22 dicembre| 1649 Filippo Boldu
Dispaccio del 10 settembre| 1650|
N. (senza numero)
Serenissimo prencipe,
continua il soggiorno a Pleuglia, loco di sua residenza, il sangiacco di Arzegovina, et quello di Scuttari a casa propria con varii discorsi, ma di poca sussistenza, né turchi caminando un sussuro di poco fortunati incontri che provano quest’anno, così per mare, come nel regno, avisando confidenti di essersi restituiti tutti quelli di Bosna che già eran partiti per passar in Candia.
Si rendono desiderabili le rinovationi di questi depositi, che giornalmente si van indebolendo, persuadendone l’effetto ben celere la qualità della staggion entrante, che può apportar conseguenza di ritardi et di pregiuditii.
Questi giorni passati per non haver potuto supplir intieramente al terzo delle militie, si havevan principiato a vedere moti di sollevatione, con pericolo de strani accidenti; nella difficienza de altri mezi ammaestrato dalla necessità, ho dovuto far dispensar circa 130 stara di fava [?] di queste monitioni per le case dei cittadini più commodi ad un staro per cadauna, da doverla sodisfare al puro costo della camera; onde, con questo piciol aiuto, che non porta seco aggravio sensibile, resti supplito all’istante bisogno del presidio et preservato dal pericolo il capitale publico, spedito per sollievo et contento delli medesimi popoli; non resta però che questo illustrissimo signor rettor Diedo non habbi procurato sturbarne l’effetto, eccitando i sudditi alle resistenze, per impedire così necessaria deliberatione, dall’universale però aggradita et abbracciata; come non cessa di dar fomento alli bombardieri et alle altre militie, così dal presidio come dalle barche armate nel pretender cose impossibili, suggerendo loro consegli a negare la ration del pane o l’assegnamento dei sali, et a pretender denaro effettivo, accreditando con questi concetti una falsa impressione fatta nell’animo dalle mlitie, che vi sia denaro spedito dalle Eccellenze vostre et commovendoli perciò a tumultuationi scandalose per sovertire la quiete della piazza; et quando i rispetti publici non ne havevano costituito martire nella sofferenza et indeffesso a trovar repieghi, per mantenere questo corpo di militia di già havere [?] preso fuoco la mina del suo mal talento, con cui resta di continuo insidiata non so se debba dire la tranquilità dell’animo mio o il senso delle Eccellenze vostre. In 15 mesi vicini del mio impiego a questa carica soli 18.000 ducati si sono ricevuti, detrati circa 2.000 che furno trattenuti a Zara, come dal conto occluso di questa camera appare, con quali ho procurato ressister a tutti gli incontri et tener in dovere [?] così la militia del presidio, come di barche armate, colla speranza dei più efficaci aiuti dalla Serenità vostra, havendo convenuto però impegnar li proprii argenti et ricever da privati l’imprestido di ducati 3.100, come dal conto occluso della camera si vede, con fede indubitabile della restitutione prima della mia partenza, onde nella carriera di mie fluttuationi in così spinose angustie haverei veduto meritare compatimento in vece degli ostacoli et soversioni incontrate, le quali non men per l’essempio che per util publico meritano di esser levate con forme et prescrittioni proprie della prudenza infalibile delle Eccellenze vostre. Gratie etc.
Cattaro, li 10 settembre 1650.
Filippo Boldu, proveditor estraordinario.
Allegato:
Conto del denaro arrivato alla camera fiscale di Cattaro da Venezia durante la durata della carica di Filippo Boldù, firmato da Sebastiano Guadagnini (1 c.).
AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.