15 marzo| 1607 Lorenzo Ghisi
Dispaccio del 11 luglio| 1607|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
fin sotto li 4 instante avisai Vostra serenità che si era scoperto in queste riviere una barca di Scochi che andava scorsizando et […] quante barche ritrovava et subito inviai la litera ad podestà di Rovigno, acciò la mandase immediate per barcha apposta alla Serenità vostra. Hora […] che si è scoperto altre sette barche di Uscochi che erano al scoglio di Veruda et che vano per queste riviere alla volta di Rovigno, mi ha parso debito mio di dargline di novo notitia et mandarli ancho li constituti di tre patroni di barca, tutti per […] occasioni acciò possa Vostra serenità provedere come melgio al suo sapientissimo iudicio pareva. Gratie etc.
Pola di 11 [?] luglio 1607.
Lorenzo Ghisi, Conte.
Die 5 iulii 1607 (3 cc.)
Sendo pervenuto a orechie dell’Eccellentissimo signor Lorenzo Ghisi, Conte di Pola, che sonno sta svalizate alcune barche apresso Mormaran, ordino che fuse scrito litere al Capitanio di Mormarano che dii informatione delli particulari prediti, et così fu scrito in forma.
Essendo hor hora comparso il patron Alessandro Muraro da Chioza, habitante in Rimano, svalizato da scochi, ordino che fuse toltto il suo costituto acciò etc.
Die dicto [?]
Costituito davanti il Clarissimo signor conte il supradito patron Lisandro, il qual haveva le lacrime alli ochi et un brazo al collo infasiato, li fu dimandata la causa, rispose: “Esendo io partito lun [?] di matina il dì della madona fuori il porto di Pola, per andar a […], esendo gionto a hore quatro di 20 per mezo nevuda [?] mi vene una barca armada da Segna a lei [?], et mi saltò in barca cinque persone vestite alla scocha fra li qualli io ne conobbi tre di essi, che furno de quei che rubò la galia loredana, che hora habitano in Segna, li qualli ho conosciuto per esser sta con loro in la galia dell’illustrissimo signor Almoro Corner, dove me ritrovava condanato dal Duca di Urbino per un contrabando fatto sul suo statto, et loro erano sta mandati in galia dal Duca di Mantova perché volevano con inteligentia di altri svalizar un Ebreo richissimo, e quando mi videro et mi cognobero, mi tocorno la man et mi fecero molte careze come quelli che havevano receputo da me molti sovegni in essa galia et di far triparia et altri agiuti, e non mi fecero dispiacer alcuno, ma io li detti alcune formagiele et del pane et del biscoto, e non volsero vino altramente, et mi lasorno andar al mio viagio, e loro andarono verso […]. Io poi per il vento contrario andai apresso le prementore in un porto che si chiama Sabioncelo, et stetti là tutta la notte et il zorno seguente, et al hora del mezo zorno [?] i tornò indrio e me cattò in detto porto, et subito vene in la mia barca non più quei primi, ma sette over otto de quei altri suoi compagni, et mi disero: “Patron, catate fuori li danari.” E mi li risposi che non io ghe ne havevo e loro mi snudorno le arme contro, chi archobusi, chi spade et altre armi, et mi furno adosso, minaciandomi di volermi amaziar, et io li detti le chiave della mia cassa et loro la aprirno et catorno in el casetin otto ducati di moneda et in un altro luogo altri di 16 et li tolsero, et doppo tre di essi mi strasinorno da baso alla sentina et mi tacorno una cordula alli tasticuli, tirandomi per essi, et strusciandomi et bastonandomi, facendomi la vitta et i brazi come vedete, dicendomi che dovesse catar li danari, tenendomi una spada nuda alla golla, et di sora la coperta sentiva che davano molte bastonade al mio putto et al mariner et io li dissi, poi che mi ebero ben ruinata la vita fui sforcito, di insignarli alcuni danari che erano scosi sotto la gesiola, che erano zechini et ongari numero 49, et doble tre spagnole, et subito andorno a tuorli et doppo che ebero catati li predetti danari mi tornò a bastonar peggio che prima et […] mi dimandavano se li era altri danari, et doppo mi tolsero cinque barile di vino et due tre tra pan e biscoto, et alquante marzoline doi mezine di carne di porcho salada, 10 fiaschi coperti di cararne [?], una fosena [?], una […] et tutti li mei drapi, lasiandomi mendicho al mondo, et mentre erano in barca doi mar di loro erano andati a far la vardia, una mar di loro vol tre alle prementore, e tre altri a Sabionedo, et li altri stetero in la mia barca per fin le 22 hore, et quando videro una barca picola che veniva dal Querner i se tirò alla porta del scolgio, et quando la si fu apresso i saltò fuora e ghe andò a lui, et la svalizarno et a questo tempo i lasciorno nella mia barca un dei suoi homeni et della meza hora doppo haver svalizato la barcheta predetta i tornò alla mia barca et tolsero quel che voiero.” Ditoli se ha conosciuto altri che quei tre, respose: “Signor no, ma ho ben visto che in quella barca vi era uno che era albanese, che se sta con le barche armade di aspeto di ani 22, di bona statura, grosso, ma non li so il nome.” Ditoli come hano nome quei tre, rispose: “Uno si chiama Antonio Sartor [?] da Spalato e l’altro si chiama Tomaso da Sebenicho, detto scocho, che fu altre volte anco condanato in ghalera per esser sta trovato in le barche di Schochi, il terzo non mi aricordo il suo nome, ma so che era compagno del detto Antonio, havanti [?] la presa della galia erano […] a Brissa e fu poi condanati come ho detto dal Duca di Mantova.”
A dì 11 lugio 1607 (1 c.)
Havendo l’Illustrissimo signor Lorenzo Ghisi, conte di Pola, inteso che è giunto una barca che vien da Cherso, che ha scontrato alcune barche di scochi, ordinò che fusse fatto venire il patron di essa et che quello fuse costituito.
Die dicto
Fato venir davanti il Clarissimo signor conte il soprascritto patron et di […] a tuti del suo nome et donde viene, rispose: “Io ho nome Nicolò Falcon da Osero et vengho da Osero con una barcha che ancor nota era partito da Osero, vene una barca da Quarner con zente che era stato ascoltar, che portò nova che sei barche di scochi haveva menato una barca via a […] e alora vene un pastor et portò nova che giera desmontadi in tera in quelle mandie e che i non haveva fatto dani, ma che i haveva tolto solo un castrato e una piegora et un fiascho di vin, e quel pastor dise che questi Scochi andavano cercando quella barca de ladri, che haveva fatto dano in queste acque di Pola e dell’Istria, e che li havevamo dato soldi 30 per pagamento di detta roba.”
A dì 11 lugio 1607 (1 c.)
Comparse all’officio signor Nicolò da Gian [?] et dette in notta quanto [?] essendo in Veruda a visto a pasar una barca di Scochi et li sono statti alai, et li hanno domandato che cossa si diceva di questi sasini che hano sti zorni svalizati, et multti et io li ho detto che se diseva per la tera che havevano svalizato molte barche et loro mi disero che andavano a cercando sti ladri per volerli castigar, per […] non sono scochi, altrimenti, et che i ha fatto andar a Segna il patron, li sano […] che fu svalizato dai presentei per haver information de sto fatto, et slargado che fa essa barca da mi senza farmi dispiacer la tolse la volta dell’Istria e poca a largo da essa vi erano altre sei barche.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Istria, b. 4
Trascrizione di Francesco Danieli.