22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 24 marzo| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
si avanciano le notitie della raccolta che va stringendo di militie il sangiacco di Scuttari, con un’apparenza più verosimile di qualche scorreria, che di tentar altra impresa, come dagli occlusi constituti potrà comprender la Serenità vostra. Io, nel dubbio che la di lui mossa in questa stagione (che, per le nevi altissime cadute sopra li monti, le impedisce l’effetto di vogliersi a danni di Bielopaulichi, come artificiosamente ha fatto levar le voci) possa piegarsi a qualche pregiuditio di questi confini, per non haver potuto ritraher il tributo preteso, come divotamente significai con mie riverentissime lettere di 6 decembre passato, ho fatto avertiti i popoli, incaricato a tutta la più accurata vigilanza, alla corrispondenza degli aiuti, proveduto di monitione, incoragiti alla diffesa et assicurato di ogni possibile assistenza; con che sperar dovrei veder presservato illeso il confine medesimo, quando questi con le opere corrispondessero al debito di loro consacrata fede verso gli interessi della Serenità vostra, et non si lasciassero vincer dal timore et dal dubbio della prepotenza, che rende per aventura vacilante la loro dipendenza; per chiarirmi dal sospetto, ho stabilito di obligare così maini, come zuppani novi sudditi, a mandare loro ostaggi in questa città; onde si levino le gelosie che può haver partorito l’offitio di già pratticato con essi per parte del medesimo sangiacco, tutto che non abbracciato circa la corrisponsione del tributo, et ne vado disponendo l’effetto per maggior sicurezza della loro fede.
Molto discapito può ricever il servitio della Serenità vostra dal non haver soggetto auttorevole et di esperienza fra detti popoli, per diriggerli alle occorrenze, ritrovandosi la stessa piazza in gran mancanza di capi, col solo signor governator Martinoni, absente il signor collonello La longa, partito già con licenza della Serenità vostra; onde il riflettere al rimedio sarà parto della singolar publica providenza; restando io in continua attentione di vedere la comparsa anco dell’ingegnere et delle cose deliberate, per potersi opportunamente applicare a queste restaurationi, la staggione et le gelosie non ammettendo maggiore ritardo (sopra di che ne ho portato le considerationi riverentissime anco all’eccellentissimo signor general, con istanza di non lasciare più a lungo questi mari senza l’assistenza di qualche galea, acciò la loro assenza non dia l’adito anco a dulcignani di incalonire nel tempo stesso con le loro fuste le mosse del sangiacco, a pregiuditio delle rive et dei sudditi); esprimer dovendomi sempre con tutta la riverenza in ciò che mi obbliga il debito della carica et il zelo del servitio della Patria, per supplire in qualsisia stato a quello di buon cittadino, con l’opre piene di ardore, sino all’ultimo spirito della mia vita, già consacrata alle Eccellenze vostre. Gratie etc.
Cattaro, li 24 marzo 1650.
Filippo Boldu, proveditor estraordinario.
Allegati:
A dì 21 marzo 1650 (1 c.)
Constituto in offitio […] da Sinoco, capitato hoggi da Albania, fu interogato di qualche novità, respose: “Hoggi sono cinque giorni che manco da casa, venuto a veder mio fratello et per ricever da lui alcuno imprestito di denaro. Il sangiacco di Scutari è uscito dai suoi alloggiamenti già 15 giorni; si è conferito a Scuttari, ove ha mandato l’esercito [?] per tutto il paese, acciò si facci la massa [?] del campo et lo presente [?] si andavano raccogliendo di tutti li villaggi; hoggi doveva levarsi per transferirsi a vetta [?] inferiore et di là passare a Pudgoviza [?], per traghettarsi poi a Var. Si dice per andar contro Bielopaulichi; ma Iddio solamente può conoscer la verità.”
Interrogato, respose: “Se le veniva quella […] che ha commandato di Albania, potrà metter insieme 4.000 combatenti.”
Interrogato se habbi fatto provedimenti dei biscotti o di altri foraggi, respose: “[…] via da quello, che le occorono per il viaggio. Il paese è tutto esausto, soprattutto Pudgoriza, che non ha da mantenere sé stessa, non che l’esercito in quella maggiore.”
Quibus habitis.
A dì 22 marzo 1650 (1 c.)
Constituto in offitio [?] conte […] de Guano [?], nativo di […], qual espose esser stato a posta spedito da signor cavalier Bolizza a Nixichi, da voivoda Petar, et, abboccatosi con questo, esserlo stato incaricato di rifferire quanto segue:
“Che il sangiacco di Herzegovina si trova a Nevesigne, con 200 soldati, distante da Nixichi doi giornate.
Che habbi scritto doi mano di lettere a voivoda Petar, con doglianze […] non le […] alcuna cosa di […] il sangiacco di Scutari, aiutandolo tenir ordeni della Porta di venir contro i zibanchi [?] Nixichi, Collastini [?] et Moraza [?], et che il terzo è quanto […] doppo la presente luna era per ponersi in camino, et che però dovesse allestirsi seco a questa impresa. Affligendosi per ciò detto voivoda Petar non meno degli agravii, ai quali conviene soggiacer il paese, della fraggiunta [?] visita dei turchi, che di non poter esser levati da questa soggezione, colla riverenza dell’armata, che sospirano et desiderano insediatione [?] sotto Castelnovo.”
Quibus habitis.
A dì 23 marzo 1650 (1 c.)
Constituto in offitio Iovo Budognin da Gregarsi [?], il quale espose come segue:
“Clucoslavas [?] da Dobro, commorante [?] nel monasterio di […], mi ha spedito, sono grandissima secretezza dalla […] del cavalier Bollizza, con ordine di riferirne come il sangiacco di Scuttari si leva per cosa certa, sono le genti raccolte di tutta Albania, con pensiero di venir a […] di pastrovichi, machini et zuppani, et che corra voce che il medesimo sangiacco sia per attacar Pastrovichi dalla parte di Antivari, et Suto Aluxa [?] per via di Var [?], con altro tempo, per divertir gli ostacoli che potesse incontrare et per divider le forze di questi confini.”
Interrogato, respose: “Gli inviati di detto Clucoslavas [?] lo han confidato questi particolari. Il sangiacco si trova tuttavia a Scuttari: ma Suto Aluxa [?] va aiutato [?] con buono numero di forze […] in funzione.”
Quibus habitis.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.