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24 maggio 1655 Lorenzo Reinier

Relazione

Relazione di Lorenzo Renier ritornato di Provveditore e Capitano a Corfù
1655 maggio 24
AS Ve, Collegio, Relazioni, busta 85

Serenissimo Prencipe
Capitò nel porto di Corfù con nave l’illustrissimo signor Stefano Magno la sera di 14 aprile passato e la mattina seguente sbarcò, rendendomi le ducali di Vostra Serenità di 22 febraio decorso che mi commettevano dovergli consegnar la carica di proveditore e capitano di quella città, essercitata da me per il corso di mesi 25, che immediate esseguii la publica volontà colla pesa della stima. Nell’intervallo di mia regenza non ho pretermesso in alcuna parte ciò che mi hanno suggerito i miei deboli talenti, di applicarvi tutto lo spirito in avantaggio maggiore della Serenità Vostra, e se in qualche parte non havessi adempito intieramente a quanto fosse accaduto, le virtù dell’illustrissimo successor predetto suppliranno alla mia deficienza. E perché devo, in conformità della mente publica, nel repatriar portar sotto l’occhio di Vostre Eccellenze lo stato et occorrenze non solo di quelle fortezze, città, isola e sua giuridittione, ma minutamente ancora di quanto stimo di mia incombenza, pertanto colla maggior distintione e brevità rappresento quanto segue, perché dall’infallibil publica sapienza si posse sopra ciò prender quelle deliberationi che stimerà convenevoli.
Nella fortezza vecchia nel tempo di mio governo non sono in alcuna parte deteriorate fortificationi. Vi è bene il torrione dell’Aversiata, che dal tormento del mare che viene da Scirocco Levante le fondamenta ne hanno risentito col lungo corso, mentre si vede scaricato e vuoto in qualche parte. Sopra di ciò se n’ha discorso coll’eccellentissimo Proveditor generale Moresini e per non haver occasione di ridurla a perfettione. con maggior spesa che sarebbe col tempo, stimo che dalla virtù di quell’Eccellenza sarà di breve fatto restaurare, con facilità, havendone già impartito l’ordine all’Ingegner Gionfilippi.
E perché dovrei amplamente discorrer sopra detta fortezza, affineché Vostra Serenità habbi tutti i lumi sicuri sopra la medesima, dall’annessa scrittura, fatta dall’ingenger predetto, vedrà lo stato e conditione di essa, come parimenti della fortezza nuova, città e fortificationi esteriori, che con ogni minutezza verrà in chiaro del tutto, alla quale mi rimetto.
Le case e magazini delle medesime fortezze sono sempre state da me fatte riparare a i bisogni ch’alla giornata occorrevano, senza però aggrandire in alcuna parte fabriche, ma solo a quanto era necessario per il loro mantenimento, per non dare in spese maggiori, come pure nel restaurare la chiesa, già catedrale in cittadella, che ne volsi l’assenso publico, mentre si trattava di qualche straordinario dispendio, e benché sia stato necessario far tutto il colmo, ad ogni modo è riuscita la spesa insensibile; vi sono anco nella medesima, come in castello alla campana, diverse case publiche scoperte da molti anni in qua et a ridurle a perfettione vi vorrebbe soccombenza di non poco rilievo.
L’hospedale che si attrova nella fortezza vecchia predetta per il governo de soldati ammalati, viene assistito da priore, infirmiere, medico e cirugico, accioché ogn’uno si adoperi nelle loro fontioni alla cura de medesimi, godono il benefitio, cioè priore et infermiere di paghe due da soldato il mese per cadauno, il medico de soldi quattro e cirugico due per cadaun soldato di tutte le compagnie. Vi è anco un spetiale, ch’è obligato somministrar a gl’infermi tutti i medicamenti che gli vengono ordinati, conseguisce una paga di soldo e gli si pagano i medicamenti. Ha un cappellano con paga destinatagli dalla publica auttorità.
Al mio partire da quella città vi erano ne publici magazeni migliara quattrocento cinquanta in circa de biscotti, de quali si dispensano mensualmente alle militie, maestranze, bombardieri, galera, che serve all’ubbidienza dell’eccellentissimo Proveditor generale, come pure a otto bregantini, se bene i medesimi non si servono di continuo da quelle monitioni per essere volanti verso Zante e Caffalonia secondo richiede il bisogno, si che lo ricevono in quel luogo s’attrovano.
Sene dispensano al mese circa migliara cinquanta, essendo alimento tanto rilevante e necessario in riguardo delle congenture e stagioni presenti, incessanti ne devono esser le provisioni per quella piazza, poiché anco nel corso di mio regimento mi è accaduto più d’una volta mandarne all’armata con vascelli spediti espressamente a tal effetto.
Polvere ve n’è somma di qualche consideratione, cioè cinquecentotre migliara in circa, come parimenti de salnitri, solforo, ma di balle da 6 particolarmente ve n’è pochissimo numero, essendo state contribuite all’armata e Candia, come d’altre qualità di monitione. Del piombo ve n’è scarsezza, ascendendo alla somma solamente di soldi(?) 27.931 e di questo ve n’è necessità, siché la provisione deve seguire senza ritardo et anco de tolami dolci e chiodi minuti che giornalmente se ne consumano a restauratione di magazini e case di quelle fortezze et altre fabriche publiche.
Dell’artiglieria ve n’è il numero del bisogno non solo nelle fortezze ma nella città de tutti i generi, è necessario solamente di qualche provisione di legnami per la medesima, acciò si possi costruire de letti abondanti di rispetto, mentre col tempo si consumano, se bene finita la campagna si ha riguardo scavalcarla lasciando semplicemente quelle che la pura necessità richiede. Ho io però colle diligenze possibili fattane l’anno passato qualche provisione in terra ferma, se bene mi si fraposero molte difficoltà, ad ogni modo le superai e n’hebbi qualche provisione con avvantaggio nel prezzo. Il che non è stato superato più nel corso di questa guerra, non è però qualità de legnami che possino servire per cannoni grossi. Ho procurato altre volte conseguirne qualche numero, il che non mi è riuscito, per haverne havuto sentore li comandanti di quelle rive, che si sono opposti a quelli me li somministravano, oltre essere stato vietato anco dal rigore del verno. Ne ho però partecipato all’eccellentissimo proveditore generale il modo col qual ne conseguii, acciò nella stagione presente, che facilita la condotta, possi procurare qualche provisione e ha principiato alla mia partenza conseguirne l’effetto, mentre il Carapiperi Bai di quelle rive, subentrato hora, è persona ben inclinata a mantener il comercio.
D’oglio di oliva se ne attrovano zare ottocento in circa e mentre a i primi miei ingressi alla carica volsi vederli e per la moltiplicità d’anni che si attrovano parte de medesimi erano ridotti in pessimo stato e quasi inutili, et accioché Vostra Serenità non ricevesse un anno tanto importante della perdita di stessi, oltre le altre conseguenze, ne portai li miei humili sensi alla publica intelligenza, per darli a rinuovo, come parimenti ne feci sapere all’eccellentissimo Proveditor general Cornaro, ch’era a quel tempo, et hebbi l’ordine di così esseguire dall’Eccellenze Vostre, dispensandolo colle cautele necessarie et anco n’è seguita la rimessa, siché quella somma che vi si attrova è di buona qualità. Rimane anco in dette munitioni l’oglio di lino zare sessanta.
Ne i depositi di cittadella vi sono migli al presente stara 4.970 in circa, quali si attrovano in buono stato, sebene colla visita che di quando in quando ne facevo a primi mesi di mio regimento ritrovai quelli del magazino della torretta c’havevano deteriorato e col tempo si sarebbero ridotti inutili affatto, come attestorno li periti con giuramento. Ne feci consapevole di ciò al sudetto eccellentissimo Proveditor generale Cornaro e l’osservò ancora lui coll’occhio proprio e mi diede l’incombenza di farlo essitare, come seguì di qualche somma a prezzo vantaggioso et il tratto dello stesso è stato contato in Camera fiscale colle girationi di partite per conto de migli, ne resta però la somma sopradetta in essere di buona qualità.
D’aceto non vi è che somma insensibile e di ciò è necessario farne la provisione, per esser tanto bisognoso occorrendo valersene oltre per il vitto, anco per l’artiglieria in casi di turbolenza, potendosene proveder facilmente al Zante et in Puglia.
De carboni nemeno vi è minima quantità e si conviene fabricarne nell’isola, che riesce di poca buona qualità, per i lavori dell’artiglieria e per altre occorrenze, onde il trasmetterne colà sarebbe ottimo servigio et anco di vantaggio maggiore alla Serenità Vostra, sapendo di quanta importanza riesce il medesimo per tanti capi, mentre si attrovano quelle munitioni prive affatto di alcuna provisione di legne, per il cui difetto i fabri, che da Vostra Serenità sono trattenuti con grossi salarii, restano otiosi qualche tempo per mancanza di carbone, non potendo supplire la provisione che diligentemente  anco si fa sopra l’isola.
Tiene quella Camera d’entrata tra i datii e altro ducati(?) 30.000 in circa l’anno. La spesa senza parità maggiore, mentre chi vuol saldare intieramente quel presidio con altre spese ordinarie e straordinarie ne vanno ducati cento e più mille, come nel corso del mio regimento ne portai a piedi di Vostra Serenità. Al supplimento delle spese predette soccombono le Camere di Zante e Ceffalonia. Il primo anno il datio della doana grande si avvantaggiò di ducati(?) 1700, che arrivò al numero di novemille, come parimenti quello della Spina et Acquavita, ma il corrente per deficienza dell’annata dell’oglio non fu dopo moltiplici incanti offerto che 5.000, si che deliberò l’eccellentissimo generale di sostutuir uno che attendesse per conto publico, portando ciò alla publica intelligenza per le proprie et infallibili deliberationi, che ricevuto i comandi deliberarli a particolari e che non vada per Serenissima Signoria mentre effettivamente nel corso de molti mesi se n’haveva ricavato pochissimo, havendo avanti terminar la mia carica fatto seguire nuovamente diversi incanti et al mio partire era stato offerto 7.019 ducati(?), che voglio supponere che accresceranno ancora.
La Camera predetta è assai ben diretta, essendo state particolarmente di recente datte terminationi dalla virtù del mio precessore, colle quali si sono divertiti alcuni abusi, che risuciranno a pregiuditio delle cose publiche e s’hanno levato il mezo delle fraudi.
Le cariche principali delle medesime, cioè scontro e bollettario sono comprate da medesimi, essendo state vendute con altri uffici da quella Camera, per contribuire il denaro nell’erario publico, e le altre cariche di raggionato e quaderniere vengono dispensate dal consiglio della detta communità.
Delle peschiere di Butrinto si è deliberato sopra domino Matthio Quartano per ducati(?) 30.000 per lo spatio di sei anni, solito così accostumarsi, e la passata condotta era veramente sino a i quarantamille ha causato questo discapito a Vostra Serenità per haver fatto i conduttori grossa perdita. E perché ogn’anno incontrano delle spese che convengono soggiacere a dare a Turchi, perché desistono di travagliarli e c’habbino libero il passo per la vendita del pesce in terra ferma e particolarmente per l’incertezza e dubio che tengono detti conduttori di peggiori conseguenze di dette peschiere. Et avanti si siano capitate le deliberationi di detto datio, per il discapito predetto, non si è fatto cos’alcuna senza l’assenso e parere dell’eccellentissimo proveditore generale, quale conosciuto complire al publico servigio di deliberarlo per la somma predetta, mentr’era terminata la condotta prima et usate le diligenze possibili con tutte le preavvertenze, per avvantaggiar maggiormente questo datio, e si è convenuto darlo per la somma predetta.
Si attrovano in quel presidio compagnie ordinarie dieci e straordinarie sei, una de quali è di rinforze in Parga, oltre l’ordinaria di quel luogo, di numero, come Vostra Serenità havrà osservato dalli mensuali che saranno stati trasmessi dalla solita diligenza dell’eccellentissimo Proveditor generale Moresini, e se devo per mio debol senso dire i miei humilissimi pareri conosciuti dagli effetti molto scarse si attrovano quelle piazze, mentre non sono bastevoli alle necessarie fationi, bisognando oltre l’armar che si deve la città per esser l’artiglieria alle muraglie, mandarne l’estate 70 soldati alle saline e spesso anco indrizzarne qualche squadra alla torre di Butrintò, per le gelosie che si provano de Turchi. Onde per supplire è necessario valersi al presente delle cernide, accompagnate colli soldati pagati alle guardie in città, contribuendosi alle medesime per il tempo che sono in fatione soldi(?) 16 di pane al giorno conforme il consueto.
Essistono due governatori: l’uno in fortezza vecchia, che è’l signor Conte Pompeo Strasoldo, e nella nuova il signor Bernardo Leoni, sostituto per modum provisionii dall’eccellentissimo signor Proveditor general Moresini. Dall’applicatione di questi signori nell’incombenze loro si adempiscono le parti di pontualità e preavvertenze maggiori nel servigio di Vostra Serenità, onde meritano il publico gradimento, ma l’opra di questi due signori soli non istimo valevole in queste congetture particolarmente per tutte quelle piazza e la provisione di qualche altro capo di inveterata sperienza e di stima, reputo più che necessaria non solo per adoperarsi in caso d’occorrenze, ma anco per capo di riputatione per quelle importantissime piazze.
Si attrova l’ingegner Gionfilippi(?), che nelle occorrenze di publico servigio col suo impiego da sempre saggio di sua sperienza nell’operare con fondamento nelle fortificationi, siché è stato da me conosciuto per tale nel corso di mio regimento e merita anco la publica assistenza.
Vi sono al presente molte maistranze di tutti i generi sofficienti nelle occorrenze di quella piazza, gode ogn’uno li stipendii che gli sono prescritti da magistrati di questa città nelli loro speditioni e parmi che ne sia stato cassato qualcheduno dall’eccellentissimo Proveditor generale Moresini sul fatto, come anco da me ne tempi debiti come spese superflue, mira ch’è stata sempre affissa nella mia mente si in questo come in tutte le altre cose c’ho conosciuto vantaggio di Vostra Serenità.
Bombardieri ve ne sono ordinari e straordinari, e di presente gli uni al numero di 32 e gli altri 23, se bene gli ordinari la maggior parte ridottisi in età senile et in qualche occorrenza rilevante poco si potria promettere del loro servigio. De straordinari ogni anno se n’incamina qualche numero in armata, come si è fatto il corrente, e sono in tutto di numero 55, siché l’abondarne alle presenti emergenze non sarà per mio riverentissimo senso che profittevole al publico servigio.
Negli arsenali è necessario far capitare nelli medesimi incessantemente materiali di tutti i generi (eccetto bastardelle e magieri che ve ne sono buona summa, come anco di pegola dura) rispetto ch’ogni anno capita in quel porto squadra d’armata di galee e galeazza alla concia, oltreché se n’incamina anco nelle munitioni di Candia et armata, com’è seguito nel tempo di mia regenza, come richiedevano l’urgenze, per tutti i riguardi di publico servigio.
Li cittadini di quel luogo si sono (per quello ho potuto comprendere) rimostrati zelanti e divoti nel servigio di Vostra Serenità.
Nell’isola è scarsezza di gente per la coltivatione intiera della medesima provata sempre et hora aumentata per causa delle presenti congenture della guerra, che si sono fatti diversi armamenti e pochi ne sono ritornati alle loro habitationi, e le passate sollevationi hanno causato un essilio grosso di più di 400 e molti allontanatisi con bandi rigorosi e lo sforzo maggiore con commutatione degli eccellentissimi generali fatti andare in Candia, che per quello n’ho cognitione, stimo non siano sessanta ritornati alle case loro. Applicai nel tempo delle medesime sollevationi tutto lo spirito per vederle divertite e per aggiustar la quiete, mentre co’ proprii modi sradicai quelle piante che potevano germogliare nuovi pessimi emergenti, havendone fatti suppliciare due volte al numero di nove di principali seduttori. Il che ha stabilita la totale quiete et ubbidienza.
Vi capitano famiglie anco d’Albanesi da terra ferma al lavoro de quei territori, si che questi solevano a qualche segno al bisogno dell’isola e molte famiglie ancora se ne vanno accasando, quali si accoglino con i proprii modi, oltreche ve ne sono diverse casate da molto tempo in qua, alle quali pure si va procurando dare incentivi per la continuatione, mentre l’isola tiene sommo bisogno delle genti che assistono a lavorar le terre.
Possono essere gli habitanti in quell’isola da fatione al numero di 3.000 in circa, quali tutti sono obligati alle guardie della stessa (eccettuati li salinari, che sono 250) e de predetti ve ne sono descritti per cernide numero 1.200 in circa quali in occorrenza della Serenità Vostra sono obbligati andar coll’armi ove fossero chiamati dall’autorità publica, e sono ben disiplinati e pontuali ne’ servigi. Il rimanente tenuti alle angarie di galera et altre.
L’applicatione dell’eccellentissimo signor generale colla mia assistenza ancora, ha ridotto le cernide della città e borghi predetti al numero ben aggiustato, questi però si mostrano sin hora alquanto disubbidienti, onde hanno bisogno di correttione che dalla virtù della medesima eccellenza con i proprii mezi saranno ridotti alla dovuta pontualità et anco dalla stessa istituito domino Zorzi Albrici per sergente maggiore sopra tutte le cernide predette, soggetto d’esperienza ch’essercitarà questa fontione con tutta diligenza e fede.
Si sono nel tempo della regolatione delle sudette cernide istituiti molti scolari di bombardieri, ch’era molto tempo omesso questo tanto necessario servigio e li medesimi nelli correnti congenture si fanno essercitare colle forme ordinarie, acciò si avvanzino in stato di potersi valere alle occorrenze.
Vi sono stradioti che servono a cavallo ridotti solamente al numero di 26 e la maggior parte vecchii e inhabili, siché in spaio di pochi anni si ridurranno in niente e per mio riverentissimo senso e per la cognitione e prattica c’ho havuto nel tempo di mia carica, riesce necessariissimo una compagnia de medesimi cavalli al numero di 50, per molti necessari rispetti, miranti al servigio di Vostra Serenità, massime nella presente guerra e per li continui sentori che si tengono da terra ferma, che aspiri il nemico dannificar sopra quell’isola, e se vi fosse stata una compagnia del sudetto numero di 50 a primi ingresso delle sollevvationi passate, sarebbono state divertite mentre nel fatto medesimo vi fosse stato pronto un nervo di simil forza, anziché non haverebbono forsi ardito far un simil tentativo.
Facile riuscirebbe il detto ammassamento e di lievissima spesa di gente della stessa natione, rispetto che vi sono molti giovani atti al servigio e sono figliuoli e parenti delli sudetti, e perché tengono il benefitio promessoli da Vostra Serenità che per la compra del cavallo gli viene somministrato ducati(?) 40 da quella Camera, si sono espressi che quando fossero rimessi, si provederebbono anco de cavalli senza la publica soccombenza, al che non mi era permesso assentire, ma si bene communicai ciò all’eccellentissimo Proveditor generale Moresini; tengono di paga lire(?) 45 al mese e si computano giorni 36, si che a correnti vengono a ridursi in lire(?) 35 solamente, cosa insensibile per un mantenimento d’un huomo e cavallo, onde non posso che rappresentar alla Serenità Vostra minutamente questo particolare, essendo affare per mio riverente senso che merita il publico riflesso, massime in queste occorrenze.
Il fontico della città haveva un grosso capitale e già alcuni anni furono investiti in megli ducati(?) 22.000, li quali per essere stati misciati et usate delle falsificationi in essi si sono ridotti in pessimo stato et inutili, sopra di che si attrovano molti obligati alla giustitia dell’eccellentissimo proveditor generale, per tal causa e suppongo che dal zelo di quell’Eccellenza sarà di breve rimediato a quanto stimerà convenevole al resarcimento dello stesso et all’effetto della medesima. Rimane ancora grossa somma de contanti, co’ quali si va facendo la provisione annualmente che serve per benefitio della città.
Il mandracchio tien bisogno di molto restauramento, mentre è in gran parte discatenato e disgiunti i marmi con qualche numero di mancanza. Il redurlo a perfettione riesce difficile senza l’assistenza di galere per condursi in terra ferma a far provisione de placconi e le ciurme possino adoperarsi nelle occorrenze dello stesso.
Se n’è fatta qualche provisione pur in terra ferma all’Avatazza, ma non all’intiero bisogno e ridotti i medesimi a marina di quel sito dalla galeazza Gabriela, al cui effetto indirizzai maestranze, ma a trasportarli di qua del canale è necessario zattaroni per imbarcarli nelle galere, mentre le stesse non si ponno approssimare al terreno, e la partenza della predetta galeazza ha causato che è rimasto di non poter operare. E perché Vostra Serenità con ducali m’impartì a dover haver riguardo d’applicar condanne a benefitio dello stesso, l’ho anco esseguito quando mi è capitato l’occasione per ubbidire la publica volontà. Tiene mira prefissa anco in questo l’eccellentissimo proveditor generale, si che se non si potrà aggiustare con tutta celerità per la dificienza predetta, non restarà però d’applicarsi per quello gli somministrerà il modo.
Delle saline, all’applicatione de quali conoscendo di quanta rilevanza riesca alla Serenità Vostra la fabricatione de sali applicai ogni mio spirito per renderle fruttuose al possibile, restaurai il primo anno quelle delle Castrae in particolare, con cavar una fossa attorno la circonferenza delle medesime e nell’entrata vi feci un portone, a segno che ho levata l’oppositione che pativano mentr’erano transitate da huomini et animali l’inverno, quando erano disarmate. Il che rendeva grandissimo pregiuditio a ridurle piane al tempo dell’operare e divertisce anco l’assportatione de sali essendo ridotte in isola, e l’ingresso si può chiudere, e se bene le stagioni furono avverse per le molte pioggie, raccolsi però quantità conveniente de sali, di che già con mie humilissime portai alla publica intelligenza.
Ricerca veramente questo importantissimo affare ogni anno essattissima la diligenza, si nel restaurar le medesime saline, si nel raccoglier i sali, si anche una vigilanza non ordinaria nella cura de medesimi, perché o poco o assai ne vien trafugato dalle genti.
Vi sarebbe qualche altro luogo, contiguo alle saline di Lestimo e di Castrae, che si potrebbe ridurre a coltura, ma la penuria delle genti di lavoro, originata particolarmente pe’l poco profitto che i medesimi ne rilevano da tal impiego, fa che non permetta il dilatarsi non solo ma con difficoltà si coltivano ancora quelle sono al presente. Onde bisogna per ridurli all’opra valersi dell’autorità e talvolta usar la violenza, si che per mio riverentissimo senso allettarli con qualche maggior assegnatione, stimarei molto proprio e di publico vantaggio.
Vi è il capitano delle medesime domino Paolo Calogerà cittadino di quel luogo, che ha comprato la carica della Serenità Vostra, qual invero si essercita con tutto zelo e fede, con profitto di qualche rilievo a publici interessi, per lo che merita ogni comendatione et assistenza.
La terra di Specchio che si è nuovamente ritrovata in quell’isola nelle pertinenze di Santo Stefano s’ha formato datio et incantato, colle forme solite che si suole accostumare colli altri datii e dopo molt’incanti seguiti, coll’assistenza dell’illustrissimo signor bailo e mia, s’ha deliberato sopra domino Teofilo Bagliarini per ducati(?) 419, che vien a ridursi colli accrescimenti in tanti reali a lire(?) 9 soldi(?) 10 l’uno, per sol’un anno a tutte sue spese, havendosi al medesimo riserbato il terzo, come quello che ha dato in luce et ha ricordato questo publico benefitio, e ciò sino al beneplacito della Serenità Vostra, com’è dichiarato nella poliza d’incanto con dichiaratione nella medesima, che tutta quella havesse scavata e non estratta in tutto il corso di sua condotta et c’havesse anco magazinato, debba cadere a benefitio del nuovo conduttore. Onde per esser un datio non più praticato ogn’uno si è mostrato freddo nell’offrire, ma spero che l’anno venturo, vedendo che ne traherà benefitio il predetto conduttore, stimo possi esser maggior concorrenza, che servirà di profitto a Vostra Serenità, mentre si attrova un’abbondante e numerosa quantità, quando però continui il Monte a somministrarne dell’uniforme già sperimentata. Essercitai tutte le mie applicationi, subito n’hebbi sentore di ciò con denuntia secreta e ne feci seguire diligente formatione di processo per la dilucidatione e sicurezza del tutto. Vi erano delli pretendenti sopra detto Monte e son comparsi da me, ma io gli risposi, ch’essendo materia minerale et aspettante a Vostra Serenità, dovessero portare i suoi ricorsi alla publica cognitione.
La cancellaria dell’illustrissimo signor bailo vien essercitata, eccettuato il cancelliere, da persone della città in numero di dodeci in circa, si nelli processi criminali, come in tutte le altre fontioni attinenti alla stessa. Ho conosciuto nel corso di mio dimorare in quella città notabilissimi pregiuditii a gli effetti della giustitia e con oppressione de poveri, poiché sono tutti cittadini quelli che l’essercitano, ne si può assicurare di segretezza, a segno che le cose tutte si riducono all’interesse, né con queste maniere si può fare star in honestà quelli che commettono delitti gravissimi, per le dipendenze, parentela o amicitia che tengono colli coadiutori, siché è più che necessario che la Serenità Vostra ne facci sopra ciò qualche deliberatione che sarà a consolatione di tutto il popolo di quella città e gli atti di giustitia verranno a godere i sui giusti doveri colli arresti di malviventi e correttione de scandolosi.
Nello scoglio di Paxo vi sono circa 200 persone atte e sofficienti a maneggiar le armi, gente veramente di somma fede e divotione a Vostra Serenità e valorosi, mentre l’anno primo di mio regimento l’hanno comprobato cogli effetti, c’havendo tentato più volte le galere barbaresche sbarcare nello stesso, si sono veramente opposti con tutto coraggio e fatto riuscir vano ogni loro fine e alle occorrenze publiche di portarsi ove accade prontamente.
Nella fortezza di Parga si attrova per governatore e capitano il signor Alvise Rarturo cittadino di Corfù, ch’altre volte ha essercitato la predetta carica, persona di fede e di buon concetto; si attrova la medesima fortezza provista di tutte le cose necessarie al bisogno, son due compagnie di militie, l’una ordinaria, l’altra straordinaria di rinforzo, mentre obligano così le correnti congetture et a consolatione di quelli sudditi, che nel cuore conservano la fede e sono al numero di centosettantotto atti a maneggiar le armi. Il mese d’aprile passato, in tempo che l’eccellentissimo proveditor generale di attrovava alle isole, il Bassa Beico(?) che si attrovava a quelle rive andò con pensiero prefisso, per le relationi che si havevano, di voler attaccar quella fortezza di Parga, com’effettivamente seguì, con numero grosso de pedoni e cento cavalli in circa, ma io avisato anticipatamente di questo loro pensiero, li precorsi co’i necessarii soccorsi di tutto quello stimai complire al bisogno, facendo ridurre sotto quella fortezza la galera Demezo, incaminando parte delle genti di Paxo con capi de bombardieri di rispetto, biscotto, monitione et altro, che chiamava il bisogno, coll’espeditione anco del signor Bernardo Leoni, che si attrova per vice governatore in fortezza nuova, sostituito dall’eccellentissimo proveditor generale in deficienza del già eletto da Vostra Serenità non capitato, che lui stesso si offerse, come distintamente sopra questo fatto con mie humilissime lettere ne portai a Vostre Eccellenze minutamente il seguito.
Ha servito per segretario nel corso della medesima mia carica domino Vicenzo Sandei, destinatomi da Vostra Serenità, il quale dal zelo et applicatione dimostrate nelle cose publiche ha dato saggio della sua pronta disposizione in tutto ciò era di sua incombenza, che per tanto si rende ben degno della gratia publica.
Ha parimenti servito per cancelliere con fede e sincerità domino Camillo Dato, havendosi essercitato nella sua fontione, così criminale come civile, a solo fine che la giustitia habbi il suo luogo in tutte le parti, perloche gli affari della cancelleria medesima sono passati con tutta pontualità, massime havendo portata l’occorrenza negotii rilevantissimi, come in più mie ne ho portecipato alla publica notitia. Onde per questi effetti e requisiti si rende sofficiente a qualsisia impiego e degno del publico gradimento.
Al mio partire da quella città, dovendo l’eccellentissimo Proveditor generale Moresini in adimpimento della publica volontà incaminar in quella città l’arsil galeazza vecchia, appoggiò la direttione della condotta alla mia persona et io mi humiliai con tutta prontezza alle sue dispositioni et ho havuto le preavvertenze maggiori per condurla felicemente, come lodato Dio nel corso de giorni [manca nel testo] è ridotta qui a salvamento, non ostante habbi incontrati tempi sinistri e pessimi contrarianti alla stagione e fosse malconditionata di apprestamenti e di marinareccia in particolare.
Non devo pretermetter di render le più humili e divote gratie alla Serenità Vostra dell’aggradimento mostrato della mia buona volontà et impiego, qual sia stato nel corso predetto di mio regimento, portatomi in diversi ducali. E sicome per lo spatio più di trent’anni decorsi non mi son sparmiato né nella vita né nelle sostanze, per ben essercitare i miei doveri verso il publico, così per l’avvenire procurerò farmi conoscere il medesimo, essendo rimarco d’etern’honore l’effonder anco il proprio sangue nell’impiego sublime di Vostra Serenità. Gratie

Allegata succinta relazione delle due fortezze di Corfù di Paulo Gian Filippi 1655

Succinta relatione delle due fortezze di Corfù, come anco della città, con le opere esteriori che se gli è costruite di nuovo, con la notitia di quello se gli dovrebbe aggiongere, come segue.
La fortezza vecchia si può dire che ha quattro ritirate, oltre tre membri disgiunti con due cavallieri et la mezza luna alla campana. È del tutto irregolare eccetto la fronte verso la città.
Primo è il recinto verso la città, qual è in real forma et è al di sotto tutto nuovo et in volto con piazza per canone et da poter metter 100 fanti in battaglia per ciascheduno baloardo. Tal fabrica non può esser né minata né forrellata, che ogni tal opera riuscirebbe vana. Ha canoniero basso che spazza l’orizonte del fosso, difesa esterna. Lo stesso dalla parte verso il mare ferisce a pel d’acqua da ambe le parti di due baloardi. Manca ristorarli di suoi parapetti di terreno verso la città. Il torrione alla versiata minaccia rovina grande ne fondamenti et hora si potria riparare con poca fatica et poca spesa.
Secondo. Recinto è il contrafosso di dentro, che tagliando la loggia ed il volto et terrapienando quella apertura con il magazzen e quartier, formarebbe una cortina con un cavalier per parte. Questo ancora ha le sue sortite per soccorrer la prima fronte et al bisogno si ridurrebbe in buona difesa.
Terzo. Ritirata a cittadella con li tre membri, uno alla casa dell’illustrissimi signori governatori, l’altro sopra la cancelleria prefettitia, il terzo al voltone verso il generalato, posti che assai daneggiarebbono il nemico da ogni parte.
Quarto. Ritirata saria Campana et Castel da mar posti ridotti all’estremo, quali servirebbon per trattar accordo o morir tutti gloriosi coll’armi alla mano.
La mezza luna congionta alla campana daneggiarebbe il nemico nella città come ne suoi approdi avvicinandosi al primo recinto.
Verso Levante è San Sidero parte di fortezza vecchia non perfettionata, congionta al primo recinto, sito assai considerabile per esser come falsa braga di Castel da mar, deposito di tanta importanza, et questa parte non viene in conto alcuno guardata né rondata, per verità grande abuso. Ma di più pare verso il molo è una porticella, adito da intrarvi con poca forza et anco avvicinandosi con barche vi si può intrar per altra parte. Bene sarebbe il ridurlo in stato che si potesse rondare et guardare et quell’eccellentissimo rappresentante che farà questo farà ottimo servitio.
Non mi dilaterò in discorso sopra Castel da mare per non esser sito di consideratione, essendo stato fabricato a solo oggetto di deposito di polvere et perciò poco altro vantaggio se ne può ricevere.
Due porte ha questa fortezza: porta grande verso la città et il portello verso il mandracchio. Li primi ingegneri che fabricorno questa piazza si regolorno al sito et al stato che in quel tempo si trovava l’isola e città. É fondata tutta la vecchia fabrica sopra sasso et scoglio vivo, eccetto la fronte verso la città, opera moderna con sua fossa et cunetta, che passa da mare a mare. Al di fuori ha la sua strada coperta, ma non perfettionata. In occasione di attacco al di fuori avanti la porta verso la città sarebbe bisogno un rivellino aggiustato al sito per tener di lontano il nemico et impedirgli li approdi che volesse avvanzarsi verso le faccie di dui baloardi.
Alla difesa di questa piazza in occasione di attacco ci vorrebbe 3.000 buoni fanti, capi et officiali a proportione. Ingegneri mastri di fuochi d’artificio, minatori con ogni sorte d’altre maestranze sufficienti al bisogno. Sopra tutto uno sperimentato comandante d’artiglieria con buon numero di prattici bombardieri, monitioni da bocca et da guerra per un anno almeno a proportione del numero delle genti. Non se le doverà a niun modo introdur gente inutile, né donne in particolare et se ve ne fosse mandarli fuori al meglio.
Sopra fortezza nuova
Questa è fondata sopra grebano naturale et scoglio vivo verso tramontana et la parte più bassa fondata alla ripa del mare, dove è l’introito in essa. Questa pure è fortificata tutta irregolarmente con poche difese et l’ingegnero si regolò al sito, ancor che la fabrica si facesse senza niun risparmio. Ha le sue case matte et piazze basse ad ogni fianco in bella forma.
Ha due ritirate. Il recinto da basso all’entrata et al di sopra alli Sei et Sette venti. Nel montar di sopra è un membro congionto, nominato la Campana, che domina et batte parte della città. Alli Sette venti ancora è una retta linea, che batte et domina tutta la città. Verso il monte Abram da Garbin è il cavalier di Sei et Sette venti, in forma di opera corna in buona diffesa et più della metà è tagliato nel sasso vivo a forza di scalpello.
La parte più debole è la ponta perp.a(?) per non esser perfettionata, et volendosi perfettionare di può, ma l’acutezza di quell’angolo si verrebbe tanto a restringere che si renderebbe quasi con niente di piazza, ma volendo ridurlo in stato buono bisogna rilevar quella bassa a livello dell’altezza congionta.
Ha la sua porta verso il mare. Ha tre sortite, due verso la città et una che entra nel scaprone sotto il baloardo Sei venti. Lo scarpone così chiamato, che più tosto si dovrebbe chiamare falsa braga, è membro congionto a piedi della fortezza, che gli viene a cuoprir li fondamenti verso il monte d’Abram, fu fabricato in forma del tutto irregolare, con poche difese, ma sotto la diretione dell’eccellentissimo signor General Lorenzo Delfino si riformò il terreno in forma di opera corna in buona difesa, benché le piove d’inverno hanno tutto rovinato, siché è necessario il ristorarlo subito senza dilattione di muraggine con sua terra. Questo scarpone domina et batte tutta la campagna sin dietro il monte di San Salvatore. A tutta fortezza nuova mancan li parapetti, ma in occasione di attacco meglio non si potria fare che cavar il terreno in forma di strada coperta parallela al di fuori et quel terreno cavato et gittato sopra, spianandolo in declivio, verrebbe a formar il parapetto molto proprio. Mai vi è stato rilevato parapetto et l’ingegnero non solo non lo fece a tal oggetto et chi volesse rilevar parapetto di nuovo terreno sarebbe supperfluo et spesa gittata e quel ch’è peggio si verrebbe a perder assai di difesa per la straordinaria altezza della muraglia.
Alla difesa di questa piazza dopo persa la città ci vorrebbe almeno 1500 fanti con altre cose a proportione, come si è detto per li bisogni di fortezza vecchia.
Vero è ch’uno sperimentato generale in uno stesso tempo attaccarebbe la città et fortezza nuova et farebbe il possibile per far prima acquisto della fortezza o almeno in un medesimo tempo rendersi padrone della fortezza et città, et questo sarebbe il suo maggior vantaggio.
Sito et qualità della città di Corfù
Questa città è situata nel mezzo delle due fortezze sudette dalle quali in ogni parte vien battuta e dominata. Il recinto di essa è del tutto irregolare et l’ingegneri che la fabricorno si regolorno al sito et al stato che in quei tempi si trovava detta città. Vero è che si havessero dilatato colla parte verso terra sino alli due monti San Salvatore et Abram assai meglio haverebbono fatto, perché sarebbe più ampla la città et risparmiata la gran spesa della fortezza nuova et più grande sarebbe riuscita la spianata, cosa che molto importa, ma è fatto, la maggior parte di questa è bagnata dal mare, parte è grebano et parte è spiaggia. Verso tramontana è uno scoglio nominato di Vido, in distanza d’un picciol miglio tutto ripieno di olivari fruttiferi. Questo scoglio sarà necessario fortificarlo, come più sotto sarà da me pienamente tratato. Il recinto dalla parte di mare è di muraglia di linee che difendono l’una l’altra, ma in molti luoghi con poca difesa. Questa muraglia era di soli 14 piedi d’altezza in molti luoghi, ma l’anno 1646 fu rilevata all’altezza di 24 piedi fuori di scalata.
Dalla parte verso levante niente si è fatto, per esser quelle muraglie di bastevole altezza et anco per esser difese et fiancheggiate dalla fortezza vecchia.
La fortezza vecchia è del tutto disgiunta dalla città, ma la nuova è congiunta da due parti: con il muro di Spilea et con la muraglia di porta Stoppa.
La parte del recinto verso terra che va nell’isola ha di fronte da mare a mare passi 500. Questa parte ancora è tutta fortificatione irregolare di muraglia con suoi terrapieni e parapetti. Verso Sirocco è una linea di rimpetto alla fortezza vecchia, che in essa si ritrova uno scolatoro, dove per le grandi acque d’inverno vien turato dall’inondatione et per tal causa le acque han trovato adito fra il piede della muraglia et il grebano che li serve di fondamento, et per tal essalo le acque piovane portan fuori il terreno appoggiato ad essa muraglia, dove hora manca detto terreno, et è bisogno senza dilatatione rimetterlo et raccomodar lo scolatoro, come tutti li altri che si trovano d’intorno la città. Il che con poca spesa si potra esseguire.
Seguita poi un mezzo baloardo irregolare, nel fianco di esso è la porta Raimonda e seguita il mezzo baloardo chiamato Raimonda. Continua la cortina, che si viene a congiongere alla piatta forma a San Atanasio. Seguita l’altra cortina di porta Reale, che si attacca col baloardo Spilea, o Tre pozzi, la qual cortina è imperfetta per la sua bassezza. Resta dal monte Abram dominata et battuta gran parte della città, onde necessarissimo sarebbe ridurla a livello dell’altra muraglie con terrapienarla in buona forma. Da poi forma un fianco dove è porta Stoppa che con altra linea si aggionge alla fortezza nuova.
Questa città ha cinque porte et un portello con due scale, una va nel mandracchio et l’altra nel fosso di fortezza vecchia a rimpetto della gran Porta.
Le porte sono: porta Raimonda, porta Reale, porta Stoppa, porta Spilea et porta San Nicolò, con il portello contiguo a questa, all’incontro del publico arsenale.
In occasione di attacco non si può servir verso terra d’altre porte se non di porta Raimonda et porta Stoppa, per esser quelle coperte e ben difesa, verso il mare si serviranno di porta Spilea per la communicatione colla fortezza nuova et altre occorrenze, facendovi una saracinesca et tenendola ben guardata. Porta Reale si terrapienarebbe subito, per esser quella dalli dui monti scoperta et dominata, solo si lasciarebbe aperta una bianchetta, tenendola ben guardata, et tutte le altre porte si terrapienarebbono.
Alla città verso terra poco manca, verso mare ha bisogno di corridoi per la moschettaria, dove manca il terrapieno. Sopra il tutto le saracinesche ad ogni porta.
Per la difesa della città, fortezza et opere esteriori che si trova di presente fa bisogno almeno 6.000 fanti con capi, provisioni da guerra et da vivere, con tutte le circostanze che si richiedono.
Sopra lo scoglio di Vido et opere esteriori alla città
Nel scoglio di Vido, allogginadovisi il nemico con il suo cannone, darebbe gran spavento et incomodo alla città et fortezze, ma di più niuna sorte di barche potrebbe assicurarsi nel mandracchio, né tampoco entrarvi, et questo sito presidiato dal nemico levarebbe del tutto il soccorso per mare a questa città, dove assolutamente io dico esser necessario l’assicurarsene, con formarvi un forte quadrato in buona difesa di proportionata grandezza, in tempo di pace guardato da 50 fanti et in tempo di guerra da 600; la sua muraglia, non più alta di 15 piedi di proportionata grossezza con sua strada coperta, che ferisca a pel d’acqua, con tutto il rimanente che si aspetta ad un forte di campagna con 4 baloardi. Tutta la materia è sopra loco, né altro mancarebbe che la fattura, legnami et ferramenta per le fabriche di quartieri, le fornaci, legne et piere per la calcina sono sopra loco, come anco le pietre per le muraglie. Altro non ci vuole di 400 manuali, 30 mureri, 6 tagliapietra et 10 marangoni al tempo di fabricar li quartieri, la spesa non ascenderebbe a 30.000 scudi, che non si deve guardare per opera di tanta importanza et così necessaria per il sostentamento di Corfù et che sarà lodata da tutti quei ch’intendono la guerra a offesa et difesa.
Delle fortificationi esteriori verso terra, senza dilatione alcuna, si deve perfettionare l’opera corna fuori di porta Raimonda, dopo assicurare il monte di Abram con opera proportionata a quel sito. Che quando sarà comandato, darò il mio parere in disegno et scrittura.
Questa opera, che doverebbe esser costrutta sopra il monte, doverebbe essere più regolar sia possibile, aperta al di dietro, per restar dominata et battuta da ogni parte dal cavalier di fortezza nuova et da Sei e Sette venti, la muraglia di essa opera non più alta di 16 piedi, la spesa sarà di 6.000 scudi in circa, ma se vi fusse qualche numero di galere per condur le materie assai manco sarebbe la spesa. Quest’opera si deve attacar con due ale: una alla punta perpetua, l’altra all’angolo di riflesso dello scarpone sotto fortezza nuova. In tempo di pace non haverebbe bisogno di guardia, né d’alcun presidio, solo in occasione di attacco vi bisognano 500 fanti per difesa, qualche canone di poca caliure et leggiero, con qualche numero ci moschetti da cavalletto.
Fortificato questo monte si doverà costruire la falsa braga intorno della città verso terra, quale si attacchi con tutte le opere esteriori. Dopo la sua strada coperta al di fuori, paralella a tutte le sudette opere esteriori, et così la città di Corfù sarà ben fortificata e si potrà mantener contro qualsivoglia potente nemico.
Del monte San Salvatore non si dovrà più temere, perché sarà battuto et dominato da tutte le parti. Opera ottima sarebbe far un taglio di competente larghezza che dalle castrate al pie’ del monte San Salvatore portasse il mare a bagnare il piede di quello di Abram, et il terreno levato metter in buon ordine con linee di buona difesa in forma di quartier da campagna.
Si potrebbe anco far un taglio da mar a mare al di fuori deli due monti, ma v’andrebbe gran spesa et lunghezza di tempo.
Concedo che tutto quello ho proposto si ritrovasse in ottima perfettione a cui niente mancasse, dirò che a qualsissia gran potentado non tornerà il conto venir per tentar una così difficoltosa et inespugnabil impresa, ma se solo vorrà impadronirsi dell’isola, si eleggerà posto et porto propitio per lo sbarco et sicurezza della sua armata, fortificherà quel posto, poi si avanzerà col suo essercito et in proportionata distanza dalla città si fortificherà et dirà: Voi godete la città io goderò l’isola. Se all’hora lo scoglio di Vido sarà fortificato da noi, non potranno mancar i soccorsi, ma se dal nemico niuna barca approderà a quelle rive.
Quelli che dicono che dalla parte di San Sidero si potranno haver soccorsi s’ingannano molto, perché a pena di potrà ricever lettere o avvisi in voce, non che soccorsi d’invoglio.
Replico. Alla difesa di questa città, opere esteriori fortezze. In occasione di attacco non ci vuol meno di 6.000 fanti pagati, 200 cavalli, oltre le genti del paese, capi da guerra a sufficienza, sopra tutto un buon comandante d’artiglieria, con sperimentati bombardieri, ingegneri et minatori, mastri di fuoco d’artificio, ogni sorte di maestranze, legnami, ferramenta, chiodi d’ogni sorte in quantità, monitioni da guerra et da bocca per un anno intiero, se si può, et poi confidarsi nel Signor Iddio et San Spiridone bendetto et ciascheduno di che qualità si sia servire il suo Prencipe divotamente e fedelmente.
Eccellentissimo Signore humilmente et riverentemente raccordo il gran bisogno del mandracchio, tanto nel restaurar li marmori di sua circonvallatione, che son tutti sconcatenati, come il nettarlo et escavarlo al di dentro, per esser tutto pieno d’immonditie et ben presto sarà inpratticabile del tutto. Gratie
Corfù 10 aprille 1655
Umilissimo(?), riverentissimo(?), obiedentissimo(?) servitore(?)
Paolo Gian Filippi