X CONVEGNO INTERNAZIONALE VENEZIA E IL SUO STATO DA MAR
dal 7 aprile 2022 al 9 aprile 2022
10° convegno internazionale Venezia e il suo Stato da mar. Incroci di sguardi. Lo Stato da mar nello sguardo degli altri / gli altri nello sguardo dello Stato da mar. Culture e identità nello Stato da mar. Intersecting Gazes. Outsider Perspectives on the Stato da Mar / Perspectives of Outsiders from the Stato da Mar. Cultures and Identities in the Stato da Mar.
7-9 aprile 2022
Società Dalmata di Storia Patria – Roma
in collaborazione con Ateneo Veneto, Scuola Grande di San Marco.
Comitato scientifico:
Bruno Crevato-Selvaggi, Società dalmata di storia patria, Roma (dir.)
Eric Dursteler, Brigham Young University
Ante Gverić, Direttore dell’Archivio di Stato di Zara
Giovanna Paolin, Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia
Rita Tolomeo, “Sapienza” Università di Roma, Società dalmata di storia patria, Roma
Despina Vlassi, Società dalmata di storia patria, Roma
Lingue Italiano / English
7 aprile Ateneo Veneto
Presiede Rita Tolomeo Società Dalmata di Storia Patria
Saluti istituzionali
Bruno Crevato-Selvaggi Società Dalmata di Storia Patria
Dieci anni di convegni Venezia e il suo Stato da mar
Resoconto ragionato dei convegni tenutisi, notandone il percorso scientifico, lo sviluppo dei temi trattati, le partecipazioni e i risultati sinora ottenuti.
Ten years of Congresses “Venice and its Stato da Mar”
An annotated review of the past congresses, pointing out their scientific process, the development of the topics, the contributions and the results obtained so far.
Lia De Luca Università Ca’ Foscari Venezia
Perasto e Venezia legate dal mare
Perasto, piccola località legata al mare da secoli di tradizione nautica. Venezia capitale della Repubblica Serenissima, centro di un Impero basato sul commercio. Il mare, la Strada dell’antichità, ad unirle e metterle in comunicazione. L’intervento si propone di analizzare il legame tra questi due luoghi, così diversi e così simili. Nei secoli in cui l’Albania veneta era parte dei territori marciani, le Bocche di Cattaro con Perasto rappresentavano la culla di abili marinai, le cui capacità furono riconosciute non solo dalla Serenissima, ma anche dai governi che seguirono. Gli abitanti di Perasto vantavano un legame speciale con i governanti, vincolo sancito e periodicamente ribadito nei privilegi. Un ampio lavoro d’archivio ha permesso di ricostruire l’evolversi di questo rapporto dal Cinquecento fino all’Ottocento, offrendo interessanti spunti per la ricostruzione storica delle dinamiche di una piccola ma vitale comunità.
Perasto and Venice, Bound by the Sea
Perasto, a small town connected to the sea by centuries of nautical tradition. Venice, the capital of the Serenissima Republic, the centre of an empire based on trade. The sea, the Road of ancient times, unites and connects them. This paper aims to analyse the link between these two places, so different and yet so similar. In the centuries when Venetian Albania was part of the Venetian territories, the Bocche di Cattaro and Perasto were the cradle of expert sailors, whose skills were recognised not only by the Serenissima, but also by the governments that followed. The inhabitants of Perasto had a special bond with their rulers, a bond that was ratified and periodically reaffirmed in privileges. Extensive work in archives allowed the reconstruction of the development of this relationship from the 16th to the 19th century, offering interesting insights into the historical reconstruction of the dynamics of a small but vital community.
Salvatore Ciriacono Università di Padova
Veneziani, Ebrei… Il commercio veneziano alla prova sul finire della Repubblica
Il cosiddetto declino della Repubblica di Venezia è stato fondamentalmente analizzato come declino del patriziato veneziano. Quest’ultimo è stato studiato nella sua variabile demografica soprattutto, in parte nella sua ricchezza immobiliare (la costruzione delle ville nelle quali intervenivano importanti capitali) meno negli investimenti finanziari nelle piazze estere, forse di più nel debito pubblico dello stato. Queste conclusioni impediscono di guardare con la dovuta attenzione al ruolo delle numerose minoranze mercantili (greche, dalmate, ebraiche, armene) le quali si sostituirono lentamente al patriziato veneziano, sempre meno interessato al commercio marittimo. Studi e ricerche in questa direzione impongono un’attenta analisi delle fonti soprattutto notarili. La stessa presenza del commercio tedesco, non limitato a quello che rappresentava il Fondaco dei Tedeschi, deve essere rivalutato, come lo dimostrano ricerche più recenti. Sicuramente il peso della concorrenza internazionale (olandese, francese, inglese oltre che ottomana e russa) non sembra perciò che abbia impedito alla Repubblica, grazie al ruolo di queste minoranze e gruppi mercantili, di rimanere attiva e svolgere un ruolo ancora significativo nei mercati del Mediterraneo, in parte in quello atlantico e nel Medio Oriente.
Venetians, Jews… Venetian Commerce to the Test at the End of the Republic
The so-called decline of the Venetian Republic was basically analysed as the decline of the Venetian patriciate. Studies on their members considered their demographic variable, their real estate (the construction of villas where huge amounts of money were involved), their financial investments in foreign markets, but perhaps more the public debt of the state. This prevents us from looking with due attention at the role of the numerous mercantile minorities (Greek, Dalmatian, Jewish, Armenian) who slowly replaced the Venetian patriciate, which were less and less interested in maritime trade. Studies and researches in this department require a careful analysis of sources, especially notarial ones. More recent research shows as the presence of German trade, not limited to that represented by the Fondaco dei Tedeschi, must be re-evaluated. Thanks to the role of these minorities and merchant groups, it seems that the international competition (Dutch, French, English as well as Ottoman and Russian) did not prevent the Republic, from remaining active and playing a still significant role in the markets of the Mediterranean, of the Atlantic (partially) and of the Middle East.
Presiede Carlo Cetteo Cipriani Società Dalmata di Storia Patria
Katerina Korrè Università dello Ionio
La memorialistica del Levante nell’opera di Coriolano Cippico
Toni Veneri The University of North Carolina at Chapel Hill
Fuori dal Palazzo: lo sguardo di poeti e poetesse rinascimentali sullo Stato da mar
Non si conta il numero di poetesse e poeti, veneziani e non, che durante il Rinascimento hanno celebrato i fasti e le meraviglie della città di Venezia. Se altrettanto numerosi sono gli studi che hanno commentato questa produzione, una decisamente minore attenzione è stata rivolta alle descrizioni in versi dello Stato da mar, per la caratterizzazione del quale la critica ha privilegiato fonti più “dirette” – quelle narrative di mercanti, ambasciatori e pellegrini in viaggio verso la Terrasanta o Costantinopoli, o quelle archivistiche di magistrati e funzionari locali. Tuttavia, proprio perché basate su informazioni mediate, queste trattazioni poetiche danno testimonianza della circolazione, fuori e dentro Venezia, di un corpus di conoscenze geografiche disponibile alla rielaborazione letteraria da parte di scrittrici e scrittori che non partecipavano attivamente alla vita politica e amministrativa della Repubblica e che dunque non avevano accesso diretto alle fonti di Palazzo Ducale. Svincolate dalle contingenze materiali del viaggio e dalle esigenze analitiche e informative delle relazioni, queste corografie in versi appaiono inoltre motivate dall’intento di disegnare lo Stato da mar quale entità culturale e paesaggistica discreta e unitaria, sottolineandone e a volte immaginandone i caratteri comuni e distintivi. Questo intervento si propone di illustrare alcuni fra i testi in rima che dal Trecento al Cinquecento hanno contribuito, da una prospettiva decentrata, a descrivere i contorni costieri della Repubblica di Venezia e a definirne l’identità marittima, in particolare le epistole metriche del padovano Albertino Mussato, il serventese del suo concittadino Jacopo Sanguinacci, il carme della veronese Laura Brenzoni, le Stanze della Sirena dell’Aretino, il poema in volgare del mercante fiorentino Jacopo d’Albizzotto Guidi e quello in latino dell’umanista francese Germain Audebert.
Outside the Palace: Renaissance Poets’ Perspectives on the Stato da Mar
During the Renaissance, innumerable poets, locals and foreigners alike, have celebrated the splendors and wonders of the city of Venice. While scholars have largely commented on this production, less attention has been paid to the description in verses of the Stato da mar, for the study of which historians have turned to sources considered more “direct” – such as the narratives of merchants, ambassadors, and pilgrims traveling to Constantinople and the Holy Land, or the archival documents produced by centralized and local offices. However, the very fact that these poems rely on negotiated information accounts for the circulation, in and outside of Venice, of a body of geographical knowledge available to the literary imagination of writers who were not directly engaged in the political and administrative life of the Republic and thus had not direct access to the archives of Palazzo Ducale. Free from the material contingencies of travel and from the analytical and informative tasks of the relazioni, these chorographies in verse appear to be motivated by the common intent of outlining the Stato da mar as a discrete and unified cultural and environmental entity, to which end they highlight (and at times imagine) its shared and distinctive features. This paper will consider how some of the poems that from the fourteenth to the sixteenth century have contributed, from a decentered perspective, to the description of the coastlines of the Venetian Republic and to the definition of its maritime identity. In particular, references will include the eclogues of Paduan poet Albertino Mussato, the serventese of his fellow citizen Jacopo Sanguinacci, the carme of Veronese Laura Brenzoni, Aretino’s Stanze della Sirena, the vernacular poem of Florentine merchant Jacopo d’Albizzotto Guidi and the Latin one by French humanist Germain Audebert.
Lidia Cotovanu Istituto di Storia «Nicolae Iorga» di Bucarest dell’Accademia Romena delle Scienze - Cristian Luca, Università del Danubio Meridionale di Galaţi – Istituto Romeno di Cultura e Ricerca Umanistica di Venezia
Depositi in Zecca di «diversi particolari» «de’ stati alieni» nel Sei-Settecento: risorse finanziarie dell’Europa centro-orientale affidate alla gestione di mercanti sudditi veneziani
La Zecca di Venezia, rinomata per la stabilità che le derivava dall’avere lo Stato come garante e per il fatto di coniare lo zecchino, ossia una delle valute auree più famose e più apprezzate sul continente europeo in Età moderna, fu un punto di riferimento nel Sei-Settecento per i più accorti tra coloro che, nell’Europa orientale, erano impegnati nella gestione del potere politico e amministrativo e nel commercio internazionale a media e lunga distanza. Diversi notabili romeni aprirono un deposito presso la Zecca. I depositi in Zecca costituivano dei titoli di stato. Dal 1616-1617 il Senato della Repubblica Veneta autorizzò i Provveditori in Zecca ad accettare depositi, di cui si seguono le evoluzioni. La relazione intende chiarire le circostanze della costituzione dei depositi in Zecca, identificare i titolari dei depositi e i mercanti sudditi veneziani ai quali fu affidata la gestione degli interessi annui maturati sugli stessi, e per quanto possibile accertare la tipologia delle merci acquistate con i proventi derivanti dai depositi a termine.
The Deposits in the Zecca of “Various Particulars” from “Alien States” in the 17th and 18th Centuries: Financial Resources of Central and Eastern Europe Entrusted to the Management of Venetian Subject Merchants
The Zecca of Venice, renowned for its stability that came from having the State as guarantor and from minting the zecchino – one of the most famous and most appreciated gold currencies in Europe in the Modern age – was a point of reference in the seventeenth and eighteenth centuries, particularly for the most astute of those who, in Eastern Europe, were engaged in the management of political and administrative power and in medium and long-distance international trade. Several Romanian notables opened a deposit at the Zecca. These deposits constituted government bonds. From 1616-1617, the Senate of the Venetian Republic authorized the Provveditori in Zecca to accept deposits, whose evolutions are here followed. This paper reveals the circumstances of the establishment of the deposits in the Zecca, identifies the deposits holders and Venetian subject merchants to whom the management of the annual interest accrued on them was entrusted, and ascertains the type of goods with the proceeds deriving from the term deposits.
Giovanna Paolin Deputazione Storia Patria per la Venezia Giulia
Alcune note su monache e donne nell’Istria veneta
Grazie alla documentazione conservata negli archivi diocesani possiamo approfondire una storia spesso mutila come quella delle donne. La loro voce filtra quasi a fatica, ma può aprire importanti squarci su molti aspetti della società dell’Istria veneta in età moderna. In particolare le visite pastorali di alcuni vescovi danno preziose informazioni sulla situazione dei monasteri. Questa documentazione riguarda in particolare delle problematiche legate a donne appartenenti a ceti più elevati, a famiglie che si trovavano nella tradizionale situazione di dover collocare in qualche modo le figlie femmine eccedenti o che presentavano delle problematiche imbarazzanti. Più vario è lo spaccato sociale di quante finivano all’attenzione dei tribunali ecclesiastici o sotto l’occhio dei visitatori per le più varie ragioni, dalle accuse di magia alle suppliche per ottenere dispense matrimoniali o denunce contro dei mariti violenti od ancora le tristi vicende delle donne dei preti. Queste voci quindi ci possono aprire squarci di vita che ci aiutano a superare il blocco legato alla marginalità in cui sembravano relegate in una sorta di mondo minore.
Remarks on Nuns and Women in Venetian Istria
Thanks to the documentation in the diocesan archives, we can better investigate the often incomplete history of women. Women’s voices are seldom heard, but they can show many important aspects of modern age society in Venetian Istria. In particular, the bishops’ visits provide valuable information on the situation of monasteries. This documentation particularly considers problems related to women of higher classes, coming from families that traditionally had to place somewhere ‘surplus’ daughters, or having embarrassing problems. Those who, for different reasons, were brought to the attention of the ecclesiastical tribunal or of the visitors came from more varied classes, though. Reasons spread from accusations of magic to pleas for marriage dispensations, from complaints against violent husbands to sad stories of priests’ women. These voices can show glimpses of life that help us to overcome the marginality to which they seemed to be confined, a sort of minor world.
8 aprile Scuola Grande di San Marco
Presiede Giovanna Paolin Deputazione di Storia Patria per la Venezia Giulia
Saluti istituzionali
Mario Po’ Direttore Scuola Grande di San Marco
Venezia, gli Ottomani e la Patria Blu della Turchia
Luigi Alonzi Università di Palermo
Inediti scorci sullo Stato da mar dai fondi vaticani
È molto varia la fisionomia di coloro che hanno percorso lo Stato da mar nel corso dell’età moderna, per ragioni d’ufficio (vescovi, diplomatici, uomini d’arme), per scopi devozionali, interessi economici, artistici o intellettuali. Questi viaggi possono essere ricostruiti e documentati attraverso un ampio ventaglio di fonti, molte delle quali sono ancora inedite, come testimoniano i fondi vaticani. Carteggi e relazioni che anzitutto ci restituiscono una notevole varietà di sguardi e che si prestano a un’analisi comparativa, che metta in luce i problemi di “traduzione” dei saperi e dell’incontro/scontro fra diverse prospettive politiche e culturali. Questo contributo intende appunto offrire molteplici e suggestivi scorci sullo Stato da mar, osservato da svariate prospettive, attraverso la lente di idiomi politici e sensibilità anche molto diverse fra loro, con particolare riferimento al piano delle identità culturali e degli “sguardi” incrociati.
New Insights into the Stato da Mar from the Vatican Archives
During the early modern age, the Stato da mar was traversed by a great variety of people – some for reasons of office (e.g., bishops, diplomats, and men-at-arms), some for devotional, financial, artistic, or intellectual reasons. As the catalogues at the Vatican archives show, the records of these missions are substantial and include unpublished documents. This host of perspectives lends itself to a comparative analysis of the ‘translation’ of different knowledge systems and backgrounds, and of the degree to which diverse cultural and political perspectives came into contact and sometimes conflict. This paper aims to give an account of the Stato da mar through the perspective of individuals whose cultural perspectives and political standpoints could be at wide variance, especially with reference to aspects of cultural identity and cross-cultural understanding.
Giulia Giamboni Ph.D. candidate University of California, Santa Barbara Costruzioni di identità. Donne, religione, e società nella Zara del Trecento
L’analisi dei lasciti testamentari delle donne zaratine del Trecento agli enti religiosi della città permette di formulare alcune ipotesi circa la costruzione di identità di genere, religiosa e civile. I lasciti pii, quali icone, oggetti religiosi e tessuti, costituivano un vettore per eludere le restrizioni religiose che sbarravano l’accesso alle donne all’area dell’altare. Tali lasciti fungevano come visibili promemoria della partecipazione femminile alla celebrazione della messa e come esplicita affermazioni della loro identità di genere. Per quanto riguarda l’aspetto politico, tali donazioni permettono di “vedere” e comprendere meglio l’impegno delle donne negli ambiti civili e politici delle loro città. Tramite concessioni di terre, denaro, vestiti e cibo a monasteri e chiese, le donne miravano a intervenire socialmente nella loro realtà fornendo una risposta a povertà, fame, vagabondaggio, e malattie. Sia le laiche, che garantivano il sostegno materiale, che le religiose, che usufruivano di queste risorse, gestivano il benessere sociale della loro città. In questo senso, le donne partecipavano alla promozione del bene comune di Zara, città in cui vivevano e lavoravano. Le pratiche caritative delle donne rivelano quindi la loro importante funzione civile e sociale nella società tardo medievale tipicamente segnata da profonde distinzioni tra le classi sociali.
Multifaceted Identities. Women, Religion, and Society in 14th Century Zara
Women’s testamentary dispositions from 14th century Zara to local religious institutions reveal their gendered, religious, and civic identities. Pious bequests, such as textiles, icons, and religious objects, allowed women to circumvent religious restrictions that prevented them from gaining access to the sacred space of the altar. These gifts functioned as visible reminders of women’s participation in the mass and as statements of their gendered identity. Charitable donations also allow us to better see and understand women’s political and civic engagement in their realities. By granting gifts of landed estates, money, clothes, and food to monasteries and churches women aimed to socially intervene in their reality. They provided a response to poverty, hunger, homelessness, and to consequences of epidemic diseases. Both lay women, who granted the material support, and religious women, who made use of these resources, managed the social welfare of their city. In this sense, women promoted the common good of Zara where they lived and worked. Zaratin women’s charitable practices are revealing of their engagement in a society where social boundaries and inequalities marked sharp distinctions between social classes.
Presiede Despina Vlassi Società Dalmata di Storia Patria
Roberto Dapit Università di Udine
Sguardi reciproci tra lo Stato da mar e l’amministrazione ottomana in Bosnia attraverso la presenza dell’emino turco nelle scale della Dalmazia
Nell’Archivio di Stato di Zara, in particolare nel fondo Dragomanno veneto / Mletački dragoman, si conservano documenti prodotti dai funzionari doganali ottomani denominati emini, presenti nelle principali scale veneziane in Dalmazia e nominati dalle autorità ottomane in Bosnia. Oltre al principale incarico di riscuotere i diritti doganali, sappiamo che gli emini svolgevano diverse altre funzioni che, in certa misura, potrebbero essere assimilate ad azioni diplomatiche e consolari. Effettivamente si assumevano il compito di assistere i mercanti e viaggiatori ottomani nei rapporti con l’autorità veneziana, in primo luogo quando versavano in situazioni di difficoltà di varia natura, anche giudiziaria. Va ad esempio menzionato il loro impegno nella soluzione di casi complessi quali lo stato di schiavitù di sudditi ottomani nel territorio della Serenissima. Rimane traccia di tutto ciò in numerose relazioni e scritti, solitamente in turco ottomano con traduzione del dragomanno veneto, indirizzati dall’emino al Provveditore generale in Dalmazia e Albania oppure sorti in seguito alla corrispondenza tra l’ufficio di quest’ultimo e le autorità ottomane in Bosnia. La lettura delle relative carte d’archivio ci consente di individuare molteplici ed interessanti aspetti, utili a ricostruire lo sguardo reciproco nello sviluppo delle relazioni commerciali, politiche e sociali tra lo Stato da Mar e l’autorità ottomana in Bosnia nei secoli XVII e XVIII. Poiché l’emino viveva e operava come rappresentante dell’Impero ottomano all’interno dello Stato veneziano, lo sguardo che ne emerge è in grado di riflettere vicende avvenute in stretta relazione fra le due comunità.
Mutual Gazes Between the Stato da Mar and the Ottoman Administration in Bosnia Through the Presence of the Turkish Emino in the Dalmatian Ports
In the State Archives in Zadar, particularly in the Venetian fondi / Mletački dragoman, are preserved documents concerning the Ottoman customs officers called emini, assigned in the main Venetian ports of Dalmatia by the Ottoman authorities in Bosnia. In addition to the main task of collecting customs duties, we know that emini performed several other functions that, to some extent, could be assimilated to diplomatic and consular actions. Indeed they took on the task of assisting Ottoman merchants and travellers in their relations with the Venetian authority, primarily when they found themselves in difficult situations of various kinds, including judicial ones. For example, they were involved in solving complex cases when Ottoman subjects might be in a state of slavery on the territory of the Serenissima. Traces of all this can be found in numerous reports and documents, usually in Ottoman Turkish and later translated by the Venetian dragoman, which the emin addressed to the Provveditore Generale in Dalmatia e Albania or which arose as a result of correspondence between the latter and the Ottoman authorities in Bosnia. The analysis of the relevant archival materials allows us to identify many interesting aspects that are useful in reconstructing the mutual view in the development of commercial, political and social relations between the Stato da Mar and the Ottoman authorities in Bosnia in the 17th and 18th centuries. Since the emin lived and worked as a representative of the Ottoman Empire within the Venetian State, the view that emerges reflects experiences that occurred in close relationship between the two communities.
11,30-12 Katerina Konstantinidou Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Carteggio tenutosi nel generalato da mar di sua eccellenza il signor Daniel Dolfin 4o coll’Ecc.mo Senato, l’Ecc.mo Magistrato alla Sanità e nobili uomini Publici Rapresentanti all’ occasione del contaggio nell’Isola di Santa Maura. La gestione di una crisi epidemica nello Ionio nel 1743
Nel 1743 una disastrosa epidemia di peste colpisce l’isola di Santa Maura, l’ultima passata sotto il dominio veneto alla fine del Seicento. La diffusione della malattia provocherà migliaia di vittime, mentre la difficoltà del reggimento per gestire la situazione provocherà l’intervento del provveditore generale da mar. L’ufficiale dalla galea generalizia, ormeggiata vicino alle coste dell’isola, coordinerà tutte le operazioni per il contenimento dell’epidemia. In questa relazione, attraverso l’insieme delle sue lettere indirizzate al senato, al magistrato alla sanità e ai rettori delle isole, si esporranno alcune considerazioni relative non solo alla politica sanitaria della Repubblica, alla sua applicazione in un possedimento dello stato da mar o alle reazioni della gente del luogo e alla loro cultura sanitaria ma soprattutto alle gerarchie all’interno il governo dei territori marittimi, ai rapporti di subordinazione e la decodificazione delle pratiche di governo in una periferia di Venezia, in situazioni di crisi.
“Carteggio tenutosi nel generalato da mar di sua eccellenza il signor Daniel Dolfin 4o coll Ecc.mo Senato, l’Ecc.mo Magistrato alla Sanità e nobili uomini Publici Rapresentanti all’occasione del contaggio nell’Isola di Santa Maura”. Management of an Epidemic Crisis in the Ionian Sea in 1743
In 1743 a disastrous plague struck the island of Santa Maura, the last one to come under Venetian rule at the end of the 17th century. The spread of the disease claimed thousands of victims, while the regiment’s difficulty in managing the situation led to the intervention of the provveditore generale da mar. The officer from the galea generalizia, moored near the coast of the island, coordinated all the operations to contain the epidemic. Through all his letters to the senate, to the magistrate for health and to the rectors of the islands, not only does this paper consider the Republic’s health policy, its application in a possession of the stato da mar or the reactions of the local people and their knowledge on health, but above all the hierarchies of the government of the maritime territories, the relationships of subordination and the decoding of government practices in a periphery of Venice, while in a critical situations.
12-12,30 Angeliki Tzavara ricercatrice indipendente
Espressioni di devozione e carità attraverso i testamenti redatti a Modone e Corone nel XIV secolo
Lo studio proposto esaminerà i testamenti degli abitanti e dei funzionari di Modone e Corone nel XIV secolo. Saranno studiati i lasciti dedicati alla Chiesa e al clero, principalmente per la conservazione di chiese e monasteri, i funerali e la sepoltura dei testatori all’interno delle chiese, le messe per le anime del testatore e dei suoi parenti defunti, il mantenimento dei sacerdoti, il finanziamento di altre attività religiose e pellegrinaggi, anche lasciti per poveri, malati, vedove, orfani e bambini, doti per le ragazze. Non si tratta solo di denaro ma anche di beni immobili, oggetti, tessuti e vestiti. Si farà menzione del periodo della peste e si esaminerà se e in che misura la pandemia abbia comportato cambiamenti nell’espressione della pietà e nella distribuzione delle elemosine. Verranno anche menzionate le differenze tra i lasciti dei residenti permanenti e temporanei in queste due città.
Expressions of Devotion and Charity Through Wills Drawn Up in Modone and Corone in the 14th Century
This study will examine the wills of the inhabitants and officials of Modone and Corone in the 14th century. Bequests dedicated to the Church and clergy will be studied, mainly for the preservation of churches and monasteries, funerals and burial of the testators within the churches, masses for the souls of the testator and his deceased relatives, maintenance of priests, financing of other religious activities and pilgrimages, and also bequests for the poor, sick, widows, orphans and children, and dowries for girls. Not only money but also real estate, objects, textiles and clothes are involved. The plague is mentioned, examining whether and to what extent the pandemic led to changes in the expression of piety and the distribution of alms. The differences between the legacies of permanent and temporary residents in these two cities will also be mentioned.
Presiede Gerassimos Pagratis Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Carlo Cetteo Cipriani Società Dalmata di Storia Patria
Venezia vista da Ragusa
Nella percezione comune il rapporto fra Venezia e Ragusa di Dalmazia è definito conflittuale. Venezia dominò Ragusa dal 1204 al 1358 e successivamente cercò di riconquistarla, senza successo. Ne nacque una competizione nel campo commerciale che la Serenissima attuò spesso con misure limitative delle attività ragusee, spesso sequestrando navi e merci, imponendo tasse, con la sua potenza militare. Ragusa, priva di potenza militare poteva reagire solo con la diplomazia, cercando la protezione delle varie autorità europee: Ungheria, il Papa, la Sublime Porta, alla fine anche gli Imperatori d’Austria e Russia.
Questa relazione, partendo dall’esame della corrispondenza ragusea dopo il 1750, esamina la visione che Ragusa aveva di Venezia. Le lettere esaminate sono inviate sia ad alcune magistrature venete nella Dominante che a Venezia che ad altre in Dalmazia. Un rapporto di stima sembra emergere nelle missive coi Magistrati di Sanità di Venezia, scambiando informazioni su notizie di morbi e confermando che a Ragusa avrebbero rispettato le direttive emanate dai Magistrati veneziani. Differenti le corrispondenze con altri magistrati.
Venice as Seen from Ragusa
In common perception the relationship between Venice and Ragusa in Dalmatia is described as conflictual. Venice ruled Ragusa from 1204 to 1358 and later tried to reconquer it, without success. The result was a competition in the field of trade, which the Serenissima often implemented with measures restricting Ragusa’s activities, often seizing ships and goods, imposing taxes and using its military power. Ragusa, lacking military power, could only react with diplomacy, seeking the protection of the various European authorities: Hungary, the Pope, the Sublime Porte, and in the end even the Emperors of Austria and Russia.
This report, starting with an examination of Ragusa’s correspondence after 1750, examines Ragusa’s view of Venice. The letters examined are sent both to some Venetian magistracies in the Dominant and to others in Dalmatia. A relationship of esteem seems to emerge in the missives with the Venetian Magistrates of Health, exchanging information on news of diseases and confirming that in Ragusa they would respect the directives issued by the Venetian Magistrates. Correspondence with other magistrates is different.
Nora Lafi, Senior Research Fellow Leibniz-Zentrum Moderner Orient (Berlin)
Venezia e i Veneziani visti da Tunisi. Esplorazioni archivistiche nelle Archives nationales de Tunis
Lo scopo di questa presentazione è, attraverso un’attenzione al punto di vista di Tunisi, Mahdia, Sfax e altre città tunisine sulla Repubblica di Venezia e sui veneziani dal periodo medievale fino all’Unità d’Italia, spostare le prospettive di interpretazione ed esplorare angoli poco conosciuti delle relazioni tra le città della Tunisia ottomana, che conoscevano Venezia tanto per il suo posto in Europa quanto per la sua azione con, contro o in relazione all’impero ottomano, e una repubblica di Venezia spesso erroneamente percepita come più orientata verso i Balcani e il Mediterraneo orientale che verso il Mediterraneo occidentale.
I documenti e i manoscritti utilizzati per questa ricerca sono conservati presso l’Archivio Nazionale della Tunisia e nella Biblioteca Nazionale di Tunisi. Guarderemo anche alle collezioni documentarie che sono andate perdute e a come le biblioteche e gli archivi veneziani possono averne conservato un’eco. Questa presentazione sarà anche l’occasione per interrogare l’organizzazione locale dei processi decisionali, deliberativi e di rappresentanza, in tempi di conflitto come in tempi di pace, allo specchio della percezione locale delle pratiche veneziane. Una riflessione sul senso della parola Repubblica e della cosa pubblica sarà così proposta in questo avanti e indietro tra un Occidente (il Nord Africa) e un Oriente (Venezia).
Venice and its Inhabitants as Seen from Tunis. Archival Eplorations in the Archives Nationales de Tunis
Focusing on the point of views Tunis, Mahdia, Sfax and other Tunisian cities had of the Republic of Venice and the Venetians from the medieval period to the Unification of Italy, this presentation aims to shift perspectives of interpretation and explore little-known angles of the relations between the cities of Ottoman Tunisia (which knew Venice as much for its place in Europe as for its action with, against or in relation to the Ottoman Empire), and the Republic of Venice, often erroneously perceived as more oriented towards the Balkans and the Eastern Mediterranean than towards the Western Mediterranean. The documents and manuscripts used for this research are held in the National Archives of Tunisia and the National Library of Tunis. We will also look at documentary collections that have been lost and how Venetian libraries and archives may have preserved an echo of them. This presentation will also be an opportunity to question the local organisation of decision-making, deliberation and representation processes, in times of conflict as in times of peace, in the mirror of the local perception of Venetian practices. A reflection on the meaning of the word “Republic” and of “public affairs” will thus be proposed in this connection between West (North Africa) and East (Venice).
Panajota Tzivara, Università Democrito della Tracia
Dalla retorica dell’adulazione alla retorica di riconoscenza: Greci laureati di Padova ringraziano i loro mecenati
I laureati greci dell’Università di Padova usavano dedicare alcune delle loro opere, frutto della loro istruzione, a patrizi veneziani che ricoprivano incarichi importanti nella Repubblica di Venezia o avevano compiuto la loro carriera nei possedimenti dello Stato da mar. In questo studio saranno presentati i rapporti tra i patrizi veneziani e gli studenti greci attraverso le forme della retorica encomiastica, al fine di mostrare l’aiuto che gli studenti ricevevano per i loro studi. Contestualmente verranno delineate le intenzioni dei Veneziani nell’investimento di denaro e cure a favore dei Greci e l’eventuale ammortamento attraverso i servizi da loro prestati.
From the Rhetoric of Flattery to the Rhetoric of Gratitude: Greek Graduates of Padua Thank Their Patrons
Many Greek graduates of the University of Padua used to dedicate some of their works (the fruit of their education), to Venetian patricians who either held important positions in the Republic of Venice or had completed their career in the possessions of the Stato da mar. In this paper the relations between the Venetian patricians and the Greek students will be presented through the forms of the encomiastic rhetoric, in order to show the support that the students received during their studies in Padua. At the same time, we will outline the intentions of the Venetians in the investment of money and care in favor of the Greeks and the possible amortisation through the services provided by them.
Παναγιώτα Τζιβάρα, Από τη ρητορική της κολακείας στη ρητορική της ευγνωμοσύνης: Έλληνες πτυχιούχοι της Πάδοβας ευχαριστούν τους μαικήνες τους
Οι Έλληνες πτυχιούχοι του πανεπιστημίου της Πάδοβας συνήθιζαν να αφιερώνουν κάποιους από τους καρπούς της λογιοσύνης τους σε βενετούς πατρίκιους, οι οποίοι είτε κατείχαν σημαντικά αξιώματα στη βενετική Δημοκρατία είτε είχαν υπηρετήσει στη διάρκεια της καριέρας τους στις κτήσεις του Κράτους της Θάλασσας.
Στην εργασία θα παρουσιαστούν οι σχέσεις ανάμεσα στους βενετούς πατρίκιους και στους Έλληνες φοιτητές μέσα από τα σχήματα της εγκωμιαστικής ρητορικής με στόχο να φανεί η βοήθεια που λάμβαναν οι φοιτητές για τις σπουδές τους. Συγχρόνως θα σκιαγραφηθούν οι προθέσεις των Βενετών με την επένδυση χρημάτων και φροντίδας για τους Έλληνες και η πιθανή απόσβεση με τις υπηρεσίες των Ελλήνων.
Presiede Katerina Konstantinidou Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Despina Vlassi Società Dalmata di Storia Patria
I nuovi abitanti di Cefalonia dopo le guerre veneto-turche del XVI secolo e il loro inserimento nel tessuto socio-economico dell’isola
Il XVI secolo segna una progressiva decadenza militare ed economica della Serenissima a causa del graduale predominio dei Turchi nei territori greci. La seconda guerra-veneto turca (1499-1503) finì con la perdita di Corone e di Modone nel Peloponneso, di Lepanto e di Santa Maura e con l’acquisizione dell’isola di Cefalonia e della vicina Itaca. Il trattato di pace che sancì la fine della successiva guerra tra le due potenze (1537-1540) costò a Venezia la perdita di altre due postazioni importanti della Morea: Malvasia e Napoli di Romania e infine la quarta guerra (1570-1573) ha avuto come conseguenza la perdita di Cipro. Dopo ogni conflitto molte famiglie abbandonavano la loro patria nelle terre ottomane e si rifugiavano nei domini veneti, incoraggiate da Venezia nell’ambito della sua politica di popolamento e di rivitalizzazione di alcuni suoi possedimenti. Cefalonia ha ricevuto due ondate di profughi dalla Morea, i quali hanno svolto un ruolo importante nel determinare le sorti dell’isola. Militari e civili, agricoltori e artigiani si insediarono in varie località dove hanno avuto grandi o piccole concessioni fondiarie e con passare degli anni diventarono protagonisti attivi della vita sociale, economica e culturale della loro nuova patria.
The New Inhabitants of Kefalonia After the Venetian-Turkish Wars of the 16th Century and their Integration into the Socio-Economic Framework of the Island
The 16th century marked a progressive military and economic decline of the Serenissima due to the gradual dominance of the Turks in the Greek territories. The second Turkish-Venetian war (1499-1503) ended with the loss of Corone and Modone in the Peloponnese, Lepanto and Santa Maura and the acquisition of the island of Cefalonia and nearby Ithaca. The peace treaty that sanctioned the end of the subsequent war between the two powers (1537-1540) cost Venice the loss of two more important posts in the Morea: Malvasia and Naples of Romania, and finally the fourth war (1570-1573) resulted in the loss of Cyprus. After each conflict many families left their homeland in the Ottoman lands and took refuge in the Venetian dominions, encouraged by Venice as part of its policy of populating and revitalising some of its possessions. Kefalonia accomodated two waves of refugees from Morea, who played an important role in determining the fate of the island. Soldiers and civilians, farmers and craftsmen settled in various localities where they were granted large or small land concessions and over the years became active players in the social, economic and cultural life of their new homeland.
Gerassimos Pagratis Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Gli Ebrei di Corfù nella prima età moderna: status sociale, privilegi e storiografia
Tra le comunità ebraiche dello Stato da Mar Veneziano, quella di Corfù si presenta come la più favorita grazie ai privilegi di cui godeva già prima dell’arrivo dei veneziani e che furono confermati da questi ultimi quando occuparono l’isola, nel 1386/7. L’esclusione degli ebrei di Corfù dall’espulsione di tutti gli ebrei dallo stato veneziano dopo la battaglia navale di Lepanto, l’assunzione della rappresentanza di mercanti cristiani etc. sono stati presentati come una forte dimostrazione della loro posizione privilegiata. Nella relazione proposta, sulla base della bibliografia secondaria e delle recenti ricerche d’archivio, tenterò di riconsiderare il peculiare status sociale che caratterizzava gli ebrei di Corfù.
The Jews of Corfu in the Early Modern Period: Social Status, Privileges and Historiography
Among the Jewish communities of the Venetian Stato da mar, that of Corfu is the most favored thanks to the privileges it enjoyed even before the arrival of the Venetians and which were confirmed by the latter when they occupied the island, in 1386/7. Excluding the Jews of Corfu from being expelled from the Venetian State as it happened to all other Jews after the naval battle of Lepanto etc. were presented as a strong demonstrations of their privileged position. In the proposed paper, on the basis of secondary bibliography and recent archival research, I will attempt to reconsider the peculiar social status that characterized the Jews of Corfu.
Η Εβραϊκή Κοινότητα της Κέρκυρας στους πρώιμους νεότερους χρόνους: κοινωνικό καθεστώς, προνόμια και ιστοριογραφικές αποτυπώσεις
Ανάμεσα στις εβραϊκές κοινότητες του θαλάσσιου κράτους της Βενετίας εκείνη της Κέρκυρας παρουσιάζεται ως η πλέον ευνοημένη χάρη σε προνόμια που απολάμβανε ήδη πριν από την άφιξη των Βενετών και τα οποία επιβεβαίωσαν οι τελευταίοι όταν κατέλαβαν το νησί, τo 1386/7. Η εξαίρεση των Εβραίων της Κέρκυρας από την έξωση όλων των ομοθρήσκων τους από το βενετικό κράτος μετά τη ναυμαχία της Ναυπάκτου, η ανάληψη της εκπροσώπησης Χριστιανών εμπόρων κ.ά. έχουν προβληθεί ως τρανές αποδείξεις του προνομιακού αυτού καθεστώτος. Στην προτεινόμενη ανακοίνωση, βασιζόμενος στις παραδεδομένες γνώσεις και σε πρόσφατες αρχειακές έρευνες, θα επιχειρήσω μια επαναπροσέγγιση του ιδιότυπου κοινωνικού καθεστώτος που χαρακτήριζε τους Εβραίους της Κέρκυρας.
Marina Koumanoudi Centro nazionale delle ricerche, Atene
La commissione del doge Pasquale Malipiero a Leone Duodo e la governance nella Creta veneziana quattrocentesca
La commissione del doge Pasquale Malipiero a Leone Duodo, eletto duca di Creta nel 1459, contenuta nel manoscritto BL, Add. Ms. 41659, è uno dei primi esempi di commissioni ducali riguardanti il governatore veneziano dell’isola e, finora, la più antica sopravvissuta nell’originale. La commissione del Duodo fornisce il quadro statutario e giuridico alla base dell’ufficio del duca di Creta, così come era stato definito nella seconda metà del Quattrocento dai mutamenti istituzionali e amministrativi dei due secoli precedenti, ed offre uno spaccato del ruolo del governatore dell’isola e dell’organizzazione della rete di ufficiali e magistrature impegnate nell’amministrazione della colonia. In questo contributo, mi propongo di presentare il manoscritto della commissione e, sulla base di questo documento, discutere su alcuni aspetti dell’organizzazione dell’amministrazione dell’isola di Creta sotto il dominio veneto, l’interazione tra il centro e la periferia e le pratiche del governo di Venezia nel suo stato marittimo durante il tardo medioevo.
The Commission of Doge Pasquale Malipiero to Leone Duodo and Governance in 15th Century Venetian Crete
The commission of Doge Pasquale Malipiero to Leone Duodo, elected Duke of Crete in 1459, preserved in manuscript BL, Add. Ms. 41659, is one of the first examples of ducal commissions concerning the Venetian governor of the island and, so far, the oldest surviving in the original. Duodo’s commission provides the statutory and juridical framework underlying the office of the Duke of Crete, as it had come to be defined in the second half of the 15th century by the institutional and administrative changes of the previous two centuries, and offers an insight into the role of the governor of the island and the network of officers and agencies engaged in the administration of the colony. In this paper, I shall present the commission manuscript and, on the basis of this document, discuss some aspects of the organization of the administration of Crete, the interaction between the centre and the periphery and the governance practices of Venice in its maritime state during the late Middle Ages.
Marianna Kolyvà professoressa emerita Università dello Ionio
“Essendo pochissimi i veri natii di quel luogo”. Mutamenti della popolazione a Zante (fine Quattrocento – prima metà del Cinquecento)
Nel corso dei conflitti della 1a guerra veneto-ottomana e gli sfortunati scontri bellici di Venezia nel Peloponneso, “stradiotti” e popolazione civile, abitanti del Peloponneso e sudditi dello Stato Veneziano, si trasferiscono per insediarsi a Zante. Gli “stradiotti” si riorganizzano e ritornano sui campi di battaglia, mentre ai meticci rifugiatisi sull’isola sono concesse estensioni di terra da coltivare. Con l’annessione di Zante allo stato veneziano (1482/1484), i nativi come anche i meticci rifugiatisi osservano le desolanti condizioni dell’isola. Per far fronte a tale abbandono dell’isola sia da parte degli abitanti nativi come dei meticci, il Consiglio del Senato, con inviti-comunicazioni (1485 e 1487) promette agli abitanti terre ed esenzioni fiscali. Con particolare cura si provvede all’insediamento degli “stradiotti” per la sicurezza dell’isola, ma anche per il loro intervento alle guerre dello Stato Veneziano, essendo reparti di combattenti. Con la fine della 2ª guerra veneto-ottomana, i profughi da Navarino, Corone e Modone che si rifugiano a Zante, ricevono le terre abbandonate dai meticci, l’autorizzazione alla pesca ed anche terre lungo la costa per sviluppare degli squeri. Molti di loro si danno al commercio di cereali e prodotti di allevamento con il vicino Peloponneso, una terra a loro ben nota, sotto la dominazione ottomana, cercando di farsi includere nei meccanismi della Comunità. Con la fine della 3ª guerra veneto-ottomana, profughi benemeriti da Napoli di Romania e Monemvasia si insediano nel borgo della marina ove si era insediata anche la popolazione ebrea, e sono nominati a coprire posizioni di responsabilità nella cittadella dell’isola e nei meccanismi del Reggimento. Inoltre, a causa della crescita del commercio di transito, si insediano sull’isola mercanti da molte parti del mondo che gradualmente, partecipano al Consiglio della Comunità, riconosciuto legalmente dallo Stato Veneziano.
“Essendo pochissimi i veri natii di quel luogo”. Changes in the Population in Zakynthos (End of the 15th Century – First Half of the 16th Century)
During the conflicts of the 1st Venetian-Ottoman war and the unfortunate battles in the Peloponnese, ‘stradiotti’ and civil population, inhabitants of the Peloponnese and subjects of the Venetian State, settled in Zakynthos. The ‘stradiotti’ got reorganised and returned to the battlefields while the mestizos were granted land to cultivate. With the annexation of Zakynthos to the Venetian state (1482/1484), the conditions of the island were desolating. In order to avoid both the natives and the mestizos to abandon the island, the Council of the Senate (1485 and 1487) promised the inhabitants land and tax exemptions. Particular attention was paid to the settlement of the ‘stradiotti’ for the security of the island, but also for their intervention in the wars of the Venetian State. With the end of the 2nd Venetian-Ottoman war, the refugees from Navarino, Corone and Modone received the lands abandoned by the mestizos, the authorization to fish and also lands along the coast to build up squeri. Many of them started trading cereals and livestock products with the neighbouring Peloponnese, trying to be included in the Community mechanisms. With the end of the 3rd Venetian-Ottoman war, worthy refugees from Naples of Romania and Monemvasia settled in the naval village where the Jewish population had also settled, and were appointed to positions of responsibility in the island’s citadel and in the Regiment mechanisms. In addition, merchants from many parts of the world settled on the island and gradually started participating in the Community Council, which was legally recognised by the Venetian state.
‘Essendo pochissimi i veri natii di quel luogo’’. Πληθυσμιακοί μετασχηματισμοί στην Ζάκυνθο (τέλη 15ου αι. - μέσα 16ου αι.).
Κατά τη διάρκεια των πολεμικών συρράξεων του Ι βενετο-οθωμανικού πολέμου και τις ατυχείς για την Βενετία πολεμικές συγκρούσεις στην Πελοπόννησο, “stradiotti” και άμαχος πληθυσμός, κάτοικοι της Πελοποννήσου, υπήκοοι της Βενετικής Πολιτείας, μετακινούνται και εγκαθίστανται στη Ζακ Οι “stradiotti” ανασυγκροτούνται και επιστρέφουν στις εμπόλεμες ζώνες. Στους καταφυγόντες μετοίκους παραχωρούνται εκτάσεις γης για καλλιέργεια.
Με την προσάρτηση της Ζακ στο βενετικό κράτος (1482/1484) διαπιστώνεται η εγκατάλειψη της νήσου τόσο από τους γηγενείς όσο και από τους καταφυγόντες μετοίκους. Για την αντιμετώπιση της ερήμωσης της νήσου, το Συμβούλιο της Γερουσίας με προσκλήσεις-ανακοινώσεις (1485 και 1487) καλεί κατοίκους υποσχόμενη παραχώρηση εδαφών και φορολογικές απαλλαγές. Ιδιαίτερη μέριμνα λαμβάνεται για την εγκατάσταση “stradiotti” για την ασφάλεια της νήσου αλλά και για την παρέμβασή τους, μάχιμα στρατιωτικά σώματα, στους πολέμους της Βενετικής Πολιτείας.
Με το τέλος του ΙΙ βενετο-οθωμανικού πολέμου οι πρόσφυγες από το Ναβαρίνο, την Μεθώνη και την Κορώνη που εισρέουν στη Ζάκυνθο λαμβάνουν εδάφη εγκαταλειφθέντα από τους μετοίκους, άδεια για αλιεία και παραχώρηση παραθαλάσσιας αμμώδους γης για την ανάπτυξη squeri. Πολλοί ενεργοποιούνται στο εμπόριο δημητριακών και κτηνοτροφικών αγαθών με την γνώριμη γειτονική οθωμανοκρατούμενη Πελοπόννησο και προσπαθούν να περιληφθούν στους μηχανισμούς της Comunità. Στο borgo della marina εγκαθίσταται και εβραϊκός πληθυσμός ο οποίος επιδίδεται στο εμπόριο.
Με το τέλος του ΙΙΙ βενετο-οθωμανικού πολέμου πρόσφυγες benemeriti από το Ναύπλιο και την Μονεμβασία εγκαθίστανται στο borgo della marina της νήσου, λαμβάνουν θέσεις ευθύνης στο κάστρο και στους μηχανισμούς του Reggimen. Συγχρόνως, λόγω του αυξημένου εμπορικού διαμετακομιστικού εμπορίου, εγκαθίστανται στο νησί έμποροι da molte parti del mondo και σταδιακά συμμετέχουν στο Συμβούλιο της Κοινότητας που αναγνωρίζεται και νομιμοποιείται από την Βενετική Πολιτεία.
9 aprile Scuola Grande di San Marco
Presiede Ante Gverić Archivio di Stato di Zara
Iva Grgić Maroević Università di Zara - Sanja Roić Università di Zagabria
Due sguardi dallo Stato da mar sull’entroterra dalmato. La risposta di Giovanni Lovrich al Viaggio in Dalmazia
Negli anni ‘70 del Settecento a Venezia, a distanza di due anni, sono state pubblicate due opere che, movendo inizialmente da indagini archeologiche e del territorio, si estesero poi agli usi e costumi della popolazione morlacca, pastori e agricoltori dell’entroterra della Dalmazia, entrambe con una preziosa aggiunta di tipo letterario. La prima era Viaggio in Dalmazia (1774) dell’abate Alberto Fortis, opera di grande risonanza europea, tradotta poi in tedesco, francese e inglese. La seconda invece nasceva da uno spunto polemico ed era intitolata Osservazioni di Giovanni Lovrich sopra diversi pezzi del Viaggio in Dalmazia del signor abate Alberto Fortis coll’aggiunta della vita di Soçivizca (1776) e avrà una risonanza postuma soprattutto nella cultura croata. L’autore Giovanni Lovrich (1754-1777) era dalmata, originario della cittadina di Sinj, trasferito prima a Venezia e poi come studente di medicina all’Università di Padova. Nella nostra relazione metteremo in evidenza sia i motivi del tono polemico di Lovrich nei confronti dell’opera di Fortis, sia le peculiarità tematiche e stilistiche del suo contributo, tenendo conto del contesto culturale, naturalistico, illuministico e protoromantico contemporaneo.
Two Gazes from the Stato da Mar to the Dalmatian Hinterland. Giovanni Lovrich’s Reply to the Viaggio in Dalmazia
In the 1770s, two works were published in Venice, two years apart, which, starting with archaeological and territorial investigations, then extended to the customs and traditions of the Morlacchian population, shepherds and farmers of the Dalmatian hinterland, both with a valuable literary addition. The first was Viaggio in Dalmazia (1774) by the abbot Alberto Fortis, very successful in Europe, later translated into German, French and English. The second was a polemical work entitled Osservazioni di Giovanni Lovrich sopra diversi pezzi del Viaggio in Dalmazia del signor abate Alberto Fortis coll’aggiunta della vita di Soçivizca (1776), which was to be posthumously successful, especially in Croatian culture. The author, Giovanni Lovrich (1754-1777), a Dalmatian born in Sinj, first moved to Venice and then to the University of Padua to study medicine. In our paper we will highlight both the reasons for Lovrich’s polemical tone towards Fortis’s work and the thematic and stylistic peculiarities of his contribution, taking into account the contemporary cultural, naturalistic, enlightenment and protoromantic context.
Dva pogleda iz mletačkoga Stato da mar na dalmatinsko zaleđe. Odgovor Ivana Lovrića na Put po Dalmaciji
U Veneciji su ‘70.-tih godina 18. stoljeća u vremenskom rasponu od dvije godine objavljene dvije knjige koje su se, polazeći prvotno od arheoloških i teritorijalnih istraživanja, posvetile običajima morlačkog stanovništva, pastira i poljoprivrednika nastanjenih u dalmatinskom zaleđu, a u obje su donijele i dragocjene dodatke književnog tipa. Prva je knjiga bila Put po Dalmaciji (1774.) opata Alberta Fortisa, djelo koje je doživjelo široku europsku recepciju i bilo prevedeno na njemački, francuski i engleski jezik. Druga je knjiga nastala iz polemičkih pobuda, naslovljena Primjedbe Ivana Lovrića o Putu po Dalmaciji opata Alberta Fortisa i Život Stanislava Sočivice (1776.), a imala je kasnijeg odjeka ponajviše u hrvatskoj kulturi. Njezin autor Ivan Lovrić (1754.-1777.) bio je Dalmatinac podrijetlom iz Sinja koji se kasnije preselio u Veneciju, a potom kao student medicine na Sveučilište u Padovi. U našem izlaganju ćemo izložiti motive Lovrićevih polemičkih tonova spram Fortisa, kao i tematske i stilske specifičnosti njegova djela, vodeći računa o kulturnom, prirodoslovnom i prosvjetiteljskom kontekstu u vremenu predromantizma u kojem je ono nastalo.
Alessia Ceccarelli “Sapienza” Università di Roma
I Giustiniani di Chio nello Stato da mar
La storia dei Giustiniani, signori di Chio, o meglio quella del loro albergo, il consorzio di famiglie che detenne per secoli il monopolio della Maona dell’isola, è ricca d’interesse a partire dal piano dei legami parentali. Il complesso mosaico di culture e identità che questo cognome richiama è frutto del forte sincretismo con famiglie originarie della penisola ellenica e di alcuni domini dello Stato da mar. Particolarmente notevole è il caso dei Giustiniani di Pantaleo, giunti a Modone al seguito delle armi veneziane dopo la pace di Carlowitz (1699), e ancor più quello dei Giustiniani di Alessandro, di cui fecero parte non solo finanzieri e mercanti. Gio. Costantino, ad esempio, si trasferì a Cattaro, ove nel 1742 sposò Vincenza, figlia del conte Michael Raković. Ricoprì quindi numerosi uffici pubblici nella Dalmazia veneta, quali il cancellierato di Curzola, visse lungamente a Venezia e nel 1769 ottenne l’ascrizione alla nobiltà genovese. Suo figlio Alessandro Ippolito divenne alfiere dell’esercito veneziano e infine si stabilì a Genova (1770). Vicende familiari che nel complesso ci restituiscono un intreccio di culture e identità che è tipico della storia del Mediterraneo e delle sue élites.
The Giustiniani of Chios in the Stato da Mar
The history of the Giustiniani, lords of Chios (or, better, the history of their albergo, the association of families that formed and controlled the maona of Chios), deserves analysis on several levels, starting from the system of family relations and networking among its members. The surname after which the albergo took its name conjures up an intricate mosaic of cultures and identities, owing to the high rate of intermarriage with native families from the Greek peninsula and some of the dominions within the Stato da mar. One notable instance is that of the Giustiniani di Pantaleo, who arrived in Methoni (It.: Modone) after it was obtained by the Venetians with the treaty of Karlowitz (1699). Of greater interest still is the family network of the Giustiniani di Alessandro, whose interests ranged beyond trade and finance. Gio. Costantino, for instance, took residence in Kotor, in Montenegro (It.: Càttaro) and in 1742 married the daughter of count Michael Raković, Vincenza. He later held several public appointments in Venetian Dalmatia and was made chancellor of Curzola; he then resided in Venice for many years and in 1769 was admitted to the ranks of the Genoese nobility. Alessandro Ippolito, his son, was standard-bearer (alfiere) of the Venetian infantry before taking permanent residence in Genoa (1770). The picture that emerges from the survey of these family histories is a complex intermixture of cultures and identities, furthering our understanding of the history of the Mediterranean and of its élites.
Michele Santoro Università di Padova, Università Cà Foscari Venezia
La marinarezza bocchese. Pratiche culturali e cultura materiale tra i marinai delle Bocche di Cattaro (XVI-XVIII secolo)
L’intervento qui proposto mira ad approfondire le dinamiche relative allo sviluppo della tradizione marinaresca nelle bocche di Cattaro. La tradizione marinaresca delle Bocche di Cattaro è legata principalmente a due fenomeni protagonisti del periodo di dominazione veneziana: la nascita della Fraternitatis divi Nicolai Marinariorum de Catharo – tra le principali istituzioni marittime dell’area – e il nuovo ruolo di Cattaro nella rete di comunicazioni tra Venezia e Costantinopoli che ne compensò la relativa irrilevanza economica nello stato da mar, aprendo le possibilità d’impiego dei marinai nelle fregate postali e nei traffici mediterranei.
L’analisi verrà svolta principalmente attraverso i fondi dell’Archivio di Stato di Venezia, dell’Archivio del museo di Perasto e presso l’Archivio storico di Cattaro dove è possibile consultare, oltre agli statuti delle confraternite, anche gli atti notarili (denominati Acta) riguardanti i secoli XVI-XVIII e gli Atti del Provveditore estraordinario di Cattaro et Albania con la Soprintendenza di Castel-Nuovo (UPM) che si riferiscono al periodo dal 1684 al 1797.
Cultural Practices and Material Culture Among the Sailors of the Bocche di Cattaro (16th-18th Century)
The aim of this paper is to investigate the dynamics in the development of the maritime tradition in the Bocche di Cattaro. Their maritime tradition is mainly related to two phenomena that were the main protagonists of the period of Venetian rule: the establishment of the Fraternitatis divi Nicolai Marinariorum de Catharo – one of the main maritime institutions in the area – and the new role of Cattaro in the communication network between Venice and Constantinople, which compensated for its relative economic irrelevance in the maritime state, opening up the possibilities of employment of sailors in the postal frigates and in the Mediterranean trade.
The analysis will be carried out mainly through the fonds of the State Archives in Venice, the Archives of the Museum of Perasto and the Historical Archive of Kotor where, in addition to the statutes of the confraternities, it is possible to check the notarial acts (called Acta) concerning the 16th-18th centuries and the Acts of the Provveditore estraordinario of Cattaro and Albania with the Superintendency of Castel-Nuovo (UPM), which refer to the period from 1684 to 1797.
Simona Nicolosi “Sapienza” Università di Roma
Tra sacro e mondano: i missionari cattolici al servizio del poeta Miklos Zrinyi in Dalmazia alla metà del XVII secolo
Il poeta Miklós Zrínyi (1620-1664), illustre esponente della letteratura magiara del XVII secolo, fu anche un abile uomo d’affari. Insieme al fratello Péter, gestiva una vera e propria fortuna in termini di beni e proprietà nella regione dalmata e intratteneva intensi e lucrosi commerci con la Serenissima. Condottiero in guerra contro l’infedele ottomano, era considerato il difensore della fede cattolica. Non è un caso, dunque, che il suo impero commerciale fosse amministrato da missionari cattolici, integerrimi e devoti amministratori fedeli alla causa comune contro il turco.
Between the Sacred and the Mundane: Catholic Missionaries in the Service of the Poet Miklos Zrinyi in Dalmatia in the Mid-17th Century
Miklós Zrínyi (1620-1664), one of the most well-known poets in the 17th century Hungarian literature, was also a skilled businessman. Along with his brother Péter, he managed vast estates in the Dalmatian region and maintained profitable commercial relationships with the Serenissima. As a leader in the war against the Ottoman Empire, he was considered the protector of Catholicism. Therefore, it’s not just coincidence the fact that his commercial empire was managed by Catholic missionaries, upstanding and faithful administrators in the common cause against the Turk.
Presiede Katerina Korrè Università dello Ionio
Dimitra Papageorgiou dottoranda, Università nazionale e kapodistriaca di Atene
Sguardi intrecciati, collaborativi e diversi sull’amministrazione di Parga fra la Repubblica di Venezia e i suoi sudditi parginoti nella seconda metà del XVIII secolo
Partendo da due commissioni ducali (1752-1753) esamineremo l’organizzazione dell’amministrazione locale di Parga come incrocio di sguardi fra Dominante e sudditi veneti. Il motivo e la sfida del nostro contributo si basa sulla particolarità e la peculiarità che caratterizzavano la politica amministrativa di Parga la quale si ritrovava nelle qualità del Governatore e Capitano della specifica regione continentale, che non fu un funzionario veneziano, ma un suddito veneto, membro del Consiglio di Corfù. Verranno sollevate questioni come, per quanto era possibile la commissione promuovere l’adozione e l’attuazione di standard aperti che facilitassero l’interoperabilità dentro e fuori i servizi e le parti interessate dell’amministrazione? Le decisioni economiche, istituzionali, religiose e giudiziarie prese dalla Serenissima ed impresse sulle commissioni creavano la “codecisione” nella risoluzione delle controversie, nell’articolazione degli interessi territoriali locali e nella rappresentanza delle rivendicazioni politiche dei gruppi “sociali’ minori? L’immagine amministrativa di Parga come organizzazione, operazione e personale durante la seconda metà del XVIII secolo è pressoché sconosciuta nella bibliografia internazionale perciò tenteremo di presentare in questo breve intervento alcuni indizi sull’ incrocio di diversi sguardi sull’amministrazione di Parga integrando la casistica nella struttura amministrativa del meccanismo statale diversificato e multidisperso dello Stato da mar.
Intertwined, Collaborative and Different Views on the Administration of Parga Between the Venetian Republic and their Parga Subjects in the Second Half of the 18th Century
Starting from two ducal commissions (1752-1753) we will examine the organisation of the local administration of Parga as a crossroads between the Dominant and the Venetian subjects. The contribution is based on the particularity that characterised the administrative policy of Parga, that can be found in the qualities of its Governor and Captain, who was not a Venetian official, but a Venetian subject, a member of the Council of Corfu. To what extent was it possible for the commission to promote the adoption and implementation of open standards that facilitated interoperability within and outside the services and stakeholders of the administration? Did the decisions taken by the Serenissima and imprinted on the commissions create ‘co-decision’ in the resolution of disputes, the articulation of local territorial interests and the representation of the political claims of smaller ‘social’ groups? The administrative image of Parga during the second half of the 18th century is almost unknown in the international bibliography, therefore we will try to present some clues on the intersection of different views on the administration of Parga by integrating the case history into the administrative structure of the diversified statal mechanism of the Maritime State.
Donatella Schürzel Università telematica Niccolò Cusano, Roma
Culture e identità in Istria tra XVII e XVIII secolo
Nei secoli XVII e XVIII in tutta l’Istria vi erano ben 18 podesterie tra cui diverse in località che avevano sviluppato con la Serenissima dei rapporti importanti e stretti. Tra queste senza dubbio spiccava sino alla fine del 1500 circa Capodistria, che aveva rappresentato il vertice del potere civile, amministrativo, giudiziario e del potere militare nell’Istria veneta. Nei due secoli successivi però si evidenziano alcuni casi locali tra cui la città di Rovigno che, pur piuttosto limitata nella sua territorialità, divenne il centro più importante dell’Istria per quanto atteneva al settore della marineria (per cui si intenda pesca e commerci), ma anche delle attività economiche in senso ampio, politiche, artistiche, culturali e sociali e della posizione di particolare attenzione reciproca con la Dominante, dovuta alla forza civile degli abitanti. Particolarmente nel secolo XVIII, in effetti, si registrò una notevole crescita per cui la Serenissima che in tempi precedenti rispettava solo apparentemente l’autonomia comunale, dovette prendere atto della posizione rilevante e fondamentale della cittadina, sebbene non istituzionalmente e amministrativamente (per mancanza del vescovado), ma concretamente e moralmente. Tra il 1710 e il 1l 1740 si verificò infatti, nell’antica Arupinum, un grande slancio, un forte incremento delle attività imprenditoriali, per cui circolavano ricchezze maggiori che nella succitata Capodistria, si assistette ad una incredibile crescita dal punto di vista edilizio e architettonico e allo sviluppo di una vivace cultura popolare e non. Tra sguardi incrociati, reciprocamente di rispetto, amicizia e alleanza con la Repubblica, Rovigno e i suoi abitanti uscirono dal ruolo di semplice“devozione”, riconoscendosi certo in un contesto integrato al di dentro del sistema di Venezia in cui l’Istria veneta era una cosa unica col Dogado, ma distinguendosi per una forte presa d’atto della propria identità.
Cultures and Identities in Istria in the 17th and 18th Centuries
In the 17th and 18th centuries, there were as many as 18 Podesteries in Istria. Among them, until about the end of the 16th century, Capodistria was undoubtedly one of the most important, as it represented the pinnacle of civil, administrative, judicial and military power in Venetian Istria. In the following two centuries, however, a few local cases stand out, including the town of Rovigno, which became the most important centre in Istria as far as seafaring was concerned, as well as economic activities in the broader sense, political, artistic, cultural and social activities, and the position of mutual attention with the Dominant. Particularly in the 18th century there was a notable growth whereby the Serenissima had to take note of the town’s important and fundamental position, although not institutionally and administratively, but concretely and morally. Between 1710 and 1740, in fact, the ancient Arupinum experienced a strong increase in entrepreneurial activities, whereby greater wealth circulated than in the aforementioned Capodistria, there was an incredible growth in terms of building and architecture. In the midst of cross-fertilisation, mutual respect, friendship and alliance with the Republic, Rovigno and its inhabitants emerged from the role of simple ‘devotion’, recognising themselves in an integrated context within the Venetian system in which Venetian Istria was one with the Dogado, but distinguishing themselves by a strong recognition of their own identity.
Maria Grazia Chiappori dottoranda a “Sapienza” Università di Roma
Reciprocità di sguardi e di interessi: la Repubblica e i centri dell’Istria nel Cinquecento
La complessità dello scenario politico internazionale nel Cinquecento, che si apre con il conflitto innescato dalla lega di Cambrai, e l’intervento di nuovi attori commerciali nel Mediterraneo rendono indispensabile la collaborazione tra la Serenissima e i centri istriani, rappresentati dalle istituzioni comunali e dalle loro élite. Una coazione che s’inscrive nella cornice degli accordi stipulati tra le parti, che convergono sulla necessità, vitale per entrambe, di mantenere in sicurezza i traffici nell’Adriatico e, di qui, da e verso il Levante e, lungo le direttrici terrestri, il cuore dell’Europa. La sopravvivenza stessa di città istriane tra loro diverse, come Pirano e Albona, ed anche di Venezia, la capitale metropoli, è legata alla conduzione strategico-militare di un’area di confine, al bilanciamento dei rapporti giuridico amministrativi, agli interventi e agli investimenti operati dalla Repubblica in una regione fragile, colpita da calamità ricorrenti. Come dimostrano le carte d’archivio, oltre ai documenti inerenti alla comunicazione e alla rappresentazione, Venezia guarda all’Istria come a un’appendice geografica, economica e culturale da difendere e controllare, i centri istriani, fedelissimi ma sospettosi rispetto all’amministrazione veneta, si attendono dalla Dominante un aiuto costante e cospicuo che, tuttavia, non intacchi definitivamente la loro autonomia.
Reciprocity of Gazes and Interests: the Republic and the Centres of Istria in the 16th Century
The complexity of the international political scene in the 16th century, which opened with the conflict triggered by the League of Cambrai, and the intervention of new commercial players in the Mediterranean, made collaboration between the Serenissima and the Istrian centres, represented by the municipal institutions and their elites, indispensable. This compulsion was part of the framework of the agreements stipulated between the parties, which converged on the vital need for both sides to maintain the security of trade in the Adriatic and from there to and from the Levant and, along land routes, to the heart of Europe. The very survival of such diverse Istrian towns as Pirano and Albona, as well as of Venice, the capital metropolis, is linked to the strategic-military management of a border area, to the balancing of legal-administrative relations, and to the interventions and investments made by the Republic in a fragile region struck by recurrent calamities. As the archive documents show, in addition to the documents concerning communication and representation, Venice looked upon Istria as a geographical, economic and cultural appendage to be defended and controlled. The Istrian centres, very loyal but suspicious of the Venetian administration, expected constant and conspicuous help from the Dominant, which, however, would not definitively affect their autonomy.
Andreas Gottsmann Istituto storico austriaco, Roma
La prospettiva “viennese”: l’esplorazione del territorio nelle descrizioni dei viaggi dei membri della casa imperiale a Venezia (1815-1825)
Nel periodo 1815-1822 l’imperatore Francesco I e altri membri della casa imperiale fecero regolarmente viaggi a Venezia. L’obiettivo era di conoscere meglio la “eredità veneziana” e di sondare il suo potenziale economico e culturale per la monarchia asburgica. Le descrizioni dettagliate dei viaggi sono conservate nell’Haus-, Hof und Staatsarchiv di Vienna, dove, inoltre, esistono numerosi rapporti e promemoria di funzionari asburgici che possono essere consultati come materiale supplementare. Le domande che mi pongo per questo intervento sono le seguenti: com’era vista l’eredità dello Stato da mar veneziano a Vienna, com’erano valutati i veneziani e la loro città dalle figure di spicco dello stato austriaco e quali erano le prospettive per un futuro sviluppo di Venezia nell’ambito della monarchia asburgica?
The ‘Viennese’ Perspective: the Exploration of the tTrritory in the Travel Descriptions of Members of the Imperial House in Venice (1815-1825)
In the period 1815-1822 Emperor Franz I and other members of the imperial household made regular trips to Venice. The aim was to learn more about the ‘Venetian heritage’ and to explore its economic and cultural potential for the Habsburg monarchy. Detailed descriptions of the trips are preserved in the Haus-, Hof und Staatsarchiv in Vienna, where, in addition, there are numerous reports and memoranda by Habsburg officials that can be consulted as supplementary material. My questions for this paper are: how was the legacy of the Venetian maritime state viewed in Vienna, how were the Venetians and their city assessed by leading figures in the Austrian state and what were the prospects for the future development of Venice within the Habsburg monarchy?