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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 6| ottobre| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
la soverchia avidità del novo sangiacco di Arzegovina nel voler violentare i nixichi et altri popoli del paese a contributioni insolite ha dato gran rigore alli miei evitamenti, fomentati da continue insinuationi et dal sovegno loro fatto di 200 libre di polvere et di altrettanto piombo, ricercato nelle presenti occorrenze di far prender loro le armi per ostare alla forza dei nemici, havendo havuto occasione li passati giorni di insanguinarsi colla morte di alcuni turchi et colla schiavitù di due principali di Risano et di Podgorizza, con i loro seguaci al numero di cinquanta che tengono in continua inquietezza questi confini, come il tutto più distintamente intenderà la Serenità vostra dalle occluse lettere è constituto. In riguardo al dubbio di poter haver cautamente li schiavi sopradetti per la poca sicurezza delle strade, ho con vive premure dato calore alli capi di nixichi di sollevarsi dalle infestationi et dal sospetto di maggior travagli colla loro estintione, che grandamente complirebbe agli interessi della Serenità vostra, per la diversione dei pregiuditii che sempre insidiosamente vengono procurati dalla auttorità dei medesimi turchi, i quali detengono le principal cariche appresso detto sangiacco, et se gli effetti corrisponderano alle essibitioni loro, doverò sperarne il contento per il quale detti popoli si haveran guadignato alcun testimonio del publico gradimento, onde le serrva di più efficace incentivo ad incorraggirsi in qualsisia altra occorrenza.
Il sangiacco di Scutari è applicato a far gente per passar a Podgorizza con opinione di travagliare questi confini colle corrispondenze che tiene con quello di Arzegovina.
Questa piazza languisce aggravata dalle maggiori angustie, per le quali ho soverchiamente tediato le Eccellenze vostre colli precedenti miei humilissimi riccorsi, sopra tutto dei biscotti non ne ritiene in minima quantità et dei formenti il provedimento è urgentissimo. Gratie etc.
Cattaro, li 6 ottobre 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:

Ricevuta dal voivoda Petar sotto li 5 ottobre 1650, Cattaro. (1 c.)
Al molto illustre signore et proveditore cavalier Francesco Bollizza, da Iddio gratie et bona salute, et dal suo Serenissimo principe grande amore, meglio nell’avenire che fino hora; et da me Petar voivoda humilissima riverenza cara et amorevole salutatione di poi. Sappi vostra signoria molto illustre come vene il mio fratello Vucosav da voi et dalla vostra città, ben sano et allegro, con aiuto di Dio, et portò da voi in aiuto polvere et piombo et si lauda con tutti li compagni di haverlo benissimo accetato, ringratiandovi al grande amore che portate a noi, et a ogni nostro bene, et noi come a voi, alli vostri signori et alla vostra città, con verità et fedelmente, così a noi Iddio conceda in tutto et se ci addimandate di qualche nova del nostro bassà Cenghich, noi li davimo il comparesimo et il tesoro con tutto il paese, acciò non ci sacheggi né faci male, et esso non volse acconsentire, se non al male et combattimento, quando fussimo astretti dal male ammazzassimo alquanti turchi; Iddio concesse al nostro campo di ammazzar alquanti bonissimi turchi, et arrestorno Elez [?] Agà Coschiich, con il figliolo et tutti suoi compagni, et Daniel Agà da Risano, dei nostri non mancò alcuno con aiuto di Dio, et questo combattimento è stato venerdì; per ancora il bassà sta al suo luoco, et il nostro campo a rimpetto di esso, non sappiamo per ancora quello sarà per il meglio, se Iddio ci conceda miglior mano, fortuna, et qualche bona nova del nostro campo, vogliamo mandarvi con fretta il tutto per darvi parte, et come sarà di verità; et come Iddio concederà. Questo il tutto è la verità, signor cavalier Francesco, quello io vi scrivo; ma ancor io voglio che lei il tutto partecipi con verità al signor sopraproveditore, et a tutti li vostri signori di Cattaro, di darli bona nuova, che a noi Iddio ha concesso et che Dio conceda, che il giorno seguente sentite miglior nove, et questo hora il tutto è la verità, con aiuto di Dio; ma lei signor cavalier Francesco mandi il suo servitore, quanto più presto può, et mi mandi un poco di acqua vita et Iddio aumenti vostra signoria molto illustre.
Vi prego signor cavalier Francesco, se lei non può haver dalli vostri signori danari in contanti con che io pagarò li messi, li quali vano et portano lettere, poiché lei benissimo sa che alcuno non vuol andare in alcun luoco senza pagamento; perciò io vi prego che lei si abbocchi colli vostri signori di mandarmi in questa fretta 20 o 30 reali in contanti, poiché questi aiuti sono nostri et vostri, signor cavalier Francesco, lei si incommodi dal signor sopraproveditore, et le partecipi il tutto con verità, poiché questo, come habbiamo detto, il tutto è la verità. Vostra signoria molto illustre mandi il vostro Sistevich [?], se non vogliate il guardabasso acciò essi il tutto con verità vi partecipino; mi manca della carta et inchiostro, poiché noi non andiamo nel paese turchesco per comprare, perciò io del tutto vi prego.

Mircone [?] Sadi, 5 ottobre 1650, Cattaro (1 c.)
Comparse Cuiev [?] Giurov da Nixichi, il quale disse esser stato spedito da voivoda Petar, conte Lale [?] Milusin et da tutti li altri capi di nixichi, per portar la buona nova et per rifferire a vostra signoria di haver loro con le altre genti di Arzegovina unite al numero di 2.500 arcobugieri havuto fortuna di romper i primi padiglioni del bassà Cenghich, di […] alla viva forza, di riportare 10 teste di turchi, di lasciare più di 20 veriti et di assicurarsi de 50 vivi, con le loro armi et arnesi, ora quali conservano in schiavitù. Et che Coschich [?] […] suo fratello et altri quatro turchi principali di Podgoriza, Rego [?], Bahaghich da Risano, Dazi [?] Dano altro turco da Risano, con altri più di 30 tra turchi et cristiani di Risano che erano venuti armati per poner a sacco tutto il paese et vendicare le perdite et i danni riportati nell’impresa di Risano, et altri 16 turchi, sono qiatro di Rihov [?] et quelli altri del bassà, et tutti questi si trovano a Movazza, a Collaminovichi, a Plana et a Dobric, custoditi da quei principali con dispositione di seguire la volontà publica, per quanto mi è stato commesso di riferire o di privarli di vita o di condurli vivi in questo luoco, havendomi al parte soggionto il conte Lale che quando resti delliberata la loro morte, debbano a lui esser portate le lettere di nascosto da voivoda Petar, perché questo essendo sagace et interessato, non si lasciasse accender dall’avidità per delluder li intenti et il servitio commune etc.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.