1647 Michiel Malipiero
Relazione
Relazione di Michiel Malpiero ritornato di Bailo a Corfù
1647
Serenissimo Prencipe
Dovendo preservar anch’io il lodevol instituto di questa Serenissima Reppubblica nel dar conto et far rellatione di tutte le cose, ch’assistendo alla carica che si compiaque di conferirmi di suo bailo nella città di Corfù, ho giudicato degne della loro notitia; tralascierò quelle, che come ordinarie, possono esser state più d’una volta per aventura refferite alla Serenità Vostra da miei precessori et abbraciando particolarità, per mio sensso, più proprie et che migliormente compliscono al servitio publico. Significherò il tutto con quel zelo che mi astringe il debito infescito(?) che devo e conserverò eternamente di ben servire alla Serenità Vostra.
Tralascierò dico di refferire l’ampiezza di quell’isola, che come è a loro ben nota, si può più tosto chiamare provincia, borgata di buon numero de casali e parimente il numero de habitanti, di quelli dell’isola come della città, per non tediare la Serenità Vostra maggiormente, supponendo che in questi tempi di guerra da tanti eccellentissimi generali li sarà stato apportato ogni particolare, così della gente atta all’arme, come delli inutili.
Dirò bene alla Serenità Vostra, col solito di mia riverenza, che quantonque quell’isola sia così grande e tanto habitata, non produce però grano di gran lunga bastante per il suo vito neccessario et ordinario dell’anno, il che procede per esser in gran parte montuosa e sterile, onde per neccessità conviene che si faccia riccorsso e con svantaggio per sovenimento de grani nella terraferma, come è ben noto.
Secondo. Credo Serenissimo Prencipe, altre volte sii stato proposto di trovar modo per coltivar la valle di San Zorzi, che riuscirebbe di singolarissimo proffito a tanto bisogno. Per non rendermi affatto inutile del servitio di Vostra Serenità, mi vi son transferito più volte in quella, et considerato il modo più facile, lo rappresento con la riverenza maggiore. Trovai la valle esser longa miglia cinque et larga quatro in circa, con il fondo piano e in diclivio, ben contornata d’altre montagne et apperta dalla parte più bassa che sboca in mare, ch’a ridurla a coltura basterebbe un cavamento principale nel mezzo, per la longhezza della sudetta, di larghezza piedi quindeci et dieci di proffondità, per scolar in quello tutte l’acque delli fossi che si doverebbero fare, per dividere la campagna nella forma ordinaria delli ritrati, che si pratica nel padovano, per il che fare, la spesa non ascenderebbe a ducati quindici mille in circa, giusto alle informationi prese in questo proposito. Et se la Serenità Vostra faccesse anco la spesa nel ridurla in questo stato, per l’impotenza de sudditi, potrebbe non sollo in pochi anni risarcirsi, con quella gravazza annuale che li pare propria di aggiongere a quelli che la godesse, ma lasciarla continuare, ne conseguirebbe anco utilità di non pocha consideratione. Et perché questa matteria importantissima de formenti restasse intieramente proveduta, non supplendo a bastanza la sudetta valle, crederei fosse molto proficuo pur(?) anco qualche parte della campagna piana, ch’al presente si attrova vignata, fosse ridotta in coltura per formenti, nella forma che segue: commettendo con parte dall’eccellentissimo Senato, ch’in avenire alcuno che possede colline atte alla coltura, benché boschatte, non ardisca di far vigne da novo senza licenza delli signori bailli, quali doveranno commetter espressamente, che non siano piantate vigne, sollo che sopra le sudette, per ani 20 continui, con le penne più proprie a trasgressori che ne piantassero in campagna rasa o luochi piani, benché fossero sopra monti; questo causerebbe che li campi vignati al presente nelle pianure, in pochi anni si ridurebbero la maggior parte senza vigne, poiché non durano queste longamente, e per neccessità e per mantenimento di sue entrate, sboscheriano le colline innutile, ma preciosse di terreno, che con il corso dell’anni sopradetti tutte le vigne si attroverebbero in luoco ch’hora e perso et inutile, et si avanzeria la campagna per le biade et i vini, acquistarebbero maggior conditione et anco se ne farebbe maggior quantità, essendo riposti in luoco più proprio; e benché apparesse alli sudditi nel principio qualche aggravio la prudentissima deliberatione, non dimeno si consolerebbero nel considerar d’haver in pocho tempo accresciuto un terzzo delle sue entrate con la regola sorpadetta, e restarebbe quella città et fortezze munite di tanto grano e vini, che ne potria certo somministrare alle altre isole, come con tutta la riverenza ne diedi anco un tocco nell’eccellentissimo Senato, dal quale benignamente mi fu riposto, ch’esprimessi la mia debolezza e quale in questa parte fosse il servitio publico.
Terzo. Peso grave del bailo è quello della sua cura che tiene di fare, che quei sudditi siano sempre provisti di vito, e si bene si attrova un fontico, con capitale de ducati quaranta cinque milla in circa, essendo nondimeno maneggiato da quei cittadini, non può il rapresentante la Serenità Vostra vederne mai il fondo di cassa et rimediare a gl’inconvenienti, che sono infiniti et perniciosissimi, onde sarebbe ottimamente bene che la Serenità Vostra, con espressa deliberatione dell’eccellentissimo Senato, impartisse facoltà alli signori baili di poter con la sola loro auttorità veder il stato di quel fontico et sollo sopraintender a quello nel modo medemo, che in tante altre sue città vien osservato, così sopra capitale de fontici, come de monti di pietà, perché con tanti cappi non è possibile che passa bene, e tutto ch’io ho impiegato il spirito in ponergli qualche buona regola et dargli d’utile di qualche centenar de ducati, con honesto accrescimento a pro’ di quello de formenti introdotti et usciti. Non resta però stabilito abbastanza, poiché ben spesso et il più delle volte s’incontra di diversi poveri et pocco vien concluso, il che riesce di danno notabile del medemo fontico.
Quinto. La Serenità Vostra, per parte in matteria di piantar et coltivar olivari, obliga i suoi rettori a dover refferire al suo repatriar che frutto partorisse, onde sodisfacendo io a questo obligo, riverentemente le dico esserne stati accresciuti, per rellatione che ho potuto havere dai cappi di quei casali, già che resta suspesa la visita che solleva far li baili per tutta l’isola, che pur era di tanto commodo e solievo di quei poveri contadini, et però neccessaria et hora neccessariissima, anco per questo rispetto delli olivari, ne sono stati impiantati et incalmati da quatro milla piedi in circa et giornalmente cresiono in numero, siché col tempo si sentirà frutto grandissimo.
Sesto. Devo medemamente arricordare con tuta l’humiltà alla Serenità Vostra, per oviar a grandissimo pericolo che giornalmente si corre d’infettare quella città di mal contaggioso, et massimamente in questo tempo presente, che da tutte le barche parti vengono barche suspette et perché l’officio della sanità si ritrova fuori della porta di Spilea, posto ove capita tutte le barchette che soministra il vito giornalmente, così di biave, animali, vini et altro, cose neccessarie, che per neccessità della moltitudine le convien esser tutte unite. Direi che non fosse che bene et di grandissima dignità et sicurtà della Serenità Vostra, ordinar che fosse fatto l’officio della sanità fuori della porta di San Nicolò, vicino alla chiesa, di legname per poter in ogni caso abbriggiarlo, accioché da tutte le barche et vasselli et altre che capitassero al detto offitio, fossero in posto riguarddevole et sitto più forte della città, per accrescere maggiormente con l’osservatione di questi il concetto di questa fortezza e per tener le barche di contumacie in disparte da quelle che hanno la pratica, poiché per quello ho osservato in questo particolare confesso, stando in quel porto almeno la notte, non puol star che non pratichino insieme, con tanto pericolo, come la Serenità Vostra puol comprendere e levar questa felicità che hora si prova d’una perfetissima salute, per gratia speciale del Signor Iddio, e dirò anco per una estraordinaria dilligenza che ho usato, così nel far assister a tutte le barche dell’isola da questi cittadini, come anco per il rigor che ho sempre praticato in questa importantissima matteria, acciò resti preservata quella città così importante alla Serenità Vostra in sanità.
Settimo. Di quelle importantissime piazze di fortezza Vecchia et Nova non tratterò, per esser questo cibo dell’illustrissimo proveditore, sapendo(?) massime che l’illustrissimo proveditor Donado, che ha degnamente servito, haverà rappresentato et arrecordato quanto occorre in servitio di quelle.
Ottavo. Aviso parimente alla Serenità Vostra un danno considerabile che il publico ricevve, che fu terminato dall’eccellentissimo Senato e dato licenza a fregate et altre navilli, che possino trasportare cordovani a Messina, sotto pretesto d’avantaggio publico, per pagar due datii, ma in fatti questo negotio di grandissimo pregiuditio per molti rispetti, l’uno perché sotto pretesto de cordovani vengono condotte di contrabando sette grana et altri in modo che in poco tempo si farà scalla ordenaria, con notabile pregiudicio, et questa estratione è di maggior danno, che non è l’utile del secondo datio di cordovani, perché in ogni freggata non portano più de 18 o 20 miera de cordovani, che importa il datio cento ducati o poco più, non facendo quattro barche più di dieci o dodici viaggi all’anno, si viene a cavare all’anno di datio circa mille e dusento ducati, poi riceveva(?) il publico danno, perché se li mercanti mandassero questi capitali in questa città in cere, grana, schiavine, seda falzate(?), vallonia et altro, la Serenità Vostra coseguirebbe uno di questi datii et essendo portate quelle mercantie alla città si conseguirebbe il dacio dell’entrata, che saria di maggior summa del secondo, oltre che per l’unità di questo capitale la Serenità Vostra ne riceveva sette percento, siché il publico viene ad esser migliorato(?), si come chiaramente appare di più de 25 et 30 mille ducati all’anno, di più si ricevve parimente considerabile danno, perché ritornando queste freggate a Corfù portano panni di seda falsificati et altro, che per la bassezza del precio rendono pregiudicati li mercati, con sprezzo delle leggi che ciò prohibiscono.
Nono. Ho passato quel reggimento con quatro illustrissimi signori consiglieri, li due primo furono l’illustrissimi signori Zuanne Balbi et Nicolò Dandolo, e l’altri due, che tuttavia vi si attrovano, son l’illustrissimi signori Lorenzo Orio et Antonio Lombardo, tutti gentil huomeni di somma integrità et volenterosi al publico servitio, onde le cose sono corse così regolate et con tante unione, così con Sue Signorie illustrissime come con l’illustrissimo signor Proveditor, che più non saprei che dire.
Decimo. Nel tempo del mio governo non ho havuto niuna contesa con quelli rapresentanti del Signor Turco, ma se ne passato sempre con bonissima corispondenza et a benché siano state serrate tutte le scalle, tuttavia con qualche regalo mio particolare ho sempre cavato biade in tanta coppia, che nonostante a tante armate in tanti vasselli fermati in quel porto, ha supplito di gran longo al bisogno, come la Serenità Vostra, nel tempo che si attrovava a Corfù, haverà conosciuto quanto sia stato il mio zello nel provedimento e nel provedere il bisogno.
Restami per fine di questo mio discorso, che sendo stato al governo di questi fidelissimi et carissimi populi alla Serenità Vostra, ho procurato con tuta la forza di farmi conoscer di cossispondente volontà, non havendo mancato di administrare la dovuta giustitia et di darli a tutte li dovuti più giusti suffraggi, che sono proprii di buon rettore, essubito(?) a sudditi per maggiormente confirmarli nell’antica loro devotione, da me molto ben conosciuta nel corso di quel reggimento, con molti segni d’amore verso la mia persona, nel tempo particolare della mia partenza, a gloria della Serenità Vostra. Gratie. Etc.