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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 19 febbraio| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
chiamato dal debito della carica et dalle istanze dei popoli, mi son portato alla visita di Budua, per rivedere il stato di quella piazza, le monitioni dei viveri et da guerra, et per procurare l’essatione del datio del vino, che, lasciato correr per signoria per circa di due anni passati, si era fatto inesigibile et in conseguenza inaffitabile. Ho trovato imperfetta la fabrica del recinto novo con diverse mancanze, che meritano tutta l’osservatione et il rimedio, et mentre di momenti doverebbe esser qui l’ingegnere Benaglio, secondo le notitie venutemi nelle ultime ducali della Serenità vostra, mi risservo farle rivedere dalla sua peritia, onde sapia le relazioni più fondate si possano anco deliberare le provigioni.
Il fontico di quella communità, messo [?] a publico capitale, administrato con poca cura et minore carità, ho trovato gravamente intaccato dal fonticaio, et la cassa nello resto assorbita da chi ne ha havuto il maneggio; il non esser stato visitato da qualche anno, ha dato motivo all’avidità di alcuni capi di quella comunità di prevalerci del denaro et convertirlo a proprio uso et commodo; soli 80 staia di formento ritenevano quei depositi, et l’animo tutto era rivolto ad un privato negotio, ad un illecitio pionechio [?]; mi ho assicurato della persona del fonticaio, perché rissarcisca l’intacco commesso et renda conto insieme di haver mercantato il grano del fontico, estrato per Dalmatia a pregiudicio della povertà; intanto ho fatto investire subito in nova provigione di formento parte del denaro riscosso dalla sopradetta ragione, et applicato all’[…]dello resto et alla redintegratione della cava [?] procurerò che egualmente resti investito a beneficio di quei popoli, quali ho lasciato grandemente consolati col novo calamiero, che le ha prodotto molto avantaggio, così nella grandezza, come nella qualità del pane.
Nelli 2 anni scorsi che il datio del vino si è lasciato correr per sua signoria, si erano quei habitanti fatti renitenti nelle solutioni [?], la maggior parte pretendendo di esser esenti, alcuni come quelli che trahono origine da Pastrovichi et altri da Zuppa o Maine, et mentre io, col fondamento di haver li stessi in altro tempo pagato il datio ad altri affittuali, procuravo colla mia presenza dai calone [?] all’ovationi; mi è stata presentata una ducale per nome di Mitro Roca della famiglia Mitrovich da Pastrovichi, ma originario di Budua, di 3 decembre 1647 admena da quell’illustrissimo signor podestà a 24 settembre 1648, con cui pare che il medesimo, con tutta la sua posterità, venghi liberato da ogni datio et gabella, così importa come si imponesse. Alla qual ducale affissatomi con particolar osservatione, parmi che l’estesa il senso, le sconcerdanze [?], la sottoscrittione del signor secretario Paulucci, il domino posto alla soprascritta della ducale medesima, non corrispondano alla riguardevole et riverita prudenza di quel secretario [?] né dalla virtù insigna dell’ordine de signor […] et da nodari della cancelleria ducale, rimanendo però in grandissimo sospetto che ella possi esser falsa, ho stimato bene di inviarla occlusa in copia nel modo che sta alle Eccellenze vostre, perché si possa vedere se si trova in quei registri, et rendermi avisato, acciò […] l’ardire di un suddito sia trapassato a segno tanto temerario di inventare una ducale falsa col suo bollo pendente, si possa corregger con un adeguato castigo et divertire così grave pregiudicio che vien inferito agli interessi della Serenità vostra .
Colla stessa occasione et per la medesima materia di pretender l’essentione, mi ha pure uno della famiglia Medin, dipendente da Pastrovichio, ma nato et accasato in Budua, nella cui giurisditione gode anco l’entrata, presentato un libro novamente copiato senza alcuna autentichezza, che contiene il privileggio de Pastrovichi, il quale nel punto dell’essentione, essendo con maniera inventata stato ampliato coll’alteratione della volontà pubblica, la quale, ristretta nell’esentar i pastrovichi delle robbe solamente che nascono nel suo territorio, conferisce [?] la loro istanza et essauditione al tempo che si dedicanno alla felice memoria dell’eccellentissimo signor Francesco Bembo, capitano in golfo, in tempo del Serenissimo prencipe Francesco Foscari del 1424 si vede alterata nel privileggio presentato da esso Medin con dichiaratione di dover essi pastrovichi esser franchi et liberi dal pagamento del datio in qualsiasi loco dello stato della Serenissima repubblica, così nel vender come nel comprar, onde col confronto fatto della copia di esso privileggio vero è et reale cavato dalla cancelleria di Cattaro et con altre copie legali presentatemi da altri pastrovichi, restando convalida la falsità del privileggio ampliato dal Medin, mi è parso convenire al debito di giustitia et al decoro della pubblica maestà di farlo fermare, perché renda conto degli auttori et cooperatori di questa falsità, et se ben fin hora constituito si scusa coll’incapacità della lettera, esserla stato portato ultimamente da Venetia da un suo fratello, qual perciò fermato nega tal particolare, ad ogni modo colla continuatione del processo, dovendosi procurare tutti i lumi più desiderati, perché si possa trovar la radice di così importante delitto, per quanto intendo sparso in molte altre copie, col mezo dei quali si sono estorti da magistrati diversi giudicii favorevoli. Ho stimato in tanto mio debito di trasmetter alle Eccellenze vostre così la copia del privileggio vero et reale, come quella del falso, onde la notitia le possa dar motivo a quei ripieghi che coll’infallibile loro virtù stimeran più aggiustati a publici interessi.
Et perché dalle antiche publiche decisioni et dal pagamento spontaneo del datio fatto altre volte da questi, pretendenti le essentioni per le entrate che godono nella giurisditione di Budua, restano indubitamente soggetti alle solutioni, gli ho fatto astringere alla continuatione del pagamento, con che si è riscosso circa 300 ducati che essendo l’affitto solito del datio di due anni, et spianata la difficoltà, ho anco affittato il datio medesimo per un anno per ducati 160 compresi li aggionti, conoscendo non esser cosa più perniciosa all’interesse della Serenità vostra quanto il lasciarli andar per signoria.
Tanto considerabile et degna di pubblica riflessione la troppa facilità che viene usata in queste cancellerie di accompagnare non solo pastrovichi, ma etiamdio perastini, con attestati che l’estrattione delle mercantie che portano in cotesta cottià segua da questo canale et giurisditione, per goder l’indulto dei loro privileggi non ostante che venghi fatta dalla Dalmatia et da altre parti, lo stesso venendo praticato con zuppaini et maini, quali, godendo le essentioni, si dividino sopra barche et fregate, et col mezo di detti attestati colludono con patroni, coprono i loro interessi, occultano la verità et deffraudano li datii a pregiudicio dei publici interessi.
Con questa opportunità della visita di Budua, con venuto in cognitione di una casa et di un pezzetto di tereno occupati da particolari di ragion di un Ascanio Pasquale di Antivari, ultimamente fatto turco, son capitato però alla sua confiscatione et alla vendita insieme di tutto per ducati 230, col quarto meno della stima, perché il denaro capiti in camera et la Serenità vostra conosca, dalla sodisfattione del mio humilissimo debito, gli effetti di quel zelo che mi fan invigilare a tutte le occasioni di render avantaggiati gli interessi della Patria. Gratie etc.
Cattaro, li 19 febraio 1649 m.v.
Aggiungo l’occluso riporto [?] capitato al signor cavalier Bolizza in questo punto dal colito confidente di Ragusi.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:

Da Ragusa al signor cavalier Francesco Bolizza 14 febraio 1650, recapitate [?] li 18 detto a Cattaro. (1 c.)
Da Napoli tuttavia confermano l’haverci inviato don Alegretto Alegretti da Spagna verso Napoli con titolo di me di messo reggio, et di esser con lui un turco senza espressione se vi è il papale o altro della sua corte, et che anco ci aspettava da Sicilia a Napoli il secretario di don zio [?] per abbasarsi con tal persone, et per quanto ha potuto penetrare il mio agente a Napoli, come detto don Alegretto viene impiegato per apportare a corte [?] alcuni particolari da esser perfettionati con sentimenti di quella porta per poter et dover mandarsi dalle predette 2 corone uno ad altro auguri [?] proprii per maggiori trattati et sua perfettione delli introdotti trattati.
All’arrivo di qui di don Alegretto si suppone da questi signori non ardirà di mancare di dire la verità con dovuta confidenza per esser nostro suddito, tenendo 3 sue sorelle in questa città, et mancando a tal punto sarebbono mortificate dette sue sorelle.
Sempre più deciderano questi signori l’arrivo di esso Alegretto con detto turco, per poter penetrare ogni particolare, ma sendo io constretto [?] da miei graviosi [?] interessi di passar in villa li prossimi giorni di quadragesima per far accomodare in diversi lochi le mie vigne et con l’espeditione dei miei vini, da dove non potrò servirla come bramo, se mi attroverò nella città, et, sarà [?] provisto di haver persona propria et confidente per capitar le mie lettere da inviarle a Vostra serenità, non resterò di fare quanto mi servisse, benché io non habbia la promessami corrispondenza, con fondamento della quale ho tralasciato valermi [?] et aggiustar delli reggimenti del medesimo stato, come è noto all’eccellentissimo procurator proveditor general Foscolo, con suo gratioso compatimento et aiuto, mentre fu all’impresa di Risano [?] che ci è seguito con grandissima ruina et fortuna della mia casa, appreso [?] del pericolo di altri maggiori miei precipitii, perciò come le servivi signor cavalier la prego me compatisca et liberi da tal pericoli et rovine, senz’altro compenso per il quale conosco di esser burlato [?], et mi ascusi se così le servivo.
Sabato [?] li 14 precedente fu Conseglio di pregadi straordinario [...] la consulta prabicata nel Minor consiglio con [?] l'occasione [?] di don Alegretto Alegretti et dal turco per deliberarsi quello si doverà trattare et operare dal publico a detta occasione, capitati che siano in questa città, et fu terminato di trattarli assai bene, provedergli di ogni commodità per loro viaggio fino Costantinopoli, et nel trattenersi a Ragusa opperarsi con tutta desterià nel Minor consiglio appresso [?] detto Alegretti, perché in confidenza dovuta partecipi a quelli signori tutto quello è noto al medesimo delli trattati fatti dal turco in Spagna, le risposte havute da Sua maestà cattolica, come delle occasioni per espeditioni di esso Alegretti hora in [...] appresso il Gran signore con quel di più si potrà havere.
Nel medesimo Senato fu preso di concedersi un'extra ziffra al detto Alegretti da servirsi di quella a Costantinopoli con ordine di far spece [?] speditioni di corrieri per avisare questo pubblico in tutta secretezza del suo trattato et delle risposte che le saran date, come pure di scriver ogni altra novità che potrà havere a quella corte, dalli preparamenti di guerra, fin che detto Alegretti si tratenghi a Costantinopoli, et capitati li nostri ordinarii ambasciatori a quella Porta, con raccomandarli tutti nostri interessi appresso li signori del governo della Porta.
Dovendo detto Minor consiglio apportar nel Senato quanto haverano trattato et penetrato da detto Alegretti, et io quando mi attrovi nella città et intravenghi nel detto Senato procurarò di far partecipe Vostra serenità del tutto, se ben sarano trattati […] et con pene gravissime, che non ci penetri fuori del Senato, se la mia absenza dalla città impedirà alcun desiderato aviso mi capiterà, perché così viene constretto il mio stato senza di altri aiuto.
La nave di Alba è ritornata voda, havendosi solevati [?] ultimamente 400 turchi di Elbavan [?] et non haver permesso che si possa estraher [?] né caricar formenti del paese, dicendo che quelli grani anderano maggior parte per Venetia alli nemici del Gran Signore, et il suo vezire commanda in Costantinopoli, il qual supremo vizir ha fatto ammazzare il loro legitimo signore et loro con suoi capi essercitarano il commando in Albania.

Copia di un punto [?] cavato dal privilleggio de pastrovichi. (1 c.)
Item petunt et requirunt supti nobiles et homines se se nihil soluere ville pro datiis dogane [?] venetiarum vel quibus vis terris presibati [?] serenissimi ducali [?] dominii vollumis suprabitis nostros fidellissimos pastrivichios liberos et francos ab omni gabella, dacio et angaria, tam in emendo quam in vendendo in toto ducali nostro serenissimo dominio, eosdemque secum ferre posse quod libet, armorum [?] genus tota in […] hac milita venetiarum civitate, tum etiam in quibus libet nostris locis, civitatibus, terris, nec non municipiis et precipue omnes nobiles de Pastrovichis, omnibus benemerentibus. Pro quibus rebus emendi et vindendi eorum […] Pastrovichiorum sine franchi, quas res ut supra conducerent in predictio terris prefati serenissimi ducali venetiarum, presertim attento quod nunquam aliquid soliti [?] fuerunt soluere.

Copia di un punto [?] cavato dal privilleggio de pastrovichi. (1 c.)
Item petunt et requirunt supra scripti nobiles et homines se se nihil soluere velle pro datiis […] venetiarum vel quibus iis [?] terris, prellibati [?] serenissimi ducalis dominii pro quibus rebus ortis in eorum nobilium Pastrovichior territorio, quas res et supra conducerent in predutis terris serenissime ducalis dominationis venetiarum, presertim ostento [?], quod nunquam aliquid soliti fuerunt soluere.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.