22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 25 luglio| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo principe,
se bene non possono ricever augumento le obbligationi che qualunque cittadino tiene colla sua patria, havendo col nascimento conseguito l’essere, et nel progresso delle gratie et favori il benessere, tuttavia non posso negare di non haver amirato nelle ducali di 7 del cadente, esprimenti la mia supplicata licenza, doppo il termine dalle leggi prescritto, la benignissima carità della Serenità vostra , et col più puro ossequio del mio cuore, riverito l’essere di gradimento con cui viene accompagnata la buona volontà dimostrata nel corso di questo mio debole, ma penoso servitio. Attenderò con impatienza l’arrivo dell’illustrissimo successore, dall’isperimentata virtù del quale non potrà che restare mirabilmente avantagiato et illustrato il servitio di questa importantissima piazza, quando massime sarà assistito dalla publica pietà con i provedimenti necessarii, et da molto tempo anco deliberati; et perché io insieme possa partir consolato et con sodisfattione debita di chi somministra il comando di supplire alle occorrenze del presidio nelle correnti angustie; supplico divotamente la clemenza delle Eccellenze vostre a farmi avanciare la summa del denaro deliberato per risarcire i creditori dei imprestiti fatti ultimamente alla Serenità vostra, et che continuano fare, se ben con qualche difficoltà, con fede di esser prima della mia partenza rimborsati; onde in altre occasioni se ne possa promettere uguale il benefitio, et non si accresca il scontento tra sudditi pur troppo afflitti per il peso in cui alcuni di loro soggiaciono, per li imprestiti fatti in tempo dell’illustrissimo precessore, né mai sodisfatti; la necessità anco del presidio, che alla giornata si accresce chiamando sollecitamente gli aiuti et l’uso della publica ammirabile providenza.
Doppo i primi avisi di Ragusi, che contenivano il ritorno del prete Alegretti, niente più mi ha fatto veder il signor cavalier Bolizza, affermandomi non tener dal confidente cosa di rillevo.
Quegli ordini che mi venivano dall’eccellentissimo signor general nel particolare del formento, conforme il motivo che ricevo in ducali della Serenità vostra di 2, saran humilmente esseguiti; accompagno intanto l’occlusa copia dei calamieri del pane, che si fa di questo publico capitolo, perché le Eccellenze vostre habbino sotto l’ochio i fondamenti indubitabili delle forme et regle legalissime che si sono da me pratticate per sostener nella più avantaggiosa maniera l’interesse dei soldati, senza discapito però del publico; ma se il rigore dei prezzi, tuttoche da me conciliati al possibile, colla mistura di sego [?] non concede il poter maggiormente avantaggiare il sollievo della militia, che il rappresentante merita esser compatito se, sostenendo le […] della Serenità vostra, non ha preteso di minorare il prezzo delle biade ispedite da Venezia, né adherire ai pregiuditii, ma da ogni emergenza [?] ha colle dovute notitie supplito al proprio debito appresso le Eccellenze vostre.
Quanto alla quiete et buona corrispondenza tra rappresentanti, sa Dio quanto io la habbi procurata et desiderata, con dichiaratione anco di donare la propria auttorità a questo illustrissimo signor rettore, perché il servitio della Serenità vostra non patisca. Il male proveniente [?] dalla continuatione della guerra, la condittione della quale pervade la publica riguardevole prudenza a tener viva la carica straordinaria, questa viene mal veduta […] l’auttorità [?] ripartita che in altro tempo era tutta dall’[?]. Io non ho mancato di resistere a tutti gli inconvenienti et a sostenere il decorso et il servitio della Serenità vostra, con tutta la possibile desterità, et per la parte che sta in me non ho tralasciato né tralasciarò applicatione per oviare ad ogni disordine, che [?] con un animo pertinace non vi è ragione, ma legge per rimoverlo da una severa opinione. Diede calore [?] contro l’opinion mia all’espeditione dell’ambasciaria fatta da Pastrovichi, come accennai divotamente colle precedenti di 8 del corrente: hora, seguendo l’essempio medesimo, anco quei del castello di Lastva, che è parte dei medesimi pastrovichi, sono comparsi con scrittura et capitoli, per far espeditione dei loro ambasciatori ai piedi della Serenità vostra; li miei uffitii non han giovato per rimoverli, dove la dispositione incontrata nell’illustrissimo signor rettore et proveditore, et gli eccitamenti suoi han dato fermento a questa loro mossa; intendo che i zuppani si allestiranno a far lo stesso, et questi dal contado vogliono tentar la stessa fortuna; son sicuro della poca sodisfatione che le Eccellenze vostre saran per ricever; io ho fatto et farò sempre il possibile per incontrare la publica volontà; in questo caso però devo esser compatito, se per poca fortuna non ho potuto incontrar quella sodisfatione che haverei creduto potesse esser unita col servitio della Serenità vostra. Gratie etc.
Cattaro, li 25 luglio 1650.
Filippo Boldu, proveditor estraordinario.
Allegato:
Copia tratta dal libro della giustiziaria del calamier del pane fatto sotto il reggimento dell’illustrissimo signor Antonio Diedo, rettor et proveditor di Cattaro, et dell’illustrissimo et eccellentissimo signor Filippo Boldu, proveditore estraordinario, aparente a carte 160. (1 c.)
A dì 26 april 1650,
Noi Bernardo Drago, Zuanne Bolizza et Francesco Pasquali, dottor [?] giustitieri del presente anno di ordene dell’illustrissimo signor Antonio Diedo, rettor et proveditor, et dell’eccellentissimo signor Filippo Boldu, proveditor estraordinario, habbiamo tolto dal fonticho libre di farina di formento numero 70 et libre di segalla numero 30, in tutto 100, per far il solito calamiero, la quale conforme la fatura fatta dal signor Guadagnini, raggionato di camera, viene a costare lire di picioli 39 soldi 4 al publico, compreso poi il datio, il forno, la condotta et, batute le semole, restò netto lire di picioli 44 soldi 3, di tutto suo costo. Detta farina da noi con diligenza tamisata et in pasta ridotta pesò libre 123, e fatta la dispensa in tanti pani viene la bina esser a onze 10 in ragion di soldi 6 la bina, col avanzo di onze 6 in tutta la pasta che fu ordinato dover li pistori far il pan trabocante delle onze 10 la bina dalli illustrissimi rapati [?].
Val il 100 detractis detrahendis lire 44 soldi 3.
Seguono le spese:
[…] il datio lire 4 soldi 2.
Fatura del forno lire 1 soldi 10.
Vendita del pane soldi 4.
Cotto il detto pane et ben conditionato, pesò la bina onze 8 et trabocante et dovrà esser dalli pistori così puntualmente eseguito.
Giovanni Bolizza, […]
Francesco Pasquali dottor [?] giustizier.
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.