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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 8| marzo| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
oltre la falsità scoperta nel privileggio dei pastrovichi, che mi fu presentata da Andrea Medin, come divotamente accennai, con mie precedenti di 19 del caduto, altre diverse ducali et patenti, raccolte pure dallo stesso in un libro, si sono trovate alterate nella medesima sostanza; onde ne resta continuato il processo per dilucidare gli auttori di così abominevole delitto, et per svellar dalla radice così perniciosa introduttione agli interessi della Serenità vostra.
Coll’arrivo di un vascelletto dei biscotti sono capitati anco li pagliazzi, schiavine et le pannine per servitio di queste militie, ai quali ho fatto subito compartire le medesime pannine, con augumento de ducati 800 dal costo accennato nella partita inviatami dal magistrato illustrissimo sopra le camere, con intiera loro sodisfatione, mentre, nella limitatione del prezzo fatto da me, hanno rissentito qualche avantaggio dal corrente fra li mercanti della piazza; del quale augumento ne ho fatto girar partita separata nei libri di questa camera, a benefficio della Serenità vostra.
Se mi venissero inviate altre sei pezze di panno alto, doi di scarlatino, doi di griso et doi di beretino chiaro per li officiali delle compagnie, che sommamente mi hanno premuto per tal provedimento, goderebbe la Serenità vostra nel ricapito la mira dell’utile et la sodisfattione di detti capi di militie, fra quali consiste il sforzo del credito che tengono con questa camera; ma sopra a tutto sarebbe necessario far spedire anco le telle et i fornimenti, poiché, restati a dietro anco gli altri deliberati di già dalle Eccellenze vostre, interrompe il sollievo tanto tempo desiderato dalle medesime militie.
È arrivata anco una marciliana con stara 500 formento et 500 di segala, deteriorati però dalla lunghezza di tre mesi di viaggio et dalla poca cura del patrone, che per riparar a danno maggiore si è dovuto farli solleggiare et crivellare.
Supplico la publica pietà di aggionger il calore per l’espeditione delle altre biade et proviggioni deliberate contenute nell’occlusa fattura, onde possano questi sudditi rissentire il respiro nel stato calamitoso in cui si trovano constituiti. Et, senza che mi diffonda all’essentiale del denaro, son sicuro che in l’infinita publica prudenza, nella continuata mancanza in cui languisco et nel ritardo delle espeditioni, può comprender le mie pene et rifletter alle premure di questa piazza, che non può tollerare maggiore lunghezza nelle espeditioni senza qualche strano accidente.
Trasmetto alla Serenità vostra l’occluso riporto, venuto al signor cavalier Bolizza dal solito confidente di Ragusi; sopra le considerationi del quale, nella lontananza della galea di questa guardia, chiamata dall’eccellentissimo signor general a Zara, ho espedito una barca armata ad assister a Molonta, per assicurar quel passo che è il più invidiato dai turchi di Castelnovo, quali con gaete picole si portano in quei mari senza esser scoperti da queste guardie; sperar dovendo che la benignità di sua eccellenza, mirando alla sicurezza di questo canale et al contrapeso dei legni di Dulcigno, possa restituire o la medesima o altra galea; tutto che l’occorrenza ne desideri due, per tenerne una di continuo nelle acque di Budua, a diversione dei danni che di continuo vengono inferriti dalle fuste di Dulcigno, […] di che ho portato i miei divotissimi ricordi al medesimo eccellentissimo signor generale.
Tra i difetti osservati a Budua, è forse il maggiore quello del canone, senza rispetti et montato sopra letti nella maggior parte inutili; onde, sodisfacendo al debito di trasmettere la nota dell’occorrenza, aggiungo quella dei rispetti necessari anco per questa piazza, del legname et della ferramenta accennata anco con mie riverentissime di 18 luglio passato, per sorroponerla di novo ai riflessi della singolar providenza delle Eccellenze vostre. Gratie etc.
Cattaro, li 8 marzo 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:
Copia di avisi da Ragusi di 25 febraio 1650, recevute li 4 marzo sussequente (1 c.)
Ritorno da pregadi in casa, sono doi hore di notte, molto stracco nel stato di convalescenza in cui mi attrovo, et mi applico ad apportar a vostra signoria li raguagli di quanto si prattica et ha in senato.
Si è trattato da questi signori di scriver in Venetia a Sua serenità l’aviso dell’arivo in questa città del segretario del turco, che passò in Spagna con lettera reggia per sua celere espeditione a Costantinopoli, et di esser con lui don Alegretto, nationale suddito di questa repubblica, passato [?] da qui già 25 anni, con haver in questo tempo servito la maestà cesarea, et che questi signori non hanno potuto da lui cavar alcun particolare di quello vada negotiando tra la corona di Spagna et il Gran signore; anzi, di havergli detto che il punto principale del trattato tra queste doi corone non lo sanno altri via che il Re cattolico et il suo segretario, un tal don Pietro, et quel turco in Spagna, et che seco habbia portato amplissimo [?] passaporto dall’eccellentissimo signor Pietro Basadona, ambasciatore veneto appresso la maestà cattolica; molte opinioni sono state in senato circa il scrivere questi particolari. Alcuni apportavano che non dovesse scriversi, overo si havere ad aggionger alcuna parte di quanto habbiano havuto in confidenza da esso Alegretti; altri seducevano che la partecipatione che ci facesse degli avisi potrebbe pervenire a notitia di Spagna, che rissulterebbe a nostro pregiuditio, onde doppo molte contese si terminò di scrivere a Michiel Sorgo [?], mercante di questa città in Venetia, che in nome di questi signori compara nell’eccellentissimo collegio et apporti quanto mi son espresso che veniva trattato di scriversi a Sua serenità.
Novamente è stato chiamato don Alegretto in minor consiglio et ricercato di conferir qualche altra maggior particolarità. Ha risposto esser egli fedel nationale di questa patria, et divotissimo di questa repubblica, et che già ha confidato quello sa, et che le commissioni non sono in suo potere, ma che, quando anco fossero per fedeltà dei negotii in quelle commandatili, non potrebbe participarli ad alcuno che apportarli al supremo visir, gran muftì et Gran signore, et la risposta che le sarà data dover pure portar di subito secretissima al solo re di Spagna.
Soggionse egli don Alegretto che fu ricevuto con credenza a Napoli et in Spagna quel turco, cui rimasto per le lettere fatteli da questo publico che, se queste fossero mancate, niente gli si sarebbe creduto, non havendo alcuno in Spagna saputo leggere le credenziali del Gran signore, né meno riconoscere che siino del Gran signore, ma essersi creduto alle lettere di questa repubblica, che siano vere et che il Gran signore le ha imposto di farle, come all’hora questi signori hanno scritto al viceré di Napoli et di Trani, et alla maestà cattolica, che di presente in lettera portata da esso Alegretti li ringratia.
Si espresse [?] di più, che lui non si trattenirà di più se non pochi giorni in Costantinopoli, fino che habbia la risposta in scritti et confermata a lui in parola, et poi ritornare subito. Disse, di oltre, che il turco restato in Spagna, al suo arrivo qui per quella volta, ha confidato a questi signori alcuni particolari che fuori del re non ha detto ad alcun altro, et che tiene che questi signori li hanno pur conferito ad altri prencipi, come egli ha pressentito, sopragiongendo che anco lui ha accennato a questi signori qualche punto, che non dovrà mai esser sicuro, che lo tenirano in confidenza et che non occorreva dimandarli altro, non essendo per dirli più come quello che non sa et che è come confesione, che non può revellare la confesione, né poter intrar in altre parole degli accennati affari, supplicando questi signori di così gradire la sua divotione, per non esser scoperto di alcun motivamento. Dopo a qual discorso fu licentiato da questi signori, et poi regalato con confettura, caponi et pernici per valuta di ducati 40.
Per invio della presente devo attender occasione già che mi manca.
Vostra signoria ha tutti particolari che sano in secreto questi signori: li potrà notificare in tutta confidenza a presenti [?] con supplicarli per mio rispetto che li tengano appresso di sé per loro governo, ma che non siano publicati di havanti da qui, non sapendoli in questa città altri che li consiglieri di pregadi.
Non so se in altro ho dato aviso a vostra signoria che il fratello del viceré di Napoli è arrivato in quella città da Spagna, come anco i galioni, et che alla primavera si unirano anco le galie sotto il commando del viceré di Napoli, non si sa per dove, ma si giudica per Portolongone.
Don Alegretto ha fatto istanze a questi signori che non mandino con lui il dragomano che haveano destinato, con apportar di tener ordine a non accompagnarsi per viaggio con alcuno, offerendosi egli di servire a quanto sarebbe per fare il dragomano, et così è stato compiaciuto.
Le sue lettere di confidente osservì di gratia sempre mandarmele con persone confidenti et accorte, per consignarmele con ogni cautella dove non sia alcuno, perché molti mi camminano dietro per scoprire alcuna sospettata intelligenza.
Il minor consiglio, per ordine del senato, ha dato a don Alegretto una commissione, richiedendolo in quella che nel tempo che si trattenirà in Costantinopoli debba, come buon patrioto, avisarli di ogni degna notitia et novità, come anco quello potrà dal suo negotiato; che gli ha risposto che di novità sarano serviti questi signori, ma del suo negotiato non può promettere niente, mentre non venga le sue commissioni, havendoli conferito gli intimi di quanto ha saputo fuori delle commissioni, che quelle egli non sa né può legger di presente.
Mi preme che non ho con chi mandar a vostra signoria le presenti, onde resti servita conforme ai suoi desiderii.
Sendo qui capitata la galea di cotesta guardia per passare in Dalmatia, con esser restate coteste boche senza tal custodia, pensano turchi di Castelnovo di uscir di notte con sue fuste fino Molonta, per attendere li naviganti di costà et che vengono a cotesta parte, onde vostra signoria avertisca sempre quelli ai quali consegnarà lettere di confidenza che, se per mala fortuna incontrassero tal disastro, che le gettino in mare, onde non capitino in mano di essi turchi, che di certo le manderebbero qui.

Tre liste di materiali necessari per Cattaro e per il castello di Budua (2 cc.)

Una lista di materiale non spedito (1 c.)

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.