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1608 Sagredo

Relazione

1608 Sagredo ritornato di Provveditore generale di Candia
AS Venezia, Collegio, relazioni, busta 79

Serenissimo principe
La isola de Candia, Regno nobilissimo et antiquissimo, in maniera tale che fu in Europa delli primi de quali le historie habbino fatto memoria, situato appunto, come dicevano quelli antichi savi della Gretia, per dominare non pure tutta essa Gretia, ma gran parte dell’Asia e dell’Affrica, poiché dall’Affrica non è luntano più che 220 miglia, dall’Asia 140 et dall’Europa 70; fu ripieno di tanti populi et città, che fu chiamato Regno di cento città et furono li suoi re temuti da tutti. Era più habitato dalla parte d’Ostro che dalla parte Tramontana, dov’erano fabricate molte nobilissime città, delle quali se ne vedono ancora grandi et segnalate vestigie, et i suoi commercii erano grandissimi nell’Affrica per le 5 città che in più tempi v’haveano li Greci fabricate, cioè Appolonia, Cirene, Arsinoe, Tolemaide et Berenice, le quali hora sono tutte distrutte, restandovi appena una particella di Tolemaide, che hoggidì chiamano Tolonità; par hora ch’essendo cresciuta la città de Costantinopoli tutti li commercii siano verso quella parte et per consequenza le 4 città dell’isola sono tutte volte a Tramontana, come più commode al trafico. In diversi tempi furono preda di diverse potenze gli habitatori di essa et molte città distrutte et dopo che Metello, che fu chiamato Cretio, capitano di Romani la soggiogò, restò soggetta all’imperio di essi Romani et per consequenza poi a quello di Costantino, a cui successero li imperatori greci; fiorì sempre Candia di persone bellicose et savie, finché havendo del 720 Saracino fatto innumerabile armata et innumerabile essercitio distrussero non pur Candia, ma tutto l’Arcipelago e tutte le marine dov’erano le città greche et stetero 3 anni all’assedio di Costantinopoli, dal quale partiti, rotti e disfatti più dalla mano potente del Signor Dio che dalla mano de gli huomini, occuparono dopo qualche tempo Candia, della qual hebbero il dominio per anni 180 et restano fino al di d’hoggi alcune poche genti reliquie delli detti Saracini, che appresso la lingua greca, parlano ancora il moresco, se bene in molte parti corrotto. Dopo questo spatio di tempo fu riecuperata ancora da Alessio figlio d’Isaccio imperatore del 1.200, il qual poi la donò al marchese di Monferrato, che fu uno di quelli che li aiutarono [?] a ricuperar l’imperio, quando Vostra serenità con armi potenti soccorse detto imperatore. Da questo marchese di Monferrato nel 1.204 comprarono li nostri gloriosi antenati essa isola, la quale da quel tempo in qua sempre vissuta sotto il vessillo di questa serenissima Republica, Et se bene non arriva alla quantità delli habitatori antiqui, tuttavia si è andata di maniera avanzando, ch’è accresciuta di molto maggior numero di quello ch’era già molti anni. Si contano nel circuito di 550 miglia in circa, che gira tutta la isola, 220.000 anime in circa, seben per opinion mia, per quello ch’io ho veduto nelle descrititoni ch’io ho fatto de galiotti et privileggiati, che sono come cernide, credo che il numero sia molto maggiore, perché tutti procurano per fuggir l’esser descritti di asconder chi li figliuoli, chi li fratelli et altri parenti per sottrarsi dalle angarie et ancorché si metta ogni studio per ritrarne la verità, tuttavia non si può far tanto che basti, essendo li loro preti, che chiamano papati, li primi ad asconder li suoi figliuoli et parenti, come più a basso a suo luoco dirò, quando parlerò della descrititone delli galeotti et privileggiati. Ha questa isola, com’ho detto, 4 città: Sitia, Candia, Rettimo et Canea, et altre sei fortezze, una nel territorio de Sitia, cioè Gerapetra; nel terriotorio de Candia due: Spinalonga et Paleocastro. In quello della Canea 3: Suda, San Todaro et Grabisse, che in tutto fanno le sopradette sei fortezze, delle quali et delle città insieme dirò ordinatamente quello che mi par necessario per informatione de Vostra serenità et principiarò dalla città de Sitia. Questa non è né gran città né forte, ma esposta ad ogni incursione, non è habitata molto, ha territorio assai sterile de biave, ma fertile di olivi et ogni giorno si vanno augumentando le piante di essi, il che convenirà con il tempo apportar molto utile alla città nostra di Venetia, così per li datii che se ne trazeranno, come per il necessario uso et abbondanza di questo alimento, di che si ha tanto bisogno; et volesse Dio che il studio che hanno posto nel piantar tante viti nel Regno havessero posto in piantar olivi, tutto questo paese di Sitia, ch’è verso Levante è pochissimo habitato, come ho detto; li populi non sono molto bellicosi et sono tenuti li più vili degli altri, il castello de Gerapetra serve per guardia de quelle marine d’Ostro, non è cosa d’importanzam, ma pur fa qualche cosa, questo lo ho fatto accomodare in molte parti, c’havevan [?] bisogno valendomi dell’intelligenza et industria del signor governator Ruggero Fabbrino, uno de migliori soggetti che la servano al presente in quel Regno, et con pochissima spesa ha ridotto quel castello in assai buon stato, per quello ch’é. Si contano in essa città et suo territorio in tutto anime 20.000 in circa. Venendo verso Candia 50 miglia lontano da Sitia si ritrova la fortezza de Spinalonga, la quale se io debbo dire il vero, giudico esser stata una fabrica, che si poteva far con manco giro, per semplice difesa di quel porto, et non necessitar la Serenità vostra a presidio di 300 fanti, tanto più che quel porto non ha né aqua né legne, et la està è tanto dominato da venti furiosi, ch’essendov’io stato con due sole galee, appena si habbiamo potuto tener legati, onde per mio giudicio stimo che sarà molto meglio ristringerla, per levar quel ricetto a legni da corso, che tanto haveria bastato, ma alle cose fatte non è molto facile il rimedio; l’hanno nel tempo del mio carico custodita dui clarissimi signori Proveditori, il signor Piero Morosini, che l’ha ridotta in buon stato di fabriche, et il signor Piero da Molin, da quali ha ricevuto Vostra serenità utile et fruttuoso servitio et io compita sodisfattione. La fortezza della città de Candia, venendo verso Ponenete, è da questa 50 miglia lontana, ha sotto se bellissimo territorio, compartito in otto castelli, la istessa città compreso il Marula, ch’è come borgo di essa, ha anime 14.000 in circa et il territorio ha anime 76.000 in circa, che fanno il numero di 90.000, oltre li otto castelli ha la campagna et luoco di Lassiti, ch’è un piano posto fra altissimi et asprissimi monti et quasi fortezza, circondato da altre più aspre et alte montagne, Vostra serenità possede de sua propria ragione li terreni di quel piano, parte dati a Napolitani benemeriti, con obligo di risponder tanto formento all’anno ad con prezzo limitato, parte si affitta a particolari, ma in questa affittationi haverei regolato alcuna cosa, se la multiplicità de importantissimi negotii m’havesse dato tempo di poterlo fare, supplirà nondimeno a questo mio diffetto qualche altro eccellentissimo Generale, non potendosi far tutte le cose in un istesso tempo. Riceve d’entrata annua Vostra serenità stara 4.000 di formento, che serve per il biscotto delle galee, che stanno et capitano in quel Regno, questa entrata può andar sempre augumentando et in particolare n’hanno la cura li illustrissimi signori Capitani, essendo però stato per lettere de Vostra serenità commesso alli Generali, che rivedano il tutto et diano quelli ordini che giudicassero neccessarii, come già fece l’eccellentissimo General Priuli, che vi fu in vista et vi descrisse 466 galeotti et diede opportuni ordini in tal proposito, né restarò di dire che in quanto ho potuto ho rimediato al disordine introdotto di pigliar terreni ad affitto da quelli che habitando al piano, togliono essi terreni per sottrarsi dalla galea et angarie, come raccordò prudentemente il sudetto eccellentissimo General Priuli; ha medesimamente Vostra serenità altri terreni nella Messarea, chiamati Franatopi [?], ma così in questi, come in quelli di Lassiti, l’Eccellenze vostre sono state ingannate, perché parlandosi a bovine, vengono concesse 10 et più bovine per volta, che paron un piciol numero, tuttavia una bovina è intorno 17 campi padovani et chi riceve gratia di 10 bovine ha quasi in dono da Vostra serenità 170 campi padovani, onde sarà bene che sempre si parli a misurade, ch’è mezo campo padovan per ogni misurada, et non a bovine con fraude, come fanno così nelli terreni della Messarea come i quelli di Lassiti, non piacendo a me ne anco che li habitanti Lassiti restino senza esser descritti almeno per cernede, acciò che in tempo de guerra andando a servire in galea per scapoli, siano come ostaggi di quelli che restassero in quelle aspre montagne. Espedito da questi terreni, che sono entrate de Vostra serenità, torno alla città de Candia, la qual’è fortezza di gran circuito et maggior assai del bisogno, perché in tempo de pace a guardarla vi vogliono almeno 2.000 fanti et in tempo de guerra (che il Signor Dio la tenghi lontana) 10.000 non saranno molti, il fidarsi poi de cernede et paesani l’Eccellenze vostre hanno il doloroso essempio de Nicosia. L’isola è lontana, il mandar tanti fanti per così longo tratto di mare sarà sempre difficile, per non dir impossibile, se ben io stimo che la principal difesa di quel Regno possa esser una potente et ben essercitata armata, non dovendo però mancarsi a noi medesimi, ma far tutto quel più che si potrà per conservar quel nobilissimo Regno. In quanto alla fortificatione de quella città vi sarebbe molto che dire, giudico però che per hora basti andar perfettionando il già deliberato et quando quel Regno resti qualche anno libero dall’armar tante galee, si finisca di ridur la fossa alla sua perfettione et insieme la stradda coperta che gira intorno la contrascarpa, della qual stradda coperta ne ho fatto il terzo di quella parte che si può fare et l’haverei ancor finita, quando io havessi havuto commodità delle angarie, essendovi parso bene andar con qualche risserva, per non aggravar tanto quella contadinanza, che si affaticava non solo nella construttion delli arsenali, ma si era mostrata anco così pronta nell’andar a servire alla Serenità vostra et per galeotti et per scapoli et per soldati ancora, havendo piacciuto al Signor Dio di disponere che a me sia toccato in poco più di due anni di armar 40 galee per servitio de Vostre serenità, come a suo luoco dirò più particolarmente.
In questa stradda coperta ho seguitato la forma de quella de Palma, se ben per la differenza del sito non si è potuto farla così perfettamente simile, tuttavia questa de Candia ha un avvantaggio più di quella de Palma, ch’essendo il terreno credoso e tenace non sgroterà, come quella de Palma, ma si conserverà meglio et più lungamente. Li cuniculi nella fossa non li stimo molto, né in tutto li sprezzo, poiché a Canissa et Ostenden et altre piazza hanno procurato li diffensori di deffendersi con queste et simili inventioni, perché in fine il modo di deffender le piazze è tanto vario, che ogni uno fa quello che stima tornargli più utile, essendo rari li capitani che osservino la istessa forma et regola; et per mio creder la maggior difesa di una piazza, consiste nel capitano et nelli soldati valorosi, né le fortezze si diffendono o perdono per una linea un poco più dritta o un poco più torta, onde delli particolari de questa fortezza et della altre del Regno anderò ristrettissimo, con pensiero quando occorri deliberare alcuna cosa intorno al miglioramento di esse di allargarmi in quel tempo più particolarmente, concludo adunque, che sia bene andar seguitando la forma deliberata. Ha sette porte et alcune di esse nelli fianchi delli beloardi molto belle et molto sicure, che serviranno sempre sicuramente senza far altre sortite. Vi sono delle cortine che hanno bisogno di essere incamisate, li spalti over parapetti non sono fatti né alla debita altezza, né alla debita grossezza et è bene ridurli a perfetitone et in ciò gioverà l’opera delle angarie et li danari che si scuodono da esse, le quali angarie per la malitia delli essattori non concorrono in quella maniera che saria di bisogno; et con l’eccellentissimo signor Capello, mio successore, ne ho trattato lungamente, acciò si possi provedere a questo disordine. Del forte di San Dimitri non ho altro che raccordar alla Serenità vostra, se non ch’è stata allargata la città dalla parte di San Spirito, che si poteva far di manco, et ristretta dalla parte di esso forte, lasciandolo a benefitio de nimici, con molto pregiudicio de quella importante fortezza, ma alle cose fatte non si può rimediare, se non con grandissima spesa, longo tempo et molta difficoltà. Ho accomodato tutti li alloggiamenti due volte, ma questi hanno sempre bisogno di nuovi et continuati concieri, essendo la maggiorparte fabricati all’uso de Candia, cioè con molta terra et poca calcina; et questo tanto mi è parso di brevemente rappresentare all’Eccellenze Vostre intorno alla città de Candia, resta ch’io dica alcuna cosa delli arsenali, porto et castello. La Serenità vostra mi diede in commissione ch’io dovessi finir al tutto li arsenali et che per effettuare opera tale io dovessi spendere di ogni sorte di danaro, parendole, come così è veramente, che questa fusse materia la più importante et necessaria di tutte, perché volendo le Eccellenze vostre tener con buon corpo di galee in Candia, il mandarle in quel Regno senz’haver modo di tenerle al coperto era cosa infruttuosa et di publico dispendio, marcendosi li corpi, il vivo [?] per le biscie et il morto per le pioggie et per il sole; trovai che vi erano in Candia più volti fatti, cioè 13 finiti già molto tempo et sei principiati dallo eccellentissimo Grimani fin l’anno 1582. Di questi fu continuata la opera dall’eccellentissimo Moro et ne ridusse dui a perfetitone, mi posi con ogni studio a far li altri 4 et con incredibile fatica, come piaque a Signor Dio, non mi son partito de Candia che restarono finiti del tutto, in tanto che hora hanno le Eccellenze vostre nella città de Candia 18 volti con le loro 18 galee al coperto, et ogni uno di essi ha li suoi restelli, che impediscono che alcuno può entrar in esso arsenale, se non per la porta. Uno che finisse al numero de 19 è ripieno di arbori et antenne per bisogno delle galee che si armano et di quelle anco che stanno alla guardia di quel Regno, né per la strettezza di quell’arsenale v’è altro luogo dove riponer questi apprestamenti, se non si deliberasse di allargarlo dove sono le case habitate da clarissimi signori consiglieri, le quali sono nel mezo dell’arsenale et lo dividono quasi per giusta metà, con incommodo et molto pericolo delli remi, armizi che vi sono sotto et appresso per accidenti di fuoco, di aque et immonditie ancora, che da quella parte molte volte colano nell’arsenale, oltre che anco questo non fa benefitio alcuno al porto. Haverei desiderato poter fabricar ancora li cinque volti di quello della Canea, ma non ho potuto divider le mie forze in tante parti, essendo mancato anco de vita il clarissimo signor Andrea Renier Rettor di quella città, nella quale ho lasciato sotto quelli arsenali 17 corpi de galea al coperto. Dieci altri volti erano preparati per poner ancora due galee, altre due restano al discoperto in aqua esposte all’ingiuria del tempo, se bene l’eccellentissimo signor mio successore havea pensiero di farci quel maggior rimedio che potrà, acciò che patiscano manco che sia possibile. Hanno adunque in quel Regno l’Eccellenze vostre 39 galee et possono comprender che s’io non poneva estraordinaria diligenza nella fabrica delli quatro de Candia, sariano restate in aqua sei delle ditte galee a consumarsi per le biscie, per la pioggia et per il sole. In questa opera ho speso tutto il tempo che mi è avanzato dall’armar et espedir le galee del Regno et dalli altri negotii commessimi dall’Eccellenze vostre. Sono questi volti dell’arsenale de Candia tutti de pietra viva, sicuri da fuoco, che Dio guardi, che se si accendesse in una galea, come già molto tempo è successo, non può penetrar all’altro volto, né il volto istesso può patire, come si è veduto per esperienza all’hora che arse una galea tutta, essendosi acceso il fuoco, mentre si bruscava, senza danno del volto; et chiamo ben impiegata et la spesa et la fatica, poich’è di tanta sicurtà per ogni accidente che potesse occorrere, ho ridotto anco esso arsenale in stato tale et con tal ordine, che chi lo vede resta molto sodisfatto, dove prima era assai ben confuso.
Ho per commissione dell’Eccellenze vostre accresciuto il numero delli marangoni, calafati et remeri, facendo ritornare questa sorte d’huomini a rihabitar in Candia, ch’erano dispersi non solo nel Regno, ma molti anco fuori di esso in paesi esterni, il qual servitio ho stimato ottimo et importante; e tutto che io havessi ordine da questo eccellentissimo Senato ch’accrescer loro la paga fino a soldi 40 per uno al giorno lavorente, non ho però passato li soldi 34 al giorno lavorente. Ho accresciuto anco qualche numero di garzoni di buona vita, che in 3 overo 4 anni si faranno ancor essi buoni maestri; et perché habino occasione di lavorare, ho fatto levare una galea, la quale ho lasciato imboscata per li dui terzi, et spero, che per la diligenza dell’eccellentissimo signor mio successore sarà finita con non molto tempo, quando di qua li siano mandati quelli legnami et apprestamenti per finirla, che non si possono haver in quelle parti, de quali ne ho portato particolar nota, oltre quelle cose che sono necessarie per accorzar quelli corpi de galea, che si haveranno di tempo in tempo ad armare, havendo io durato grandisisma fatica per il mancamento di esse, perché oltre che non si trovano tutte da mercanti, quelle che si possono havere costano il doppio et molte volte per il diffetto di certe minutie si resta di fare il publico servitio. Vi è grandissimo bisogno di sevi così per impalmar galee, come per gettarle in aqua et tirrarle in terra, perché in quell’isola ve n’è tanto mancamento ch’è impossibile crederlo; sarà dunque bene tener sempre quelli arsenali forniti di tutte le cose, perché oltre quelli legnami et ferramenta che si consumano nelle galee, se ne mette in opera gran quantità nelli continui concieri di fabriche necessarie; et nel far li sesti et armature delli volti ho posto in lavoro più di 6.000 tavole et ho procurato di conservar tutti li sesti delli volti finiti, ch’essendo d’una istessa misura con quelli della Canea serviranno anco per essi, con risparmio di 4.000 tavole; et è necessario ritornar a fornire [?] quelle munitioni; ho conservato anco 12 caselli intatti tutti di armizi et robbe nuove per l’armar delle galee ne gli anni futuri et ben spesso ho havuto delli travagli per conservarli, anco di questa sorte di armizi sarà bene mandarne qualche quantità, acciò se occorresse armar molto numero de galee, possano haver pronti li loro bisogni, non potendo le galee navigar senza buoni armizi, et quando si mandano, mandarli con buoni et sicuri vasselli, che possano conservarsi et dalla pioggia et che non si sobogiscano, come seguì di quelle robbe che furono mandate con li arsili, che per la maggior parti hanno patito molto. Raccordo anco riverentemente che quando si mandano remi, si debbano mandar delle stele greze, acciò li remeri habbino che lavorar, non ricevano il soldo inutilmente et si assuefacciano al lavoro, dovendosi proccurar la conservatione di questi huomini, per la necessità che ha ogni galea armata di haverne uno; il ch’è quanto ho stimato ben di dire intorno a quell’arsenal per hora. Il porto mi commise Vostra serenità ch’io dovessi poner ogni cura, perché fusse tenuto escavato, onde io per obedienza dei suoi commandamenti et perché ho stimato questa opera necessariissima, ad una zatara ch’era destinata per cavar ho aggiunta la seconda con altritanti huomini, acciò che il lavoro si facesse maggiore et hanno con questi due zatare cavato gran quantità di terreni, il qual si è posto appresso la cortina contigua alli arsenali, perché di esso terreno si possa valere in ogni tempo, non essendo cosa più pretiosa nelle fortezze, che la copia del terreno; ho osservato che in alcuna parte di quel porto, spetialmente verso la porta dell’arsenale, vi è sotto il sasso vivo, che quando le aque sono basse et le galee cariche d’huomini et sue munitioni, impedisce che non possano accostarsi a quella parte di arsenale, si che per consequenza il porto riesce minore del bisogno, né credo che si possa per hora farvi alcun rimedio, poiché il sasso, over placa come chiamano, è cinque in sei piedi sotto l’aqua, con tempo però si potrà trovar qualche ingegno per dar fondo anco al porto in quella parte, questa cavatione del porto è necessaria sempre continuare, perché le aque del fiume Giofiro vengono torbide in mare, et quella torbidezza li venti da Maestro o Tramontana conducono sempre verso il porto, il ch’è cagione dell’atterratione di esso, ma con il cavar continuamente si ripara a questo danno; si traggono alcuni danari di un datio posto per tal effetto, non sono però a sufficienza, ma non si deve stimar la spesa che si fa di più, perché l’opera è necessariissima et importantissima; et questo tanto basti detto da me intorno a questo porto. Resta ch’io parli del castello che ha dato molta materia di ragionare. Questo serenissimo principe è fabricato tutto sopra il sasso vivo, come ho dimostrato nel collegio a Vostra serenità, sopra il modello che ho portato meco, è fatto tutto sopra volti fortissimi et bonissimo fabricato, in tanto che chi non ruina essa fabrica con le artiglierie durerà li secoli intieri, non ha alcuna macula intorno, non una fessura, non mosso un sasso, se non dalla parte di Tramontana, opposita al porto, dove per longhezza di 14 passa il mare havea corroso alcune pietre in fondo, et è cosa ridicolosa sentir a dire che il castello debba ruinare in Tramontana et le sue ruine siano per atterrar il porto dalla parte di mezo giorno, tuttavia io non son restato di porvi mano et in 15 giorni ho accomodato 5 passa di essa con pietre grandissime et ottimamente inarpesate, con arpesi di rame, perché durino et si conservino dalla rugine; et spero che l’eccellentissimo signor mio successore fino a questa hora haverà accomodato tutta questa parte, così perché la parte corrosa penetra al più quatro soli piedi, come perché vi è stata preparata da me tutta la materia bisognosa a questo servitio et fatti li ponti, armature et cacorie [?] necessarie a questa opera, et pigliarei sopra la mia vita che tutto il recinto di questo castello durerà li secoli et secoli; et se io havessi potuto et finir li volti et attender a questo in uno istesso tempo, l’haverei fatto, ma ho atteso ad essi volti, come quelli ch’erano più necessarii et come opera espressamente commandatami da Vostra serenità, né per gratia di Dio son tanto privo di giudicio, che s’io havessi veduto pericolo, non vi havessi rimediato con ogni diligenza; resta ch’io parli del sperone di esso castello, questo ha ben necessità de provisione, ma non si può operare intorno ad esso senza l’aiuto di molte galee, delle quali non ho havuto mai commodità, poiché per li bisogni urgenti de Vostra serenità ho convenuto mandarle ogni anno in armata; il primo anno non restarono altro che due nel Regno, le quali non si tratennero però otiose, ma per diversi importanti servitii si convenivano mandar a Rettimo, alla Suda, alla Canea et a Spinalonga, oltre che difficilmente due sole possono far intorno quell’opera cosa che vaglia; il secondo anno mandai tutte le galee in armata, 20 del Regno et 3 della guarda, acciò che se vi fusse stata qualche galea debole potesse esser aiutata nel viaggio da esse et per il pensiero ch’io hebbi che Vostra serenità in quella occasione de moti col Pontefice havesse bisogno di tutte, convengo dire che con tanto ardor io mi adoperai in questo negotio, che per non tratener alcuna galea nel Regno, non potendo io per le mie indispositioni [?] cavalcare, convenni fare il viaggio dalla Suda in Candia con una fregata et corsi pericolo di affogarmi a Capo Sassoso; il terzo anno poi mandai le ultime 10 galee et ne rimasero 3 di colfo, le quali impiegai nel lavoro della porporella della Suda, come dirò più a basso. Non sono restato però di andare preparando sassi et materia dalle petrere di San Spirito, acciò che aggiunte queste a quelle altre bellissime che prepararono già li eccellentissimi Moro et Priuli, potessero adoperarsi nella restauratione di esso sperone; et acciò che Vostra eccellenze sappiano in qual termine sia questo sperone brevemente lo esponerò. La parte del castello verso levante è ancor essa tutta fondata sopra il sasso vivo, né per gratia di Dio ha macula [?] alcuna. In quella fu fatta una porta per ricever soccorso se bisognasse, et per maggior comodità et per più sicurezza di quella parte vi fu fatto un sperone molto grande, simile appunto di forma acuta a quello che sileva esser qui a Venetia alla punta della dogana, ma tanto maggiore, quanto la importanza del luoco lo ricercava; et perché la forma avuta non ha potuto resistere all’impeto del mare, è andata quella punta deteriorando di 50 et più anni in qua et le pietre si sono perdute nel profondo di esso mare, in tanto che nella parte ch’è manco rovinata, vi sono soli sette passa intieri di sperone et dalla parte più opposta al mare restano poco più di 4 passa; si haverà dunque a terminar questa opera grandemente faticosa e dispendiosa, poiché si deve fondar in molti passa de profondità et la punta doverà esser fatta non in forma acuta, ma quasi circulare, come vedo che apunto è stato fatto a quella della dogana detta di sopra, perché per questa via resisterà più tempo alle percosse del mare da Maestro e Tramontana, raccordarei riverentemente che a questa opera s’impiegassero le quatro galee che si armano ordinariamente in quel Regno, così perché sono tutte di huomini di libertà, come perché la gente di quell’isola è attissima a questi servitii, essendo assuefatti dalli 14 anni in su a lavorar sempre alle angarie, dove si porta e terra e sassi et altri pesi, et crederei che con queste genti si potesse far ottimamente il servitio. Ho lasciato in Candia con corpo de galea scavezzo per affondar a quel sperone, come ne chiesi licenza, che mi fu data da Vostra serenità, ma per mio giudicio et di altri ancora, non basterà et chi potesse haver qualche vassello tondo, di quelli che non sono più atti a navigare, saria molto meglio, perché riempito di gran sassi, ben inarpesati et affondato faria un copro grande et sodo, atto a resistere all’impeto dell’onde. Della spesa non mi basta l’animo far fermo giudicio, poiché dovendosi fabricar nel fondo del mare, non è chi si possa accertare quanto possi esser, ma convien esser considerabilissima con tutti questi mancamenti non ho veduto in 3 anni, ch’io vi son stato, che il mare vi habbi fatto gran danno, perché non ha da combatter più con una punta stretta et debole ma con tutto il corpo del sperone, che quanto più di va verso il castello ha tanto maggior forza et resistenza. Ho rappresentato tutto lo stato di questo negotio et essendovi il modello appresso fatto per mano de capitano Angelo Odi ingegnero, potrà chi havesse piacere di vederlo restar più particolarmente informato et conoscerà tutta la verità di questo fatto, del quale mi pare haver detto tanto che basta per la dimostration della verità; molte altre cose restano a dire pertinenti alla città de Candia, come dell’entrate della Camera, delli conti di essa, della valuta che corre et delle cernede, così della città come del territorio, delli galeotti et privileggiati, della cavalleria feudata, de stradiotti, de formenti et altre cose delle quali mi risservo ragionar più abasso, quando io tratterò di tutto il Regno in commune, per non far doppiamente replica delle istesse cose due volte; venirò adunque a parlar delle altre città et fortezze che restano. Lontane dalla città de Candia otto miglia in circa è la piciola fortezza di Paleocastro, la quale non fu per altro fabricata, che per levar la comodità del porto della Fraschia a vascelli nemici, fortezza per quello che comporta quel sito assai ben intesa. In questa ho trovato tutti li alloggiamenti in rovina, per esser stati fabricati, come le altre fabriche di quel Regno, con molta terra et poca calcina, li ho rissarciti al meglio che ho potuto, ma presto torneranno alle istesse ruine, chi non fabrica da nuovo quelli alloggiamenti con calcina all’uso d’Italia, come ho fatto io in alcuni luoghi; ha assai buona artiglieria, con le sue munitioni et è stata ben custodita a tempo mio; et questo basti di essa fortezza.
Segue la città et fortezza di Rettimo, la qual è posta nel mezo tra Candia et la Canea 50 miglia lontana dall’una et dall’altra; il sito et la città vecchia era et è assai bella, et dopo che fu abbruggiata da Turchi, molte dele sue case si sono restaurate, fu fabricata dapoi la fortezza nuova, la quale ha mortali oppositori, ma il discorrerne in questo luogo sarebbe assai tedioso all’Eccellenze vostre, tuttavia bisogna diffenderla come sta, et come ho detto per inanzi la difesa della maggior parte delle piazze del Regno consisterà in una buona armata, con la quale sarà rimediato a tutte le imperfettioni che potessero haver quelle fortezze, et senza la quale caderà ogni fortezze, per forte che sia; è custodita da due compagnie di fanti sotto un governatore e dui capitani, il suo porto è atterrato del tutto et vi può star appena et con qualche pericolo una galea, il che aporta grandissima incommodità quando si arma, convenendosi mandar le galee nel porto della Suda et far andar li galeotti per terre a ritrovarle et condur le robbe con barche, oltre ch’è quasi del tutto interrotto il commercio, perché li vasselli non vi possono star né a caricar né a discaricar sicuramente, questa atterratione è causata non pur dal tempo et dalla terra, che scorre per sua natura in quel porto, ma principalmente per un taglio fatto dalla parte di dietro et che capita in esso porto, speravano che il continuo corso delle aque per via di questo taglio dovessero cavar il porto, ma hanno fatto effetto non solo diverse, ma del tutto contrario, perché hanno portato tanta sabbia e terra, che l’hanno distrutto affatto. Io ho voluto mettervi dentro la mano, vi ho mandato anco un corpo di fregata vecchia et innavigabile, perché fusse riempita di sassi et affondata ad esso taglio, per otturarlo et ridurlo nel stato di prima, ma non si è fatto alcuna cosa, così perché non è stato possibile ch’io potessi attendere in tante parti, come perché quelli signori habitanti hanno mostrato più in apparenza voglia che il detto porto si cavi, che perché ne havessero fermo et stabilito pensiero, cavando molti di essi utilità da questo disordine, perch’essendo impossibile caricar nel porto robbe di contrabando sotto gli occhi de publici rappresentanti et di datiari, caricano li loro vini, oglio et altro lontano da quella città et fanno li contrabandi come vogliono, asportando molte cose prohibite, come ogli et vini in terre aliene, che se havessero il porto sariano astretti caricar tutto in esso et si darebbe rimedio a questo disordine, feci fare il dissegno et il calculo della spesa per ricavar il porto et restaurar li moli, ma io ho trovato tanta fredezza in quelli signori nobili et habitanti, che si escusavano non poter contribuir alcuna cosa, rispetto al continuo armar delle galee, nelle quali dimostravano sentire molti et gravi interessi, che non  mi è bastato l’animo far tutta la spesa del publico denaro.
Pensa l’eccellentissimo signor mio successore di attendervi et farlo dall’altra parte. Io l’ho molto inanimito a questa buon opera, ma di farlo più in una parte che in una altra, lascierò questo cerico a Sua signoria illustrissima, come a quello che ottimamente intende la ragion delle aque. Sono nella città di Rettimo anime 10.000 in circa et nel suo piano e territorio con li suoi 3 castelli anime 50.000 in circa.
Della cavalleria, galeotti et altro parlerò poi medesimamenti a basso, come ho detto di dover fare, quando perlerò de Candia et di altre città e territorii.
Passerò a dir della fortezza della Suda, questa è la più bella fortezza di tutto il Regno et è la chiave di esso et ha porto il più nobile, capace et commodo che sia [≠ simbolo presente nel testo] non pur ne i Stati de Vostra serenità ma anco nelli Stati di altri principi, longo 5 miglia et più può tener ogni sorte di armata, per grandissima che fusse, ha molte legne et aque buone et copiosissime, sta questa fortezza nella bocca di esso porto, ma non è giusto nel mezo, perché da una parte e lontana dalla terra passa 300 et meno, dall’altra è distante passa 800, et per impedir questo gran spatio di mare et stringer questa bocca, acciò che armate et legni nemici non passino dentro esso porto, vi fu construtta una porporella con sassi, longa passa 140, ho ritrovato questa porporella in assai cattivo stato, tuttavia con la commodità delle galee de Candia, mentre mi tratenni in quel porto con esse per aspettar ordine da Vostra serenità, feci lavorar fra tanto intorno ad essa, ponendovi molti barconi di sassi, si che la ridussi in stato che sopra non vi può passar una picciola barca et perché restava ancor la distanza di 660 passa in circa, affondandovi un arsile inutile et scavezzo ripieno di gran sassi, di che ne domandai prima a Vostra serenità la licenza, che mi fu poi data, ho procurato io di ristringere quella bocca ancora altri 30 passa et più, et adoperai in questo le 3 galee di colfo ch’erano rimaste in quel Regno, facendo oltra l’arsile portarvi molti altri sassi con li barconi, ma perché il fondo è assai grande si convenirà usar diligenza et non intermetter questa opera, della quale niuna in quel Regno può essere più fruttuosa, perché chi possederà quel porto sarà sempre padrone di quell’isola, la fortezza essendo posta sopra un scoglio, purché habbia genti et munitioni, si diffenderà da ogni potenza; tiene per l’ordinario in due compagnie 300 fanti sotto un governatore et un capitano. Due cose ho procurato: la prima rifabricar gran parte delli alloggiamenti, ch’erano del tutto ruinato, perch’essendo stati fatti più con terra, che con calcina, come anco ho scritto a Vostra serenità, in 25, 30 anni erano andati in ruina, et quelli che ho fatto far da nuovo li ho fatti far con calcina senza terra, si che spero che dureranno molto tempo; la seconda cosa ho procurato di renderla sicura in quanto sia possibile dal petardo, acciò che furtivamente non fusse fatto da pochi quello in un subito che molta forza non potrà far in molto tempo, ho raddoppiato perciò li restelli, raddoppiate le porte et fatte alcune feritore, per le quali possono essere mortalmente offesi quelli che havessero forzate la prima porta; se bene desiderarei che per maggior siccurtà fussero state fatte un poco più alte le dette feritore, appresso le quali ho fatto riffar dalla pianta in su un bel corpo di guardia; et in queste fabriche Vostra serenità è stata eccellentemente servita dal clarissimo signor Alvise Civran, era Proveditor, il quale anco nella custodia et buon governo di detta fortezza non ha lasciato in sé che desiderare, come anco ho ricevuto ogni sodisfatitone dal clarissimo signor Marchio Zane, per quel tempo ch’è stato in detta fortezza nel principio del mio Generalato; si vanno rifabricando delli altri alloggiamenti che minacciano ancor essi ruina, per la istessa causa che ho raccontato et spero che quel clarissimo signor Proveditor Contarini, ch’è al presente in quella, farà d’avantaggio la parte sua; sta per mezo della detta fortezza il monte di Palocastro, sopra il quale le altre volte si trattò in questo eccellentissimo Senato di fabricare una gran fortezza, con pensiero di ridur la Canea in quel luoco, il che Dio volesse che facilmente si potesse fare, perché chi possedesse queste due fortezze saria sempre assoluto padrone del Regno, né occorreria far spesa, né pensar ad alcuna altra città e fortezza di esso Regno, ma è cosa più tosto desiderabile che riuscibile, per molte caus, che hora non starò a discorrere per non allongare questo mio raggionamento con tedio de Vostra serenità. Discosto 18 miglia per mare et sei soli per terra è la città della Canea, con porto capace di qualche numero di galee, et seben si va cavando continuamente, tuttavia l’atterratione supra la cavatione et bisognerà sempre usar molta diligenza, perché non si perda quel porto; da una parte di esso porto sono stati fabricati in più tempo 19 volti d’arsenali per galee, come ho già detto, et dall’eccellentissimo Moro ne sono stati principiati altri, a quali hora attende con ogni spirito l’eccellentissimo Capello mio successore di ordine de Vostra serenità et sperò ch’essendo liberato dalla fabrica di quelle de Candia, che non hanno più bisogno d’alcuna cosa, potrà dar componimento a questi, che riusciranno di gran servitio et utile a Vostra serenità, perché essendo 19 quelli de Candia et 24 questi si potranno allogar 43 galee, che in occorrente bisogno sempre se ne armeranno 40 assai facilmente, ma raccordo reverentemente a Vostra serenità che procuri di mandar armizi et apprestamente per tutte, mentre per gratia del Signor Dio ella gode questa pace, con quelli ordini che per sua prudenza saprà commandare per la conservatione di essi armizi et apprestamenti, acciò che l’abbondanza non causi la profusione. Ho procurato medesimamente in questo arsenale di accrescer la maestranza, ma vi ho trovato gran difficoltà, perché si danno più alla navigatione, che al lavoro, ricevendo da quella maggior utile. È stato però fatto da me qualche augumento. Di quella fortezza della Canea non saprei che altro dire, se non che ha imperfettioni grandissime et per me non vorrei ch’ella fusse stata mai né molto né poco fortificata, così per il sito come per la forma, l’abbondanza che hanno di un aqua nobilissima, condotta nel mezo della città, fa che curano poco le cisterne et se bene è proccurato di farne molte, non è però che si riducano a perfettione. Da quel tempo sino all’hora presente, ch’è stata condotta quest’aqua che riesce bonissima, li habitanti quella città stanno sanissimi, che per inanzi non era così, et per mio giudicio questa è la vera causa della salute loro et non altra, se ben danno ancora la sua parte all’essersi atterrate alcune buse dove morivano certe poche aque, il che però non è così, perché inanzi che vi fussero fatte le buse erano sottoposti ogni anno nondimeno a molte infirmità, che hora del tutto sono levate. Per presidio di essa fortezze vi stanno quatro compagnie, che doveriano haver havuto 600 soldati fra tutti, ma essendo diminuite più del terzo del numero vi aggiunsi la quinta [?] et hora che con l’eccellentissimo Capello sono andate in quel Regno sei compagnie nuove et che si potranno riempir di quelle che sono state regolate, quello che restano in piedi riducendole all’ordinario numero potrà esser levata la quinta postavi per necessità et riponerla in altri presidio più utilmente.
Vi sono nella sudetta città anime 6.000 in circa et il suo territorio con li 3 castelli a lei sottoposti ne ha 30.000 in circa, in tanto che in tutto possono esser intorno 43.000 anime.
Ho fatto ridur a mio tempo in gran parte a perfettione il lazareto, che fu principiato sotto l’eccellentissimo Priuli, che torna di gran benefitio a quella città et a mercanti, perché si possa augumentar con sigurtà il commertio che ha quella città con l’Arcipelago et la Gretia. Cinque miglia lontano sta il scoglio di San Todaro, con due piciole fortezze guardate da un solo capitano con 40 fanti, stando in una di esse il capitano et nell’altra un suo offitiale, queste servono solamente per levare l’alloggiar et il sbarco in quel sito a qual si voglia vassello et può disturbar anco il far aqua a nemici alla fiumara, ch’è dirimpeto a detto scoglio, se ben non potrà del tutto impedirla.
Passato Capo Spada, il qual’è molte volte pericoloso, si volge l’isola verso la fortezza delle Grabusse, miglia 40 lontana dalla Canea, fu fabricata dall’eccellentissimo General Grimani et è forte in maniera, che pur che sii ben custodita et habbi da vivere, non teme qual si voglia forza, ha porto che si renderia capace di molte galee, quando fusse ristaurato il suo molo; et vi fui ultimamente 3 giorni continui tratenuto dalla fortuna et hebbi tempo commodo considerare la importanza di quel porto, stimando io che quella fortezza sia uno delli occhi del Regno de Candia et che sotto essa si possi salvar in qualche occasione li vasselli, che portassero soccorso a quel Regno et che non potessero per qualche accidente montar il capo Spada, onde ogni cura et spesa, che si metterà nel buon governo de quella piazza et miglioramento di quel porto, sarà ottimamente impiegata; essendo stata ben governata et in tempo mio ben custodita et ben trattati li soldati di quel presidio et dal clarissimo Lippomano per inanzi et dal clarissimo signor Nicolò Contarini Proveditore che vi è al presente, che mi ha dato gran sodisfattione. Vi saria molto che dire della parte situata verso Ostro, ma il discorrer a luoco per luoco potria apportar tedio et sarebbe bisogno haver il dissegno in mano, ma riducendo il tutto ad una cosa principalissima, dirò che nelle marine di Ostro capitano et in quelli ridotti si salvano tutti li vasselli da corso, che dannificano la navigatione di tutto il Levante et sono cagione in particolare che non vengano più caramussali di formento in quel Regno come prima, et hanno ruvinato tutto i commertio, saria bene pensar nelli luoghi più atti, più principali et più vicini a quelli ridotti fabricar qualche picciolo forte, per impedir che detti vasselli da corso non vi si potessero fermare, il che con poca spesa si potria fare et con poca spesa anco guardare, ma queste cose, se ben sono necessarie, non si devono terminar però se non con maturo consiglio. Turchi di ciò si richiamano et altri godono delle nostre molestie, oltre che capitando questi vasselli senz’alcun ostaculo, quella isola può correr pericolo di appestarsi, poiché smontano molte volte et praticando con li villani a quelle marine, genti ladre che con le robbe depredate, possono ancora haver rubbato la peste, ch’è cosa importantissima e da farvi sopra gran consideratione et porgervi rimedio quando si possa.
Espeditomi dalla descrititone delle città et fortezze del Regno, dirò alcune poche cose dell’entrata et spesa di esso Regno et della Camera et ministro loro. Può cavar Vostra serenità dalli datii, affitto livelli et altr’entrate, un anno per l’altro ducati 96.000 in circa, che aggiunto a questi quello che si cava dal datio della nuova imposta, che va per conto della Serenità vostra, che sono ducati 8.000 in circa, et li formenti di Lassiti, dalli quali si può cavar utilità (battute le spese) di altri ducati 10.000 in circa, fanno in tutta summa ducati 114.000 venetiani. Da Candia sola et il suo territorio si cava più della metà di questo danaro, il restante dalle città della Canea, Rettimo et Sitia. A mio tempo si sono accresciuti tutti li datii de Candia et spetialmente li più importanti, l’istesso è avvenuto a Rettimo, per la diligenza delli clarissimi signori Rettori Zane et Soranzo, che in questo et in ogni altra cosa spettante al buon governo hanno compitamente fatto il debito loro, come per l’istesso fine si è affaticato il clarissimo signor Simon Capello, ch’è stato degno et buon ministro di Vostra serenità.
Di tutte queste entrate (abbattute le spese delli pagamenti delle galee della guardia del Regno et quella delli biscotti per esse, delli stipendiati, bombardieri, cavation delli porti, arsenali et altri pagamenti che si fanno quotidianamente in quelle Camere) resta a Vostra serenità di netto per impiegar nel pagamento delle militie ducati 60.000 in circa, si spendono nelle dette militie, nelli loro governatori, capitani, cavalleria di stradiotti, salario di rettori et reggimenti, intorno ducati 17.500 al mese, il Regno ne da, come ho detto, li 60.000 all’anno, che sono 5.000 al mese, di modo che convien Vostra serenità far provisione da questa città di ducati 12.500 al mese per mandar in Candia, ond’ella con somma prudenza ha applicato per li bisogni del Regno questa somma, con il deposito che si fa in Cecca, ma a me è successo assai diversamente, non essendomi stati mai somministrati quei denari da Venetia a tempo mio et pur ha bisognato estraordinariamente spender 120.000 ducati fra l’armar di 40 galee congiunta con questa di più la spesa fatta nelli fanti Greci, che si mandarono in armata 16.000 fabriche de volti dell’arsenale et comprar formenti per far biscotti et per le galee sottili et per le grosse ancora, ch’è stata una summa considerabilissima, ma il Signor Dio, che ha in protettione questa serenissima Republica, mi ha dato spirito et forze tali che il servitio dell’Eccellenze vostre è stato fatto conforme al desiderio loro.
Nel tempo mio ho passato assai felicemente a negotio di quelle Camere et senz’alcun disturbo di quatrini, finché ritornarono a disarmare le 20 galee del Regno, perché con la occasione che furono regolati a Corfù ne furono portati all’hora et dopo tanta summa nel Regno de Candia, che perciò ne ho ricevuto travagli e disturbi grandissimi, et se bene si sono castigati alcuni scelerati, che ne hanno portato poi fatti gettare li quattrini in mare, tuttavia è tanto il desiderio de guadagno in alcuni, che non hanno né conscienza né honore, che furtivamente ne portano ancora qualche quantità; accresce questo disordine, che pagandosi li formenti che si mandano a pigliar in Turchia tutti con cecchini, non si cava poi dalli pistori,, che lo pigliano dal fontico et vendono il pane altra valuta, che quatrini, non ricevendo essi per la vendita del pane al minuto alcun cecchino. Li datiari poi essendo obligati a pagar in essa Camera, giusta le polizze dell’incanto delli datii, la metà in cecchini et l’altra metà in quatrini, ancor questi pagamenti accerescono il travalio; et se ben si può dire che con una mano si ricevono et con l’altra si spendono nelli pagamenti delle bollette, non è però che non si ricevano delle molestie. Ho parlato con l’eccellentissimo Capello intorno al rimedio che vi si potesse fare et si sono considerati 3 modi: il primo ridur li quatrini come sono a Corfù, cioè sei quatrini grandi alla gazeta, ma non concorrendo li istessi rispetti in Candia che occorrevano all’hora a Corfù, mi pare che questo non possa riuscir senza gran strepito, perch’essendo li quatrini quasi tutti nella contadinanza sparsi per il Regno, il levar la metà del capitale a chi lo ha, non può esser che non dia disturbo. Non restar di dir anco che questo rimedio mi par con pregiudicio de Vostra serenità, poiché havendo in cecca una quantità di quatrini per la somma, per quello che mi viene rifferto, di ducati 600.000 con questa deliberation esso capitale di ridurrà per la metà a 300.000 ducati, che in tempo di guerra, che il Signor Dio la tenga lontana, si potria servire in Levante di questa valuta per tutti li 600.000 essendosi veduto che altre volte si sono spese et cavalline et carta ancora, ma questo sarà poi giudicio de Vostra serenità.
Il secondo rimedio è di far distinguer li buoni dalli cattivi, questo ha manco contrario, quando si possa fare, perché l’Eccellenze vostre hanno mandato sempre buoni quatrini, come a tempo mio mi mandarono ducati 15.000 di essi, onde il prohibir li cattivi portati da gli huomini di poca conscienza, non fa tanta ingiuria; et se ben non si faria questa distintione se non con molta difficoltà, tuttavia sarà meglio far alcuna cosa che niente. Il terzo rimedio vien considerato di formar nova voluta di perperi o di altra simile moneta. Io non pongo alcun dubio che o con nova moneta o mandandone molta di da otto et grossetti da Venetia in quel Regno non debba far l’istesso effetto, perché dovendo spender l’Eccellenze vostre ducati 12.500 al mese di danari mandati da Venetia, oltre quello che si cava dalle concere o siano quatrini, over cecchini, secondo li pagamenti delli danari, questa [?] moneta venuta da Venetia, abbonderà tanto quel Regno, che da se stesso caderà la copia delli quatrini, passandone sempre qualche parte in Arcipelago, come fa, et per questa via senz’altro rumore riusciria forse bene questo rimedio, ma non bisogna lasciar mancar il danaro al Generale, perché quando non vi sono danari da Venetia, si conviene pigliar a cambio di quello che si può havere, oltre che sempre che la Serenità vostra manda de qui cecchini in Candia ha di utile 15 per cento dalle lire 10 che sono valutati qui alle 11 et meza, che per tanto sono spesi et ricevuti in Camera, per le terminationi che già molto tempo sono state fatte, che mi par utile che Vostra serenità non diveria sprezzar; io ho havuto da Venetia fra li portati meco, che mi furono consignati in cecca et mandatimi poi da lei in tutto et per tutto solo cacchini 35.000, di questi ho dato di utile a Vostra serenità ducati 8.543, come per li miei conti appresentati si può vedere, che se ne havesse havuto più ella haveria ricevuto il suo utile senz’alcuna diminutione; non ho mancato di servir che Vostra serenità mandasse danari in Candia, ma credo che le molte spese ch’ella era necessitata fare, per occasione delle rivolutioni ch’erano in Italia, siano state causa che non mi fussero mandate le provisioni di danari necessarie et m’incresce che da questo mancamento io sia stato necessitato valermi di danari a cambio, nelli quali se ben Vostra serenità non perde di capitale, perde però quell’utile che mandando li danari da Venetia haveria potuto ricever dalli cecchini. Quando io mi partii di qua per Candia mi furono consignati solo ducati 70.000, 60.000 in moneta et 10.000 in cecchini, et in 32 mesi che sono stato nel carico non ho ricevuto più di ducati 45.000 mandatimi da lei in cecchini et 15.000 in quatrini, che sono ducati 130.000 che non sono stati bastanti per le spese estraordinarie dell’armar 40 galee, pagar 1.500 fanti greci che sono stati mandati in armata, formenti ridotti in biscotti per le ditte galee stara 10.000 et per le galee grosse ancora stara 3.400, fabriche di arsenali e tante altre spese straordinarie, siche tutta la spesa ordinaria si è convenuto fare con denari tolti a cambio, se ben anco in ciò ho posto tanta diligenza, che per li miei conti si può vedere che ho speso molto manco che non si faceva per il passato, ho di ciò scritto molte volte a Vostra serenità, ma non ho potuto mai consegnar quello di che instantemente et riverentemente io la pregava, per le cause forse già dette. Li ministri di quelle Camere parte sono buoni parte anco si convien tener in freno, perché faccino il debito loro, et li illustrissimi signori Capitani che sono stati a tempo mio hanno in ciò usato molta diligenza, havendo io prestato loro in ciò ogni favore, come ho medesimamente fatto alla Canea et Rettimo, havendo regolato con diverse terminationi gli abusi introdotti da essi ministri, che se saranno essequite, spero torneranno di publico servitio. Io in obedienza della mia commissione ho fatto levar li miei conti di 3 mesi in 3 mesi et mandatili a Vostra serenità duplicati et triplicati [?] acciò possa veder tutto quello ch’è stato scosso et speso sotto di me in tutte le Camere del Regno, et hora ho portato anco li duplicati et presentati tutti all’officio delli illustrissimi signori Regolatori, il che per hora basterà intorno la spesa, entrate et Camere di quel Regno. Resta per compimento di questa parte ch’io dia alcuna cosa nella materia de sali.
In dui luochi di quel Regno ha la Serenità vostra saline: a Spinalonga et alla Suda, et nell’uno et nell’altro luogo si fanno ottimi sali, il sale che si fa a Spinalonga serve per il più al bisogno della città de Candia et del Regno, del quale Vostra serenità ne cava utile nelli datii che si affittano in quel Regno intorno a ducati 5.000 all’anno, senza che si carica in esso luogo ancora qualche quantità per Venetia; hanno bisogno quelle saline de fabrica et di magazeni per ridur li sali a coperto et ho dato soventioni et ordini acciò se ne faccino; quelli che si fabricano alla Suda servono per il consumo della Conca et Rettimo, de quali anco Vostra serenità medesimamente cava intorno ducati 3.000, oltre la gran quantità che si carica per Venetia, et in tempo mio dalli 20 ottobre 1606 fino alli 24 maggio 1608, che sono mesi 19, ne ho fatti caricare sopra diversi vasselli per questa città misure dalla Canea 96.000, senza che da quel tempo fino alla mia partita altri vasselli ancora in buon numero ne havevano caricato et ne caricavano ancora una buona summa.
A queste saline sono stati farbicati delli magazeni che riescono ottimamente, sono meglio governate di quelle de Spinalonga, ma pur tuttavia restano delli sali al discoperto per la quantità che se ne fa hanno però bisogno ancor queste di qualche regola, la quale potria esser data da alcuno eccellentissimo Generale, che gli fusse concesso tempo di poterle rivedere con diligenza, perché in verità li negotii di un Generale sono tanti che non resta tempo di respirare.
Resta ch’io parli hora della difesa che si può fare per conservar quel Regno, la qual materia è più importante di tutte. Due sorti di forze ha in esso Vostra serenità l’una è la fanteria, così Italiana, come di cernide, et la cavalleria, così feudata come pagata, l’altra sono le galee che in notabile quantità possono haver l’Eccellenze vostre da esso Regno. Della fanteria tiene Vostra serenità un numero di 4.000 fanti per ordinario presidio di quel Regno, in diverse città et fortezze di essi sotto diversi governatori et capitani. Questa militia in tempo mio non è stata di quella buona conditione che soleva essere in altri tempi et anco nell’ultimo anno è stata assai diminuita di questo numero, perché havendo con gran ragione Vostra serenità voltò tutto il pensiero alli disturbi che teneva per mutar li presidii de Candia, sono state da lei tratenute et [?] in terra ferma et in armata, si che in tutto il tempo del mio generalato per questa urgente necessità non è venuta alcuna compagnia in Candia et quando non vengono compagnie a mutarsi, quelle che vi sono si diminuiscono sempre di numero, molti muorono, molti s’infermano et divengono inutili, molti fuggono, molti maritandosi si fanno casalini et molti per delitti restano banditi et posti in galea; et ho convenuto per forza per haver gente bastante a far le solite necessarie fattioni, sopportar soldati che in altro tempo ne haverei cassi molti di loro, come lo feci da principio che arrivai in quel Regno, ma vedendo non comparir le compagnie destinate et ordinarie, ho giudicato minor male tolerar qualche disordine, che diminuir li corpi de guardia et la solita custodia delle città, tanto più quanto nella città de Candia sono intorno 1.900 descritti nelle cernede, con le armi in mano, de quali si convien tener un gran conto, perch’essendo quella gente molto feroce e diversa dal Rito latino in qualche occasione potria dar qualche disturbo, non per mancamento di fede, perché ho conosciuto in quelli popoli della città molta devotione a San Marco, come dicono loro, ma per tumulti che sogliono nascer ben spesso dove sono soldati et populi; il medesimo avviene et a Rettimo et alla Canea, nell’una et l’altra delle quali città sono le sue cernede, descritte assai ben disciplinate et che mostrano havere in sé rissolution et valore, però riverentemente raccordo che siano mandate le compagnie ordinarie di tempo in tempo, poiché essendo il Regno lontano, non si possono se non con molto tempo condur soldati in esso e tanto più si deve farlo hora con ogni studio, quanto che si vede rissorger da nuovo la potenza di Turchi, de quali soli per mio giudicio si può temere, per la vicinità de loro Stati a quel Regno et per la comodità che hanno di assalirlo. È stata questa militia sotto li suoi governi de molti di quali et del loro governo ho ricevuto compita sodisfattione. Morì ultimamente il signor Cosimo Strozzi, ottimo servitore de Vostra serenità et di grand’esperienza de guerra, come quello che si è ritrovato alla difesa di molte piazze et principalmente diffese Pert in Ongaria da Turchi, dove teneva esso il primo luogo et carico. Era cavaliero de gran bontà, modesto et da bene et la sua morte ha fatto chiara questa verità, perch’é morto così povero che non ha lasciato robba, né pur un soldo per seppelirlo, et fu portato in chiesa senz’alcuna cerimonia, come fusse un privato soldato, se ben con tanta bontà, non ha potuto fuggir però le lingue cattive et mendaci all’uso de Candia, il ch’è stato principal cagione della sua morte.
Oltra questa militia a piedi pagata ha Vostra serenità fra le città de Candia, Rettimo, Canea et Sitia, soldati descritti de cernede numero 4.000 in circa et questi sono delle proprie città. Nella città de Candia 2.000, in Rettimo 900. Della Canea 900, Sitia et Gerapetra 200, che fanno il numero di 4.000 in circa, questi sono tutti artisti et huomini de quali si può promettere buona riuscita a diffendere le proprie case, ma chi vorrà cavarli dalle loro città per condurli altrove (seben nello istesso Regno) durerà gran fatica, perché in due volte ho havuto molto che fare a servirmi di 100 soli per occasione delle cose della Sfacchia; appresso questi tengono le Eccellenze vostre di contadini delli territorii descritti con 10.000 huomini cioè.
Del territorio de Candia 3.300 in circa
territorio di Rettimo 2.800 in circa
della Canea 2.700 in circa
Sitia et Gerapetra 1.200 in circa
Sfacchioti Papadopuli sotto Rettimo 350 in circa
Sfacchioti Papadopuli sotto Canea 200 in circa
Sfacchioti Pateri sotto Canea 450 in circa; che sono in tutto 11.000 in circa. Parte sono assai sufficienti et hanno li arcobusi et picche, ma parte anco sono armati di archi et delli uni et degli altri, non so quello che si possa promettere per adoperarli in terra, come per scapoli in mare, poco miglior gente si può trovar di questa, come li ho io provati questi anni passati, che ho armato le galee del Regno. Non mancano li loro quatro governatori cioè il Fabbarino a Sitia, il Calergi in Candia, il Belloni a Rettimo et inanzi di lui fu l’Augenio et il Carbonana alla Canea di affaticarsi et ben esservitar tutte queste ordinanze, con speranza che in occasione di bisogno possano opporsi a nimici, basta che si è fatto et si fa tutto quel più che si può per ridurle a perfettione.
De bombardieri ne ha Vostra serenità numero spetialmente di buoni scolari et ultimamente alla Canea, che pareva il numero di essi diminuito in qualche parte, li ho ridotti conforme a gli ordini del signor Giulio Savorgnan, mandati da Vostra serenità in quel Regno, acciò siano esequiti.
Vengo alla cavalleria. Hanno l’Eccellenze vostre due sorti de cavalleria, la pagata chiamata la stratia et la feudata; li cavalli della stratia sono divisi in cinque compagnie a 50 per compagnia, se ben qualche volta per morte o per altro accidente manca in esse qualche soldato, li quali poi si rimettono secondo le occasioni o di gente de Morea, overo del Zante et de Ceffalonia, che capitano in quel Regno. Due compagnie stanno in Candia, una a Scitia, una a Rettimo et cinque alla Canea, queste cinque compagnie infine fanno tutte le fattioni et della guarda delle marine et dove occorono altri bisogni. Vi ha usato gran diligenza per migliorarla, ma ogni fatica riusciva poco fruttuosa, perch’essendo sotto il governo del governator Piero Rados, altre volte buono et valoroso soldato, hora è fatto vecchio et per diverse infirmità è divenuto quasi del tutto cieco, si che non potendo partir de casa non può essercitar il suo carico, quelle compagnie patiscono in estremo; come anco è fatto molto vecchio et poco potente il capitan Racio Vagali, uno de migliori capitani che vi sia stato. Ho più volte scritto a Vostra serenità che mandi il governator eletto in luoco del Rados, ma quelli istessi accidenti che hanno impedito che non vengano soldati Italiani, vado pensando che habbino tratenuto il detto governator in Italia. Reccordo riverentemente che si metta ogni studio per mantener questa militia, perché in verità questa è quella che come ho detto fa tutte le fatitoni, dorme alla campagna, corre le marine del Regno giorno et notte, né li soldati si stancano per fatica, trovai che havevano solo la spada et lancia et qualche targa, ma havendo io considerato che tutto il Regno è pieno de montagne e dirupi et che non è paese da lancie, ho dato 30 archibusi a ruota per compagnia, che per tal effetto a mia richiesta mi furono mandati da Vostra serenità, con questi arcobusi fanno meglio il servitio et possono tener lontani quelli vasselli da corso, che senz’alcun timore delle lancie s’accostavano tal hora alle rive del Regno; non restano però oltre l’arcobuso (che si mettono dietro le spalle ad uso di Uscocchi) di portar seco la lancia ancora. De questa cavalleria sarà bene ragionarne un giorno fra li eccellentissimi signori Savi, perch’io stimo che con assai minor spesa di quella che si fa a mandar compagnie de Dalmatia, overo d’Italia in Levante, si potria cavarne un honesto numero dalla Morea, essendo molti di quelli popoli che fuggono la tirannide di Turchi et passano nel Regno de Candia et altrove.
Vengo alla cavalleria feudata, questa anticamente fu instituita dalla Serenità vostra quando il Regno venne sotto il vessillo di questa serenissima Republica, con obligo di 394 cavallerie divise in tutto il Regno, che a dui cavalli per cavalleria facevano 788 cavalli. Di queste o per malitia o per negligenza di ministri se ne sono smarrite 35, ma viene un altro più notabile disordine, che sono fatte tante divisioni et subdivisioni di queste cavallerie, dividendo una cavalleria in sei serventarie et una serventaria importa carati 24; il cavallo da lancia fa per 96 carati et dove doveria esser con cavallo da lancia per li detti carati 96, vendendosi et alienandosi li beni di un solo a molti aviene che partiscono l’obligo del cavallo da lancia in tanti roncini, facendo il conto a 24 carati per roncino, si che resta priva quella cavalleria di un buono et utile cavallo, et in suo luogo si rimettono quatro roncini, che non vagliono niente. Vi è di peggio che li contadini più commodi ricevono per dote, overo comprano, di questi beni obligati a cavalleria partendo questi carati ad uno, dui, tre, quatro et sei carati per testa et in questa via si disobligano, et dal servitio della galea et dall’oligo delle angarie. Io ho procurato di rimediarvi quanto maggiormente ho potuto, poiché il servitio che si presta a Vostra serenità con l’armar delle galee stimo che sia il maggiore di tutti, come dirò quando parlerò della militia maritima, et veramente oltre li altri disordini, il veder mescolarsi li villani sopra roncini, che movono a riso, con molti honoratissimi nobili ben armati et meglio a cavallo, mi pare che sia cosa da non permettere; et se mi si dicesse che questi roncini possono portar con arcobusiero, io dirò che questo arcobusiero ch’è portato non è atto et che nell’isola vi sono tanti roncini, che si potranno sempre metter delli Italiani arcobusieri a cavallo, onde giudico utilissima cosa procurare di riunir quanto si può questi piccioli cavalli all’obligo di un buon cavallo, com’era prima. Non è dubbio che questa cavalleria apporta honor et riputatione al Regno et fu si può dir di morta ch’era, ravvivata dalla felice memoria dell’eccellentissimo signor Procurator Foscarini, il quale ha fatto tanti boni in quel Regno, che ha lasciato di sé perpetua et honoratissima memoria; et io ho voluto portar meco in questa città tutti li suoi ordini, che ho fatto copiare da un mio de casa, per tenerli sempre appresso di me, che se fussero osservati come di doveria, quel Regno andarebbe sempre augumentando a beneficio di questa serenissima Republica. Quello che si possa prometter da questa cavalleria in tempo de guerra io ne sono assai dubbioso, poiché li nobili che cavalcano sono pochi et la maggior parte delli cavalli sono cavalcati da servitori, che chiamano scudieri, et quelli pochi nobili si ridurranno anco a minor numero, perché doveranno montar li migliori sopra le galee a tempo de guerra. È stato raccordato con qualche fondamento che saria bene mandar nel Regno qualche quantità di Crovati et Albanesi a piedi, acciò che potessero montar sopra li cavalli di feudati et molti di quei signori nobili approvano questo consiglio, perché sarà impossibile che molti di quei signori, usi a viver con le loro commodità, possano essercitarsi in campagna con quei soli ardentissimi, et non bisogna ingannarsi che così come nel mare et nelle galee riescono valorosissimi, così questo essercitio di cavalleria è da molti di loro abhorrito. Dirò però che perché il Regno resti pieno di cavalli nobili et si mantenga in riputatione, sarà sempre ben fatto far tutto quel più che si può per migliorar questa cavalleria, et con l’essercitio et con la diligenza delli clarissimi signori Proveditori da essa conservarla et augumentarla.
Con tutte queste forze sopra dette, così di fanteria come di cavalleria, molti credono che si possa opponere ad un sbarco che fusse tentato da armata di prencipe potente et inimico, supponendosi che se la Serenità vostra haverà qualche sentor che sii assalito quel Regno, possa far capitar in tempo maggior numero di fanterie per la difesa di esso; io dirò ben che come sto molto dubbioso che ciò possi essere effettuato, così non bisognando mancar a se stessi, si doverà far tutto quel più che sia possibile per difficultar esso sbarco, quando non si potesse del tutto impedirlo; e tanto più quanto che regnando tutta la estate venti rabbiosissimi da Maestro e Tramontana et essendo Vostra serenità padrona delli porti, può un armata assai facilmente in tutta quella costa dalle fortune gettata in terra, come si legge nelle istorie esser successo a diverse armate, che hanno tentato sbarcar in coste importuose [?] com’è questa de Candia, onde il sforzo maggiore saria da farsi alla parte di Ostro, per impedire a quelle rive lo sbarco, spetialmente con lo aiuto de una buona armata che havessero l’Eccellenze vostre sopra quel Regno, come hora che vengo alle forze maritime dirò.
Una sola parola aggiungo circa le munitioni di quel Regno, artiglieria et polvere ve n’è una buona summa, come dalli miei conti che ho portato si può vedere, la polvere ha bisogno di esser acconcia, la Serenità vostra ha mandato le tavole et li instrumenti per acconciarla, ma quello ch’è destinato a questa opera non è comparso mai, sarà bene però quando non vi sia andato, commandar che vada et presto, perché quando si perde la estate, è perduto tutto l’anno. Vi sono anco armi, come picche, arcobusi et moschetti, fra la città di Candia et le altre città et fortezze tutte per l’armar di 14.000 huomini, perché quando li arcobusi sono in ordine et buoni, poco più o poco meno, che sia la cassa alla moderna non importa, basta che con quella sorte di arme si hebbe la gloriosa vittoria contra Turchi et ciò dico perché si era sparso qui, che non vi siano armi sufficienti; et ne mandai anco una nota particolare a Vostra serenità. Di questa n’è qualche particella che ha bisogno di esser acconcia et vi attende tuttavia con ogni diligenza l’illustrissimo signor Capitano Gradenigo, al quale bisognerà per tal opera mandar broche et altre necessarie cose per perfettionarla. Di legne dirò ben che ogni una di quelle fortezze è in grandissimo bisogno et quando vi siano galee nel Regno, ogni provisione che si farà per condurne nelle fortezze sarà a proposito, purché poi esse legne siano ben custodite e tenute a quell’uso e non ad altro.
Vengo alle forze maritime, già ho detto che si trova Vostra serenità in quel Regno 38 corpi di galee et con una galea nuova che si fabrica in Candia, di ordine mio in virtù di lettere de Vostra serenità, sono 39; 18 nell’arsenal de Candia tutte al coperto; 21 alla Canea, due di queste per mancamento di volti restano in aqua. Queste serenissimo principe si armeranno sempre facilmente, quando vi siano li apprestamenti et armizi necessarii et che chi le armerà, come son certo che farà l’eccellentissimo signor mio successore, non habbi rispetto a chi si sia, ma con giusta bilancia faccia che vadino tutti quelli a chi sarà trovata la sorte in galea, perché non si può far cosa più dispiacevole a quelli contadini, che veder che sia essentato alcuno per favori et forse anco per avaritia de ministri, che ascosamente fanno delle cose illecite, et che tocchi da nuovo la sorte ad uno in luoco che un altro che se gli habbi fatto gratia, Da quei è nato che hanno tutti li 3 anni continui mostrato tanta prontezza et obedienza, che l’armar mi è riuscito assai facile, usando la giustitia et la destrezza insieme, perché l’essentar una villa per aggravarne un’altra, contra li ordini Foscarini, che lo prohibiscono non solo a Rettori ma alli istessi Generali, è cosa loro insopportabile. Io non ho admesso nell’armar delle galee et nel rolar li galeotti nessuna essentione che non sia stata fatta da Vostra serenità, così perché era atto de giustitia, come perché anco rispondendo questo eccellentissimo Senato alle mie lettere me n’ha dato espressa commissione. Ho detto atto de giustitia, perché se sono due ville vicine, che una sia fatta essente et l’altra no, tutti li habitanti abbandonano la non essente et vanno ad habitar la essente, lasciando una inculta con maleficio de possessori et dell’abbondanza del Regno et augumento di quella che vien fatta essente, cagione molto ben considerata et espressa nelli ordini Foscarini sudetti; et si sono ritrovate delle ville, che vi erano già pochi anni in esse solo 15 over 20 case et hora sono multiplicate alle 100 et 200 case et si sono distrutte tutte le altre ville vicine, con grandissimo danno et pessimo essempio, et anco quelli che habitano nelle essenti vanno a lavorar li campi delle non essenti et con l’habitatione si sottraggono dalle angarie et dalla galea. So che questo non è piacciuto a molti particolari, ingiustamente possessori di queste essentioni, ma non si può far altro, la mia conscienza, il mio debito et il servitio di Vostre signorie eccellentissime m’hanno forzato a far così, parendomi che dove si tratta il benefitio publico, si debba lasciar da canto le sodisfattioni di particolari, ancor che potenti.
Al tempo della guerra turchesca il Regno de Candia nelli 3 anni di detta guerra armò 46 galee et 14 fuste et sumministrò galiotti all’armata (ch’era quasi distrutta per le mortali infirmità che regnarono in quella) per 32 altre galee, si che furono cavati si può dire da quell’isola 90 et più galee, forse tanto considerabili ch’esse sole rendono la Republica grande, potente et riguardevole; et se a quel tempo si cavò tant’armata, quando non vi erano tanti galeotti descritti, spero che al presente possa farsi molto più quando [?] si dovesse far un sforzo, poiché in sette castelli soli del territorio della città de Candia, di 10.400 galeotti ch’erano descritti, havendo io purgato li roli di vecchi et d’inutili, ne ho descritti 15.570 buoni et sufficienti, che con l’altro castello et Lassiti giungeranno al numero di 18.000; onde l’accerescimento sarà di più di 6.000 huomini da remo, haverei fatto la descrititone anco di quest altro castello et di Lassiti, ma serenissimo principe non si può far tanto, toccarà all’eccellentissimo mio successore con la sua diligenza et valore compir quello [?] che mancasse.
Ho voluto in queste descrittioni far tutto non pure con la mia presenza, ma io stesso con la penna in mano, incontrar tutti li nomi, li casali o ville, la età e tutte le altre cose che mi sono parse necessarie per non essere ingananto, et da papati che ascondono li loro figliuoli et parenti et da qualche cattivo ministro, se vi fusse stato, et ha piacciuto al Signor Dio favorirmi in maniera che il tutto è passato ottimamente.
Ho anco confidando nella virtù del clarissimo signor Andrea Soranzo Rettor di Rettimo, conoscendo quanto sia ardente nel publico servitio, dato il carico a lui di descriver quelli del territorio di Rettimo, il ch’é stato fatto da Sua signoria clarissima con tanta diligenza, che seguendo et osservando li ordini che le ho dati, ha descritto li galeotti di quel territorio, che di 8.580 ch’erano hora sono 11.200, si che si sono avanzati 2.600 di più, con singolar mia sodisfattione, perché potrei ingannarmi, questo mi pare uno de più importanti servitii che si possa fare a publico benefitio, havendosi in questi duo soli territorii descritti poco meno di 30.000 galeotti, che l’accrescimento solo di questi importa per più di 40 galee. Haverei procurato anco far l’istesso alla Canea, ma trovandosi all’hora quella città senza rettore, per la morte del già clarissimo signor Andrea Renier, non ho havuto a chi confidar tanto negotio, il quale dissegna l’eccellentissimo signor mio successore, che sia fatto per mano del clarissimo signor Benetto da Pesaro, che hora vi è venuto Rettore, et so certo che passerà il tutto con ottima regola et con la dovuta diligenza, essendo atto quel signore non solo a questo, ma a tutti li altri cariche che gli saranno imposti. Dissegnavo io stesso anco far la descrititone et rolar quelli del territorio de Sitia, ma per li disturbi della Sfacchia, ho convenuto differire, et supplirà al mancamento mio, com’ho detto, l’eccellentissimo Capello. Scapoli non mancano delli privileggiati, poiché ascendono al numero di 11.000 cernede della contadinanza, senza che molti delle città et castelli vi vanno di voluntà, havendo paga sufficiente. Marinari ve ne sono in honesto numero, ma solevano esser molto più, perché li vasselli con i quali navigavano sono diminuiti, spetialmente nella città de Candia et di Rettimo, ma alla Canea ne sono suffitientemente; raccordano alcuni et con qualche fondamento, che poiché si vede che non si fabricano galeoni et questo solo per rispetto de corsari bertoni, come prima si faceva, fosse bene aiutar quelle che volessero far barche grosse, che vanno a caricar li formenti in Arcipalego, perché navigando tutte alle latina li marinari di esse riescono ottimi compagni per galea, come si è veduto la esperienza questi anni passati, che di questa gente un buon numero è andata a servire in armata.
Solo a giudicio mio può difficoltare lo armar di molte galee la carestia che si ha di sopracomiti et governatori, essendo diminuita quella nobiltà di numero, così perché molti vanno ad habitar fuori alli casali, dove stanno quasi sempre, et ben spesso maritandosi in donne li figliuoli delle quali non sono capaci della nobiltà la perdono et molti si ritirano ad habitar qui in Venetia vendendo li suoi beni a nobili et cittadini Cretesi, del numero delli quali Cretesi non sono eletti né sopracomiti né governatori. Quelli nobili però che armano sono attissimi a questo essercitio et riescono molto valorosi et spendono a gara per far buone galee, ma certo o con sovventioni o con altro modo meritano di esser aiutati et inanimiti a ricever prontamente il carico di sopracomiti et governatori, tanto più che le paghe che se li danno et nello armar et poi che sono venuti a disarmare le loro refrusure [?] si pagano a moneta longa, ch’è di 20 per cento manco.
Ho procurato in questi pagamenti di dargli ogni sodisfattione et avantaggiarli, havendo pagati tutti dal primo fino all’ultimo, così governatori et sopracomiti, come marinari, galeotti et scapoli di moneta bianca et cecchini, come feci parimenti di tutti li soldati Greci del signor conte Querini, del signor Zuanne Calergi et signor collonello Gazi, senza che ricevassero pur un quatrino, parendomi giusto che andando a servire, dove li quartieri si danno sei alla gazetta, non havessero questo interesse. Ho havuto molto che far in armar le galee dalla Canea et essendo dopo 3 sopracomiti stato eletto il signor Marin da Molin, con delli governarori destinati della Canea, mi dimandò ducati 500 di sovventione, asserendo che non poteva senza questo aiuto armar in si pochi giorni, et parendomi che per questo non dovessi tratener la espeditione delle altre galee, ch’erano già all’ordine, mi contentai fargli dar detta sovventione dalla Camera della Canea, come fu data; et presi espediente di fargli questa gratia, perché havea tolto il carico di sopracomito, dopo la escusa di 3 nobili, come ho detto, che furono giustamente essauditi, et fu benissimo impiegata detta sovventione, perché in vinti giorni fu all’ordine insieme con li altri et fece una delle migliori galee che vi fussero, non parendo a me che nelle cose importantissime, dove si tratta di servitio presto et desiderato, per poca cosa, senza perdita si debba metter dilatione. Ho detto serenissimo principe che sarà sempre facile l’armar buon numero di galee in quel Regno, ma così come laudo che ogni anno si armino le 4 ordinarie per il molto benefitio et frutto che si conseguisse dal continuo armar, così a me pare che dallo armar le estraordinarie si debba astenere, quando molto bisogno non lo ricerchi, occorre a mio tempo, che per li motti col pontefice Vostra serenità mi diede ordine, che dovessi veder quello che si potesse cavar da quelle città di offerte in occasion di questa guerra, ad invitation di quello che havevano fatto le città di terraferma, havuto il suo commandamento andai procurando di ritrarne quel maggior benefitio che si fusse potuto, et perché la contrubution di danari mi pareva difficilissima, perché mai si è potuto ridur quel Regno a contribuir danaro che dovesse esser donato all’Eccellenze vostre, anzi che essendosi proposta una fiata parte nel loro Consiglio de Candia di donar a Vostra serenità 15.000 ducati Candiotti, che sono 7.500 scudi de nostri, la parte non passò, né mai hanno contribuito cosa alcuna, se non per proprio benefitio, delle proprie città, come per cisterne, fortification di Rettimo et cose simili, et ciò molto scarsamente et con difficoltà, però mi andai imaginando di proponer a loro cosa che ad essi fusse più grata et più propria et che facesse anco più strepito in Italia et altrove et apparesse maggiore l’aiuto, et li proposi l’armar delle galee et li persuasi a farlo con ogni efficacia, il che per gratia del Signor mi riuscì, che habbi offerta di armar 21 galee et che il pagamento per mesi sei fusse da essi, dovendo Vostra serenità contribuir solo il biscotto, con conditione che non essendo guerra aperta fusse loro restituita la spesa, secondo l’ordine et nota mandatami da Vostra serenità. Queste galee erano partite in questo modo, cioè la città de Candia in commune sei, de particolari una il clarissimo signor Bortolomio Dandolo, una del signor Vettor Meseri, una del signor Alessandro Gialina et una del signor Zuanne Notara, che in tutto quelle della città de Candia erano dieci.
Della città di Rettimo in commune quatro, del signor Michiel Achieli una, del signor Domenego Teriano una, che sono sei.
Della Canea due per li nobili veneti, una per li Cretensi, de particolari una il clarissimo signor Bernardin Vizzamano detto Caropulo, una il signor Zuanne Marmori dottor, che compivano il numero de 21 galee, se ben ne furono armate solo 20 per ordine de Vostra serenità lasciandone fuori una delle offerte dalla città de Candia. Hebbi altra di ciò offerta con le istesse conditioni de guerra aperta dal clarissimo signor Nicolò Muazzo di esborsar ducati 5.000 venetiani et ne sborsò dui a buon conto; et dalla communità de Sitia ducati 4.000 Candiotti, che sono scudi 2.000; et in questi si affaticò con molta sua laude et satisfattine mia il clarissimo signor Zuan Antonio Bon, non havendo io potuto transferirmi in quella città per la distanza grande et per la multiplicità delli affari, che per tale occasione mi soprabondavano. Ho havuto anco molte altre offerte [?] di servir chi con 50 chi con 20 chi con 10 huomini a sue spese per mesi sei; et vi fu il signor Andrea Catello che offerì 1.500 scudi di pane per dispensare[?] alle case di quelli che fussero andati a servire, per nutrir le loro famiglie; tutta questa spesa importava più di ducati 100.000, che quando si fusse venuti a rottura, sariano stati pagati a benefitio de Vostra serenità, ma dovemo lodar il Signor Dio che non vi sia stata la occasione. Ha però voluto il clarissimo signor Bortolomio Dandolo, che havea fatta la offerta della sua galea non per mesi sei, ma per un anno continuo, donar a Vostra serenità tutta la spesa, la qual’è stata alla summa di 4.500 ducati, con molta grandezza di animo, offerendosi nelle occasioni che venissero di non far manco in esse di quello che ha fatto in questa. Non è stato imitato però da altri, con tutto ch’io l’habbi procurato per molti buoni officii che sono stati fatti in contrario; et in queste offerte di armare si affaticò molto il signor Conte et cavalier Querini per la offerta di quelle delle città de Candia, che certo la sua persona giovò molto, perché si spargevano delle voci, che prima si stasse a veder quello che a Venetia offerissero li gentil huomini del suo proprio, che a loro imitatione non si haveria poi mancato di far quello che si convenisse, queste voci furono da Sua signoria clarissima represse, et fu aiutato con viva voce et con bell’attione nel consiglio loro dal clarissimo signor Vincenzo Corner, fratello del signor cavalier Corner, et così si ottenne l’intento desiderato. Li nobili Cretensi di tutto il Regno sono stati molto pronti, perché oltre la fede, che ho conosciuto in loro, hanno ricevuto grandissimo gusto di essersi nobilitati per questo carico et ho procurato confirmarli in questa buona dispositione per le venture occasioni; furono oltra di queste fatte offerte di fanteria dal sudetto signor Conte Querini di far fanti 2.000. Dal signor Zuanne Calergi 1.000 et dal signor collonello Mario Gazi 500; ma queste offerte di fanti si diminuirono per la fretta che si haveva di espedir le galee, non essendo possibile far più di quello che si fece in così brevi giorni, essendomi capitati li ordini rissoluti di Vostre eccellenze molto tardi, perché dubitava io se stava 20 giorni più ad espedir le galee, che fosse loro incrosata la strada, e che la spesa et apparecchio fusse stata fatta in vano, et furono condotte nelli dui ultimi anni felicemente dal valor del clarissimo signor Antonio Pisani governator delle sforzade, all’hora capitano della guardia basta [?], che si cavò dal Regno intorno 1.500 fanti. Del signor conte Querini 700. Del signor Zuanne Calergi 300, havendo tolto sopra di sé due galee di quelle della Canea, et del signor collonello Mario li sui 500, ma quando si trattasse di levar più fantaria da quel Regno, dovendosi servir di essa in armata, sarà meglio cavarla per altra via, come quando occorresse riverentemente raccordarò. È ancor mio debito rappresentarle la fede del signor Zuanne Mormori dottor con una nova offerta che mi ha fatto et che mi ha pregato che la offerisca per nome suo, quando andai per ricercar li aiuti, giudicai meglio principiar dalla città della Canea et di là venir a Rettimo et poi in Candia, onde principiando dalla detta città della Canea, il primo che cominciò ad offerire fu esso signor dottor Mormori, con questo essempio seguito di clarissimo signor Bernardin Vizzamano Caropulo et poi la città nella qual città per molte dissensioni, che fra essi regnano, vi fu molto che fare, tuttavia superate tutte si ridussero le cose allo stato ch’io desideravo. Della bontà delle galee et de questa di esso Mormori, havendo tenuto a sue spese 50 huomini da remo di più dell’ordinario et 40 da spada, lasciarò che l’eccellentissimo signor Capitano general Bembo ne faccia fede et quelli clarissimi signori governatori et sopracomiti, che si trovarono in armata. Offerisse hora questo soggetto a Vostra serenità in tempo di guerra un'altra galea armata da lui, con le istesse conditoni della passata, che stia congiunta sempre con l’armata de Vostra serenità, et quatro fuste armate a tutte sue spese et di biscotto et di ogni altra cosa, volendo con esse andar a dannificar nimici, con conditione che se la Serenità vostra volesse di esse fuste servirsi in armata, che per quel solo tempo che per ordine del Generale stessero unite all’armata fussero pagate dalle Eccellenze vostre, ma che subito disgiunte dall’armata s’intendessero a spese  proprie, offerisse anco un suo fratello et per fanteria et per quello che potesse occorrer, havendomi asseverantemente affermato che all’hora si reputerà ricco et contento, quando spenderà la vita et il sangue per servitio di questa serenissima Republica, ho voluto per debito mio rappresentare il tutto a Vostra serenità, parendomi che non si debba deffraudare alcuno delle laudi che con li fatti virtuosi si aquistano.
Di queste forze maritime adunque l’Eccellenze vostre si possono servire con gran benefitio et riputatione, purché sii armato sempre presto, potendosi cavar con non molta difficoltà 50 galee da quel Regno, se fussimo necessitati a diffenderlo, dove trattandosi di tutto non pur quelli clarissimi nobili, ma li magnifici Cretensi e tutti gli altri concorreranno alla propria difesa delle vite, figliuoli et sostanze loro. Crederei che con il ponersi una armata di 100 buone galee et qualche galea grossa nel porto della Suda, quando vi fussero queste forze, difficilmente armata nimica, ancor che più potente, s’indurrebbe a sbarcar in quell’isola, perché quella costa di estate principalmente è tanto fortunevole che picciol corpo di galee non vi si può accostare senza pericolo di andar tutte in terra et maggior pericolo correria un armata numerosa, che conviene haver molte galee, et pigre et zotte, et se ne sbanderiano anco molte, che quando vi fussero le galee armate de Vostra serenità potriano esser combattute et prese dalla nostre. Vostre eccellenze sono patrone di tutti li porti et chi è della profession maritima sa che non si può fermar armata senza porti in quella costa, et dovendosi creder che quelli de terra et con cavalleria et con fanteria si opponessero per quanto fusse possibile alli sbarchi, quelli che ne volessero assaltar, stimo che haveriano molto che pensare. Vi è ben certo luoco che si chiama il Marati, appresso il porto della Suda, dove potria salvarsi un armata et a levarlo a nimici non sarà cosa molto difficile et con poca spesa, se si volesse far sopra il scoglio che lo domina un picciolo forte, come fu fatto a San Todaro et meno, et anco quando si havesse timor di essere assaliti, in pochissimi giorni vi si potria facilmente rimediare.
La Standia, ch’è per mezo Candia 10 miglia lontana, se ben ha dui ridotti assai capaci, non sono però porti sicuri et non hanno né legne, né aqua, et già ne mandai un picciolo dissegno a Vostra serenità quando ella mi commise che dovessi darne informatione, per li raccordi che si dicevano esser dati a spagnuoli, che tutte sono vanità proposte loro da persone vane et inquiete. La bocca del porto della Suda, dov’è la porporella, con ogni mediocre vassello, che habbi sopra buona artiglieria et spallegiato dalla fortezza, renderà quell’apertura sempre chiusa a qual si voglia potente armata, oltre che non aria savio consigli di chi commandasse un armata andare in luogo che potesse con pochi vasselli essergli prohibito facilmente il ritorno, tanto mi è parso dire intorno alle forze maritime et alla difesa del Regno, ma con tutte queste forze di fanteria, cavalleria et armata corre infinito pericolo quel Regno a perdersi senza pur sfodrar spada, quando non vi sia fatta una gran provisione di formenti, perché senza pane non si nutriscono né le genti da terra, né meno si possono armar galee, né sostentar quelle che fossero armate; et intorno a questa importantissima materia di grani soggiungerò alcune cose brevemente. La isola de Candia saria per se stessa fertilissima, produrria grano abbondantemete, non pur per il sostentamento di quei popoli, ma per straherne ancora per altri paesi, rendendo le semine di formento 10, 15, 20, 30 et 40 per uno et l’orzo molto più, ma oltre che quelli campi et colline già furono piantate de vigne, ve ne sono state aggiunte tante altre, ch’essendo sempre scarsa la semina di grani convien per buon raccolto che sia il Regno haver bisogno di grani stranieri, già solevano li caramussali turcheschi in gran numero concorrer con formenti in quell’isola, onde il formento valeva al più sei perperi la misura, che vol dire lire 10 soldi 18 il staro venetiano, hora non ne vien più alcuno, né in tempo di 3 anni ne ho veduto pur uno, et ciò per due cause: l’una perché li bertoni hanno distrutto un grandissimo numero di detti caramussali et intimoriti quelli che restano, l’altra che da 3 anni in qua hanno Turchi obligati tutti li caramussali a dar piezaria di portar li responsali da quel luoco turchesco per dove dicono dover scaricar li grani, si che non resta altra via che con tratte ottenute da Costantinopoli mandar nostri vasselli alli caricatori turcheschi per comprarne. Non vi sono vasselli in Candia se non pochissimi et poi corrono l’istesso pericolo nello andar o nel ritorno di restar preda di bertoni et vasselli da corso, quanto poi sia difficile ottener le tratte, Vostre eccellenze dalle lettere di Costantinopoli benissimo lo comprendono. Alla Canea solo con diverse barche di portata di 200, 300 stara l’una se ne vanno furtivamente provedendo di qualche summa, ma piccola al loro bisogno, poiché questo territorio non raccoglie pane che li faccia 4 mesi dell’anno et quando il raccolto sia fertilissimo per mesi sei poco più. Li territorii de Candia et Rettimo, come più ampli pur scorreriano, quando la ingordigia di particolari patroni di case o ville non ristringessero in loro tutto il grano, che per essergli [?] li contadini sempre debitori, convengono essi darli tutto a buon conto de loro debiti et par che chi ha li formenti in mano,  non [?] si contenti di venderli neanco a lire 22 il staro, cioè a 12 perperi la misura; haverei posto mano nel dispianto di qualche parte delle viti, ma sono restato di farlo, così per non haver potuto (per il continuato armar) cavalcare in persona a questo effetto, come perché havendo quelle magnifiche città et gentil huomini offertisi di armar a sue spese, non mi pareva bene nell’istesso tempo che quelli spendevano per Vostre Serenità dar loro questo disgusto, perché se ben sarà necessario farlo un giorno et presto, non è però che non debbano rissentirsene molto, né è possibile pensar di sostentar quel Regno senza qualche provisione di grani; fu fatto un deposito da Vostra serenità nella città de Candia di cecchini 20.000 per comprarne, il qual’è in esser parte in tanti formenti et parte in contadi et si poteva all’hora comprarne qualche summa valendo il formento 9 et 10 lire il staro, ma hora che vale 21, 22 et lire 24 il staro, la summa delli formenti convien esser molto poca et debole, et a questo proposito dirò che alli 20.000 cecchini io ho aggiunto, oltre la parte che tocca a Vostra serenità, ducati 1.000 in circa de pene, che venivano a me et le ho donate tutte all’Eccellenze vostre senz’alcuna diminutione, come per li conti de quella Camera si può vedere; non havendo voluto che ne capiti pure un soldo nella mia borsa, essendo io andato in quel Regno non per utile, ma solo per servire la mia Patria et per honore. A Rettimo vi sono danari ancora per il fontico et sono stati da tutti quelli clarissimi signori Rettori, che sono stati di tempo in tempo, così ben custoditi che hanno agugumentato molto et con quelli in molte parte rimediamo alle loro necessità.
Sitia ha poco bisogno, perché poco anco è il consumo che fa di formenti, ma alla Canea la fanno malissimo, non havendo né danari né fontico, se non quello del quarto che sono obligati a contribuir quelli signori, ho fatto tutto per rimediarvi, ma sono tante le discordie di quelli cittadini, che quello che fa una banca (chiamano così quelli che governano) la sussequente disfa, ho lasciato in quella città intorno 16.000 misura di formento, che possono essere 4.000 stara in circa et ho nel mio partir pagato in cecchini d’oro 5.000 et più cecchini, prestati già parte dal clarissimo signor Bernardino Vizzamano Caropulo et signor dottor Mormori, che aiutano sempre et sovvengono la sua città et cortesemente li presentano senz’alcun utile molta summa di cecchini, per mandar barche a pigliar formenti in Arcipelago et comprar quelli che da altre barche fussero portati; et li ho oltra di ciò dati ancora 3.700 cecchini d’oro per mandare a comprarne a risigo di essa città, senza interessar Vostra serenità, et del tratto delli formenti si pagheranno quelle militie; havea anco concordato alcuni capitoli per errigere un fontico in quella piazza, a beneplacito però dell’Eccellenze vostre, ma per molti affari, non essendosi potuto a tempo mio perfettionare questo negotio, l’ho lasciato in mano allo eccellentissimo Capello, che spero lo debba terminare con l’assenso et confirmatione di questo eccellentissimo Senato. Ha sentito Vostra serenità le lettere scritte dall’illustrissimo signor Dolfin Venier Duca de Candia il bisogno che ha quel Regno di formenti et se ben si è deliberato mandarne stara 5.000 da questa città, non è però che non sia necessario per l’avenire far provisione tale in questo proposito, che aquetando l’animo loro si assicuri quel Regno di continuo, tanto più quanto dovendosi in esso far il fondamento di gran parte dell’armata della Republica non si resti d’armare per mancamento di biscotto.
la Sfachia può haver 3.000 anime in circa, delle quali se ne contano da fatti 1.000; il resto donne, putti et vecchi, confrontandosi questo istesso numero con quello che ha rifferito già in questo eccellentissimo Senato il signor Procurator Priuli, questi Sfacchiotti sono tutti privileggiati et non sono obligati alla galea per huomini da remo, ma solo una certa portione per scapoli, sono stati questi sempre fra loro divisi et nemici et solevano esser già sole fattioni Papadopuli et Pateri, hora hanno fatto una subdivisione fra Pateri, chiamandosi una parte Pateri negri, l’altra Pateri bianchi; è alquanto maggiore la fattione de Papadopuli, li quali sono parte nel territorio di Rettimo et parte nel territorio della Canea et sono huomini da fatti in tutto 550 in circa; et li Pateri 450 in circa che sono li 1.000 sudetti, tuttavia li Pateri sono più temuti, seben minori di numero; li uni et li altri di questi stanno nelle più aspre et alte montagne del Regno, sempre fra se stesse sono stati in questioni et sono vivuti con latrocinii, rubbandosi li animali li uni a gli altri, pare che da certo tempo in qua si siano aquetati li Papadopuli con li Pateri, così per opera già dell’illustrissimo signor Giacomo Corner Capitano generale di Candia, che in tutte le cose si è dimostrato prudente, valoroso et diligentissimo nel servitio publico, come perché essendo li Pateri in se stessi divisi hanno lasciato in pace li Papadopoli, procedendo con qualche riguardo maggiore del solito in non offenderli, havendo convertito li odii in loro medesimo et con altri delle ville vicine a loro più verso il piano, che non sono minor ladri delli proprii Sfachiotti; tutte le loro dissensioni, questioni et liti nascono dal rubar, perché dirò per essempio, hoggi vengono rubbate quatro capre, dimani quelli per riffarsi ne pigliano otto, il giorno dietro li primi ne pigliano 25, 30, l’altro giorno poi pretendendo riffatitone ne pigliano per forza 100, et così vanno multiplicando questi rubbamenti o represaglia che vogliamo dire. Occorre poi che alcuno per diffendere il suo o per pigliar quel d’altri viene ferito o morto con frezze, (fra loro molto usate et che portano sempre seco) o pure con altre armi, quelli altri vogliono vendicar quel sangue, in tanto che tutte queste contese terminano in loro stessi. Vi è qualche differenza per pascolar li seminati, ma queste non sono molte, le più si rissolvono in depredar bestiame. Trovai quando fui la prima volta alla Canea che li Pateri erano fra loro in arme et si haveano sfidato a combattere insieme, com’è stato sempre loro uso, ma fatti venir tutti li capi principali a Rettimo et intese le loro pretensioni e discordie, mandai l’illustre signor collonello Mario Gazi fedele, valoroso et attissimo a questi negotii, et lo accompagnai con il signor dottor Mormori, acciò li ponessero d’accordo: il Mormori per le differenze civili, come quello ch’era avocato di detti Pateri, il signor colonello Gazi per le criminali di morti o feriti, et successe così bene il negotio, che furono terminate tutte et posti li accordi in scrittura, le parti si sottoscrissero et la scrittura d’accordo ho ancor meco et io v’interposi l’auttorità del Generalato, sottoscrivendo il tutto de mia mano. Ma serenissimo principe non hebbe la intiera essecutione questa buona opera, perché vi furono di quelli che non hebbero piacere che altri si interponessero in questi negotii, onde da novo li Pateri vennero a rottura insieme ritornai alla Canea et feci venirmi inanzi 25 de Pateri capi più principali et feci ad uno ad uno giurar fedeltà nelle mie mani et con promessa di obedienza alli publici rappresentanti, pigliando li loro nomi in nota, risservandomi andar alla Sfacchia per porvi la ultima mano et per la compita essecutione dell’accordato, ma quando si pensava haver aquetato il tutto successe novo disordine. Vi è una prole o famiglia, che habita il pie del monte, che confina con la Sfachia, dove habitano li Pateri, questa prole si chiama li Condi, ladri solennissimi, alcuni di questi andarono per rubbar quatro, over sei animali caprini, et nel voler quelli pigliar et li altri diffendersi fu ferito uno delli detti Condi, questi per riffarsi andarono ad aspettar 4 Pateri che venivano da un bosco con cadini et scudele di legno per andar a vender et nella cima di quelle montagne con le frezze li ammazzarono tutti quatro et dopo morti li precipitarono da quelle montagne, di che sdegnati li Pateri si messero insieme 200 di loro et andarono a Licambo, villa delli Condi, et ammazzarono 3 di essi et un putto et ferirono malamente una donna, possero fuogo in 10 di quelli casoni di paglia et asportarono alcuni animali et si ritirarono poi nelle loro ville; questo è tutto il successo delle rivolutioni de Sfacchiotti, che intendo esser qui stato accresciuto molto de fama. Non mancò la giustitia di formar processo, se ben il bandir questi non causa alcuno buon effetto, perché non curando bandi, stanno nelle loro habitationi come prima, né alcun tenta di ammazzarli poi che non può alcuno liberar né se stesso né altri con ammazzare overo appresentar testa di un bandito, se non viene a ricever a Venetia il benefitio, il ch’è certo gran disordine, perché non ne può venir alcuno, così per la lontananza come per la loro povertà, onde se ne stanno a dispetto della giustitia nelli luoghi a loro prohibiti, né si può mandar a prenderli, ritirandosi essi in siti tanto forti, che quatro over sei sono atti a vietar il passo a 100. Andai io a posta alla Canea con 3 galee per andar per mare alla Sfacchia li messi 200 moschettieri sopra et diedi ordine che 2.000 huomini delle ville, che circondano la Sfacchia, venissero alli passi per entrar dentro per poterli io castigare et li accompagnai con 100 capelletti. Ordinai l’istesso dalla parte di Rettimo, che con 2.000 di quel territorio facessero l’istesso, io havei fatto già prender li passi dove solevano salvarsi, come altre volte a tempo dell’eccellentissimo General Cavalli fecero, et non lasciai cosa a dietro per ben effettuar questo negotio, fra tanto mi scrissero lettere de gran sommissione, protestando ch’erano fedeli di San Marco, se ben havevano procurato vendicarsi delli suoi nemici et le lettere le ho meco.
Ma volse il Signor Dio che per tempi fortunevoli mi convenni fermar nel porto della Canea 21 giorno continui, con tanto mio dispiacer che niente più, quando dopo questi giorni comparse l’eccellentissimo mio successore, che con vento gagliardo era venuto dalle Grabusse, il qual vento essendo a lui favorevole a me era contrario in maniera che non potevimo né superar Capo spada, né andar alle Grabusse, ch’era la strada per andar alla Sfachia, siché restò imperfetto quello ch’io havea non pur dissegnato, ma principiato a poner in essecutione, consigliai con Sua signoria illustrissima quello che si dovesse fare et mi esshibii anco, quando a lui fusse parso di continuare il viaggio, ma fu giudicato per essere il tempo molto avanti et fortunevole, che si dovesse soprastar, il che essequii, sicuro che Sua eccellenza con il suo valore supplirà a quello che la fortuna ha impedito ch’io non habbi potuto effettuare. Io non scrissi a Vostra serenità le preparationi ch’io faceva, perché non haveva vasello che partisse all’hora per questa città et perché sperava di poterle dar conto delle preparationi et della essecutione in un istesso tempo.
Ho narrato brevemente il successo, ora dirò di dove nascano queste turbulentie et il rimedio che si potria fare per aquetar ogni et qualunque molestia, che si potesse haver da costoro. Sono questi huomini di grande ardire et con [?] molta eloquenza nella loro lingua et non hanno bisogno di alcuno loro insegni le sue ragioni. Si dogliono di non haver chi li governi, perché si ben se li manda un gentil huomo della Canea, con titolo di Proveditore della Sfacchia, per loro giudice et questo viene eletto dal reggimento de Candia et dal Generale non si trova però a tempi presenti alcun gentilhuomo de buona fortuna, che voglia quel carico, ma lo dimandano [?] solo quelli che sono in qualche strettezza, per alcuna utilità de sali che hanno dopo finito il suo reggimento, et habbiamo convenuto col reggimento de Candia privare del carico l’ultimo proveditore per molte indignità da lui [?] commesse.
Questi Proveditori veramente fanno molte cose indegne, sono negligenti nell’administrar giustitia, s’interessano con questi, onde il loro governo né piace a detti Sfacchiotti, né è di publico honore et servitio. Dimandano li Sfacchiotti un gentilhuomo venetiano che li governi, ma la asprezza del luoco, il pericolo et qualche altra cagione ancora mi dissuadono da questo rimedio, saria forse più proprio, come ho discorso con l’eccellentissimo Capello et è anco sua opinione, il fare un proveditor alla Canea, subalternato al Proveditor general del Regno, il qual havesse la cura di tutte le militie, delle galee, galeotti et delle munitioni et havesse carico anco di visitar li Sfacchiotti, administrarli giustitia et castigar li delinquenti, con quelli altri ordini che paresse alla prudenza de Vostra serenità di aggiungerli, né saria molto difficile trovar il modo del pagamento con poco interesse publico, così con le utilità de sali, che hora vengono date al Proveditor della Sfacchia, et per altra via ancora, come quando se ne discorresse si potriano raccordare, perché veramente lasciar le cose nello stato che sono credo che non sia bene, tutto ch’io non dubiti della fede di questi popoli verso la Serenità vostra, perché il ridurli che non siano sempre ladri et in mare et in terra, per la commodità del sito et per esser stati tali sempre, io son certo che tratterà dell’impossibile. Il continuato castigo però di questi eccessi nella vita et non nella robba, come hora fanno li loro Proveditori, potria moderarli da questo pessimo costume, il ch’è quanto mi pare che basti per darle conto et della Sfacchia et de suoi popoli.
Sotto il governo del Regno de Candia si comprendono Tine et Cerigo. Di queste isole dirò alcune cose brevemente; Tine et Micone a lei aggiunta sono due isole situate nel mezo dell’Arcipelago, ma Micone che circonda miglia 35 si può dir più tosto governata da turchi che dal rettore de Vostra serenità, onde a me pare che se ne goda apena il titolo. Tine è buona isola, circonda miglia 70. È lontana dal Regno de Candia miglia 200 è montuosa, ha solo 3 pianure, il suo castello è molto alto et assai forte, per il sito più che per l’arte, produce l’isola molta seda, ha sempre bisogno di formenti et è tal’hora venuta in tanta necessità, che non potendo provedersi d’altrove, per esser dalli corsari interrato tutto il commercio, ho convenuto mandargliene fin de Candia, per schivar qualche travaglioso accidente che potesse succedere. In essa isola ancora v’è il disordine di piantar vigne, il quale multiplica in tutte le isole dell’Arcipelago, havendo imparato a piantarne in quantità, dopo che gli inglesi frequentano quelli mari et comprano li vini di esse a gran prezzo, il che riesce di gran danno delle seminationi de grani, che per inanzi in molta copia solevano produrre. Si contano nella isola di Tine anime 14.000 in circa, delle quali sono rolati per cernede 800 archibusieri, sotto cinque capi del paese eletti da essi Tinoti, li quali obediscono al capitano maggior delle cernede, che commanda a tutti. Nel castello vi stanno per presidio 100 fanti pagati, un capitano et il governatore, li conti di quel maneggio da ogni Rettore al finir del suo carico sono portati in Candia, dov’è obligato saldar il conto di tutto quello che nel suo reggimento ha maneggiato; furono già prestati a quella communità cecchini 4.000 da Vostra serenità per comprar formenti, di questi ne sono stati fatti scuoder da me parte et il restante ho lasciato ordine che si debba riscuotere, Ha carestia ordinariamente sempre de biave et è bene farne qualche munitione, acciò in tempo di qualche bisogno posso sovvenirsi. L’isola di Cerigo è distante da Candia, cioè da Capo Spada, miglia 80 in circa, è posta sopra la bocca di Arcipelago et si può chiamar uno delli occhi del Regno, perché da quella vengono tutti li avisi, così delle armate come di legni de corsari, che stanno sopra quella crosera o passano dentro o vengono d’Arcipelago; è luogo di grandissima importanza, altre volte era habitatissima, ma nelle guerre passate Turchi distrussero et fecero schiavi molti di quelli habitanti, ma fatta la pace si è andata in qualche parte restaurando, essendo anco tornati molti delli suoi habitanti, che altrove si erano salvati, si che a presenti tempi ha anime 9.000 in circa, delle quali sono scritte per cernede 1.300 humini assai buoni. Ancor questa isola sempre ha bisogno di formenti et convien provedersi da luochi esterni et oltra la provisione che ha de migli, saria bene farne qualche quantità ancora di formenti. Il porto ch’è sotto la fortezza non è sicuro né anco per due galee, onde si può chiamare più tosto ridotto che porto. V’è un porto a San Nicolò di Vlemona, ma questo è lontano 8 miglia dalla detta fortezza et non ha alcuna difesa che lo assicuri da vasselli, che volessero assalir quelli che fossero in esso. Mi scrissero questa estate passata l’Eccellenze vostre che spagnuoli facevano proffessione di haver intelligenza in una fortezza di Levante, onde così come procurai di assicurarle tutte, assicurai ancor questa et vi mandai subito il Governator Calegari con 50 fanti mochettieri, delli migliori ch’io havessi in Candia, et subito havuto aviso che l’armata spagnuola era andata verso Spagna feci ritornar in Candia il governator sudetto et li 50 fanti, lasciando quella fortezza con il suo ordinario presidio, né mancai di consolar quelli habitanti per renderli obedienti et fedeli verso Vostra serenità. Et questo tanto detto da me mi è parso di rifferirle del Regno de Candia et delle isole a quello sottoposte.
Nel mio Generalato ho procurato d’intendermi bene con tutti li rettori delle città et fortezze et spetialmente con li illustrissimi signori Duchi et Capitani grandi, essendovi stati di Duchi li illustrissimi signori Zuan Battista Micchiel, Zuan Mattio Girardi et Dolfin Veniero; et di Capitani li illustrissimi signori Lorenzo Marcello et Zuan Giacomo Gradenigo, con tutti questi ho proceduto di quella maniera che so esser mente di Vostra serenità et che per le mie commissioni mi è stata espressa et habbiamo unitamente fatto il publico servitio, havendo ciascheduno di essi per le loro virtù et bontà essercitato li loro carichi perfettamente; l’istesso hanno fatto li clarissimi signori Consiglieri et li altri rappresentanti che vi sono stati, essendo sempre stati con tutto il reggimento nelle giudicature di un istesso volere, et se pur vi è stato qualche poco de differenza de giuridittione, non ho mai allargata la mia commissione, ma più tosto ristretta, havendo io havuto per fine che dal canto mio passi ogni cosa quietamente, come per gratia del Signor Dio è successo. La religione di quel Regno havea bisogno che vi venisse persona [?] che havesse cura et zelo dell’honor del Signor Dio, quando vi giunse monsignor illustrissimo et reverendissimo Grimani, perché se ben l’interditto non era giunto fin la, tuttavia si udivano nell’un rito et nell’altro delle cose che apportavano molta molestia, questo buon prelato ha con la destrezza sua non pur sopito ogni fastidioso ragionamento, ma del tutto annullata ogni causa de disparere, essendosi mostrato pien di amore, ossequio verso la sua Patria. Accarezza li Greci, ammonisce li Latini, quanto più può introduce la vera religione et leva [?] via quelle cause che possono partorir dissensioni et scandolo, et con Sua signoria reverendissima ho passato con ogni termine di amore consolatamente. Dice non bramar alcuna cosa più che venir a piedi de Vostra serenità per farla certa della osservanza sua verso tutte l’Eccellenze vostre. Condussi meco per secretario il povero messer Zuanne Riezzo, questo nel viaggio morì a Liesena et la Serenità vostra ha perduto un buono e diligente servitore, ond’essendo io rimasto senza mi fu proveduto dalli eccellentissimi signori Capi della persona di messer Girolamo Alberto, del quale io non posso lodare a pieno la modestia et la diligenza, et in particolare nella descrittione delli galeotti et nella espedittione delle galee, si è egli adoperato con tanta sollecitudine, non havendo risparmiato a nessuna fatica né di giorno né di notte et con tanta discretezza ancora, havendosi fatto conoscere luntanissimo da ogni avidità, col rilasciare voluntariamente gran parte de suoi utili, che si come con tal maniera nobile et virtuosa ha reso più facile et più presto il servitio della Serenità vostra, così ha lasciato ogni uno contento et sodisfatto della sua persona et è ritornato povero di utili et abbondante di merito et honore. Ha seguito gli ordini dell’eccellentissimo Foscarini di felice memoria et il mio gusto ancora, onde m’ha posto in obligo di attestare in ogni luogo et in ogni tempo la virtù sua. In questo servitio non ha mosso mai parola che potesse apportar disgusto et poner in disunione li publici rappresentanti. Ha servito per anni 27 continui, ha fatto viaggi 15 a Costantinopoli et in paese turchesco, 12 per terra e tre per mare, essendosi tratenuto alla porta 18 anni continui, con la qual occasione ha così ben appreso la lingua et scrittura turca, che può prestare non picciolo commodo et servitio all’Eccellenze vostre, ha servito anco 3 illustrissimi signori Capi da mare et fatto questo ultimo viaggio de Candia. Io dirò in somma che, et per la servitù et per le qualità sue, si rende molto ben degno della gratia delle Serenità vostre, alla quale io lo raccommando in tutte quelle occasioni che potessero succedere di riconoscere la devotione et virtù di questo soggetto, che certamente non è commune né ordinaria in altri. Di me non dirò alcuna cosa, se non che senza intermissione di tempo o de fatica ho sempre et senza rispetto invigilato nel loro servitio, se ho fatto cosa che vaglia ne ringratio il Signor Dio, dal quale ogni ben procede, quando anco non havessi operato secondo il gusto loro, diano la colpa alla difficoltà delle cose trattate, overo alle deboli forze mie, non atte a sostener tanto peso, affermandole constatemente che la voluntà non ha mai errato et chi fa quello che può adempisse l’obligo al quale è tenuto. Gratie.

Trascrizione di Lia De Luca