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10 dicembre| 1789 Alvise Foscari

Dispaccio del 5| gennaio| 1789|

N. (senza numero)

Replicato.
Serenissimo principe.
La vetustà e il conseguente deterioramento di questo castello devono esser noti alla pubblica vigilanza. Configurato com’egli è di sola polizia e rispetto, a soggiorno di questa carica, non esiggono li di lui pregiudici l’attenzione che presentano li ripari delle piazze pregiudicate per emendarsi con solecitudine li danni che derivano dal tempo.
Ne’ primi giorni delle assunte incombenze ho voluto visitarlo per averne un’idea in pieno, non mai però col pensiere di doverne far dettagliato rapporto a vostra serenità per restauri di alcune mancanze che non li reputava neccessari.
Ma la notte 28 dello spirato decembre dietro a pioggia e violento soffio di vento successi ne’ precedenti giorni, essendo crolata una porzione di questa mura sino quasi alle fondamenta, lasciò spaciosa apertura. Si avrebbe potuto se non trascurarla affatto pensar a poco dispendio, chiuderla almeno con pietre a secco, ma siccome il lato per ponente della casa pubblica, serve di abitazione a questa divota carica, è formato dalla mura del castello congiunto al roversciato sito, per alcune fenditure scopertesi la mattina in due stanze, posesi in costernazione la riverente mia famiglia, temendo nuovo crollo e conseguenti lugubri.
A tranquilità pertanto degl’animi occupati da non irragionevole trepidazione, trovai opportuna l’apposita osservazione di persona intendente, onde mi son rivolto con lettere al nobilhomo podestà e capitanio di Capodistria, pregandolo a tall’oggetto a spedirne il capitan ingegnere Petronio del ripparto della provinzia. Fu solecito il ricapito dell’esperto ufficiale, e dal di lui avviso, dietro ad attenta occular osservazione, si vede in neccessità l’ossequio mio di rassegnare alle riverite considerazioni di vostre eccellenze l’opinione che mi ha esibito.
Riconobbe egli in molto sconquasso la continuazione delle mura dietro il seguito crollo, formante il lato sudetto di questa pubblica casa e vi trovò danni osservabilissimi, che fanno temer il precipizio totale senza il pronto riparo. Ha quindi esteso il fabisogno a ristauro che umilio inserto, in cui specificando l’occorrente in materiali e spese, limita la spesa a lire tremilleduecentosette.
Spiace sommamente al divoto animo mio che prima di aver potuto offerir alle generose pubbliche meditazioni nessun riscontro di obbedienza e di zelo per il miglior pubblico servizio, sia astretto per eventual combinazione a proddurmi mio malgrado importuno a vostre eccellenze; ma l’umanissimo sentimento dell’eccellentissimo Senato troverà però scusabile la sollecitudine del riverente cittadino se implora la pubblica providenza a emenda dell’abitazione che occupa, per mettere a sicurezza e quiete la persona e famiglia. Il fatto giustifica l’esposizione per confidar francamente il clementissimo publico compatimento.
Pinguente, 5gennaio 1789 more veneto.

Allegati:
Copia di lettera scritta da sua eccellenza Alvise Foscari 4° capitanio di Raspo al nobilhomo podestà e capitanio di Capodistria. 1789, 29 dicembre.

Fabisogno per l’erezione di un pezzo di mura rovinata del castello di Pinguente, e per la demolizione e riffabrica di altro muro seguente che forma il fianco verso ponente del solo pubblico palazzo abitato dalla carica eccellentissima di Raspo. Carlo Petronio capitanio ingegnere. 1789, 5 gennaio, m.v. Pinguente.

AS Venezia, Senato. Dispacci dei provveditori da terra e da mar e altre cariche e loro rubricari, fz 1229.
Trascritto in: Piero Fabris - Angelo Muttoni - Giovanni Pedrana, Lettere a Marco Foscari 1789-1792. Appendice. Alvise IV Foscari, Capitano di Raspo dispacci 1789-1792, a cura di Fausto Sartori, Venezia, La Malcontenta, 2011.