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7 marzo 1588 Antonio Pesaro

Relazione

Relazione di Antonio Pesaro ritornato di Conte a Zara 7 marzo 1588
[ASV, Collegio, relazioni, busta 72]

L’abocamento che procurano li Sanzacchi di Dalmatia di far una volta all’anno col clarissimo Proveditor della cavalaria, non ricercano che sia fatto per altro fine, che per haver il presente, si come dall’effetto si vede, perché consumate doi hore di tempo in accoglienze et infruttuoso raggionamento, il Proveditore torna alla città et il Sanzacco parti dalli confini senza che mai in nessun abocamento si sia ricevuta da Turchi alcuna ristitutione né satisfattione de danni ricevuti. Da questo abocamento si potria un giorno ricever qualche grave importantissimo disordine et massime a tempi che Turchi machinassero di mover guerra, però che è introdotto che gli Proveditori sogliono menar seco la cavallaria, la miglior parte della fantaria, li zapadori, li artisani della città et li homini da fattion delle ville di terra ferma; et se ben il Proveditore con questo numero di genti si persuade di esser uguale di forze, tuttavia il Sanzacco per il dominio del paese che possede et perché può esser tacitamente soministrato di gente da altri vicini Sanzacchi, può esser sempre superiore d’avantaggio, onde(?) si con pericolo, che quando quelli barbari machinassero del male, si come segnorono(?) di far al quondam clarissimo signor Bernardo Malipiero Proveditor di quella Provincia, quasi nel principio della guerra passata, lo potriano far con stragge di nostri ad arbitrio loro; et riuscendo il caso conforme al disegno loro, potriano anco tentar la presa di quella importantissima fortezza, che in tal caso potria esser facilmente robata, perché per la strage di tanti militie et habitanti, resteria debole et spogliata di forze. Cosa che si deve temer a quelli confini, poiché quelli vicini, il mancar di fede in così fatta scelerità, si reputariano a gloria apresso il suo Signore. Onde saria ottima provisione, per non pericolar tanti suditi et la fortezza insieme, levar questo abuso di abocamento, la qual cosa saria anco con utilità di quella Camera, perché si risicaria la estraordinaria spesa del presentar, che si suol accrescer per l’andata personale del Proveditore; et il presente, che vogliono li Sanzacchi come per obligo, si potria mandar per doi ambasciatori della città, con assai manco interesse di detta Camera et con manco pericolo di tanti suditi, la qual cosa si suol osservare dal clarissimo Proveditor di Cataro nel presentar il Sanzacco di Scutari, se vol(?) la Serenità Vostra di questo fatto si puol informare.
Per secondo mi occore dire che nella fortezza di Zara, mantenuta con riputatione et con tanta spesa, non si trova alcun magazen del publico per ricever et conservar le biave et li biscotti et simili monitioni, ma è neccessitato il sopramasser ricercar per la città cavani et soffitte, nelle case de particolari, et in quelle poco sicure riponer le robbe che riceve, con interesse, come è successo al mio tempo, de ducati [numero manca nel testo] all’anno di fitto. Restando in arbitrio di patroni delle dette case cometter robamenti et traffugar delle robbe, con danno publico et con rovina di sopramasseri, essendosi l’anno passato per inondatione di pioggia ricevuto danno de circa 40 miara di biscotto, che andò a mal in una caneva, al qual disordine, compiacendosi così Vostra Serenità, li clarissimi Proveditori sopra le fortezze potriano con poco incomodo provedere, con ordene a dui e tre man di rettori di ridur questa fattura(?) a perfettione. Et saria di molto servitio se tal carico si cometesse al clarissimo Marco Loredano(?) hora capitano di quella città, perché nelli 4 mesi che li fui collega, ho osservato che maneggia il danaro publico con tanta carità et sparagno, et con avantaggio nella spesa, che è cosa di stupore, per l’ottimo saggio che da in quel maneggio et in tutto il suo carico per servitio di Vostra Serenità.
Segue per terzo che la colletiaria di Zara, tenuta in gratia dalle figliole del quondam magnifico messer Antonio Uberti già secretario, vien esser essercitata da paesani di quella città, che per la parenta et dependentie loro, riesse il servitio con poca fedeltà et per comodità dell’officio sono raggioni(?) di far far molte scapate a rapresentanti di Vostra Sublimità, et prima che scorgeno conosciuti li rapresentanti finiscono li loro regimenti, onde tali essercitanti conseguiscono i loro disegni distruitori i de contadini(?) descritti fra le militie con altri stretti aricordi(?) che sogliono dare. Saria però bene levar questa sorte de ministri, con ordine alli possessori di detto officio, che non debbano farlo exercitar da alcuno di quella città, né di quella natione, acciò la administratione di esso officio, che importa molto, sia fedelmente essercitata, massime intorno la cavallaria, al governo della quale lascia si ritorva il clarissimo signor Zuan da Molin, gentilhomo di molto valore et di ottima volontà et prontezza per ben servire la Serenità Vostra, dal quale si riceverà sempre ottimo servitio.
Fu nel bisogno della guerra passata introdotto in quella città un protto di favori(?) con nova spesa di sitto di bottega et salario, il quale come a tempi di pace non è di alcun bisogno per quella fortezza, così per l’otio del suo mestiero è inventore di molte fatture(?) inutili et interessi danosi a quella monitione et anco alla Camera, per pagamenti delle sue mercedi sotto valore di cantieri per servitii publici, il cassarlo donque saria ottima cosa, perché quella fortezza non tiene bisogno di lui et per il suo cassamento si rissentia(?) molto danosa spesa, della qual suol esser inventore.
Et così anco direi che si facesse del protto di marangoni, che con li medesmi moti suol essere caggione di molti danosi interessi nelli legnami di quella monitione.
Et questi pochi desordeni da me osservati in quel regimento, mi ha parso per servitio delle cose publiche raportar riverentemente alla Serenità Vostra et Vostre Signorie illustrissime, con raccomandarmi in loro gratia.