1551 Pietro Pisani
Relazione
1551 Piero Pisani capitano a Zara
AS Venezia, Collegio, Relazioni, busta 61
Relatio viti nobilis Petri Pisani reversi capitanei Jadra
Essendo stato per gratia di Vostra Serenità, Serenissimo principe et illustrissima Signoria, io Piero Pisani Capitano della città sua di Zara mesi XX nel circa [?]. Et [?] sapendo per li santissimi ordeni di quella gli rettori suoi, venuti che sono di regimento, esser obligati ricordar si in voce come in scritti quelle cose che sono et che potrebbeno esser di beneficio delle cose sue, però mi sforcerò anchor io di osservar l’istesso, et benché nel tempo del detto mio regimento mai non habbia mai mancato dar noticia riverentemente a Vostra serenità di tutte le cose da me operate et occorse, nondimeno narrerò brevemente quelle che mi parrano necessarie.
Sempre ho atteso con ogni mio studio a tener in union et pace quella città, nella qual son anime 7.000 in circa et nel borgo circa 800, mostrandomi neutral si a nobeli come a cittadini, ministrandoli giustitia egualmente. Ma sono tra loro di continui odii intrinsichi et grandi. Si come è stato sempre, li cittadini non vogliono ceder a nobeli, né gli nobeli a cittadini, ne i quali è somma povertà, ma molto più ne i nobeli. Della loro fideltà quella sa il perché non gli dirò di ciò altro.
Trovai nel principio del detto mio regimento gran confusion et sette nel castello di quella città, per le quali si prestava poca obedientia et manco riverentia a gli magnifici castellani, di modo che tutti facevano quello gli piaceva, cosa che era di poca segurtà di quel castello, essendovi solamente X provisionati di un sangue, cioè fratei, padri, figlioli, zermani et cognati, alli qual desordeni fui sforzato di preveder, significando per mie, si alla Serenità vostra come a gli eccellentissimi signori capi, che li detti soldati stavano contra li ordeni suoi nella detta fortezza. In risposta delle qual mi fu scritto per Vostra serenità, che io dovesse essequir li ordeni et usar equalità in tutti. Il che feci per mutai di quelli della porta et piazza nel castello et di quelli del castello parenti alla porta et piazza, mettendo in esso castello boni ordeni, tal che hora si trova assai meglio regolato di quello che era per l’inanzi; oltra di ciò ho fatto che li soldati, che non dormivano la notta in castello per la maggior parte, al presente gli dormano tutti. Si stava con le porte aperte, cosa certo perigliosa, perché a tutti che volevano andar dentro et fuora, era l’andar al suo commando, hor le ho fatte star serrate, vedendo che il castello importa tutta la segurta della città, per esser patron di tutta et per haver tutta la munition della polvere, la qual è misura 60 in circa di grossa et di fina lire [?] 1.200; però ricordo riverentemente a Vostra serenità, che saria ben fatto dar ordine che parte della detta monition si mettesse in altri luoghi sicuri della città, perché al parer mio la non sta ben tutta li, per esser [?] pericolosa; et seria buona cosa dar ordine che la porta del detto castello, che è la porta del soccorso, la qual è de fuor la porta maistra, che è nella città et quella s’adoprasse che saria di mazzor segurta del detto castello, al qual certo si dovrebbe haver l’occhio come a quello che è, come ho sopradetto, patron della città et tenerlo con altro modo di quello che si tiene, che è vergogna a vederlo così rovinato et ridutto a tal che non par castallo, ma hospedal.
La città è ridotta dalla parte da terra in assai bona difesa, ma da la parte da mar si può dir aperta con sette porte marze et da quella parte, salvo nel castello, non se gli fa guardia, ne etiam sul ponton che tanto importa et dalla cittadella fino al castello non si tiene se non una guardia et è un gran pezzo di cortina, che sono passa 614, cosa che molto pericolosa, massime che da quella parte le muraglie sono tanto basse, che con facilità si potria andar dentro, et oltra che sono basse, gli sono attaccate alcune case di conza pelle, talche un homo che alzasse l’altro potria entrar comodamente nella città, per esser massime quella parte come è ditto senza guardia, benché le sentinelle non restano di andar a torno la notte, ma alla muraglia non si può andar per essi [?] horti et casete contigue a quella et sta malissimo. Né più guardie si può metter di quelle che sono in quella città, per li pochi fanti che vi sono, la qual non ne voria haver manco per mia opinione di 60, delli qual si potria deputarne parte alla marina, parte alla cortina di San Francesco et parte sul ponton, et a questo modo la città seria tutta guardata, il che saria ben fatto et di sicurtà, benché il governator Toso [?] Furlan suo fidelissimo, che è stato quasi tutto il mio tempo, et al presente che è Lazarin, il qual però pochi giorni è stato sotto di me, non hanno mai mancato del debito suo in far le loro fattioni, si di giorno, come si notte; il qual Toso [?] Furlan ha havuto a core semper le cose di Vostra serenità da suo vecchio servitor et ha mostrato tanta fede verso lei quanta alcun’altro et è huomo di obedientia et svisceratissimo alle cose di quella, talche per il tempo che l’è stato con me, non posso dir se non gran ben di lui et con verità et etiam de tutti li suoi soldati, et è stato si gratissimo a tutto quella città, che cadaun desiderava che fusse confirmata da Vostra serenità et d’esser da lei abbrazzato.
Quando a quella povera Camera, la quale in vero ha più di spesa che l’intrada da ducati 400, et più et meno secondo che s’affittano li datii. Io al mio giunger in detta città la trovai esser debitrice a diversi salariati et previsionati di buona summa de dinari, et con l’agiuto de Dio et sollicitudine da me usata ho pagato quasi tutti, si che pochi dieno haver dalla detta Camera; et gli ho avanzati da ducati 20 all’anno d’affitto, che si pagava per il magazen de sali et gabella et del fitto di casa del trombeta del magnifico Conte, per haver ridotto detta gabella appresso il palazzo del Capitano nel loco che soleva esser loza, accioché non si possa commetter fraude circa i sali. Oltra di ciò etiam sono sta fatti per noi rettori alcuni ordeni per me per posti, che niuna persona si della città come del contado non possa comprar sali altrove, se non alla dittà gabella, tollendo i bolletini del gabellotto. La ruina di detta Camera sono le spese estraordinarie che si fanno alla giornata in concieri de palazzi, case de cancellieri, cavallieri et provisionati et le spese che non mancano mai, che si fanno a turchi si in viver, come in presenti, le qual certo non si dovrebbeno far se non a quelli che havessero a negociar qualche cosa a beneficio publico, ma per la mala usanza introdotta già molto tempo in far spese a turchi che vengono nella città, per cose sue particolar, ditta Camera è grandemente aggravata, le qual spese de turchi particolari essendo superflue, parmi che deverian esser levate. Et perché nel castello si trovano la mazzor parte paghe da sguazzo, che sono persone inutile, i pareria così come alla giornata quelli mancassero, che si remettessero in luoco suo boni soldati italiani, acciò che in ogni bisogno se ne potesse prevaler di loro, come è sta fatto nelle città et fortezze di Vostra serenità.
Cerca le fabriche nel tempo che son stato in quella città di mesi 20, non ho mancato di sollicitudine, sforzandomi sopra il tutto di spender il danaro suo co’l maggior avantaggio che mi sia sta possibile, attendendo all’utile et beneficio suo, si come son tenuto, senza sparagno di fatica; talche ho fatto lavorar la cortina verso la cittadella et finita fin dove la deve andar et non li manca altro salve che li parapetti. La ditta cortina fatta in mio tempo è di longhezza passa numero 40, d’altezza pie 35, di grossezza pie 25 da basso et in cima pie 19, oltra che ho fatto lavorar dentro in molti lochi che bisognava. Ma sappia Vostra serenità che se gli fosse state modo di metter maggior forza di maistranze, le qual non ho potuto metter per non ne esser, haverei fatto molto maggior lavoro; et per intelligentia di Vostre serenità ho speso nella detta fabrica dal principio del mio regimento fin al mio partir ducati 2.300, come appar in quella Camera per esser passato [?] il tutto per quella, oltra tante robe mandate per la Serenità vostra de li, niente di meno si può dir non esser sta fatto una minima parte, però serà ben fatto che non si manchi di contiuar la fortificatione di quella tanto importante città. Anzi che s’usi in ciò ogni accuratta diligentia et poter, percioché li vorrà a ridurla nella perfettion sua et tempo et spesa grandissima. Si consideri etiam di quanto maggior avantaggio sarà in continuar al presente, rispetto alla quiete che si ha, che Iddio ne conservi, che in tardar et differir in altro tempo. Ho fatto doi mercati de calcine per le ditte fabriche, le qual in essecution della parte sopra ciò presa ho comprate sopra l’incanto et dove si solevano pagar per il passato lire 5 y. [forse soldi] 13 il mozo per il manco, quelle ho havute per lire 5 il mozo roba bonissima, tal che si ha avanzato assai per haverle havute al ditto pretio de lire 5. Etiam saria buono continuar a condur al presente delle calcine pagate, che è buona summa, accioché li patroni di quelle per povertà loro non le vendessero, perché poi Vostra serenità ne patiria grandemente saria, etiam Dio, buona cosa che s’accordassero per mandar in ditta città sei over otto spezzamonti da Bressa, over de quelli da Curzola, li quali fariano frutto grandissimo, che seria in cavar la fossa del ponton et accommodarsi delle piere a quella fabrica, la qual ne haverà bisogni nell’avenire. Quanto alli turchi confinanti, anchora che sia gente di natura inclinata a far se non danni et prede, niente di manco con l’aiuto de Dio si ha vicinato al mio tempo meglio che mai si facesse, talche non si ha perso alcuna cosa per la diligentia et valor delli magnifici Proveditori Contarini et Marcello; il qual Marcello, con l’assidua sua cura, ha ridutto la cavallaria in tanto buon termene quanto mai la sia stata, tal che in ogni occasione la Serenità vostra se ne potrà semper di lui pervaler molto bene, perché è homo di valore.
Per non mancar del debito mio ho voluto andar per tutto il contado et territorio della ditta città di Zara, qual in vero è bellissimo paese, ma desertato di gente; et se quello fosse habitato, come potria esser, renderia gran frutto et utile per li beni terreni che sono in detto territorio; et fra li altri luochi, che fui son stato a Nove gradi, nella qual fortezza si trova esser Castellan il magnifico messer Zuan battista Breani et per Capitano Zuan Antonio Bon, li qual in vero non mancano d’ogni suo debito officio et meritano sommamente esser laudati. Sopra ciò ricordo alla Serenità vostra che alli 60 fanti devrian esser nella compagnia del governator in Zara, se ne aggiongessero etiam 20 che seriano in tutto 80, con ordine ch’el magnifico Capitano di Zara commettesse al ditto governador mandasse li ditti 20 fanti a cambiar di mese in mese di Camera con un capo di squadra nella ditta fortezza di Nove gradi, come si cambia nella altre fortezze, et levar via quelli che vi serveno al presente et quelli che volessero servir fossero remessi nella compagnia del detto Governator, il che saria con minor spesa quanto al Capitano et di maggior securtà; et li soldati anderiano provisti, stariano meglio et non patiriano, come patiscono, talche si potria veder nelli pagamenti tutti gli homeni che al modo che stano non si pol veder, non dico però che Capitano Zuan Antonio Bon, che serve in quella fortezza, manchi del debito suo, anci dubito, che compito che l’haverà il suo tempo non si troverà chi voglia il carrico, si per la asperità del loco, come per il patir grande che fano, qual Capitano ha fatto assai et fa mantenendo, come el mantiene quelli soldati in quel loco et mal pagati per esser li pagamenti da Venetia molto longhi; alla qual fortezza si devria, per vedersi che l’havesse vettovaglia per il viver loro et del rispetto et monition, si come dieno haver le fortezze, ma non gli è da viver pur per un giorno et talvolta li soldati non si trovano da mangiar per meggio di […] questo modo non si pol chiamar fortezza, però se presto non se gli prevederà con mettergli monition et vettovaglie, Dio voglia che non gli segua qualche disturbo. Quella fortezza per giudicio mio è di non poca importantia et cosideratione, et havendola veduta insieme con li suoi fidelissimi messer Michiel da San Michiel et il Governator Toso [?] Furlan trovasseno che l’ha di bisogno gli siano fatti alcuni fianchi verso terra, perché quella parte potrebbe esser più offesa che alcun’altra della detta fortezza, si come di ciò dinotai alla Serenità vostra per mie de oltre zugno prossimo passato.
Son stato medesimamente nella terra di Nona et gli aricordo che quel loco, per il sito nel qual è, si pol chiamar le porte della città di Zara, però mi par che seria bene a redurla in qualche fortificatine et far gran cavedal di quella, si per il sito, porti et altre cause, come per esser propinqua a due isole, che sono Arbe et Pago, le qual importano assai a Vostra serenità et più tosto che tenerla come la si tiene al presente, vorrei che la si spianasse del tutto. Questo è quanto mi par che sia necessario a farne memoria per intelligentia della Serenità vostra, secondo l’obligo mio, accioché in ogni tempo pari che non habbia [?] mancato mai del debito a beneficio delle cose sue, sicome è stato sempre costume delli progenitori miei, la qual in quelle cose che gli parerà esser bisogno, con la prudentia sua sapientissima prevederà mettendole in quella consideratione che gli parerà. Alla bona gratia della qual reverentemente mi raccomando.