1655 Andrea Corner
Relazione
1655 [?] Andrea Corner ritornato di Provveditore generale dell’armi nel Regno di Candia
AS Venezia, Collegio, Relazioni, busta 80
Serenissimo Prencipe
Ritorno io Andrea Corner dalla reggenza di Proveditor general dell’armi in Candia, carico di benefici e gratie soprabbondanti che mi furono benignamente distribuite dalla mano liberalissima della Serenità vostra et in adempimento di quanto mi resta ingionto da publici riveriti commandi, a quali ho contribuito sempre l’intiero d’una puntuale ubbidienza, corrispondente a quel debito a cui m’obligò il zelo del publico servigio et il fervore della mia constantissima divotione. Apporto sotto l’occhio dei riflessi prudentissimi dell’Eccellenze vostre quei particolari, ch’osservati nel spatio della mia residenza, furono da me stimati opportuni e necessarii. E se ben questa è una piccola raccolta del mio sterile talento, inferiore di gran lunga a tant’altri eccellentissimi miei precessori, che colla loro singolarissima virtù hanno d’avantaggio suplito a i riguardi et alle parti tutte del publico interesse. Nientedimeno essendo un eccesso del mio divotiossimo animo, ch’abbonda nel desiderio di rendere soverchiamente conspicua la sua fede, supplico la Serenità vostra ricceverla nel grembo de suoi benignissimi compatimenti et aggradirla come sagrificio d’una pronta humilissima volontà.
La piazza di Candia, ch’è l’capo principale del Regno, dev’esserne custodita e riguardata con occhio molto circonspetto e di tutta vigilanza, dovendosi precipuamente attendere alle fortificationi, che sono propugnacoli salutari di diffesa, et a quei ripari che ponno resistere al contrasto et all’impeto degl’assalti, con quella spesa che può farsi minore e che può maggiormente assicurare la piazza medesima. Ho dissegnato per tanto valermi di quella sobrietà nel dire ch’escluda le cose già repetite all’orecchio di Vostra serenità et allontanarmi dalle lunghezze che sogliono generare più tosto una tediosa confusione, ch’una grata e facile chiarezza, et in succinto (riportandomi al contenuto delle scritture da me transmesse con lettere numero 2 e 26, nelle quali circa lo stato e bisogno d’essa piazza viene rappresentato quello si doveria operare) soggiungerò riverentemente che ben sarebbe cambiare l’opere estrinseche riducendole in mezelune, come diffusamente resta nell’ultima d’esse doi scritture specificato. Che a questa maniera si rinoveranno gli forti esteriori a segno di notabile miglioramento.
Vi sono le fortezze poi subordinate, le quali tutte hanno indiferentemente bisogno de quartieri per la soldatesca, rotti e disfatti dal tempo, fra quali Suda ne tiene maggior premura, come quella ch’è stata più dell’altre bersagliata e che tuttavia risente le batterie. Onde saria necessario mandarle de qui buona provigione di legnami a quest’effetto et ordinare che nell’Arcipelago si provedessero di calcine, come parte più vicina.
Questa fortezza situata sopra un scoglio nella bocca del suo porto, resta da ben inteso recinto abbracciata et è per se stessa molto forte. Ha nondimeno sopra l’opposte rive del mare due contraforti fabricati da Turchi, l’uno detto il Calami, dalla parte di levante lontano circa 1.000 passi, e l’altro dalla parte di ponenete, detto il Calogero, distante circa 400, che la molestano, massime il più discosto che rincontra la parte scoperta dell’habitationi d’essa fortezza.
Carabusse parimenti edificata sopra un altro eminente scoglio disastroso et inacessibile, poco teme i tentativi dell’inimico, per l’aspetto e per la qualità del sito.
Spinalonga nondimeno, benché sia fondata sopra un alto promontorio alla bocca del suo porto, rendesi molto debole per la bassezza delle mura del suo recinto, quale doverebbe essere perfettionato e ridotto all’altezza di 30 piedi, per non haver occasione di temere la scalata; com’anco bisognarebbe terrapienarlo dalla parte ove si può dubbitare che l’inimico tentasse flagellarlo col canone. Quest’è il stato presente di quella fortezza, che mal sicura convien esser guardata dall’assistenza de due vasselli e mendicare da loro il patrocinio, con poco suo decoro e con spesa eccessiva; onde direi che per beneficio d’essa e per sollevare Vostra serenità dal grosso annuale dispendio de doi vasselli predetti, fosse colà mandato propportionata summa di denaro per il finimento della construttione, ch’è di sommo rilevo, di riputatione e d’utile, perché a questo modo più vigorosamente se gli ristabiliranno le forze, farà sponda per l’avenire a quei vasselli che sotto’l calor d’essa capitassero et in fine con una spesa sola, che sarà per metà di quello si spende in una sola campagna nei detti vassilli, se ne risparmerianno due molto più gravi, che servono solo a riguardarla mommentaneamente, con certezze poi d’haver a fare ad altro tempo ciò che torna molto più conto al presente e ch’io per avanti haverei perfettionato, se la penuria del soldo non m’havesse interdetto l’effetto.
La fortezza dell’isola di Cerigo, fabricata sopra la sommità d’un monte grebanoso, è circondata da muro assai debole, seben ha l’uscita per la maggior parte difficultosa. Tiene d’incontro vicinissimo un altro monte sopra il quale piantando l’inimico il canone, la batterebbe alla gagliarda, ma volendosi apportargli qualche rimedio, saria di mistiero far condurre gran quantità di terreno dentro d’essa, quale n’è a fatto priva, e formare li suoi parapetti dalla banda pericolosa. Il che si potrebbe adempire dalla gente dell’isola con insensibile dispendio publico.
Tine finalmente collocata nell’Arcipelago, quasi nella metà dell’isola sopra un monte di sasso vivo, riceve qualche nocumento dall’esistenza d’opposto monte distante circa passa 300, che non ha rimedio. Ma credere si deve ch’egli per essere d’inferiore altezza, in occasione di batteria, poco travaglio l’apportasse.
Questi sono quei riflessi che riguardano a bisogni delle fortificationi estreme, da quali però non devono andar disgiunte l’applicationi alle parti più vive delle militie, mentre il totale mantenimento dipende dalle buone regole e dall’assistenze uguali compartito agli membri tutti del pressidio colle proviggioni unitamente correlative.
La militia dunque, ch’è l’anima delle fortezze, deve essere particolarmente ben trattata, come sostegno loro principale; e perciò alla conservatione d’essa devesi con tutt’accuratezza invigilare per i viveri e per le cose necessarie. Andarò esplicando adunque i miei sentimenti sopra la materia da me pratticata, acciò dalla somma infallibile prudenza di Vostra serenità resti aggiustatamente allibrato l’opportuno sollievo.
Molte volte ho veduto (con risentimento d’estrema commiseratione) i soldati nei corpi di guardia spogliati di gabani e senza schiavine, sopportare inevitabilmente il martirio d’una rigorosa Tramontana, ch’ella gagliarda colà soffia molte volte l’inverno e starsene bagnati dalle pioggie, alla discrettione di quel vento, che quanto gl’asciuga l’acqua d’intorno altretanto gl’infonde nelle viscere un freddo, così acuto che li rende poscia infermi e moribondi, onde stimarei effetto di paterna carità che gli fossero mandate avantaggiosamente camise, gabani, schiavine, pani per far drappi, scarpe et altro attinente al vestito nel tempo del verno, come raccordai con lettere numero 74; e di più che i corpi di guarda, come si costuma in ogni loco, havessero qualche summa di carbone per ostare a gl’accennati patimenti, ordinando perciò la Serenità vostra che tanto per servigio de soldati, quanto della piazza, fossero nell’isole dell’Arcipelago tributarie al Signor turco fatti fare carboni, tagliati pali, tolte legne, foraggio, calcina e tutto quello complisse a tenere ubertosa la detta piazza e l’altre fortezze per il commodo e sostentamnto predetto. Anziché ben sarebbe sciegliere et assignare in avantaggio con distintione particolare alcuna di quell’isole più vicine e più fertile al solo commando e diretione del Proveditor general dell’armi in Regno, ove potess’egli munirsi prontamente delle cose necessarie al sovenimento della piazza, della quale per assicurare i soccorsi e per condurre alle fortezze vittuarie, molto proprio sarebbe destinare un vassello ben armato, che stasse allestito all’impiego di questa sola unica incumbenza, che riuscirà di grandissimo refrigerio, perché quando ritardassero a comparire i soccorsi spediti da questa città, si potrà presto riparare al bisogno et all’urgenza.
Raccordo anco essere più che bisognosa la missione di 600 schiavine, 600 para lenzuoli, pagliazzi 200, cavaletti da letto con sue tole 200 et altre massaritie conferenti al governo de soldati infermi nell’hospitale; è di più 25 a 30 sachi di strazze per i feriti, com’altre volte s’è pratticato; facendoli capitare in oltre ogni sorte de medicamenti a larga misura, poiché di quelli se ne serve anco l’armata nelle sue occorrenze.
Mandai già con lettere numero 79 a Vostra serenità le note del biscotto che mensualmente si consuma in quel pressidio; e perché osservo nei castelli e fortezze della Terraferma, soggetti a questo gloriosissimo dominio, esservi riposta una quantità sufficiente d’oglio, aceto, grano et altro che li rende (ad ogni caso) certamente premuniti di viveri, benché siano molto più vicini d’essere soccorsi, che non è Candia isola remota e distante. Ritrovo in quelli così ottima la regola, che mi move a raccordare anco in questa, ch’ha molto più bisogno e ch’è piazza oppressa et assediata, l’effetto con simile. Commandando, se così pare a Vostra serenità, che ad esempio di detti castelli, sii fatto colà un deposito di biscotto e dell’altre cose necessarie al vitto, per quella summa che riuscirà confacevole al provedimento, quale potrasi raguagliare col mensuale consumo del biscotto predetto.
Riuscirebbe anco di non minore beneffitio haver pronti all’impiego 20.000 reali effettivi da spendersi nelle proviggioni de viveri per servitio della piazza, che a questo modo altamente resperarebbe [?] et il concorso de vasselli, petacchi e tartane saria più numeroso, mentre capitando questi con buona vittuaria, quando credono col smaltimento della robba conseguire i suoi ritratti e qualche guadagno, restano per la penuria del soldo, costretti all’induggio del pagamento e tal volta invece di rimborsarsi l’utile, discapitano parte del proprio capitale, onde colti dal danno schiffano il ritorno. Tuttavolta per evitare la perdita, s’hanno ingegnato ritrovare un ripiego di prender ad affitto magazeni, dentro a quali scaricano la vettovaglia e si partono, lasciando un custode, che l’esitti, ma questo riesce poi di nocumnto a popoli, perché la robba riposta nei detti magazeni si va studiosamente trattenendo, aspettando la congiontura di qualche scarsezza per venderla, e s’introduce in questa forma la carestia, che ricade su le spalle di poveri soldati et habitanti, senza che vi sii riparo, perché se si volesse rigorosamente prohibire questa sorte d’inchietta, che veramente è dannosa, si correrebbe rischio, anzi evidentemente si perderebbe la condotta de viveri d’altri paesi, che sarebbe poi la dessolatione della piazza, nella quale havendo io pratticato una sol volta il presente raccordo, mercé al pagamento d’una di cambio saldata con tutta celerità d’ordine dell’Eccellenze vostre, ho veduto il sollevo di quei popoli con publico beneffitio, quando arrivorno in Candia il commendator di Gardan et il cavalier della Giardina capitani di corso, con legumi et altri alimenti necessarissimi al vivere della piazza, esittati poi coll’assistenza d’uno degl’illustrissimi signori conseglieri e di due colonelli, come diedi parte a Vostra serenità in mie lettere numero 58 con data 10 giugno 1655.
Per sigillo finalmente della parte attinente alla provigione de viveri et al governo de soldati, sicome ben m’è parso avertire, quello che possi riuscire fruttuoso coll’introduttione delle cose già detto, così parmi che fosse profittevole divertirne una dannosa, coll’esclusione, se fosse possibile, dell’armata in Candia, la quale bench’alla venuta porti qualche ristoro, tuttavolta non è mai di quella sufficienza che basti e dimorandovi per l’acconciature ordinarie quattro et più mesi, va poi distruggendo quell’alimento che servirebbe al pressidio e di più snerva le forze d’esso, come altresì mottivai nella lettera numero 5; onde raccordo con tuto zelo alla Serenità vostra, che molto conferente sarebbe attrovare loco in Arcipelago atto a ricettare l’armata medesima, la quale accostandosi altrove, quanto allegerirà il consumo del vitto in Candia, altretanto assicurerà il stato della piazza, che resta sempre scemata di genti ogni volta che vi capitano le galere.
All’osservationi predette ne suoi gradi, agigungerò quello riesce considerabile circa la conditione delle militie di Candia, che restano svantaggiate da quelle d’armata, e pure se s’havesse a dare la distintione, molto più giusto sarebbe avantaggiare chi sta racchiuso in un pressidio cinto d’hostilità, che non ha se non il semplice stipendio, che chi gode sovente libertà maggiore. È però da sapersi ch’in armata si fanno a gli soldati più soleciti pagamenti, se gli raguaglia il reale a ragione di lire 9 soldi 10, e le sue paghe gli vengono corrisposte in contanti per certa portione e per il resto all’intiero supplimento in ristretti. Dove all’incontro quei di Candia sono più stentati nel numero dei pagamenti, che più raro si pratticano. Il reale gli viene valutato a lire 12 soldi 10 e lasciano in Camera ogni paga lire 6 soldi 7 quando riccevono il pane e quando hanno il biscotto lire 10 soldi 17, onde restano nel puro terzo (reliquia d’ogni loro speranza di suffragio) e da questo avviene che vedendosi angustiati dal bisogno, si dano precipitosi alle fughe (indicio di violente passione) che tanto più se gl’augumenta, quanto che si ritrovano eternati in quella conditione, onde in questa parte così rilevante riflettere si deve per attrovare qualche misurato aggiustamento che porgesse almeno tregua, mentre non si possi un assoluto rimedio a loro mali. Per me direi che la soldatesca, quale havesse per qualche spatio di tempo servitio in esso pressidio, restasse transmissa in armata e parte nell’isole di Zante, Ceffalonia e Corfù, colla permuta in suo cambio d’altretanti soldati di quei luochi, col mezo del cui temperamento e colla sicurezza d’haver a respirare, voglio credere che resteriano divertiti gli scampi e che più facilmente s’haverebbero genti a quel servigio.
Raccordandogli parimente essere molto conveniente che si mandassero almeno le proviggioni per sei paghe all’anno, perch’in altra maniera non possono assolutamente sostentarsi, convenendo vedere gl’avanzi (che meno possono riscotere) a prezzi miserabili per viver e nutrirsi. Eccittando soprattutto la publica providenza a mantenere sempre infallibilmente gli terzi, che sono l’anchora sacra che tiene in contegno la soldatesca, e fare ch’ogn’anno si mandassero con incorrotta osservatione di prontezza le provigioni d’essi, perché, Dio guardi, mancasse quest’unico lenimento alle sue piaghe, le tumultuationi et i sconcerti sariano troppo vehementi.
Provano in oltre ogn’altra sciagura quelle militie e gli habitanti, nel stato presente di scarsezza di denaro, perché restano lacerati dall’usure, ch’il tempo non permette si possino estirpare, com’ho detto nelle lettere numero 11 e 34. Ma di più l’interesse di Vostra serenità resta dalli fraudi giugulato, perché dovendosi per necessità tener sospese le rassegne, come le significai nella lettera numero 17, rissultano al publico molti danni per causa delle dette sospensioni, che facilmente si possono congietturare, onde raccordarei circa l’evitar l’usure, fatte irremediabili, che s’erigesse un Monte in Candia con reali 10.000 effettivi, per sovvenire a bisogni di quei popoli. E quanto a diradicare le fraude, non so ritrovare partito migliore, che fare più solecite le paghe, alle quali conseguitano le rassegne, havendo già nelle mie lettere prima e numero 17 scritto quello vi bisogna di paga mensuale nella piazza e mandati li conti estratti da ministri di quella Camera, ch’ascendevano all’hora a ducati 50.000 al mese, quali nondimeno si vanno alterando, secondo il numero instabile delle militie.
Il tenere unita e quarterata la cavalleria (onde in ogni accidente possi tutta sortire et accorrere a bisogni, senza frappositione di tempo, che molto rileva in questi casi) è massima di buon governo. Tuttavia in Candia conviene stare sparsa e divisa in molte case, per non haver luoco d’aquarterarsi, con essentialissimo disordine, perché oltre la difficoltà d’unirsi, resta disgionta dall’occhio dell’officiale, con detrimento del cavallo, che viene defraudato del cibo e della biada conveniente e riesce poi debole e stanco nelle fattioni, perché il soldato povero spinto da dura necessità, se ne vale e l’esitta per soccorrere al proprio suo bisogno. È necessario adunque inviare a quest’effetto legnami e far li quartieri capaci et atti a tener unita tutta la cavalleria, com’anco altri per l’infanteria, e con quest’occasione la missione anco d’altro legname di più sorti, per sostenere e restaurare le case de privati cadenti e rovinose, non sarebbe che di notabile giovamento, perché non ve ne capita colà d’alcuna parte, accompagnando però a quello de privati una nota del costo e suo valsente per conseguirlo da chi lo comprasse. Ilche sortirà di gran beneficio a quegl’habitanti et al publico.
Devesi osservare nella fabrica delle granate che se gl’inviano far ben temprare il metallo, perché si spezzi con quella prontezza che ricerca l’arte et il bisogno, mentre di là s’ha esperimentato che riescono malamente, onde si tornano a ricuocere con fatica e spesa, com’ho detto in lettera numero 56, alla quale restò alligato e congionto un estratto specifico di tutti gl’apprestamenti e materiali d’ogni qualità che dal magistrato eccellentissimo dell’Arsenal sono stati spediti in quello di Candia da 27 maggio 1653 fin tutto l’anno 1654, coll’impiego di tutto a cosa per cosa. Mandai medesimamente altra nota di tutta l’artiglieria consignata nelle monitioni da più galere disarmate, dall’anno 1645 fin al 1653, qual’è in essere e s’adopra nella piazza. Di più aggiunsi la nota dell’artiglieria d’ogni sorte che guarnisce la città, castello e fortificationi esteriori, et un foglio nel quale vi sta descritta quella che occorrerebbe per supplimento e tutti i rispetti et artiglierie che mancano. E finalmente un conto di tutte l’armi e monitioni da guerra ch’esistono nei magazeni, quali haveranno bisogno di tutte quell’altre cose che sono espresse nel detto foglio, con un altro conto degl’apprestamenti e munitioni che o più o meno s’adoperano in un mese e così del consumo mensuale di farine e biscotti, perché sia di lume a Vostra serenità per precorrere a i bisogni.
Parmi che fossero molto a propposito due berghentini almeno destinati al servigio di Candia, oltre la galera di guardia, e per ciascheduna dell’altre fortezze una galeota o berghentino che se ne potessero valere in spedire presti avisi reciprocamente fra di loro et in armata, secondo comportasse il bisogno e la premura; tenendo questo necessario commercio, che per la notitia diligente di molte cose, riuscirebbe di gran consequenza e la spesa non sarebbe ingorda, perché la fortezza di Suda ne tiene una con il costo di 50 reali mensualmente et il biscotto.
S’ha pratticato far volteggiare vasselli per l’Arcipelago ad oggetto di sorprendere i soccorsi dell’inimico, ma non se n’ha veduto alcun profitto, anzi ve ne sono periti, per essere legni grossi e tardi, che non possono servire. Direi perciò che meglio e di minor spesa fosse, tenere due tartane ben allestite e quattro berghentini alle parti di Cerigo, per impedire i soccorsi di Canea, ove il sforzo maggiore de viveri viene condotto da saiche e fregate di Napoli di Malvasia, alle quali si contraponerianno le tartane et in tempo di bonaccia gli berghentini. Coll’ordine istesso altretanti per apunto se ne potrianno tenere nelle aque di Capo Salamon, Scarpanto e Casso, per oviare quegl’altri soccorsi che capitano da Rodi e d’altri luochi di levante. Qual tutto s’adempirebbe con assai manco dispendio e con beneficio migliore certo di quello s’è veduto riuscire da vasselli.
Oltre le cose dette concernenti le provigioni più essentiali, vi sono anco certe cose accidentali che ricercano regola. Come sono i dispareri che nascono tra gl’illustrissimi signori Proveditori e Sopraproveditori di Suda, Grabusse e Spinalonga per capo di giurisditione, per aquetare i quali direi che fosse bene decretare, che il Proveditore durante la presente guerra fosse subordinato al Proveditor estraordinario, mentre in esse tre fortezze vi sono pochi paesani. E però consistendo il numero delle genti nel corpo della militia, è conveniente ch’il Sopraproveditore habbi la preminanza della cognitione et il commando principal.
Resta che Vostra serenità ricceva un’informatione dilucida e distinta delle forze di Candia, nel stato che la lasciai quando mi son partito, di militie di varie nationi pagate per il numero di 4.678, come dalli rolli ho fatto cavare, cioè oltramontani 1552; italiani 1.263; oltramarini 232; greci 772; feudati 485; cavalleria 158; bombardieri 181 e scolari 31; che fanno in tutto per apunto la detta summa di 4.678; la qual summa è un corpo solo formato di 95 compagnie. Di questa massa di gente pagata, come di sopra, parte s’impiega in fare le sentinelle e guardie, che si chiamano fattioni e parte no.
Quelli che non fanno fattione e che per uso inveterato sono eccettuati si chiamano scansi, che vuol dire gente scansata et esclusa d’andar a fare le dette fattioni e sentinelle, ma che però s’impiegano in altri essercitii necessarissimi per servigio della piazza e che sono atti a prender l’armi e sono granatieri, moschettoni, minatori, armaroli, marangoni, murari, guardie alli quartieri, guardie alle bandiere, porta aqua alle fortificationi esteriori, capellani, servitori de capitani et ammalati nell’hospitale, guardie de publici rapresentatni, di governator della pizza, di sargente maggior di battaglia e feudati, oltre i ragazzi che si concedono a capitani italiani, greci e oltramarini, con qualche gratia o piazza doppia per benemeriti, che non si può negare nelle presenti congionture e nel stentamento de pagamenti. Le quali gratie o piazza doppie sono assignamenti fatti ad una testa sola di paga duplicata e perciò si chiamano piazze doppie o piazze morte, perché in effetto il soldo è duplicatamente corrisposto et in atto il servigio è prestato da un solo, ma di questa seconda specie di scansi inutili, assignati come di sopra per capo di gratie e benemerenza, da me ritrovata in uso per decreti d’eccellentissimi signori Capitani generali et in stato irretrattabile, per i rispetti accennati, cavo che possino essere circa 250 piazze morte, si che restano effettive 4.428. Queste sono le forze militari di Candia, le quali direi per mio riverentissimo [?] senso, che fosse bene augumentarle coll’accrescimento di 1.000 fanti, li quali anco apporterianno gran sollevo a quelle povere militie che vi sono, perch’essendo le fattioni prenarrate faticose e poca la gente di guardia, si compartono in due sole mude, facendo la guardia doi giorni per muda, doppo la quale godono solo due giorni di riposo e ritronano alla fatica, che col detto accrescimento si potrebbe riordinare in tre mude e trovarebbe ad ogni muda il refrigerio di quattro giorni, doppo due d’impiego. Il numero poi dell’anime che s’attrovano in Candia, esclusa la militia, sono maschi tra putti, huomeni e vecchi non pagati 2.550 in circa e donne 6.400 in circa.
Le forze turchesche poi, per quanto s’ha ricavato da più constituti che confrontano e convengono insieme nell’esploratione, ascendono a 10.000 soldati in circa, inclusi 1.500 cavalli, sparsi per il Regno e compartiti nella seguente forma. Nei padiglioni e nella fortezza da loro construtta, s’attrovano circa 4.500 fanti et 800 cavalli. A Rettimo 400 fanti e 100 cavalli et alla Canea 1.300 fanti e 200 cavalli. Gli restanti poi ascendenti al numero predetto sono repartiti e divisi fra gli castelli e villaggi d’esso Regno. Li greci christiani, per quello rissulta da relationi e dalla voce commune, soggetti e sottoposti alla loro tirannide sono 35.000 in circa, quali per essere maltrattati et astretti al pagamento di caraggio, provano il giogo di durissima servitù, aggravata d’innumerabili estorsioni, per l’adempimento de quali convengono sino vendere i proprii figlioli. Onde si può indubitabilmente credere che quando vedessero qualche profitto dell’armi di Vostra serenità, si rivolgerianno contro quei barbari nemici della fede commune e ritornerianno sudditi sotto l’imperio suavissimo dell’Eccellenze vostre. Ho pertanto sottratto l’opinioni de molti capitani di guerra e commandanti, ch’asseverantemente affermano esser fattibile e riuscibile il conquisto e ricupera del Regno, quando con un grosso di 7 over 8.000 fanti, ch’effettivamente capitassero in Candia, si tentasse l’impresa, ch’esperimentata con valoroso coraggio haverà certamente l’assistenza del Signor Dio, ch’altre volte rese vittoriose l’insegne di questa gloriosissima Republica.
In ultimo loco per adempimento de publici decreti, devo pur toccare la priggionia del nobil huomo Marc’Antonio Dolfin, che nelle mani de nemici, tanto tempo fa, languisce fra l’acerbità d’asperi e crudeli patimenti, per sollevarlo da quali sotto 4 aprile 1654 mi commise l’eccellentissimo Senato con espresse ducali ch’applicare mi dovessi alla sua liberatione, o con permute o con denari, ond’io mosso dagl’impulsi della publica volontà, fecci negociare il suo riscatto e doppo altri miei precedenti attentati con un occasione sussequente di parlamento [?] richiesto dal Velì agà, per trattare con un capitano di vassel maltese intorno la redentione d’alcuni Turchi all’hora capitivi in poter della religione, come scrissi con lettera numero 62, mi lasciai intendere d’assentire alle loro richieste, ch’erano d’haver in concambio il Filipovich, altre volte ricercato dal detto Veli agà e da Cusseim, havendomi obligato farlo condurre in Candia e darli ostaggi per sicurezza della parola spesa, in virtù dell’amplissima facoltà datami nelle sopradette ducali, ma restò inconcluso il trattato, per haver havuto risposta che la sua liberatione dipendeva dall’arbitrio reggio. Variando nondimeno colla mutatione de tempi anco i pensieri degl’huomini e sortendo l’humane vicende più fortunata riuscita sotto la diversità de soggetti. Direi riverentemente che ben fosse ritentare da novo il suo sollevo, quale contrattato dalla virtù (sopra di me tant’avantaggiosa) dell’eccellentissimo Morosini attuale Proveditor general nel Regno, può dare speranza d’esitto fruttuoso e molto più se si mandasse ristrettamente custodito esso Filipovich in Candia, ove la sua personale esistenza e la vicinanza, destarebbe assai più facilmente gl’affetti e le voglie a Turchi di riscattarlo. Stimarei pertanto che’l transmetterlo fosse ottimo partito, per haver apertura di sottrare dalla schiavitù infelicissimo setto nobil Dolfin.
Tralascio di dare alcun raguaglio del generalato dell’isole, mentre l’eccellentissimo Morosini mio successore ultimamente ritornato adempirà l’ufficio della propria virtù con esquisitezza maggiore, havendo sotto l’occhio le cose più recenti delle stesse isole.
Così mentre applico la mente, raccolgo dalla contemplatione de miei doveri le preaccennate riverentissime espositioni, con oggetto, come dissi a principio, di non moltiplicare i raccordi tediosi alla notitia di Vostra serenità, ma portar solamente i rimdii necessarii per ristorare un corpo in molte parti lacerato dalle presenti lunghissime combustioni. Gratie
Trascrizione di Lia De Luca