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13 maggio 1597 Ambrogio Corner

Relazione

Relazione di Ambrogio Corner  1597

Relatione del nobil homo signor Ambroso Corner ritornato di vice provveditor della fortezza di Asso, presentata et letta nell’eccellentissimo Collegio a 13 di maggio 1597

Piacque alla Serenità Vostra sino l’anno 1591 con il supremo Suo Maggior Consiglio elegermi consiglier alla Ceffalonia, nel qual carrico, essendovi stato il solito tempo d’anni doi, con l’occasione della morte dell’illustre colonello Raffael Rasponi, sopraintendente della nova fortificatione di Nasso [Asso], soggeto di molto valore et di singolar esperienza, Le parve con l’eccellentissimo Senato di dar ordine al clarissimo signor Bartolomio Moro, all’hora provveditor della Ceffalonia, ch’io dovesse transferirmi al governo di essa fortezza, siccome feci subito prontamente, la quale ritrovai nel stato et forma che per il dissegno che Gli rapresento la può vedere, siccom’anco meglio per il modello in rilevo, che insieme Li dedico, la può l’operato in essa fortezza sino alla partenza mia comprendere. Quanto frutto et servitio  io habbi prestato alla Serenità Vostra per il spatio d’anni tre, ch’io vi sono dimorato con non poco patimento della mia vita, e detrimento delle cose mie, lo sa Iddio. Hora conoscendomi debitore di fedelmente rapresentarLe quelle cose ch’io stimo esser degne della saputa Sua e di Vostre Signorie eccellentissime, Le dirò brevemente la qualità del sito, il stato in che s’attrova essa fortezza che circonda circa miglia doi, e insieme gli mancamenti che vi s’attrovano, et il modo di provedervi.
    La principal cosa, dunque, e più importante che si ricercha in questa et ogn’altra fortezza, essendo l’acqua, dico reverentemente in Nasso al presente non vi s’attrovar alcuna sorte di acqua viva, et fuori, se non lontana dalle mura intorno passa 300, pur nel porto, vero è che l’illustre colonello Pietro Conte c’hebbe da Vostra Serenità la sopraintendenza di essa fortificatione, vigilantissimo al suo servitio ha cominciato et profondato un pozzo intorno passa dieci, che dovendo andar a livello del mare bisognarebbe esser ancor cavato intorno altri passa venticinque, la riuscita del quale, benché dubia, è peròdi qualche bona speranza. Oltre a questo s’attrovano dentro molte cave vecchie e nove di cisterne che con facilità et non molta spesa si potrebbono redur a perfettione. De più, parendo così alla sua prudenza, direi esser bene il dar ordine ch’ogn’uno delli novi habitanti nell’avenire fosse obligato nella propria casa far una cisterna, nel luocho che cavano le pietre neccessarie all’edificatione delle case loro, il che stimo riuscirebbe di maggior giovamento che astrengerli a pagar ducati dieci per ogni spatio di terreno di passa dieci per quadro, siccome fano tanto più che par loro di molto gravame, lasciando le case nella vecchia fortezza l’edificatione quivi di nove. L’aere di questo luocho è sanissimo, temperato et buono alla conservatione degl’habitanti. Quanto al modo di redurlo meglio habitato, siccome credo esser Sua ferma intentione, credo essere il migliore et più efficace, transferendovi il reggimento dalla vecchia fortezza quivi, cosa non abhorita dalla maggior parte, anci di sodisfatione di più di quei popoli per redursi in maggior securezza delle propri vite et facultà loro, perché smantelandosi essa vecchio recinto per sparagno di molto interesse di Vostra Serenità, restando superfluo non è di alcun utile e poco securo, siccomeanco al presente si ritrova.
    L’essere questa fortezza posta in sito eminente, la rende più d’ogn’altra (pochissime eccettuate di Levante) sicurissima, non patendo da parte alcuna battaria reale né mina, essendo in ogni parte fondata nel sasso vivo, nemmeno può esser assalita d’altra parte che per spatio di passa trenta incirca dal lato di levante, ch’è nell’angustia, ove si congionge con il resto dell’isola, il che si vede per l’allegato dissegno et rilevo, essendo d’ogni parte, oltreché rilevata da quaranta sino a cento passa variatamente, con insuperabile precipicio circondata dal mare, onde resta sotoposta al solo assedio inimico, il quale anco per molti contrarii difficilissimo, non vi essendo altro porto più vicino che porto Terra [Atheras], dodeci miglia discosto, e Viscardo [Fiscardo], lontano miglia disdotto, però imcapace di molti legni, e Val di Alessandria [Sami], sebbene capacissimo, lontano per mare intorno miglia quaranta, benché per viaggio terrestre, ma difficilissimo non più di miglia dieci, siccome nel mio dissegno di tutta l’isola si vede, e fuor dell’isola sopra quella di Santa Maura all’incontro de Viscardo porto Figher [Petalas], discosto d’essa fortezza circa miglia 30, ove solamente havrebbe l’armata nemica commodo ricetto, e l’uso dell’acqua. Onde per tal lontananza, non sarebbe a Vostra Serenità cosa dificile per molti modi il soccorrere et provederli d’ogni cosa opportuna. Il porto sotto la fortezza è capace di dieci galee, sottoposto però alla furia di ponente maestro, per assecurar il quale si potrebbe far purpurella, essendovi non più che quindici passa di acqua, vero è che non temendosi la spesa con purpurelle fondate più fuori in passa 30 d’acqua si havrebbe porto securo, capacissimo per cinquanta galee.
    Il pressidio che al presente vi s’attrova, al giudicio mio, è scarso a quel bisogno, essendovi solo cento fanti sotto il governo del signor Ugolino Barisone, soggieto d’egregio valore, ricercandone la sufficiente custodia per il circuito grande, et per le molte sentinelle che nelli luochi neccessarii vi bisognarebbero, anco al tempo di pace almeno 200, e per consequente a tempo di guerra numero molto maggiore. Appresso dico che li quattro bombardieri che soli vi sono, non bastano a gran lunga alla grandezza del luogo, siccome anco non basta il poco numero dell’artegliaria che vi s’attrova, che non è più che pezzi sedeci in tutto, tra piccoli et grandi, e la monitione anco della polvere è pochissima, non passando la summa di 120 barili incirca. Vero è che ne luochi circonvicini sono stati eletti et descritti altri cinquanta huomini per l’essercitio di bombardieri ad instantia di Nasso, quali, quando si esercitassero come si costuma in altri luoghi, apportarebbono notabil servitio, essendo rassegnati sotto il governo del capo Marino di Gentilini, ingegnero di valore in essa fortezza, et atto a disciplinarli ad ogni meta di suffienza, ma ripigliando la consideratione dell’artegliaria, importantissima com’instromento principale della diffesa e di repulsar gl’inimici transferendosi, com’ho detto, dalla vecchia fortezza a questa il reggimento basterebbero quelle artegliarie e pressidio che in essa s’attrova, a renderla munita et secura quasi abastanza, non mancandoli l’aiuto appresso anco delli proprii paesani in suplimento del poco pressidio.
    Il numero dell’anime di tutta l’isola è intorno di 60.000, de quali 600 sono descritti in numero de soldati sotto il governo di uno capitano che ha compagnia di fanti venticinque nella fortezza vecchia. Onde, riverentemente raccordarei esser bene assegnar a queste cernide un capitano particolare e proprio loro per meglio disciplinarle, anziché si potrebbono ampliare al mio giudicio sino al numero di 2.000, e in questo caso sarebbe bene dar loro anco sino al numero di quattro capi per sufficiente amaestramento di tal gente. L’isola tutta è montuosa et inequale, e però la cavalleria lì è poco profitevole, essendo tanto più quelle poche pianure che vi sono accanto al mare, ridotte il culture d’uvepasse et altre vigne, il che anco è causa che non vi è la quantità di grani che vi sarebbe, essendo ridotte in altra coltura. Onde, lodarei che lasciando al servitio che sono li soli 70 cavalli provisionati, per neccessario servitio fossero cassi li 170 decimali che sono sostentati dalle decime di Vostra Serenità, con obligo d’uno cavallo per uno di rispetto del publico bisogno, ascendendo la quantità del grano che gli è assegnato, in tutto stara 700 di formento incirca et 350 di orzo, oltre altri danari che li vengono bonificati nelle decime di vino et oglio, ch’importa intorno a ducati vinti per ogn’uno di loro, la qual provisione o aplicata per munitione di Nasso overo imborsata da Vostra Serenità sarebbe di grand’emolumento, essendo questa sorte di gente non essercitata et inesperta de niun servitio, quando s’appresentasse l’occasione di publico bisogno.
    La spesa fatta da Vostra Serenità fin a quest’hora in quella fortezza ascende a ducati 35.000 incirca, parte de quali sono stati tratti dall’opere che l’isola si è obligata di dare, et parte dalla sua camera fiscale.
    Queste Serenissimo Principe, eccellentissimi Signori sono le più principali et più importanti cose che ho stimato esser degne d’esser rapresentatein questo eccellentissimo luocho, pregandoLa ad accettar piuttosto l’ardente mio desiderio, che le parole che imperfetamente Le ho commemorato, supplendo Loro con la molta prudenza al mancamento mio.

AS Venezia, Collegio, Relazioni, b. 65