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20 settembre 1638 Piero Contarini

Relazione

Relazione di Piero Contarini ritornato di Conte a Zara 1638
20 settembre 1638
[ASV, Collegio, Relazioni, busta 72]

Serenissimo Prencipe
Nel corso di mesi vinti nove che io mi sono tratenuto a Zara in regimento, per ubidir pienamente i comandamenti di Vostra Serenità, esercitando la carica di Conte in quella città metropoli di Dalmatia, mi porge occasione di rifferir con brevità alcuni particolari, in aggiunta di quelli altri che da miei precessori sono stati rappresentati all’Eccellenze Vostra, col ritorno loro alla Patria, perché considerati col solito della somma loro prudenza, habbino occasione di rissolver quanto stimassero neccessario per publico servitio et a consolatione di quelli fedelissimi.Turchi medesimi et a sudditi loro, di modo che non capitando da quel paese altro grano, si ricore al fontico molto debole e di niuna esistenza per sé solo, onde io col solito della mia riverenza rappresento a Vostra Serenità, che sendo neccessarissima la provigione de grani per quelli habitanti, resolvesse lei, se così stimasse proprio, di tenir ivi continuamente in deposito qualche quantità di miglio per servitio di sudditi medesimi, acciò che in mancanza d’altro alimento restasse proveduto a questo fatto, che io stimo per uno de punti principalissimi, poiché cognosco benissimo li beneffitii che da questo derivano, esperimentati l’anno passato, quando capitò ivi molta quantità del detto miglio, di publica ragione, e perciò quelli popoli chiamano a se la publica vigilanza per il dovuto riflesso, nella consideratione in particolare che non vi è in quella fortezza alcun deposito publico, come altrove sol essere, onde seguendo ciò sarà con rilevante publico servitio e di sommo contento di quelli sudditi.
Riccordo parimente alla Serenità Vostra, che concorendo da tutta Dalmatia in quella città molte creature, le quali poi vengono riposte alla pietà e che per la puoca(?) ricognitione d’utile d’unna donna, che ha obligo particolare quando capitano ivi di trovarli nene et altre donne per alevarli, vengono a patire e pochissimi s’alevano, mentre a questa donna viene corisposto solamente lire dodeci al mese et a caduna delle nene lire tre, senza c’habbiano altro beneffitio, considerino l’Eccellenze Vostre di quanto publico servitio riuscirebbe, se vi fosse applicato qualche rimedio particolare per sostenimento di quelle infelici creature, che per difficienza de drappi e di puoco utile dell’alevatrice la maggior parte ne viene a mancare e perciò le significo riverentemente che nelli arsenali di quella città vi sono diverse robbe, le quali con pochissimo danno del publico servirebbero alli bisogni loro, che io per non tediarle maggiormente rimetto ogni deliberatione al sapientissimo giuditio della Serenità Vostra.
Proveduto che si sia a questi dui particolari, mi conviene rappresentarle ancora che seguendo continuamente spese gravissime nell’aconciamento del molo al porto di quella città, del danaro di publica ragione, che io per quanto ho considerato per solevar il publico da tante spese, notifico all’Eccellenze Vostre che venendo estratti di là molti animali bovini, senza alcun aggravio fosse imposto, che di caduno animale debba corispondersi dall’interessati marcanti soldi quattro al publico e che di questo siano fatte le debite stride d’anno in anno, nella maniera che s’incantano i altri publici datii e che perciò il danaro riscosso di tal ragione, restasse applicato per l’aconciamento sudetto, che così il tutto venirà a seguire con publico vantaggio et a commodo di quelli popoli.
Considero finalmente all’Eccelenze Vostre, che sendo ubligati li Conti di quella città condur seco un cancelliero, il quale ha obligo solamente d’esercitar l’officio civile e perché i utili suoi sono incerti e pochissimi, e non ostante ciò sono ubligati ancora li medesimi cancellieri corrisponder ivi ad una donna ducati dodeci al mese correnti et in oltre nella Camera fiscale ducati doi e mezo pur al mese, e di più ancora ogn’anno ducati otto d’utili estraordinari nella medesima Camera, pur di buona moneta, et in fine devono ricognoscer il coadiutore, che viene a solevarli nelli loro affari, e perciò rispetto al puoco civanzo che li resta, molti de suggetti valorosi si rendono renitenti alla severità medesima, si che per questo effetto l’illustrissimi publici rappresentanti per lo più vengono serviti solamente dal medesimo coadiutore, senza che da questo possa suplirsi a tutti li affari, che sono gravissimi et importanti, onde per decoro delli medesimi publici rappresentanti raccordo riverentemente questo tanto alla Serenità Vostra, perché essa col proprio della sua prudenza, havuta in consideratione ancora la publica reputatione, habbi da rissolver quanto stimasse necessario in questa materia, che io con sincerità a lei rifferisco, e tutti l’altri particolari di sopra espressi in solievo di quelli fedelissimi, verso quali con incensanti fatiche è versata l’opera mia per l’adempimento in tutti i numeri del publico volere. Gratie.