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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 18 maggio 1796

N. 21

Serenissimo Principe,
colgo l’opportunità, che mi si offre, di privato incontro, onde umiliar immediatamente ai riflessi di Vostra Serenità l’original lettera per espresso direttami dalla diligenza dell’Illustrissimo conte provveditore di Lesina in iscorta dell’inserta comparsa fatta colà dall’indicatovi suddito pontificio Dalle Grolle.
Dessumo dalla stessa, che, esistendo nel porto di Ragusa, admessovi a libera pratica, un legno corsaro col paviglione tricolorato di Francia, grande come mezza galera, con sessanta uomini d’equipaggio di varie nazioni, ed armato di corrispondente artiglieria, e fornito di remi, si mise alla vela li 10 corrente e nella distanza di poche miglia da quella piazza vi osservò la corriera di Spagna proveniente da Ancona coi reggi dispazzi per Costantinopoli.
Chiamatovi all’ubbidienza con un Tiro di palla il direttore di essa capitano Astolfi, e raddoppiate da lui le vele, onde sottrarsi dall’incontro, dietro un secondo tiro col cannone di corsia di straordinaria grandezza, ha dovuto cedere alla forza, ridursi a bordo del corsaro, offrirgli le polizze di carico, e tollerar l’asporto di dodici pezze di Cottonina, di quattro involti di cavi d’armizzo de’ bastimenti, e di una porzion di generi commestibili, giacchè la mancanza di luogo nel proprio legno, onde riporvi le mercanzie, non permise al corsaro suddetto di verificarne l’intiero scarico.
Confessò egli in Ragusi d’aver predato poco lungi dal Cao di Santa Maria un bastimento napoletano carico di grano, corseggia tuttavia nell’Adriatico, e fu scoperto in lontananza di cinque miglia dall’isola di Lissa, giurisdizione di Lesina.
Non ho omesso di sollecitarne gli avvisi all’Eccellentissimo Capitano in Golfo, onde nell’esercizio di sue gelose ispezioni a tutela dell’acque pubbliche, ed a sicurezza del commercio prenda la di lui virtù quelle avvertite misure, che preservino da ingrati sinistri la pubblica superiorità territoriale.
Per quanto poi concerne all’individua specialità del carico, che fungo, ho circolate ai nobil huomini rappresentanti al littorale della Provincia precise commissioni, perchè con destri modi, ne mai compromettenti, semprechè esso corsaro approdasse nei luoghi di rispettiva giurisdizione, si adoperino a sollecitarne il distacco, onde per tal forma restino possibilmente illesi i riguardi dovuti alla gelosa materia di sanità, quelli della tranquillità de’ sudditi, e insieme i diritti della pubblica professata neutralità.
L’osservanza di queste avvedute riserve mi viene imposta dalle sovrane ducali 23 febbraio 1792, replicata colle posteriori 11 Maggio 1793 in iscorta alle providissime istruzioni emanate allora dalla sapienza dell’Eccellentissimo Senato, e diffuse a notizia comune.
Sebbene mi sorprenda la facilità usata dal governo di Ragusa verso l’armato legno corsaro abilitandolo colà a libera pratica, non mai per le leggi di sanità accordabile in vista della sempre incerta provenienza di esso; pure nel preso Consiglio ho uniformate le mie istruzioni all’espresso tenore de’ pubblici comandi.
Li venera la mia dipendenza anche nelle recenti ossequiate ducali 7 corrente, che m’ingiungono la scelta, e successiva spedizion a cotesti lidi di novecento craine a cambio di quelle, che nel riparto della Terra Ferma sono prossime a compiere il biennal loro servizio.
Non declinerò il mio zelo dal metodo praticato nell’anno 1794, e vorrei lusingarmi, che l’uso dei mezzi più blandi, e valevoli ad allettar questi sudditi possibilmente ad incontrar di buon grado il nuovo servizio limitato al più per tre anni, fosse per non togliermi il conforto di pronta esecuzione de’ sovrani voleri: ma trovo purtroppo per ogni rapporto diverse l’odierne dalle circostanze d’allora di questa Provincia.
Non vincolata già due anni la medesima da restrizioni di sanità, al momento del verificato ammasso; in oggi deve somministrar due milla cento terrieri all’armo dell’estesa linea, il di cui servizio di quindici in quindici giorni calcolato coll’alternativa di un triplice turno, esige che in totalità di fazionanti siano sempre pronto, e riservato all’esigenze di salute il riflessibile numero di sei milla trecento individui.
Ve ne aggiungano Vostre eccellenze altri trecento, che sono promiscuamente impiegati, alla custodia delle bazzane, dove ricapitano gli ottomani negozianti; alla scorta delle carovane, agl’appostamenti della cavalleria, oggidì non atta al servizio, perchè tiene all’erba i cavalli, ed alla loro calcolatrice maturità sarà ben facile il discernere gli ostacoli, che si frappongono all’impazienza del mio zelo pel sollecito ammasso delle comandate craine.
Ad ogni modo furono stringenti i miei ordini ai rispettivi capi craina pel contemplato effetto, di null’altro io studioso, che di esaudirlo colla dovuta imparzialità, che tolga le usate risorse d’un odioso monopolio gravitante a sopraccarico de’ Morlacchi, colla necessaria sollecitudine, semprechè non sia combattuta dalla mancanza di bastimenti da trasporto.
Sono giornaliere, e tutte unissone le notizie intorno la cessata infezion del contagio nelle tenute ottomane: e quindi nel rassegnare il lieto riscontro a Vostra Serenità mi è grato presentir imminente il sollievo dell’erario, e del respiro de’ sudditi dalla fazion della linea: fazione, che riesce troppo pesante alla loro povertà, sebben in qualche modo retribuita, mentre li distoglie dalla campagna: fazion, che tolta in breve, quando così comandi il competente Eccellentissimo Magistrato, mi agevolerò i mezzi di eseguir il precettato ammassamento delle craine. Grazie.
Zara 18 maggio 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
Allegati 2 inserti: lettera di Iseppo Barbaro, conte di Lesina, in data 13 maggio 1796; verbale della dichiarazione di Pietro Bernardino quondam Giacomo dalle Grotte a Mare della Marca di Ancona in data 13 maggio 1796.

Nota: Arrivato il 27 maggio.

A.S. Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.