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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 27 maggio| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
si tengono dal confidente di Ragusi gli occlusi fogli di avisi che, se ben di poca sostanza, li trasmetto alle Eccellenze vostre in adempimento del mio humilissimo debito.
La voce disseminata da turco espresso in detti avisi intorno all’inclinatione della militia forestiera di questa piazza non rimane accreditata da alcuna apparente sussistenza, mentre il pressidio, anco nelle angustie da me più volte divotamente accennate, conosce le applicationi con quali viene superato l’impossibile, per renderlo al maggior segno consolato, goduto havendo fino hora, senza alcuna intermissione, ogni soldato la sua prestanza di otto gazette al giorno, la metà in danaro et l’altra metà in pane, et voglia Dio che io nelle mancanze accennate habbi fortuna di poter continuare, come non tralascierò col studio di tutto l’animo, mentre mi sian somministrati i sovegni da privati, fino mi pervengano gli aiuti della publica infinita clemenza.
Se uno scapolo di questa galea, ultimamente fuggito a Castelnovo, non havesse sparso qualche seme di sua prava volontà, non può esser uscito il concetto da altra persona, ogni uno trovandosi così ben stabilito nella fede, et per i buoni trattamenti, et per la natural divotione, che ad ogni incontro sarano per approvarla coll’effusione del proprio sangue, verso il miglior servitio delle Eccellenze vostre.
Unisce le sue forze il sangiacco di Scutari, col pretesto di andar contro i Bielopaulichi; ma le chiamate a Castelnovo di quello di Erzegovina fano più verisimilmente veder le applicationi di tutti due alla diversione di qualche pregiuditio che temon poter ricevere dalla squadra delle galee di Vostra serenità, che si trovano a Lesina, destinate per l’Armata.
Si attende in Ragusi di ritorno da Corfù il prete Alegretti. Al confidente si sono accresciute le premure per star nelle osservationi, per ricavar et rifferire ogni più raccondito negotio che fosse maneggiato; et per il ricapito sicuro dei riporti, se gli è spedita persona di piena fede da lui desiderata, onde con cautella et celerità possibile la Serenità vostra resti ragguagliata di ogni emergenza. Gratie etc.
Cattaro, li 27 maggio 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:
Copia di avisi del confidente di Ragusa di 13 maggio 1650, ricevuti li 19 detto (1 c.)
Li turchi di Castelnovo si trovano confusi di qualche improvisada che non li si facia dall’eccellentissimo signor general faciolo con l’Armata, sendo avisati di farsi preparamenti a Liesina per detto effetto, et si accommodano le loro fuste con opere loro, poiché da altrove non possono haver li maistri, et si confidano che anco li verano con le fuste loro li turchi di Dulcigno per far qualche cosa segnalata in cotesta bocha contro venitiani.
Don Alegretti si aspetta fra bene qui et a me per tal causa si conviene per scrivere a vostra signoria [?] aspettar senza moversi dalla città, tralasciando tutti i miei interessi con molto pregiuditio et danno.
Da più altre parti vostra signoria potrà havere delle novità, ma io non so scrivere se non tanto quanto da diverse parti si scrive in confidenza a questi signori.
Patron Longo non può esser per adesso qui, havendosi partito per Venetia non sono giorni 15, et quanto intendiamo, che patron Francesco Ziffra ha una lite in Venetia, non so quando verrà; onde bisognerebbe che io habbia qualche d’uno a chi in gran confidenza, nel bisogno, possa mandar le mie letter per vostra signoria.
Si intende di haversi levato da Pleuglie il bassà di Erzegovina verso Nixichi et che habbi mandato et scritto gran feste fatteli da Omurtevich [?], turco da Castelnovo, contro i venetiani, con fuste di Castelnovo.

Copia di avisi del confidente di Ragusa di 19 maggio 1650, ricevuti in Cattaro li 23 detto (2 cc.)
Doppo haverle scritto sotto li 13 corrente, stamane questi signori hanno havuto lettera da Novipasaro da un turco capitato lì da Costantinopoli, il quale le scrive le sottoscritte pause come antico confidente di questi signori.
Che circa 60 galere turchesche si apparechino per unirsi in quella città per andare in Candia, ma perché hanno inteso che sono arrivati ai castelli con quelli vascelli, che prima sono stati altre velle al numero di 60, hanno paura di uscire fuori et che da Candia venivano male nove per turchi.
Si intende di più da un raguseo venuto dal Zante, delli turchi dalla campagna di Candia si sono retirati in Canea et in Retimo per haversi sollevati li villaggi contro di loro, per causa delle continue tiranie che ricevono da lori.
Siate cauto nel scrivermi, et con gran cautella et secretezza, fatto, che le sue mi capitano, essendo aggionti maggiori sospetti qui per saper le particolarità di quelli che avisano in luochi veneti.
Certi pescatori riferiscono che nelle acque di meleda li fu data caccia da due bregantini et giudicano siano ponentini.
Due huomeni di Vitaglina, ritornati da Castelnovo, che ivi sono stati a lamentarsi per alcuni animali presili da quelli cadì, dicono, che quelli turchi hanno in ordine sette trusticiole [?] tra le picole et grandi, et due anco li sarano in ordine fra 15 giorni, fabricateli da uno di Bisano di legno di bighi, et sono tutte sotto il commando di Omer Omurvevich, il quale anco ha speranza che le verranno alquante di Dulcigno, ma dice senza quelle che farà grande imprese per la navigatione di Cattaro, et per Cattaro, et contro tutte guardie che tengono i venetiani in cotesta bocha.
Un amico di questi signori ci avisa, pur turco, che la soldatesca forestiera che si attrova in Cattaro desidera molto qualche quantità di turchi appresso la città di Cattaro, per dichiarirsi in favore loro et voltarsi contro i venetiani. Io aviso vostra signoria, tanto che sudito amico in confidenza si è scoperto con me, et lei et patroni io credo potrano penetrare più distinti particolari sopra ciò.
Le continue calunnie et peggior animo dei miei emuli [?] sempre mi travagliano et fano pensare, però repplico sia cauta nel scrivere et proveda per miei scritti all’occasione.
Il bassà di Erzegovina deve marchiare a Castelnovo per sospetto dell’armata veneta, sendo avisato da qui detto bassà et quelli di Castelnovo per detta armata.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.