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10 dicembre| 1789 Alvise Foscari

Dispaccio del 9| maggio| 1792|

N. (senza numero)

Illustrissimi ed eccellentissimi signori signori colendissimi.
Illustrissimi ed eccellentissimi signori Capi dell'eccelso consiglio di X
Avendo estese le dovute diligenze per esaurir quanto espose monsignor vescovo di Polla in suo memoriale rassegnato all'ossequiata auttorità di vostre eccellenze, rimmesso a tale oggetto alla mia obbedienza con le riverite ducali 15 decembre ultimo scorso, acciò poi dietro la verifficazione delle cose rappresentate avessi a devenir alle deliberazioni che potessero esser più convenienti per dar termine all'affare, con incarico pure di render delle rissultanze, e debbe mie disposizioni raguaglio all'ossequiato lor tribunale, mi do ora l'onor di umiliar quanto pienamente rissultò dall'inquisizione e la deliberazione che ho presa.
Resa vaccante la parochia di Medolino l'anno 1788 non ha potuto il prelato devenir ad ellezione di novo piovano per vertenze che contrastavano l'ellezione degli esaminatori sinodali, onde provide quella chiesa di un sacerdote col titolo d'ecconomo che ebbe cura delle anime di questi abitanti per il corso d'otto anni circa. Passato dopo tal periodo di tempo detto sacerdote in altre eclesiastiche incombenze, la solecitudine del vescovo ha raccomandato ad altro paroco di vicina villa la cura di amministrare li sacramenti a quella popolazione, e commissionò altro sacerdote a ridursi sul luogo tre giorni di solenità per la celebrazione della messa cantata e di altri divini offici, con incarico pure ad altro prete di terra non lontana, non obbligato ad officiatura di chiesa, a portarsi una domenica a dir messa a Medolino.
Ha deposto il primo di detti sacerdoti che si portò spesso anche di note a confessare infermi a Medolino e a somministrar li sacramenti occorrenti, offeritosi di batezzare pur una creatura nata, che li di lui genitori hanno più tosto voluto condurla a tal effetto nella chiesa in cui è paroco. Il secondo testifica d’essersi più volte portato a cantar la messa ne’ giorni soleni a Medolino, e aggiunse che nella festa del corpus Domini ridottosi per far la fonzione, trovato abbia ostacolo nel meriga, insistendo a non dargli le chiavi per apprir la porta della chiesa, e che ha dovuto far preghiere onde ottener comodo per celebrare. L’ultimo prete con giuramento pure ha asserito d’essersi più di una domenica portato a dir la messa in detta villa per ordine avuto dal vescovo, e che non essendo obbligato a officiatura si avesse esibito al meriga di Medolino di andarvi ogni volta che lo rendessero avvisato, ma che non fu mai chiamato. Per tali circostanze ne’ giorni di luglio ebbe istanze il vescovo dagli uomini di Medolino onde provederli di paroco. Un avvocato di Polla, che li ha scortati e fece l’esposizione a nome loro, ha deposto che il vescovo accolse quella gente con piacevolezza, protestando che non era per suo diffetto la mancanza del piovano nel loro comune; che attendeva il permesso da Roma per li esaminatori, e promise loro che prima di un mese avrebbono il loro special paroco; ed a maggior loro conforto con nova commissione ha destinato un sacerdote a permanenza costante in villa fino all’ellezione del paroco.
Questi positivi riscontri stabiliscono senza equivoco che il vescovo di Polla non aveva trascurato la cura d’anime del comun di Medolino, e rendono prescrivibile che per altrui seduzione siansi indotti il meriga e il procurator Michiel Gracalich a far riccorso ingiurioso alla fama e nome del vescovo, recclamando contro di lui innanzi l’ossequiato tribunale di vostre eccellenze.
Per proceder a tale accusa il meriga Pietro Chivaz usò modi obliqui, sorpasando la pratica costantemente osservata in quel territorio, ove li comuni volendo unir vicinia per qualche affar che l’interessa, si presenta il loro meriga a chieder la permissione dal nobilhomo rappresentante che l’accorda sempre in scritto, e poi l’approva con suo decreto.
Si vede per una carta non coroborrata da tali condizioni, che par estesa a Medolino li 22 agosto 1790, in cui esagerandosi falsamente mali che derivavano attesa la mancanza per molti mesi di ogni prete nella lor villa, senza darsi ascolto alle loro istanze si pensa a ricurrer altrove, dandosi perciò facoltà al meriga di operar come conveniva. Questo il giorno medesimo ha asserto in atti notariali come procurator del comun di Medolino Michiel Gracalich per prodursi a Venezia per l’affar contemplato nell’asserta vicinia.
La comovente supplica che il procurator suddetto ha umiliato nel giorno 30 agosto 1790 all’ossequiato tribunale di vostre eccellenze si renderà presente alla loro virtù dall’esemplare che inserisco. Ha osato tesserla con caluniose invenzioni rappresentando che infermi lasciano la vita senza il conforto de’ sacramenti, e gl’infanti senza batesimo, e tutta la popolazione di quel comune involta nell’estrema ignoranza nelli principi di religione, imputando il vescovo d’indolenza e di privata parcialità, implorando perciò le sovrane providenze. Il riccorso che compariva a nome di un intiero comune mosse la pietà dell’ossequiato tribunale a onorar la mia divozione colle riverite ducali 30 agosto 1790 onde avessi a rivolgermi con li neccessari concerti al prelato, acciò per imediata overo per provisional ellezione avesse a destinarsi il paroco a Medolino.
Sta però comprobato che prima che partisse da Polla detto procuratore Gracalich, fosse già giunto a Medolino il sacerdote destinato a continuata permanenza, e prima che spirasse il mese e del reggresso da Venezia del procurator, il vescovo come aveva promesso aveva elletto paroco a Medolino
Con la lettura delle carte l’ossequio mio scoprì colpevole e soggetto a castigo anche per altrui esempio la direzione delli meriga e procurator sudetti, sì nella procedura per unir vicinia che per il calunioso riccorso a carico del prelato; ho dessunto dall’inquisizione che s’imputa per diffamazione al canonico della catedrale don Mateo Garbin d’aver indotto il meriga a tal riccorso, onde unifformandomi al comando delle preacennate ossequiate ducali che mi precettano a devenir a deliberzioni prudenti a termine dell’affare, ho segnato comandamento chiamando a comparire in questo castello il meriga e il procurator con divisamento, dietro a un costituto per poter ritraer dalla lor voce qualche magior lume circa la seduzione imputata a colpa del canonico, di condannarli in via deliberativa a espiar la loro colpa per qualche periodo di tempo in prigione.
L’intimazione del mandato fu fatta a loro da pubblico comandador li 30 aprile deccorso, ma con rifferta di averli trovati amendue aggravati da malatia in letto. Ho però eccitato il zelo del nobilhomo conte provveditor di Polla a voler signifficarmi la lor repristinazione in salute, ma intanto mi sembra di dovere a non più differir a ossequiata cognizione di vostre eccellenze le circostanze di questo fatto e le misure che ho preso per incontrar le riverite loro prescrizioni.
Pinguente, 9 maggio 1792

Allegati:
1. Supplica di Michiel Gracalich ai Capi del consiglio di dieci. 1790, 30 agosto. Copia.

AS Venezia, Capi del consiglio di dieci. Dispacci (lettere) dei rettori e pubblici rappresentanti, b. 272, 112-113. Trascritto in: Piero Fabris - Angelo Muttoni - Giovanni Pedrana, Lettere a Marco Foscari 1789-1792. Appendice. Alvise IV Foscari, Capitano di Raspo dispacci 1789-1792, a cura di Fausto Sartori, Venezia, La Malcontenta, 2011.