22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 29 marzo| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
quello che mi perviene doppo la precedente espeditione di 24 circa le mosse et la deliberatione del sangiacco di Scutari et delle intelligenze et concerti che trae [?] con questi di Castelnovo, lo haverà la Serenità vostra dagli occlusi constituti et lettere del governator [?] Boscovich, a cui, nel dubbio di poter il primo esser attaccato, ho spedito di già doi barche armate et le commissioni a maini di soccorrerlo con genti et con ogni altro possibile aiuto, onde sia sostenuta la diffesa della frontiera et impedito l’adito a maggiori pregiuditii di tutta questa giurisditione, che risulterebbero dalla rotta che ricevessero pastrovichi, operando per me quello che la propria debolezza et il stato di queste forze languidissime mi può suggerire a vantaggio della Patria. Sono comparsi li ostaggi di Zuppa, Maini et Pobori [?], novi sudditi procurati da me per maggior impegno di loro fede, et saranno mantenuti nella piazza fino che continuerà il sospetto et non mi venghi commandato altro in contrario dalla Serenità vostra o dall’eccellentissimo signor generale.
In buona parte corrispondono queste nove agli avisi che si tengono in lettere di 7 dell’eccellentissimo signor bailo di Costantinopoli et, stringendo con essi il debito a tutte le applicationi più qualificate per una valida difesa, mi conosco obligato a supplicare la publica benignità di far prender per mano le mie humilissime lettere, per comprender da quelle i riccorsi tante volte fatti per il provedimento necessario a queste occorrenze. Il tempo è avanciato, li pericoli possono essere vicini et la qualità delle insidie dei turchi, spetialmente l’essecutione che può esser praticata dai barbareschi, merita tutte le preventioni a divertimento dei pregiuditii che il stato presente di queste forze debolissime non può validamente superare. Le imperfettioni sono quelle che tante volte ho divotamente rappresentato: le mura et il castello con grandissimi difetti, et la piazza soranza, che è la più essentiale, senza difesa et nel stato presente inutile; se non capita l’ingegnere et il modo di supplire alle spese, in poco di travaglio il nemico haverà tutto l’avantaggio.
Il pressidio si riduce a soli 500 fanti, levati quei di Budua, et non arrivano a 30 i bombardieri, col solo signor governator Martinoni. Il canale senza galea, assistito da sole otto barche armate, nella maggior parte debolissime et sfornite di remi, come da molto tempo prive di tende, ma piene di calamità et miserie. Il canone senza apprestamenti da rispetto, più volte supplicati, et quelle di Budua in stato cadente. Le monitioni con pochissima michia, piombo tavole o altra sorte di legname, senza feramenta da lavoro, con poca quantità di risi, con 500 soli stara di formento et altrettanti di segala, che non suppliscono a soccorer le militie, non cruciano [?] per li aiuti. Le militie gravemente creditrici et scontente et li privati privi delle proprie sostanze, contribuite nelle calamità che continuano senza intermissione per il ritardo dei ricapiti. Li tempi che caminano [?] gli apparati et le mosse dei nemici non devono ammetter maggiori dilationi ai provedimenti necessarii, né io devo restar di portar il tutto sotto l’ochio della publica sapienza, per sodisfare al debito della carica et alle parti di buon cittadino, obligato in ogni stato di aggiustarmi al supremo beneplacito delle Eccellenze vostre, con speranza che, rifflettendo alla somma dell’affare et agli interessi di questa importantissima piazza, siano per applicarvi gli antidoti celeri et opportuni coll’espeditione così di denaro, come di biade, et altro deliberato et necessario a misura del bisogno, per il che non resto di portare anco le mie humilissime sostanze all’eccellentissimo signor generale, con la notitia di tutte le occorrenze, con sodisfattione del mio humilissimo debito. Gratie etc.
Cattaro, li 29 marzo 1650.
Filippo Boldu, proveditor estraordinario.
Allegati:
A dì 28 marzo 1650 (1 c.)
Constituto in offitio il signor capitano di Perasto Gregorio Burati [?], il quale espose come segue:
“Hieri è venuto da me Milutin da Brohovan [?], accasato a Braosich, giurisditione di Castelnovo, et in tutta secretezza mi ha conferito esser li giorni passati venute lettere a quei turchi, scritta dal sangiacco di Scutari, con occasione di accomodar [?] le fuste et di tenerle pronte per qualche concerto, che di loro li tiene di attaccare qualche parte di questa giurisditione et che li attendeva per partir dei medesimi turchi ad allestire così li cucchi [?] come le fuste medesime, havendomi anco soggionto che le […] lettere sono state portate da un certo Lubotichi, nativo di Pisam [?], ma commorante in Antivari.
Mi anco avertito di non haver fide in quei di Sociza [?] […] bianco per esser traditori et esploratori di tutto quanto si opera in queste parti.”
Quibus et cetera.
A dì detto (1 c.)
Ritornato dai confini di cernezza, Vicatta [?] da Mira ha spedito di ordini dell’illustrissimo signor proveditor estraordinario per esplorar le mosse del sangiacco di Scuttari, espose come segue:
“Ho trovato il voivoda del sangiacco nei monti sestani che andava descrivendo quelle genti, con ordine di dover tutti quelli che sono al numero […] in casa andar doi alla guerra, sempre che saran commandati, et così anco quelli dove vi è uno solo di là doveva passar a Zeta infferiore per fare la medesima descrittione, con l’occasione della quale va lasciando gli ordini di dovere i popoli prender le armi ad ogni cenno del sangiacco et l’oppenione era per la voce da lui sparsa, che doveva levarsi contro i bielopaulichi, ma ogni uno dubbitava che non sia per fare qualche tradimento.
Il sangiacco era tornato da Scuttari […] et teneva tutte le cose pronte, ma certamente non si può sapere quando né per qual parte sia per levarsi.”
Quibus abitat [?]
Ricevuta li 29 marzo 1650. (1 c.)
Illustrissimo et eccellentissimo rettore et proveditore [?] colendissimo,
ricevo la sua gratissima di 22 del corrente, nella quale intendo quanto in essa si contiene […]. Il sangiacco di Scutari sabato è andato da Celebì in Dolcigno et de lì ha mandato alli antivarini che gli parechino 36 […], overo case per le gente, et lo aspettamo in Antivari di hora in hora. Però io ho mandato la spia a Bussati, alla casa del sangiacco, dove che gli ha ditto le mosse et gente di una casa [?], che certo se ne viene alli nostri confini, però eccellentissimo signore né anche l’eccellentissimo signor general […] non posse aspettar le forze del suo chechaia [?], mentre il sanzacco non ora ha casa, tutte le ville di Antivari, sino Smilonavlizza [?], ogni casa gli parecchia la biava per cavalli, et però eccellentissimo signore esso certo non se ne andarà a Maine, se prima non rompe il confine di Smilonavlizza [?], che Dio ci guardi, ma eccellentissimo signor certo senza maggior aviso di gente non saremo li […] aspettarlo, però lo aspetteremo, ma sarà grande superchiarsa [?], tutti periremo, però pazienza [?]. Eccellentissimo signore, la sarà contenta a dar ordine all’illustrissimo podestà di […] che ne sono in isti quando sarà il bisogno di monitione. Il 8 maggior Vucina [?] è venuto da me et li habbiamo aboccato anco li signori zudesi et li habbo aboccato, et da poi che sono venute queste nove, non sappiamo dove batter con la testa. […]
Data dal confin di Smilonavlizza [?], li 28 marzo 1650.
Di sua eccellenza [?]
La sarà contenta a comettere un mandato che obediscan tutti.
Il suo fedelissimo servitore Steffano Dovonich [?]
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.