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22 dicembre| 1649 Filippo Boldu

Dispaccio del 7| novembre| 1650|

N. (senza numero)

Serenissimo prencipe,
nonostante l’aggiustamento seguito tra i nixichi et altri popoli col sangiacco loro di Arzegovina, come divotamente accennai colle precedenti mie humilissime di 27 del caduto, pare che i medesimi siano entrati in nova gelosia non tanto per le forze che va ingrossando il detto sangiacco, quanto per la comparsa in Podgoriza di quello di Scutari, temendo di qualche unione et concerto loro a pregiuditio di questi confini; havendomi perciò fatto espresse espedittioni di lettere quei conti, con premure per le diversioni et con protesti come le Eccellenze vostre comprenderano dalle occluse copie.
All’eccellentissimo signor generale ho in diligenza spedito le notitie, havendo intanto assicurato i capi sopradetti di tutta la possibile assistenza, et animatili ad una perseverante costanza nella fede promessa, con certezza della publica immutabile affettione; ma, perché da lungo nutriti nelle speranze, mostrano rimaner delusi senza gli affetti, voglia Dio, che dalla sola continuata uffitiosità si possa conseguire la permanenza di loro divotione, che han sempre proffessato con unico scopo di vedere cimentata la impresa di Castelnovo, tenendo quella piazza captive le loro volontà et soggette alla tirannide dei nemici.
Per quello riguarda la sicurezza di queste frontiere, ho disposto le necessarie commissioni per la miglior custodia et stabilito le corrispondenze per la più valida diffesa.
Dal monsignor arcivescovo di Corbino si tengono le risposte che trasmetto alle Eccellenze vostre nell’occlusa copia. I suoi ricerchi [?] parmi si ristringano ad un moderato assegnamento, in riguardo al profitto, che può produrre l’opera sua a publici vantaggi.
In tempo di così molesta congiuntura, i soldati di cinque barche armate che si trovano alla custodia del posto importantissimo delle rose [?], coll’abbandono delle proprie barche restate in poter dei loro capitani et officiali, si sono riddotti alla Trinità, due miglia distante da questa piazza, nonostante che prima havessero havuto l’assegnamento in tanto sale di 12 lire per testa, et che erano sicuri di cavar il dinaro a loro piacimento dall’esito che se gli offeriva pronto a sudditi di Castelnovo, come sempre hanno per il passato inalterabilmente goduto, tutto che per il tempo del mio servitio io non habbi havuto alcun sussidio separato per le occorrenze della medesima militia; mi son valso però dell’opera di questo signor governator Martinoni, soggetto di tutta la desterità, di farli ritornar all’obedienza delle loro insegne, che ha conseguito, se ben con qualche difficoltà, havendo loro mostrato di omertare [?] questa loro temeraria deliberatione col protesto [?] del danno et struscio che rissentono nell’esito di detto sale; dal non haver potuto conseguir a pieno il biscotto il corrente mese per la mancanza di esso nelle monitioni; di ritrovarsi senza tende, remi et armizi, esposti a tutte le calamità del tempo; di esser grossamente creditori et di esser appostati debiti [?] nei ristretti della monitione et corda che consumano nel servitio publico. I rispetti del loco della vicinanza di Castelnovo et gli altri riguardi publici, mi hanno persuaso più all’uso della dolcezza che del rigore, per rimover l’occasione del disordine, havendo loro fatto insinuar le considerationi che si procura di superar l’impossibile per renderli consolati, che in questo canale godono maggior agevolezza, et come [?] che in Dalmatia, che si habbi fatta espedittione di fregata […] a Lesina per levar un carico dei biscotti, fino ne […] da Venetia, et che all’eccellentissimo signor generale sian state rappresentate nello resto, con un caichio, le altre loro occorrenze, dalla pietà del quale possono viver certi di rimaner al possibile [?] sollevati, o col cambio, o con altro provedimento, con che [?] han mostrato di acquietarsi. Il male però doverà far pausa per tutto il corrente mese, mentre in tanto non pervengano i sovegni, non vi essendo (come già ho humilmente rappresentato) né i biscotti, né sale da suffragar a bisogni che [?] è di questa galea. Anco la piazza invece di respirar, colla speranza del novo sospirato socorso, comincia […] maggior scontento, mentre consumate la segale, si conviene mischiare [?] il pane di formento con farina di sorgo turco, per andar protrahendo il spazzo dei formenti, che a pena suppliano per tutto il mese venturo et per continuare il calamiero […] che del solo formento, per il suo rigido prezzo, riuscirebbe molto diminuito, con afflittione incomparabile delle militie. L’espedittioni però di nove provigioni accennate anco nelle passate, quanto urgenti, tanto ansiosamente vengono bramate, a sollievo di questo presidio in particolare; di danaro non facendo altro tocco, con supposito che l’illustrissimo mio successore, a quest’hora da me creduto in viaggio, possa di breve sollevarmi et sovvenire a queste occorrenze. Gratie etc.
Cattaro, li 7 novembre 1650.

Filippo Boldu, proveditor estraordinario.

Allegati:

Risposta li 3 novembre 1650 (1 c.)
All’illustrissimo et eccellentissimo potente et molto caro signor et patron Filippo Boldu, proveditor estraordinario, Stiepan Tomich, tutti li altri conti et tutto il commune di Drobniaci baciano la mano a vostra signoria illustrissima, di poi; illustrissimo signore, per il grande Iddio, o Vucossav non vi ha mostrato et le nostre lettere non porta, o voi per noi non curate, perché rompeste la fede et il giuramento et perché tradiste prima il christianesimo, poi a voi stessi la città, perché lasciaste il sangiacco di Scutari a Podgoriza, dove è la fede et le vostre parole. Se non vien il campo sotto Antivari et Dolcigno, per Dio signore, et il sangiacco non volti di lì, ben che sappiate noi facessimo pace con turchi, come Dio vuol, ma soli [?] sappiate che neanco a voi sarà bene, se non venirà il campo in tre giorni sotto Antivari et Dolcigno, né è ben a voi né a noi, ma date aiuto et campo a Castelnovo et a queste bande in tre giorni; non volete signore, rescriveteci la lettera et non perdete li christiani, et non ingannate noi, et di là quello dirà Vucossav sono tutte nostre parole et se non sarà alcuna cosa da voi, voi mancaste alla fede, et chi manca alla fede, lo possi ammazzar, et Iddio conservi vostra signoria illustrissima.
Et preghiamo vostra signoria illustrissima pagate quel portalettere perché altri trovar non possiamo di previa [?], et di tutto rescrivetici, che sappiamo.

Risposta li 6 novembre 1650 (1 c.)
All’illustrissimo signor et patron Filippo Boldu proveditor estraordinario, da Dio gratia et ogni maggior bene, che habbiate meglio nell’avenire, che fin hora et dal Serenissimo prencipe gran gratia et amore, et da parte di me Peter voivoda et da tutti li altri conti di tutto il nostro paese, humil inchino et molto cara et amorevole salutatione a vostra signoria illustrissima, et giustamente et fedelmente così Iddio non vi ammazzi. Hora, illustrissimo signore, tutto voi meglio intendete et vedete perché è venuta a noi hora che periamo, se non vien aiuto da Dio et da voi. Il sangiacco è accampato a Podgoriza, il bassà è a Gazeo [?], radunano gran gente et noi aspettar non lo possiamo. Città non è, savi non è, come a Clementi, ma pianura rasa, se è da voi la fede di Dio et vostra, date anco voi il vostro campo quanto più presto potete sotto Castelnovo, et prima sotto Antivari, et alla gabella verde, che questo campo si levi più lontan da noi, perché più in pace et a voi et a noi, et voi sapete meglio tutto questo, per questo noi vi preghiamo date voi il vostro campo quanto più presto potete, perché tutto a turchi noi diciamo busia, et diamo danaro fino che Iddio darà, che venghi più presto il vostro campo a queste bande. Illustrissimo signore, che sappiate tutto questo miserabil paese et tutto il nostro christianesimo, con voi uniti la fede di Dio et nostra, che noi siamo a voi veri sudditi adesso et sempre; et noi non ci possiamo pacificar mai con turchi, ma li diciamo busie, fino che Iddio aiuti et la vostra illustrissima signoria, come voi havete dato la fede di Iddio et vostra, così noi crediamo et aspettiamo le vostre fidate lettere et vere, o aspettaremo, overo noi scamparemo dove chi puole, ma se questo sarà, può esser anco peggio per voi, ma di tutto hora voi rescriveteci fedelmente a noi di tutto, che sappiamo, et dio aumenti a vostra signoria illustrissima li honori.

Risposta da voivoda Petar, Batrich, et altri conti sotto li 3 novembre 1650 (1 c.)
Al molto illustre signor cavalier Francesco Bolizza da Iddio gratia et buona salute et dal Serenissimo prencipe et altri signori di Venetia grande amore et ogni bene, meglio nell’avvenire che fin hora, et da me Petar voivoda, Batrich et tutti li altri conti della nostra parentà [?] salutatione a vostra signoria molto illustre di poi signor cavalier Francesco, se non sapessero estranei signori et solo illustrissimo signor proveditor, lei sa la nostra necessità et aggiustamento con turchi, che l’anno passato facessimo, somministrandoli con dinaro, et perché con li turchi senza il vostro aiuto non possiamo combattere, ma ci diffesimo [?] fino che Iddio ci dia aiuto, et noi con li turchi non ci possiamo pacificare; quanto si può unire il cielo et la terra, tanto noi con loro pacificarsi; et lei, signor cavalier Francesco, non udite sempii et non intelligenti huomeni, li quali non sano combattere con li turchi, né provedere con altro servitio. Vi posso dire che conosco che a loro creda, ma non venite a manco alla fede et giuramento che habbiamo dato insieme prima et dopoi noi con verità et fedelmente, così Iddio vi aiuta, ma signor cavalier Francesco, hora proveda per noi et per il nostro cotado, come anco per quella città, poiché li vostri et nostri nemici molto a voi et a noi procurano del male che Iddio non li permetta. Ma signor cavalier Francesco hora proveda di noi, poiché havessimo unita tutta l’Arzegovina et tutta Barda con nostra necessità, et dandoli in gola, noi tutti li voltassimo et loro volentieri con tutto il core, ma hora non perite noi tutti et voi, poiché udite che il sangiacco fa campo contro li barda, et il nostro bassà contro di noi, et il gran campo per terra a loro non può rompere se non tirasse l’armata di sotto le loro città, acioché si voltino et si trattenghino alle loro città in aiuto, poi essi sarano serati dal nostro campo uno et l’altro, et l’armata bisogna che affretti, et hora conviene molto a sforzarsi, se volete salvar voi et noi, poiché essi un pezzo fa che questo apparechiano, hora essi si hanno apparechiato et sforzato il tutto come meglio hanno potuto, ma conviene che voi prima ciò sforzate con la detta armata, poiché se venirà la detta a queste rive, speriamo in Dio che presto noi a essi ammazeremo, ma se voi prima non mandate la detta armata, Iddio guarderà voi et noi. Lei, signor cavalier Francesco, il tutto meglio sa et operate come Iddio vi ispira. Aumenti Iddio vostra signoria molto illustre nel commando.

Risposta dal conte Stiepan da Drobniaci et altri conti sotto li 3 novembre 1650, Cattaro (1 c.)
Di ogni honor degno signor et patron cavalier Francesco Bolizza, nostro […] et confidente amico Stiepan Tomich et altri conti et parenti da Drobniaci a vostro signor monsignor illustre baciamo la mano di poi. Per [?] unico Iddio, o che Vucossav non vi conta a bocca et non vi consegna nostre lettere, o che voi non vi curate di noi, perché veniste al manco della fede et giuramento, et perché prima tradisce [?] li christiani et poi la sua città, perché lasciaste entrare il sangiacco di Scutari in Podgoriza, dove sono vostre parole et fede, et se non venirà la vostra armada et campo sotto Antivari et Dulcigno, per Dio signore, se il detto sangiacco non ritorna costà, vi serva per aviso, noi ci pacificheremo con li detti turchi per necessità et con li detti faremo come meglio potremo, ma sapete benissimo che non sarà bene né ancor per voi, et se non venirà il detto campo et l’armata fra tre giorni sotto Antivari et Dulcigno, né vi è più servitio per noi né per voi. Ma dateci aiuto et il campo per Castelnovo et queste rive fra tre giorni, et se non, signori, almeno rescriveteci et non fate patire li christiani, non ci tradite et quello costì non venirà alcuna cosa da voi, ci venite a manco della […] et chi venirà, a manco che Iddio lo possa confondere, et Iddio aumenti vostra signoria molto illustre.

Risposta a 30 ottobre 1650 (1 c.)
Illustrissimo et eccellentissimo signore, mio signor et patron colendissimo,
alli 18 del corrente sotto Bulgari in una congregatione che ho fatto con alcuni miei popoli montagnuoli et i mahumetani della città di Croia et quella di Alessio, mi fu data secretamente la sua gentilissima lettera colla data del primo di agosto, piena di benignità et amore, per la quale ho conosciuto con quanta sollecitudine va portando appresso il publico et altri maggiori le mie petitioni et interessi, quali io sempre son rissoluto di riceverla per sua liberalità et cortesia, che per giustitia et i meriti miei; onde sommamente ringratio vostra signoria illustrissima dell’amorevolissimo affetto che continuamente mi dimostra per il quale mi ingegnarò conservar la memoria della sua cortesia et dell’obligo mio, pregando Iddio che li piaccia alle buoni menti sue aggiongerle felicità et maggior esaltatione, […] richiedano infiniti meriti suoi […] non restando dal conto mio di sempre più conservare costantissima la fede et buona dispositione di questi miei adherenti, per adoprarli ogni qual volta che sarà per nascer qualche bella occasione, per servitio [?] dell’interesse publico; perché essendo non solamente pastor della chiesa metropolitana di Durazzo, ma etiamdio amministrator apostolico di tutte le chiese sue suffraganee, Albane, Croie, Bende, Lisie et Canovie [?], posso per certo far molto proffitto per al [?] pio del ben publico, et se vostra signoria illustrissima si degnerà di farmi assegnar qualche poco annuo sollevamento di 120 ducati, o come meglio parerà esser più espediente alla sua felicissima republica, per mio sostentamento, et 12 braci di pano fino per sodisfattione di alcuni cappi più principali delli medesimi miei adherenti, sia certa, anzi certissima, in questa eshibitione non troverà in vita mancamento alcuno, mentre pregandole dal cielo ogni sua felicità et lunga vita, humilmente mi inchino.
Corbino, li 30 agosto 1650.
Di vostra signoria illustrissima, devotissimo et obligatissimo servo.
Fra Marco Scuia [?], arcivescovo di Durazzo et primate di Corbino.

AS Venezia, Senato, Dispacci, Cattaro, b. 1
Trascrizione di Francesco Danieli.