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10 dicembre| 1789 Alvise Foscari

Dispaccio del 9| aprile| 1790|

N. (senza numero)

Illustrissimi et eccellentissimi signori signori colendissimi.
Illustrissimi et eccellentissimi signori Capi dell'eccelso consiglio di Dieci.
Con ossequiate ducali 2 marzo deccorso di codesto eccelso tribunale fu accompagnato all'obbedienza mia esemplar di lettera del nobilhomo podestà di Cittanova, con cui partecipa arbìtri colpevoli praticati dal conte Aurelio Rigo: recisioni di roveri e semenzali dalli boschi, a colpa pure di esso Rigo, di Nicolò Rosello e di Giò Andrea Pauletich; costruzione di tre calcare da calcina senza pubblico assenso, e svegri in terren boschivo per raccogliersi zocchi ad uso delle calcare; e fu onorato il mio ossequio di versar sopra le cose esposte per rassegnar poi le rissultanze alla virtù di vostre eccellenze.
La prima parte delle sudette lettere del rappresentante di Citta Nova versa circa il furto dello scrigno del fontico di detta città: fatto che l'eccelso Consiglio di Dieci ha già assunto al proprio venerato giudicio; e con le ducali 28 dicembre 1789 s'impartì alla divota persona mia commissione di formar per tall'evvenimento processo con la sua auttorità e rito, per rimettere poi all'eccellenze vostre il processo medesimo con la relazione delle rissultanze; ciocché fu eseguito con tutta sollecitudine, avendo già rassegnato con riverenti mie lettere 22 gennaro il processo alle ossequiate loro considerazioni.
Esponendo per tanto il nobilhomo podestà di Città Nova, nelle premesse lettere, che il conte Rigo avesse introdotto nello scrigno una borsa in maschera come contenente, in zecchini e petizze, lire duemilleottocentodiecinove che aveva avuto in prestito dal fonticaro; e che li giudici di detta città pure con simulata restituzione in quella cassa s’abbiano trattenuto lire quattrocento che avevano levato dalla cassa stessa, circostanza che venendo comprobata diminuirebbe la perdita che il pio luogo ha rissentito nel furto del suo scrigno. Ma abbenché s’abbiano da riguardar queste particolarità come nuove addizioni, la mia divozione non si è creduta in arbitrio di poter estendersi in esami sopra un affare ch’era stato esaurito col rito dell’eccelso Consiglio, e che pende nel suo ossequiato giudizio, senza che derivata mi fosse facoltà precisa.
Messosi però il riverente mio zelo in risserva ho sospeso ogni passo relativo alle nove introduzioni sopra il furto dello scrigno, per cui poi non era combinabile una regolar procedura, mancandomi la base del processo; mi sono esteso a ricconoscer gl’articoli della recision delli roveri, della costruzione delle calchere e svegri sopra spazio boschivo.
Il nobilhomo podestà di Citta Nova prima che mi pervenisse la riverita ducale 2 marzo predetto, si compiacque render partecipe questa riverente carica delle contrafazioni relative alli boschi; ciocché mi offerì argomento per commissionare il soprintendente alli boschi Giulio Cesare Vittori a dover riddursi nel distretto di Citta Nova, e dietro attenta osservazione rendermi informato di ogni circostanza sopra li arbìtri indicati nelle lettere del rappresentante stesso.
Al ricapito poi delle ducali di codesto eccelso tribunale, ho ordinato che si procedesse con formazione di processo per verificarsi legalmente quanto fosse stato colpevolmente praticato. Trovavasi già ministro di mia cancellaria per tall’opera a Citta Nova, quando mi giunse la relazione del soprintendente Vittori, che nel suo originale credo opportuno di umiliare alli riveriti riflessi di vostre eccellenze.
Assicura l’esperto officiale che non siano stati recisi nelli boschi di detto territorio roveri a privato uso; che le trentacinque piante tagliatesi, che indica nelle sue lettere il nobilhomo podestà, fossero della categoria delle licenciate nell’ultima curazione come non inservienti alli lavori della casa dell’Arsenal; s’impegna ancor a dir che li zocchi fossero stati levati da terre ch’erano già in coltura, e che non sia stato praticato svegro nelli spazi boschivi.
Le rissultanze dell’inquisizione verificatasi a Citta Nova da ministro di mia cancellaria combinano con l’informazione Vittori negl’articoli della recisione degl’alberi e delli svegri, venendo da molte persone esaminate attestato che non erano roveri e che, a risserva di tre che furono più verso terra tagliate e non potevasi distinguere il segno, le altre tutte apparivano licenciate a uso particolar delli proprietari de’ boschi; e che li zocchi s’abbiano scavati da terre già messe per l’inanzi in coltura, e non da spazio boschivo.
Restò però pienamente comprobato l’arbitrio delli sudetti Pauletich e Rosello di erigger calcare di calzine prima che l’eccellentissimo regimento all’Arsenal, della cui auttorità dipende la materia delle calcare, abbia accordata loro la permissione. Il nobilhomo rappresentante di Città Nova nel sopraluoco in persona, fatto li 23 febraro, trovò errette le due calchere e già in cottura quella del Pauletich; e una terza del conte Rigo, ma non ancora costrutta, vedendovisi solamente l’escavazione per stabilirla; e la terminazione del regimento, che accorda la facoltà alli Pauletich e Rosello, che la ottenne a nome di Steffano Vrizio, a farsi calcare è in data di 16 marzo, ventidue giorni posteriore alle osservazioni del rappresentante che ritrovò molta legna raccolta nelle vicinanze delle calcare e fecela bollare, avendo in seguito permesso esso medesimo che fossero levati li bolli per farne uso della legna alla cottura della calzina, quando li vidde muniti della terminazione dell’eccellentissimo regimento all’Arsenal.
L’obbedienza nel rassegnare a vostre eccellenze il modo tenuto per incontrar li comandi derivatimi colle ossequiate ducali 2 marzo passato, si farà pure dovere di eseguir pontualmente ogn’altra riverita loro ordinazione
Pinguente, 9 aprile 1790

Allegato:
1. Relazione con allegato di Giulio Cesare Vittori soprintendente ai boschi. 1790, 22 marzo

AS Venezia, Senato. Capi del consiglio di dieci. Dispacci (lettere) dei rettori e pubblici rappresentanti, b. 272, 100.
Trascritto in: Piero Fabris - Angelo Muttoni - Giovanni Pedrana, Lettere a Marco Foscari 1789-1792. Appendice. Alvise IV Foscari, Capitano di Raspo dispacci 1789-1792, a cura di Fausto Sartori, Venezia, La Malcontenta, 2011.