IX CONVEGNO INTERNAZIONALE VENEZIA E IL SUO STATO DA MAR
dal 30 settembre 2021 al 2 ottobre 2021
9° convegno internazionale Venezia e il suo Stato da mar. Attraversare lo Stato da mar. Transiti di persone, navi, merci, idee. Crossing the Stato da Mar. Passage of Peoples, Ships, Goods, Ideas.
30 settembre - 2 ottobre 2021
Società Dalmata di Storia Patria – Roma
in collaborazione con Scuola Grande di San Marco, Biblioteca Nazionale Marciana, Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini.
Comitato scientifico:
Bruno Crevato-Selvaggi, Società dalmata di storia patria, Roma (dir.)
Eric Dursteler, Brigham Young University
Ante Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di Zara
Rita Tolomeo, “Sapienza” Università di Roma, Società dalmata di storia patria, Roma
Despina Vlassi, Società dalmata di storia patria, Roma
Lingue Italiano / English
30 settembre. Biblioteca Nazionale Marciana
Presiede Rita Tolomeo Società Dalmata di Storia Patria
Saluti istituzionali
Giovanna Paolin Università di Trieste
Confini d’acqua e confini di terra nel nordest adriatico tra Cinque e Seicento
La storia della Serenissima induce a riflettere sulla sua particolare situazione geografica e sulle possibili ricadute di questa, politiche e culturali. Venezia ha dovuto sempre fare i conti con dei confini, che l’hanno condizionata e quasi plasmata. La sua identità di città leader era assolutamente insulare, conscia di un’alterità profonda con la “campagna” pur vicinissima e intimamente collegata e necessaria. L’importanza data è segnata idealmente dalla singolare politica dei leoni di pietra e di altri simboli. L’Adriatico però era il suo seno, la sua prateria, di cui sorvegliava attentamente l’integrità di dominio, come ricordava molto bene Sarpi. La Repubblica anche sul fronte terrestre doveva dispiegare un forte impegno per controllare un perimetro confinario problematico ed esteso. Molti competitori premevano, per terra e per mare, e delle crisi gravissime avevano fatto temere l’esistenza della Serenissima, il confine con l’Impero in età moderna era perennemente discusso e mai definito, dal Friuli all’Istria, mescolandosi al timore costante delle scorrerie turche, portando alla gravosa soluzione di Palmanova, a fronte della perdita di Gorizia e Gradisca. Anche usando lo schermo del diritto patriarcale per mantenere aperta la questione, quel confine mai definito pesava. Più distante sembrava, secondo Sarpi, il lungo fronte dalmata. Sul mare era senz’altro più forte la capacità veneta di controllo e molto più decisa nel difendere le sue pretese anche nel montante dibattito internazionale sulla libertà di navigazione. Lo sposalizio del doge col mare era un simbolo fortissimo, protetto da San Marco, coprendo la difficoltà crescente per delimitare il mare e continuare a rivendicare il controllo delle coste, anche se soggette ad altri signori, tra cui il papa. Il controllo confinario di terra e di mare, diversamente essenziali, si legavano al sforzo identitario di uno stato che stentava a convertirsi ai nuovi tempi e con un’economia che incontrerà sempre più ostacoli e difficoltà.
Water and Land Borders in North-Eastern Adriatic between the 16th and the 17th Centuries
The history of the Serenissima leads us to reflect on its particular geographical situation, and on its possible political and cultural repercussions. Venice has always had to reckon with borders, which conditioned it to the point of almost shaping it. Its identity as a leading city was absolutely insular, aware of a profound alterity with the “countryside”, although this was very close, intimately connected, and necessary. The importance is ideally marked by the singular policy of the stone lions and other symbols. The Adriatic, however, was Venice’s bosom, its prairie, whose integrity of dominion Venice carefully monitored, as Sarpi remembered very well. The Republic had to deploy, also on the land front, a strong commitment to control a problematic and extensive border perimeter. Many competitors pressed both by land and by sea, and the very existence of the Serenissima was threatened by very serious crises. The border with the Empire was, in the modern age, continuously discussed and never defined, from Friuli to Istria, and Venice lived in the constant fear of Turkish raids, leading to the very expensive solution of Palmanova, in the face of the loss of Gorizia and Gradisca. Even using the patriarchal law screen to keep the question open, that never-defined boundary weighed heavily. According to Sarpi, the long terrestrial Dalmatian front seemed more distant. On the sea, the Venetian ability to control was undoubtedly stronger and much more decisive in defending its claims, even in the mounting international debate on freedom of navigation. The doge’s marriage to the sea was a very strong symbol, protected by San Marco, covering the growing difficulty to delimit the sea and to continue to claim control of the coasts, even if subject to other lords, including the Pope. The border control of land and sea, otherwise essential, was linked to the identity effort of a state that was struggling to convert to the new times, and with an economy bound to encounter more and more obstacles and difficulties.
Gerassimos D. Pagratis Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Migrazione alle Isole Ionie nel periodo del dominio Veneziano: questioni di tipologia, metodologia e fonti
Nella storia delle Isole Ionie veneziane e più in generale dei Balcani e del Mediterraneo orientale, la mobilità geografica è stata costante, oscillando di volta in volta, in particolare nel contesto dei conflitti tra i grandi imperi che dominavano l’area, ma anche nel quadro degli spostamenti quotidiani che garantivano l’alimentazione degli abitanti delle isole. La posizione geografica delle isole e la loro vicinanza ai territori ottomani attiravano costantemente numerosi gruppi di persone, da cui si rivendicava l’insediamento permanente principalmente da chi proveniva dall’oriente. Con questi dati in mente e sulla base della vasta letteratura che è stata compilata fino ad oggi sulla questione della migrazione alle Isole Ionie, questa relazione tenterà di porre le domande appropriate e di proporre uno schema tipologico delle migrazioni verso lo Ionio durante il periodo della dominazione veneziana.
Migration to the Ionian Islands during the Venetian Rule: Questions of Typology, Methodology and Sources
In the history of the Venetian Ionian Islands, and more generally of the Balkans and the Eastern Mediterranean, geographical mobility was constant, and fluctuating, mainly in the context of the conflicts among the great empires dominating the area, but also in the context of the daily movements that ensured the sustenance of the inhabitants of the islands.
The geographical position of the islands, and their proximity to Ottoman territories, constantly attracted large groups of people, from whom it was claimed permanent settlement, mainly by those coming from the East.
Considering such data, and on the basis of the vast literature that has been compiled to date on the issue of migration to the Ionian Islands, this report tries to ask the right questions, and propose a typological scheme of migration to the Ionian Sea under Venetian rule.
Katerina Konstantinidou Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Non è tolerabile che io viva più alligata al fatal vincolo di un matrimonio senza marito. I casi dei divorzi per sparizione nella Corfù settecentesca e le loro letture
Fino a che punto l’istituto del matrimonio in un possedimento dello Stato da mar e i conflitti coniugali condotti nei tribunali ecclesiastici del luogo possono essere correlati allo spostamento degli sudditi della Repubblica entro e fuori i suoi confini? Come il fallimento di una relazione matrimoniale si rispecchia nella mobilità dei soggetti sociali oppure da un altro punto di vista lo stesso rispecchia la loro fattibilità di muoversi entro un territorio più esteso dalla loro piccola patria? E come e fino a che punto le condizioni economiche e militari, la geografia politica di un luogo e l’inserimento di quest’ultimo in un contesto più ampio possono influenzare l’andamento di un matrimonio? Nello stesso tempo e nello stesso contesto, la migrazione e in seguito l’oblio e l’abbandono del focolare domestico, come causa di divorzio, fino a che punto permettono la lettura dei ruoli di genere, della sessualità, della morale della società locale, dei suoi affetti, dei rapporti di solidarietà entro l’ambito di famiglia e entro i limiti del vicinato? E come tra le carte di un processo di divorzio per abbandono appaiono i rapporti locali di clientela et di patronia? E infine, in che modo le sentenze del tribunale ecclesiastico ortodosso di Corfù e tutta la procedura del divorzio fanno emergere gli strumenti e le pratiche di governo della Dominante e il suo rapporto con gli apparati del potere dei dominati? Queste saranno le domande che verranno affrontate nel corso di questo intervento.
Non è tolerabile che io viva più alligata al fatal vincolo di un matrimonio senza marito. The Cases of Divorces by Disappearance in 18th Century Corfu, and their Readings
To what extent can the institution of marriage and marital conflicts conducted in local ecclesiastical courts be related to the mobility of subjects of the Venetian Republic within and outside its borders? How is the failure of a marriage relationship reflected in the mobility of subjects or, by contrast, how does it indicate the subjects’ ability to move within a larger territory from their small homeland? And to what extent can economic and military conditions, and local and global geopolitics, influence the course of a marriage? Additionally, to what extent are migration and abandonment of the house, as a cause of divorce, indicative of gender roles, sexuality, local understanding of morality, affection, and solidarity within the family sphere and within the limits of the neighbourhood? How do divorce papers for abandonment show local relationships of clientele and patronage? And lastly, how are the sentences of the Orthodox ecclesiastical court of Corfu and of the whole divorce procedure indicative of the legal practices of the Venetian government and of its relationship with local procedures? The aim of this paper is to respond to all these questions.
Presiede Katerina Konstantinidou Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Maria Grazia Chiappori “Sapienza” Università di Roma
L’Antico nel Rinascimento adriatico: un mito creato, un mito rinnegato
L’Antico nel Rinascimento adriatico: un mito creato, un mito rinnegato
Il culto dell’antichità e la ricerca di una misura classica sono aspetti salienti dell’arte in Istria e Dalmazia, dove il Rinascimento fiorisce per moto autonomo oltre che in relazione ai contatti ad ampio raggio tra intellettuali ed all’impulso dei circoli culturali attivi nella Dominante. L’aspirazione all’armonia delle forme quale espressione dell’armonia universale informa la rinascenza delle arti che abbraccia le due sponde adriatiche, ed oltre, traducendosi in un linguaggio che rappresenta appieno il prestigio politico e culturale della Serenissima nel periodo di massima espansione. I nuovi equilibri di forza determinati da Agnadello, in particolare tra la Repubblica e la Chiesa, cui si sommano le preoccupazioni per i forti fremiti riformisti, impongono una profonda revisione dei modelli e dei contenuti dell’arte ed un allontanamento dagli ideali del mondo classico, nello scorcio del Rinascimento che trascolora.
Antiquity in the Adriatic Renaissance: a Myth Created, a Myth Denied
The cult of Antiquity, and the search for a classical measure are key aspects of the art in Istria and Dalmatia, where Renaissance flourishes on its own, thanks to wide contacts among intellectuals, and to the impulse of cultural circles in the Dominante. The quest for formal harmony as an expression of universal harmony highlights the rebirth of the arts on both sides of the Adriatic and beyond, becoming a language that fully represents the political and cultural prestige of the Serenissima at its height. The new balance of power brought about by Agnadello, particularly between the Republic and the Church, together with the concerns over the strong reformist pressure, impose a deep revision of the models and contents of art, and move away from the ideals of the classical world, while the Renaissance fades away.
Donatella Schürzel Società di studi fiumani
Amore per il classico e contrasti religiosi in Adriatico nell’età della rinascita
Grande diffusione hanno la cultura e le idee evolutesi attraverso l’Umanesimo nel Rinascimento dello Stato da mar. In Istria molti intellettuali, letterati, filosofi, teologi ne divengono illustri rappresentanti, capaci anche di posizioni originali, sempre mutuate però dalla vita sociale, economica, culturale e politica dei luoghi dai quali provengono o in cui, attraverso numerosissimi percorsi e trasferimenti si recano. Gli intellettuali e gli uomini della rinascita istriana hanno molti contatti con altri loro “colleghi” nel resto degli ampi confini dello Stato e della penisola italica, nei più importanti luoghi di diffusione della cultura rinascimentale. Da Capodistria a Venezia, alle più importanti corti rinascimentali, ma pure a Vienna, Girolamo Muzio, personalità molto famosa, si evolve dal grande amore per i classici e l’otium letterario in una netta chiusura religiosa antierasmiana, in forte contrasto con diversi conterranei.
Love of the Classics and Religious Conflicts in the Adriatic during the Age of Rebirth
The culture and ideas that evolved through Humanism in the Renaissance of the Stato da mar are widespread. In Istria, many intellectuals, men of letters, philosophers and theologians become its illustrious representatives, all capable of original ideas, but always borrowing from the social, economic, cultural and political life of their places of origin, or to which they travel. Intellectuals and men of the Istrian Renaissance have many contacts with their ‘colleagues’ in the rest of the wide borders of the State and the Italian peninsula, in the most relevant places of diffusion of the Renaissance culture. From Koper to Venice, to the most important Renaissance courts as well as in Vienna, Girolamo Muzio, a very famous personality, evolves from a great love for the classics and literary otium into a clear anti-Herasmian religious outlook, in sharp contrast to several fellow countrymen.
1° ottobre. Scuola Grande di San Marco
Presiede Giulia Giamboni University of California Santa Barbara
Saluti istituzionali
Marianna Kolyvà Università dello Ionio, Corfù
La partecipazione di Zante all’approvvigionamento di Venezia ed alla fornitura di biscotti per la flotta veneziana (nel Cinquecento)
Con la firma del trattato di pace tra la Serenissima Repubblica di San Marco e la Sublime Porta, alla fine della guerra veneto-ottomana (1460-1484), Venezia è tenuta a versare alla Sublime Porta il tributo annuo di cinquecento ducati d’oro veneziani per il possesso di Zante.
La Serenissima fa ricadere tale importo sulle entrate della Camera Fiscale (Tesoreria) dell’isola o lo sottrae dalla quantità di grano raccolta con la decima di san Marco, da inviare a Venezia per l’approvvigionamento dei suoi abitanti. Successivamente, Zante è tenuta a versare quattrocento ducati d’oro veneziani e produrre biscotti con il grano equivalente ad ulteriori cento ducati. Tali biscotti sono inviati a Venezia oppure sono consegnati alla flotta veneziana per l’alimentazione degli equipaggi.
Questo studio mostrerà come Zante nel corso dei decenni si evolva in un punto stabile di raccolta di cereali che sono poi inviati a Venezia, ed anche in un punto di produzione e fornitura di biscotti per gli equipaggi della flotta veneziana.
The Participation of Zakynthos in the Food Supply for Venice and the Delivery of Biscotti for the Venetian Fleet (in the 16th Century)
With the signing of the peace treaty between the Serenissima Republic of St. Mark and the Sublime Porte, at the end of the First Venetian-Ottoman War (1460-1484), Venice is obliged to pay to the Sublime Porte the tribute of five hundred Venetian gold Ducats for the possession of Zakynthos.
The Serenissima charges this sum to the revenue of the island’s Treasury, or subtracts it from the amount of grain collected with the Decima di San Marco, to be then sent to Venice to supply its inhabitants.
Subsequently, Zakynthos is obliged to pay four hundred Ducats of Venetian gold, and to produce biscotti with the grain equivalent to another hundred Ducats. These biscotti are sent to Venice, or delivered to the Venetian fleet to feed the crews.
This study will show how Zakynthos, over the decades, evolves into a stable point for the collection of cereals which are then sent to Venice, and also into a point of production and supply of biscotti for the crews of the Venetian fleet.
Alessia Ceccarelli, “Sapienza” Università di Roma
Genova e il Levante. Circolazioni sociali e culturali attraverso lo Stato da mar, secc. XIV-XVIII
Innumerevoli i Genovesi che attraversarono lo Stato da mar in età moderna e che in più casi intensamente interagirono con le sue istituzioni e le sue genti. Si trattò di nemici oppure di preziosi collaboratori della Repubblica di Venezia. In questo quadro meritano particolare rilievo gli ingegneri militari, gli uomini d’arme e i corsari. Questi ultimi furono in prevalenza dei rinnegati, oltreché grandi protagonisti della storia della marineria mediterranea. I diplomatici genovesi e veneziani dovettero appunto ripetutamente occuparsi delle loro gesta. Anche migliaia di schiavi transitarono per lo Stato da mar: cristiani divenuti prigionieri degli Ottomani o dei Barbareschi, e viceversa. Meno noto è il caso dei liberti di origine orientale che fuggivano da Genova per raggiungere gli imbarchi veneziani, e quello del commercio delle sacre reliquie (in cui furono ad esempio implicati i Giustiniani, durante la guerra di Candia).
Genoa and the Levant. Social and Cultural Circulations through the Stato da Mar, 14th-18th Centuries
Many were the Genoese who crossed the Stato da mar during the modern age and who, in many cases, intensely interacted with its institutions and people. They were either enemies, or valuable collaborators of the Venetian Republic. In this context, the military engineers, men-at-arms and corsairs are particularly important. The latter were mostly renegades, as well as great protagonists of the history of Mediterranean seafaring. Genoese and Venetian diplomats had to repeatedly deal with their exploits. Thousands of slaves also passed through the Stato da mar, Christians who had become prisoners of the Ottomans or Barbary pirates, and vice versa. Less known is the case of freedmen of Eastern origin, who fled from Genoa to reach the Venetian ports, and that of the trade of holy relics (in which, for example, the Giustiniani were involved during the Candian war).
Presiede Gerassimos Pagratis, Università di Atene
Angeliki Tzavara ricercatrice indipendente
Persone e merci nella Tana veneziana dopo la guerra di Chioggia. La testimonianza degli atti notarili
Dopo la fine della guerra veneto-genovese di Chioggia, il trattato di pace di Torino impose ai veneziani di stare lontani da Tana per altri due anni. Alla scadenza di questo termine, fu inviato a Tana come console e ambasciatore Francesco Bragadin per riorganizzare la lontana colonia e riprendere l’attività commerciale. Allo stesso momento, molti mercanti arrivarono ed altri che erano sul posto rivitalizzarono il mercato e il traffico di persone e merci a Tana. A testimoniare questa ripresa sono gli atti notarili del notaio e cappellano di Bragadin, Nicolò Natale.
People and Goods in the Venetian Tana after the War of Chioggia. The Testimony of Notarial Deeds
After the end of the Venetian-Genoese war of Chioggia, the peace treaty of Turin imposed on the Venetians that they stay away from Tana for other two years. When this term ended, Francesco Bragadin was sent to Tana as consul and ambassador to reorganise the colony and resume the commercial activities. At the same time, many merchants arrived and others who were already in Tana revitalised the market and the traffic of people and goods. Evidence of this recovery can be found in the notarial acts of Bragadin’s notary and chaplain, Nicolò Natale.
Nora Lafi Leibniz-Zentrum Moderner Orient, Berlino
La notion de république entre Venise et l’Orient: parcours d’idées et de representations
L’objet de cette présentation est de proposer une lecture critique sur la longue durée des circulations, traductions et interprétations de la notion de république entre Venise et l’Orient. L’attention est portée à la fois sur des manuscrits arabes médiévaux évoquant Venise et analysant son système politique et sur des textes ottomans de diverses époques détaillant les formes d’organisation politique en vigueur dans la cité lagunaire et ses possessions. Il s’agit également de décrypter dans l’historiographie les manières avec lesquelles ces circulations ont été étudiées. En filigrane de cette étude se place une réflexion sur l’historicité des concepts politiques et ses diverses strates d’articulations entre des passés singuliers et des réinterprétations ancrées dans des temps présents successifs.
The notion of republic between Venice and the Orient: layers of historicity, circulations of ideas and representations
The aim of this presentation is to propose a critical reading of the circulations, translations and interpretations of the notion of republic between Venice and the Orient over the longue durée. The focus is both on medieval Arabic manuscripts evoking Venice and analysing its political system and on Ottoman texts from various periods detailing the forms of political organisation existing in the lagoon city and its possessions. The aim is also to decipher in the historiography the ways in which these circulations have been studied. This study is guided by a reflection on the historicity of political concepts and its various layers of articulation between singular pasts and reinterpretations anchored in successive present times.
Presiede Alessia Ceccarelli, “Sapienza” Università di Roma
Katerina Korrè Università di Creta
Uomini d’ arme, cavalli da guerra. L’ apparato della cavalleria veneziana medievale nel quadro della politica militare della Serenissima
Macchina da guerra per accellenza, i cavalli erano l’infrastruttura fondamentale del corpo militare che la Serenissima doveva fornire, sia che si preparasse alla guerra sia che mantenesse il suo potere deterrente. Fin dall’inizio, trovare un cavallo da guerra si è rivelato un processo difficile. La presentazione esamina le componenti significative del mercato dei cavalli da guerra, i loro percorsi di trasporto verso il centro oppure verso i possedimenti veneziani di Levante, l’onere finanziario per acquisirli e mantenerli e le modalità per affrontare i problemi sorti. Il corpus di regolamenti, leggi e direttive veneziane volte a regolare le questioni fondamentali riguardanti i cavalli da guerra di tutte le categorie, costituisce una preziosa base di dati che ci fornisce informazioni non solo sullo stato dell’esercito ma anche sulla politica economica di Venezia, l’ideologia e di per sé il funzionamento delle istituzioni.
Uomini d’ arme, cavalli da guerra. The Apparatus of Medieval Venetian Chivalry within the Military Policy of the Serenissima
Par excellence a war machine, horses were the basic infrastructure of the army that the Serenissima had to provide, whether preparing for war or maintaining its deterrent power. From the very beginning, finding a war horse proved to be a difficult process. The presentation focuses at the key components of the war horse market, their transport paths to the Venetian center or towards the Venetian possessions in the Levant, the financial burden of acquiring and maintaining them, and the arrangements made in order to address the problems that arose. The body of the Venetian regulations, laws and directives aimed at regulating the basic issues concerning war horses of all categories, constitutes a valuable database that provides us with information not only on the state of the army but also on the economic policy of Venice, the ideology and the very functioning of the institutions.
Pauline Guéna Université La Sorbonne
De terres et de mots : décrire les campagnes du Stato da Mar (XIVe-XVIe siècle)
Venice was decidedly a Maritime Republic. Nonetheless, many scholars have shed light on the great care Venetian patricians constantly took in the Stato da mar’s countrysides, cataloguing, administering and sometimes restructuring some productions or even some segments of the local social hierarchies. Control of specific resources as well as the stability of the dominated territory were the shared goals of the Venetian administrators, residing mostly in urban environments and military strongholds. Therefore, this presentation does not aim to over-emphasize the capacity of the Venetian government to interfere with the agricultural life of its maritime territories, but rather to explore a variety of public sources produced on different levels, from Venetian institutions to the rectors’ councils and justice courts, in order to try and assess, through the great variety of local situations, what aspects of the Stato da mar’s countrysides tended to retain the attention of Venetian officials.
Di parole e di terre. Descrivere i paesaggi dello Stato da mar (XIV-XVI secolo)
Venezia era decisamente una repubblica marinara. Nonostante questo, molti studiosi hanno fatto luce sulla grande cura che i patrizi veneziani ebbero costantemente per i territori di campagna dello Stato da mar, catalogando, amministrando e talvolta ristrutturando alcune produzioni, o addirittura alcuni segmenti delle gerarchie sociali locali. Il controllo delle risorse specifiche, come pure la stabilità del territorio dominato, erano gli obiettivi comuni degli amministratori veneziani, che per lo più risiedevano in ambienti urbani e nelle roccaforti militari. Pertanto, questa presentazione non intende enfatizzare eccessivamente la capacità del governo veneziano di interferire con la vita agricola dei suoi territori marittimi, ma piuttosto esplorare una varietà di fonti pubbliche prodotte a vari livelli, dalle istituzioni veneziane ai consigli dei rettori e alle corti di giustizia, per cercare di valutare, attraverso la grande varietà di situazioni locali, quali aspetti dei territori di campagna dello Stato da mar tendevano a mantenere l’attenzione dei funzionari veneziani.
Maurizio Strano Università di Teramo
Il ruolo del sale nei movimenti commerciali dei Cranzi nell’Istria dalla metà del Cinquecento alla prima metà del Seicento
Dalle relazioni e dai dispacci dei Provveditori al sale dell’Istria veneziana tra la metà del Cinquecento e la prima metà del Seicento si riscontra l’importanza del ruolo dei “Cranzi”, carovane che dall’entroterra istriano, carsico e balcanico si recavano sulla costa per scambiare le proprie mercanzie. Tenendo conto dei lavori di studiosi quali Orietta Selva e Egidio Ivetic, si è ricostruito il ruolo strategico del sale in queste tratte commerciali, causa prima dei movimenti dei Cranzi.
L’intervento analizza le dicotomie presenti: l’approccio veneziano alla questione e la rivalità/complementarità tra Muggia e Capodistria con Trieste. All’interno dello stesso Collegio del sale, lo stato doveva mediare tra la tutela della prosperità delle comunità e l’esigenza di controllo e accentramento. Tracceremo i tentativi di Trieste asburgica per deviare il commercio a danno dei centri istriani veneziani, sottolineando come la rivalità nel Seicento fu sostituita da una complementarietà economica e comunanza di nuovi interessi che travalicavano le divisioni politiche.
The Role of Salt in the Commercial Movements of the Cranzi in Istria from the Mid-16th to the First Half of the 17th Century
The reports and dispatches of the salt commissioners of Venetian Istria from the mid-16th to the first half of the 17th century reveal the importance of the role of the ‘Cranzi’, caravans that travelled from the Istrian, Karst and Balkan hinterland to the coast to trade their goods. Considering the work of scholars such as Orietta Selva and Egidio Ivetic, the strategic role of salt in these trade routes, the primary cause of the movements of the Cranzi, was reconstructed.
The paper analyses the various dichotomies present: the Venetian approach to the issue, and the rivalry/complementarity of Muggia and Koper with Trieste. Within the Collegio del sale itself, the State had to mediate between protecting the prosperity of the communities and the need for control and centralisation. We will trace the attempts of Habsburg Trieste to divert trade to the detriment of the Venetian Istrian centres, emphasising how the rivalry was, in the course of the 17th century, replaced by an economic complementarity and a commonality of new interests that transcended political divisions.
Presiede Ante Gverić Archivio di Stato di Zara
Irena Benyovsky Latin Croatian institute of history
Network of Venetian patrician families in the Eastern Adriatic: transfer of knowledge, experiences, and urban models during the 13th century
In this paper I will follow the network of several Venetian patrician families in selected East Adriatic cities, and address how their knowledge and experience influenced introducing certain urban models in the 13th c. Venice established political power by means of military ventures and/or diplomacy and agreements. But implementation, maintenance, and enforcement of power were carried out in different ways and through different channels. One of the ways of incorporating the city into a common area of governance was to construct recognizable and standardised public buildings and public spaces. This comparative research is a part on new research project funded by the Croatian Science Foundation (Topography of Power: Eastern Adriatic Cities in Medieval Spheres of Power, http://topos.s11.novenaweb.info/en/): a TOPOS database is created, containing (as a work in progress) all such data.
Rete di famiglie patrizie veneziane nell’Adriatico orientale: trasferimento di conoscenze, esperienze e modelli urbani durante il XIII secolo
In questo articolo seguirò la rete di diverse famiglie patrizie veneziane in alcune città dell’Adriatico orientale, e analizzerò come le loro conoscenze ed esperienze abbiano influenzato l’introduzione di certi modelli urbani nel XIII secolo. Venezia istituì il suo potere politico attraverso imprese militari e/o diplomazia e accordi. Ma lo sviluppo, il mantenimento e l’applicazione del potere furono realizzati in modi diversi, e attraverso diversi canali. Uno dei modi per incorporare la città in un’area comune di governo era la costruzione di edifici e spazi pubblici riconoscibili e standardizzati. Questa ricerca comparativa fa parte di un nuovo progetto di ricerca finanziato dalla Croatian Science Foundation (Topography of Power: Eastern Adriatic Cities in Medieval Spheres of Power, http://topos.s11.novenaweb.info/en/): è stato creato un database TOPOS, che contiene (come work in progress) tutti questi dati.
Roberto Dapit Università di Udine
Vicende di schiavitù rinvenute nelle carte dell’Archivio di Stato di Zara
Nei fondi dell’Archivio di Stato di Zara riguardanti l’amministrazione veneziana in Dalmazia, in particolare nel “Dragomano Veneto”/Mletački dragoman, è stato rinvenuto un corpus di documenti riguardanti vicende di schiavitù risalenti ai secoli XVII e XVIII, in cui appaiono numerosi casi di schiavi sudditi ottomani, l’autore prova a ricostruire il contesto in cui tali vicende vedevano coinvolta l’amministrazione veneziana in Dalmazia, anche sul piano delle conseguenti relazioni con l’apparato statale ottomano. Cerca inoltre di individuare la dimensione umana e sociale delle storie individuali che, data la tipologia dei documenti, riescono appena a trapelare. Nell’insieme le vicende di schiavitù indagate a Zara, un luogo di confine così cruciale per il Mediterraneo orientale, andrebbero dunque inserite nel complesso di rapporti, scambi e transiti di persone tra la Serenissima e l’Impero ottomano.
Slavery Stories found in the Papers of the Zara State Archives
In the fonds of the State Archives in Zara concerning the Venetian administration in Dalmatia, in particular in the “Venetian Dragovan”/Mletački dragoman, a corpus of documents was found concerning slavery in the 17th and 18th centuries, containing many cases of Ottoman subject-slaves. The author tries to reconstruct the context in which these events involved the Venetian administration in Dalmatia, also in terms of the consequent relations with the Ottoman state apparatus. He also tries to identify the human and social dimension of the individual stories, which, given the type of documents, barely manage to emerge. On the whole, the stories of slavery investigated in Zara, such a crucial borderland for the Eastern Mediterranean, should therefore be included in the complex of relations, exchanges, and transits of people between the Serenissima and the Ottoman Empire.
Lia De Luca Università Ca’ Foscari Venezia
In viaggio per necessità. Migranti seicenteschi
L’intervento pone a confronto alcune esperienze di migrazioni intraprese dall’interno della Dalmazia verso l’Istria veneta nei primi decenni del Seicento. Un viaggio dovuto alla necessità, ma anche alla speranza di vivere una vita migliore. Un trasferimento incentivato e supervisionato dal governo marciano, ma gestito da intermediari in loco non sempre in buona fede.
Travelling out of Necessity. 17th Century Migrants
The talk compares a few experiences of migrations undertaken from the Dalmatian inland towards Venetian Istria in the first decades of the 17th century. A journey caused by necessity, but also by the hope of living a better life. A transfer “encouraged and supervised by the Venetian government, but managed by local intermediaries not always in good faith”.
Zdenko Dundović Università di Zara
Turchi battezzati in Dalmazia del Seicento e i loro padrini veneti
L’intervento analizza l’attribuzione di padrini agli Ottomani battezzati in Dalmazia del Seicento. Come punto di partenza per la riflessione servono i registri battesimali delle città più grandi della Dalmazia nel periodo considerato. Guardando tali registri, è stato notato che un grande numero dei padrini e delle madrine degli Ottomani battezzati nelle città dalmate del Seicento proveniva dai rappresentanti veneti in Dalmazia (cioè provveditori generali, capitani e conti). L’obbiettivo fondamentale dell’intervento quindi sarà tentare di scoprire l’intenzione dietro l’attribuzione di padrini così importanti agli Ottomani battezzati in Dalmazia, e questo sia in senso politico sia in senso religioso.
Ottomans Baptised in 17th Century Dalmatia and their Venetian Godparents
The paper analyses the attribution of godparents to Ottomans baptised in Dalmatia in the 17th century. The starting point are the baptismal registers of the largest towns in Dalmatia in the period under consideration. Looking at such registers, it was noticed that a significant amount of godfathers and godmothers of the Ottoman people baptised in Dalmatian towns of the 17th century is comprised of Venetian representatives in Dalmatia (i.e. from the general superintendents, captains and counts). The main objective of the paper will therefore be to try to discover the intention behind the attribution of such important godparents to the baptised Ottomans in Dalmatia, under both a political and a religious point of view.
2 ottobre. Istituto Ellenico di Studi Bizantini e Postbizantini
Presiede Bruno Crevato-Selvaggi Società Dalmata di Storia Patria
Saluti istituzionali
Sarah Spencer University of Exeter
The Entry of the Venetian Podestà Sebastiano Contarini in Capodistria (1517) by Vittore Carpaccio: Venetian Influence in Capodistria’s Platea Comunis
Capodistria was vital to the Republic of Venice. The function of Istria as the gateway to Venice’s maritime territories resulted in a constant flow of people, ships, goods and ideas passing through Capodistria to the metropolis, and vice versa. These links remain evident in the urban environment of Capodistria today. The Piazza del Duomo –now Tito Square– is cited among the finest examples of Venetian squares in the Northern Adriatic and possesses several features of Venetian-initiated urban change. Using Vittore Carpaccio’s remarkable painting as a starting point, this paper will examine how the political relationship between Venice and Capodistria, and the movement of people and ideas, shaped the design and function of Capodistria’s platea comunis and the wider city during the Early Modern period. It will analyse the extent to which Capodistria’s urban environment expressed thorough political assimilation into the Republic of Venice, and what level of autonomy and civic identity was retained.
L’ingresso del Podestà Sebastiano Contarini a Capodistria (1517) di Vittore Carpaccio: l’influenza di Venezia nella platea comunis di Capodistria
Capodistria era vitale per la Repubblica di Venezia. La funzione dell’Istria come porta d’accesso ai territori marittimi di Venezia comportava un flusso costante di persone, navi, merci e idee che passavano da Capodistria alla metropoli, e viceversa. Questi legami rimangono evidenti nell’ambiente urbano dell’odierna Capodistria. La Piazza del Duomo – ora piazza Tito – è citata tra i più begli esempi di piazze veneziane nell’Adriatico settentrionale, e possiede diverse caratteristiche del cambiamento urbano iniziato da Venezia. Usando il notevole dipinto di Vittore Carpaccio come punto di partenza, questo articolo esaminerà come il rapporto politico tra Venezia e Capodistria, e il movimento di persone e idee, abbia modellato il design e la funzione della platea comunis di Capodistria e della città più ampia durante il primo periodo moderno. Si analizzerà la misura in cui l’ambiente urbano di Capodistria abbia espresso una profonda assimilazione politica nella Repubblica di Venezia, e quale livello di autonomia e identità civica sia stato mantenuto.
Cristina Setti Scuola Normale Superiore di Pisa
Attraversare il mare poco prima della Guerra di Candia. Venezia, l’impero ottomano e la loro coesistenza negli anni ’30 del Seicento
I luoghi di frontiera dell’Impero Ottomano e dello Stato da mar sono un punto di osservazione privilegiato per osservare i fenomeni di costruzione dei confini fisici e mentali tra queste due realtà politiche. Attraverso l’analisi comparata del caso poco noto dei «governatori-corsari» ottomani di stanza nei Balcani meridionali e di quello di alcuni magistrati veneziani, cercherò di mostrare come i percorsi individuali e di carriera di taluni ex sudditi dello Stato da mar nei territori dell’impero ottomano influissero non solo sulle loro vicende personali ma anche sulle scelte politico-militari dei loro stati di origine e di accoglienza. Cercherò in particolare di dimostrare come all’origine di alcuni degli scontri combattuti tra veneziani e corsari levantini al largo delle Isole Ionie degli anni ’30 del Seicento vi fossero delle situazioni di faida che poco avevano a che vedere con l’appartenenza politica e religiosa di ciascuna delle due parti ma molto con le logiche di competizione sociale interne ed esterne ai territori insulari della frontiera ionico-balcanica.
Crossing the Sea just before the Candian War. Venice, the Ottoman Empire and their Coexistence in the 1630s
The borderlands of the Ottoman Empire and the Stato da mar are a privileged point to observe the phenomena of the construction of physical and mental borders between these two political realities. Through the comparative analysis of the little-known case of the Ottoman “governor-corsarians” stationed in the Southern Balkans and that of some Venetian magistrates, I will try to show how the individual and career paths of some former subjects of the Stato da mar in the territories of the Ottoman Empire influenced not only their individual affairs, but also the political and military choices of their states of origin and host states. In particular, I will try to show how some of the clashes between Venetians and Levantine corsairs off the Ionian Islands in the 1630s were caused by feuds which had little to do with the political and religious affiliation of either side, but much to do with the logic of social competition within and outside the island territories of the Ionian-Balkan frontier.
Umberto Signori Haifa Center for Mediterranean History
Narrare la migrazione da dentro e da fuori: sulle tracce dei sudditi veneziani di lingua greca nel Mediterraneo orientale della prima età moderna
La mobilità mediterranea nella prima età moderna è stata rappresentata in modi diversi da vari narratori. La prima parte del mio articolo si basa sui resoconti istituzionali e di viaggio veneziani. Secondo questi rapporti, la migrazione era un segno di destabilizzazione. La seconda parte dell’articolo si basa su documenti diplomatici e di cancelleria di origine veneziana, ottomana e greca. Questa parte si concentra su come le autorità statali ottomane e le comunità locali consideravano questa migrazione nei territori ottomani una questione fiscale.
L’ultima parte si basa su alcuni testamenti e petizioni di protezione fatte da migranti delle isole veneziane di lingua greca, impiegati nei territori ottomani come servitori, domestici, artigiani, venditori di alimentari ecc. Il confronto di questo caso studio con il più ampio contesto del Mediterraneo orientale rivela infine che la mobilità delle persone con proprietà era una realtà famigliare se non una tradizione.
Narrating Migration from within and without: In the Footsteps of Greek-Speaking Venetians in the Early Modern Eastern Mediterranean
Mediterranean mobility in the early modern period was represented in different ways by various narrators. For the first part, my paper grounds on Venetian institutional and travel reports. According to these reports, migration was a sign of destabilization.
Diplomatic and chancellery records of Venetian, Ottoman and Greek origin ground the second part of the paper. It focuses on how Ottoman state authorities and local communities regarded this migration in the Ottoman territories as a fiscal matter.
The last part is based on some testaments and petitions of protection made by migrants from the Greek-speaking Venetian islands employed in the Ottoman territories as servants, domestics, artisans, grocers etc. The comparison of this case study with the broader context of the Eastern Mediterranean finally reveals that the mobility of people with properties was a familiar reality if not a tradition.