9 ottobre 1587 Luca Falier
Relazione
Relazione di Luca Falier ritornato da Conte da Sebenico
9 ottobre 1587
[ASV, Collegio, Relazioni, b. 71]
Si come, Serenissimo Principe illustrissimi et eccellentissimi signori, questa sua eccelsa et felice Republica di Venezia ha similitudine et convenientia in quasi tutte le sue parti con quella di Roma, che fu dominatrice del mondo, così è conforme nella prudente et ben instituta legge, ch’essi anco haveano delli rettori, ch’al ritorno dalli reggimenti delle città et lochi dove saranno stati, debbono far relatione alla Serenità Vostra di quelle cose che le pareranno degne della sua notitia et di consigliar et ricordare per beneffitio del suo stato. Per la qual cosa ritornado io hora dal governo di Sebenico, città di molta importantia et consideratione, essendo posta a confini de Turchi, con li qualise ben si ha pace, si vive nondimeno in continui travagli et disturbi, come è ben noto alla Serenità Vostra, dove son stato questi doi anni, dovendo per esecution(?) di detta legge, far essa relatione et oltra quello ch’ella da me ha sentito con la viva voce, presentarla in scrittura, mi sforzarò di esser più facile et breve che sarà possibile, onde ommettendo molte cose che sogliono più presto generar noia et tedia, ch’apportar alcun beneffitio.
Descenderò a quei particolari et parti di sostantia solamente che giudicarò convenirsi alla sua cognitione et prima trattarò del territorio et distretto, poi della città et in fine di quello che mi parerà di raccordare per servitio delle cose sue.
Il territorio adonque di Sebenico ha per confini da Levante quello di Traù, da Ponente quello di Zara, da mezo dì il mare et da Bora li loghi del Signor Turco e longo miglia trentasei, cominciando da Dogosniza prima villa posta alla parte di Levante et discorrendo longo la marina fino Slosella, ultimo loco di esso territorio verso Ponente, è largo dalla città et dal canale di Scardona in la per ugual spacio di miglia otto in circa, dal canal di Scardona in qua veramente è più stretto et fin a Slosella si va tuttavia maggiormente assottigliando, imperoché quivi si ristringe tanto che non eccede dusento passi fino al ocnfino de Turchi di Dazlina et Rachitniza, lochi vicinissimi a detta villa di Slosella, et altri che sono in quei contorni, ch’essistono pur nel contado di Sebenico, nella prossima passata guerra rimasero in poter di essi Turchi, il qual territorio non è né fruttifero molto, né rende molta entrada, ma sterile et di poco frutto, si per esser in molte parti sassoso, montuoso et inculto, come perché nelle parti remote et estreme di confini non si può lavorar sicuramente, per causa dell’invasion et insulti de Martellossi et ladri Turcheschi, dalle man de quali difficilmente potrian salvarsi, per la distantia de nostri lochi da potersi ridure et guarentarsi.
Rogosniza. La prima villa di detto territorio dalla parte di Levante, discosta dalla città miglia 18, é Ragosniza, la quale è posta sopra un scoglietto in mare di picciol circuitoet ha li suoi cortivi et ridutti, dove tengono li animali, in terra ferma, dalla qual’é diviso da un breve et picciol traghetto di doi tirri di mano in circa. Sono fogi [fuochi] 26, anime 162 et fra esse da fatti numero 47.
Cavocesta. Seguita poi Cavocesta discosta da Ragosniza miglia sei, questa è una villa posta in una ponta di terra ferma che circondata dal mare da tutte le parti è quasi come un scoglio, benché dalla detta parte di terra ferma non sia totalmente bagnata, dove è serrata da un muro che l’assicura dall’incursion di nemici, con la sua porta et ponte da uscir in terra ferma. Fa fogi 55, anime 305 da fatti 54.
Crapano. Da Cavocesta a Crapano son miglia sei, il qual Crapano è ancor esso posto sopra un scoglio di circuito d’un miglio e mezo in circa, discosto da terra ferma per poco più di mezo miglio, dove hanno li ridutti et cortivi delli suoi animali, alli quali tra essi fanno la notte la guradia per assicurarli da Martellossi et altri ladri. Sono fogi 88, anime 527 da fatti 128. Tutte tre queste ville, che sono di la dalla città dalla parte verso Levante, hanno le sue possessioni et terreni in terra ferma, dove il territorio è largo per ugual spacio di otto miglia in circa fino al confino de Turchi, come di sopra si disse.
Vodizze. Dalla banda di qua verso Ponenete sono le sottoscritte ville.
Vodizze, lontana dalla città miglia cinque, che fa fogi 44, anime 266 da fatti 59, è villa posta alla marina, circondata dalla parte di terra con un muro di masiera et vi è una buona et bella torre delli Giustiniani, cittadini di Sebenico, dove quelli della villa la notte fanno la guardia. Quivi alla riva del mare sorge un’acqua dolce, così abondantemente in gran copia, che oltra il bisogno delli habitatori di detta villa et altri loghi del territorio et delle galee, ch’ivi vanno a farne, serve anco per uso di tutta la città, che n’é priva, come più a basso particolarmente si trattarà per esser cosa molto importante.
Trebocconi. Venendo in qua pur tuttavia verso POnenete, discosto dalle Vodizze un miglio, seguita la villa di Tribocconi, posta ancor essa in una ponta, che da tutte le parti è quasi circondata dal mare et quel poco spacio di terra ferma, è serrato da un muro et fosso per il quale entra l’acqua del mare, se ben in pochissimo fondi dalla qual villa per un ponte di legno sopra esso fosso s’esce in terra ferma, fa fogi 25, anime 144, da fatti 27.
Stretto. Continuando il camino longo la riva di terra ferma, lontan da Tribocconi per miglia cinque in circa, segue la villa del Stretto, la qual se ben è posta nell’isola del Morter, non di meno per esser situata appresso terra ferma dalla quale è divisa solamente da un stretto canale di passa 15 in circa, con si poco fondi che si può passar facilmente a guazzo, che quando è scemo il mare, l’acqua non arriva n’anco al petto del homo et li animali di quel loco, che pascolano in terra ferma lo passsano ordinariamente a noto senza adoprar barche né altro traghetto, et perchè li habitatori di quella hanno li suoi terreni et pascolano li animali in terra ferma è posta nel numero delle altre che si trovano in terraferma, fa foghi 78, anime 370, da fatti 82.
Slosella. Dal stretto a Slosella sono miglia sei, fa foghi 27, anime 177 da fatti 40. È circondata di muro dalla parte di terra ferma et si sporge in mare come un molo, in capo del muro ha doi fianchi fatti in masiera, ma così mal sicuri et con si poco fondi che si può entrar a guazzo nella villa, la qual è l’ultima di detto territorio di Sebenico, venendo verso quello di Zara, fra li quali però per spacio di miglia otto in circa, arriva fino alla marina il territorio Turchesco, benché senza loco over ridutto alcuno habitato.
Verpoglie. Li sopradetti sono i lochi che ha la Serenità Vostra nel contado di Sebenico in terra ferma, ma tutti posti alla marina, che però nella passata guerra si sono diffesi et preservati dalle man di nemici, come farà sempre ogni loco che sia posto al mare, per ogni poca di diffesa che habbia, per il soccorso che gli può esser dato da quella parte. Et fra terra la Serenità Vostra in detto ocntado non ha altro che il loco et castello di Varpoglie, discosto dalla città da dieci miglia in circa, il quale così come in tempo di guerra per esser mal sicuro et debole et che non si potria diffender dalli nemici, che all’hora sariano con grosse forze in campagna, giudico che saria bene a spianarlo più presto che venir in poter loro, come fu fatto la prossima passata guerra, così stimo che sia utilissimo il conservarlo in tempo di pace, perché non pur assicura il campo di sopra, il qual s’estende per doi buoni miglia di là dal detto loco di Varpoglie fino al confino de Turchi, dall’incursioni et infestationi di Martellossi et ladri, ma in tanto diffende quello di sotto, guarda li lavoratori della villa di Crapano et in parte assicura quelli di Cavocesta et di Rogosnizza, che se non fusse questa guardia et questo ridutto poco sicuramente si potria lavorar et restaria quasi inculta la maggior parte del territorio. Fa fogi 37, anime 205 da fatti 60 parte habitatori antichi et naturali di detto loco et parte Morlacchi sudditti Turcheschi venutivi per inanzi alla devotione; non ve ne mancariano de simili se si volessero ricever, ma essendo sudditti Turchesci et persone tutte di mal affare che non attendono se non alla rapina et far danno et robbar alli detti Turchi, generando mille disturbi et richiami a quei confini, ho stimato che sia servitio di Vostra Serenità a non recettarli et se ben de nostri né dalla città né d’altri lochi del territorio non si trova chi vi voglia andar a stare, per haver da adoperarsi in parti più comode et sicure, et se per li rettori non vi si confina et relega qualche delinquente, pochi anzi nessun altro vi si sol conferir ad habitare. È posto sopra un colle più eminente delli altri circonvicini circondato da una muraglia di 36 passa in circa fabricata parte in calcina et parte a secco, alta passa doi, con una torresella in mezo dove sta il castellano et i soldati a piedi a far la guardia, con le stalle, over ridutti per la cavalleria, et la cisterna; furi dalla muraglia sono la case degli habitatori et poi un circuito di masiera che circonda dette case, ma ognicosa debole et poco sicura, senza fianchi et senza parapetto, alla custodia del qual loco si mandano alternativamente del corpo della militia di quella città quattro soldati Italiani per volta et una compagnia di cavalli, che si muta di settimana in settimana, oltra l’castellano il qual presente è messer Zuane Boldù cittadin di questa città, che già molto tempo la serve in detto carico con molta fede et prontezza et con vivi effetti; sotto la disciplina et vestigie del quale s’allena un suo figlio d’età d’anni 25, che presta bonissimo servitio, del quale si può sperar e promettersi ogni buona et honorata riuscita.
Oltra le ville et lochi del territorio di terra ferma, per me di sopra dechiariti, sono anche nel distretto di Sebenico alcuni buoni isolotti et scogli, delli quali farò qui sotto particolar descrittione.
Morter. Prima vi è l’isola over scoglio del Morter, famosi per il vin dolce ch’egli produce, circonda intorno a quindeci miglia, sono in esso quattro ville, la prima del Stretto, posta però nel numero di quelle di terra ferma, come ho narrato di sopra, che fa fogi 78, anime 370 da fatti 82. La seconda villa grande foghi 80, anime 440 da fatti 79. La terza Betina foghi 35, anime 205 da fatti 33. La quarta Iesera(?) foghi 38, anime 195 da fatti 43. Fa adonque tutto il Morter foghi 231, anime 1.210 da fatti 207. Tutti li quali habitatori si mantengono con li terreni che lavorano del detto scoglio, che sono e molti e boni, e con altri terreni che lavorano in terra ferma, massime quelli del stretto e con qualche poco di pescaggione, ma poca.
Provicchio.
Caprie. Ci è anco un poco più a largo un picciol scoglio detto caprie, dove sono solamente sei foghi con anime 58 da fatti 22.
Azuri. E in fine si trova l’isola over scoglio delli Azuri, di circuito di miglia dieci, che si allontana dalla città per spacio di miglia dodeci verso mezo giorno, la cui villa fa foghi 42, anime 201 da fatti 32. Tutto il qual loco è dirretto dominio della Serenità Vostra, del quale quelli habitatori pagano in parte il terratico et herbatico et parte rispondeno il quinto, che fa un datio che s’affitta intorno a ducati cento all’anno, et le case fabricatevi da particolari alla marina, rispondono medesmamente per quel fondi certa regalia al rettore, benché di poca importanza; qui si pescano et insalano le sardelle et sgombri, che già si solevano prender in molta copia, ma da tre anni in qua non si ha pescato quasi quantità alcuna, onde è avvenuto che il datio della nova imposta de pesci salati, non si sia venduto, se non a pochissimo precio o che non si habbi trovato chi l’habbi voluto tuore.
La città. Ho detto del territorio in terra ferma et in mare, venirò hora alla narrativa della città, in mezo a ponto del territorio di terraferma, tra Crapano et le Vodizze, per il qual spaci odi cinque miglia per loco. Siede la città di Sebenico alla quale s’entra dalla banda del mare per un canale alla bocha del quale è fondata la fortezza di San Nicolò, largo passa 20 in circa et longo più d’un buon milgio, il quale aprendosi alle torrette forma un golfo longo miglia sei et largo manco d’un miglio, che fa anco il posto dove per mezo il detto canale è situata la stessa città, che dalla marina va ascendendo in colina, fino al castello posto in cima di quella, per spacio di mezo miglio. Circondano le mura di detta città un miglio, poco più fuora delle quali vi è un bel borgo alla marina et un poco più in la, che si può comprender in esso borgo, una villa detta le Cernizze, et furoi della porta di terra ferma un altro borgo chiamato delli Horti. Nella città sono fogi 1.131, anime 5.013 da fatti 1.145. Borgo alla marina foghi 199, anime 907 da fatti 92. Nelle Cernizze foghi 34, anime 183 da fatti 32, che in tutto sono foghi 1.426, anime 6.440 da fatti 1.524. Talmente che in tutta la città et territorio di Sebenico sono fogi 2.142, anime 10.508 da fatti 2.403. La qual città ha tutte le comodità che sono necessarie al viver humano, patisce d’una cosa sola, che non ha dentro di essa alcuna acqua viva, ma solamente cisterne per le case de particolari et alcune del publico, che però non sono bastanti a supplir il bisogno di detta città, ma se ne provede et fornsce barche per via di mare alle Vodizze, ove di sopra quando parlai di quel loco dissi di detta acqua, che però è molto necessario che sia conservata per la diffesa et sicurtà particolarmente della città, alla quale cessando quella veniria a restar priva di detto necessario alimento, senza’l quale non si potria mantenire.
Per la strettezza et sterilità il territorio non raccoglie questa città entrada che sia a bastanza per il viver suo, imperoche di biave non produce n’anco per tre mesi et di vino non ha per tutto l’anno, ma solamente per otto over nove mesi in circa, per il resto vien condutto di Sottovento et la biava vien portata di Turchia, del qual paese oltra il grano vien condutta tanta quantità di altre vettovaglie et mercantia, animali grossi et menuti, formanti(?), lane, pegole et altre molte cose che partorisce in essa città un gran traffico et comercio di mercantia, con notabil benefitio anzi co’l nervo et fondamento de datii di Vostra Serenità de quali anco l’Amandaro Turco cava grossa summa di denaro et abondantia di biave continua et d’altre vettovaglie che d’esse parti si conducono talmente che quando i passi sono aperti, sempre in detta città di Sebenico si viene con più abondantia et a miglior mercato che in qualunque altro loco che sia della Provincia di Dalmatia, onde importa assai che si procuri con ogmi studio et diligentia di ben vicinar con Turchi et che non seguano scandali et disturbi, et quelli che seguono attender a sopire et terminare co quiete et ovviar alli danni et infestation di Uscocchi, li quali ben spesso imboscatisi a i confini di detto territorio, assaltano o nel venir o nel ritorno et fanno captivi li sudditi Turcheschi, che conducono vettovaglie et mercantia alla detta città, con notabil incommodo et maleffitio di essa.
Qui saria il loco da refferire la qualità delli habitatori di detta città, nobili, cittadini et populari, tra quali non mancano honorati et valorosi soggetti in ogni professione di lettere, armi et altre arti, di privilegii d’essa città, del consiglio, delli offici et del governo civile di quella et altre simil circostantie, ma essendo cose che sono benissimo note a Vostra Serenità et che hora non occorre molto di star a raccontare, studiando quanto più posso alla brevità le ommetterò; dirò solamente questo, che regnando anco qui come fa in tutte le città di quella Provincia quel’antico odio et discordia, naturale ch’è tanto radicata tra nobeli et cittadini, tra li quali sotto di me medesmamente non sono mancate occasioni di dispareri et disturbi, nelle quali però ho havuto così buona sorte che non sono passati più inanzi, ma sono del tutto restati sopiti, nè la Serenità Vostra per simil causa è stata travagliata né molestata da ambascerie che siano venute per tal effetto, tutti non dimeno ugualmente sono così fedeli et devoti et pronti ad esponer la facultà et la vita pre servitio della Serenità Vostra, ch’io mi rendo sicuro che non si possa trovar maggior fede et devotione in qual si voglia città et populo del suo felice Stato.
La città dalla banda di terraferma non è molto forte per haver muraglia vecchia et debole, senza alcun fianco over baloardo, et castello antico, né altra fortezza contiene in se se non quella che la natura per sito gli ha concesso, è vero che da quella parte non corre molto pericolo, rispetto che essendo però sicura da batteria di mano et non dovendosi prender senza artellaria, per la difficultà et impedimento che si ha di condurvela sotto per terra, per causa delli cattivi passi et montagne alpestri, che s’haveriano da passare, et longo viaggio che s’haveria da fare, non havendo Turchi nelli lochi circonvicini alucn pezzo da conto et perché non vi si può l’innimici accampar attorno sicuramente, né trincerarvisi per esser tutto masso et sasso vivo, par che non si habbia a temer molto da essa parte di testa, (fortezza di San Nicolò) ma la fortezza et sicurtà sua principale è la fortezza di San Nicolò, fabricata alla ponta del canale, per il quale dalla banda di mare, dove corre il suo pericolo, s’entra alla detta città, come dissi di sopra, fortezza veramente molto stimata et forte et di sicurtà grande, nella quale oltra l’altra monition necessaria come il bisogno suo richiede, ha la Serenità Vostra li sottoscritti trentadoi pezzi d’artellaria, forniti di tutte le loro circonstantie, si che per hora non occorre intorno ad essi renovar cosa alcuna, come mi ha affermato il capo de Bombardieri di detta fortezza:
canoni da cinquanta pezzi numero 6
canoncini da vinti numero 6
sacri da dodese numero 6
falconetti da sie numero 6
periera da cento cinquanta numero 2
periere da quaranta numero 1
colombrine da quaranta numero 2
moschetti da uno numero 3
[totale] numero 32
Alla custodia della qual fortezza manda la Serenità Vostra di doi in doi anni per castellano un suo nobele elletto dal Maggior Consiglio, che non se ne parte mai et un capitano con quaranta soldati italiani et otto bombardieri.
Al mio tempo sono stati castellani prima il magnifico signor Zacharia Soranzo del clarisismo signor Marco, et hora è il magnifico signor Simon Capello, gentil huomini tutti doi che hanno governato con molta prudentia et destrazza et che hanno havuto bonissima intelligenza con li suoi capitani et hanno dato satisfattion grande alli soldati, che così come meritano d’esser commandati così non ho voluto mancar di farne relatione alla Serenità Vostra.
Capitani li stradioti Muntio Singlitico et Pompilio Massimi da San Lupidio, che anco al presente vi si attrova, di molta fede et prontezza l’uno et l’altro verso la Serenità Vostra, che hanno sempre mantenuto quel presidio di boni fanti Italiani et li hanno prestato sano(?) servitio.
Presidio et custodia della città posta dal Principe. Tornando alla città trattarò del presidio ed custodia di essa. Primieramente la S erenità Vostra vi tien un presidio di cinquanta cinque fanti Italiani, con un governator et doi capitani, il governator alla piazza con vinticinque, un capitano in castello et un altro alla porta di terra ferma con quindeci per cadauno.
Governator mentre io mi son trovato a quel reggimento è stato prima il colonello Piero Conte Gabutio et dopo il magnifico D. [domino?] Vincentio Marioni d’Angubio, il Gabutio dall’esser di quella natura impoi ch’io rappresentai alla Serenità Vostra et di quell’accidente che occorse per il quale ella si rissolse di farlo venir in questa(?), l’ho conosciuto per persona di molto valore et intelligentissimo del carico suo, et tanto pronto in tutte l’occasioni che si sono appresentate di adoperar il spirito et il corpo suo che non si potria facilmente trovar un più pronto, più ardito et più efficace di lui, talmente che volendo io creder che per questo(?) avvertimento egli debba haver lasciato simil pensiero et spogliatosi di quei affetti, mi persuado che in ogni carico che la Serenità Vostra gli commettesse, ne riceveria perfetto servitio.
Il signor Vincentio Marioni, veramente oltra la cognition delle cose militari et della guerra appartenente al carico suo è gentil homo, cos’ honorato et degno et dotato di così nobil spirito et creanza, che facilmente non si potria trovar chi in ciò lo superasse, è generoso et splendido molto, et fa molta spesa in tratener nella sua compagnia et in casa appresso di se diversi soldati, che hanno havuto grado d’officiale, si che il soldo ch’egli ha dalla Serenità Vostra son sicurissimo che non supplisce a gran longa alla spesa che Sua Signoria(?) fa, ma spende del suo grossamente, si fa ben volere da tutt ala città et è amatissimo da tutti gl’ordini delle persone, intento sempre che succede qualche rissa, over custione(?) et ingiurie che potriano generar et partorir inconveniente a interponersi tra le parti et trattar la pace,et ha acquietato non poche differentie che haveriano del certo partorito scandolo assai, in somma le presta così honorato servitio che merita esser abbracciato et largamente riconosciuto dalla sua munificenza.
Li capitani sono stati alla porta di terra ferma il stradiotto Francesco Trevisi qual finì la vita sua in detto carico, a cui successe il capitan Anzolo Giordano et in castello il stradiotto Hierolamo Bonpensieri, da quali tutti la Serenità Vostra ha ricevuto certo et recente buono et fruttuoso servitio.
Vi sono anco cinque bombardieri salariati dalla Serenità Vostra, quattro nella città et uno in castello, con una scola di bombardieri, instituita già dall’eccellentissimo signor Marchio Michiel, capitano general da mar, che poi per scansation della spesa de palii et polvere fu interlasciata, onde li scolari non s’essercitano più con malefficio publico, al che giudico che si debba far provisione come raccordarò più abasso, quando trattarò di consigliar quelle cose che stimarò richieder il servitio della Serenità Vostra, et vi ha la sottoscritta artellaria sopra la muraglia della città, pezzi vinticinque et in castello quatordese, come più particolarmente nella sottoscritta nota si contiene.
Nella città:
doi periere da quarantacinque, una co’l letto et rode et l’altra senza
doi canoni da vinti senza letti et senza rode
una colobrina da quatrodese co’l letto vecchio et similmente le rode, che però ha bisogno d’esser rinovata
tre sagri da dodese, doi senza letti et senza rode et uno co’l letto et rode
cinque aspedi da dodeci, doi forniti et tre non, ma li mancano letti, vide et rode
un pezzo da diese senza letto e senza rode
cinque falconetti da sei, doi con letti et rode vecchie et tre senza
tre falconetti da tre, disforniti di letti, vide et rode, però saria bene che la Serenità Vostra facesse fornir et rinovar la detta artellaria di quello che le manca et di più provederli di nassi 50, doi per cadauna sorte, laze da inhastar, casse et scovoli numero 20 et 50, passa di tarozzo vecchio per far bottoni per la detta artellaria, accioche in occasion de bisogno se ne possa valer prontamente.
In castello:
doi sacri da dodese, uno fornito con letto et rode, l’altro senza
doi aspedi da dodese, un fornito l’altro non
doi pezzi da nove forniti tutti doi
tre falconi da sie senza letti et senza rode
doi falconetti da tre, un fornito l’altro non
un falconetto da zogo senza letto et senza rode
doi moschetti da braga forniti, però hanno bisogno d’esser preparati et provisti di quello che li manca et per essa artellaria mandar nassi vintiquattro, doi per sorte, et lanze diese, per inhastar cazze et scovoli come di sopra.
Appresso la detta artellaria et monition che si trova in castello per uso di quella, ha la Serenità Vostra un’altro magazeno de munitione, posto in palazzo in poter d’un sopramassaro da lei elletto, nel quale oltra l’altre cose si attrova un conveniente numero d’arme et armature, et perché in breve tempo le dette arme et armature vengono consumate, come la Signoria Vostra sa, dal rugine, si che in pochi anni si renderiano del tutto inutili et bisognaria rinovarle, con molta sua spesa, io ho provisto in questo modo che nel tempo del mio reggimento ho fatto rimetter in una diu quelle compagnie di fantaria un armarolo, qual con quel stipendio ha tenuto nette et forbite le dette armeet armature, acconciando le guaste, si che pareno tutte nove, se sarà continuato a far il medesimo si conservaranno longo tempo con molto beneffitio et commodo della Serenità Vostra.
Guardia delli habitatori della città. Oltra il presidio della fantaria che la Serenità Vostra mantiene alla custodia di detta città, il quale fa la guardia in piazza, in castello et alla porta di terra ferma, quelli della città la custodiscono sopra la muraglia et altre parti, in così fatta maniera che non è farsi alcun altro loco, ch’in ciò l’avanzi, imperoche tutti li habitanti della città predetta nobili, cittadini et populari, sono obligati far le dette guardie, delle quali tien libro et nota particolare l’armiraglio nobile elletto dal consiglio et la copia è tenuta da un scontro cittadino elletto dal rettore, del qual numero si commandano a rodolo ogni mese quarantasei guardiani, che sono tenuti di andar in persona o metter un’altro idoneo et sufficiente in loco suo, a far li sottoscritti corpi di guardia.
Sopra la muraglia si fanno sei corpi di guardia di quattro persone per cadaun corpo.
Nella città si fanno doi corpi, uno in piazza di sedici guardiani, separato da quello della compagnia del signor governatore, l’altro di sei appresso la porta di terra ferma.
Il rettore fa ellettione ogni mese di doi capi che si chiamano di notte, un nobile, l’altro cittadino, questi hanno carico con le persone loro et con li guardiani di piazza andar in ronda ciascun hora della notte, visitando tutte le sopradette scintinelle et corpi di guardia et oltra di ciò andar cadaun hora scorrendo per tutta la città per ovviar che non seguano latrocinii, incendii, homicidii, questioni et altre simil cose, et riconoscer ciascuno che trovano onde aviene che per così diligente custodia, succedono pochi inconvenienti, massime la notte in detta città rispetto alli altri lochi.
Nel borgo della marina anco vien posto un altro capitano nobile, elletto dal consiglio, che con dieci homeni di quelli del borgo predetto fa doi corpi di guardia la notte, uno sotto il palazzo del clarissimo Conte, l’altro in capo del borgo, con carico di custodir et guardar esso borgo, et invigilar come di sopra, et che con le barche non s’estrazino le vettovaglie et mercantie per contrabando.
Nel borgo delli Horti vien elletto dal rettore un altro capitano, medesmamente nobile, al quale sono sottoposti li guardiani di detti horti al numero di sei per notte, che custodisce et invigila nel modo sopradetto.
Cavallaria deputata alla custodia di Sebenico. Ho detto del presidio che tiene la Serenità Vostra in detta città et della guardia che fanno li habitatori di quella, seegue hora il numero della cavallaria ch’ella ha deputata et mantiene a quella custodia, che sono l’infrascritti.
Il magnifico domino(?) Nicolò Vlami Governator con cavalli in tutto numero 3
Stradiotti:
Capitan Iodaro Clada numero 11
Capitan Dimitri Vagali numero 11
Capitan Zorzo Dara numero 11
Crovati:
Capitan Zuane Rados numero 9
Capitan Lodovico Celio numero 9
Lanza spezzate numero 5
Che sono in tutto numero 59
Il qual magnifico Governator Vlami così come in tutto il tempo del mio reggimento ha(?) prestato quel servitio che si deve ricever da persona così valorosa et esperimentata come è lui, che certo in tutte l’occasioni non ha mancato di adoperarsi con quella prudentia et valore che si possa desiderar maggiore, con notabil servitio delle cose di Vostra Serenità, così non ho voluto restar di raccordarglielo riverentemente et farle fede ch’egli è molto degno della buona grati et ricognition sua.
Li capitani medesmamente tutti pieni di molta fede et valore, le hanno prestato et prestano ogni debito et honorato servitio fra’l numero de quali n’è il Capitan Zuane Rados, temuto et stimato molto da Turchi.
Cernide della città et territorio. L’eccellentissimo signor Marchio Michiel b.m. [buona memoria] che fu Capitano general da mare, instituì in quella città di Dalmatia molti buoni et utili ordini et provisioni, fra l’altre a Sebenico ordinò le cernide delle genti da fattione di detta città et territorio, le quali per la sopraveniente guerra essendo state iterlasciate, sono dapoi in tempo di pace dalli clarissimi rettori state rinovate; s’attrovano adonque descritti in queste cernide della città, di borghi et delle Cernizze, che fanno tutti un corpo unito persone numero 395 divise in nove compagnie sotto nove capi, che si chiamano Harambassà, oltra un altro numero corrispondente delle ville del territorio, assignati ad altri capi et Harambassà. A tutti questi è preposto un nobile della città, elletto per privilegio et antica osservanza del consiglio di quella, chiamato il capo del contado, che in tempo del mio reggimento hanno prestato ottimo servizio et in particolare il stradiotto Simon Dobroevich, provisionato anco della Serenità Vostra, dal quale può promettersi l’istesso in ogni altro carico. A questo sono sottoposte tutte le genti a piedi, così delle cernide come di altra sorte che si spediscono per servitio publico in ogni fattione che ocorre. Il modo è questo.
Guradiani del territorio. Mantien la Serenità Vostra per custodia del territorio sette mani di gurdia con doi guardiani per una, che di giorno continuamente fanno la guardia in cima dell’infrascritti monti.
Sopra il monte di Popegl doi
Sopra il monte Conoba doi
Sopra monte di Mezo doi
Sopra monte Mare(?) doi
Sopra monte Orice doi
Sopra monte Saima doi
Sopra monte Cresine doi
a ducati 24 per cadauno all’anno, che sono in tutto ducati 336.
Questi scopreno le genti cadauno per i lochi suoi, che entrano in detto territorio, come li par che siano nemici o gente di mal fare, gettano le frasche et sparano una codetta a questo segno si tocha trombetta et da subito all’armi immediate il rettore manda fuori la cavallaria et capitano del contado, con quel numero di dette cernide che li par richieder il bisogno et se non bastano si fa compartito(?) a suon di trombetta ad ogn’altra sorte di persone che sia da fatti, che vada fuori con le sue armi et a questo modo è preservato et diffeso il territorio dall’invasion et incursion de turchi, Martellosi, Uscocchi et altri simili accidenti, benché non si può tanto ovviare che alle volte non succedano di danni et di disturbi li sopradetti Harambassà per detto carico non hanno però alcun salario, né altro beneffitio, se non che sono esenti dal far le guardie et altre fattioni della città, li soldati non hanno premio né altra ricognitione, se non che quando sono compartiti(?), se stano fuori più d’un giorno, se li provede del vivere, et perché si espongono a molto pericolo è necessario che siano ben armati, però è stata utilissima et fruttuosissima deliberazione quella della Serenità Vostra di mandar , come ha fatto, li dusento archobusi da roda, che nel principio del mio reggimento io le ricercai per dispensar a dette cernide, li quali son ostati dispensati onde hora si può star sicuri che non s’habbia a ricever offesa, dove che prima da alcuni pochi in fuora che pur haveano arcobusi per non haver altre armi che certe lanzette, over partesanette di poca anzi niuna consideratione, si correva grandissimo risico et pericolo di non incorrer in qualche grave et importante inconveniente.
Natura delle genti. Sono quelle genti, parlo di quelle delle ville del territorio et della città, anco che frequentano la campagna, dedite a furti et a latrocinii di sudditti Turcheschi et anco sono affettionati et li piace la conversation di Uscocchi et non mancano volta per volta querele et richiami de Turchi de danni commessi da nostri a detti sudditti Turcheschi et d’intelligentia et partecipatione con detti Uscocchi, di maniera ch’io stimo che sia maggiore il danno che vien inferito da nostri a Turchi, che da Turchi a noi. La giustitia non manca d’inquisir, proceder et castigar li detti ladri, ma non è possibile venir in cognitione né haver tutti nelle mani, perché quei reggimenti di Dalmatia non hanno corte da far simil exoni(?) dandosene il carico alli capitani della cavallaria o altri capitani et stipendiati dalla Serenità Vostra, non si fa cosa alcuna perché se ne vergognano, dicendo che non è officio loro, onde ritornano sempre con qualche sensa et se non va il rettore in persona mai per mano di quei succederà alcuna simil exone(?) et al rettore non sta bene né si convien alla dignità sua che s’adoperi in tal materia et esponer la vita sua a risico et pericolo tale, onde essendo pochi quelli che si pono haver nelle mani, pochi sono quelli che vengono castigati essendo mente fondata in somma prudentia alla Serenità Vostra, che ne siano puniti più presto pochi, che s’habbiano nelle forze, che molti per via di bando, per quei rispetti che si devono haver in consideratione. Tutta via io non son restato in alcuni casi manifesti a Turchi di proceder anco a bando contra li delinquenti con questa conditione che se veniranno a presentarsi per andar a servir al remo solo de galee di Vostra Serenità, per qualche tempo restino liberi dal detto bando, co’l qual modo ho guadagnato più di trenta huomeni in tempo del mio reggimento al servitio dell’armata, che sono venuti volontariamente a servire et li ho levati dal mal operare.
Rettore. Al governo della città et territorio manda la Serenità Vostra un rettore, con titolo di Conte et capitano, elletto per scortinio et dal Maggior Consiglio, che vi sta per doi anni, et un camerlengo et un castellano che sta trentadoi mesi, ed io feci la mia entrata a detto reggimento alli XV [quindici] settembre 1585 in loco del clarissimo signor Orsato Giustiniano mio precessore, del quale sommamente si lauda tutta quella città dell’ottimo governo suo, sincerità di giustitia et ogni altro diportamento et operation sua.
Camerlengo. Camerlengo et castellano in mio tempo è stato il magnifico signor Francesco Pasqualigo b. m. [buona memoria] gentil homo honoratissimo che con molta realtà et fede ha amministrato il denaro publico et n’ha reso sempre fedel et legalissimo conto, che ultimamente poi d’una grave infirmità è passato dalla presente vita con dolor universale.
Vescovo. Non voglio restar in questo loco di far mentione del Reverendissimo(?) Vescovo di detta città, il quale è cittadino Zaratino, prelato povero, ma di bonissima et essemplar vita, che mai non sta in contesa con li rettori di giuridittione, competentia di foro, né altro, come suol avvenir in molti, ma è buono et devoto servitor di Vostra Serenità, onde se tutti i Vescovi delle sue città fussero come lui, ella non ne sentirebbe mai travaglio, né molestia d’alcuno.
Camera fiscale. Resta ch’io tratti della Camera fiscale della Serenità Vostra in detta città, l’entrada della quale consiste nelli sottoscritti datii et altre cose, come di sotto sarà perticolarmente dechiarito, secondo che al presente si ritrovano affitati essi datii.
Datio del XXX [trentesimo] ducati 1.916
Datio della becharia et pescaria ducati 1.307
Datio del comerchio et messetaria ducati 126
Datio della tentoria ducati 80
Datio del terratico delli Azuri ducati 96
Datio di Capocesta ducati 410
Datio de teratici ducati 240
Datio de livelli, fitti di case et possession ducati 74
In tutto ducati 4.249
Oltra il datio della nova imposta di salumi, quale quando si pigliava pesce, si soleva affittar fin a 2.000 ducati, ma hora che non se ne prende è calato assai, come dissi di sopra, et quello della nova imposta de roncini, che hora è affittato ducati 1.800, li quali doi datii sono applicati al clarissimo proveditor di cavalli per pagamento della cavallaria et però qui non si mettono a conto.
Tutta l’entrada adonque di detta Camera è di ducati 4.249, come di sopra, il che però non è fermo né stabile, perché hora crescono hora calano secondo i tempi che correno essi datii.
Ma la spesa è ben sempre certa, et non solamente non si sminuisce, ma ogni hora va crescendo , che in tempo del mio reggimento solamente la Serenità Vostra ha accresciuto ducati 180 che ha assegnati a suoi benemeriti.
Spesa ordinaria di detta camera.
Salario del rettore , del camerlengo et altri provisionati et stipendiati ducati 1.535
Officii concessi per privileggi alla magnifica communità(?) con li guardiani al territorio ducati 1.316
Al castellan di Varpoglie, contestabili, caporali(?) et altri salariati et spese ordinarie ducati 776
In tutto ducati 3.627.
Vi è poi la spesa straordinaria, la quale consiste nelli abbochamenti che si fanno con li Sanzacchi, che sono doi alli confini di Sebenico, uno di Clissa, l’altro di Licca, presenti di Chiaussi, Vaiuodi et altri Turchi che vengono a negotiar cose publiche, fitti di case per la militia et per la cavallaria et altre cose che occorreno alla giornata, massime per deffendersi dalle corrarie de Martellossi, de quali volta per volta si ha nova che debbano venir a far danno, che al manco importano più di mille ducati all’anno, che aggionti alla summa delli sopradetti ducati 3.627 di spesa ordinaria fanno ducati 4.627, che sono di più dell’entrada ducati 400 in circa, di maniera che essendo la spesa et uscita di detta Camera certa et maggior che non è l’entrada, et l’entrada minor et incerta, si perché non è sempre uguale al precio de datii, ma hora si vendano manco di quello che si soleva et hora anco non si trovano da vendere, per causa hora della prattica che si leva alli sudditti urcheschi, che sono il nervo del traffico et comercio di detta città, per causa del mal contagioso che spesso si scopra in quel territorio, hora perché per simil suspetto è levata ad essa città et altre di quella Provincia la detta prattica, come è al presente Sottovento et che se ben si vendono et deliberano detti datii, non sempre s’ascodono integralmente imperoche avviene volta per volta che li datiari non pagano in tempo, fanno supliche et sono gratificati dalla benignità della Serenità Vostra di pagar un tanto all’anno et anco né fallisce qualch’uno, com’è intravenuto sotto di me, che un Antonio Rodoteo condutor del datio del XXX [trentesimo] comprato per inanzi sotto’l mio precessorequndo fu vicino a far la seconda et ultima paga, che importava ducati mille cento et più, fallì et si absentò portando via alla Serenità Vostra più di mille e cinquecento ducati, essendo che andava debitor anco per resto della prima paga, benchè habbia usato tal diligentia contra quel poco che s’è potuto trovare del suo, che ho ricuperato da 500 ducati et più, havendo processato criminalmente contra di lui et datoli quel castigo per via di bando, essendo restato absente, che ho giudicato ricercar un mancamento così fatto, non potendo però l’entrada corrisponder et suplir alla spesa, il rettor viene in continuo travaglio et molestia de chi deve havere che con molta instantia ricerca d’esser satisfatto, tanto più che le rate di datii non si pagano se non di sei in sei mesi, che così è dechiarito nei capitoli dell’incanti di essi datii, et a volerli abbreviare il termine non si potriano tanto sustentare come si fanno, et li creditori sono molesti per esser pagati alli suoi tempi, com’è conveniente per non esser(?) altro modo da viver che le dette provisioni, salarii et stipendii loro.
Sali. Ha anco la Serenità Vostra, oltre quella della Camera, un’altra entrada in detta città ch’è quella di sali che si fanno in quel territorio, parte de particolari et parte proprii della Serenità Vostra, quelli de particolari sono cento salineri et più, et quelli della Serenità Vostra vintiquattro, che tutti ponno render all’anno cabli 30.000 in circa, hora più hora manco secondo che correno le stagioni, li particolari sono obligati dar a lei tutti li suoi sali et essa li paga a loro ducati diese per ogni cento cabli, oltra di che ella paga anco la spesa della condutura che si fa dal levarli dalli salineri dove sono fabricati et assunati i monti a condurli ne i magazeni, alli quali condutori si da lire diese il cento, che gli vengono pagati la mità dalla Serenità Vostra et l’altra mità si tien alli patroni nell’ammontar de suoi sali, se ne può far come ho detto di sopra intorno a trenta mille cabli all’anno, de quali ne vien condutto in questa città che mandano a levar li clarissimi signori Proveditori al sal non picciol quantità et di là se ne vendono per uso di quelli habitanti et territorio suo et alli Morlacchi et altri sudditti Turcheschi per ammontar di 3.500 ducati in circa all’anno. Alli cittadini si vendono y [soldi?] 24 il cablo et alli sudditi Turcheschi y [soldi?] 30, si vendevano prima a detti sudditti Turcheschi y [soldi?] 36 il cablo, ma hora per deliberatione dell’eccellentissimo Collegio(?) del sal di 19 maggio prossimo passato, essendo stato terminato che si debbano ridar al precio di quello che si fa negli altri lochi circonvicini, è stato ridutto a y [soldi?] 30 il cablo, come si fa a Traù et a Spalato, nelli qual lochi il conduttor del partito del datio d’essi sali non vende più che detti y [soldi?] 30 esso sale il cablo alli predetti sudditi Turcheschi, con questo prudente et maturo dissegno et fondamento che se bene ne è sminuito il sesto del precio, si farà tanto maggiore anco il concorso di detti Morlacchi et altri sudditi Turcheschi, ch’andaranno a Sebenico a levar detto sale, che superarà di gran longa quello che si soleva far per il passato, onde non solamente non si venirà a far perdita alcuna ma ad avanzar grossamente per il spazzo maggiore, che di esso si farà, fra li quali sudditti Turcheschi et della città et territorio suo, se ne può smaltir per ammontar de ducati 3.500 in circa all’anno, come ho detto di sopra, secondo che si è cavato questi anni a dietro, massime fino l’anno 1584, se ben dall’hora in qua se n’ha fatto molto minor esito, il che è proceduto prima perchè le pescherie delli Azuri, le quali ne solevano consumar non poco per salar il pesce che prendevano, non hanno fatto presa come erano solite, poi perché li Morlacchi per l’infestation di Uscocchi, quali postisi in insidie alli confini del territorio, nel venir et nel ritornare li fanno captivi et li conducono a Segna, et per trovar il sale a miglior mercato nelli altri lochi, non osno venuti in così gran numero come facevano per inanzi, finalmente perché il sale per non vi esser denaro da pagar li conduttori per condurlo et ponerlo nelli magazeni veniva robbato, ma hora che s’è abbassato il precio di detti sali et che s’ha usato dimandar ad accompagnar dalla cavallaria li detti Morlacchi, così nel venire come nel ritornare in sino alli confini, et renderli sicuri dalla molestia di detti Uscocchi, et che la Serenità Vostra con haver preso di mandar li 4.000 ducati ch’io le raccordai per pagar li conduttori guardiani et altro che in detta materia occorre et metter quella Cassa in avantaggio, haverà ovviato alli detti latrocinii et dovendosi sperar, per Maestà del Signor Iddio, debba restituir in pristino la peschiera delli Azuri, si può con raggion veder et quasi esser certi che la detta gabella sia non solamente per rimettersi nel stato di prima, come già ha cominciato a fare, ma anco per migliorare, et oltra la quantità del detto sale che vien condutta a Venetia, cavarne a Sebenico li detti ducati 3.500 et maggior summa ancora, delli quali oltra il pagamento che si fa alli paroni delli suoi sali, nec non di ducati 180 in circa che si spendono in gabellotti, capitani et altri ministri di detti sali e spesa di conduttori guardiani et altro che fa bisogno, avanza anco da pagar il magnifico castellano della fortezza di San Nicolò et supplir ad altre spese di detta Camera.
Ricordi. Havendo fornito di dir della città e del territorio quello che mi è occorso descenderò ora a raccordare quelle cose che mi pareno richieder il servitio et beneffitio della Serenità Vostre.
In materia de sali. Primieramente in materia di sali de quali hor hora ho fatto mentione, che rendendole così grosso beneffitio, come l’ha inteso, si debba usar ogni diligentia per mantenirlo et conservarlo più che sia possibile, però si receverà grandissimo servitio se quando si saperà che vengano le carravane di sudditi Turcheschi, si continuarà mandar ad incontrarli et accompagnarli così nel venir come nel ritornar, et renderli sicuri dalli Uscocchi, come s’è detto di sopra, et perché quando si fanno essi sali et sono assunati et posti in monte, prima che si levino et conduchino nelli magazeni, stano qualche volta mesi et mesi com’è avvenuto in tempo mio, per non vi esser denari da pagar li conduttori, onde ne vengono robbati molti, che poi nascosamente dalli ladri sono portati et venduti a Morlacchi per minor precio di quello che lo comprano alla gabella, che se ben dalla giustitia si usa ogni possibil diligentia et inquisitione, non è però possibile di venir in luce di detti ladri, perchè si tengono occulti l’un l’altro, et se ben quando i sali si fanno et stano in detti monti vi sono posti guardiani a custodirli, non è però chi faccia, come si dice, la guardia al guardiano. A ovviar a ciò et assicurarsi totalmente da detto furto, non è il più pronto et più espediente rimedio quanto che subito fatti essi sali, farli portar et condur in magazeno, il che sarà sempre facilissimo ad effettuarsi, ogni volta che vi sia il denaro da poter pagar li conduttori, che senza pagamento non ponno né devono esser astretti, non havendo massime altro modo da viver et sostentarsi, che son le fattiche et sudori loro, et però è molto necessari oche quella Cassa sia tenuta sempre inavantaggio per la detta causa, onde è stata ottima deliberatione quella della Serenità Vostra di mandar li 4.000 ducati ch’io le raccordai che si dovessero mandar per tal effetto, perché con essi si venirà a reparare al detto et altri disordin con grandissimo beneficio delle cose sue circa essi sali.
Uscocchi. Se vi è loco alcuno ove richieda fa qualche provisione in materia d’Uscocchi, non è che si habbia maggior bisogno che Sebenico, imperoche frequentano più quel territorio ch’ogni altro che sia et vi si fanno ogni giorno vedere et sentire et non solamente apportano danno et maleffitio nelle cose di sali, come di sopra la Serenità Vostra ha inteso, ma alle altre vettovaglie et mercantie che si conducono dalli sudditi Turcheschi alla città, perché stano a i passi, li prendono, li fanno schiavi et non solamente fanno captive le persone, ma li togliono la robba et li animali, cosa che non solevano far prima, li quali animali conducono alla marina in certe valli per il più fra Dogosniza et Sant’Arcangelo, nelle quali sono sicuri da terra et da mare, che la cavallaria non vi può andare et vascelli armati non vi ponno entrare, dove di notte nascosamente sono comprati et recevuti da proprii sudditti di Vostra Serenità et specialmente, per quanto son informato, da certi di Lissa che con gripetti vi si conducono ad imbarcare di animali et li menano a vender in quelle parti di Lesina et se sono roncini Sottovento in Puglia et praticano liuberamente detti Uscocchi per ogni loco di quella Provincia dalle terre murate in fuora et sono più patroni della campagna et d’ogni villa in terra et in mare che non è la Serenità Vostra. Et se bene il clarissimo Capitano della guardia contra essi Uscocchi, non manca con ogni diligentia di perseguitarli et attender al carico suo et che li rettori pongino ogni studio in commetter che da quei sudditi siano esseguiti gl’ordini che la Serenità Vostra ha dato in questo proposito, che non potriano esser né più opportuni né più efficaci, et che quando si ha notitia di simil assassini, mandino fuori la cavallaria et pedoni et faccino quelle altre provisioni che giudicano esser necessarie per servitio di Vostra Serenità tuttavia non è possibile ovviarglielo se ben alcuna volta si ricupera dalle man loro qualche schiavo et qualche animale, et che se gli togli alcuna barcha, onde ne succedeno continue querele et richiami de Turchi, che non fanno mai altro che dolersi et minacciare per tal occasione, massime di quelli di Crapano, Drogosniza et Cavocesta della parte di là dalla città et di qua Stretto del Morter et Slosella, che siano stati et habbino havuti intelligenza con li Uscocchi , onde un giorno per questa causa n’ha da succeder che Dio non voglia qualche grave et importante disturbo, però è necessario farvi qualche provisione, specialmente alla villa di Dogosniza, nella quale spesso si salvano detti Uscocchi, dove per esser in scoglio non ponno da nostri per terra esser offesi et da mare non vi si può se non con notabilissimo pericolo, fuor che con galee accostare. Per tanto io stimo che saria ottimo rimedio sia tenir in freno li detti sudditi suoi da detta prattica et intelligentia, come li predetti Uscocchi di frequentar così spesso et far tanto danno come fanno ai confini di quel territorio, che la Serenità Vostra tenisse di continuo una galea a quella custodia, la qual stesse all’obedientia del rettore, il qual esser(?) lui il primo ch’è avvisato, massime nel ritorno di detto Uscocchi che sono stati a far danno nel territorio Turchesco, a qual parte della marina driccino il lor camino con la preda et bottino ch’hanno fatto, può immediate spedir detta galea a quella volta et la cavallaria con altre genti a piedi per terra, et far qualche buon profitto. Sarà ben anco che quando dalle galee sarà trovato et scoperto alcun di detti gripetti da Lissa in quelle parti, farli accostar et veder in essi che certissimo non può esser che in alcuno non siano trovati delli detti animali, che havaranno tolti da Uscocchi. Si potriano in questa materia dir molte altre cose, ma perché sono tutte benissimo conosciute et note alla Serenità Vostra non mi estenderò più oltra.
Per tenir una compagnia di cavalli dalla banda delle Vodizze. Mi occorre hora in materia della cavallaria deputata alla custodia di detta città, raccordar quanto io giudico che sia necessari oche si faccia. Non è città et territorio in Dalmatia che sia più circondato da Turchi che questo di Sebenico, che confina con doi Sanzaccati et che si trovi più travagliato et infesto da Turchi, da Uscocchi et altra mala gente di questo, che però richiederia che havesse maggior numero di cavallaria a guardarlo, che ogni altro che sia, onde dell’anno 1577 5 settembre a richiesta di quella magnifica communità la Serenità Vostra si mosse a deliberare che vi si tenissero sessanta cavalli et che non potesse mai esser sminuito detto numero, non di meno non ve se n’attrovano n’anco cinquanta, se bene di sopra nel render conto di detta cavallaria par che siano cinquantanove cavalli, non di meno perché in essi sono numerati i ragazzi et qualch’altra persona inutile, non arrivano n’anco a cinquanta utili et buoni, oltra che sempre ve n’é qualc’uno che non ha cavallo et che si trova absente, onde non si può suplire alle fattioni necessarie. Per tanto richiede il beneffitio delle cose sue che la Serenità Vostra dia ordine che non ve se n’attrovi mai manco del detto numero di sessanta, che siano utili, buoni et senza diffento, et così come del continuo si tien una d’esse compagnie alla guardia di Varpoglie, così ne sia tenuta un’altra di qua dal canal di Scardona, che guardi li lochi delle Vodizze, Tribocconi, Stretto et Slosella, che sono da questa parte, che non è manco necessaria che quella che si tien a Varpoglie, perché questi poveretti massime quei delle Vodizze et Tribocconi, sono del continuo infestati et depredati da Martellossi di Dazlina et Rachitniza, lochi vicinissimi de Turchi, delli quali escono non a piede ma a cavallo al numero di quatro o cinque et sei, et volta per volta fanno qualche danno et robbano di putti et anime nostre et presto si retirano et salvano in detti lochi, che non se gli può far alcun offesa, né ricuperar la preda dalle genti a piedi di detta villa, però se la Serenità Vostra non vuol perder quei lochi, come si perderanno in breve, se non se gli fa provisione o dalla forza di questi o dalla libera volontà delli habitanti, li quali elegeranno più presto di partirsene et provedersi d’altra habitatione, che di star in detti lochi con tanto danno et pericolo, come fanno con maleffitio notabilissimo si della città come del resto del territorio per ogni causa, et specialmente per la perdita che ne seguiria dell’acqua delle Vodizze della quale sola si mantien la città, come dissi di sopra, è necessario che vi sia deputata detta compagnia de cavalli, la quale bisognaria aggionger al numero dell’altre, perché spesso occorre che sia fatta correria in un medesimo tempo da tutte doi le parti et la cavallaria della città non può uscir se non da una ch’é ordinariamente dalle parte di Levante, per la difficultà massime che si ha in convenersi traghettar per mare da quest’altra parte, che quando vi si tenisse una compagnia, come di sopra, si veniria ad ovviare ad ogni pericolo.
Per tenir un corpo di guardia di doi guardiani anco alle Vodizze. Et oltra la detta compagnia di cavalli, saria bisogno anco che tenendo la Serenità Vostra sette corpi di guardia in diversi lochi del territorio, tutti opportuni et necessarii, non tenendone alcuno alle Vodizze, loco più importante di tutti gl’altri, come ho detto di sopra, per causa specialmente di quel’acqua, ne facesse anco un altro corpo al detto loco, che se ben essi lo fanno a rodolo s’aggravano però di non poter supportar tanta spesa, ma suplicano che gli sia pagata dalla Serenità Vostra, come la fa anco nelli altri lochi del che mi par certo che siano meritevoli.
Scola di bombardieri. Fu come s’è detto di sopra per scansar la spesa de palii et polvere, interlasciata la disciplina et esser citatione delli scolari de scritti nella scola di bombardieri, il che si come io stimo che non debba più oltra procedere, così giudico che sarà gran servitio delle cose sue se darà ordine che siano tornati a essercitare, come solevano far per inanzi, che tiravano di falconetto ogni mese una volta et non gli andava di spesa più che lire vintiquatro di polvere et lire 15 di denari contadi in tre precii, over palii al mese, il primo lire 8, il secondo lire 4, il terzo lire 3, che sono ducati 37 all’anno, però ricordo riverentemente che per così poca spesa non si debba mancar di ricever così gran benefitio.
Camera fiscale. Non mi resta altro che dir quattro parole in proposito della Camera fiscale, nella quale quando arrivai a quel reggimento trovai non pochi abusi et disordini, per non esser osservate le leggi et capitoli che sono in tal proposito, però ho usato quella diligenza che si conviene per provedervi, facendo raccoglier le dette leggi et ordeni ch’erano sparsi per libri antigi qua et là, li capitoli delli clarissimi sindici, che per tempo sono stati et fra li altri delli clarissimi signori Andrea Giustinian et Ottavian Valier, molto utili et prudenti, et redur in una tavolella, che sta attaccata in vista publica in detta Camera, acciò che ogni hora possino esser visti et osservati, et perchè se ben sono molto buoni ordini et regolationi fatte dalla Serenità Vostra et altri rappresentanti suoi in questa materia, non però sono osservati, o per non sapersi o per non raccordarsene o perché alcuna volta dalli clarissimi rettori, perché così gli pare che ricerchi la Giustitia et l’honesto et il servitio publico, vien fatto mandato alli magnifici camerlenghi che pagino la tal cosa et scrivani che levino la tal bolletta contra spesso il tenor di dette leggi et ordini. A provedervi stimo che sarà ottimo rimedio se da Vostra Serenità sarà commandato che sempre si tengino attachati essi ordini, come di sopra, accioché alcuno non si possi scusar d’ingnorantia et che si metta pena alli scrivani o altri che havevano tal carico della privation dell’officio et altro come paretà alla Serenità Vostra, che debbano osservar le dette leggi et ordini et che non possano ne debbani contra’l tenor di essi levar alcuna bolletta, né con mandato de rettori, nè senza, che quando saranno ricercati haveranno sempre legitima scusa di recusare per la pena predetta et essendo la detta Camera così eshausta et stretta di denaro, come l’ha inteso di sopra, voglio reverentemente raccordare che quando qualche debitore di essa suplica la Serenità Vostra di qualche gratia, voglia haver in consideratione la detta eshaustezza et strettezza di detta Camera.
Questo è quanto m’è occorso dire Serenissimo Principe, Padri et Singori eccellentissimi delle cose di Sebenico, mancami solamente a dir quattro parole dell’operation mie fatte in detto reggimento nel che sarà brevissimo, perché s’io volessi dire con quanta diligenza et industria ho procurato di ben vicinare con Turchi, delli abbochamenti che ho havuto con li Sanzachi di Clissa et Licca, delli disturbi che sono seguiti a quelli confini et come tutti sono restati terminati con quiete et satisfattion delli communi sudditti et massime quest’ultimo che era così importante et grave, che pareva con ragionevol fondamento che dovesse partorir scandalo et inconveniente notabilissimo, si che al partir mio sono restate le cose di quei confini quietissime, et con qual vigilanza et cura ho atteso alla persecution delli Uscocchi et quanti schiavi et altro bottino de sudditi Turcheschi habbia recuperato dalle man loro et restituiti ad essi Turchi, de quali mi ho fatto far da quei ministri la recevuta, che mandata al clarissimo Bailo a Costantinopoli ha apportato grandissimo beneficio al negocio delle cose publiche, come sua signoria eccellentissima scrive, replicaria con fastidio forse della Serenità Vostra quello che scrissi in tante mie lettere. Dirò solamente questo in una parola, che in tutto questo tempo non ho mai atteso ad altro che all’honore et beneffitio della Serenità Vostra, senza pensar mai né al stato mio, né di casa mia, né di molta numerosa famiglia che mi attrovo, la qual studio di lasciare più richa d’honore che di beni di fortuna, havendo continuamente procurato di dar sodisfattione a tutti quei fidelissimi sudditti et a tutti amministrar ugual giustitia, con assiduità et humanità et fattica non poca, et son restato non poco consolato, havendo compreso dal non haver havuto occasione la Serenità Vostra, di tanti avvisi che li ho scritti in materia dell’operation mie a quei confini, di rescrivermi in contrario cosa alcuna, che le siano piacciute et restata sodisfatta, al che ho indrizzato per sempre(?) ogni mio studio et pensiero et in sua buona gratia reverentemente mi raccomando.
Luca Falier fu del clarissimo signor Domenego