22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 2| giugno| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
non già per occasione di una semplice carta dei privileggi, reggistrata in un libro delle memorie particolari, con qualche parola di alteratione, come ha esposto qualche interessato ai piedi della Serenità vostra, ma per la compilatione di un libro miniato et scritto in buona parte con lettere d’oro, con il reggistro del privileggio, di altre ducali et patenti, tutte alteranti la volontà delle Eccellenze vostre, con grandissimo pregiuditio dei publici interessi, nella qualità delle concesse essentioni, sono stati fermati li due fratelli Medin; originarii sì da Pastrovichi, ma da 100 e più anni habitanti a Budua; col riflesso alle dipendenze loro et alla congiuntura dei tempi, procurai sopra l’emergenza li sensi prudentissimi delle Eccellenze vostre, colla norma dei quali ho progredito il processo, prolongato fin’hora dalli stessi bei, con artifitioso pretesto di far le proprie diffese; ma col fine indubitato di sperare qualche sollievo mediante li sopradetti loro riccorsi, l’affare è vicino ad essere ultimato; conseguiti i lumi necessarii alla giustitia per l’indennità delle publiche ragioni, si haverà da me nell’espeditione quel riguardo che mi prescrive la prudenza infallibile della Serenità vostra, in ducali di 7 del caduto; per essecutione [?] humilissima delle quali le sarà opportunamente portata la notitia distinta dell’operato.
Da poi la prigionia di Voino, è stata sempre fissa l’applicatione mia a tutte le prattiche della sua famiglia, per scoprire li fini et maggiormente le sue inclinationi. Egli non ha alcun fratello né figliuolo, ma un solo nepotino, che viene custodito in città con tutta l’accuratezza. Nella piazza né alla custodia meno del canale si trovano sue compagnie o altre persone da quali possa promettersi un’interessata dipendenza. Il più che possa sperare è di qualche zuppano, ma l’universale aggravato dal suo preteso predominio essercitato con maniere barbare, amarebbe la sua estintione. Il motivo publico che mi somministra i lumi di esso Voino dà vigore alle mie fisse applicationi per ricavar la verità dalle corrispondenze che tener potesse con alcuno, così della famiglia, come di sua dipendenza, per tutti i ripieghi che richiedesse la natura di così rilevante negotio, a cautella maggiore dell’interesse di questa piazza.
Si è riddotto in Podgorizza il sangiacco di Scutari, con forze poderose delle genti di Albania et di Barda, con dispositione di accrescerle con queste del monte, che perciò descritti di ordine suo si andavan riducendo sotto le sue insegne; l’opinion commune camina contro bielopaulichi, ma stringendo questi l’aggiustamento seco, vi è chi avisa che possa voglier le forze a danni di questi confini. La ragion di guerra, la vicinanza di nemico potente et armata che in un giorno può metter il piede a questa parte, mi han persuaso a far rinforzare le frontiere et disponer tutte le migliori custodie, ad animare i popoli et consolarli coll’assistenza di forze possibili, havendo ispedito a zuppani, in sito proprio, fregate che mi han ricercato, per ricever in ogni caso le loro famiglie, robbe et animali, et riddurlo in sicuro sopra il scoglio degli stradiotti, preordinate restando le altre corrispondenze degli aiuti vicendevoli dei maini, pobori, pastrovichi et di questi del contado, secondo che richiedesse l’occorrenza, et, per assicurarmi maggiormente [?] della fede di detti maini et zuppani, ho loro persuaso con detto affettuoso et ben gradito uffitio di farmi capitare nella città i loro ostaggi, che han promesso di prontamente esseguire. Scopro però in detti popoli gran timore, che è un inditio di poca costanza nella diffesa. Non manco di animarli et consolarli colla certezza di ogni possibile assistenza; ma l’esperienza delle cose passate, et la mancanza di capo che possa regger et mantenerli nella disciplina et nel buon proposito, pressagiscono gli eventi contrarii al mio ardentissimo desiderio, et al servitio delle Eccellenze vostre, per il bene delle quali ho stimato far avanciare la presente notitia con espeditione espressa all’eccellentissimo signor general, perché nell’incaminamento vicino delle galee per levante, quando sia stimato proprio dalla sua gravità, possa farle comparire in vista delle rive di Albania et con qualche sfarzo, procurar schiavi et ogni altro danno a quei infedeli, per restituire l’humore delle armi mosse alla medesima parte, et per sollevare questo confine dal travaglio vicino che si rende più considerabile, per comprender il raccolto del grano, sopra il quale è fondato il sostentamento dei popoli.
Nella maggior premura mi trovo aggravato dalle mancanze per le quali convengo riuscir diffettivo colle militie et colle barche armate; mi struggo nel studiar ai mezi per poter riparare agli inconvenienti, fino resti proveduto all’urgenza della publica sovrana pietà; ma non arrivando l’applicatione dell’intelletto a superare l’impossibile, et chiamata la providenza singolare delle Eccellenze vostre a porgermi il compenso con una celere et sufficiente espeditione di denaro, mentre io mi trovo sempre col peso medesimo, et riddotto nella sola speranza dell’aiuto pubblico.
Accresce l’afflitione della povera militia, il vedersi constretti a mangiar il pane a ragione di lire [?] 56 il staro, conforme il corso delli ultimi mille stara di formento, spedito dal magistrato [?] estraordinario alle biave, dove i ternazzani se lo procurano di fuori via a prezzi di gran lunga inferiori, per esser di molto calate le biade in riguardo al raccolto vicino et al concorso che ha prodotto da tante parti la carestia passata; ma quel che è peggio, ricevendo la metà della prestanza in tanto pane, se ne vogliono vendere una parte per sovenir al vitto o al vestito, sono costretti darlo per assai meno et rissentire il danno, oltre l’incommodo di poter supplire alle necessarie occorrenze.
Si tiene con gli ultimi avisi che costì ancora le biade sono di molto calate di prezzo. Quando stimasse la publica infinita prudenza di inviarne altri 1000 stara de novi et di prezzo più moderato, servirebbe a gran respiro del pressidio, per poter, mescolando con gli altri, conciliare il rigore del prezzo primiero, in che io non posso che porgerne divotamente il motivo per atto di pietà, per dovermi però sempre humiliare ai publici sentimenti.
Camina l’ottavo mese che il mio agente non può haver il mandato né la sodisfattione del mio particolar assegnamento. Conosce la prudenza della Serenità vostra la debolezza delle mie fortune, et l’impegno mio in questa carica di sostenere la publica dignità; supplico la clemenza delle Eccellenze vostre di essermi benigne della loro gratia, col far seguire la sodisfattione dei miei mandati, onde possa redimermi da debiti che vado contrahendo per la necessità del proprio sostentamento.
Nel punto di chiuder le presenti, mi fano tener maini quello scrive loro il sangiacco, et sarà nell’occlusa copia insieme colla risposta, profferendo loro di conservarsi fedeli sudditi della Serenità vostra et sapendo meglio degli altri dissimulare. Anco agli zuppani ho relatione di esser stata spedita una lettera simile, che fin’hora non mi è stata communicata. Delle forze che va ammanando et dei suoi disegni contro questi confini, come pure del numero delle forze et degli altri interessi di Castelnovo, haverà la Serenità vostra le notitie dagli occlusi constituti; le copie dei quali facio nel tempo medesimo avanciare anco all’eccellentissimo signor generale, non pretermettendo nello resto ogni diligenza et applicatione, per divertire al possibile qualsiasi pregiuditio agli interessi di questi popoli et al servitio della Serenità vostra. Gratie etc.
Cattaro, li 2 giugno 1650.
Filippo Boldu, proveditor estraordinario.
Allegati:
Scambio di lettere tra il sangiacco di Scutari e gli abitanti di Maine e Podori (1 c.)
Da parte di me, felice Mehmet Bay, sangiaco di Scanderia, a Maine, a tutti li conti di Mahine et a tutti mahine et Pobori, et a tutti li conti di Pobori et a tutti pobori. Di poi tanto tempo da me non veniste, ma se sete suditti del Gran signore che venite da me sotto la bandiera, non vi chiamo perché non ho gente abbastanza: io ho gente abbastanza in sanità del Gran signore, ma vi chiamo se sete suditti del Gran signore et se non volete venir pecato sopra l’anima nostra.
Risposta
Altre volte habbiamo ricevuto lettere di vostra signoria della continenza di queste che hora ci arivano, et a quelle habbiamo dato la risposta la quale dovemo repplicar anco di presente, che non havendo mai potuto contender con le forze della Serenissima repubblica, habbiam dovuto sogetarsi alla sua divotione, alla quale havendo giurato la nostra fede non dobbiamo per alcun modo violarla, come attione aborita et indegna a boni suditti. Il Signore Iddio augumenti vostra signoria illustrissima in comando et in sanità.
A dì 2 giugno 1650 (1 c.)
Constituto in offitio signor [?] Vuco Badovich da Glescopogle [?], servitore di Alibeg Chiaus Bamadanovich, venuto per ordine del medesimo suo patrone dal signor cavalier Bolizza a rifferire quanto segue.
Che lunedì passato, 30 del mese caduto, sia arivato il sangiacco a Podgorizza, con un campo di 3.000 soldati, che consiste di quei dei monti di Barda, cioè Clementi, Castrati, Scarieli, Hoti, Gurda, Cucci, Piperi, Bratonosichi, Stala [?] et Vasoevich [?], con animo di andar contro bilopaulichi; questi però havevano posto in negotio il loro aggiustamento col sangiacco, a cui havevano mandato ad offerire 3.000 reali, 30 schiavi et 100 castrati, et il sangiacco inclinava a stringere la compositione preacennata; ma questi del monte, che han ricevuto tanti oltraggi, offese et danni da predetti bielopaulichi, si opposero vivamente al pensiero del sangiacco, protestando voler spedir alla Porta ad esclamare contro la sua persona, quando adherisca alla propositione dei popoli tanto molesti agli interessi del suo re, con che molto è restato sospeso il sangiacco, et per non disgustar il paese, mostra di voler proseguir alli danni dei predetti bielopaulichi, contro quali è per moversi lunedì prossimo.
Che, esseguito questo pensiero, sia per voglier le medesime forze contro zuppani, dolendosi non haver da loro havuto il tributo, né alcun segno di stima.
Che habbi spedito lettere a Maini, doversi riddur sotto la sua obbidienza, altrimenti che egli venirà in persona a trovarli.
Che, capitando il sangiacco a danni dei predetti popoli, si dilatarà con tal occasione alla devastatione della campagna et ai pregiuditii anco di questo territorio. Desiderando perciò esso Alibeg turco, come amico di questa città, poter interessarsi per rimover il sangiacco suo padrone da questo pensiero, né poter ciò pratticare senza il mezo delle accennate contributioni, in tempo che fu qui l’inverno passato.
Che, oltre li popoli di Barda, si sian incaminati anco questi del monte, sotto le insegne del medesimo sangiacco.
Quibus habitis.
A dì 2 giugno 1650 (1 c.)
Constituto in offitio signor [?] Vicenzo de’ Nicolò da Mula, redento dalla schiavitù da Castelnovo, hoggi capitato in questa città, il quale interrogato di qualche novità, rispose come segue.
In Castelnovo devono trovarsi 300 buoni arcobuggiari del loco, oltre quali assistono al presente a quella custodia con 47 gianizzeri, et già otto giorni sono arrivati 30 seimeni [?] speditigli di rinforzo dal bassà di Erzegovina, sospettando molto delle armi dell’eccellentissimo signor general, restando continuamente avisati per via di Ragusi dell’avanciamento et pensieri dell’armata, et di tutte le cose che accadono.
Si trovano allestite undeci fuste, la maggiore di 18 banchi, un’altra di 16, una di 12 et le altre di 10 et 8 remi; tenevano bisogno di un poco di pegola dura, per accomodar la più grande; et due di queste sono state fabricate et imboscate di bigaro et cinte di albedo, per esser più veloci.
Già doi settimane capitanno a Castelnovo un soldato di barca armata cingano et turco, et un altro da Segna, che era sopra la galea, et questo subito si fece turco. Hanno suggerito con i loro lumi le prattiche che possono esser disposte dalle fuste per travagliar il canale, et sottometter non solo le barche armate, ma la galea ancora; quei turchi si promettono gran cose, vogliono esponersi ad ogni rischio, et tentar la fortuna subito che tutte 11 sarano in perfettione, che seguirà in giorni.
Sono del loco due soli maestri, che vi si trovano, i quali hanno atteso alla concia delle fuste.
Già alcune settimane arrivò per via di Costantinopoli dieci somme [?] di polvere, et con esse un turco quale è bombardiere di esperienza, et oltre la sua persona gli altri sono di pochissima voglia.
Molte volte hanno voluto necessitarmi che io le serva di timoniere per andar ad aggredire la villa di Barda, verso lo scoglio degli stradiotti; ma ho ributtato l’opinione loro con inventione di trovarsi buon numero di cavallaria alla custodia et diffesa di quelle rive.
La piazza ha pochissima monitione dei viveri, turchi si vantano haver 500 stara di miglio, ma io non credo che ve ne siano neanco 200.
Il formento vale a tre gazette la libra, et i popoli patiscono molto dei commodi necessarii, tutte le cose essendo carissime.
Quibus habitis.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.