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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 24 aprile 1796

N. 20

Serenissimo Principe,
presenti al mio ossequio le sovrane deliberazioni dell’Eccellentissimo Senato più volte ripetute nel periodo di cinque anni, relative allo svaliggio perpetrato dai Pastrovicchj alla nota Brazzera Scutarina nel porto di Budua in colleganza coi comunisti di Maini, e Braichj, io non azzarderei di ritentar lo stesso argomento, esaurito anche dalle recenti Ducali 5 Dicembre passato prossimo, se il Costa Orefice, suddito durazzino, che patì l’aggressione non invocasse di nuovo con energia i pronti effetti della vindice giustizia a suo indiminuito compenso.
Comunque l’Illustrissimo Provveditore Estraordinario, istrutto col mio mezzo dal comando sovrano, abbia alternato con que’ sudditi inquieti, e facinorosi l’uso della forza imponente, e delle insinuazioni, pure dichiara senza effetto e l’una, e l’altra, mancando ogni risorsa a successivi consigli contro la decisa malafede, e insubordinazione di que’ terrieri.
Autori, e correi del grave eccesso, sdegnano piegar riverenti alla pubblica autorità, ed insultano i complici di Braichj, e Maini, che soddisfarono alla quota loro spettante.
Diverse però appariscono le circostanze tra questi e quelli: mentre la puntualità dei due Comuni spiccò per l’ordinato trattenimento in camera delle paghe loro assentite dalla beneficenza di Vostra Serenità, onde rassodarli nella suddita divozione: esperimento non verificabile coi Pastrovicchi, perchè non aventi pubblico assegno; e perciò ove volontarj non concorrano, o quando Vostre Eccellenze non prefiggano diverse misure, non è mai possibile all’Estero Costa la consecuzione del suo rimborso.
Mi è grave insistere in questo molesto affare, ma all’esattezza d’officio lo permetta la clemenza dell’Eccellentissimo Senato, sotto i di cui autorevoli sapienti esami caddero già più volte le rimostranze del Pascià di Scutari.
Egli, come mi rapporta il console veneto in Durazzo, vive in apprension di se stesso, e teme le molestie, che gli promuove il figlio di Veli Pascià, aspirante ad usurpargli il comando di quel Sangiacato all’ombra d’un firmano della Porta, che gli concede i dazi di quei luoghi.
Maemut ravvisa il pericolo, che gli soprasta, ma non risparmia qualunque tentativo, onde resistere alle temute aggressioni dell’emulo suo quindi sollecitò la pace col Pascià di Berat, ed affretta, senza riferir de’ mezzi, di rappacificarsi anche cogli altri comandanti vicini, onde non lo distolgano con separati cimenti dalla divisata difesa.
Le prove non equivoche del proditorio di lui carattere, massime se la sorte seconda le sue intraprese, giustificano la diffidenza de’ suoi disegni: ed è perchè, ch’io impegno il vigile zelo dell’Illustrissimo Provveditore Estraordinario a non perderne di vista i movimenti, prescrivendo a sudditi, per qualunque pretesto, di non oltrepassar il pubblico confine, e di non assumer la minima ingerenza nell’altrui brighe, e competenze.
Sarà solo effetto della benemerita attività di quel cittadino, se l’esito corrisponda alle viste del comando, giacchè l’unita lettera denota le sue apprensioni sulla tentata emigrazion di que’ sudditi nel paese ottomano, e marca in pari tempo le provvidenze fatte per prevenirla.
In attualità di retrogado viaggio mi onorò il ricapito delle sovrane ducali 20 febbraio prossimo passato relative all’assentita riapertura dei caricatori di Traù, Spalato, e Sebenico.
Fattone inteso al mio arrivo in questa piazza il nobil huomo ser Ottavian Zorzi, che con vero merito, e comun soddisfazione sostiene la pretorea Reggenza, egli mi partecipò, che in precedenza appunto ai sovrani comandi la scuola di Sant’Andrea, nel giorno 3 corrente, avea verificato la convocazione della sua congrega, e discusso con apposita parte sull’articolo delle imbarcazioni.
Prevedendo appunto che il numero delle barche territoriali non potrebbe essere sufficiente alla traduzione delle condotte de’ bovi provenienti in frequenza, ed anticipate quest’anno dalla Turchia, vi si dessero dalla scuola due proccuratori con facoltà di trattare con qualunque pubblica, o privata figura, onde conciliar in quest’anno colla provvisional admissione di estranee addattate barche in rinforzo delle territoriali il numero sufficiente di legni per non ritardar i trasporti.
Il voto spontaneo de’ sudditi prevenne le pubbliche intenzioni.
Sostituito dai proccuratori costì il causidico Morossi egli tiene piena facoltà di agire.
Le suppliche dei territoriali furono accompagnate dal nobil huomo conte alla competente Eccellentissima Magistratura ad oggetto che accolta la loro propensione, che offre un pronto rimedio alla mancanza delle sufficienti proprie manzere, non siano pregiudicati nell’esclusivo loro privilegio, nè soffrano le condotte dei ritardi imputabili a loro colpa.
Esaurite per tal forma i cenni di Vostra Serenità, il destino della scuola dipende dal sovrano suo beneplacito.
Da esso altresì dipende quello dei padri direttori di questo militar ospitale, i quali mi si produssero coll’annessa supplica, ond’io la rassegni alle pubbliche clementi considerazioni.
Protestano i riccorrenti, che non regge (e questo fatto pur troppo è innegabile) col dupplicato prezzo delle sussistenze il provvedimento mensuale di 5 zecchini accordato per cadaun dei quattro impiegati religiosi.
Implorano quindi una qualche annua sovvenzione, che salvi da sconcerti che soffrono la loro economia, ed appoggiano la loro fiducia sull’esempio avverato nell’anno 1772, in cui la pubblica liberalità proporzionando i suffragi alle circostanze de’ tempi si determinò di aumentare a cinque l’onorario, che dal 1741 era fissato a soli tre zecchini e mezzo.
Monsignor Vescovo d’Arbe rende conto del necessitato suo passaggio alla Dominante, onde rassegnarsi nell’Eccellentissimo Pien Collegio come incombe al suo carattere, dietro il di lui traslato dalla chiesa di Traù a quella che deve dirigere.
Ha egli supplito alla legge col diligente avviso a questa carica (?) soddisfo al dover dell’Officio verso l’Eccellente Senato. Grazie.
Zara 24 aprile 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
Allegate copia del proclama del Provveditore Straordinario a Cattaro in data 30 marzo 1796; supplica dei padri dell’Ospedale militare di Zara (2 cc).

Nota: Arrivato il 4 maggio.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.