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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 20 aprile| 1650|


N. (senza numero)

Serenissimo principe,
mi arrivano in un tempo stesso tre mano di ducali della Serenità vostra di 12 et 26 marzo passato. Nell’espeditione, alla quale son divenuto del fonticaro di Budua, ho havuto particolar riguardo di render rissarcita quella cassa così del capitale, come dell’utile, che era stato assorbito, onde vivo appara il suo fondamento et in ogni tempo servir possa al commodo di quei fidelissimi popoli, conforme la pia mente delle Eccellenze vostre.
Facio tender le reti a quel Mitro Roca, reo della ducale falsa fatta produrre in tempo di sua absenza per la pretesa esentione dei datii, et non resto coll’uso della dissimulatione di levargli le ombre concepite dalla cognitione della propria colpa, che lo han fatto aluntanare dalla cognitione della propria colpa, che l’han fatto aluntanare dai pericoli, onde più facilmente si possa conseguire questo atto di giustitia, che molto rileverebbe per venir in chiaro dei ministri et auttori di così abominevole delitto. Nell’altro affare dei privileggi alterati, sarà progredito con le forme più aggiustate per poner in chiaro la verità et per recider coll’essempio un disordine tanto pernicioso, in tutto conforme alle commissioni della Serenità vostra.
Ha fatto hieri l’ingresso a questa carica l’illustrissimo signor rettor et proveditor Diedo, con cui infinito zelo verso la cosa publica caminerà unita la mia volontà; onde resti interamente supplito al servitio della Patria, nella cura di questa importantissima piazza et governo dei popoli. Ha contato in questa camera, oltre li ducati 1.000 di buona valuta deliberati per la sola occorrenza di queste restaurationi, altri 4.000, essendosi prima ricevuti gli altri 2.000 che han servito fino hora di andar trattenendo le militie. Col provedimento così debole, può la publica somma sapienza comprender come si possano sodisfare li debiti contrati da me con privati (nel corso di tanti mesi da che è stato deliberato) per mantenir il pressidio et le barche armate; et pure conviene che io, mancando di fede, mi levi le speranze di ogni altro aiuto, overo che contro la convenienza convenga [?] i sovegni a questi illustrissimi rappresentanti havere [?] et stipendiati di molto creditori, et il mantenimento alle militie, onde in questo stato non so veder l’apertura, come poter incontrar il volere della Serenità vostra, prescrittomi per la sodisfattione dell’illustrissimo signor rettore Gabrieli dei suoi crediti di ducati 1.827, senza esponer in contingenza il bene di questa piazza et l’essentiale del publico servitio.
Nel stato di questa impossibilità, che è evidente, spero di esser compatito, mentre la virtù di questo illustrissimo signore, che conosce la forza della necessità, si lascierà persuadere dal proprio zelo di pontar le fedi del suo credito, per conseguire così dalla beneficenza publica la ben giusta et meritata sodisfattione; dovendo pur io supplicare la medesima con uguale calore et riverenza a prender nova deliberatione di denaro per queste occorrenze, aggravate dal peso di 2.500 ducati al mese, per somministrar le prestanze alle militie et barche armate, oltre la ratione che loro si fa del pane.
Ho rilasciato le commissioni per l’accomodamento della scrittura delle lire 944, soldi 12, di ragione della cancelleria ducale, col ragguaglio delle valute a ragion di lire 11 il scudo, conforme i commandi della Serenità vostra.
Il sangiaco di Scutari, avanciatosi in Antivari con pensiero di attaccare Pastrovichi, doppo haver fatto riconoscer il posto ben assicurato et fatto rinforza da me con gente anco dei mulini, ha stimato differire il tentativo a miglior opportunità, essendosi ritirato ai suoi quartieri, come la Serenità vostra comprenderà dall’occluso constituto; et io, cessata la causa di questo violente sospetto, ho subito fatto licentiare li ostaggi ricevuti per la necessità di un pericolo vivo et vigente, che non pativa ritardo nella deliberatione, come ha consigliato tra gli altri il signor cavalier Bolizza, molto pratico nella natura dei popoli et della inconstanza di questi novi sudditi, che pieni di timore saranno sempre seguaci della prepotenza.
Le fuste di Castelnovo si accrescono et allestiscono; lo stesso segue di quelle di Dulcigno, per infestare i mari et la sicurezza di questo canale, alla custodia del quale si è restituita la galea arbesana, ispedita in tutta diligenza dall’impareggiabile zelo dell’eccellentissimo signor general, per cui commissione doverà questi giorni ponersi alla concia come urgente et necessaria, sperar dovendo nel mentre che possano pervenirle li aiuti et i provedimenti dei molti bisogni, come anco i remi per queste barche armate, per mancanza dei quali convengono rendersi inutili ad alcuna occorrenza. Gratie etc.
Cattaro, li 20 aprile 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:
A dì 19 aprile 1650 (1 c.).
Constituto in offitio Niso [?] Badori da Crancovichi [?], capitato hoggi in questa città, il quale interrogato di qualche novità, rispose come segue:
“Il sangiacco di Scutari, doppo essersi trattenuto in Antivari circa otto giorni, tolto [?] […] di essiger il contributo, ma con opinione rissoluta di attaccare i pastrovichi, havendo a questo fine condotto seco più di 500 soldati, diversi cavalli, et mandato il […] Drasophen [?] […] dei monti et di altre parti di Albania, ma riconosciuti li confini, con buona custoia et rinforzati di gente, novo [?] ha voluto far altro tentativo per hora, essendosi […] ai suoi quartieri, […] però di osservare miglior opportunità et divenir ad altro sempre più […].”
Quibus […].

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.