17 febbraio 1720 Benedetto Civran III
Relazione
Relazione di Stefano(?) Magno ritornato di provveditore a Corfù
1753 ottobre 29
Serenissimo Prencipe
Adempito in atto d’obbedienza nel mio regresso a questa dominante l’ultimo dovere che impone la legge della relazione dopo la sostenuta carica di proveditore e capitano di Corfù, nella quale ho procurato di riparare li diffetti del talento e della sufficienza cogl’usi di mia indefessa applicazione e d’un fervido zelo per il miglior servizio di Vostra Serenità.
Niente mi si è presentato all’osservazione nel corso di quell’impiego, che caduto non sii alla penetrazione de miei precessori e maggiormente degl’eccellentissimi signori Proveditori generali, e come ne sarano state dalla virtù e diligenza loro rassegnate le notizie a Vostre Eccellenze, così non credo aver ad imorare(?) sopra alcuni punti per non reccar il tedio d’un inutile ripetizione alla benigna loro toleranza. Non m’inoltro perciò a descrivere quell’isola, che per la sua sittuazione ha già meritato ed esigge le più sacie publiche applicationi, per la sua presservazione al publico dominio e come antemurale della cristianità, onde concorse Vostra Serenità a munirla con reali fortificazioni e con depositi, a ricovero delle munitioni ed attreci inservienti alla sua diffesa.
Patiscono l’une e gl’altri li soliti pregiudicii che inferisce il tempo, ma al riparo loro, vigilando pure la publica providenza con disponere gl’opportuni ristauri, v’ho io contribuito a seconda delle commissioni avute dalla primaria carica. Prestato quindi a quartieri e depositi, ho soprainteso alla redificazione del palazzo preffetizio ed all’incaminamento di quella del palazzo episcopale lasciata la prima prossima al suo compimento, cui sarà data l’ultima mano dall’attenzione del mio successore; e quanto a danni delle fortificazioni intrapresi il riparo sotto gl’ordini zelanti dell’eccellentissimo signor Proveditor general da mar Sagredo, vano progredendo li lavori, affine di ridurla in istato d’una perfetta consistenza.
Pressidiata quella piazza come lo comporta la natura de tempi ed è notto all’eccellentissimo signor Savio alla scrittura, v’è il corpo dell’ordinanze arollato al numero di mille per una risserva a servire nell’emergenza del bisogno e per mantenerle in vigore ho io prestato le proprie diligenze coll’spurgo necessario in occasion di rassegne loro date nella mia visita. Anche all’occorrenze di publico servizio nel mare, soministra l’isola persone in tempo di pace in tenue numero, essendo altresì a molto maggiore tenuta in tempo di guerra.
Ubertosa in prodotto d’oglio l’isola stessa, il di cui profitto soministra a quegl’abitanti stimolo ad aumentarlo con la moltiplicazione degl’impianti, onde deriva ch’annualmente cresca il vantaggio loro, non meno che delle publiche rendite, le quali si vedono sempre riguardevolmente accresciute nella decima e dogana. Ha le sue giurisdizioni la detta isola di Parga, Paxo e Butrinto.
Paxo scoglio di piciol circuito con porti ed in sittuazione opportuna, che giornalmente s’aumenta da quegl’abitanti fatti numerosi, è in grado d’aversi a considerare vantaggioso, non solo all’interesse della publica cassa raporto alla decima e dogana dell’oglio stesso, che presentemente corrisponde, ma al servizio publico, che può ritraersi dalle persone, assueffate per lo più all’esercizio maritimo, nelle publiche esiggenze.
In Butrinto non si conta senon la rendita di quella peschiera e l’altra minutissima di sua dogana. Ha egli il territorio qual è quello di Prevesa e Vonizza per l’estesa dello spazio d’un ora, ma disabitato per l’infelicità dell’aria e per il pericolo de barbari confinanti giace inofficioso al publico e privato profitto.
Benché insufficienti li studi di mie applicazioni nel sostenimento di quella rappresentanza per il buon servizio e per l’interesse di Vostre Eccellenze, sono essi stati guidati da un ottima volontà e da un fervido zelo per non riuscir inutile all’uno ed all’altro di questi oggetti, ciò che mi fa confidare il magnanimo compatimento dell’Eccellenze Vostre che imploro con ossequio. Grazie.
Venezia li 29 ottobre 1753