1635 anonima Provveditore alla Cavalleria
Relazione
1635 anonima Provveditore alla Cavalleria
AS Venezia, Collegio, relazioni, busta 70
Serenissimo prencipe
Nell’obligo che io mi trovo per li comandamenti impostemi, ritornato dalla carica di proveditore della cavallaria in Dalmatia, humilmente rapresento a Vostra serenità, come tra le cavallerie leggiere che in diversi tempi ho havuto ocasione di vedere nelle mie peregrinationi, io non ho trovatto la più ben montatta et la più brava di quella che tiene Vostra serenità in Dalmatia; sono li capitanii, gli ufficialli et li soldatti fedelissimi al suo nome, et anchor che nel tempo che mi son tratenuto in quel paese non si siano rapresentatte, se non false ocasioni di travaglio, io ho conosciuto detta cavallaria così pronta sempre, che ben scorgievo che tenevano tutti ardentissime brame di farsi vedere da me in fattione, perché io lo riportassi et di sacrificare valorosamente le loro vite in servitio di Vostra serenità, certo se fosse continuata [?] negli esserticii della disiplina diverebe ottima, vero è però serenissimo principe che il numero di quella è così ristretto e tanto inferiore alle forze de comfinanti; tralacio di considerarle la riputatione della carica di un suo proveditore, che tiene titollo di gieneralle, quale per lasciar bene armati li posti delle guardie in ocasione di alarme, esse contano [?] pochissimo numero, che non potendo ricever alcun agiusto in campagna dal imfantaria dell paese, anchor che sii brava et ben armata, perché non ha deciplina et perché causa per il più disordeni, non può assolutamente resister et ne soprasta grandissimo danno. E così propprio il paese ad ogni basso [?] per imboscatte e retirate, che ogni volta che in Zara vi fosse un corpo almeno di due compagnie italiane cambiate spesso, al numero di cento in circa, amaestrate et con l’obligo di Vostra serenità vevir in campagna, guarderiano ordinarimante meglio la forteza, serviriano di calore a deta cavallarie et di capo e norma all’altra infantaria dell’paese che in ogni evento restarebbe il confine assai ben guardatto; sapia Vostra serenità che li suditi del Signor turco a quelli confini sono al presente provisti di buone arme e della loro cavallaria [?] pochi ne sono che non habbino le carabine. L’eccellentissimo gieneral Zen con la sua singolar prudenza ha conservato il comfine in quiete. Nella qualle di come io lo ho trovatto cossì è restatto nella mia partenza. Racomandatto con quelle informationi che ho potuto maggiori al valore del illustrissimo signor Proveditore Marco Donatto, dal qualle mi assicuro che per il propprio spirito e per le qualità dignissime che li accompagnano, sarà francamente difeso e costodito; due cose ho ritrovato propprie per conservare la quiete, il tenere in timore li suditi et il tratare ardita, ma destramente con li suditi dell’Signor turco, questi ho veduto sempre contentarsi della metà meno del dano. che non si ha potutto vietare che effetivamente non le sia imferito da nostri. Non mi estenderò magiormente a rapresentar le particolari, de qualli da signori miei antecessori sarà stata imformata et ho procurato di sieglier li stimati più necessarii per pasarla brevemente et non render a Vostra serenità tedio mentre versa in affari maggiori, così gli ho portatto inanti l’ombre de miei debolissimi sensi, acciò con il lume della proppria et imfinita prudentia, possi ritrar al vero quanto compie [?] circa per quelli affari et quelli comfini, che augurando senza comfine gloria a Vostre serenità mi inchino et amutisco.