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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 22 dicembre| 1649|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
da novo riporto, che sarà occluso, di uno schiavo fuggito da Dulcigno, si tengono le notitie dell’applicatione dei turchi per travagliare questa piazza et confini. Merita i riflessi della publica singolar prudenza, concordandosi con quello si hebbe precedentemente da Steffano Vlastellinovich da nixichi, inviato di già alla Serenità vostra con mie riverentissime di 6 del cadente, perché, quando l’aviso anco possi riuscir fallace, la condittione dei tempi, dando vigore alle gelosie, persuade a prevenire i pericoli con quei ripari et provedimenti che il stato di questa piazza, da me divotamente rappresentato alle Eccellenze vostre, li richiede. Quanto alla persona di Voino, si tengono altri più recenti avisi di esser egli stato posto prigione all’arrivo in Costantinopoli, riddotto nella speranza di alcun aiuto che le possa esser somministrato da Ahmet Bassà, suo padrone.
Col beneficio [?] dei tempi asciuti che sono andati le passate settimane, ho fatto perfettionare il taglio da Zuppani per la destruttione delle saline, né altro rimane che di ingrossare l’arzere alla bocca del primo declivio, per conseguire il fine bramato di questa opera utilissima, la quale, dovendo rissentirsi in ogni tempo con publico vantaggio et con tanto maggior incommodo dei nemici, crederei che l’occasione potesse riuscir molto propria per introdurre l’accrescimento convenevole al prezzo dei sali di una lira per staro, o di quello che paresse alla publica sapienza, perché il prezzo anco coll’augumento, dovendo riuscir inferiore a quello che anco nei tempi di pace si soleva vender da questi confinanti, non vi sarà dubbio che tutto il consumo non venghi continuato da questa gabella, cessando massime il commodo di provedersene da altra parte. L’alteratione sarà insensibile, ma agli interessi publici di gran beneficio per la quantità che si potrà spazzare, la quale con le presenti farei cadere sotto l’ochio della Serenità vostra, quando l’indispositione di questo raggionato [?], che da un mese fa star serrata la camera, non me ne contendesse l’effetto. Supplico la publica benignità di ricever il motivo per parto di mio divotissimo zelo, sottoponendolo agli infalibili sentimenti delle Eccellenze vostre.
Mi farebbe restare la cognitione che tengo delle publiche gravissime cure di porger nove molestie alla Serenità vostra, per implorare i sovegni al stato calamitoso di queste povere militie, ridotte in stato di disperate, quando il debito et i pregiuditii che derivano da queste mancanze non me ne porgessero vivissimi gli eccitamenti. Mi riferisco però alle precedenti mie humilissime, per non avessar soverchio il tedio alle Eccellenze vostre, l’ochio perspicace delle quali può benissimo comprendere il stato infelice di questa povera piazza. Gratie etc.
Cattaro, li 22 decembre 1649.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:
A dì 13 decembre 1649 (1 c.)
Constituto in […] signor Luca Pendriga da Budua, capitato da schiavitù da Dulcigno, il quale interrogato di qualche novità, respose come segue.
“Per conto di un anno et mezo son stato schiavo in mano dei turchi da Dulcigno, preso da doi fuste nel Golfo mentre andavo in Puglia, et già sei giorni mi son liberato colla fugga, havendo caminato per monti alpestri per schivar qualche altro mal incontro. Il mio patrone si chiamava Agi Ibraim, turco principale, et per la conditione et per l’età sua, tenuto in somma veneratione et dal sangiacco medesimo stimato come proprio frattello. In casa di detto turco capitavano tutti gli altri per consigliare qualsiasi negotio, et, con l’occasione di esser li passati giorni capitati alcuni turchi da Costantinopoli, si è confermato l’aviso molto prima pervenuto che Ahmet Bassà, quello che fu li anni passati in campagna ai danni di questo territorio, venghi spedito con altri cinque sangiacci a questa volta, all’attacco di questa piazza, sperando turchi et molto promettendosi di poter, con forze vigorose così dei popoli di Albania, dei monti di Barda, di Montenegro et di Arzegovina, da molte parti travagliarla et stringerla, et il maggior fondamento facendo sopra un forte, che dissegnano fabricar sopra le eminenze opposte a questo castello, per batterlo con doi pezzi di canone che dicono voler portarsi. Da detti turchi è stato portato aviso che Verino [?] habbi cambiata la fede, che si trovi appresso detto Ahmet Bassà suo patrone, et che habbi promesso far cadere questa piazza in cinque giorni in mano dei turchi. Anzi, che il primo aviso della venuta di questi capi commandanti haveva sospeso le prime deliberationi del sangiacco di Scutari, di attaccare lui per via di Pastrovichi con le genti di Albania et il cuit [?] Alexea con quelle dei monti di Barda et del Montenegro questi confini, per distrugger i popoli, cioè pastrovichi, maini, zuppani, et gli altri del territorio, o tirarli alla sua divotione, rissoluto di tentare l’effetto col travaglio etiam della piazza, alla comparsa delli predetti bassà et sangiachi che si attendevano di breve nell’Albania. Doppo partita l’Armata l’anno passato dalle rive di Albania, hanno i turchi di Antivari et Dulcigno travagliato nei terrapieni et fan molti gabbioni per assicurarsi dal canone.
Le fuste di Dulcigno si trovano tre tirate in terra et una in Boiana. Il sangiacco di Scutari non haveva principiato raccoglier militie, ma queste, ad ogni trato, può haverle a suo piacimento in numero di 9.000 almeno. Non ho sentito a discorrere dove potessero levar il canone per condurlo dalla parte opposta di questo castello, ma di tutto che vi ho raccontato li parlava francamente.
Gratie etc.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.