zante e Ceffalonia di ordine delli eccellentissimi signori Generali et di ragion delli fornaquenci(?), nel tempo del mio partire ne sono stati scaricati 600 carratelli in summa de lire cento novantanove mille ottocento tretadoi, della qualità che l’Eccellenze Vostre havevano inteso dalli eccellentissimi signori Generali Dolfino et Proveditore Basadona, da quali m’è stata consegnata una cassella de lire 50 per il magistrato eccellentissimo dell’Artelaria. Li magazeni delle munitioni diversi sono con due chiavi, una che tiene il rappresentante di Vostra Serenità, l’altra il munitioniero, cautione che assicura in buona parte li capitali publici et doverebbe seguire il medesimo anco delli altri, che non le hanno, havendone fatto fare io due sopra due magazeni, dov’è stato riposto il biscotto fabricato di novo, perché rimanghi conosciuta intieramente la qualità de medesimi et levata qualche fraude, che temevo. Tutti li ministri che servono tanto di Camera, quanto li sopramassari, capitani de saline, sono del paese, havendo comprate le cariche al publico incanto, eccettuate quelle di Camera che vengono dispensate dal consiglio di quella Communità, opositione che rende difficile la direttione de publici interessi, per le adherenze che tra di loro hanno et per li proverchi che possono havere, a che aggiongendosi anco la revisione de conti così in longo, causa maggior danno, perché non essendo ben guardate le robbe, non si può venir in cognitione da chi sia proceduto l’errore, per render col castigo sottoposto a rifacimento quello mancasse del suo dovere, et così pare che la Serenità Vostra deve solo sentire al danno, come s’ è succeduto nelli 600 miara de biscotti, nei 167 stara di miglio et nel mal governo dei drappamenti(?) dell’armata.
La fabbrica de biscotti, commessami dalla Serenità Vostra, restò principiata a primi di febraro et inanci seguisse l’aggiustamento di tutte le cose per il lavoro, ho convenuto impiegar tempo et fattica, perché vi era mancanza di tutto; con cinque bocche di forni diedi principio et con la sopragiunta dei due capomastri, ispediti di qua dal magistrato eccellentissimo delle Biave, con due di più si è continuato, che erano in tutto sette, fino al giorno che ne hebbi la dirrettione, et se fosse stimato bene dalla publica prudenza, che si lavorasse con il resto delli forni, che sono al numero di 18 boche, tute aggiustate, sarà necessario di inviare altri lavoranti, non havendo io trovato in città persone pratiche che possino ben servire. Quattro mille cento cinquanta quattro stara di frumento ho fatto convertire in farine, de quali s’è fabricato miara tresento cinquanta cinque, lire quattrocento cinquantacinque di biscotto sasonato, consegnato a quel sopramassaro et è rimasto della medesima ragione farine stara seicento, maggior quantità se n’haverebbe anco fatto, mentre l’oppositioni incontrate molte volte per la deficienza di farine, perché li tempi non permettevano di mandar frumenti ai molini, altre per stretezza di legne, perilché mi valsi di quelle che feci fare col favor dell’eccellentissimo signor proveditor dell’Armata, et altre per mancanza de lavoranti, onde ho convenuto acquetarmi alli effetti di neccessità per astradare nel principio il lavoro, contentato essendomi con tutti li contrarii havuto farlo seguire, accioché li frumenti, che principalmente a riscaldarsi non andassero a male, [NdC: frase cancellata] sarà però bene, per assicurare meglio i restati, acellerare la fabrica, perché essendone riposti in magazeni un poco altri, per la stretezza dei luochi che vi sono, con il caldo non ricevino maggior deterioramento, ancorché li habbi lasciati di buona conditione, il che per conseguire non mancai di farli palleggiare spesso, di rivederli frequentemente et tenirli ben governati [NdC: frase cancellata]. Fu elletto da me suprastante a detta fabrica, per modus previsionis, con assenso dell’eccellentissimo signor General Grimani, persona di fede et c’ha prestato il servitio con tutta puntualità, ma per esser questo forestiero et per non haver il modo di dare le solite pieggiarie, non s’è potuto praticare li ordini Cavalli in questo proposito, di che con mie di numero 76 ne diedi parte all’Eccellenze Vostre, et dalla publica sapienza fu ordinato a detto eccellentissimo signor Generale di procurare altro soprastante, che con la publica cautella essercitasse la carica, con acrescimento anco di stipendio in riguardo de tempi che corrono, ma per proclami fatti non è stato prossibile di haver incontro proprio per tal affare. Questo ben si ha acresciuto a me le fattiche, mentre convenivo riveder ben spesso li conti, trovarmi sopra il lavoro, proveder di legne, oltre quelle vi erano [NdC: breve frase cancellata], per ché il tutto ogni cosa caminasse con regola; et per l’osservatione fatta il verno passato, che le barche nel ritorno dai molini tardavano molte volte diversi giorni, per causa de tempi, furono fatti accommodare alquanti molini da mano, con quali, oltre l’occorrenze della fortezza, potevassi servire de medesimi per la continuatione del lavoro.
Li datii della Serenità Vostra tutti ho fatto che restino deliberati al publico incanto, non havendo mai assentito che vadano in Serenissima Signoria in riguardo delle molte fraudi, che soglino esser usate; ho cavato d’essi ducati vintiquattro mille novecento quaranta due, avantaggiati dalli due anni anteriori ducati ottocento cinquanta sette, non ostante li mottivi presenti (quali per la communicatione che ha l’isola con la terra ferma, di dove s’estraggono le merci et imparticolare dalla Scala di Bastia et altri luochi del Turco) hanno causato che l’offerte sian state con riserva et ristrette, come anco il negotio si vede effettivamente cessato in maggior parte. Da questi solamente si cavano l’entrate di quella Camera, che comprese il dacio delle peschiere di Butrintro, deliberato dall’illustrissimo mio precessore per li anni cinque conforme al solito, con qualche poco di danaro che si cava di merci che passano Sottovento et alcuni censuali che si riscuotono, non ascendono dette entrate un anno per l’altro a ducati ventimille in circa, rendita assai debole in riguardo della spesa ordinaria, che è de ducati 62.000 in 63.000 all’anno, due terzi di più della riscossione. Non comprendo però le estraordinarie che al presente corrono, per quali vi vuole almeno ducati 14.000 al mese, et quando vi erano le militie francesi et altre spedite in Regno vi è andato fino ducati 20.000, perilché in absenza dell’eccellentissimo signor General Grimani, m’è convenuto molte volte sospirare per la provisione et ricorrere per imprestido a cittadini, mercanti et hebrei, da quali fui in qualche parte solevato, che tutti però prontamente sono stati saldati, sodisfatto havendo fino un debito vecchio, contrato con hebrei al tempo delle levate de cimariotti, come mi fu commisso da Vostra Serenità. In quella Camera ho veduto che non vi è alcuna tariffa, che assegni a ministri le recognitione per il levar di nolette et altro, disordine che molte volte produsse male sodisfattioni a salariati et altri, onde il fermare un assignamento ragionevole risucirà di consolatione universale, come in tutte le altre Camere del Statto si pratica.
Per commodo delle militie, in essecutione dell’ordine di Vostra Serenità, fu fatto un hospitale novo in città, accommodato et provisto di quel più s’ha potuto, sarebbe effetto della publica pietà, che fosse aggionta qualche altra provisione per solievo de poveri amalati, per preservarli con quel governo et commodo che ricerca il loro bisogno, costando tanto all’Eccellenze Vostre quelle militie estere, come ben sano. A quelli di fortezza Vecchia et de condennati di Santa Giustina stimai bene far aggiungere altre provisioni neccessarie con la rinovatione di molte cose vecchie, et con per il che s’è speso qualche poco danaro publico, ch’è risucito insensibile et di molto solievo a poveri infermi. D’ogni cosa ho fatto fare inventario(?) perché i priori sian tenuti a render conto con la formatione del debito in Camera, acciò il tutto resti conservato con diligenza et carità.
Cento e novantacinque miare de sali si sono fabricati in mio tempo oltre quaranta sei miara(?) d’accrescimenti che vi sono stati, posti tutti in Serenissima Signoria, come al magistrato eccellentissimo del sal ne porto li conti et informationi destinte.
Al castel Sant Angelo, che serve per ricovero di buona parte de gli habitanti dell’isola, somministrai l’anno passato qualche portione di biscotto, polvere et armi, per potersi servire nell’occorrenze impreviste, così pure per la torre di Butrintrò s’è praticato il medesimo [NdC: breve frase cancellata], quale sarebbe anco da me stata accommodata per essecutione dei publici ordini, mentre le gelosie presenti non mi havessero impedito di farlo, essendo di già preparata la materia di legnami et ferramenta, et cessati questi sospetti sarà bene assicurarla tenendone molto bisogno. Visitai la fortezza della Parga, nella quale trovai qualche disordine per il modo di negotiare tra quei habitanti et albanesi sudditi del Turco, da che procedevano spesso insolenze et confusioni ai confini, levai l’occasione di molte contese contrate per pretensioni c’havevano quei da margariti, con termine di giustitia, con compositioni et trattati, da che ne è proveduto anco sodisfatione concambievole et sopite molte difficoltà, come a quel tempo ne diedi riverente conto all’Eccellenze Vostre. In quei sudditi ho veduto una divotione et fede verso la Serenità Vostra, quali non mancai di redere consolati con attestati affettuosi et in tempo di qualche penuria, li ho somministrato cento et cinquanta stara di migli di publica ragione, de quali inanti al mio partire hanno sodisfatto la Camera, così pure per le presenti congionture sono stati proveduti di armi et munitioni a misura del bisogno.
Il posto di quella scala l’ho conosciuto di somma importanza e tale, che s’havessero turchi confinanti subito seguita la guerra voluto chiuderlo et impedire l’estrationi de viveri, haverebbe l’isola provati li maggiori incommodi et carestie, ma da quella parte sono sempre capitati grani, carnazi et ogn’altra sorte di robbe in abondanza, siché con fondamento si può argomentare, non esser da confinanti abbracciata la diversione del negotio, et tutto ho voluto che resti corrisposto con la buona intelligenza da quei governatori, acciò si mantenghi libero il traffico com’è seguito.
Sino a qui ho portato all’Eccellenze Vostre con tutta sincerità, quanto da me si è operato per il governo di quei populi et buona cura di quelle fortezze, raccommandate dalla publica gratia alla mia debolezza; rimane accenarle quello coll’illustrissimi signori baili et consiglieri unitamente si è maneggiato, l’unione in tutte le parti accompagniò sempre in tutto le parti gli interessi di Vostra Serenità, da che è proveduto la sodisfatitione de suditi [NdC: parola cancellata, forse “buoni”] et l’avantaggio publico, con merito singolare dell’illustrissimo signor Michiel Malpiero bailo, che in questa parte non mi ha lasciato che desiderare. Tra quelli habitanti solevano spesso nascere discussioni pericolose, per pretensioni antiche di quei popolani contro cittadini per materia de loro consegli et di governo, di queste pur un disconcio non è succeduto, essendosi tutti contenuti nella dovuta obedienza, per essersi sempre sostenuto disinteressato il governo.
Il fontico, governato da quel reggimento con l’assistenza anco del proveditore et capitano, s’attrova con grosso capitale, come la Serenità Vostra ben sa, che fu tutto convertito in formenti et migli per ordine publico nei pricipii de mottivi correnti, et l’ho lasciato ben provisto, come al ritorno dell’illustrissimo signor bailo ne haverà distinti li particolari.
In materia di sanità nei presenti sospetti di Zante, Ceffalonie et in altre parti di terra ferma, da quali quell’isola è circondata, s’è caminato sin hora con tutto il rigore et nei principii d’ha voluto adoperare quel rimedio, che più assicurava dal pericolo il male. Lodato il Signor Dio s’ha preservata libera et voglio sperare sarano continuate le medesime diligenze.
Il monte di pietà, erretto dalla felice memoria dell’eccellentissimo signor Girolamo Pisani a commodo et per solievo di quei poveri habitanti, si va conservando, né si è mancato di far esito di pegni, onde sempre vi sia capitale a beneficio commune.
Quanto alla mia persona non devo con altro titolo comparire alla presenza della Serenità Vostra, se non con quello d’un ottima volontà, che sempre ha accompagnate le mie attioni, incalorite da quel zelo che deve havere ogni buon cittadino all’interessi publici; li maneggi sono tanti veramente, multiplici et pesanti, et la mia debolezza ha sostenuto il tutto con quell’aplicatione che ho conosciuta conferente al servitio. Dall’assistenza et valore di cinque eccellentissimi signori generali, che nel corso di quattordeci mesi ho havuto l’honore di servire, è stato abondantemente suplito a quello che in me non era, l’obedire a chi dovevo è stato mio scopo principale, contentandomi che questa fosse la parte propria della mia obbligatione [NdC: breve frase cancellata]. Contento nel rimanente il mio animo di haver sostenuta questa carica, per le congionture laboriosissime, con un cuore et fattica sempre costante, per tutto che ricercò tanti urgenti bisogni in che ho trovato quella fortezza, et d’haver senza interesse, ma con molto mio dispendio, a tutti molto ben tutto procurato sostenere il decoro et il rispetto dovuto al nome della Serenità Vostra, coll’eccellentissimo signor General Grimani c’ha fatto più longo il sogiorno in quella parte, ho essequito puntualmente questo dovere, da che sarà venuta in cognitione a quel segno giungesse li miei fini, per non rendermi demeritevole della publica gratia. La stima che la patria deve fare di quel prestantissimo senatore, non tocca a me di acenarla, mentre le sue insigni dotti(?) fatte presolari(?) da se medesimi in tanti prestanti passati maneggi, portano seco riconoscimento del suo valore et merito; testimonio di ciò sarà stato il mio longo silentio, con che ho riverito l’autorità di quell’eccellentissimo, havute le considerationi di non molestarle con la repetitione delle cose stesse, non infruttuoso però è stato il mio tacere, mentre a tutto quello da suoi sopremi commandi mi veniva imposto è stato ubedito et riverito, giovandomi sperare haver incontrato in questa forma il publico volere.
Per secretario ho havuto il signor Antonio Tebaldi, estraordinario di cancellaria, che per il corso di dieci anni servì la Serenità Vostra in Costantinopoli, in questa città et al presente continua in servitio coll’eccellentissimo signor General Dolfino, la modestia de suoi costumi, accompagnata dalla virtù et diligenza lo rende meritevole del publico gradimento, non havendo fin hora goduto minima recognitione, né d’utele, né di honore. Gratie
Allegati:
1. Nota dei bisogni delle fabbriche pubbliche [10 carte]
2. Dettaglio dei ministri di Camera [2 carte]
3. Nota delle riscossioni e delle spese della Camera fiscale di Corfù [1 carta]
4. “Estratto dal libro del maneggio di me Malpiero Petretin soprmassaro delle monitioni” 18 giugno 1646 [10 carte]