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26 settembre 1795 Andrea Querini

Dispaccio del 2 giugno 1796

N. 24

Serenissimo Principe,
non è nuovo alla Sapienza di Vostra Serenità il molesto affare della rappresaglia praticata in luglio 1794 da alcuni Sudditi di Pastrovicchio contro una Lancia di quattro Scutarini con derubbamento di quindici mille Piastre.
Questo delicato argomento, si interessante per oggetti di Giustizia, e di tranquillità Nazionale le cure sublimi del Governo, formò le sollecitudini dell’Eccellentissimo Precessor Marin, quanto pronto in accelerarne i dettagliati riscontri a Sovrana Notizia, altrettanto avveduto nel rilascio di opportune istruzioni all’Illustrissimo Provveditore Estraordinario di Cattaro, ed a Sua Eccellenza Capitano in Golfo, onde prestandosi a vicenda,mediante l’esercizio di buona intelligenza, alle rispettive mansioni, tentasse la combinata loro attività coll’attrappamento dei Rei, e col redintrego dei derubbati a rimuovere gli effetti di concitato risentimento, che si spiegò allora senza riserva il Bassà di Scutari a favor dè suoi negozianti.
Fu esaurita l’Inquisizione Criminale, e liquidati gli Autori del grande eccesso; ma tutte le risorse della prudenza, e della fermezza Pubblica dirette a definir tranquillamente l’imbarazzante emergenza non sortirono alcun buon effetto; a danno (?), dopo un biennio d’inutili esperimenti, ai nuovi ricorsi de’ mercanti spogliati, ed all’odierne energiche indolenze di quell’inquieto Comandante, che li favorisce, e protegge.
Lo ravvisino Vostre Eccellenze negli uniti suoi scritti, coi quali, imputando a Pubblico aggravio la libertà dei Pastrovicchiani detenuti a lungo, in qualità di Ostaggi, nella Piazza di Cattaro, ripete oggidì dall’Illustrissimo Provveditore Estraordinario e da questa Carica l’indiminuito risarcimento degli effetti, e denari derubbati in quel proditorio incontro dall’ingenita prepotenza de qu’ violenti Sudditi.
In mezzo a sì gravi, e fastidiose circostanze, che angustiano lo spirito, e la responsabilità di cittadino, due aneddoti, sebben noti alla perspicace maturità di Vostre Eccellenze, attraggono i miei divoti riflessi.
Il primo concerne i sospetti ammassi di gente, in cui tuttavia si occupa il Pascià, e motivati nel riverente mio numero 20; il secondo risguarda la refrattaria, odiosa disubbidienza de’ Pastrovicchi, circa i quali, non esita di asserirlo il benemerito Provveditore Estraordinario Soranzo, si è ormai reso vano, ed affatto inutile l’uso di qualunque esperimento per rimoverli dall’ostinazione, e richiamarli alla Suddita dipendenza.
L’alternante esercizio del Comando, e della blandizia li indurì in una (?) insubordinazione con pubblico indecoro, e provoca l’estera malafede a sinistri concetti affatto alieni dall’invariabile rettitudine del Governo.
Non admette colle relative Ducali 12 Agosto 1794 la Sapienza dell’Eccellentissimo Senato l’uso della pubblica forza, che indennizzi la dignità Pubblica, che vindichi la giustizia, ed assicuri nel Finittimo Comandante di Scutari a non dubbia prova la lealtà di buona vicinanza, e le rette intezioni della Serenissima Repubblica per la sicurezza di un mutuo Commercio.
Circoscritta quindi la mia ubbidienza all’osservanza de’ Sovani Divieti, non ho arbitrato i consigli sul geloso emergente, che umilio alla Sapienza di Vostra Serenità, e ne invoco i precisi Comandi a regola certa di mia rassegnata esattezza.
Li attende in questa Piazza con pari impazienza uno de’ quattro svaleggiati Scutarini, in cui ho cercato con ferme lusinghiere, e blandienti dissipar ogni sinistra impressione, e docili tarlo a nuova tolleranza, finchè mi onorino a comun quiete le imperanti decisive deliberazioni.
Seppe intanto con avveduto consiglio la prudenza dell’Illustrissimo Provveditore Estraordinario determinarlo, prima del suo distacco da quelle Rive, all’estesa dell’unita fiduciaria lettera, che smentisce la sublimata imputazion di Machmut, pretendente il licenziamento degli innocenti ostaggi Pastrovicchi traccj un atto di equivoca indolenza.
Credei pur necessario, rispedendo l’espressa gaeta, configurar al Pascià la risposta che rassegno a sovrani esami, e nella quale, senza punto compromettere i pubblici riguardi, anelo di testimoniar l’impegno Pubblico per l’esercizio di una retta distributiva, e di una leal vicinanza.
I successivi consigli dipendono dalla Potestà dell’Eccellentissimo Senato, a cui è riservato il diritto di dar legge alla mia rassegnazione, e determinar i mezzi, che tranquillizzino la quiete di quelle esposte confinarie popolazioni. Grazie.
Zara 2 giugno 1796.
Andrea Querini Provveditore Generale in Dalmazia e Albania.
Allegati 5 inserti (10 cc.)

Nota: Arrivato il 9 giugno.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Provveditori da Terra e da Mar e altre cariche, b. 467 (ex 662).
Trascrizione di Guglielmo Zanelli.