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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 20 luglio| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo principe,
non ha potuto l’uso di tutta l’uffittiosità, che col mezo anco del signor cavalier Bolizza è stata pratticata appresso i capi principali di Nixichi et del conte di Drobgnasi [?], riportare la recupera dei bastoni con le lettere publiche trattenute, come ne restò divotamente avisata la Serenità vostra sotto li 10 del corrente, portando loro in consideratione molti rispetti et, in particolare, della mala natura di quello le ha fermate, di esser diffamato l’accidente et per ciò non poter senza evidente rischio della vita applicarsi l’impiego loro, in congiuntura massima della vicinanza di due bassà, come le Eccellenze vostre comprenderanno dal senso dell’occlusa lettera.
La settimana ventura si darà principio al consumo delli 1.000 stara di formento, ultimamente espediti et che soli si trovano in queste monitioni; la debolezza di questo capitale et le difficoltà dei viaggi che sogliono incontrarsi nella staggioni vicina persuadono alla preventione dei sovegni, nei quali la mittezza del prezzo valerà a conciliare il rigore di questo che si trova in essere, et a far rissentire a queste povere militie quel respiro, che hora non possono godere per la disuguaglianza del grano publico, a quello della piazza non potendo vender per quattro quello ricevono per sei in conto della ratione, che loro si fa per l’ordinario del pane publico, il che viene a maggiormente accrescere la loro afflittione.
Tra le agitationi nelle quali versa di continuo l’animo mio per supplir alle publiche occorrenze della piazza, non restandomi altra speranza di respiro che il spazzo dei Sali, et parso a questo illustrissimo signor rettor et proveditor di negare ultimamente le chiavi del magazeno, ove sono conservati, per impedire la loro vendita, con opinione di voler prima (nonostante le correnti calamità et i pericoli che soprastano dalle mancanze vive) il saldo delle sue utilità, che in tre mesi arrivano a 2.500 lire, non altra che ne habbi havuto una buona parte, come dall’occluso conto et essame la Serenità vostra ne comprenderà la verità; se bene il principal fine di questa sua renitenza è stato, per quello [?] ha conferito a questo signor governatore delle armi di voler violentarmi a usare la forza per far aprir esso magazeno, il che come la congiuntura non dissentirebbe, così dal mio animo viene aborrito, per evitar non solo il scandalo, sempre studiosamente procurato da questo signore, ma perché la Serenità vostra comprenda le angustie del mio stato et le conseguenze che da qui possono derivare al suo servitio.
Con questa fregata di Marco di Paulo spedisco alla casa dell’arsenal sei moschetti da braga rotti et inutili, dei quali supplico le Eccellenze vostre ordinare che sia mandato il cambio, tenendone gran bisogno queste monitioni.
Ho fatto ricercare tutti questi depositi di polvere et solleggiare [?] quelle che ne tenevano il maggior bisogno, per preservarle nella miglior conditione, ad uso delle publiche occorrenze. Gratie etc.
Cattaro, li 20 luglio 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegato:

Risposta di 11 [?] luglio 1650. (1 c.)
All’illustrissimo potente […] patron Filippo Boldù, proveditor estraordinario, da Dio gratia et buona salute, et dal Serenissimo principe gran gratia et amor meglio nell’avvenire che fin hora, et da parte di noi Peter voivoda, conte Dale [?], tutti li altri conti et tutti li altri nixichi humil inchino et molta cara et amorevole salutatione: a vostra signoria illustrissima di poi tutto soli [?] meglio vedete et intendete quello si fa a noi gran necessità appresso la […] et alla fede di Iddio, et […] et di tutta la […] di Venetia, come soli meglio sapete. Voi daste [?] a noi la fede di Dio, et noi a voi, che siano insieme tutti li cristiani contro li turchi et tutto il Montenegro, et Dio ha [?] che noi per tutto fiduciamente [?] a vostra signoria illustrissima et alla nostra città, et per amore della nostra città et nostre mercantie, molte calamità et danni ricevemmo dalli turchi, et tutta questa necessità ricevemmo [?]; et che sia perdonado et che non sia perdonado il male che a noi furono li vostri [?] huomini et appresso la nostra città et alla fede di Iddio et vostra, noi hora periamo [?] et danno et vergogna […] come è stato da vostra signoria, et […] il nostro paese […], et si è […] dalli vostri huomini quali sono ogni primo nella vostra città, per questo noi piangemo et lamentiamo a Dio et a voi, che a noi vedete di tutto et giudicate, che a noi non si faccia tanto male, ogni primi [?] venendo a […] alla vostra città, et conducendo qui vostre mercantie che per voi di sopra, per questo noi preghiamo vostra signoria illustrissima che Iddio vi inspira, che vendano a noi li vostri huomini, li vostri cavalli, robbe et condanna tutto quello è tuolto a […] et il giuditio in Dio et in voi. Se noi saremo qualche volte colpevole, overo debbitori, che noi dobbiamo ogni huomo di Montenero sodisfare […] nostra giurisditione, quello si […] dover dare da noi, et che noi dobbiamo esser a dirittura in un palazzo, che voi ci giudicate, et che vo ci accordate, et che non si […] le […] a quelli huomini, che vengono alla città vostra, per questo preghiamo vostra signoria illustrissima comandi a quelli istessi vostri poveri huomeni che tutto vi moderino a […] quello, et nessuno di la [?] se si può qualche cosa può veder, et se non si può sia ringratiato Iddio et noi attenderemo suffer il nostro; come Iddio vorrà et se sarà così, che va all’altro […] come può, sapiamo che assai farà […] alli turchi, che tutto questo non vederà et non pacificherà vostra signoria illustrissima, per questo preghiamo che per tempo vedete et noi et […] et Iddio accrescerà a vostra signoria illustrissima li honori.

A dì 15 luglio 1650 (1 c.)
Doppo il spazzo dei Sali del casello deputato alla vendità quotidiana dei medesimi fuori della porta della marina, et fattoli saldo di essi in camera, come per fede del raggionato di essa, havendo […] procurato con tutto il buon […], con più instanze fatte, col mezo dei ministri allo illustrissimo signor rettor et proveditor Diedo, di metter al soprastante le chiavi del magazeno Soranzo persone estratte […] da vendere, per commodo dei particolari et per far denaro da soccorrer alle militie, si sono incontrate sempre difficoltà et repugnanze all’effetto di tal estrattione [?], sotto diversi pretesti et acciò spara [?] la verità di queste emergenze la sua eccellenza [?], ordinato doversi ricever il detto del raggionato medesimo et del soprastante sopradetto ad […]
A dì detto,
[…] Sebastiano Guadagnini, raggionato di questa camera, […] ex officio assuma ci stato amonito, giurato, essaminato et […] sopra il particolare, interrogato respose: Hieri sera mi sono ritrovato in palazzo […] quando il soprastante venne a domandar le chiavi del magazen Sorenzo all’illustrissimo signor rettore et proveditor, per cavar del sale da poner sulla gabella […] et invece sua signoria illustrissima rispose che per quella sera non volleva darli altre chiavi. Partito poi il soprastante, disse a me sua signoria illustrissima haver pensato di non voler dar altre chiavi se […] prima non le prometteva di farle haver l’avanzi delle sue […]; et ordinò a me che io venissi a far tal ambasciata a sua signoria, ma io in risposta lo supplicai di non mi obbligare a simil uffitio, et questo è quanto hieri sera è seguito.
Interrogato, rispose: Mi ricercò che il salinaro haveva saldato il […], le risposi se sicome […] nero, anzi le mostrai le bolette che haveva consegnate in camera.
Quibus […]
Sebastian Guadagnin, raggionato, affermo ut […]
A dì detto,
[…] Natalin Colgherini [?], soprastante alli sali publici, interrogato ex offitio assunto, restato amonito […] sopra li particolari, rispose: Essendo io occupato nel ministero della camera di questo communità, mi vaglio dell’opera di Bastian mio fratello, per suplire alle occorrenze della carica del soprastante dei sali publici; egli però fu hieri sera dell’illustrissimo signor rettore et proveditor, per ricever le chiavi del magazen Soranzo, da lavorare […] per portar nella gabella piccola, ove è solito scendere fuori della città, ma non gliel’ha volluto dare per […] che non ha rifferto etc.
[…]
A dì detto,
fatto uscire il Bastian Colgherini da Venetia […] et amonito, giurato et […] il particolare sopra, rispose: fui […] dall’illustrissimo signor rettor et proveditore per ricever la chiave del magazen Sorenzo, da cavar del sale, conforme l’ordine per riponer nella gabella solita fuori della marina, ove di già era stato smaltito quello che prima era stato cavato, ne […] se ne trovava un […], ma sua signoria illustrissima non voleva darmela, dicendomi che per quella sera non voleva darmi altro. Vi sono tornato poi quella mattina et ho fatto la medesima instanza, ma di novo mi ha risposto non volermi dar cosa alcuna etc.
[…]
Io Bastiano Colgorini affermo.

Note della camera relative al conto dei sali. (1 c.)

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.